CHE. alle. Europee Napoli, 19

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1 L'EUROPA CHE VOGLIAMO I manager incontrano i candidati alle Politiche Europee Napoli, 19 maggio 2014

2 Introduzione Le prossime elezioni europee del 25 maggio 2014 rappresentano per la CIDA un appuntamento di grande importanza in vista del quale la Confederazione ha predisposto il presente documento L Europa che vogliamo e indetto una serie di incontri con i candidati dei vari schieramenti. Il modello europeo di sviluppo e di welfare è oggi dinanzi a sfide assai ardue per effetto delle profonde trasformazioni verificatesi su scala mondiale negli ultimi decenni. In estrema sintesi: la concorrenza crescente dei paesi emergenti, la riorganizzazione dei processi produttivi su base globale, la rapidità dell'innovazione, la frammentazione dei percorsi lavorativi, l instabilità dei nuclei familiari, l'abbassamento della fertilità, la flessione prospettica delle forze di lavoro, l'invecchiamento della popolazione. Nulla resterà come prima; la crisi chiede a tutti i soggetti e istituzioni una profonda capacità di ripensare sé stessi ed il proprio ruolo in vista della nuova prospettiva della società della conoscenza. La crisi finanziaria esplosa negli Stati Uniti nel 2008 e di lì propagatasi ad altre aree mondiali, assumendo connotati di estrema acutezza in seno all'eurozona, ha evidenziato la fragilità dello sviluppo che in fasi precedenti si era prodotto in alcuni paesi su basi artificiose: non solo la dilatazione della spesa pubblica e dei bilanci pubblici, ma "bolle" finanziarie e "bolle" immobiliari poi clamorosamente scoppiate. La parola crescita dovrà assumere per l Europa una connotazione mai utilizzata in passato. La crescita quantitativa è stata sempre alimentata dalla crescita demografica e dai consumi delle generazioni che escono dalla povertà materiale. La nostra sfida è quella di tradurre la crescita qualitativa, basata sulla conoscenza e sul benessere, in valore economico stabile. Dovrà essere una crescita sostenibile, che limiti le emissioni in atmosfera e l utilizzo delle risorse naturali non rinnovabili e fondi la società su principi di condivisione e solidarietà, perché non vi è mai solida crescita quando sono in pochi a beneficiarne. Vogliamo che l Italia partecipi da protagonista, insieme all Europa, alle sfide imposte dalle profonde trasformazioni politiche, sociali e culturali: la concorrenza crescente dei paesi emergenti, la riorganizzazione dei processi produttivi su base globale, il ripensamento del modello di crescita, la rapidità dell'innovazione, la frammentazione dei percorsi lavorativi, la razionalizzazione del welfare, l ingresso nella società (e nell economia) della conoscenza. Vogliamo che l Italia competa con le grandi economie europee e perché questa accada bisogna superare gli ostacoli storicamente posti dalla frammentazione del tessuto economico e produttivo, dallo scarso livello di internazionalizzazione, dalla sovrapposizione della figura dell imprenditore a quella del manager. Noi manager siamo pronti a offrire tempo, energia, competenze, esperienza e credibilità per contribuire concretamente a realizzare il cambiamento che da tempo abbiamo indicato e che viene richiesto a gran voce dalla Società Civile, donne e uomini che credono ancora nel nostro Paese. Questo documento di indirizzo tratteggia un Programma delle priorità d intervento, con l obiettivo di ricreare condizioni positive nell economia e nella società. Il Programma si articola in una visione generale e 6 aree di approfondimento. 1. L opzione Europea 2. La Politica Economica 3. La Politica Energetica 4. Welfare e Politiche industriali 5. L immigrazione clandestina 6. Il Parlamento Europeo

