Generalmente la difficoltà di portare

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1 Evoluzione normativa per la sicurezza delle persone disabili L abstract Paolo Qualizza La sicurezza delle persone disabili è stata affrontata in diverse norme tecniche, alcune riferite specificamente alla valutazione del rischio di incendio e alla gestione dell emergenza. Queste norme sono rivolte soprattutto ai responsabili delle attività che, nella valutazione dei rischi e nella stesura dei piani di emergenza, devono considerare la presenza di disabili. Forte è però l attenzione anche sui compiti dei soccorritori, spesso impreparati a gestire in emergenza situazioni in cui è richiesto di relazionarsi e di interagire con persone disabili. Il presupposto è che portare aiuto ad una persona affetta da una qualsiasi forma di disabilità risulta alquanto complesso e richiede una corretta organizzazione dell emergenza e un adeguata preparazione del soccorritore. L evoluzione normativa vuole dare risposte fornendo strumenti utili da mettere in atto nelle diverse fasi che precedono e determinano un emergenza. Generalmente la difficoltà di portare soccorso alle persone con disabilità è dovuta, più che alla carenza di mezzi o alla inadeguatezza delle strutture, all impreparazione del soccorritore nei riguardi del disabile o all inefficace organizzazione della sicurezza nei luoghi che ospitano queste persone. In questi casi infatti i problemi più ricorrenti sono determinati proprio dalla incapacità, da parte del soccorritore, di entrare in sintonia con la persona disabile o dalla difficoltà, da parte di quest ultima, di percepire tempestivamente e correttamente la situazione di 20 antincendio aprile 2013

2 L Autore emergenza. La necessità e l importanza di affrontare questo problema diventa ancora più impellente a fronte della considerazione che, come appare anche dal documento La disabilità in Italia pubblicato nel 2010 dall ISTAT, il numero di persone con disabilità stia progressivamente aumentando nel tempo e si prevede che nel 2035 questo numero potrà avere un incremento fino al 75% rispetto al Ciò è dovuto prevalentemente all invecchiamento atteso della popolazione che, con l aumento dell età media, presenta una contestuale riduzione delle capacità di autonomia. A questo proposito è opportuno sottolineare che quando si parla di persone con disabilità non si deve intendere solo coloro che risultano affetti da patologie permanenti, ma anche quelli che si trovano temporaneamente in condizioni di non completa autonomia. In questo contesto devono essere considerati gli anziani con difficoltà di movimento, le persone con bambini, le donne in stato di gravidanza, le persone che hanno subito traumi, ecc., ovvero tutti coloro che, sebbene risultino autosufficienti in condizioni normali, necessitano di un aiuto particolare quando si presentano circostanze in cui è richiesta l attuazione di procedure di emergenza. Paolo Qualizza - Si Laurea in Ingegneria Civile presso l Università degli Studi di Udine e consegue la Specializzazione post laurea in Sicurezza e Protezione industriale presso l Università degli Studi di Roma La Sapienza. Nel 1994 entra nel Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco come funzionario direttivo e dal 1995 al 1999 presta la sua attività nel Comando provinciale Vigili del fuoco di Gorizia. Dal 1999 al 2004 lavora presso la Direzione Centrale per le Risorse Logistiche e Strumentali - Area Sedi di Servizio - Roma. E dal 2004 al 2009 opera nel Comando provinciale Vigili del fuoco di Roma. Nel 2009 diviene Primo Dirigente VF e assume il Comando dei Vigili del fuoco di Pordenone. Ha svolto attività di docenza e presentato lavori in convegni e seminari presso l Istituto Superiore Antincendi dei Vigili del fuoco - Roma, e presso varie Università ed ordini e collegi professionali. Ha rappresentato il C.N.VV.F. in convegni internazionali ed ha partecipato a missioni di soccorso nazionali e internazionali. Questo aspetto viene richiamato anche nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Approvazione dell Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 13 dicembre ratificata da parte dello Stato Italiano il 30 marzo 2007) che all articolo 11 - Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie - recita: Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali. Quindi l importanza di un approccio particolare nel soccorso verso le persone con disabilità viene riconosciuta in un contesto generale. La necessità di prendere in considerazione la sicurezza delle persone con disabilità viene affrontata già nel Decreto Legislativo 626/94 che, all art. 30, comma 4, stabilisce che i luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, di eventuali lavoratori portatori di handicap. Tale obbligo viene in seguito ribadito all art. 63, comma 2, del D.L.gs. 81/08: i luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili, dove si parla più in generale di lavoratori disabili, intendendo così tutti coloro che, in forma permanente o temporanea, si trovano in una condizione di non completa autonomia. La sicurezza in caso di incendio Sulla stessa linea si colloca il D.M. 10/03/98 - Criteri di sicurezza antincendio e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro - dove il problema legato alla presenza di persone disabili, nell accezione più generale del termine, viene affrontato nella circostanza dell emergenza. Nell articolato del provvedimento questo aspetto emerge in vari punti, spesso non in maniera esplicita, ma comun- norme sicurezza disabili aprile 2013 antincendio 21

