Quello che è accaduto

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1 Anno III - Numero Domenica 14 dicembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Scissione nel Pd, Civati è pronto A pag. 2 Attualità Le Poste cambiano, con gli aumenti Sarra a pag 3 Cronaca La mamma di Loris continua a negare Capasso a pag. 7 LA SINISTRA, CON LA MELMA FINO AL COLLO DA MILANO A VENEZIA PASSANDO PER LA CAPITALE, NON HA TITOLO PER RIVENDICARE ALCUNA SUPERIORITÀ MORALE di Roberto Buonasorte Quello che è accaduto con il coinvolgimento di alcuni personaggi riconducibili alla nostra area politica ci ha ferito e non poco. Nella città di Roma sin dal 1993, con la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco, la destra ha avuto il suo punto di riferimento più importante, non è un caso se in Provincia con Moffa, alla Regione con Storace ed infine al comune con Alemanno sono stati sempre gli uomini di A.N. a guidare la coalizione vincente. Un mondo compatto era, sin da allora, Alemanno e Rampelli, Storace e Moffa, Augello, Gasparri, Aracri... Tutti insieme, anche nella giunta Alemanno, tranne noi de La Destra che invece eravamo all'opposizione, e appare davvero paradossale registrare che sia proprio l'oppositore Storace che debba andare in tutte le televisioni a metterci la faccia mentre gli altri "scappano" oppure, quando vengono pizzicati ci manca solo che dicano che Alemanno l'avevano conosciuto da poche settimane. Incredibile, ma tant'è. Se a destra c'è delusione, il sentimento che provo verso questa sinistra è quello dello schifo, e chi concorda non deve vergognarsi di ripeterlo forte e chiaro ad ogni occasione. RICOMINCIARE DA ROMA Alla Regione ad esempio ancora attendiamo spiegazioni su quell'autentica truffa che si è consumata intorno all'affitto di due palazzi ad un prezzo altissimo e che avrebbe fruttato un giro di tangenti di almeno due milioni di euro. Anche li c'era di mezzo tutto il PD, con risvolti di cronaca nera legati addirittura alla scomparsa di una persona. Morti, esattamente come accaduto intorno al mix di trans e cocaina che spazzò via Piero Marrazzo, ma allora nessuno gridò allo scandalo, anzi sembravano delle vittime, i compagnucci. Ignazio Marino invece, quello della "Panda della Magliana", pur di ingraziarsi il Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone, fa lo spiritoso andando avanti e indietro tra Campidoglio e Piazzale Clodio, carico di faldoni contenenti documenti su gare d'appalto (e immaginiamo anche su gare di somma urgenza) che si sono svolte negli ultimi anni nei settori di trasporti e lavori pubblici. Molto bene, si è svegliato pure Marino. E si, perché evidentemente per un anno e mezzo ha dormito a sette cuscini, il ciclista barbuto che sembra cadere dalle nuvole. Marino non ha dato alcuna spiegazione convincente sulle motivazioni che hanno indotto il suo assessore Ozzimo e il presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti a dimettersi dai loro ruoli. No, Marino gioca a fare il Pierino, non rendendosi conto dell'immagine negativa che anch'egli, con un atteggiamento irresponsabile e, diciamolo pure, del tutto inadeguato, sta contribuendo a dare di Roma rispetto a tutto il resto del mondo. Bastava leggere ieri l'articolo apparso sul New York Times a firma di Elisabetta Polovedo per rendersene conto. Una sinistra allo sbando e che aveva le mani in pasta in modo strutturale nel sistema delle ruberie che la magistratura sta scoprendo, a differenza di qualche personaggio dell'area di centrodestra che invece ci sarebbe finito dentro ma solo a livello personale. La differenza è sostanziale: da una parte ci sarebbe la presunta colpa del singolo, dall'altra di un intero sistema, quello delle cooperative, che da decenni scarrozza in giro per l'italia dalle mense alla manutenzione del verde, dalle catene dei supermercati alle assicurazioni, dalla costruzione di grandi opere all'edilizia sperimentale, dalla gestione dei flussi migratori fino alle più moderne forme di arricchimento che girano intorno ai campi Rom. Uno schifo! Da destra invece si può ricominciare, ma uniti. Divisi non si va da nessuna parte, lo ha dimostrato la nostra esperienza, quella di FLI, e anche quella di Fratelli d'italia che pure poteva sembrare un progetto affascinante ma che evidentemente non ha convinto. Ricominciare dunque, e proprio da Roma, se si vuole. di Igor Traboni MARTEDÌ 16 DICEMBRE TIREREMO FUORI 44 MILIARDI DI EURO PER CONSEGNARLI AL FISCO Arriva la nuova apocalisse. Quella delle tasse Domani sera Francesco Storace a Piazza Pulita: ore su La7 Fate finta che quello di martedì prossimo, 16 dicembre, sia un giorno normale: la barba, la colazione da preparare, i bambini da svegliare due volte perché è già tardi. Insomma, le solite occupazioni. Per le preoccupazioni, invece, è già ora; in realtà subito dopo il sorgere del sole. Perché martedì 16 dicembre non sarà un giorno normale, ma una roba apocalittica, che neanche i Maya devono averci pensato prima di menarcela inutilmente con la favoletta della fine del mondo. Che invece va avanti, ma finisce l Italia degli italiani. Quel 16 dicembre e da oggi avete solo 48 ore di tempo per fuggire via, volatilizzarvi, sparire, passare per scemi, renitenti alle tasse, cancellarvi da ogni stato civile (e da nostro assai incivile) noi italiani tireremo fuori ben 44 miliardi di euro, centesimo più centesimo meno, per consegnarli al Fisco, l Ente Supremo su cui si è rifondata la Repubblica. Il calcolo, in vista del tax day di fine anno, è stato fatto dall'ufficio studi della Cgia, l associazione mestrina che oramai ci prende terribilmente su queste cose e che ha stimato il gettito che ciascuna scadenza assicurerà al fisco o ai Comuni italiani. Il versamento dell'iva garantirà l'importo più cospicuo, pari a 16 miliardi di euro; dalle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti l'erario incasserà altri 12 miliardi, mentre l'ultima rata dell'imu, che in grandissima parte affluirà nelle casse dei sindaci, costerà agli italiani altri 10,6 miliardi di euro. La Tasi, che in questa tremenda graduatoria è presente per la prima volta da quest'anno, per gentile concessione del duo Renzi-Padoan, consentirà ai Comuni di incassare 2,3 miliardi. Dalla Tari, vale a dire il nuovo tributo sui rifiuti che dobbiamo pur produrre e poi gettare perché vengano raccolti, l'ultima rata di quest'anno assicurerà un gettito di quasi 1,9 miliardi, mentre dal versamento dell'irpef dei lavoratori autonomi arriverà 1 miliardo. C è anche giusto per non farci mancare niente - l'imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr e dalle ritenute sui bonifici per le detrazioni Irpef, dalle quali l'erario incasserà rispettivamente 231 e 72 milioni di euro. Insomma, poi non meravigliamoci se, con il suo 43,3%, la pressione fiscale in Italia è tra le più alte d Europa. Anche se poi quella reale arriva abbondantemente attorno al 50%. Che non è una pressione percepita, ma proprio reale. E mica solo al 16 di dicembre dell anno del Signore (e soprattutto del Fisco) 2014.

2 2 Attualità CIVATI AVVERTE IL SEGRETARIO : SE SI VA AVANTI COSÌ, CI SARÀ UN ALTRO PARTITO A SINISTRA La scissione del Pd è dietro l angolo In tanti già si smarcano e pensano a nuove alleanze. Già sottoscritto un Patto con Sel, Verdi e Lista Tsipras di Igor Traboni Ideputati della minoranza del Pd in commissione Affari costituzionali della Camera hanno chiesto di essere sostituiti per le votazioni degli emendamenti alle riforme, essendo in dissenso ma non volendo mandare "sotto" il governo e i relatori. La decisione è stata presa al termine di una animata riunione, a cui ha preso parte anche il capogruppo Roberto Speranza, con momenti di tensione. Ma in realtà, per Matteo Renzi questa di ieri è la grana minore, visto che intanto Pippo Civati, partecipando ad una iniziativa dell'associazione 'E' Possibile' a Bologna, ha annunciato che "se Renzi si presenta con il Jobs Act e con le cose che sta dicendo alle elezioni a marzo, noi non saremo candidati con lui. Se continua così un partito a sinistra del Pd si costituirà sicuramente, non per colpa nostra". Pippo Civati prepara insomma il terreno per la scissione del Pd e la nascita di un nuovo partito a sinistra. "Se il programma elettorale lo scriviamo e non sono considerate le nostre ragioni ha aggiunto Civati - è più serio dire ''andate avanti voi da un'altra parte, noi faremo qualcosa di diverso''. Non è una scissione prova a gettare acqua sul fuoco, ma il primo a crederci poco è lo stesso Civati - è una presa d'atto di una differenza". Quello che i civatiani definiscono un Patto repubblicano è stato già sottoscritto da Sel, Verdi e lista Tsipras. "Un partito a sinistra del Pd si costituirà se Renzi continua così- ha aggiunto Civati- ma non è colpa nostra. Noi segnaliamo questioni fondamentali come una riforma costituzionale fatta meglio, una legge elettorale in cui i cittadini scelgano gli eletti, una riforma del lavoro che non sia di destra come quella che abbiamo visto finora". Secondo Civati, per fare queste cose "non è necessario scindersi. Se però non c è la disponibilità da parte di Renzi a confrontarsi con questa parte di Paese, ognuno ne trarrà le conseguenze". Anche nel caso non si arrivi a elezioni anticipate, Civati fa sapere di avere in mente "un progetto che si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza: chi e d''accordo sottoscrive il patto e si vota di conseguenza in Parlamento". Del resto, aggiunge, "quando si parla di Costituzione non c è una disciplina di partito, non c è neanche un programma elettorale né di Governo, perché Renzi non ha mai scritto nulla. Quindi ci sentiamo responsabilmente liberi", ammonisce Civati. E Renzi? Ieri ha mandato in avanscoperta Ernesto Carbone, della segreteria del partito e soprattutto del cerchio magico del segretario: "L'idea che o si fa come dice Civati o non vale è offensiva verso i milioni di persone che alle primarie hanno deciso di non votarlo. E' singolare che dopo un anno ci sia ancora chi pensa di vivere in un clima da congresso permanente. Se vuole decidere la linea del Partito Democratico Civati si presenti nuovamente alle prossime primarie. Nel frattempo il Pd continuerà a fare le riforme che ci chiede il Paese". UDIENZA IN VATICANO Renzi va da Papa Francesco ma il colloquio è freddo Una mezzoretta è durato il colloquio privato tra papa Francesco e il premier Matteo Renzi ieri nella Sala della Biblioteca dell'appartamento papale. Un tempo non lunghissimo, che è anche un po la spia di un incontro di prassi e non certo tra i più attesi dal pontefice argentino. Alla fine del colloquio è stata fatta entrare la delegazione del presidente del Consiglio e il Papa ha salutato la moglie del premier, Agnese, e i tre figli, Francesco, Emanuele ed Ester. "Come sta? Sono mortificato di fare errori sul protocollo, ma l'altra volta il Papa mi ha autorizzato a sbagliare". Sono state le prime parole che il premier Matteo Renzi ha rivolto al Papa. "Sua eccellenza mi ha indicato bene cosa fare", ha aggiunto il capo del Governo riferendosi al prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein. Con Renzi, tra gli altri il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio e l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco. Renzi ha regalato a papa Francesco una confezione di vini toscani. Illustrando la confezione, Renzi ha spiegato che "tutti" i prodotti dell'italia "sono buoni" ma in questa particolare occasione sono stati scelti dei vini toscani, come il Vin santo e il Chianti. Poi il Papa ha salutato con particolare calore il sottosegretario Delrio, padre di 9 figli. LO ZOO DI SPIDERITA Al museo dell articolo 18 Isindacati italiani barricati dietro la facciata di interlocutori sociali danno battaglia da mesi a questo insulso e inconcludente Governo perdendo di vista i reali diritti di coloro che dovrebbero rappresentare e che non possono essere ricondotti al mero mantenimento dell articolo 18. Sterile battaglia in un epoca in cui ormai la gente resta a casa nonostante il succitato articolo per impossibilità dei "padroni" di mandare avanti le aziende. Nella giungla dei privilegi, pro domo loro, e nella continua acquisizione di sedi e congressi da mantenere, metastatizzati nel corso di decenni di, sia pur legittime, lotte al potere costituito dei padroni, si annidano coloro che definiremmo i furbetti del sindacato, che ne infangano la credibilità dell istituzione stessa e rendono così difficile oggi l interlocuzione con i datori di lavoro, vessati da oneri sociali che a discapito dei lavoratori li portano a delocalizzare, per ottenere profitto e non morire. Se nei periodi di crisi i sindacati erano serviti a incamerare rabbia e inquietudini sociali, oggi perdono il loro valore aggiunto e piombano nell inutilità e inadeguatezza. Consapevole del fatto che per molti tra voi queste parole avranno un gusto antisociale, provo a spiegare il perché del loro essere anacronistici ai giorni nostri. Nel tempo, alle lotte nei territori hanno anteposto