3 L OPZIONE EUROPEA La CIDA è convinta che occorre assolutamente favorire una politica di integrazione nell Unione Europea e sostenere livelli di unità sovranazionale. L'unità politica dell'europa garantisce la pace fra i popoli europei, favorisce una crescita in diversi settori (economico, culturale, politico, sociale, scientifico, diplomatico, militare) e pone l Unione come potenza di bilanciamento nell'assetto mondiale. Questa scelta affonda le proprie radici non in una retorica dell'europa, ma nella consapevolezza che alle sfide del processo di globalizzazione e alla forza delle nuove potenze emergenti (come Cina, India, Brasile) si potrà rispondere solo attraverso il rafforzamento delle istituzioni comuni europee, pena la condanna, per tutti i paesi europei, ad una progressiva e logorante irrilevanza sulla scena mondiale. L errore in buona fede dei padri fondatori dell Europa è consistito nel credere che l unione monetaria fosse il primo passo per arrivare all integrazione complessiva. Questo errore va corretto con una iniziativa tesa alla creazione di politiche comuni sotto il profilo fiscale, bancario, della politica estera e della politica di difesa. Senza di esse non si può parlare di Unione Europea. Porre il rilancio del processo di integrazione europea come una delle priorità politiche dell Italia, rimuovendo incertezze e perplessità.

4 LA POLITICA ECONOMICA La priorità del momento è sicuramente quella di fronteggiare una delle più gravi crisi economiche di sempre. L Europa è oggi a rischio e l Italia è una delle Nazioni più coinvolte nel problema. Secondo l Eurostat, nel mese di marzo 2014 l inflazione sarebbe scesa allo 0,5%, un livello bassissimo che non si vedeva dal L attenzione quindi si concentra sulle decisioni che la Banca Centrale Europea prenderà nei prossimi mesi per evitare che il Continente crolli nuovamente in quella recessione dalla quale sta cercando disperatamente di uscire. La deflazione che stiamo rischiando, infatti, potrebbe innescare una spirale recessiva difficile da contrastare. Le prime vittime della deflazione sono le imprese che, guadagnando meno, hanno sempre meno liquidità. L inferiore liquidità porta a ridurre i costi di produzione, ma anche e soprattutto il costo del lavoro. Le seconde vittime sono dunque i lavoratori, poiché senza assunzioni e con nuovi esuberi, aumenta il tasso di disoccupazione (che oggi in Italia ha raggiunto il 13%, livello più alto dal 1977). Non avendo un lavoro, i cittadini non hanno soldi da spendere e la domanda si riduce ulteriormente, causando altri cali e altri licenziamenti. Se non si riuscirà a porre un freno alla deflazione, il nostro Paese si troverà costretto a reperire con urgenza nuove risorse per rispettare i parametri del Fiscal Compact miliardi l anno che ovviamente non ci sono potrebbero essere reperiti solo mediante nuove tasse o nuovi tagli alla spesa. La sfida per l Italia consiste del difendere i risultati di bilancio acquisiti e contestualmente procedere con le riforme per crescita e lavoro. Una ripresa robusta e duratura della crescita dell economia costituisce il necessario presupposto per il progressivo riassorbimento della disoccupazione e per offrire concrete prospettive occupazionali ai cittadini tutti e alle generazioni più giovani in particolare, le più colpite dalle crisi. La ripresa della crescita richiede di affrontare risolutamente i nodi strutturali che hanno frenato l economia già prima delle crisi e ne hanno aggravato le conseguenze. Rinegoziare i limiti imposti dal Fiscal Compact (obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni e obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del PIL). Investimenti in innovazione e nuove attività produttive, ad esempio, andrebbero esclusi dai vincoli. Consentire il finanziamento per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni. Adozione almeno graduale degli eurobond per rendere meno attaccabile dagli speculatori il debito pubblico dei vari Paesi. Rivedere i meccanismi per i quali sono stati imposti ai Paesi membri pesanti sacrifici per il salvataggio di banche tedesche e francesi. Rinegoziare il rientro dei finanziamenti effettuati per il salvataggio di Paesi in default. Intervenire sul valore dell Euro per evitare effetti negativi sull esportazione. Monitorare gli andamenti di borsa per evitare che la speculazione porti a rialzi improvvisi che potrebbero avere effetti controproducenti per l economia del Paese.