3 norme sicurezza disabili que in modo inequivocabile e prende in considerazione, oltre che i lavoratori, tutte le persone, a vario titolo presenti nell attività. Questa norma prevede che il datore di lavoro prenda in esame, nella valutazione del rischio di incendio, la prontezza dei presenti ad allontanarsi in caso di necessità (Allegato I - punto 1.3, lettera f). Impone altresì che nella fase di identificazione di coloro che risultano esposti al rischio di incendio venga individuata la presenza di persone la cui mobilità, udito o vista siano limitati (Allegato I - punto 1.4.2). Il suddetto decreto, all Allegato VIII - Pianificazione delle procedure da attuare in caso di incendio - obbliga il datore di lavoro ad individuare le specifiche necessità dei lavoratori disabili nelle fasi di pianificazione delle misure di sicurezza antincendio e delle procedure di evacuazione del luogo di lavoro, comprendendo nel computo anche le persone anziane, le donne in stato di gravidanza, le persone con arti fratturati ed i bambini (punto 8.3). Il problema della sicurezza delle persone con disabilità e la possibilità di portare loro soccorso in caso di incendio viene considerato in diverse norme verticali di prevenzione incendi, relative in particolare ad attività che prevedono la cospicua presenza di persone. In questi luoghi la normativa richiede strutture dedicate proprio alla salvaguardia di coloro che, in caso di emergenza, per motivi diversi, si trovano in condizione di difficoltà di movimento. In questo ambito sono compresi gli ascensori antincendio e gli spazi calmi. Gli ascensori antincendio Gli ascensori antincendio, definiti montalettighe utilizzabili in caso di incendio al punto del D.M. 18/09/ Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private - sono destinati specificamente alle operazioni di soccorso e di evacuazione che devono essere svolte da personale appositamente a ciò destinato e dai Vigili del fuoco. Questo sistema di emergenza viene ripreso nel D.M. 15/09/ Approvazione. della regola tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi - che al punto 7 dell allegato Le persone disabili possono utilizzare gli ascensori in caso di emergenza purché siano a ciò destinati o siano ascensori di emergenza 22 antincendio aprile 2013

4 norme sicurezza disabili vani di corsa per ascensore antincendio definisce le caratteristiche richieste per gli ascensori antincendio, descrivendo nel dettaglio i requisiti necessari sia per le strutture murarie che per gli impianti elettrici e meccanici. Questi decreti definiscono le caratteristiche e le modalità di utilizzo degli ascensori antincendio in accordo con quanto contenuto nel citato D.M. 10/03/1998 che, al punto utilizzo di ascensori, specifica che le persone disabili possono utilizzare gli ascensori in caso di emergenza, purché gli stessi siano appositamente a ciò destinati o siano ascensori antincendio. Viene inoltre sottolineata la necessità che tali impianti vengano azionati sotto il controllo di personale pienamente a conoscenza delle procedure di evacuazione. Gli spazi calmi Lo spazio calmo è una struttura definita per la prima volta nel D.M. 09/04/ Regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l esercizio delle attività turistico alberghiere. Secondo questa definizione lo spazio calmo è il luogo sicuro statico, contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito. Tale spazio non deve costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo e deve avere caratteristiche idonee per garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi. Questo luogo consente quindi alla persona con disabilità di rifugiarsi e attendere i soccorsi, in una condizione che, anche psicologicamente, gli deve consentire una sufficiente tranquillità. Tale obiettivo è indubbiamente difficile da conseguire e in ogni caso richiede una corretta informazione preventiva alle persone presenti. Lo spazio calmo deve essere collocato in modo da non indurre, in coloro che vi devono sostare, il dubbio sulla sua utilità e soprattutto sulla sua sicurezza. Il concetto di spazio calmo lo si ritrova, in forma embrionale, già nel D.M. 236/1989, norma di riferimento per la progettazione di ambienti accessibili che, al punto 4.6 dell allegato, dove vengono trattati gli accorgimenti tecnici per contenere i rischi di incendio nei confronti di persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale indica, come soluzione da preferire, la realizzazione di compartimenti antincendio, piuttosto che predisporre sistemi di vie di uscita che a volte possono risultare non percorribili da persone con impedita o ridotta capacita motoria. Il decreto specifica inoltre che i compartimenti devono avere le caratteristiche di luogo sicuro statico, devono essere opportunamente distribuiti nell ambito della struttura e facilmente accessibili da parte delle persone disabili che possono qui attendere i soccorsi. Sulla linea tracciata dal D.M. 236/1989 e, successivamente, con la definitiva introduzione dello spazio calmo nel citato D.M. 09/04/1994, altre norme prevedono la realizzazione di questa misura di protezione passiva: D.M. 18/03/ Norme di sicurezza per la costruzione e l esercizio degli impianti sportivi, D.M. 19/08/ Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo. Il concetto di spazio calmo ha contribuito a modificare anche i criteri generali di progettazione nell ambito della prevenzione incendi, inducendo i professionisti a considerare questo elemento come necessario per la sicurezza delle persone con disabilità ed a prenderlo in considerazione anche quando le norme non lo prevedono specificamente. Un elemento che discende direttamente dallo spazio calmo è il criterio dell esodo orizzontale progressivo, che viene definito nel D.M. 18/09/ Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private - dove è previsto che l esodo venga attuato mediante lo spostamento dei degenti in un 24 antincendio aprile 2013

5 compartimento adiacente fintantoché l incendio non sia stato domato o in attesa di evacuazione in luogo sicuro (ad esempio in uno spazio calmo). La resistenza al fuoco delle strutture Un altra norma di prevenzione incendi, di carattere orizzontale, che affronta il problema della sicurezza delle persone più vulnerabili in termini generali è il D.M. 09/03/ Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Questo decreto, che tratta la resistenza al fuoco delle strutture, al punto lettera f) dell allegato, prevede che il livello II di prestazione può ritenersi adeguato per costruzioni non adibite ad attività specificamente destinate a malati, anziani, bambini o a persone con ridotte o impedite capacità motorie, sensoriali o cognitive. Linee guida per la sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro con presenza di disabili Ad integrazione delle norme che trattano la sicurezza delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro il Ministero dell Interno - Dipartimento dei Vigili del fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile - ha emanato alcune circolari che trattano nello specifico il problema. La circolare n. 4 del 01/03/2002 sulla scorta delle disposizioni di cui al D.Lgs. 626/94 e del successivo D.M. 10/03/98, che richiamano l attenzione anche nei casi in cui le persone possono essere esposte a rischi a causa della loro disabilità, è stata redatta con lo scopo di fornire ai datori di lavoro, ai professionisti ed ai responsabili della sicurezza uno strumento per considerare, nella valutazione del rischio, la presenza di persone con ridotta o impedita capacità motoria, sensoriale o mentale. Le linee guida per la sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro con presenza di disabili considera, tra gli elementi per effettuare la valutazione del rischio, la mobilità e l orientamento in caso di emergenza, la percezione dell allarme o del pericolo, l individuazione delle azioni da compiere in caso di emergenza La circolare indica alcune misure di carattere edilizio e impiantistico per mitigare i rischi individuati e integra le stesse con misure gestionali. Il documento guida all individuazione delle caratteristiche ambientali che rendono difficile o impossibile alle persone con limitazioni alle capacità fisiche, cognitive, sensoriali o motorie il movimento, l orientamento, la percezione dei segnali di allarme e la scelta delle azioni da intraprendere al verificarsi di una condizione di emergenza. Gli elementi da prendere in considerazione per effettuare la valutazione del rischio sono: la mobilità in caso di emergenza: condizionata dalla presenza di elementi di intralcio o disturbo lungo i percorsi (gradini, restringimenti, sporgenze, ecc.) e determinata dalla adozione di misure gestionali per fare fronte a problemi contingenti (disposizione di mobili, mezzi, materiali, ecc.) l orientamento in caso di emergenza: è subordinato al corretto posizionamento della segnaletica e dipende dalla capacità individuale di identificare i percorsi e le uscite che conducono in luogo sicuro, prestando attenzione anche a coloro che risultano estranei al luogo; un altro importante elemento è quello di valutare la presenza di segnalazioni che utilizzino più canali sensoriali al fine di consentire a tutti, ed in particolare a persone con disabilità, di orientarsi in caso di emergenza. Ad esempio è molto importante la collocazione dei segnali visivi e luminosi per consentire di soddisfare la necessità di norme sicurezza disabili aprile 2013 antincendio 25

