GIULIO M. FACCHETTI NOTE PRELIMINARI SUL MASSO DI CASTEGNERO (VICENZA)

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1 GIULIO M. FACCHETTI NOTE PRELIMINARI SUL MASSO DI CASTEGNERO (VICENZA) Caratteristiche del masso e circostanze del ritrovamento Il masso iscritto di Castagnero mi è stato segnalato, tramite la casa editrice Newton Compton, dal signor Pietro Brigato. Il testo del fax, datato Vicenza, e inviato dal signor Brigato alla Newton Compton, specifica: «La nostra richiesta di aiuto è conseguente al ritrovamento in ns. proprietà in zona collinare a circa 400 mt. l.m., di un masso calcareo di grosse dimensioni, presentante delle incisioni che hanno suscitato la ns. curiosità. Essendo zona non nuova a ritrovamenti archeologici, abbiamo interpellato la Soprintendenza delle Belle Arti di Venezia, Dott.ssa Daniela Locatelli, la quale durante il sopralluogo, ha manifestato un notevole interesse. Tramite ns. contatti sul sito internet ci è stata ipotizzata l origine etrusco arcaica delle incisioni». Al fax sono state allegate due immagini dell iscrizione. Nel sito internet citato nel fax la citata richiesta di informazioni contiene altri significativi particolari: «Il masso è ubicato in zona collinare a mt 374 sul livello del mare. In tutto l ambito territoriale troviamo molte doline, e la zona sul catasto austriaco è segnata come Calcara. Il masso è di grosse dimensioni e non è pensabile che qualcuno nel tempo lo abbia spostato. Il suo rinvenimento è stato casuale infatti la maggior parte delle incisioni erano ricoperte di terra. Immediatamente abbiamo cercato notizie dalle persone che da molti anni risiedono in zona, ma nessuna memoria storica riporta a questo masso. Le incisioni sono state effettuate con uno strumento probabilmente metallico vista la precisione e la costanza del segno. La pietra è calcarea e si può notare una corrosione nella parte più esposta agli agenti atmosferici. Vorremo chiedere il Vostro aiuto a 360, mettete pure la notizia e le foto (che Vi inviamo) in rete chiedendo informazioni». Il 25 ottobre 2003 ho potuto effettuare un controllo autoptico sul masso, attualmente conservato in stretta prossimità di un agriturismo di proprietà del signor Brigato, essendo stato asportato dal luogo del ritrovamento per ragioni di sicurezza e di migliore conservazione. Secondo quanto indicatomi dallo stesso signor Brigato durante la mia visita, il masso fu rinvenuto nel 1994, in occasione del ripulimento di un podere boschivo situato in cima alla collinetta denominata Monte delle Rose e situata nel comune di Castegnero. Detto podere reca altresì tracce di antiche costruzioni non precisamente databili e, specificamente, (almeno) un largo 1