5 LA POLITICA ENERGETICA La crisi in Crimea ha lanciato, un monito severo sul problema della politica energetica, essendo l Ucraina la nazione dalla quale passano i gasdotti che portano in Europa i prodotti energetici importati dalla Russia. Il problema è ben presente a tutti, ma le soluzioni sono tutt'altro che facili. Sul ricorso al nucleare, che è una alternativa reale, l'europa va in ordine sparso: una pronuncia chiara non è possibile, sia per ragioni di equilibri interni al Parlamento (presenze ecologiste varie), sia per ragioni di disparità fra gli Stati (la tecnologia nucleare è disponibile per molti «grandi», che in parte già la utilizzano, interessa meno gli altri che non vogliono comunque subirla). Sta di fatto che l'importanza anche strategica del tema per ora impedisce che ci sia un reale ed efficiente sistema di coordinamento delle politiche energetiche che rimangono di stretta competenza dei governi nazionali. Fra le opzioni da valutare con urgenza vi è un importante fonte di approvvigionamento: il gas naturale liquido (Lng), quello importato in forma liquida e poi riportato in forma gassosa nei rigassificatori. Nell Unione europea esistono capacità di rigassificazione pari a 180 miliardi di metri cubici l anno. Il problema è che nel 2013 queste capacità sono state utilizzate solo per 46 miliardi di tonnellate. Ampliandone l utilizzo, sommato all aumento di import da Norvegia e Nord Africa almeno in teoria i 130 miliardi di metri cubici importati dalla Russia sarebbero ampiamente sostituiti. Certo, per la rigassificazione c è un problema di costi e di costruzioni di infrastrutture adeguate che però ci metterebbero al riparo da nuove crisi sul tipo di quella sperimentata quest anno. Il Parlamento europeo ha sempre espresso forte sostegno nei confronti di una politica energetica comune che affronti questioni relative alla competitività, alla sicurezza e alla sostenibilità. Ha invitato diverse volte alla coerenza, alla determinazione, alla cooperazione e alla solidarietà tra gli stati membri nell affrontare le sfide attuali e future nel mercato dell UE, all impegno politico di tutti i Paesi dell Unione nonché a una forte iniziativa della Commissione europea nel progredire verso il raggiungimento degli obiettivi. Il Parlamento Europeo ha sostenuto la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, in particolare la diversificazione dei terminali di gas naturale liquefatto e lo sviluppo di gasdotti, promuovendo in tal modo l apertura del mercato interno. A nostro avviso su questa linea di azione occorre passare dalle parole ai fatti. Realizzare un coordinamento delle politiche energetiche dando all UE una politica energetica razionale ed uniforme sia pure con la necessaria gradualità. Prevedere nuove fonti di approvvigionamento (gas naturale liquido) Potenziare le infrastrutture Avviare una progressiva autonomia energetica dell Europa

6 WELFARE E POLITICHE INDUSTRIALI La priorità in Europa deve essere il rilancio dell occupazione, con particolare attenzione ai giovani. L Europa deve pensare ad aumentare il potere d acquisto delle retribuzioni ponendo fine alle politiche di sola austerità e garantendo che le libertà economiche non prevalgano sui diritti sociali fondamentali. La sicurezza sociale è un diritto primario, il cui finanziamento deve essere condiviso e ripartito equamente. In tal contesto, il ruolo dei sistemi pensionistici pubblici resta fondamentale e non deve subire revisioni al ribasso. La posta in gioco nelle prossime elezioni europee è chiara. Ma per cambiare veramente, il nuovo Parlamento europeo deve essere pronto a difendere gli interessi dei cittadini, a costruire un progetto incentrato sul progresso sociale, per porre fine all austerità, per riscoprire un Europa capace di far sognare, un Europa più vicina ai suoi cittadini. Per far questo è fondamentale anche una politica industriale che incentivi la nascita di nuove imprese e favorisca la crescita di quelle esistenti. Attuare una politica fiscale più giusta Adottare nuove misure, forti e vincolanti, per combattere l evasione, l elusione o la frode fiscale. Eliminare i paradisi fiscali e lottare contro la corruzione, il lavoro nero e la speculazione. Rafforzare la democrazia e la trasparenza all interno delle diverse istituzioni europee per ristabilire la loro credibilità e legittimità davanti al cittadino. Avviare un azione riformatrice per snellire un quadro normativo complesso e ridondante definendo per l attività economica regole chiare, flessibili, facilmente applicabili e stabili nel tempo, per favorire l attività imprenditoriale. Ammodernare le pubbliche amministrazioni Favorire una rapida attuazione degli interventi previsti dall Agenda Digitale. Il contributo della scuola e dell università resta fondamentale per generare le competenze richieste dalle nuove strutture produttive. Utilizzare in modo appropriato i Fondi Sociali Europei (FSE). Attualmente l Italia utilizza in modo insufficiente i FSE e contribuisce invece in maniera pesante al bilancio dell Unione. Creare un unica struttura europea finalizzata alla progettazione e realizzazione di soluzioni efficienti e in linea con le migliori esperienze in campo internazionale. Un rapido e coerente impegno finanziario e politico nei settori a più elevato ritorno degli investimenti (infrastrutture immateriali, servizi a valore aggiunto, applicativi, innovazione tecnologica di processo) rappresenta l unica terapia in grado di risvegliare il comparto industriale. Recepire le norme europee sulla medicina transfrontaliera, con le quali si richiede la certificazione delle competenze dei professionisti e delle strutture che erogano prestazioni sanitarie. Ciò richiede una trasformazione della governance delle attuali Aziende sanitarie mediante l introduzione di sistemi di governo clinico e la misurazione delle performance delle Unità Operative e dei Medici sugli esiti e la qualità delle prestazioni erogate.