6 norme sicurezza disabili orientamento da parte di persone che non sono in grado di percepire segnali acustici la percezione dell allarme o del pericolo: il segnale di pericolo, ottico o sonoro, deve essere chiaro e comprensibile a tutti l individuazione delle azioni da compiere in caso di emergenza: in fase di valutazione della sicurezza antincendio è importante considerare la complessità del messaggio da trasmettere e la necessità di utilizzare più canali sensoriali per giungere a tutti i presenti, anche agli estranei. Se la circolare 1 marzo 2002 ha come obiettivo quello di fornire alle figure preposte alla sicurezza in ambito lavorativo un criterio per la valutazione della sicurezza antincendio, con la Lettera circolare n. P880 / 4122 sott. 54/3C si è inteso fare un ulteriore passo avanti mediante la predisposizione di linee guida che costituissero uno strumento di verifica e controllo finalizzato ad individuare gli elementi significativi per la sicurezza di tutte le persone, in particolare di quelle disabili, nei luoghi di lavoro. L intento è quello di fare emergere le condizioni di criticità che si possono riscontrare nell ambito di una struttura e, mediante indicazioni precise, supportate anche da norme cogenti, individuare concrete soluzioni tecniche in linea con la circolare del 1/3/02. Le citate circolari suggeriscono alcuni spunti di riflessione che possono risultare di ausilio per coloro che si devono occupare della gestione della sicurezza, in particolare nei luoghi di lavoro. Innanzitutto risulta opportuno coinvolgere e rendere parte attiva nelle fasi del processo di riduzione del rischio i lavoratori con disabilità, ove presenti. Ciò consente di affrontare i problemi con maggiore competenza e consapevolezza e, di conseguenza, permette di individuare soluzioni efficaci. Quando si analizza il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro è necessario considerare anche le condizioni di criticità e le difficoltà in cui può trovarsi una persona estranea al luogo considerato, ricordando sempre che la sicurezza deve riguardare tutti. Per questo è molto importante tenere presente che le situazioni devono essere progettate e gestite in modo da collocare tutti sullo stesso piano, dal punto di vista della sicurezza, senza determinare alcuna discriminazione, né fra i lavoratori, né fra lavoratori e visitatori. Si sottolinea inoltre che nella stesura delle procedure di emergenza è opportuno agire in modo da comprendere tutti in un unico piano organizzato, evitando di predisporre piani speciali o separati per le persone con disabilità. Un ulteriore strumento che costituisce un valido ausilio nell affrontare il problema della sicurezza delle persone con disabilità è l opuscolo pubblicato dal Dipartimento dei Vigili del fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile dal titolo: Il soccorso alle persone disabili: indicazioni per la gestione dell emergenza. Questo documento, che discende dalle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro fornisce elementi per il corretto approccio da parte dei soccorritori nei confronti delle persone che necessitano di un aiuto in caso di emergenza. Conclusioni Si può in conclusione affermare che lo sviluppo recente della normativa nel campo della sicurezza e soccorso alle persone disabili evidenzia una grande attenzione al problema che è tuttora in evoluzione. Si riscontra inoltre, fra coloro che trattano questo argomento, la crescente consapevolezza che per garantire a tutti lo stesso livello di sicurezza è necessario affrontare il problema in maniera univoca e nella sua globalità, allontanando l idea di ragionare per compartimenti stagni. È inoltre importante coinvolgere direttamente in questo processo le persone disabili, il cui contributo consentirà di proseguire sul percorso intrapreso e permetterà di adottare misure sempre più idonee ed efficaci. 26 antincendio aprile 2013

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8 Progettare percorsi d esodo accessibili: dall allarme allo spazio calmo Stefano Zanut L abstract Progettare ambienti che soddisfino le esigenze di una popolazione reale in tutta la sua composita e oggettiva diversità rappresenta al giorno d oggi una sfida di civiltà, che richiede l impegno di tutti, dal committente all ente chiamato ad esprimere il parere di competenza, passando per il professionista incaricato. Da questa necessità non possono sfuggire gli aspetti connessi con la prevenzione incendi, anzi, in tale ambito viene chiesto un impegno assai maggiore, poiché in caso di emergenza, una persona potrebbe non solo incrementare una sua pregressa difficoltà, ma anche incorrere in situazioni di disabilità temporanea connesse con l evento, aumentando la propria vulnerabilità. Nella definizione di un progetto che tenga conto delle necessità connesse con la sicurezza in caso d incendio, particolare attenzione va posta nel garantire alle persone di potersi allontanare agevolmente da una condizione di pericolo, senza subire conseguenze, oppure essere soccorse con efficacia. Su questo argomento un approccio che pone al centro del progetto le persone e le loro effettive esigenze rappresenta un elemento d indubbia innovazione, oltre che di crescita culturale e professionale, senza per questo mettere da parte le indicazioni provenienti da 28 antincendio aprile 2013