i privilegi ottenuti da uno sparuto gruppetto di dirigenti che si muove a tutela dell interesse personale, che in nome della lotta ai padroni vessava costantemente i piccoli imprenditori sobillando i dipendenti a fare vertenze per un nonnulla per poi contrattare contributi e prebende ad hoc per loro e le loro famiglie ai danni del povero lavoratore. Per non parlare poi di inutili distacchi sindacali che si limitano a forgiare inadeguati personaggi che mai avrebbero avuto una platea se non fossero approdati in una piattaforma sindacale. Da tempo immemorabile, in Italia, il pullulare di sigle sindacali ha smesso di difendere i suoi lavoratori nei luoghi e sedi preposti, contro i veri nemici cioè potentati economici e banche, ed alcune categorie di lavoratori sono addirittura lasciati allo sbando. Anzi spesso si concludono accordi fallimentari che mortificano solo la vita di coloro che da quegli accordi dovrebbero essere garantiti. Senza considerare che spesso il sindacato dai più viene considerato una sorta di corsia preferenziale per intessere nuovi rapporti, avviare cooperative sulle quali lucrare, approdare alla politica, e qui di esempi ne potrei citare a iosa, insomma dare sfogo a personalismi e palcoscenici dove magari si può soddisfare il proprio ego con inutili conferenze che costano ai contribuenti fior di quattrini. Di recente abbiamo persino assistito allibiti a consessi dove le fazioni rivali arrivavano addirittura alle mani per piazzarsi nel giogo del potere, Il tutto alle spalle degli ignari lavoratori iscritti e quindi paganti, che vengono coartati scientificamente solo al momento di manifestazioni o scioperi che inficiano solo noi cittadini che subiamo il disagio imposto alle nostre quotidiane attività. Cosa ha a che fare tutto questo con la difesa dei diritti dei lavoratori? Anzi spesso vediamo lavoratori che perdendo il posto di lavoro vengono irrazionalmente e artatamente messi in condizione di subire violenza da parte di altri che sono obbligati a mantenere l ordine pubblico, in fin dei conti anch essi lavoratori poco tutelati dai sindacati di categoria, senza alcuna speranza di riapprodare al posto perduto ma vocati solo ad ingrossare le liste dei disoccupati. E qui si riscontra la loro inutilità. Ormai ridotti a circo mediatico hanno nel tempo con i loro comportamenti affossato ogni possibilità per i noi lavoratori che nell'italia del marcio e dell inutilità gli trova solo una postazione ultima dalla quale a gran voce esigere rinnovamento e cambiamento. Ecco perché ci appare obsoleta la figura della Camusso che si agita sul palco per i diritti dei lavoratori, a cui da tempo hanno smesso di appellarsi, per trincerarsi solo dietro un articolo che diventa comunque facilmente aggirabile e perde inesorabilmente la sua funzione in tempi di crisi. Ormai ridotti a ruolo di primati in un museo della storia dell uomo. E tempo di agire, rinnovare, cambiare, pulire anche nei sindacati. La campana suona anche per voi! Spiderita Via Giovanni Paisiello n Roma Tel Fax redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d Italia Sito web Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel mail: daniele.belli@hotmail.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n 286 del

3 3 Attualità MARTEDÌ VERRÀ PRESENTATO DALL AD CAIO IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE DELLA PIÙ GRANDE IMPRESA PUBBLICA Poste italiane, tra rivoluzione e stangata Tre le novità: torna l affrancatura ordinaria (che però costerà un euro a lettera), i francobolli saranno più cari e i postini suoneranno solo a giorni alterni di Giuseppe Sarra Rivoluzione anche in casa Poste italiane. Per far quadrare i conti ed invertire la rotta delle perdite, che arriverebbero - secondo i calcoli - a 2,7 miliardi di euro tra cinque anni, il nuovo amministratore delegato della società Francesco Caio ha messo su carta un nuovo piano industriale. Sono sostanzialmente tre le novità: torna la posta ordinaria (che costerà un euro a lettera), i francobolli saranno ovviamente più cari e, infine, i postini a giorni alterni. E non dal lunedì al venerdì come avviene oggi: una modifica figlia del crollo delle consegne del 36% dal 2004 al Tra le tante ipotesi, si vocifera anche di graduare la frequenza della consegna in base alla popolazione. Nelle grandi città verrebbe confermata la consegna quotidiana, cosa diversa per i piccoli centri. Il nuovo piano - che verrà presentato ufficialmente martedì, un primo passo secondo molti necessario in vista della privatizzazione nel 2015/ è stato deciso nell ottica del risparmio e del maggior gettito. Cambia anche la posta prioritaria, con consegna in giornata stile Dhl, il cui costo potrebbe salire fino a 3 euro. Se non è una stangata, poco ci manca. Preoccupazioni intuite anche dalle associazioni dei consumatori nella Legge di Stabilità presentata dal governo guidato da Matteo Renzi. L esecutivo Pd-Ncd-Sc, infatti, ha introdotto profondi cambiamenti sul fronte Poste. E stato inoltre deciso di restituire alla società che si occupa della gestione del servizio postale 535 milioni di euro, in esecuzione di una sentenza della Corte europea. Non solo, il governo ha fissato alcuni paletti anche in vista delle definizione del nuovo contratto di programma che sarà firmato entro la prossima primavera. Ma l aspetto più importante è che con gli emendamenti presentati venerdì alla legge di Stabilità, il governo supporta il nuovo piano di Caio in vista della privatizzazione del 40% del capitale della società da cui - secondo i primi calcoli - si pensa di ottenere un tesoretto da 4-6 miliardi di euro. Intanto l amministratore delegato di Poste italiane ha smentito le preoccupazioni espresse dalla Cisl dal punto di vista occupazionale. L organizzazione sindacale, infatti, parlava di 17-20mila esuberi. Probabilmente qualche taglio verrà fatto. Si tratta della più grande società pubblica italiana che può contare su ben 143mila dipendenti. In tempi di spending review e di cure dimagranti DA IERI PER IL SETTORE ALIMENTARE L Europa impone nuove norme ma non difende il made in Italy Oltre la metà della spesa resta anonima per colpa delle contraddittoria normativa comunitaria che obbliga ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l'ortofrutta fresca ma non per i succhi di frutta, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte. Lo denuncia la Coldiretti nel commentare l'entrata in vigore da ieri - delle norme europee sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori che prevedono nuove etichette per i prodotti alimentari in vendita che devono essere più scritte con caratteri più chiari e grandi ma anche riportare maggiori informazioni: da una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze all'indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati, dalla data di congelamento alle informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati in modo ad esempio da non poter utilizzare il termine "latte", se si usa latte in polvere o proteine del latte. Si tratta di un passo in avanti importante che però - sottolinea la Coldiretti - non impedisce gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero e un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte straniero o addirittura semilavorati industriali provenienti dall''estero. Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, nella sua prima intervista esclusiva a tre quotidiani europei, affronta il nodo della possibilità di acquisto di bond, non esclusa dal presidente della Bce Mario Draghi e dice subito:. "Non vedo questa urgenza". Weidmann sottolinea che l'inflazione IL PRESIDENTE WEIDMANN: AVETE UN DEBITO PUBBLICO TROPPO ALTO. E GIÀ IMMAGINA ALTRE MANOVRE La Bundesbank dà altri ordini all Italia tornerà a crescere e spiega come il calo dei prezzi energetici sarà "come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d'acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c'è necessità vincolante di reagire". Sullo specifico del ruolo della Banca centrale europea, e su chi, se non la Germania, dovrebbe agire contro la crisi, il numero della Bundesbank dice: Le banche centrali non sono governi paralleli. La politica europea deve essere fatta da Parlamenti e governi, e la risposta ai problemi non può essere sempre dare nuovi compiti alla Bce". Mario Draghi? Con lui ci telefoniamo spesso e ci incontriamo anche a quattr'occhi". Weidmann sollecita anche la Germania affinché faccia 'di più': Berlino "dovrebbe fare di più per la crescita. Ma non ha bisogno d'un fuoco di paglia congiunturale. E inoltre più investimenti tedeschi avrebbero conseguenze ben limitate nel resto dell'eurozona". Poi, Wiedann mette il naso negli affari italiani: "Penso che il governo italiano sappia molto bene che cosa deve essere fatto. A fronte dell'alto debito sovrano, naturalmente, il consolidamento del bilancio è di un'importanza speciale. Il Jobs Act? La riforma è un passo molto importante. Adesso deve essere anche tradotta in pratica". Quanto al maggior spazio di manovra per gli investimenti chiesto da Roma, e parallelamente anche da Parigi, Weidmann dice: "L'Italia ha già un altissimo debito pubblico. Un rinvio del consolidamento non farebbe che rinviare i problemi, che in tal modo non farebbero che crescere. In questo senso è decisivo varare una politica di consolidamento credibile. Se si ritiene necessario avere un maggior margine di manovra per investimenti, tale margine dovrebbe essere conseguito con una revisione delle priorità di bilancio. Se una regola viene interpretata in modo troppo flessibile, alla fine non è più vincolante", è comunque il giudizio tranchant sulla maggiore flessibilità nei conti chiesta proprio da Renzi e Hollande. Quanto alla decisione della Commissione Ue di ammonire Italia e Francia, il capo della Bundesbank sostiene: Mi sarei aspettato decisioni più chiare. É sbagliato dare l'impressione che le regole sono sempre negoziabili e il consolidamento sempre rinviabile. Il nostro obiettivo deve essere restituire solidità alla fiducia nelle finanze pubbliche nell'eurozona. E una responsabilità speciale per la credibilità delle regole concordate insieme spetta ai paesi maggiori quali Italia, Francia o Germania. Se uno solo di questi Paesi non sarà all'altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema. L'ipotesi di un'uscita dall'euro? Mi sembra il tentativo d'imboccare una pericolosa scorciatoia, che alla fine conduce in un vicolo cieco", ammonisce il leader della banca tedesca. L ANNO SCORSO ERANO IN TREMILA, IERI L ADUNATA DAVANTI A MONTECITORIO PER POCHI INTIMI Tornano i forconi, ma la piazza è quasi vuota Lo sciopero (quello dell altro ieri, ndr) l'hanno fatto apposta per non fare arrivare i nostri amici qui. Li hanno costretti a viaggiare con mille difficoltà, ma non vi preoccupate ora stanno arrivando: stanno camminando sull''autostrada per raggiungerci. A piedi! Si stanno facendo a piedi l'autostrada pur di essere qui...". Francesca, romana, ieri era in piazza Montecitorio ad arringare i ''forconi'' che come lei si sono dati appuntamento perché "inizia la rivoluzione". La convocazione era per le 11, ma a mezzogiorno c erano sì e no una cinquantina di persone. Un anno fa c''erano circa tremila persone in piazza del Popolo a protestare contro i partiti, contro il governo, contro i ''palazzi''. Ieri come oggi, il leader è Danilo Calvani, l'imprenditore pontino immortalato più volte mentre si faceva accompagnare in giro in Jaguar. Ma ora in piazza non c'è praticamente più nessuno. Inoltre, il portone della Camera ieri era sbarrato e di politici neanche l'ombra. "Sì, siamo pochini ha ammesso Francesca all agenzia Dire - ma in tanti ci chiamano, ci sostengono, tifano per noi. Ma sai qual è il problema? Vogliono azioni forti, eclatanti, di rottura. Ma noi non siamo delinquenti, siamo persone perbene che chiedono il rispetto della Costituzione. La gente deve capire questo: deve scendere in piazza con noi, non può continuare a lamentarsi finché sto Paese non l'hanno smontato tutto". Un altro forcone, arrivato da Verona, aggiunge: "Siamo di fronte a dei delinquenti, farabutti e assassini, dei ladri che hanno rubato tutto a noi e hanno tolto il futuro ai nostri figli. Cosa aspettiamo a ribellarci?". Forse per fare la rivoluzione serve una piazza più gremita... Appena saremo tutti, entriamo nel palazzo. Ci arrestano, mandano l''anti sommossa, ma non ce ne frega niente: noi entriamo, non siamo qua per scherzare". Ieri i giovani erano in minoranza e le donne si contavano sulle dita di una mano. "Chi non è qui aggiunge un ragazzo di Pavia - è un coniglio, una pecora, io non ho paura di stare qui. Sono loro- dice indicando la Camera - che hanno paura di noi. Se dovesse arrivare tutta la gente che deve arrivare, dobbiamo fare un presidio qui in piazza, finché i politici non vengono qui a dirci cosa stanno facendo

