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2 Referente per conto della Regione Emilia-Romagna, Assessorato Ambiente, Riqualificazione Urbana: Responsabile del Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua Dott.ssa Rosanna Bissoli Lo studio è stato condotto da ARPA Direzione Tecnica Responsabile dello studio: P.I. Gabriele Bardasi Le attività sono state realizzate da: P.I. Gabriele Bardasi Dott.ssa Eleonora Leonardi Ing. Emanuele Dal Bianco Dott.ssa Monica Branchi Eva Ervas stage in ARPA Direzione Tecnica Ing. Giuseppe Sassi Consulente ARPA La grafica di copertina è stata curata dalla Sig.ra Leda Ferrari Si ringraziano per la collaborazione: - i colleghi delle Sezioni Provinciali di ARPA; - gli Enti Gestori del Servizio Idrico Integrato; - le Province; - le ATO

3 Indice 1. PREMESSA IL QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE NORMATIVA EUROPEA Direttiva 91/271/CEE Direttiva 91/676/CEE Direttiva 2000/60/CE NORMATIVA NAZIONALE Legge 319/ Legge 650/ Legge 183/ Legge 36/ Decreto legislativo 152/ Decreto legislativo 152/ NORMATIVA REGIONALE Legge regionale 3/ Legge regionale 25/ Delibera di giunta regionale 1053/ Delibera di giunta regionale 2241/ Legge regionale 10/ Legge regionale 14/ Nota esplicativa INQUADRAMENTO TERRITORIALE Superficie per zona altimetrica Altitudine minima e massima Bacini idrografici principali con immissione a Po o nel mar Adriatico Aree sensibili CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE Demografia Turismo Attività economiche CARICO ANTROPICO...41

4 6. SISTEMA FOGNARIO - DEPURATIVO AGGLOMERATI IMPIANTI DI TRATTAMENTO Caratterizzazione tecnico impiantistica Controlli analitici effettuati negli impianti di trattamento Conformita impianti di trattamento Caratteristiche qualitative dei reflui Analisi dei valori in ingresso e uscita Analisi dei valori in ingresso confrontati con gli AE trattati Analisi dei valori in uscita confrontati con gli AE trattati Analisi degli abbattimenti dei carichi in ingresso confrontati con gli AE trattati Fanghi da depurazione CONFRONTO DATI ANNI 2005, 2007 E CONCLUSIONI Glossario dei principali termini tecnici utilizzati Bibliografia Allegato - Individuazione degli agglomerati di consistenza superiore a AE e degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane al loro servizio...122

5 1. PREMESSA Nel presente Rapporto sulle attività di smaltimento delle acque reflue urbane e dei fanghi in Emilia Romagna, giunto alla terza edizione, si è ritenuto conveniente redigere, nella prima parte, un quadro aggiornato della normativa comunitaria, nazionale e regionale riguardante la disciplina del collettamento e della depurazione delle acque reflue generate dagli agglomerati urbani presenti nel territorio regionale. La normativa comunitaria, sempre ispirata alla consapevolezza che la mancata attenzione alle problematiche ambientali di uno stato membro potrebbe ripercuotersi coi suoi effetti negativi anche sugli altri stati, detta norme così da affrontare questa tematica in modo unitario ed omogeneo. La normativa nazionale recepisce le direttive europee integrandole, quando necessario, in funzione delle peculiarità nazionali, così come fa la normativa regionale rispetto a quella nazionale. Il presente elaborato è predisposto in conformità a quanto previsto dal comma 9 dell articolo 101 del D. Lgs. 152/06 (ex art. 38, comma 9 del D. Lgs. 152/99) che prevede, al fine di assicurare la più ampia divulgazione delle informazioni sullo stato dell ambiente, che le regioni pubblichino una relazione sulle attività di smaltimento delle acque reflue urbane nelle aree di loro competenza, secondo le modalità indicate nel decreto di cui all articolo 75, comma 5. Lo studio fornisce l inquadramento e la descrizione del territorio emiliano-romagnolo, tenendo conto anche della aggregazione alla regione Emilia-Romagna dei sette comuni: Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant Agata Feltria, San Leo e Talamello, distaccatisi nell agosto del 2009 dalla regione Marche. Viene riportata, a livello regionale, una sintesi delle caratteristiche socio-economiche che contraddistinguono il territorio. In particolare vengono approfonditi i seguenti argomenti: la pressione antropica causata dagli scarichi delle acque reflue urbane prodotte dai residenti, dalle attività produttive e dai turisti, la suddivisione in agglomerati urbani, il carico inquinante veicolato nelle reti fognarie e trattato dai sistemi di depurazione. Nella seconda parte del rapporto sono riprese le informazioni, riferite all anno 2009, relative alle caratteristiche tecniche e di funzionamento dei principali impianti di trattamento, unitamente alle elaborazioni sulla qualità dei reflui trattati e le conformità degli stessi a quanto prescritto dal D. Lgs. 152/06. Sono inoltre valutati i livelli di copertura dei sistemi di raccolta, la natura dei reflui trattati, la tipologia degli impianti di trattamento presenti e la loro efficienza nella rimozione del carico inquinante. Nella parte finale del rapporto sono riportati i quantitativi di fango di depurazione prodotti e smaltiti annualmente dagli impianti di depurazione, suddivisi in base alle tipologie di smaltimento. In allegato viene presentato l elenco degli impianti di trattamento di potenzialità superiore o uguale a AE unitamente agli Agglomerati di consistenza superiore o uguale a AE, suddivisi per singola provincia (corrispondente in Emilia-Romagna al territorio di competenza delle Agenzie d Ambito per la gestione del servizio idrico integrato). 1