9 L Autore norme che permettono di facilitare progettazione ed esecuzione di un opera sulla base di schemi predefiniti e condivisi. D altra parte sul tema dell accessibilità estesa ai percorsi d esodo, e più in generale agli aspetti connessi con la sicurezza a tutte le persone che si muovono nell ambito di un opera, è possibile attingere ad alcuni concetti che già fanno parte del nostro patrimonio normativo ed anche se non interessano direttamente la prevenzione incendi costituiscono pur sempre un importante riferimento. È il caso del D.M. 236/89 (Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l accessibilità, l adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell eliminazione delle barriere architettoniche), che definisce il concetto di barriera architettonica come elemento che crea difficoltà e quello di accessibilità come condizione in grado di favorire la fruizione di spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia. In entrambe le definizioni sono presenti termini come pericolo e sicurezza, ma anche autonomia, che si possono riscontrare anche nelle norme di prevenzione incendi. Una barriera architettonica, solitamente associata a condizioni che limitano e/o impediscono, può rappresentare anche una fonte di pericolo, così come un ambiente accessibile risulterebbe intrinsecamente sicuro. Una progettazione attenta non può quindi Stefano Zanut - Architetto, laureato presso l Università IUAV di Venezia e Direttore nel Corpo Nazionale Vigili del fuoco. Oltre ai compiti istituzionali svolge attività didattica e di ricerca nel campo della sicurezza in caso d incendio, ponendo attenzione ai temi connessi con la vulnerabilità di persone e sistemi in queste circostanze. Su tali argomenti ed altri di prevenzione incendi è autore di numerosi contributi apparsi su riviste tecnico-scientifiche del settore, sia in ambito nazionale che internazionale, e di alcuni volumi in collaborazione con altri autori. Ha svolto e svolge docenza nell ambito di corsi professionali ed universitari. È membro del Gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell Interno per la sicurezza delle persone disabili e lo è stato dell Osservatorio Ministeriale per l approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio note prescindere da queste riflessioni. Di questo passo non è difficile scivolare sul tema più specifico della disabilità, da rivalutare concettualmente sulla base delle interazioni persona-ambiente per giungere ai più attuali orientamenti per i quali un handicap non è tanto legato all individuo, quanto all eventuale svantaggio che a lui viene imposta anche in conseguenza delle condizioni al contorno. L I.C.F., ovvero la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute1, approvata dall Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2001, esplicita con chiarezza questi concetti promuovendo il cosiddetto approccio di tipo biopsico-sociale alla disabilità, che viene identificato in funzione delle diverse dimensioni della salute a livello biologico, individuale e sociale. In sostanza per affrontare il problema devono essere identificati tutti quei fattori che, interagendo con la persona, possono facilitarne o meno le prestazioni. La centralità del contributo dell analisi ambientale nel determinare condizioni avverse trova riscontro anche nelle indicazioni della Society of Fire Protection Engineers, autorevole riferimento internazionale nel campo della sicurezza in caso d incendio, dove il problema viene affrontato e risolto proprio nell interazione uomo-ambiente-edificio 2. Questa dimensione del problema disabilità sta lentamente maturando anche nell opinione pubblica e conseguentemente anche i progettisti cominciano a considerarla con attenzione, con importanti ricadute nel campo della sicurezza. Le fasi dell evacuazione e l interazione con l ambiente Per comprendere le criticità che si possono 1 Organizzazione Mondiale della Sanità, ICF - Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, Edizioni Erickson, Trento SFPE, Engineering guide to human behaviour in fire, 2002 esodo accessibile aprile 2013 antincendio 29

10 esodo accessibile Figura 1 - Fasi qualitative in cui si sviluppa un emergenza incendio considerando gli aspetti connessi con l evacuazione e l attivazione del piano di emergenza, oltre che l impiego di eventuali ausili di supporto. Ai fini della rappresentazione è stato posto il simbolo di un disabile in sedia a ruote perché rappresentativo, nell immaginario collettivo, di una persona con difficoltà, senza per questo dimenticare la centralità di tutte le persone nel contesto di un emergenza manifestare durante un evacuazione, e di conseguenza elaborare le più corrette strategie per compensarle, è necessario avere ben chiare le fasi in cui si sviluppa l allontanamento da un luogo al verificarsi di un evento critico. Avendo come riferimento un incendio si possono considerare quelle schematicamente rappresentate nella figura 1: il suo inizio si manifesterà verso le persone per visione diretta o in conseguenza dell attivazione di un sistema di allarme, quindi le stesse persone cominceranno ad allontanarsi fino a raggiungere un luogo sicuro, dove fermarsi protette dagli effetti dell incendio. Contestualmente si attiverà una risposta ambientale che dipenderà sia dalle strutturazioni fisiche (compartimentazioni, disponibilità di idonei percorsi d esodo, uscite di sicurezza, ecc.) e impiantistiche (illuminazione di sicurezza, impianti di spegnimento, ecc.) dell opera, sia dalla capacità di gestire la situazione attraverso aspetti di tipo organizzativo, ovvero ciò che solitamente s identifica con il piano di emergenza e le specifiche modalità d intervento. Infine, qualora fosse necessario intervenire in presenza di persone che impiegano ausili, oppure quando particolari ausili fossero necessari per aiutare le persone coinvolte, il personale addetto alla gestione del piano, ovvero gli eventuali soccorritori, dovrà essere in grado di utilizzarli. Si noti come in tale contesto il sistema d esodo, inteso come l interazione continua tra le caratteristiche proprie dell opera e le sue modalità di gestione in emergenza, interagisca in modo drastico e continuo con le persone coinvol- 30 antincendio aprile 2013

