Il valore sociale aggiunto tra mercato e coesione sociale. Andrea Volterrani Università di Roma Tor Vergata
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1 Il valore sociale aggiunto tra mercato e coesione sociale 1
2 Una premessa una visione riduttiva e riduttivista dei concetti e delle relazioni da indagare mirati a difalcare gli impedimenti sulla materia Galilei G., Dialogo sui massimi sistemi (1632) cioè la loro ineludibile complessità 2
3 La struttura della relazione 1) Lo scenario a grandi linee 2) Tra coesione sociale e mercato 3) Che cosa è il gusto del terzo settore? 4) Le dimensioni dell alfabeto della coesione sociale 5) Si può pensare in modo diverso l affidamento dei servizi? 3
4 Lo scenario Lo scenario delle politiche sociali in Italia ed in Europa è in profondo mutamento Crollo delle politiche di welfare big society Sussidiarietà o sostituzione? Crisi economia di mercato 4
5 Coesione sociale e mercato Perché parlare di temi così apparentemente lontani come coesione sociale, mercato, Europa quando si parla di valore sociale aggiunto? 5
6 L idea fondante dell Europa Idea originaria dell Europa - Libero mercato - Libera circolazione delle merci e delle persone 6
7 Solo impresa? Pensiero unico culturale ed ideologico cioè che l unica possibile modalità (e anche la più efficiente e la più efficace) di organizzare, produrre, offrire servizi, gestire persone fosse quelle dell impresa all interno di un libero mercato 7
8 Residualità del pubblico e del terzo settore lo spazio per tutto quello che non sia impresa e mercato diventa residuale 8
9 Perché privilegiare altro dal mercato? Perché è importante per noi quello che non è mercato? - Perché la coesione sociale riconoscimento reciproco fra le persone, è - Perché le relazioni non abbiano un prezzo e non prevedano un dare e un avere, - perchè ci si possa impegnare senza essere né efficaci né efficienti, 9
10 - perché vogliamo e abbiamo privilegiato la dimensione partecipativa e il protagonismo di ogni singolo cittadino o persona o volontario o donatore, - Perché si possa pensare ai beni comuni e collettivi anche se questo non sarà riconosciuto economicamente, - Perché si possa pensare che non tutto ha un prezzo e che non tutto è merce. 10
11 Se privilegiamo altro dal mercato E fondamentale porsi il problema della cultura della valutazione e della cultura valutativa 11
12 La cultura della valutazione Mayne (2009): una organizzazione che ha una forte cultura valutativa: - Si impegna nell auto-riflessione e nell auto-esame - Si impegna nell apprendimento basato sull evidenza - Incoraggia la sperimentazione e il cambiamento Tutto ciò si potrebbe ottenere anche senza valutazione 12
13 Il valore sociale aggiunto Alcune considerazioni: 1) Valore sociale aggiunto e coesione sociale, un binomio imprescindibile 2) Passare dalla valutazione dei servizi alla valutazione del soggetto volontariato (il suo gusto) 13
14 Due concetti da PIERRE BOURDIEU 1) La costruzione sociale del gusto. Il gusto individuale è una costruzione sociale e non è innato o naturale 2) Habitus. La condivisione inconsapevole di uno spazio sociale che permette di avere una medesima percezione delle pratiche sociali comportamenti, gusti, idee, giudizi tra i componenti di una classe, gruppo, società 14
15 Ricostruire l habitus del volontariato significa analizzare ed evidenziare tutte quelle dimensioni, quelle pratiche sociali, quei concetti, quegli ambiti che possono far parte dello spazio sociale condiviso delle organizzazioni e, contemporaneamente, porsi il problema della valutazione della potenzialità distintiva, il gusto 15
16 Cosa valutiamo per la coesione sociale? Le organizzazioni di volontariato differiscono dalla pubblica amministrazione e dalle imprese? Oppure sono identiche in molti tratti? Proviamo a disegnare un habitus idealtipico 16
17 L alfabeto della coesione sociale e del valore sociale aggiunto Le ventuno dimensioni 1) Sostenibilità sociale 2) Relazionalità diffusa e capitale sociale linking 3) Democraticità e partecipazione 4) La riproduzione di relazione 5) Co-programmazione e co-progettazione 6) Sinergie con gli enti pubblici 7) Flessibilità 8) Universalità dell accesso 9) Valutazione della qualità 10) Valorizzazione della prossimità 11) La valorizzazione del territorio 12) L organizzazione partecipata 13) Il valore dell ascolto 14) La capacità comunicativa 15) L apprendimento continuo 16) Etica e responsabilità 17) Innovazione 18) Rischio e frontiera 19) La capacità immaginativa 20) Lo sviluppo della knowledge work 21) Governance larga 17