4 4 Esteri I MINISTRI STRANIERI SCELTI DA DUE SOCIETÀ, OVVIAMENTE ESTERE, DI SELEZIONE DEL PERSONALE Per la nuova Ucraina come a un casting Il presidente Poroshenko ha subito concesso la cittadinanza ai membri importati del governo di Giuliano Castellino Non più voci ed indiscrezioni, ormai è ufficiale: il nuovo governo ucraino è internazionale e filo-occidentale. A governare gli ucraini almeno quelli che non si sono ribellati armi alla mano dopo il golpe di febbraio saranno direttamente esponenti stranieri, alcuni espressione diretta delle potenze atlantiche che hanno sostenuto piazza Maidan prima e il regime golpista poi, altri provenienti da vari paesi dell ex Urss. A guardare la nuova lista dei ministri e dei responsabili frutto dell accordo raggiunto dai cinque partiti di destra ed estrema destra entrati alla Rada grazie alle elezioni del 26 ottobre, sembra di trovarsi di fronte una squadra di calcio. tanti sono gli stranieri. Alcuni dei quali sono stati scelti per dirigere settori chiave. Ad esempio a capo del ministero delle Finanze ci sarà la statunitense Natalia Jaresko, che ha il "pregio" di essere di origini ucraine, e che è anche amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. Il Ministero dell'economia andrà invece a un lituano, il banchiere Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che conosce bene l Ucraina avendoci lavorato negli ultimi 20 anni dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. A guidare il dicastero della Sanità andrà invece il georgiano Alexander Kvitashvili, di ferrea osservanza Nato, ex ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi ai tempi del presidente Mikhail Saakhasvili (oggi sotto processo in patria e rifugiato negli Usa). Ai tre il presidente Poroshenko, che ha giustificato la novità con la necessità di combattere la corruzione, rimettere in sesto l'economia e difendere il paese "dall'aggressione russa", ha concesso seduta stante la cittadinanza ucraina, visto che legalmente non è possibile farsi governare da cittadini di un altro paese. Il miliardario ha anche promesso un decreto "per concedere la cittadinanza ucraina agli stranieri che combattono nel sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro i miliziani separatisti e gli aggressori russi". E pensare che organizzazioni e media di sinistra e di destra avevano descritto il golpe come una "rivoluzione antioligarchica". Poi ecco la scelta dei "candidati stranieri" per il nuovo esecutivo ucraino, gestita da due società di selezione del personale, naturalmente straniere, la Pedersen & Partners e la Korn Ferry, che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, sono stati selezionati ben 24 candidati, alcuni dei quali destinati a guidare alcuni ministeri, altri a gestire il governo come funzionari altamente qualificati (e influenti). Un lavoro di casting da far invidia a "X Factor"! Dietro il quale, ci informa un sarcastico Sole 24 Ore, c'è la mano e la supervisione della Fondazione Renaissence, "network globale di consulenza politica" al servizio del miliardario statunitense di origini ungheresi George Soros che avrebbe sborsato, secondo il quotidiano Kyv- Post, circa 80 mila dollari per finanziare le due società. Un personaggio che si è spesso vantato di aver alacremente lavorato per buttare giù il precedente governo ucraino che si opponeva alla firma del trattato di associazione con l'ue e all'avvicinamento alla Nato e che ora esce allo scoperto. Il passaggio parlamentare non ha rappresentato alcun problema, con ben 288 voti a favore, 62 più di quelli necessari. Vladymir Groisman, delfino di Poroshenko, è stato nominato presidente del parlamento, terza carica dello Stato. Sono stati anche confermati il ministro degli Esteri, Pavlo Klimkin, e il titolare della Difesa, Stepan Poltorakv, entrambi in quota Poroshenko e più vicini agli interessi dell Unione Europea, che però esce con le ossa rotte da una tale "evoluzione" dell esecutivo di Kiev, di fatto quasi totalmente in mano al falco filo statunitense Arseni Iatseniuk. Yatseniuk verrà sostenuto da un maggioranza parlamentare molto ampia, che il nuovo regime vuole imporre, formata da una coalizione di cinque partiti di destra ed estrema destra: il Blocco Poroshenko, il Fronte Nazionale di Iatseniuk, Samopomich di Andrei Sadovy, il Partito radicale di Oleg Lyashko e Patria di Yulia Tymoshenko. Quanto questa maggioranza sarà solida e quanto gli interessi spesso opposti degli oligarchi e dei capi militari dei battaglioni punitivi di estrema destra riusciranno a convivere, lo vedremo nelle prossime settimane. L ANALISI IL MINISTRO GENTILONI PAVENTA NUOVI INTERVENTI MILITARI A TRIPOLI, D ACCORDO CON GLI USA Quelle strane mosse dell Italia contro la Libia Dopo quasi tre anni di silenzio in cui i massmedia della Nato hanno cercato di nascondere i disastri prodotti dalla guerra "anti-italiana" alla Libia (caos, guerra civile, povertà, immigrazione e terrorismo), giornali e tv sono tornati a parlare del disastro libico, facendo da sponda al ministro degli Esteri Gentiloni, che in tandem con il Segretario di Stato statunitense Kerry, ha già paventato la possibilità di nuovi interventi militari (non solo in Libia, ma anche in Siria). Il caos che sta sconvolgendo la Libia, il Nord Africa, il Medio Oriente, tutto il Mediterraneo e, ormai, anche l'europa, si combatte ritrovando un dialogo con Mosca. Solo in questo modo sarà possibile per l'italia e l'europa trovare una strada di rinascita e riscossa. Senza un sussulto di sovranità è impensabile uscire da questa crisi economica, sociale, culturale e valoriale che sta affamando il nostro popolo ed uccidendo la nostra civiltà. Eliminato l'asse Tripoli-Roma-Mosca, gli Usa hanno scaricato sul "vassallo-italia" il compito di "stabilizzare" l'area. Il vero obiettivo della guerra alla Libia è stato l'eliminazione di un governo che, anche attraverso la triangolazione con Roma (e quindi si capisce meglio perché, dopo Gheddafi, a cadere doveva essere il secondo anello della catena, ovvero Silvio Berlusconi), avrebbe permesso a Mosca di rafforzare ulteriormente la sua posizione geopolitica nel continente europeo e nel Mar Mediterraneo. Anche perché l'ex Urss è l unica nazione potenzialmente capace di traghettare il continente europeo fuori dalla presa atlantica prospettandone l'emancipazione in un'europa libera ed unita da Lisbona a Vladivostok. Quindi anche per questo vista come fumo negli occhi dagli atlantici. Gheddafi, opponendosi all'espansione di Africom nel Continente africano, aveva nel contempo offerto alla Russia la possibilità di aprire lungo le coste libiche una base o un punto di attracco e rifornimento per le proprie navi militari. E la cooperazione non si sarebbe limitata al campo militare, ma si sarebbe estesa anche a quello energetico, firmando un accordo per l'uso dell'energia nucleare a fini pacifici, con l'ingresso di Gazprom, tramite ENI, al 33% nel giacimento di gas e petrolio libico di Elephant e, infine, nella possibilità di varare con i russi un cartello dei Paesi produttori di metano, similmente a quello che unisce i Paesi ricchi di petrolio, l'opec. Tutto intollerabile per chi da secoli vuole la "morte" della "Nostra Europa" e combatte la centralità mediterranea di Roma, elemento determinante per una rinascita europea. Washington, dopo aver rintuzzata la penetrazione russa nel contesto libico ed europeo, si è poi "lavata le mani" delle disastrose conseguenze di questo scellerato intervento militare. E nonostante le dichiarazioni e gli accordi tra il segretario di Stato americano ed il nostro ministro degli Esteri, è impensabile per l'italia stabilizzare l'area. L'azione italiana nel Mediterraneo, al traino di Washington, è destinata al fallimento. Per combattere il caos libico (e mediterraneo) bisogna liberarsi dal giogo statunitense e difendere il "triangolo" Tripoli-Roma-Mosca, Eni e Finmeccanica, il South Stream, senza diventare una portaerei militare del Pentagono. Gentiloni ha già detto che un intervento di terra in Libia, come ad Aleppo, ormai non è più escluso. Ennesimo intervento inserito all'interno di schemi ed esigenze atlantiche Un altro errore strategico e geopolitico che avrebbe solo effetti controproducenti. Dopo il disastro iracheno, quello libico e siriano, e dopo la folle guerra economica e diplomatica alla Russia che ci sta portando in una nuova Guerra Fredda, che le strategie e gli interessi statunitensi collidono con quelli italiani ed europei non è ormai chiaro a tutti? Se proprio si vuole parlare di un intervento militare per la Libia e per la Siria, lo si faccia al contrario di quello che preannuncia Gentiloni solo se in stretta sinergia con la Russia, con la Siria di Assad, con l'egitto di Al-Sissi e con l Algeria di Bouteflika. L'Italia, forse, è ancora in tempo a riparare il caos causato con la criminale guerra del 2011 in Libia, ma deve avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che la lega a Washington, il prima possibile. G. Cas.

5 5 Da Roma e dal Lazio MAFIA CAPITALE, BUZZI FA PARLARE DI SÉ: SALVE, SONO QUELLO FAMOSO DEL MOMENTO Carminati trasferito a Tolmezzo La sinistra si divide anche sull inchiesta Mondo di mezzo. Rifondazione comunista zittisce Vendola: Parla dei tuoi Altri trasferimenti dal carcere di Rebibbia. Massimo Carminati, il presunto capo dell organizzazione nell inchiesta Mondo di mezzo, è stato trasferito dal penitenziario romano al carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine, per motivi di incompatibilità ambientale. Intanto Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno, fa parlare di sé anche dal carcere di Badd e Carros, nel Nuorese, dove è stato trasferito pochi giorni fa. Buzzi, incontrando casualmente Roberto Capelli, deputato del Centro democratico, in visita nella casa circondariale, si è presentato al parlamentare come Salve, sono quello famoso del momento. E quanto ha raccontato Capelli all Adnkronos, il quale ha precisato che si è recato nel carcere nuorese per vedere le condizioni della struttura. Quello che ho visto non mi è piaciuto, una struttura che non esito a definire in condizioni disastrose, ha spiegato. Si tratta di uno dei penitenziari più famosi d Italia, con detenuti eccellenti. Tra i quali, Leoluca Bagarella e Antonio Carmine Massaro, rinchiusi in 41 bis. Capelli si è detto anche stupito che uno come Buzzi ora si trovi in una cella in As2 con altri tre detenuti, dato che in questa fase processuale dovrebbe essere in isolamento. A sorpresa, il deputato Cd ha criticato anche il gip che ha deciso di mandare Buzzi nel carcere di Nuoro. Avrà fatto le sue valutazioni, ma a me comunque appare quantomeno strana. Visto che prende appunti per riordinare le sue idee - ha aggiunto all Adnkronos - forse sarebbe stato meglio non tenerlo in una cella con altre tre persone. Intanto non si placano le polemiche nei confronti del sindaco Ignazio Marino. Oltre alle critiche del centrodestra nei confronti del primo cittadino, ieri il leader di Sel Nichi Vendola è stato zittito dal compagno ed ex collega Giovanni Barbera del Partito rifondazione comunista (Prc). Al governatore della Puglia, intervenuto in un iniziativa nella Capitale col primo cittadino, che ha invitato Marino a far riprendere questa città il sogno di una grande capitale cosmopolita e non come una ridotta o una suburra, un luogo degradato di affaristi, ladri e fascisti, l esponente di Rifondazione gli ha fatto invece notare: Non dice nulla sul fatto che anche i suoi autorevoli esponenti intascavano finanziamenti elettorali dalle cooperative di Buzzi?. Prima stoccata. Ma non è finita qui: Secondo Vendola, il fatto che candidati del suo partito si facessero pagare parte della campagna elettorale da chi gestiva appalti milioni per il Comune di Roma è un fatto normale che garantisce la trasparenza e l imparzialità della pubblica amministrazione? Forse non sarebbe meglio parlare di meno ed essere più coerenti con quello che si declama con tanta enfasi?. Il che tradotto fa più o meno così: prima di criticare, guarda in casa tua. E stato un sabato nero anche per il centrosinistra della Regione Lazio. A rincarare la dose ci ha pensato Francesco Storace (La Destra), vicepresidente del Consiglio regionale, che sulla sua pagina Facebook ha colto l occasione per attaccare ancora il governatore Zingaretti: Grazie alle indagini su mafia capitale Zingaretti ha dovuto annullare la gara da 61 milioni sul Cup per le prenotazioni sanitarie su cui Buzzi e soci avevano messo le mani, ha ricordato, aggiungendo che non abbiamo ancora capito che fine farà il garone da un miliardo e mezzo - sempre sulla sanità - di cui parlava con irrefrenabile appetito il compagno Odevaine (ex vice capo di gabinetto dell allora sindaco Rutelli, ndr), che certo non era sconosciuto nella sinistra tremolante di questi giorni. Mentre Marino continua a fare la vittima - eppure ha donato il suo primo stipendio da sindaco alla cooperativa 29 giugno, ha affidato i locali del Tiburtino alla coop di Buzzi a un prezzo agevolato, ha ricevuto dalla stessa perfino un finanziamento per la sua campagna elettorale - Forza Italia ha rivolto un appello al presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, affinché