11 esodo accessibile LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO Norme e standard internazionali di riferimento, metodi e tecniche di analisi, definizione della strategia antincendio, gestione del rischio nel tempo, casi studio ed esempi applicativi L opera si prefigge la diffusione delle tecniche di analisi per stimare il rischio di incendio connesso con le attività produttive, industriali e civili oppure, anche nell ambito di un approccio prestazionale della sicurezza antincendio ( FSE ) per individuare gli scenari di incendio da assoggettare ad un approfondimento di tipo deterministico. Il Cd-Rom allegato al volume contiene lo strumento F.R.A.M.E. Fire Risk Assessment Method for Engineering, del Prof. E. De Smet (Belgio), tradotto in lingua italiana e corredato da 76 esempi completi. Autori L. Marmo e L.Fiorentini consulenti tecnici della Procura di Torino nell inchiesta a seguito dell incidente ThyssenKrupp con la prefazione di R. Guariniello, M. Hurley, D. Yung, S.Converso Ed.: aprile 2011 Pag.: 720 Prezzo: 51,30 anziché 57, Roma - Via dell Acqua Traversa, 187/189 Tel /271 - Fax te, che a loro volta dispiegheranno una complessa varietà di processi fisici e mentali sulla base di loro capacità intrinseche, oltre della loro compromissione dovuta all incendio. In questi casi un attenta progettazione che sappia identificare le condizioni ambientali che possono agevolare oppure interdire l allontanamento delle persone diventa di strategica importanza. Si comprende come le variabili da considerare siano molteplici, così come lo sono anche le modalità di risposta fisica e comportamentale delle persone. Allarme e percorsi d esodo accessibili: alcune indicazioni progettuali Sulla base dell analisi appena proposta, sebbene in modo semplificato, è dapprima possibile associare ad ognuna delle predette fasi alcune possibili soluzioni che in fase di progetto dovranno essere armonizzate tra loro, affinché tutto il sistema evacuazione garantisca le prestazioni attese. 32 antincendio L allarme e la sua percezione - Nel considerare un segnale d allarme l attenzione viene solitamente indirizzata verso aspetti connessi con il sistema tecnologico (tipo di segnale e modalità di diffusione), senza valutarne la possibilità che le persone siano anche in grado di interpretarlo al fine di adottare le migliori modalità di risposta. Di converso, qualora non fosse percepito in modo efficace sarà inevitabile un aumento del tempo necessario per elaborare e comprendere le informazioni, aumentando in tal modo il tempo di pre-movimento e di conseguenza il tempo totale di evacuazione. La presenza di un sistema dedicato e le sue modalità di diffusione dovranno considerare più canali di percezione, con l obiettivo di compensare eventuali carenze di uno di questi. Nel caso di una persona con limitazioni all udito, ad esempio, dovranno essere preferiti segnali luminosi o a vibrazione, mentre per una con limitazioni alla vista sarà il canaaprile 2013

12 le uditivo da privilegiare. Queste considerazioni possono essere riproposte anche per condizioni che si possono definire come disabilità temporanea (è il caso, ad esempio, di una persona che non percepisce un segnale perché indossa otoprotettori o in conseguenza di particolari lavorazioni che sta svolgendo. In tal caso un canale di percezione, quello uditivo, risulterebbe compromesso e, pertanto, da integrare con uno di tipo visivo). Oltre alle difficoltà sensoriali devono essere considerate anche quelle di tipo prettamente cognitivo, rispetto alle quali la progettazione deve considerare con attenzione l ambiente in cui installare il sistema e le persone che lo frequentano. Le problematiche descritte nell articolo dell architetto Villani in questo numero della rivista ne sono testimonianza. esodo accessibile Il movimento negli spazi interni/esterni - L azione dell esodo ha inizio con l abbandono della postazione dopo aver percepito ed elaborato il segnale d allarme fino al raggiungimento del luogo sicuro attraverso percorsi che possono avvenire in piano o su dislivelli. In tale contesto sono anche da considerare le porte di accesso/uscita dai singoli locali e le uscite di sicurezza vere e proprie, oltre che la possibilità di potersi allontanare dall edificio seguendo un percorso esterno. Tutte queste parti di un opera (percorsi, porte, ecc) devono garantire alle persone di poter evacuare in modo autonomo considerando l interazione tra il loro quadro funzionale e i fattori ambientali presenti, che possono ostacolare o facilitare lo svolgimento delle azioni finalizzate all esodo. Di seguito si propongono gli elementi di criticità più frequentemente riscontrati. Porte dei locali: devono essere sempre preferite soluzioni nelle quali la persona con disabilità possano svolgere autonomamente le azioni legate alla loro apertura, attraversamento e chiusura. Porte installate lungo le vie di uscita ed in corrispondenza delle uscite di piano: per queste valgono le ordinarie considerazioni proposte per le uscite di sicurezza, ponendo attenzione all altezza in cui è collocato il dispositivo di apertura, affinché sia utilizzabile anche da parte di persone in sedia a ruote. Percorsi orizzontali interni: un accurata progettazione dei percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza, o gli spazi calmi, risulta fondamentale affinché questi presidi siano agevolmente utilizzabili anche da persone che utilizzano ausili per la locomozione da cui possono derivare dimensioni trasversali superiori a quelle definite dalla normativa. Infatti, se normativamente deve essere impiegato l unità di misura del modulo di uscita, che esprime la larghezza media occupata da una persona e viene assunta pari a 0.60 m, un accurata analisi dovrebbe porre in evidenza se tale criterio sia idoneo o meno per garantire anche i flussi di persone che impiegano ausili e, conseguentemente, apportare le necessarie integrazioni. In merito alle dimensioni degli ausili e dei relativi spazi di manovra esiste una ben florida letteratura. Considerando le pavimentazioni dovranno essere valutate anche le caratteristiche di scivolosità e la presenza di eventuali impedimenti, anche di modesta entità, al suolo. In merito a questi aspetti è sempre il D.M. 236/89 a costituire un irrinunciabile riferimento che, in particolare, stabilisce i valori minimi dei coefficienti di attrito per valutare la scivolosità, le caratteristiche di giunture e rilievi degli elementi costituenti le pavimentazioni, gli eventuali dislivelli presenti sulle pavimentazioni. Presenza di dislivelli: questa condizione potrebbe compromettere prevalentemente l autonomia di persone che si muovono con ausili motori ed hanno difficoltà di spostarsi tra un livello e l altro. Il loro superamento può avvenire tramite rampe con una pendenza stabilita dalla normativa dell 8%, anche se l esperienza dimostra come il 5% sia il valore limite massimo che può essere autonomamente suaprile 2013 antincendio 33