18 La prima dimensione 1) la sostenibilità sociale delle azioni, delle progettualità e dei servizi terzo settore nei territori di riferimento per assicurare la riproducibilità sociale, ambientale ed economica per le future generazioni 18
19 La seconda dimensione 2) relazionalità diffusa e del capitale sociale linking ovverosia le capacità di: 1) cucire il tessuto comune del territorio (memoria, storia, cultura e progettualità presente e futura) dentro i territori di appartenenza; 2) riprodurre relazionalità nei vuoti e nei buchi strutturali creati anche dalle logiche strettamente di mercato intorno ad individui e gruppi vulnerabili ed esclusi socialmente;10 3) promuovere relazioni condivise fra persone provenienti da culture, contesti, comunità differenti; 4) promuovere relazioni paritarie in contesti caratterizzati da diseguaglianza di potere e di opportunità, favorendo l assunzione di responsabilità all interno delle comunità di riferimento; 5) promuovere la diffusione del capitale sociale che mette in relazione (linking) che riguarda i legami tra persone diverse, in contesti sociali diversificati, grazie a cui si può accedere a un ambito di risorse più esteso rispetto a quello della comunità di appartenenza. 19
20 La terza dimensione 1) democraticità e partecipazione ovverosia la capacità del terzo settore di: 1) promuovere spazi, luoghi e meccanismi reali di partecipazione democratica interna (adottando, ad esempio, sistemi di governance multistakeholder) ed esterna alle organizzazioni (nei territori della politica, ma anche in quelli del mercato); 2) rappresentare un luogo di apprendistato alla partecipazione democratica e politica, oltre che di apprendistato all educazione civica e alla solidarietà. 20
21 La quarta dimensione 1) riproduzione di relazioni: ovverosia la capacità di promuovere autonomia e responsabilità nei destinatari con particolare attenzione alla rimozione delle cause del disagio e alla ricostruzione delle persone non come portatori di disagio, ma come cittadini. 21
22 La quinta dimensione 1) dare risposte adeguate ai bisogni in un quadro di programmazione e coprogettazione, privilegiando l integrazione e il fare rete da parte del terzo settore. Processi basati su questo tipo di partnership favoriscono il mutuo apprendimento e danno luogo ad una elaborazione congiunta degli standard di qualità sociale che si perseguono. E questa qualità richiede e a sua volta riproduce qualità delle istituzioni. 22
23 La sesta dimensione 1) un efficace capacità di azione sinergica rispetto alle attività degli enti pubblici ed agli altri attori del terzo settore, con attenzione al radicamento sul territorio ed alle relazioni intrattenute con gli altri soggetti, all attivazione di un ruolo complementare e non sostitutivo rispetto al territorio di riferimento e alla condivisione di obiettivi e metodi attraverso i quali i servizi sono erogati. 23
24 La settima dimensione 1) la flessibilità, ovverosia la capacità di dare risposte veloci grazie all utilizzo di percorsi informali, con attenzione alla trasformazione dei bisogni, all adattabilità del servizio offerto e ai mutamenti che questo necessariamente subisce nel corso della sua realizzazione. 24
25 L ottava dimensione 1) l universalità dell accesso e delle prestazioni offerte, facilitando l accesso a tutti coloro che fanno parte della comunità territoriale di riferimento 25
26 La nona dimensione 1) valutazione della qualità dei progetti e dei servizi offerti. 26
27 La decima dimensione 1) la valorizzazione della prossimità: le organizzazioni di terzo settore sono prossime ai territori sia per la capacità di leggere e interpretare i bisogni in sintonia con le persone sia per la dimensione organizzativa nonché per le radici profondamente innestate nel territorio (cultura, valori, persone, risorse). 27
28 L undicesima dimensione 1) la valorizzazione del territorio. Il territorio, il local è un punto di forza delle organizzazioni di volontariato. Un territorio che non è solo uno spazio di mercato, ma, anzi, un luogo antropologicamente significativo verso il quale non sono pensabili (né attuabili) azioni esclusivamente orientate al profitto pena il depauperamento delle risorse simboliche, materiali e umane che rappresentano la linfa vitale del tessuto sociale dal quale prendono vita le organizzazioni stesse. 28
29 La dodicesima dimensione 1) l organizzazione partecipata ovverosia l elaborazione di una strategia che preveda la definizione precisa ed esplicita di ruoli e procedure e la creazione di canali di partecipazione aperti sia agli associati che agli esterni e attenzione a processi organizzativi, metodi di lavoro, modalità di organizzazione e gestione di riunioni, assemblee e in generale delle occasioni di coinvolgimento degli utenti. 29