il sindaco di Roma lasci il Campidoglio. I CONSIGLIERI REGIONALI DI FDI SCHIFONE (CAMPANIA) E ZINNI (MARCHE) DIFENDONO L EX SINDACO DI ROMA Il garantismo non vale solo per Alemanno? Mondo di mezzo divide il centrodestra. A non gradire gli L inchiesta interventi di Giovanni Toti (Forza Italia) e Fabrizio Cicchitto (Nuovo centrodestra) nei confronti di Gianni Alemanno sono stati gli esponenti di Fratelli d Italia e di Prima l Italia, Luciano Schifone e Giovanni Zinni, rispettivamente consiglieri regionali della Campania e delle Marche, che hanno difeso l ex sindaco di Roma. Sono sconcertanti le dichiarazioni di alcuni esponenti di Forza Italia e del Nuovo centrodestra come l on. Giovanni Toti e l on. Fabrizio Cicchitto in merito l inchiesta giudiziaria di Roma. Questa inchiesta riguarda vicende e personaggi che hanno attraversato almeno le ultime 4 amministrazioni del Campidoglio in un intreccio tutto da verificare, soprattutto per i coinvolgimenti politici che si sarebbero verificati nel centrodestra come nel centrosinistra, hanno spiegato i due consiglieri regionali. Poi la stoccata a Toti e Cicchitto: Eppure esponenti politici che hanno passato gli ultimi 20 o 30 anni a denunciare i complotti che hanno portato alla latitanza di Bettino Craxi o alle condanne di Silvio Berlusconi, improvvisamente diventano giustizialisti e forcaioli nell attaccare la destra romana e in particolare il gruppo politico di Gianni Alemanno. E si sono chiesti: Come fa Toti ad asserire che Alemanno di sicuro ha fatto errori politici e di valutazione molto gravi e che è necessario un passo indietro di chiunque sia anche soltanto sfiorato dall inchiesta?. Schifone e Zinni hanno espresso le loro perplessità anche nei confronti dell esponente del Nuovo centrodestra: Come fa Cicchitto, i cui amici erano ampiamente rappresentati nella giunta Alemanno, ad affermare che una parte del Sistema- Alemanno era organicamente legata a Carminati?. E ancora: Il principio garantista di innocenza fino a sentenza definitiva per questi onorevoli rimane riservato solo ai loro amici?. I consiglieri regionali di FdI hanno anche ricordato che Alemanno, a differenza di tutti gli esponenti di Forza Italia e del Ncd coinvolti in inchieste, si è immediatamente autosospeso da ogni incarico politico. Auspicando che i vuoti di memoria di questi esponenti del centrodestra siano prontamente colmati da un ripasso veloce della storia recente del paese - hanno concluso Schifone e Zinni - auguriamo a Toti e Cicchitto che i loro numerosi amici coinvolti in vicende giudiziarie vengano riconosciuti innocenti come sicuramente sarà giudicato Alemanno al termine dell inchiesta. Proseguono le visite istituzionali alla base di Elisoccorso dell Ares 118, gestito dalla società Elitaliana, che si trova presso l Eliporto di Settebagni, a Roma. Dopo il governatore Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio Daniele Leodori e il vicepresidente alla Pisana Francesco Storace, è stata la volta del vicepresidente della Camera dei deputati, Luigi De Maio, accompagnato nella sua visita dal direttore operativo di Elitaliana, il comandante Alessandro Giulivi, e da una delegazione dei consiglieri regionali del Movimento cinque stelle. DOPO LA VISITA DI ZINGARETTI, LEODORI E STORACE, È STATA LA VOLTA DEL VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA DI MAIO Elisoccorso, la realtà del Lazio Il vicepresidente della Camera ha effettuato un tour della base di Fonte di Papa, partendo dagli uffici amministrativi e dalla sala operativa, il centro da cui si coordinano gli interventi degli equipaggi dell Ares 118 e dei piloti di Elitaliana. Di Maio ha poi visitato l hangar, dove ha ricevuto spiegazioni sulle tipologie di elicotteri presenti nella flotta di Elitaliana. Una parte importante della visita ha riguardato il tour dell Elitaliana Training Academy. Nella struttura aeroscolastica, Di Maio ha assistito a una prova del simulatore di volo e ha conosciuto gli student pilot, scambiando qualche parola con le nuove leve della scuola di Fonte di Papa e sottolineando l importanza della formazione delle eccellenze nel settore aeronautico. Sono contento dell invito ricevuto da Elitaliana - ha detto Di Maio -. Mi ha particolarmente impressionato la struttura dedicata alla formazione dei piloti, in grado di creare lavoro qualificato in un momento di grave crisi per il nostro Paese. Ho apprezzato, inoltre, la disponibilità di tutto il personale di Elitaliana, che si è mostrato estremamente propenso a condividere con noi tutta la documentazione tecnica e operativa, dimostrando grande trasparenza. L elisoccorso è una grande realtà del Lazio. Un mese fa alla Pisana è stata approvata all unanimità la proposta di legge, presentata da Francesco Storace (La Destra) e sottoscritta da Giancarlo Righini (Fratelli d'italia), sulla Sicurezza sanitaria dal cielo in tutto il Lazio. Con la nuova legge, che modifica in parte anche la legge istitutiva dell Ares 118, si recepisce il regolamento europeo sui requisiti tecnici e le procedure amministrative per quanto riguarda le operazioni di volo. Un iniziativa, quella de La Destra e di FdI, che estende la possibilità di atterraggio per l elisoccorso in tutti i Comuni del Lazio, grazie ai campi sportivi.

6 6 Grande guerra/21 MENTRE IN EUROPA IMPERVERSA IL CONFLITTO, UN MANIPOLO DI ESPLORATORI PERCORRE MIGLIAIA DI KM SUI GHIACCI 1914, non solo bombe: la spedizione italiana sul Karakorum La missione di Filippo de Filippi: quattromila scatti del fotografo Cesare Ancilli ci riportano indietro di cento anni di Emma Moriconi Quando scoppia la Grande Guerra e gli animi delle popolazioni di tutti i Paesi del mondo fremono, chi perché ha le truppe al fronte, chi perché dibatte su neutralismo ed interventismo, un manipolo di esploratori italiani prosegue il suo viaggio tra le valli dell Himalaya. Si tratta della spedizione del torinese Filippo de Filippi, che quando accadono i fatti di Sarajevo è accampata in Tibet e non sa nulla di ciò che sta succedendo in Europa. L esploratore e scienziato (interessato a tematiche di etnografia, geologia, fisica atmosferica, botanica e zoologia) ha al suo seguito, oltre a circa duecento uomini, 235 casse di materiale: 77 di queste contengono strumentazione scientifica. Percorreranno, tra l estate 1913 e il dicembre 1914 oltre duemila chilometri in quella che viene comunemente definita la spedizione del Karakorum. Il Karakorum è una zona montuosa dell Asia che si stende per circa 400 chilometri di lunghezza fra l Himalaya e il K uen-lun occidentale, limitata a sud dalla valle dell Indo, a nord dagli alti corsi dello Yarkland e dell Oprang. Una regione ostile, la cui esplorazione era cominciata con i viaggi di Mooncroft e Trebeck nel 1820, anche se già nel 1812 l indiano Izzet-Ullah l aveva percorsa in parte. Ancora nel 1835 Vigne si era spinto fino ai grandi ghiacciai, mentre il botanico Falconer nel 1938 aveva percorso la Valle Braldo. C erano stati poi i viaggi di Thomson e Strachey per delimitare i confini col Tibet, e quello di Schlaginhweit nel 1856, mentre il topografo Godwin Austen aveva visitato quelle zone nel Così, se la regione era sommariamente conosciuta, restavano un mistero i grandi ghiacciai come pure il settore settentrionale, la cui esplorazione era cominciata nel 1892 con l inglese Conway, che aveva coniugato alpinismo e scienza. Altre spedizioni avevano poi percorso quei tratti impervi della terra, finché nel 1913 Filippo de Filippi aveva organizzato la sua, percorrendo itinerari vastissimi insieme al geografo geologo Dainelli, che scrisse: Lo scopo che de Filippi si era prefisso era lo studio di alcuni fenomeni nel campo della fisica terrestre, specialmente la gravità e il magnetismo, e secondariamente fenomeni atmosferici e meteorologici. I volumi di de Filippi Resultati scientifici, pubblicati nel 1924, costituiscono ancora oggi la maggiore fonte di informazione su quelle regioni. La spedizione era Stazione topografica - immagine tratta dal sito stata finanziata dal re d Italia, dalla Reale Accademia dei Lincei, dalla Società Italiana per il Progresso delle scienze e da altre istituzioni come la Royal Society britannica. Insomma l Italia, oltre che dibattere sull opportunità dell intervento nel conflitto, era impegnata in questa mastodontica operazione, che fu colta di sorpresa dallo scoppio della guerra venendone a conoscenza solo il 16 agosto 1914 grazie a telegrammi giunti dall ufficio trigonometrico indiano: Al primo sbalordimento successe una folla di pensieri tumultuosi ricorderà lo scienziato L incertezza era tanto più tormentosa per noi italiani che, nella completa ignoranza delle circostanze che avevano determinato il conflitto, dovevamo contemplare la possibilità di avere tagliata la via del ritorno. Le notizie non giungevano con facilità, dunque la spedizione si ritrovò per mesi senza informazioni circa il destino delle rispettive patrie. Il ritorno, come aveva giustamente previsto de Filippi, non fu semplice e gli strumenti scientifici furono lasciati in Russia, coinvolta già nel conflitto. Il rientro della missione passò così sotto silenzio: tutti gli Stati erano troppo impegnati nel duro conflitto. Nel 1924 furono pubblicati i volumi dell esploratore, poi, solo lo scorso anno vennero archiviate e messe a disposizione di tutti circa quattromila immagini di quell esperienza eccezionale, rinvenute qualche anno fa: si tratta di foto scattate da Cesare Ancilli, fotografo della spedizione, che oggi costituiscono un vero e proprio tesoro. Messe in mostra nel 2008, sono ora visibili on line, sul sito Informazioni su quel viaggio straordinario sono disponibili anche sul sito Il comitato Ev-K2-CNR oggi prosegue gli studi che Filippo de Filippi dovette lasciare incompiuti ormai cento anni fa. DICEMBRE 1914: PRIMO INVERNO DI MOBILITAZIONI E CONTRATTACCHI Guerra sui mari: la battaglia delle Falkland e la sconfitta tedesca Mentre in trincea si combatte contro il fango e il freddo, la flotta britannica annienta la marina teutonica di Cristina Di Giorgi Inverno e guerra: queste le due parole che, nel dicembre 1914, sintetizzano in maniera più o meno uniforme l esistenza di quasi tutto il mondo. Il conflitto si è infatti progressivamente esteso su tutti i fronti: ad oriente gli austriaci si scontrano con la III armata zarista, avanzata fin quasi a Cracovia. E mentre l esercito russo vede ingrossarsi le sue fila a causa della mobilitazione degli studenti, in Germania si pensa a migliorare tecnicamente le armi a disposizione: è infatti proprio all inizio di dicembre che gli aerei tedeschi sono per la prima volta dotati di apparecchi radio. Quanto al fronte meridionale, mentre la I armata austriaca occupa Belgrado distogliendo forse dall area in cui è schierato il grosso delle truppe, il generale serbo Putnik lancia i suoi uomini al contrattacco, ottenendo un discreto successo. Nelle stesse ore ad oriente si conclude la battaglia di Łódź: gli austriaci entrano vincitori in città ed i russi si ritirano. Tra gli episodi bellici maggiormente degni di nota di questo primo dicembre di guerra, c è senz altro la battaglia delle Falkland, che vede scontrarsi aspramente la squadra navale teutonica dell ammiraglio von Spee e le forze navali britanniche. E l 8 dicembre e la guerra dei mari, che da qualche mese aveva visto per la prima volta l impiego dei micidiali sottomarini tedeschi, era dominata dalle forze germaniche a scapito di francesi ed inglesi. Nel novembre del 1914 scrive Gaia Santori su Rivista Europae nella battaglia di Coronel (Cile), i teutonici avevano sconfitto gli inglesi conquistando il predominio delle coste nel Pacifico meridionale. Il loro obiettivo era quello di conquistare anche le rotte atlantiche, distruggendo la flotta britannica che si trovava a Port Stanley, nell arcipelago delle Falkand. Il piano è quello di affondare tutte le navi mercantili nemiche e rendere inutilizzabile la locale stazione radio e il centro di rifornimento di carbone, onde avere poi via libera per la conquista dell intera area. La marina inglese non si è però fatta cogliere impreparata: proprio in seguito alla sconfitta di Coronel ha infatti predisposto una serie di efficaci contromisure preventive, tra cui l uso di incrociatori di grandi dimensioni. E la battaglia si risolve ben presto in loro favore: entro mezzogiorno gli inglesi hanno affondato tre incrociatori tedeschi su quattro (tra essi anche quello con a bordo l ammiraglio Spee) e a fine giornata tutte le navi tedesche tranne una hanno subito la stessa sorte. La battaglia delle Falkland scrive ancora Gaia Santori costò ai tedeschi quasi 2000 morti e oltre 200 prigionieri. Poche vittime invece per l esercito inglese. Grazie a questa importante vittoria, che alcuni storici considerano inaspettata se si tiene conto della superiorità tecnica e militar della marina tedesca, l Intesa riprende il controllo dell Atlantico meridionale, di notevole importanza strategica per le rotte commerciali e mercantili.