13 esodo accessibile Figura 2 - Esempi di dimensionamento di un corridoio in funzione delle necessità di movimento. Nel caso rappresentato viene proposta una dimensione trasversale in funzione del numero di persone che possono transitare su un corridoio e i loro sensi di percorrenza: non meno di 1,80 m se il corridoio è interessato al movimento nei due sensi non meno di 1,50 m quando il percorso è bidirezionale ma esistono spazi di sosta a intervalli predefiniti non meno di 1,20 m nel caso di corridoi percorribili in entrambi i sensi ma non particolarmente affollati anche in questo caso sono previsti spazi di sosta di dimensioni 1,80 x 2,00 m ogni 25 m non meno di 0,90 quando è improbabile che due persone provenienti da direzioni opposte s incrocino anche in questo caso è comunque previsto uno spazio di sosta di dimensioni 1,50x1,50 m ogni 25 m. Sono indicazioni che tengono conto del modulo di uscita da 0,6 m e delle dimensioni trasversali di eventuali ausili impiegati dalle persone (da ISO/CD Building construction. Accessibility and usability of the built environment ) perabile da gran parte di persone con disabilità. Realizzare rampe con pendenza inferiore garantisce certamente una maggiore autonomia negli spostamenti con conseguente limitazione delle necessità connesse con le misure di affiancamento. Percorsi verticali interni: s intendono le scale, gli ascensori ed altri sistemi di sollevamento come le piattaforme elevatrici e servoscale, tutti finalizzati a superare i dislivelli tra i piani. A parte le scale, tutti gli altri sistemi di spostamento sono generalmente inutilizzabili durante un emergenza. Per questo è stato introdotto un presidio di particolare interesse come l ascensore antincendio, ma che può essere utilizzato solo con la conduzione di personale appositamente formato e dai vigili del fuoco, 34 antincendio non è quindi possibile computarlo ai fini della valutazione delle vie d esodo. Considerando piattaforme elevatrici e servoscale è da evidenziare che in caso di emergenza possono determinare impedimenti nell evacuazione sia perché una volta dispiegati riducono la larghezza utile dei percorsi, sia per la modesta velocità con cui si spostano che potrebbe compromettere l allontanamento delle persone che seguono. In caso d incendio, infine, l interruzione dell alimentazione elettrica ne comprometterebbe l utilizzo. Presenza di impedimenti non rilevabili da ciechi o ipovedenti: un aspetto sovente sottostimato è rappresentato da quelle condizioni che possono determinare pericolosi collisione per le persone con diffiaprile 2013

14 esodo accessibile Figura 3 - Valori dell altezza impostazione di alcuni elementi impiantistici e non per garantirne il loro utilizzo anche da parte di persona in sedia a ruote Figura A Figure 4, a, b, c - Le tre immagini evidenziano altrettanti scenari con impedimenti posti a una certa altezza e non riconoscibili, tali da rappresentare una fonte di pericolo durante l evacuazione anche per persone non disabili. La figura A evidenzia un sottoscala non segnalato ne interdetto e, quindi, nemmeno percepibile con il bastone utilizzato da una persona cieca (da ISO/CD Building construction. Accessibility and usability of the built environment ). La figura B mostra un sottoscala posto lungo un percorso d esodo che adduce a un uscita di sicurezza individuata tramite cartellonistica luminosa. In caso di necessità e con l attivazione delle luci di sicurezza, la persone percepirebbe il segnale attraverso le alzate libere dei gradini, andando inesorabilmente ad impattare contro la scala. La figura C mostra una scala di sicurezza posta in corrispondenza del percorso esterno di una uscita di sicurezza. In caso di evacuazione le persone con altezza superiore a 1,70 m saranno destinate ad impattare tragicamente contro la scala stessa. In questi ultimi due casi la soluzione è molto semplice: porre dei pannelli verticali per evitare l accesso alla parte sottostante la scala. In ogni caso il rimedio serve a compensare un evidente errore progettuale. Figura B Figura C aprile 2013 antincendio 35

15 esodo accessibile Caratteristiche Velocità in piano Scale in discesa Scale in salita (m/s) (m/s) (m/s) Sedia a ruote elettrica 0, Sedia a ruote manuale 0, Stampelle 0,94 0,22 0,22 Bastone 0,81 0,32 0,34 Bastone o appoggio 0, Deambulatore 0, Nessun aiuto 0, Senza disabilità 1,24 0,70 0,70 Tabella 1 - Valori delle velocità di persone disabili in funzione dell ausilio impiegato (Da Society of Fire Protection Engineers, Engineering Guide to Human Behavior in Fire, MD, 2003) coltà alla vista, come ostacoli e impedimenti improvvisi, cambiamenti di livello, elementi impostati ad altezza inferiore a 2 m e condizioni simili non opportunamente protetti e/o segnalate. Su questi dovrà essere posta particolare attenzione anche perché in condizioni di buio o scarsa illuminazione, ma non solo, potrebbero diventare una fonte di pericolo anche per le persone senza alcun problema alla vista, a maggior ragione in caso di emergenza. Presenza di spazi calmi: sono luoghi destinati alla permanenza di persone che hanno, o potrebbero avere, difficoltà nell affrontare un percorso lungo le scale, in attesa i soccorsi e in condizioni di sicurezza (all analisi di questo presidio è dedicata un altra parte di questo articolo). Mobilità negli spazi esterni: fuori dall edificio dovrà essere garantita la possibilità per le persone di allontanarsi fino a raggiungere il punto di raccolta esterno stabilito. Per questo dovranno essere considerati quei fattori che possono determinare difficoltà nello spostamento (presenza di sassi, asperità del terreno, ecc.). Una persona in sedia a ruote, ad esempio, potrebbe incontrare molte difficoltà nel muoversi in un terreno ricoperto di ghiaia e il suo rallentamento o fermata potrebbe determinare un occlusione tale da compromettere l uscita delle persone che la seguono. Velocità delle persone: un fattore trasversale rispetto a quelli appena considerati è rappresentato dalla velocità con cui si muovono le persone, che può vincolare il tempo totale di evacuazione e, in caso di particolare affollamento, rallentarla. Questa è una condizione in parte ascrivibile alle persone (una persona anziana è probabilmente meno veloce di un ragazzo così come persone che si muovono con ausili si spostano più lentamente), in parte alle condizioni ambientali (sulle scale e terreni impervi la velocità è indubbiamente minore, ma anche in presenza di ambienti affollati), di cui si dovrà tener conto nella determinazione della lunghezza del percorso per raggiungere un luogo sicuro. 36 antincendio Gli aspetti connessi con l orientamento durante l esodo - Studi compiuti sul comportamento umano in emergenza hanno messo in evidenza come le persone coinvolte dedichino la maggior parte del tempo sia dedicata alla ricerca di informazioni ed alla conferma dei dati acquisiti, compresi quelli relativi al percorso di fuga. Ordinariamente queste inaprile 2013