30 La tredicisima dimensione 1) la valorizzazione dell ascolto ovverosia la capacità del terzo settore di costruire un rapporto di ascolto con ogni destinatario, che tenga conto delle diversità e del forte carattere di umanità richiesto dalle peculiari tipologie di servizi forniti. 30
31 La quattordicesima dimensione 1) la comunicazione interna e esterna come impegno nella costruzione di strumenti di comunicazione che incrementino il radicamento nel territorio e la visibilità del terzo settore presso i destinatari e la pubblica amministrazione e che facciano attenzione alla conoscenza degli strumenti, al loro apprendimento, alla relazione fra forma e sostanza della comunicazione e al passaggio tra l appartenenza e la condivisione; anche come costruzione di spazi comunicativi condivisibili nella sfera pubblica locale e mediale 31
32 La quindicesima dimensione 1) la formazione e l apprendimento continuo per garantire continuità e certezza del servizio, continuo e ampio impegno nel coinvolgere soci e operatori, con attenzione ai processi organizzativi, al rischio di burn-out per i soci e gli operatori e al bagaglio di competenze da loro posseduto. E la dimensione della trasferibilità delle conoscenze fra generazioni diverse di soci ed operatori 32
33 La sedicesima dimensione 1) Etica e responsabilità. Tendenza a sviluppare riflessioni e azioni eticamente orientate. Costruttori e alimentatori insieme ad altri soggetti di piattaforme valoriali condivise 33
34 La diciassettesima dimensione 1) l innovazione, ovverosia la capacità di sviluppare azioni in ambiti non interessati da interventi del mercato (perché poco o per niente redditizi) o dallo stato (perché di difficile gestione e/o poco diffusi e/o non ancora percepiti come rilevanti) e/o di proporre servizi, azioni e progetti inediti per il territorio di riferimento e/o di sviluppare azioni che incrementino l autoriflessione del territorio di riferimento 34
35 La diciottesima dimensione 1) Lavorare sulla frontiera e sul rischio è la diciottesima dimensione ovverosia la scelta come obiettivi prioritari di temi e ambiti marginali e/o sconosciuti anche alla comunità territoriale di appartenenza e la capacità di lavorare borderline e in situazioni di evidente disagio (organizzativo, gestionale e ambientale) e pericolo, assumendo il rischio di esiti non positivi di azioni, servizi e progetti. 35
36 La diciannovesima dimensione 1) l immaginazione ovverosia la capacità di immaginare il futuro della comunità di appartenenza, ma anche dell organizzazione, delle sue attività e delle sue progettualità. Una dimensione difficile, ma assolutamente caratterizzante un ruolo anticipatorio e creativo delle organizzazioni di terzo settore 36
37 La ventesima dimensione 1) lo sviluppo della knowledge work ovverosia la capacità di diventare degli esploratori della conoscenza contestualizzata e territorializzata per trovare feconde interrelazioni fra teorie e pratiche. 37
38 La ventunesima dimensione 1) la governance ovverosia la capacità di affrontare e gestire la crescente complessità dei territori caratterizzata da pluralità di attori, pluralità di culture, pluralità di progettualità, azioni e percorsi di sviluppo. 38
39 Il processo di operazionalizzazione su alcune dimensioni del valore sociale aggiunto Alcune delle dimensioni distintive possono essere operazionalizzate e, successivamente, anche valutate E possibile, cioè, provare a costruire alcuni indicatori che possono diventare terreno comune di sfida e di sperimentazione fra pubblica amministrazione, imprese e volontariato E possibile lavorare su questi aspetti condividendo fra organizzazioni del terzo settore e del volontariato, università e pubblica amministrazione luoghi di discussione, scambio di esperienze, percorsi di ricerca, progettualità e azioni sui territori. 39
40 Un primo ulteriore elenco delle aree del valore sociale aggiunto del volontariato Riproduzione della relazionalità diffusa Immaginazione Ascolto Etica e responsabilità Integrazione Comunicazione Formazione/professionalità Organizzazione e partecipazione Carattere volontario del servizio 40
41 Dimensione della riproduzione della relazionalità diffusa Riproduzione di relazionalità diffusa: intesa come capacità di promuovere autonomia e responsabilità negli utenti con attenzione alla rimozione delle cause del disagio e ricostruzione dei cittadini non come portatori di disagio. 41