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7 2. IL QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE 2.1 NORMATIVA EUROPEA Gli Stati Membri dell Unione Europea, preoccupati per il degrado e l impoverimento delle risorse idriche e consapevoli che l inquinamento dovuto ad un trattamento insufficiente delle acque reflue urbane in uno Stato membro ha spesso ripercussioni sulle acque di altri Stati, decisero di emanare direttive così da attivare un azione congiunta a livello di Comunità DIRETTIVA 91/271/CEE La Direttiva 91/271/CEE attiene alla raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue generate da agglomerati urbani e da alcuni settori industriali. Detta Direttiva stabiliva che gli Stati membri avrebbero provveduto a realizzare le reti fognarie per le acque reflue urbane entro il 31 dicembre 2000 negli agglomerati (aree in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue verso un impianto di trattamento o verso un punto di scarico) con un numero di abitanti equivalenti superiore a AE ed entro il 31 dicembre 2005 in quelli con numero di AE compreso fra e Per gli agglomerati scaricanti in aree sensibili e con oltre AE la scadenza per la realizzazione delle fognature era fissata al 31 dicembre Le acque reflue urbane, convogliate dal sistema fognario, dovevano, prima dello scarico, essere sottoposte ad un trattamento secondario o equivalente rispettando i valori di una apposita tabella di valori limite allo scarico (recepita dallo Stato italiano dal D. Lgs. 152/99, successivamente sostituito con il D. Lgs.152/06); per gli scarichi con oltre AE in aree sensibili entro il 31 dicembre 1998 le reti fognarie dovevano essere dotate anche di un trattamento terziario o, in alternativa, era necessario dimostrare che la percentuale di riduzione del carico complessivo di fosforo totale e di azoto totale era almeno il 75% del carico in ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane DIRETTIVA 91/676/CEE Il Consiglio della Comunità europea in considerazione del fatto che in alcuni Stati membri il contenuto di nitrati nell acqua era in aumento, emanarono la presente Direttiva mirante a ridurre l inquinamento delle acque causato direttamente o indirettamente dai nitrati di origine agricola, nonché prevenire qualsiasi ulteriore inquinamento di questo tipo. Gli Stati membri entro due anni dalla notifica della Direttiva avrebbero dovuto designare come zone vulnerabili tutte le zone note del loro territorio in cui le acque dolci sotterranee contengano oltre 50 mg/l di nitrati o possano contenere più di 50 mg/l di nitrati se non si interviene con provvedimenti di tutela e quelle le cui acque dolci superficiali contengano, o possano contenere se non si interviene concentrazioni di nitrati superiori a quelle stabilite dalla Direttiva 75/440/CEE. Entro due anni dalla prima designazione gli Stati membri avrebbero dovuto fissare programmi d azione diversi per le varie zone vulnerabili o parte di esse. 3