2 cerchio di pietre sistemate a delimitazione della sommità della stessa altura. Il masso, di forma assai rozzamente simile a un parallelepipedo, misura, nei punti massimi, circa 50 cm di base, circa 86 d altezza e circa 95 di profondità. La superficie, relativamente liscia e piana, occupata dall iscrizione misura circa 43 per 45 cm. Per i segni incisi si può fornire come riferimento dimensionale l altezza di quello simile a una B, che è di circa 10 cm. Le incisioni Dalle fotografie allegate al fax e da quelle messe su internet, nonché ovviamente dai rilievi diretti, risulta subito chiaro che non può assolutamente trattarsi di etrusco (arcaico o recente). Inoltre i caratteri non presentano, nel loro complesso, corrispondenze soddisfacenti con nessuna serie alfabetica in uso nell Italia preromana. Il testo, inciso, si presenta come piuttosto disordinato, anche se i caratteri sono disposti su cinque righi. I tratti dei caratteri sono netti, ma la loro disposizione abbastanza insicura (cioè non esattamente allineata) potrebbe rivelare una certa imperizia del lapicida. Delineiamo, a questo punto, le ipotesi possibili circa il significato dell incisione di Castegnero e la sua eventuale interpretabilità: 1. Potrebbe trattarsi di un antica pseudoepigrafe (cioè nel tentativo di un analfabeta, in età antica, di imitare un iscrizione): tuttavia quest ipotesi non sembrerebbe molto compatibile con il tipo di supporto (un masso di calcare) e la sua collocazione, dato che non risulta delineabile nessuna delle funzioni testuali tipiche delle più remote realizzazioni pseudoepigrafiche (fine di mera decorazione o di acquisizione di maggior pregio all oggetto iscritto o di evocazione della funzione magica o apotropaica della scrittura). 2. Si potrebbe individuare nell incisione una sequela già concepita come criptica o iniziatica dal suo esecutore: si tratterebbe perciò di una particolare crittografia costituita da segni simbolici o magici per ora di incerta collocazione culturale e cronologica. 3. Si potrebbe trattare di una falsificazione recente, cioè di un iscrizione falsificata in età moderna o contemporanea (dal XVI secolo in avanti, senza che per ora si possa essere più precisi, neppure in linea d ipotesi) per fini specifici che ci sfuggono. 4. Se non si trattasse di un antica pseudoepigrafe (ipotesi 1) né di una crittografia (ipotesi 2) né di una falsificazione (ipotesi 3), ci troveremmo di 2

3 fronte a un testo scritto vero e proprio e dovremmo con ciò preliminarmente adoperarci per individuare il sistema scrittorio (e poi, è ovvio, la lingua soggiacente). L ipotesi 1 pare la meno verosimile e, lasciate per ora da parte le ipotesi 2 e 3 (che non sono però ancora da scartare completamente), si è provato sperimentalmente a ragionare sull ipotesi 4, cioè sulla possibiltà che ci si trovi di fronte a un testo scritto vero e proprio. Questo esperimento non è infondato perché, pur nella apparente irregolarità della disposizione dei grafemi e nell imperizia del lapicida, si può scorgere la ricorrenza di segni difficili, come quello a forma di σ (nei righi 2, 4, 5), e di precise sequenze di due o tre segni consecutivi (nei righi 1 e 3), ciò che non collima, in linea di principio, con l idea di una pseudoepigrafe (e in parte anche con quella di una falsificazione recente ). La forma di alcuni segni, inoltre, richiama palesemente quella degli alfabeti di derivazione greca o latina (per esempio A, O, B), mentre un segno a forma di 8 (in rigo 4) ricorda il grafema per f, usato negli alfabeti safini ed etruschi. Tuttavia, come s è detto, nessuno degli alfabeti dell Italia preromana presenta un repertorio che consente l identificazione di tutti i segni dell iscrizione in oggetto. La forma peculiare di alcuni segni ripetuti (tra cui il σ appena menzionato) richiama però, in modo abbastanza impressionante, la scrittura copta, adattamento dell alfabeto greco maiuscolo (con l aggiunta di alcuni segni di origine demotica) alla trascrizione della lingua egiziana (l ultima varietà cronologica della lingua dei geroglifici), a partire dai primi secoli della nostra era. Specialmente interessante è la possibile identificazione di q, (il σ di cui s è detto), di x (in rigo 1) e forse di f (in rigo 4), tutti segni peculiari copti, di origine demotica, usati per trascrivere, rispettivamente, i fonemi /č/, /h/, /f/. Una trascrizione in copto presenta, peraltro, alcune difficoltà circa la forma di altre lettere, come quella a forma di 8 inclinato (da me sperimentalmente associata a w) o come la E inclinata, non precisamente assimilabile alla e copta, ma questi dettagli di ductus non sarebbero del tutto insuperabili. In particolare si riscontrerebbe (sempre ipoteticamente, beninteso) l impiego di una legatura per il dittongo eu. Tuttavia, ciò che sembra più soprendente nel tentativo di trascrizione del testo in copto è la possibile identificazione della sequenza ieu (ieu: in rigo 1, proprio all inizio del testo, e in rigo 3), significativamente confrontabile col nome sacro di Dio in copto: ieou (ieou: sono ben noti i Libri di Jeu, scritti in copto e di contenuto gnostico). Si presenta ora un immagine del masso con l ipotetica trascrizione copta e la traslitterazione in caratteri latini: 3