42 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori Quali sono le attività dell organizzazione per promuovere autonomia e responsabilità negli utenti Accade che gli utenti mantengano un contatto con l associazione anche dopo il periodo in cui hanno fruito del servizio? RIPRODUZI ONE RELAZION ALITA DIFFUSA Capacità dell organizzazion e di creazione ed empowerment della relazionalità diffusa e del capitale sociale Capacità di riprodurre relazioni nei vuoti creati dalle logiche di mercato In che modo vengono promosse relazioni paritarie in contesti caratterizzati da disuguaglianza di potere e di accesso alle risorse all'interno e all'esterno dell associazione Quali sono le modalità con le quali si costruiscono reti di supporto e di relazione intorno agli utenti? Presenza/assenza di progetti per le marginalità estreme Presenza/assenza di attività continuativa di advocacy Presenza/assenza di luoghi di conciliazione 42
43 Dimensione dell immaginazione Immaginazione: vale a dire la capacità di acquisire una visione prospettica sul territorio di riferimento, che partendo dall analisi dei bisogni riesca a cogliere le nuove sfide che provengono dall esterno e coinvolgono la comunità, e affrontarle con la creazione di servizi e risposte inediti. 43
44 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori IMMAGINA ZIONE Capacità dell organizzazio ne di proporre ed agire progettualità e soluzioni caratterizzate da immaginazione ed innovazione. Capacità di generare cambiamenti nella comunità territoriale Promozione di attività di ricerca ed analisi sui temi di impegno associativo nel territorio di riferimento Capacità di sviluppare azioni in ambiti non interessati da interventi del mercato o dallo Stato Concapacità di proporre servizi/azioni/progetti inediti per il territorio di riferimento Capacità di sviluppare azioni che incrementino l'autoriflessione del territorio di riferimento capacità di immaginare il futuro in ambito tematico e/o territoriale Uso insolito e inusuale di risorse umane, materiali e simboliche per lo sviluppo di relazioni solidali Presenza di progettualità e servizi innovativi per il territorio di riferimento Studi, ricerche e analisi su temi quali il volontariato i giovani,i fenomeni emergenti sul territorio.. Presenza/assenza di progetti inediti per il territorio di riferimento 44
45 Dimensione dell ascolto Ascolto: inteso come la capacità dell organizzazione di costruire un rapporto di ascolto con ogni utente, che tenga conto delle diversità e del forte carattere di umanità richiesto dalla particolare tipologia di servizio fornito. 45
46 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori ASCOLTO Caratteristiche della relazione che gli operatori instaurano con l utente Capacità di creare con altri soggetti delle reti di supporto immediato per l'utente Reperibilità e continuità nella presenza sul territorio Interesse da parte del volontario/dipe ndente/socio a sviluppare la relazionalità diffusa con l'utente e la comunità allargata Presenza di luoghi/strumenti di ascolto critico delle attività/servizi svolti Mezzi di comunicazione/di interfaccia con l utenza Tempo medio di contatto Formalità/informalità della relazione con l'utente Velocità della risposta al bisogno Presenza di una rete consolidata Presenza di una sede/punto di ascolto con orari esplicitati presenza/assenza di sistemi di rilevamento della soddisfazione dell'utente presenza/assenza di un codice di comportamento per l'adozione diffusa di misure di cortesia e attenzione alla persona E' possibile per chiunque raggiungere (anche telefonicamente) qualcuno dell associazione al di fuori degli orari di apertura della stessa? 46
47 Dimensione dell etica e della responsabilità Etica/Responsabilità: intesa come capacità di costruire piattaforme caratterizzate dalla presenza di valori eticamente rilevanti: solidarietà, uguaglianza, aiuto ai deboli, impegno civile. All interno di questa categoria rientra anche la progettazione di azioni orientate in questo senso e l accrescimento dell educazione civica del cittadino. 47
48 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori ETICA E RESPON- SABILITÀ Tendenza a sviluppare comportamenti associativi eticamente indirizzati Capacità di promuovere etica e responsabilità all esterno delle organizzazioni nella comunità. Riferimenti valoriali specifici come l'impegno solidaristico, il dono, la relazione affettiva, nello statuto dell organizzazione Riconoscimento del volontario/socio/dipe ndente nei valori fondanti dell organizzazione Presenza/assenza di attività di formazione rivolte alla cittadinanza sui temi dell educazione civica (es.rispetto ambiente, ed.alimentare ecc..) presso l associazione Presenza/assenza di un codice etico formalizzato (esempio carta dei valori dell organizzazione) Riferimento esplicito in fase di progettazione dei servizi a documenti, trattati e carte orientate eticamente (es. costituzione, dichiarazione diritti umani ecc..) Presenza/assenza di piattaforme e reti con altri soggetti basate su una condivisione dei valori comuni ai soggetti del terzo settore: impegno civile, sostegno ai più deboli, valorizzazione del volontariato, importanza della solidarietà nella società civile 48