7 L IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Le maree di immigranti che cercano di raggiungere il territorio europeo attraverso le coste italiane rappresentano uno scenario da tempo previsto, tuttavia né i governi italiani né l'unione Europea si erano sufficientemente preparati per arginare questo fenomeno. A questo proposito, dobbiamo ricordare che i governi italiani hanno previsto aiuti economici destinati ai paesi del nord Africa e del Medio Oriente, ma si tratta di iniziative isolate e non esiste ancora un piano congiunto tra l Italia e l'europa che abbia come obiettivo quello di migliorare le condizioni di vita, sociali e economiche nei Paesi da cui ha origine il flusso. L'opinione prevalente è che l Italia, trovandosi a gestire una delle frontiere più calde d'europa, non potrà da sola farsi carico di tale sfida e che dunque tutti i governi comunitari dovranno cooperare per far fronte all'emergenza. Incentivare la creazione di ricchezza sociale e ad assicurare la pace e la sicurezza nel nord Africa e in Medio Oriente al fine di incrementarne lo sviluppo, l'occupazione dei giovani e frenare in tal modo l'attrazione esercitata dall'europa. Non dividersi e di rispondere con «un'unica voce» al problema migratorio, perché se ogni paese agirà secondo le politiche nazionali, si perderà il «senso di agire in comune» e la coscienza di appartenere ad una realtà transnazionale. Considerare Europee, con tutto quello che ne consegue, le frontiere italiane e di altri paesi violate dall immigrazione clandestina. Il vero problema è che gli europei non ragionano come un unico Paese, cosa che invece fanno gli immigrati: loro sanno che una volta arrivati in uno dei qualsiasi Stati membri, sono finalmente in Europa.

8 IL PARLAMENTO EUROPEO Le notizie sul Parlamento europeo finiscono regolarmente in pagine specializzate e mai hanno guadagnato una posizione che abbia consentito di dire che il lavoro del Parlamento europeo ha «fatto opinione». A noi, non pare che sia un dato da sottovalutare, visto che si pensa alla prossima scadenza elettorale per il suo rinnovo come all'evento adatto a rilanciare l UE. Con l aria che tira (vedere la crisi di consenso verso la Ue che si sta sempre più diffondendo in Europa), con il mantenersi dei problemi legati all'allargamento, ci sembra difficile che questa scadenza elettorale, che potrebbe vedere massicciamente presenti forze antieuropee, possa funzionare come un volano per rilanciare il coinvolgimento di opinioni pubbliche riluttanti a sentire l'europa come una patria comune a cui sottomettere e subordinare le loro appartenenze nazionali. Con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo è diventato un potente colegislatore e svolge un ruolo determinante nel definire le politiche europee. Per ogni cittadino, votare alle elezioni europee significa avere l'opportunità di influire sulla composizione del Parlamento e sulle decisioni che adotterà nel corso dei cinque anni della legislatura. Potenziare il dialogo tra parlamento europeo e istituzioni nazionali ma soprattutto fornire una maggiore informazione a tutti i livelli sull attività svolta a Bruxelles. Rendere costante il dialogo sociale europeo e allargarlo a tutte le realtà dell economia e del lavoro. Accrescere il ruolo ed il potere del PE per fronteggiare il sistema delle decisioni assumibili solo dal Consiglio di Europa (Capi di Stato e di Governo), ossia soltanto dai governi.

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