7 7 Dall Italia FERMO CONVALIDATO PER "FONDATO PERICOLO DI FUGA", LA DONNA È "INCAPACE DI CONTENERE IMPULSI OMICIDI" Loris, il gip: Veronica deve rimanere in carcere, è malvagia Dall ordinanza emerge un quadro indiziario di rilevante gravità. L assenza del movente non è rilevante Veronica deve rimanere in carcere, perché potrebbe uccidere ancora. Questa la decisione del giudice per le indagini preliminari Claudio Maggioni. A completare le motivazioni dell ordinanza di convalida, il magistrato spiega, vista la gravità delle accuse, che la madre di Loris potrebbe tentare la fuga, probabilmente aiutata dal fratello Paolo che vive in Germania. Contro il diniego di scarcerazione il legale della donna, Francesco Villardita, ha dichiarato che proporrà ricorso al tribunale del riesame di Catania. Si legge nella ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip "quadro indiziario di rilevante gravità" nei confronti della donna. Nella ricostruzione del giudice : Veronica Panarello ha "avuto il tempo e l'occasione per uccidere il figlio strangolandolo", presumibilmente, con una fascetta stringicavo in plastica della "quale aveva disponibilità. Poi ha "avuto tempo e occasione per gettare il corpo esamine del piccolo Loris nel canale di scolo dove è stato trovato" nel pomeriggio del 29 novembre scorso. Maggioni sottolinea la "cinica condotta tenuta" da Veronica Panarello e la "evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze", con "un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e prima del più elementare senso d'umana pietà". Ha influito sulla decisione del magistrato il comportamento dell indagata con le sue discutibili versioni e contraddizioni. Per il gip non è "ragionevole ritenere che di fronte alla tragica situazione di un figlio di 8 anni ucciso in un modo così brutale si rifiuti ostinatamente di raccontare la verità". Nonostante non sia ancora emerso dalle indagini il movente per l uccisione del piccolo non è rilevante per il giudice così come l ostinazione della donna nel negare qualsiasi circostanza, come l aver accompagnato a scuola il bambino, l aver tentato più volte il suicidio così anche sulle vicende della sua vita pregressa. Di nessuna rilevanza nemmeno la testimonianza della vigilessa che in un primo tempo aveva detto di aver visto Veronica quella mattina accompagnare Loris a scuola e poi ha detto di non esserne più sicura e ritiene che il bambino sia rientrato a casa con le chiavi che la madre gli avrebbe dato, per cui le dichiarazioni della donna sono inattendibili per il giudice. Forse è stato lo stesso Loris ad aprire la porta alla madre che tornava. Compare nell ordinanza anche il marito di Veronica, Davide Stival che ha riconosciuto con certezza nei filmati la moglie e la sua auto in una strada dove aveva detto di non essersi recata, ossia vicino al canalone. Nemmeno di fronte a questa contestazione "l'indagata non dà alcuna spiegazione ribadendo di avere seguito il percorso già descritto". Rimane nella convinzione del giudice che, dunque, quel sabato mattina Loris non è andato a scuola. E anche alla "luce di queste circostanze si può quindi ragionevolmente affermare che il bambino che si vede nelle immagini rientrare a casa alle 8.30 è proprio Loris". Maggioni rileva nella donna il compimento di un azione efferata, rivelatrice di indole malvagia", scrivendolo nella sua ordinanza di convalida del fermo di Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris di otto anni la mattina del 29 novembre a Santa Croce Camerina. Sottolineando la "cinica condotta tenuta" dalla donna e la "evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze", "prima del più elementare senso d'umana pietà". Nei confronti Veronica Panarello si delinea un "quadro indiziario di rilevante gravità" determinanti per la conferma del fermo. Il suo silenzio giustifica che è stata lei, questa la spiegazione che il gip Claudio Maggioni, per aver "mentito sulle fondamentali circostanze di avere accompagnato il figlio Loris a scuola. La famiglia del bambino di otto anni ucciso il 29 novembre scorso Santa Croce Camerina, dovrà ancora attendere la salma del piccolo Loris Stival che sarà restituita prima dell inizio della prossima settimana Questo quanto rivelato in una nota della Procura di Ragusa che sottolinea come "siano ancora in corso gli ultimi esami medico-legali". Chantal Capasso BARI Incendio in un palazzo del centro Il bilancio è grave: un morto e tre feriti Un morto e tre feriti: questo il drammatico bilancio dell incendio scoppiato ieri mattina intorno alle cinque e mezza in una palazzina situata in corso Cavour, nel pieno centro di Bari. Sul posto, a quanto riferiscono alcuni testimoni, sono immediatamente intervenute le forze dell ordine, gli operatori del 118 e i Vigili del fuoco, che hanno provveduto ai soccorsi e, per quanto di loro competenza, alle prime indagini sulle possibili cause dell incendio. Stando alle prime informazioni, le fiamme sarebbero state provocate da un corto circuito, probabilmente causato dal cattivo funzionamento di una stufa elettrica attiva in un appartamento del secondo piano del palazzo. Tra le ipotesi formulate per spiegare quanto accaduto, si è parlato anche di un allacciamento abusivo alla centralina Enel che serve le immediate vicinanze. Sono bastati pochi minuti e le fiamme si sono immediatamente propagate. Per sfuggire al rogo, una donna di 53 anni, Michela Corvaglia, si è lanciata da una finestra affacciata sull androne di ingresso dello stabile ma purtroppo è morta in seguito alle lesioni riportate nella caduta. Salvi ma feriti Giovanni Corvaglia, di 54 anni, che si era rifugiato nel bagno dell appartamento distrutto dal fuoco, Maria Santori, di 82 anni, trovata dai soccorritori sul davanzale della finestra mentre stava per lanciarsi nel vuoto e Valentina Russo, ventiseienne, saltata dalla finestra e attualmente ricoverata in ospedale per le ferite riportate nella caduta. CdG TERNI Donna arrestata per rapina Incastrata dal suo Dna, durante il colpo si era ferita Tradita dal suo stesso sangue. È stata arrestata una presunta rapinatrice dalla squadra mobile di Terni con l'accusa di avere partecipato ad un colpo avvenuto il 4 maggio 2012 alla ex Carit di via Narni. Ad incastrare la donna il suo Dna estrapolato dalle gocce si sangue da una ferita che la stessa si era procurata con un taglierino, rinvenuto sul maglione di un impiegata della banca. La donna è una quarantunenne originaria di Napoli, ma con parenti nella città umbra, è stata fermata dai poliziotti proprio nella sua abitazione nel capoluogo campano. La presunta criminale, già conosciuta alle forze dell ordine come la Nikita di Salerno soprannominata in questo modo nell'aprile 2013 in seguito ad un colpo commesso a Battipaglia. In quell occasione era stata considerata il capo banda dei tre rapinatori che, armati di taglierino, avevano rubato 85 mila euro dalla Banca popolare di Bari. Stando alle ricostruzioni degli agenti, a Terni la quarantunenne era riuscita ad impossessarsi di 10 mila euro, sempre con la complicità di due uomini, anche loro armati di taglierino e a volto scoperto. In una nota diffusa dalla questura del capoluogo umbro si legge: Le telecamere l'avevano ripresa entrare in banca, tirare fuori il taglierino e puntarlo alla schiena di uno dei clienti, avvicinandosi alla cassa. Nell'azione, però, la donna si era ferita ad una mano ed il sangue aveva impregnato la manica del maglione di un'impiegata, che lo ha poi consegnato alla polizia scientifica per i rilievi. Il raffronto del Dna delle gocce con quello estrapolato da un mozzicone di sigaretta, gettato a terra dalla donna e raccolto dagli investigatori, ha permesso di identificare la rapinatrice. Ora su di lei pende l accusa di rapina aggravata in concorso e violazione della legge sulle armi. Ch.C.

8 8 Dall Italia NELLA QUARTA UDIENZA COMMOZIONE PER L EX COMANDANTE NEL RIVIVERE I TERRIBILI MOMENTI DEL NAUFRAGIO Costa concordia, Schettino: Tra morire e tuffarsi ho preferito la scialuppa Nell interrogatorio si raccontano le fasi del definitivo ribaltamento e dell abbandono della nave alla ricerca delle responsabilità lascia il posto alla commozione, ieri mattina per Francesco Schettino rivivere quei momenti lo ha L arroganza ridimensionato ad essere umano. In udienza, interrogato per il processo a Grosseto, l ex comandante ha ricordato le fasi del definitivo ribaltamento della Concordia al Giglio e di come lasciò, su una scialuppa, la nave. Purtroppo ci furono persone rimaste incastrate tra i terrazzini - ha detto aggravando il tono della voce e abbassando lo sguardo - Sono momenti indimenticati. In quel momento tra morire, tuffarsi, cadere, sono andato sulla scialuppa, ha detto Schettino "c'era tensione anche perché era difficile sganciare la scialuppa". In un passaggio dell interrogatorio mentre parlava delle operazioni di ammaino ed evacuazione della nave Schettino ha affermato "Sono pronto ad avere la mia quota di responsabilità". Anche se il "successo dell'operazione dipendeva anche dagli uomini nei posti-chiave", ha aggiunto. "Servì avere coraggio a stare sotto la Costa Concordia che stava ribaltando", "tranne le scialuppe e l'equipaggio della Concordia, nel mare del Giglio non ho visto altre scialuppe, imbarcazioni che fossero venute sotto la nave che stava abbattendo", ha poi ricordato l'ex comandante nel raccontare le fasi dell'abbandono della nave mentre la Concordia si ribaltava davanti al porto del Giglio dove si era fermata. L ex comandante ha sottolineato che "non essendoci nessuno, tutti erano andati via, chiamai la capitaneria di Porto S.Stefano per dire che la nave si era abbattuta, e che, se c'è gente in acqua, venite a perlustrare la zona tra terra e nave. E' l'unica cosa che potevo fare in quel momento" considerando che "ovviamente la nave in quella posizione, coricata su un fianco, ci mette del tempo per affondare". Siamo alla quarta udienza di interrogatorio, preceduta da due con l accusa, una con le parti civili, ieri con la difesa poi la quinta udienza sempre per la difesa. Ieri è stata meglio evidenziata la verità di Schettino: le colpe sono di altri, compresa la Costa Spa. Ho sempre detto che il comandante è responsabile sulla nave, ma è anche vero che dall'ottocento le regole sono cambiate, e ha continuato : La situazione non è rimasta ferma, bisogna estendere il concetto all'organizzazione, cioè a chi coadiuva il comandante nelle sue funzioni e alla compagnia, coi suoi metodi di lavoro. Quindi un po tutti hanno avuto la loro parte di responsabilità in quella tragedia, non solo gli ufficiali di guardia, più volte accusati, ma anche gli ufficiali di macchina, quelli che lavorano dal pelo dell'acqua alla chiglia, tra sale motori, sale macchine, generatori, magazzini, cambusa e locali logistico-organizzativi da dove si fa funzionare la nave e la vita di bordo. Non siamo stati in grado come intero team della nave - ma non voglio fare una colpa a nessuno, solo portare all'attenzione -, di avere il polso della situazione dei momenti drammatici che ci furono, ha sottolineato Schettino. Il comandante accusa una lacunosa e confusa informazione in quella situazione di emergenza: Nessuno mi diceva che c'era l'acqua al ponte 0, ha continuato Schettino, mi arrivavano informazioni confuse e parziali, sui compartimenti allagati, quanti e quali fossero, e sulle avarie agli apparati, sulla galleggiabilità. Alla lettura delle sue risposte nei verbali del processo, Schettino ha accusato anche il direttore di macchina Giuseppe Pillon, il 'safety manager' Martino Pellegrini e il comandante in seconda Roberto Bosio. Per l ex comandante sono tutti colpevoli di non avergli dato comunicazioni corrette sul naufragio in atto. Alla domanda E sui suoi errori, chiesto dalla parte civile, risponde Sono qui, ho dato la mia disponibilità perchè il tribunale accerti. Nelle sette ore di udienza Schettino non ha mai ammesso la sua diretta responsabilità difendendosi a spada tratta su ogni questione. Chantal Capasso BRESCIA: DODICI ARRESTI, TRA CUI UN DETENUTO IN SEMILIBERTÀ Sgominata organizzazione dedita al traffico di droga Si è conclusa con dodici arresti una maxi operazione antidroga dei carabinieri nel bresciano. Gli oltre cento militari impegnati nelle indagini, appartenenti a diversi distaccamenti (Brescia, Bergamo e Parma), hanno eseguito con successo i provvedimenti restrittivi emessi dalla procura di Brescia al termine di una complessa inchiesta sul traffico di stupefacenti nella zona. L indagine, denominata Le Vele era partita in seguito ad una rapina consumata nel febbraio del 2013 nell ufficio postale di Brione. In quell occasione infatti i carabinieri di Gardone Val Trompia erano riusciti ad identificare uno dei due malviventi, un detenuto in semilibertà che stava scontando una pena nel carcere di Bergamo. Seguendo le tracce dell uomo, che godeva del regime di semilibertà, gli inquirenti hanno scoperto che quando, ogni giorno, usciva dal carcere per andare a lavorare in una comunità di recupero di tossicodipendenti in provincia di Lecco, ne approfittava per dirigere l organizzazione criminale. Oltre al pregiudicato, ritenuto colpevole di utilizzare i benefici concessigli per incontrare i suoi complici ed organizzare con loro l acquisto delle partite di droga e la rete di spaccio delle stesse, cinque uomini sono finiti agli arresti domiciliari e per altri sette è stata eseguita l ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nel corso dell indagine sono stati sequestrati circa sette chili di hashish e altre sostanze stupefacenti. CdG PALERMO Fermato per un semplice controllo, poi arrestato In macchina aveva cocaina per 250mila euro, ora sotto sequestro APalermo la Polizia di Stato ha sequestrato un grosso carico di stupefacenti, circa un chilogrammo di cocaina ed ha tratto in arresto un corriere, La Vardera Mario, classe 59, nato nel capoluogo siciliano e residente a Villabate. L uomo è stato fermato e sottoposto ad un controllo all altezza della barriera autostradale di Buonfornello. Per la cattura del malvivente è stata determinante in questo caso la collaborazione tra personale della Polizia Stradale e della Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Palermo. Fermato per un semplice controllo di routine, La Vardera, pur non avendo apparentemente infranto alcuna norma del codice della strada, presentava un insolito e immotivato nervosismo. Tale circostanza, insieme alla forte esalazione di un odore proveniente dalla vettura, ha convinto gli agenti a condurre mezzo ed autista presso la Caserma di Polizia Pietro Lungaro. In seguito ad un accurata ispezione alla vettura ha consentito di rinvenire, in un vano porta oggetti a pavimento, un voluminoso involucro di forma rettangolare del peso complessivo di 1 kg contenente sostanza stupefacente risultata del tipo cocaina per un valore al dettaglio di circa euro. L uomo è stato quindi immediatamente arrestato e, dopo aver compiuto gli adempimenti di rito, è stato poi trasportato presso la Casa Circondariale Ucciardone, a disposizione delle Autorità competenti. Le indagini della Squadra Mobile proseguono per individuare eventuali fornitori e destinatari della sostanza stupefacente in questione. Ch.C.