49 Dimensione dell integrazione Integrazione: ovvero il perseguimento di un' efficace capacità di azione sinergica rispetto alle attività degli enti pubblici ed delle altre soggettività del terzo settore, con attenzione al radicamento sul territorio e d alle relazioni intrattenute con gli altri soggetti (pubblici o del terzo settore), all'attivazione di un ruolo complementare e non sostitutivo rispetto al territorio di riferimento e alla condivisione di obiettivi e metodi attraverso i quali il servizio viene di fatto erogato. 49
50 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori INTEGRAZI ONE Capacità di azione sinergica con altri soggetti (pubblici/privati/di terzo settore) per lo sviluppo della comunità territoriale di riferimento capacità di costruire un rapporto continuativo e stabile con il territorio Partecipazione stabile a reti o strutture con altri soggetti pubblici e/o privati e/o di terzo settore Grado di conoscenza delle politiche sociali e dei servizi presenti sul territorio Complementarietà tra i progetti e le azioni dell associazione rispetto a quelli previsti dalle politiche pubbliche del territorio Eguale peso delle associazioni all'interno delle reti e dei tavoli di lavoro Attenzione della rete ai bisogni diffusi della cittadinanza capacità di connettere con creatività soggettività anche profondamente diverse Capacità dell'ots di condividere idee, progetti ed attività con altri soggetti del territorio per pianificare un comune sviluppo comunitario. numero di progetti e/o servizi gestiti in compartecipazione con altri soggetti numero di organismi multilaterali a cui l associazione partecipa presenza/assenza di documenti programmatici condivisi da altri soggetti sulla pianificazione territoriale rapporti con le rappresentanze civili, politiche anche informali presenti sul territorio: (es. autorità religiose, comunità immigrati, rappr Sindacali ecc.) Presenza di analisi/mappature sui bisogni del territorio Presenza di documenti/resoconti sulle attività di rete dell associazione Presenza/Assenza di altre associazioni che svolgono le loro attività appoggiandosi all associazione (utilizzo di strutture/mezzi/risorse umane e finanziare, ) 50
51 Dimensione della comunicazione Comunicazione: come impegno nella costruzione di strumenti di comunicazione che incrementino il radicamento nel territorio e la visibilità dell associazione presso gli utenti e la pubblica amministrazione e che facciano attenzione alla conoscenza degli strumenti, al loro apprendimento, alla relazione fra forma e sostanza della comunicazione e al passaggio fra l'appartenenza e la condivisione. 51
52 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori COMUNICA- ZIONE Grado di compartecipazione dei soci agli eventi organizzati dall associazione Capacità di ascolto rivolto all interno dell associazione Capacità di ascolto rivolto all esterno dell associazione Modalità con cui si effettua la comunicazione interna Modalità con cui si effettua la comunicazione esterna Modalità con le quali l associazione denuncia o rende pubbliche tematiche di disagio sul territorio Uso innovativo degli strumenti di comunicazione interna Uso innovativo degli strumenti di comunicazione esterna Presenza continuativa di luoghi e strumenti per l ascolto È previsto l'invio continuativo di materiale informativo sulle attività ad enti pubblici, altri soggetti non profit, privati operanti nel vostro territorio/settore? Presenza continuativa dell associazione in azioni di comunicazione di denuncia su tematiche di disagio del territorio 52
53 Dimensione Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori COMUNICA- ZIONE Capacità dell associazion e di comunicare temi rilevanti per la comunità (e non solo per l associazione) Capacità di comunicare l immaginario e all immaginario della comunità Grado di visibilità dell associazione nel territorio rispetto ai temi del disagio sociale Partecipazione a campagne di sensibilizzazione e/o promozione, a livello locale o nazionale, su temi eticamente rilevanti Capacità di promuovere e realizzare delle campagne di sensibilizzazione su temi eticamente rilevanti L associazione è interlocutore della stampa locale (è contattata per le questioni principali inerenti la comunità locale) Presenza di racconti sul territorio sviluppati periodicamente dall associazione (volumi, depliant, mostre, articoli, etc.) Molteplicità vs unicità degli strumenti informativi (messaggio veicolato attraverso: siti, newsletter,conferenze,spazi s quotidiani,ecc.) esplicitare la risposta 53