16 esodo accessibile Figura 5 - L impiego della sola segnaletica di sicurezza in ambienti complessi e articolati, dove il suo contenuto informativo può risultare compromesso dagli altri stimoli ambientali presenti e a volte molto più percepibili, non sempre permette di raggiungere l obiettivo di comunicare un percorso 38 antincendio formazioni possono essere acquisite dalla specifica segnaletica di sicurezza in sinergia con altre indicazioni ambientali, che le possono rafforzare. D altra parte, come evinca anche dalle indicazioni del D.Lgs. 81/08, la mera collocazione di uno o più cartelli non sempre si configura con l accezione di segnaletica, da intendere come una indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro, e che utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale (cfr D.Lgs. 81/08, art. 162). Questa possibilità può essere rafforzata anche con soluzioni progettuali che permettano un agevole riconoscimento dei luoghi. In questo caso può nuovamente tornare utile un riferimento al D.M. 236/89, secondo quel principio di trasversalità normativa che dovrebbe caratterizzare un percorso progettuale, che ricorda come per facilitare l orientamento è necessario prevedere dei punti di riferimento ben riconoscibili in quantità sufficiente ed in posizione adeguata (cfr D.M. 236/89, punto 4.3). Alcune semplici modalità possono chiarire questi concetti: una uscita di sicurezza il cui portale risulta evidenziato con un colore diverso rispetto a quello delle pareti circostanti, in modo da determinare un certo contrasto cromatico, può facilitare l identificazione del varco nel caso in cui un percorso d esodo attraversi un area di piano molto vasta si possono impiegare anche gli elementi della pavimentazione per marcare un percorso, oppure disponendo idonea segnaletica a pavimento (cfr D.M. 10/3/98, punto 3.8.C) la caratterizzazione delle superfici verticali con elementi che ne permettano il riaprile 2013

17 conoscimento e la direzionalità dei percorsi costituisce un altra interessante modalità. Nel caso di persone con disabilità alla vista è anche possibile integrare i contenuti informativi della segnaletica ordinaria mediante guide naturali o altre modalità, con l obiettivo di garantire loro, come ricordato in premessa, l orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo. Un ulteriore strumento di orientamento, infine, è rappresentato dalle mappe del tipo voi siete qui che si pongono l obiettivo di aiutare le persone a individuare la loro posizione nel contesto di un edificio e le possibili uscite, con i percorsi per raggiungerle 3. Lo spazio calmo Gli spazi calmi sono necessari non solo quando specificamente richiesti, poiché la predisposizione di un sistema d esodo deve tener conto anche della presenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie Lo spazio calmo rappresenta la prima esplicita manifestazione dell interesse dei Vigili del fuoco verso le persone che potrebbero manifestare difficoltà nell evacuare da un edificio. Nel panorama normativo è stato infatti introdotto nel 1994 con la regola tecnica di prevenzione incendi sulle strutture ricettive turistico-alberghiere, che lo identificano come un luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito. Tale spazio non dovrà costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo ed avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi. Lo stesso concetto è stato quindi considerato anche in altre norme dedicate a luoghi e attività dove ci potrebbe essere la presenza di molte persone, come locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, ecc. Tale presidio va pensato e progettato per soddisfare le necessità implicitamente contenute nella sua definizione, ovvero attendere in sicurezza, da cui derivano le seguenti prestazioni: costituire un luogo sicuro statico, che può essere uno spazio scoperto oppure un compartimento antincendio separato da altri mediante spazio scoperto o filtro a prova di fumo; risultare contiguo e comunicante con una via di esodo o in essa inserito non costituire intralcio alla fruibilità delle vie d esodo avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi. esodo accessibile note 3 In merito a questo argomento si veda: Carattin E. e Zanut S., I principi del wayfinding, l orientamento in emergenza, Antincendio, n. 1/2009 Per quanto concerne le sue caratteristiche come luogo sicuro statico (punto 1) ci si deve avvalere della definizione che ne da il D.M. 30/11/1983: Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio, separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo, avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), ovvero a consentirne il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico). Contestualizzandolo quindi nell ambito di un percorso d esodo (punto 2), il modo più semplice e ricorrente è di collocarlo direttamente all interno di una scala a prova di fumo o di sicurezza esterna, ma in modo tale che non interferisca con l apertura delle porte e l evacuazione degli altri occupanti (punto 3). Ovviamente il suo dimensionamento dipenaprile 2013 antincendio 39