9 9 Dall Italia FEDERICO TAGLIARETTI, È STATO RINTRACCIATO TRA LA BOSCAGLIA A PIOZZO, INFREDDOLITO, MA STA BENE Ritrovato il sedicenne scomparso nel cuneese Mancava da giovedì pomeriggio, aveva telefonato al padre, ma non sapeva indicare dove fosse Buone notizie, è stato ritrovato tra la boscaglia a Piozzo, in provincia di Cuneo il sedicenne di Vercelli Federico Tagliaretti, scomparso giovedì pomeriggio mentre era in gita con la scuola alla Fiera del Bue grasso di Carrù (Cuneo). Il giovane, infreddolito, è in buone condizioni. Al momento della scomparsa il ragazzo, alto circa un metro e ottanta, capelli e occhi scuri, indossava jeans e un capellino grigio. Le forze dell ordine avevano diffuso una sua foto. «Speriamo che questo incubo finisca presto», aveva detto il padre dello studente. «Federico è un ragazzo molto sensibile, gli vogliamo tutti bene e non vediamo l ora di riabbracciarlo e di riportarlo a casa». Secondo il padre, che ha partecipato alle ricerche insieme ai soccorritori, Federico potrebbe aver avuto un attacco di panico: A mio figlio dà fastidio la confusione, per questo potrebbe essersi allontanato giovedì pomeriggio mentre con i compagni si trovava in mezzo alla folla della fiera". Le sue ultime notizie risalgono alle dodici e trenta di venerdì 12: a quell ora, infatti, ha parlato al telefono con il padre. Mi era parso sereno ha dichiarato l uomo e mi aveva persino raccontato di aver comprato un regalo per la mamma. Solo un piccolo allarme per un piede che gli faceva male, ma nient altro. Non ha saputo spiegare dove fosse. I carabinieri avevano ascoltato professori, amici e genitori, ma non sembra che il ragazzino avesse motivi per allontanarsi. La preoccupazione era alta anche perché in queste notti la temperatura è scesa notevolmente. Federico era in gita con l istituto Agrario di Vercelli. La classe sarebbe dovuta ripartire intorno alle 15,30 di giovedì pomeriggio. Solo in seguito i docenti si sono accorti che il ragazzo mancava all appello. A quel punto, i compagni e i professori hanno iniziato a cercarlo. L allarme ai carabinieri è scattato alle 16. Federico ha poi iniziato a contattare sia i genitori, sia alcuni amici, dicendo: «Ho le gambe paralizzate». Mentre, nella seconda telefonata, avvenuta qualche minuto dopo, ha detto: «Sto passeggiando in un bosco», ma non è stato in grado di spiegare a nessuno dove si trovasse. Ed è proprio dall area della cellula che ha agganciato il telefonino di Federico (da quel momento risultato spento) che sono partiti i pattugliamenti a tappeto dei dintorni. La task-force impegnata nelle ricerche, ha visto schierato in prima linea anche il reparto Tas (Topografia applicata al soccorso) dei vigili del fuoco, che sembra si sia concentrato sulla zona industriale di Clavesana. CDG - ChC PALERMO: OMICIDIO IN APPARTAMENTO Donna uccisa con undici coltellate Il cadavere di una donna di 62 anni, Anna Maria Renna, è stato rinvenuto riverso a terra in un lago di sangue all interno del suo appartamento di via Maggiore Toselli, una traversa della centralissima via Libertà a Palermo. Stando alle prime ricostruzioni del medico legale, sul corpo che si trova all istituto di medicina legale del Policlinico - sono stati riscontrati i segni di almeno undici coltellate. Sul posto, oltre agli uomini della sezione omicidi della squadra mobile coordinata da Carmine Mosca, è intervenuta anche la polizia scientifica, che sulla scena del crimine ha rinvenuto tracce di sangue secco. Questo fatto, insieme ad altre indicazioni raccolte esaminando l appartamento, ha portato a formulare l ipotesi che l omicidio è avvenuto nei giorni scorsi, anche se è stato scoperto soltanto ieri in seguito all allarme dato dalla figlia della donna, che non aveva sue notizie dallo scorso 9 dicembre: dato che la madre non rispondeva al telefono e al citofono, ha avvisato i vigili del fuoco, che entrati nell appartamento hanno fatto la macabra scoperta. Sembra che la vittima fosse già nota alla polizia: secondo alcune indiscrezioni, si è venuto a sapere che faceva la prostituta, sia in strada sia nell appartamento in cui viveva. Gli inquirenti comunque non escludono nessuna ipotesi quanto al movente dell omicidio ed hanno già disposto l interrogatorio di familiari, vicini di casa e conoscenti della donna. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Emanuele Ravaglioli. CL AMORE SENZA TEMPO Antonia e Giovanni: sposi dopo 70 anni Si erano persi di vista dopo la guerra LA PUBBLICITÀ DELLA SHOWGIRL ARGENTINA CHE LA RITRAE IN LINGERIE DI UNA NOTA MARCA VERRÀ RIMOSSA PERCHÉ DISTRAE A Milano, Belen è pericolosa... per gli automobilisti I vigili hanno deciso che i due cartelloni, installati su corso Buenos Aires non possono rimanere: provocano incidenti Sembrano usciti da un film romantico in bianco e nero, ma sonoi personaggi reali di un storia d amore: Antonia e Giovanni hanno finalmente coronato il loro sogno. Si sono innamorati settant'anni fa ma si sono sposati, solo pochi giorni fa. Antonia Gottifredi, 86anni di Bellano e Giovanni Molinari 89 anni di San Donato Milanese, si sono giurati amore eterno nella chiesa parrocchiale di Bellano, Lecco. Si conoscono prima della guerra. Giovanissimi si fidanzano ma lui parte per il fronte. Giovanni Molinari, dopo la guerra viene internato in un campo di concentramento perché ufficiale della Repubblica Sociale. Non darà più sue notizie perché teme per la vita di Antonia Gottifredi, co fondatrice della Filodrammatica bellanese. Passate le paure per la guerra la ricontatta, ma è troppo tardi: lei si è fidanzata con l'uomo che sposerà e che le darà due figli. In 70 anni la vita è continuata per i due, che diventano genitori e poi nonni. E saranno proprio i nipotini a farli rincontrare attraverso Facebook. Antonia e Giovanni entrano di nuovo in contatto ed è come se tutti questi anni non fossero mai passati. Ieri le nozze, nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso, lei in abito grigio con pelliccia accompagnata dal figlio all'altare, lui in smoking a braccetto con la nipote all'ingresso in chiesa, che era stata addobbata con rose rosse, «il nostro fiore preferito» ha detto Antonia. A celebrare il parroco, don Cesare Terraneo: «Il vostro sogno - ha detto durante la cerimonia - si sta ora avverando». L amore, quello vero dura per tutta la vita, e oltre. èufficiale: Belen è pericolosa. A deciderlo non un summit di donne invidiose e gelose, ma lo Stato attraverso gli agenti di polizia locale, in quel di Milano. I maxiposter di Belen Rodriguez in lingerie che troneggiano spavaldi per le vie dedicate allo shopping, devono essere rimossi perché distraggono gli automobilisti. La pericolosità è stata scrupolosamente spiegata da Damiano Zampinetti a capo del comando dei vigili di Zona 3: Abbiamo verificato che molti automobilisti, arrivati all incrocio fra corso Buenos Aires e via Palazzi, a Milano, anziché concentrarsi sulla guida rivolgono lo sguardo al doppio cartellone si legge su Repubblica abbiamo chiesto alla società che ha allestito lo spazio pubblicitario di sostituire l immagine con un altra, meno attraente per i conducenti. Lunedì mattina, per la tristezza dei cittadini (maschi) meneghini, il grande manifesto che reclamizza una marca di biancheria intima sarà rimpiazzato da un altro più sobrio, che pubblicizza un profumo. Soddisfatti, invece, della decisione i residenti del quartiere, riuniti nel comitato Porta Venezia Buenos Aires. Sono stati loro a denunciare in una lettera alla polizia locale la presunta pericolosità dei cartelloni pubblicitari: Cittadine e cittadini ci hanno segnalato con apprensione la presenza di enormi cartelloni pubblicitari, che rappresentano a loro giudizio un serio pericolo per la circolazione veicolare proveniente dal centro verso piazzale Loreto, poiché l immagine di una ragazza molto provocante, che compie il gesto di volersi calare le mutandine, cattura l attenzione dei guidatori, con conseguente grave pericolo di tamponamenti, scontri con motociclisti e investimento di pedoni. La polizia locale ha dato loro ragione: Anche la più piccola distrazione può essere pericolosa, quando si guida. Su tutto questo chissà cosa ne pensa Belen di tutte queste polemiche sulle sue foto, forse è sempre valido il motto: purchè se ne parli. Probabilmente si sarà ormai abituata: già due anni fa, infatti, una campagna pubblicitaria sempre per la stessa marca di intimo, e sempre con protagonista la showgirl argentina in reggiseno e mutandine, aveva provocato le proteste dello stesso comitato di cittadini. Allora, il motivo delle proteste fu che l immagine di Belen con il suo famoso tatuaggio della farfallina sull inguine era stato giudicato diseducativo per i bambini. Adesso si tratta invece di sicurezza stradale o coniugale. Chantal Capasso

10 10 Società ROBA DI VIAGGI OLTRE LE ALPI È OVUNQUE TEMPO DI CHRISTKINDLMARKT Mercatini di Natale: l Europa che piace La Germania culla di una tradizione che ha attraversato i secoli e gli oceani e rapisce i visitatori Da Berlino alla Baviera, dalla Turingia alle città anseatiche: ma il primato storico resta a Dresda di Robert Vignola La festosa Baviera, la boscosa Turingia, la gelida Sassonia: dov è nata la tradizione dei mercatini di Natale? Poco ma sicuro: in Germania. Una tradizione che rompe il cliché di un popolo grigio e incapace di festeggiare, ma anche un retaggio antico, di tempi in cui i popoli nordici sfidavano le lunghe notti di fine anno con libagioni e banchetti luculliani. Ovvio che nei tempi storici più vicini, un evento del genere non potesse che divenire un tutt uno con la profonda religiosità del tempo. Ecco così che, convenzionalmente, il mercatino di Natale più antico è ormai quasi da tutti riconosciuto in quello di Dresda. Si ha traccia infatti nelle cronache medievali di un mercato avvenuto nel 1400, il Lunedì prima della Natività, che doveva essere comunque tutt altro che una novità. Che sia partita dalla splendida città sassone o no, comunque, la consuetudine di celebrare l avvento creando villaggi per le strade delle principali città si è estesa a tutto il mondo germanico, tanto che oggi stesso fa parte del folklore non solo anche dell Austria e della Svizzera, ma dell Olanda, del Belgio, della Francia e dell Italia. Per essere poi copiata anche altrove, a partire dal mondo britannico, America compresa. Di strada, insomma, l antico Stiezeln Markt del 400 a Dresda ne ha fatta Certamente per i cittadini della Turingia (area dell Est dove la tradizione è assai sentita) dev essere dura inchinarsi a questo primato, ma l amarezza viene sopita innanzitutto nella fierezza dei suoi abitanti, e poi nei piaceri del palato. Quali? Naturalmente i thuringer wurst, le salsicce probabilmente più apprezzate dell intero Paese (ma ogni Land ha la sua specialità in materia). E poi nelle zuppe servite calde in strada, nei dolci di marzapane (il panettone tedesco si chiama Stollen), da accompagnare con l eterno bicchiere di gluhwein (il vin brulé) fumante in mano. Turingia roccaforte dei ChristkindlMarkt, quindi? Chi ci è stato, assicura di sì. Ma chi vuol vivere con spirito davvero natalizio l Avvento, ha di che scegliere: in Germania non casca male, né a Berlino (dove ogni quartiere ha il suo cuore pulsante di bancarelle), né nelle città anseatiche del Nord (Brema, Amburgo, Lubecca) dove le specialità di pesce rappresentano un gustoso diversivo, né nell enorme conurbazione lungo il Reno,da Bonn fino ai confini con l Olanda (Colonia, forse, ha una marcia in più), né nel Sud sia parte sveva che bavarese dove le tradizioni alpine scendono dai monti ad offrire un tocco in più all ambiente. Mangiare, bere: e poi? Per smaltire, una pattinata sul ghiaccio è garantita praticamente ovunque. La musica, con concerti frequenti, anche in strada, non manca mai e il visitatore resterà spesso stupito della qualità di orchestre e cori. E portare un souvenir a casa, spesso da appendere all albero o per impreziosire gli addobbi e la casa. L Europa dei popoli, insomma, esiste ancora. Scoprirla sul pavé di una città che sconfigge il buio invernale con la forza di ritrovarsi insieme, sotto lo sguardo accogliente dei venditori tedeschi, aiuta a sentirla ancora viva, nonostante la burocrazia e le direttive di chi vorrebbe snaturarla da Bruxelles. NEI VARI QUARTIERI LA CITY HA ALLESTITO I SUOI VILLAGGI: EPICENTRO DELLA FESTA È HYDE PARK Londra, dove lo shopping è dovere Londra è tutt altro che la capitale dei mercatini di Natale. Eppure col tempo i suoi Christmas Market si sono costruiti una fama che, ben spinta dall immarcescibile fascino che la City esercita sui giovani (da almeno dieci generazioni ), quest anno si può dire davvero meritata. Al contrario di una Roma che la fine del 2014 ha sorpreso spenta, spoglia e sciatta, la capitale del Regno Unito sfavilla di colori che si riflettono nelle acque del Tamigi e rendono anche dicembre un mese dall intenso flusso turistico. Ovviamente una metropoli del genere non poteva che avere eventi policentrici, spalati quindi se non su tutti i gusti, quanto meno suscettibile di soddisfare la maggior parte dei palati. Di qui una geografia del Natale più british che ci sia tutta da disegnare attorno ai suoi quartieri. Non c è dubbio però che chi si trova in Inghilterra, di questi tempi, non deve mancare alla visita di Winter Wonderland. È l Hyde Park ad ospitarlo, con piste di pattinaggio, spettacoli dal vivo (anche circensi), pub ghiacciati dove sorseggiare una bevanda su un bancone gelato e l immancabile ruota