54 AREA DELLA FORMAZIONE E DELLA PROFESSIONALITÀ Formazione/Professionalità: continuità e certezza nel servizio, continuo e ampio impegno nel coinvolgere soci, volontari e operatori, con attenzione ai processi organizzativi, al rischio di burn-out per i volontari e al bagaglio di conoscenze da loro posseduto. All'interno di questa categoria rientra anche l'analisi dei temi della formazione individuale/di gruppo sui temi di interesse del servizio e sul servizio offerto. 54
55 AREA QUALITÀ Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori FORMAZIO NE/PROFES SIONALITÀ Come l associazione garantisce un livello di professionalità elevato nel tempo Come sviluppa tipologie di competenze e professionalità specifiche del volontariato Promozione di percorsi di formazione e/o specializzazione del socio-volontariodipendente Valorizzazione del bagaglio di competenze trasversali presenti nell associazione oltre allo skill associativo individuale valorizzazione nel percorso di formazione rispetto alle professionalità presenti nel mondo del volontariato Numero medio dei corsi/attestati posseduti dal personale volontario/dipendente suddiviso per settori (emergenza, sociale, direttivo) Presenza/assenza di reti/percorsi di accompagnamento formalizzati per i neovolontari successivi alla formazione di base Presenza/assenza di corsi di formazione a numero chiuso oltre a quelli previsti per legge Verifica periodica delle competenze acquisite 55
56 AREA DELL ORGANIZZAZIONE Organizzazione: intesa come elaborazione di una strategia che preveda la definizione precisa ed esplicita di ruoli e procedure e la creazione di canali di partecipazione aperti sia agli associati che agli esterni e attenzione a processi organizzativi, metodi di lavoro, modalità di organizzazione e gestione di riunioni, assemblee e in generale delle occasioni di coinvolgimento degli utenti. 56
57 AREA QUALITÀ Area degli indicatori Primo sviluppo indicatori Operazionalizzazione indicatori ORGANIZZAZ IONE E PARTECIPAZI ONE Attenzione ai processi organizzativi e metodi di lavoro che costituiscano occasioni di coinvolgimento dei volontari, dei cittadini e dei dipendenti Possibilità di individuare in modo semplice e veloce le responsabilità organizzative tramite l'utilizzo della relazionalità informale Possibilità di condivisione delle scelte associative Processo di responsabilizzazion e attraverso una maggiore partecipazione democratica individuale Esistono articolazioni organizzative che favoriscono la partecipazione oltre a quelle previste dallo statuto? Presenza/assenza di una struttura qualitativamente affidabile, idonea, accogliente (sede/telefono/internet/ mezzi/ attrezzature ) Presenza/assenza di canali strutturati di partecipazione alla vita organizzativa e decisionale dell associazione Presenza/assenza di ruoli organizzativi gerarchicamente strutturati Presenza/assenza momenti partecipati fra le varie componenti l associazione (dirigenti, volontari, dipendenti, giovani in servizio civile) Presenza/assenza di ruoli di responsabilità affidati sulla base delle competenze e non sulle cariche formali 57
58 Quale futuro per il valore sociale aggiunto? Alcune riflessioni finali: Valorizzare la dimensione della coesione sociale attraverso: Criteri valutativi innovativi Sperimentazioni territoriali 58
59 Quale futuro per il valore sociale aggiunto? Valorizzare le dimensioni partecipative e democratiche delle organizzazioni di terzo settore rispetto a quelle strettamente gestionali Ripensare le identità del terzo settore 59
60 Quale futuro per il valore sociale aggiunto? Trovare percorsi che aiutino a valutare e valorizzare peculiarità distintive del terzo settore Significa anche fare un passaggio dalla natura del servizio (attività) alla natura del soggetto associativo 60
61 Quale futuro per il valore sociale aggiunto? Promuovere cultura diversa accanto a quella di mercato Formare la classe dirigente della pubblica amministrazione 61
62 Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, ricordo, narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto non c è altro da vedere, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturato, la pietra che ha cambiato posto, l ombra che non c era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito J. Saramago, Viaggio in Portogallo 62
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