18 esodo accessibile La Circolare 4/02 dà indicazioni per la realizzazione di spazi calmi, ma considera anche la possibilità di realizzare adeguate compartimentazioni degli ambienti per risolvere i problemi che possono insorgere in caso di esodo attraverso le scale. In sostanza offre altre possibilità come uno spazio protetto, che abbia le stesse caratteristiche dello spazio calmo, ad eccezione della presenza del filtro a prova di fumo: soluzione questa, proposta anche da autorevoli riferimenti internazionali come BS e NFPA derà dall affollamento dell edificio e dal numero di persone disabili potenzialmente presenti con i relativi ausili, che lo occuperanno in attesa dei soccorsi (punto 4). In questo caso l elemento di criticità è rappresentato dall ingombro degli ausili e dei relativi spazi di manovra, le cui caratteristiche dimensionali si possono estrarre dal D.M. 236/1989 e/o dalla ricca manualistica disponibile sull argomento. Infine dovrà essere posta particolare attenzione alle condizioni connesse con la permanenza delle persone al suo interno in attesa di essere aiutate dai Vigili del fuoco o dalle persone incaricate della gestione dell emergenza. S immagini, a tal proposito, quale potrebbe essere il loro stato d animo una volta invitate a fermarsi all interno di uno spazio sconosciuto mentre le altre possono allontanarsi utilizzando le scale. Per lo stesso motivo dovranno essere evitate soluzioni in cui lo spazio calmo risulti separato anche visivamente dalla restante parte del sistema d esodo, rispetto al quale dovrebbe risultare contiguo, determinando in tal modo una sgradevole condizione di segregazione. Alcuni semplici accorgimenti possono soddisfare tali necessità: un sistema di comunicazione con l esterno (telefono, citofono ecc.) per segnalare la presenza e comunicare con gli eventuali soccorritori aperture che permettano di porsi in relazione visiva con l esterno, per vedere ed essere visti, con l obiettivo di contenere la potenziale sofferenza indotta dalla segregazione eventuale presenza di posti a sedere affinché le persone, probabilmente coinvolte in una condizione di stress psicofisico connesso con la situazione, possano riposarsi in attesa di un aiuto (potrebbe essere il caso anche delle persone che accompagnano il disabile, sia in sedia a ruote che non, chiamate a fermarsi con lui) disponibilità di una planimetria del piano, redatte anche come mappe tattili, con la collocazione dello spazio calmo, con l obiettivo sia di informare sia gli utenti dell opera che i soccorritori sulla sua collocazione indicazioni scritte sulla funzione di questo luogo e sui comportamenti da tenere, redatte anche in braille illuminazione di sicurezza. 40 antincendio Ultime, ma non per questo meno importanti, sono da considerare le modalità per individuare questo ambiente ed i percorsi per raggiungerlo, aspetti già in parte trattati in altra parte dell articolo; in pratica l attenzione dovrà essere posta al alcuni aspetti, quali: la presenza di planimetrie dei piani, collocate in punti strategici dell opera, da cui si evinca la posizione degli spazi calmi nel contesto delle altre informazioni ambientali finalizzate alla sicurezza antincendio (percorsi da seguire per raggiungere le scale e le uscite, idranti, ecc.) presenza della segnaletica di sicurezza che ne identifichi la posizione e i percorsi per raggiungerlo percorsi accessibili, non eccessivamente lunghi e comuni a quelli degli altri occuaprile 2013

19 esodo accessibile Figura 6 - Schematizzazione relativa al posizionamento di uno spazio calmo nell ambito di una scala di sicurezza panti dell edificio, nel senso che non vi sia divergenza tra le indicazioni che indirizzano verso gli spazi calmi e gli altri percorsi (questa condizione si può realizzare facilmente collocando lo spazio calmo nell ambito di una scala di sicurezza). In merito alla segnaletica da impiegare non Legenda 1. Corrimano continuo 2. Strutture resistenti al fuoco 3. Sistemi di comunicazione posti all altezza indicata in figura 3 4. Eventuale sedia da evacuazione 5. Estintori (la bozza di documento ISO da indicazioni di posizionarli a un altezza tra 0,80 e 1,10 e almeno a 0,60 m dall angolo, affinché possano essere utilizzabili con facilità anche da persone in sedia a ruote) 6. Porte resistenti al fuoco (in questo caso sempre il documento specifica che sulle porte siano presenti oblo di vetro per vedere se l apertura della porta determina problemi a chi sta evacuando o stazionando sulla scala) Figura 7 - Indicazioni sulla strutturazione di uno spazio calmo così come proposta da una bozza di direttiva ISO attualmente in fase di discussione (ISO/CD Building construction. Accessibility and usability of the built environment ), da cui si evincono anche gli altri presidi presenti aprile 2013 antincendio 41

20 esodo accessibile Figura 8 - Spazi di manovra atti a consentire determinati spostamenti alle persone su sedia a ruote secondo le indicazioni del D.M. 236/89 (disegni tratti da L. Fantini, Progettare i luoghi senza barriere. Manuale con schede tecniche di soluzioni inclusive, Maggioli Editore, 2011) 42 antincendio sono disponibili particolari direttive in merito e nemmeno la più recente UNI EN ISO 7010:2012 (Colori e segnali di sicurezza Segnali di sicurezza registrati) fornisce indicazioni utili su questo argomento. Sono però disponibili alcuni codici rappresentativi che in assenza di precise indicazioni stanno cominciando a diffondersi ed anche nel nostro paese, compensando in parte una mancanza dell organismo normatore. Una lettura pedissequa della normativa potrebbe condurre alla conclusione che gli spazi calmi sono necessari solo quando specificamente richiesti e non negli altri casi. In realtà la predisposizione di un sistema d esodo non può non tener conto anche della presenza di persone con tali necessità, argomento affrontato dalla circolare 4/02 (Linee guida per la valutazione della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti disabili) che da indicazioni in merito alla realizzazione di spazi calmi, ovvero di adeguata compartimentazione degli ambienti con l obiettivo di risolvere i problemi che possono insorgere in caso di esodo attraverso le scale. In sostanza quest ultima apre verso altre possibilità come uno spazio protetto, con le stesse caratteristiche dello spazio calmo ad eccezione della presenza del filtro a prova di fumo, una soluzione proposta anche da autorevoli riferimenti internazionale come BS e NFPA. Un ultima e più recente evoluzione di questo concetto è stata proposta nell ambito della normativa sull edilizia ospedaliera (D.M. 18/9/2005) con l introduzione del concetto di esodo orizzontale progressivo, inteso come: modalità di esodo che prevede lo spoaprile 2013

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