4 ieuaxze qa osoieuzo iqwboof qx ieu ahze ča oso ieu zo ičōvoof čh Peraltro i dizionari copti segnalano la lettera z, che qui ricorrerebbe due volte, come assai rara e impiegata per lo più, in casi di poca accuratezza, in sostituzione di s. La questione del carattere copto o meno dell epigrafe dovrà essere chiarita (cioè confermata o smentita) tramite una verifica di interpretabilità linguistica del testo così ottenuto, constatando cioè se la lingua copta si presta in effetti a rendere intellegibile il documento. Nonostante si siano in questo senso già intraprese delle ricerche preliminari, 1 una verifica definitiva deve essere ancora espletata. 1 Il giorno 18 giugno 2004, alle 8,30 del mattino, mi sono incontrato, previo appuntamento telefonico, con padre Pimen, nell edificio adibito alle pratiche di culto della chiesa copta ortodossa a Milano. In quella sede ho consegnato al padre un immagine del masso con allegata la proposta di traslitterazione in caratteri copti da me inserita nella relazione preliminare. Dopo uno scambio di opinioni e una breve consultazione di testi copti lì a disposizione, padre Pimen mi ha fatto presente che avrebbe potuto, nei giorni successivi, sottoporre il materiale all attenzione di due monaci particolarmente esperti nella conoscenza della lingua e dei testi copti, padri Giovanni e Antonio. Trascorso un certo lasso di tempo concordato, ho, come d accordo, ricontattato telefonicamente padre Pimen (precisamente il 12 luglio), il quale mi ha riferito che, dallo studio condotto sul masso di Castegnero, i due monaci si sono formati l opinione che, anche se alcune singole lettere assomigliano a quelle dell alfabeto copto, tuttavia il testo 4

5 Se la prova venisse superata, e il testo si verificasse scritto davvero in copto, oltre ai maggiori dettagli per ricostruire la funzione concreta dell oggetto che otterremmo dalla traduzione dell iscrizione, la ricerca circa l inquadramento storico-culturale del documento sarebbe forse indirizzabile verso ambienti ereticali, di natura o derivazione gnostica o manichea, e l indagine storica locale aiuterebbe a specificarne una precisa collocazione cronologica. Il documento, per la sua singolarità, si rivelerebbe in questo caso di notevole e peculiare rilevanza. Se, al contrario, il testo risultasse incomprensibile come copto, resterebbero aperte tutte le ipotesi interpretative dell oggetto più sopra esposte. nel complesso non sembra copto né sembrano riconoscibili parole o sequenze proprie del copto. In margine a questo risultato negativo voglio comunque segnalare di aver ricavato l impressione che gli esperti interpellati (con cui però ho potuto avere contatti solo per interposta persona) non abbiano preso in piena considerazione l eventualità di un testo molto corrotto (a causa di tradizione imprecisa, ecc.), sia sul piano ortografico (la forma strana - in rapporto all ipotesi copta, beninteso - di molte lettere; le molte z - segno assai raro in copto - possibile trascrizione poco corretta di s: fenomeno comunque ben attestato in grafie copte devianti, ecc.), sia sul piano lessicale (la grafia ieu per ieou). In conclusione, io reputo che l ipotesi copta, nonostante sia rimasta piuttosto sminuita dalla suesposta verifica (almeno dal punto di vista di un immediata riconoscibilità da parte di persone con competenza linguistica della varietà standard del copto e con conoscenza diretta di testi cristiani sacri e liturgici ortodossi ) possa ancora essere sottoposta a indagini sul piano di un documento molto corrotto e perciò assai difficilmente intepretabile senza il previo riconoscimento (e conseguente eliminazione o correzione ) delle storture ortografiche e grammaticali. 5

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