panoramica. Sotto, tutto un brulicare di bancarelle e chioschi in stile bavarese, a conferma di una tradizione importata. È vero che le attrazioni principali sono tutte a pagamento, ma ciò è inevitabile in una città consacrata allo shopping e al consumismo come Londra. Shopping è d altronde parola magica per chi non può fare a meno di proiettarsi qui. E allora anche le luminarie fanno parte della festa: a Bond Street sono ali di pavone, nei centri commerciali più frequentati non si potrà che rimanere a bocca aperta. L albero di Natale da visitare è invece a Trafalgar Square: quest anno dono della Norvegia. Altri mercatini a South Bank, Tower Bridge e Victoria Park, mentre a Covent il sabato sono le renne a dare appuntamento ai bambini. R.V. GUIDE E INDICAZIONI GRATUITE PER GLI UTENTI. UN FOCUS SULLA CREATURA DI VIAGGI LOW COST Fioccano applicazioni per tutti i gusti ètanta la specializzazione del turismo che alcuni viaggiatori hanno messo in atto, andando a caccia di Mercatini di Natale, che fioccano (è proprio il caso di dirlo) le applicazioni per scoprirli nella più accurata maniera. Un mercato nel quale si sono tuffati ovviamente i tour operator da una parte e gli enti turistici delle regioni europee che rappresentano la cornice tradizionale dei Christmas Market. Ma in tutto questo, occorre dare la giusta ribalta a chi, invece, lo ha fatto per pura passione dei viaggi, o poco più. È il caso di Viaggi Low Cost, la cui applicazione messa sulle principali piattaforme nelle ultime settimane offre date aggiornate e informazioni attuali, grazie ad una mini guida fatta dagli autori del blog, i viaggiatori e i local expert che possono consigliare i posti più caratteristici. È insomma il classico esempio di guida interattiva, in cui gli stessi utenti vengono invitati a dare una mano a chi ripercorrerà grosso modo le loro stesse tappe, con recensioni, indicazioni e suggerimenti. Ovviamente si tratta di un applicazione valida non solo per i mercatini di Natale italiani, ma anche per quelli europei, a cominciare dai Christkindlmarkten tedeschi. Come si legge nella presentazione, l'applicazione mobile per Android di Viaggi Low Cost, è un'applicazione utile per tutte le persone che desiderano viaggiare low cost nelle città dove si svolgono ogni anno i Mercatini di Natale. Seguendo la filosofia del sito anche l'applicazione offre consigli su cosa fare nelle città dove si svolgono abitualmente i mercatini, in Italia e all'estero, senza spendere un capitale. Come raggiungere i luoghi d'interesse, ad esempio, o se ci sono mercatini in zone particolari, quali sono le date, dove mangiare bene in città e dove dormire low cost nel caso si vogliano passare alcune notti fuori. L'applicazione per Android dei Mercatini di Natale di Viaggi Low Cost, è un'applicazione che offre date aggiornate e informazioni attuali, grazie agli autori della mini guida che abitano i luoghi descritti e che sono i nostri primi viaggiatori, local expert che possono consigliare i posti più caratteristici. I Mercatini di Natale che vengono presi in considerazione in Italiani, sono i più famosi, come quello di Trento, di Bolzano o di Merano. In Europa invece i Mercatini di Natale si focalizzano sulle città tedesche e austriache, svedesi e ungheresi. Inoltre i Mercatini di Natale delle città di Parigi, Londra e New York non possono mancare in quest'applicazione per chi ha intenzione di fare un viaggio incedibile in questa stagione, anche se meno tradizionale dal punto di vista dei mercatini. Il consiglio è quello di scaricare l'applicazione qualche settimana prima della partenza per i Mercatini di Natale, studiarsi i percorsi e capire dove dormire o in quale ristorante tipico mangiare. Infine partire per il viaggio di Natale con l'applicazione mobile, così da non dimenticarsi di fare nulla di quello che gli autori della mini guida di Natale suggeriscono. R.V.

11 11 Arte UN VECCHIO APPARTAMENTO DEL CENTRO DI CIVITAVECCHIA CUSTODISCE, DA CINQUECENTO ANNI, UN SORPRENDENTE SEGRETO Il Raffaello sconosciuto in casa di un pensionato La copia della Stanza di Eliodoro in Vaticano scoperta per caso nel 72. Ma da allora nessuna valorizzazione, ma solo rogne, per lo sventurato proprietario di Barbara Fruch La scoperta di un tesoro. Sicuramente. Ma anche l inizio di un calvario, in un Italia in cui il vero oro non è minimamente valorizzato. Ne è un emblematico esempio quanto avvenuto a Civitavecchia dove Tarcisio De Paolis, nel suo appartamento, ha riscoperto pitture raffaellesche. Opere che, negli anni, invece di essere valorizzate, hanno creato una serie di difficoltà proprio al proprietario costretto ad abbandonare casa. Un appartamento che, tutt oggi è un cantiere poco valorizzato. Signor Tarcisio, come ha scoperto gli affreschi? A dicembre 1971 comprai un appartamento a Civitavecchia, al terzo piano di piazza Leandra, in pieno centro storico. Essendo una casa vecchia, decisi di eseguire lavori di ristrutturazione, eliminando le carte da parati. Proprio durante il raschiamento, lungo tutte le pareti notai particolari vernici. Nel gennaio del 1972, in preparazione di una rasatura, vidi un rettangolo scuro e con molta calma feci affiorare una spada, proseguii fino a trovare una mano e un volto. Mi capitò poi di parlarne al lavoro al mio capitano dei carabinieri, alla presenza di un giornalista, che, incuriosito, si interessò alla vicenda coinvolgendo il restauratore Lorenzo Balduini. Fu proprio quest ultimo che, vedendo i dipinti mi disse: Amico mio, ho lavorato su molti dipinti. Dai colori, dalla consistenza e dal modo di pittura, non vorrei sbagliarmi, ci troviamo nelle sale Uno schizzo per approvazione del Papa La Stanza di Eliodoro è uno degli ambienti delle Stanze di Raffaello nei Musei Vaticani. Era anticamente la stanza destinata alle udienze private del pontefice e fu decorata da Raffaello subito dopo la stanza della Segnatura, tra il 1512 e il Il programma è politico e mira a documentare, in diversi momenti storici dall'antico Testamento all'epoca medioevale, la miracolosa protezione accordata da Dio alla Chiesa minacciata nella sua fede (Messa di Bolsena), nella persona del pontefice (Liberazione di San Pietro), nella sua sede (Incontro di Leone Magno con Attila) e nel suo patrimonio (Cacciata di Eliodoro dal Tempio). Essi furono scelti anche per esprimere il programma politico di Giulio II (pontefice dal 1503 al 1513), mirante a liberare l'italia, occupata in quel momento dai Francesi, per restituire al papato il potere temporale minacciato. Come mai a Civitavecchia ci sarebbe la copia? Una risposta può venire dal contesto storicogeografico osserva il giornalista Alvaro Ranzoni, civitavecchiese, già redattore della Bbc e inviato speciale di Panorama A 200 metri verso ovest del Vaticano o meglio della cappella Sistina. LA SCHEDA E poi cosa successe? Alcuni giorni dopo arrivò l'ispettrice del Ministero alla cultura. Dopo vari sondaggi dichiarò che si trattava di pitture molto simili al 1500 o periodo rinascimentale. I sopralluoghi di alcuni esperti del Rinascimento fecero emergere che si trattava di pitture raffaellesche. In particolare, nelle quattro pareti, erano raffigurate rispettivamente la Messa di Bolsena, la cacciata di Eliodoro dal Tempio, l incontro di Leone Magno con Attila e la liberazione di San Pietro dal Carcere. La stampa locale pubblicò la storia in piena pagina per una ventina di giorni, gli esperti studiarono i dipinti fino a giugno 1972, poi tutto ebbe termine, senza alcuna ragione. E da quel momento iniziarono i guai L ispettrice del ministero, Filippa da piazza Leandra, luogo dei dipinti, c era l antica Rocca, residenza dei papi durante i loro soggiorni a Civitavecchia. A 100 metri verso est, c'è il Forte Michelangelo, la cui prima pietra fu posta nel 1508 da Giulio II, il committente delle Stanze. Ogni anno il papa tornava per riposare e per seguire i lavori della fortezza che il Bramante, parente di Raffaello, gli stava costruendo. E aggiunge: Mi pare difficile non collegare la presenza ricorrente di Giulio II a Civitavecchia (nel 1510 per esempio sono documentati ben tre soggiorni) a questo duplicato della Stanza di Eliodoro. È proprio la Stanza che Raffaello stava finendo di affrescare in Vaticano quando il pontefice morì, nel febbraio del E poi, questa è davvero una strana copia. Osserva Ranzoni: Se è evidente l'assoluta identità con l'originale, colpiscono alcune inspiegabili differenze. Per esempio, a Civitavecchia la scena di Attila si trova nel posto occupato in Vaticano da quella di Eliodoro cacciato dal Tempio e viceversa. Chi, nel fare una copia di un'opera così importante, si azzarderebbe a scambiare di posto le due scene maggiori?. Inoltre: i colori delle vesti di alcuni personaggi sono diversi dall'originale in Vaticano, mentre nel resto delle figure sono identici. Perché? Possibile che quella di Civitavecchia sia una prova della stanza che poi doveva essere rifatta in Vaticano. E che, evidentemente, a Papa Giulio II piacque parecchio Aliberti, dopo alcuni mesi venne sollevata dall incarico. Così tutta la scoperta rimase ferma anche se la dottoressa mi pregò di pazientare qualche tempo. Poi in tempi migliori riprenderemo il dialogo mi disse.peccato che la verità era un altra. Quello che mi fece capire, anche se non me lo spiegò mai apertamente, è che in Italia, opere di quel tipo non vengono valorizzate. Io sono il proprietario dell immobile, su cui non è stato messo nessun vincolo. È il nostro petrolio, ma noi lo ignoriamo. Nessuno si fece avanti? Ogni tanto la stampa e qualche semplice cittadino. Con approcci anche non propriamente positivi: negli anni qualcuno pensò che ero in trattative con un stato orientale per la vendita per oltre 400 milioni di lire. In realtà era sempre il solito faccendiere In questi anni sono stato contattato anche da stranieri per consultazioni, ho parlato con molti arabi, inglesi, americani, tedeschi e russi, ma in realtà nessuno si è presentato con grosse borse. Anche perché la domanda era sempre la stessa: se avessi qualche documento che certifichi l autore. Quesiti a cui ho sempre risposto: Ho dei dipinti ma sono senza documenti. E così passarono gli anni Nel 1986 mi si presenta il Direttore di una rivista dicendomi che avrebbe avuto il piacere di investire con una pubblicazione mondiale, assumendosi le spese di restaurare una porzione del dipinto, in occasione del 1988, anno dedicato dall'unesco a Raffaello. Nell affare entrò anche il sedicente direttore di una rivista inglese, mi chiesero che venisse previsto un accordo con il proprietario di percepire un incasso fisso o variabile del 2 o 3% sulle entrate della pubblicazione mondiale (si prevedeva un incasso notevole). Ma le condizioni dell inglese erano altre: Noi pubblichiamo come scopritori acquisendo tutti diritti annessi e connessi, per quanto riguarda il proprietario sarà da decidere dopo la pubblicazione. Una discussione che reputai totalmente fuori luogo, l incontrò si chiuse lì e misi la carta da parati, lasciando in visione solamente la parte restaurata dal personale del Cnr di Roma, poi chiuso da una teca di vetro di metri 2X1. Finché arrivo un altro straniero, stavolta americano: saputo che l appartamento in questione era il mio, l uomo mi mise in contatto con la figlia, interessata alle opere. E le cose iniziarono ad andare per il verso giusto? Chiedevano una documentazione e una storia sui dipinti, non avendo nulla si pensò a qualche storico raffaellesco e del periodo rinascimentale per trovare una soluzione. Era stata contattata una fondazione americana che avrebbe seguito il recupero e la sponsorizzazione con l intento di creare a Civitavecchia un Museo di varie Arti e mestieri, acquisendo l intero stabile. Il tutto entro il 2010, per intercettare lo sviluppo del traffico crocieristico assicurato dal porto di Civitavecchia. Poi tutto andò a scemare. Nel 2000, con l'attacco alle torri gemelle, venni immediatamente informato che tutti i contatti sarebbero stati annullati e ripresi non prima di 2 anni. Poi la prima crisi economica americana fece il resto. E negli ultimi anni, cos è successo? Nel 2005 il Commissario Prefettizio Angelo Di Caprio, ha emesso una delibera informativa come opera da recuperare, che mi è stata comunicata nel 2006 in occasione di una riunione per i festeggiamenti della posa dei pietra dei 500 anni della fortezza bramantesca di Giulio II. Alla chiusura delle festività 2009 è stato Vittorio Sgarbi, in un discorso sul rinascimento e le vestigia dei figli di Civitavecchia al Teatro Traiano, a richiamare l amministrazione cittadina al recupero dei dipinti raffaelleschi. Notizia che è stata ripresa dalla stampa a livello nazionale e internazionale. Ma anche questa volta, dopo il grande rumore, tutto è ricaduto in silenzio. Poi con una telefonata, un certo professor Santamaria, il 22 dicembre del 2009, mi chiese di visionare i dipinti. A gennaio, dopo un breve sopraluogo, ha prelevato dei campioni e nel 2010 è stato rinvenuto in una parete un saggio della pittura La Cacciata del Tempio di Eliodoro. Oggi 2014 l Università della Tuscia continua a lavorare al recupero di dipinti portando in lettura La Messa di Bolsena e gran parte l'incontro di Attila con Papa Leone Magno. Il tutto con una borsa di Studio di 90 giorni. E chi dovrebbe tutelare, recuperare e conservare, si trova impotente di fronte alle necessità economiche. Santamaria colloca l'opera artistica del 500 dai pigmenti e lo studio è in atto anche se il tutto potrà essere valutato a fine restauro.

12 12 Teatro AL SALONE MARGHERITA TORNA PIER FRANCESCO PINGITORE CON LA GRANDE RISATA, IN SCENA FINO AL 6 GENNAIO Il Bagaglino fra novità e conferme con un cast vincente La satira politica di maggior successo fra personaggi del presente e del passato, per ridere e per non dimenticare di Chantal Capasso Dopo quattro anni, il Maestro Pingitore, torna al Salone Margherita con La Grande Risata. Protagonista delle battute è sempre il variegato mondo politico italiano. Lo spettacolo ripropone il suo indiscutibile marchio di fabbrica attraverso le velleità dei politici italiani puntando il dito con ironia sui loro difetti, le promesse continuamente disattese. Salvatori della patria destinati quasi sempre, o sempre, a trasformarsi in macchiette. Si ride ma nel contempo si riflette. Parte da questa premessa, lo spettacolo che segna il ritorno al Salone Margherita di Pier Francesco Pingitore. Che ha chiamato a raccolta i suoi attori più cari al pubblico, da Martufello, a Mario Zamma, a Carlo Frisi, campioni storici del divertimento, e alla splendida, intramontabile Pamela Prati. E accanto a loro la frizzante novità di Manuela Zero, e un sorprendente Matteo Renzi, generato dall elegante talento di Demo Mura. Lo spettacolo è articolato in due parti, nella prima, siamo nel presente e sul palco si passano il testimone tanti illustri personaggi, dal presidente del Consiglio al sindaco di Roma, da Grillo a papa Francesco, da Angela Merkel alla ministra Elena Maria Boschi, interrotti piacevolmente dai balletti, come la tradizione Bagaglino insegna. Pingitore punta sull intramontabile cast con Martufello in duplice veste di comico e conduttore della serata, Pamela Prati ci incanta con intermezzi ballerini e canori,poi la volta di Grillo interpretato da Mario Zamma, e segue Carlo Frisi che interpreta Papa Francesco e il presidente Giorgio Napolitano. Piacevoli novità: nei panni di Matteo Renzi il talentuoso Demo Mura e la bella e brava Manuela Zero, quest ultima calca la scena sia in veste di ballerina che di attrice lei è la ministra Elena Maria Boschi. Il secondo tempo è invece dedicato al ricordo, un po nostalgico di quella che è stata la grande stagione del Bagaglino, con i suoi interpreti, le sue dive, i suoi mille successi, le sue mille risate, che hanno rallegrato le serate di milioni di italiani in televisione e sul palcoscenico. Non poteva mancare l omaggio ad Oreste Lionello, pietra miliare dello spettacolo. Immagini di archivio ci regalano l indimenticabile Bombolo. Nel ripercorrere gli anni di maggior successo dello spettacolo doverosa la presenza di Leonida interpretato, ovviamente da un altro pilastro del programma Leo Gullotta. Immagini in bianco e nero della cantina nel 1965, dove i primi attori mettono in piedi, quello che sarà uno degli spettacoli di maggior successo della satira politica italiana. Il Bagaglino: un cabaret nato per iniziativa di un gruppetto di giornalisti romani, fra loro : Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore. Fiore all occhiello in uno spettacolo firmato per la nuova vita del Salone Margherita da Pier Francesco Pingitore, non può mancare il prestigioso corpo di ballo formato da quattro splendide ballerine: Jasmine, Raffaella, Daniela, Maria Rita. E il super ballerino Leonardo Bizzarri. Accanto all autore-regista, i collaboratori di sempre: Piero e Francesco Pintucci per le musiche, Maurizio Tognalini per le scene e i costumi, Evelyn Hanack per le coreografie. Lo spettacolo si conclude con i ringraziamenti sul palco di Pier Francesco Pingitore che ringrazia tutti gli addetti ai lavori con trattenuta commozione. L INTERVISTA: EMOZIONI DIETRO IL SIPARIO, RICORDI DI UNA VITA TRASCORSA DIVERTENDO E DIVERTENDOSI Da trentadue anni sul palcoscenico: a tu per tu con Carlo Frisi Da Raimondo Vianello a Papa Francesco, da Napolitano a Gianfranco Fini: tutti i volti che ci hanno fatto sorridere di Emma Moriconi Dopo la prima di La Grande Risata al Salone Margherita, abbiamo incontrato Carlo Frisi e abbiamo scambiato qualche parola con lui: la simpatia che comunica sul palcoscenico se la porta dietro anche nella vita, anche quando il sipario si chiude. Quanto ci hanno fatto compagnia le sue imitazioni di Papa Ratzinger, o di Raimondo Vianello Trentadue anni tra palcoscenico e tv, tra Buona Domenica su Canale 5 e Fantastico su Rai Uno, da Stasera Mi Butto con Gigi Sabani a G.B. Show con Bramieri, e poi Ricomincio Da Due con la Carrà, Piacere Rai Uno con Toto Cutugno, Il Processo del Lunedì di Biscardi, Beato tra le Donne con Bonolis. E poi la grande, meravigliosa e lunga avventura al Bagaglino. Carlo Frisi, 48 anni, sposato con Federica e padre di Tommaso (cinque anni e mezzo) e Vittorio (quattro mesi), inaugura così il suo ventiduesimo anno con Pier Francesco Pingitore. Ed ecco che i titoli scorrono su questa carriera bella ed appassionante: Scondominio Italia, Mavaffanlopoli, Viva l Italia, Prime Donne alle Primarie, Bucce di Banana, Champagne, Rose Rosse, Viva l Italia e le Italiane, Gran Caffè, Bufffoni, Saloon, Marameo, Miconsenta, Barbecue, Tele Faidaté, Torte in faccia, e io pago, Gabbia di Matti, Bellissima, Falsi D Autore. E il Telegatto del Sono tanti, 32 anni di teatro. Vissuti con passione, divertendo e divertendosi, tra emozioni, slanci, passioni, sulle tavole di un palcoscenico, sotto i riflettori, con il pubblico in sala e i tecnici dietro le quinte, in quel meraviglioso mondo che sta dietro e davanti al sipario chiuso. Carlo, cosa significa per te questo ritorno del Bagaglino dopo quattro anni? Significa tante cose. Prima di tutto il piacere di ritrovare dei cari colleghi ed amici. Ci lega tanto affetto. Poi il ritorno di una compagnia che ha fatto per tanti anni teatro e televisione sarebbe stato un peccato non continuare questa collaborazione e quando la scorsa estate Pingitore mi ha chiamato sono rimasto veramente contento. Poi, ritrovarci proprio nel teatro che abbiamo contribuito a lanciare per tanti anni sono stato lì per 21 anni, puoi immaginare quante emozioni, quanta adrenalina E di Pingitore cosa ci dici? È una mente esagerata! Pensa che ha compiuto 80 anni lo scorso 27 settembre Ben portati direi. Meglio di così non si potrebbe. Faccio questo mestiere da 32 anni, quando ho cominciato di anni ne avevo 16 e alla fine del 93 sono entrato nel Bagaglino, lo conosco da trent anni. Ha una cultura spaventosa. È un grande. E, devo essere sincero, non è stato adeguatamente apprezzato dalla sinistra, ma nemmeno dalla destra è stato ripagato dal pubblico, però. Non c è dubbio. E Lionello? Ecco, lui ha avuto elogi bipartisan. È il più grande doppiatore del mondo, il cabaret fatto in un certo modo parte tutto da lui, ed è stato l unico ad avere un riconoscimento da due sindaci di opposte coalizioni: Veltroni gli diede il Campidoglio per i suoi 80 anni, Alemanno lo fece quando morì. Ma adesso parliamo di te: hai prestato il tuo volto e la tua voce ad un infinità di personaggi Interpretando diversi personaggi a volte mi capita di dovermi guardare allo specchio per vedere chi sono in quel momento. Sarebbe il colmo se mettessi la voce di Napolitano con la papalina del Santo Padre in testa! E c è, tra i tanti, uno che ti è particolarmente caro? Che senti più tuo? Devo dire che interpretare Raimondo Vianello mi ha dato grandissime soddisfazioni. Anche per i riconoscimenti di Sandra Mondaini che mi diceva, tra l altro, che Raimondo si divertiva molto guardandomi mentre lo imitavo. E poi tanti, tantissimi da Gianfranco Fini a Bearzot, da Del Piero a Maldini, personaggi che hanno caratterizzato un epoca. Ma anche Ratzinger, devo dire, che mi ha dato modo di interpretare il Papa in tv, come ora accade con Francesco. Perché è una responsabilità non indifferente fare una buona interpretazione senza rischiare di scadere nella banalità, trattandosi di una personalità di questa portata. A prescindere che si sia o meno credenti, stiamo parlando del Pontefice la prima volta, con Ratzinger, avevo paura. Invece lui fu molto divertito. Probabilmente perché il Bagaglino si è sempre caratterizzato per la sua ironia che non scade mai nell offesa È vero. Bisogna divertire e divertirsi senza offendere. Ed è divertente far dire al mio personaggio ciò che lui, probabilmente, non direbbe mai. Con rispetto, sempre. Ogni sera è un emozione. Ma la Prima è sempre la Prima Eh si! La Prima è sempre la Prima! Hai tante preoccupazioni, grande emozione, l incognita della reazione del pubblico l emozione che può giocare brutti scherzi tante cose che si mescolano insieme, per cui quando torni a casa dopo la Prima hai solo voglia di mettere la testa sotto l acqua fredda. Poi passano le giornate, assumi consapevolezza di cosa piace di più, ti correggi, ti aggiusti. Tra il pubblico, oltre al sano divertimento, si respirava anche aria di malinconia è stato così anche per te? Certo e mi è arrivata questa sensazione anche dal pubblico, hai ragione. Io mi commuovo spesso, dico la verità. Ho visto quegli sketch decine di volte, facciamo centinaia di prove eppure mi commuovo lo stesso. Quando sento la sigla di Biberon, quando si chiude il sipario ricordare tutti questi personaggi che sono stati con noi, colleghi meravigliosi, farli applaudire ancora, mi sembra davvero il minimo. E si può sorridere pur nel dispiacere di non averli più con noi.

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