8 2.1.3 DIRETTIVA 2000/60/CE L obiettivo di questa direttiva è quello di costituire un quadro di riferimento per le politiche dell uso sostenibile delle risorse idriche e della loro tutela. La direttiva stabilisce che entro il 31 dicembre 2015 tutte le acque, siano esse superficiali interne, costiere o sotterranee raggiungano lo stato di qualità ambientale buono, definendo in apposite tabelle le caratteristiche che devono avere le acque per raggiungere questo stato di qualità. La direttiva si prefigge di giungere ad un approccio combinato della pianificazione che contemperi la fissazione dei limiti degli scarichi con standard di qualità determinati per i corpi idrici. La direttiva stabilisce inoltre che la pianificazione dell uso e della tutela delle risorse idriche sia predisposta a livello di bacino idrografico e che l ambito territoriale di riferimento, per la gestione del bacino, venga costituita dal distretto idrografico, dato dall unione di uno o più bacini idrografici contigui. Entro il 2004 gli Stati membri dovevano compiere una ricognizione su ciascun distretto per valutarne le caratteristiche, lo stato delle acque e l analisi economica dell utilizzo delle risorse idriche; dovevano inoltre predisporre un programma di misure atte a raggiungere lo stato di qualità ambientale buono per tutte le acque entro il NORMATIVA NAZIONALE La normativa italiana aveva sempre regolamentato l uso della risorsa idrica senza alcuna preoccupazione per la salvaguardia della sua qualità o il suo impoverimento, basandosi sul concetto che questa fosse res nullius come prevedeva il regio decreto 1775/1933. Il rapido sviluppo industriale avviatosi negli anni 60 portò ad un continuo impoverimento della risorsa idrica ed ad un suo decadimento qualitativo. La consapevolezza del grave danno ambientale ed economico che questo degrado provocava consigliò di emanare norme più attente all ambiente LEGGE 319/76 Questa legge, dal titolo Norme per la tutela delle acque dall inquinamento, chiamata anche legge Merli, è la prima norma italiana che affronta in modo organico la tematica dell inquinamento delle acque. Essa ha per oggetto: a) la disciplina degli scarichi di qualsiasi tipo, pubblici e privati, diretti ed indiretti, in tutte le acque superficiali e sotterranee, nonché in fognature, sul suolo e nel sottosuolo; b) la formulazione di criteri generali per l utilizzo e lo scarico delle acque in materia di insediamenti; c) l organizzazione dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura e depurazione; d) la redazione di un piano generale di risanamento delle acque, sulla base di piani regionali; e) il rilevamento sistematico delle caratteristiche quali-quantitative dei corpi idrici. La legge inoltre fa una netta separazione fra le competenze dei soggetti istituzionali: 4

9 - fra le funzioni attribuite allo Stato quelle di maggior rilevanza sono quelle generali di indirizzo, promozione, consulenza e coordinamento generali delle attività pubbliche e private connesse con l applicazione della legge; la predisposizione dei criteri generali e delle metodologie per il rilevamento delle caratteristiche dei corpi idrici ; la redazione del piano generale di risanamento delle acque sulla base dei piani regionali ; - fra le competenze di maggior rilevanza attribuite alle Regioni vi è la redazione dei piani regionali di risanamento (che dovevano essere inviati al Comitato dei Ministri entro e non oltre tre anni), la direzione del sistema di controllo degli scarichi e degli insediamenti,.; - fra quelle attribuite alle Province vi è la predisposizione del catasto di tutti gli scarichi, pubblici e privati, nei corpi d acqua superficiali, il controllo degli scarichi stessi LEGGE 650/79 La legge proroga i termini previsti dalla 319/76 per l invio dei piani di risanamento delle acque ; prevede infatti che entro il 31 marzo 1980 ciascuna regione, sentiti i comuni interessati, predisponga ed invii al Comitato interministeriale un primo programma per il risanamento delle acque, contenente gli obiettivi fondamentali del risanamento e le priorità delle opere LEGGE 183/89 La normativa ha come obiettivo quello di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. La legge ripartisce l intero territorio nazionale in bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale governati da un Autorità di Bacino che si dota di un piano di bacino idrografico all interno del quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque. Con propri atti le regioni disciplinano e provvedono ad elaborare ed approvare i piani di bacino di rilievo regionale contestualmente coordinando i piani di cui alla legge 319/76. Ove risulti opportuno per esigenze di coordinamento, le regioni possono elaborare ed approvare un unico piano per più bacini regionali, rientranti nello stesso versante idrografico e aventi caratteristiche di uniformità morfologica e economico-produttiva LEGGE 36/94 La legge sancisce il carattere pubblico di tutte le acque, superficiali e sotterranee, la sostenibilità dell uso della risorsa, la netta separazione tra le funzioni di indirizzo e controllo, proprie della pubblica amministrazione, dalle funzioni di gestione che sono riservate ad un soggetto di carattere industriale. La normativa riforma profondamente l assetto istituzionale, programmatorio e gestionale delle risorse idriche stabilendo in materia alcuni principi fondamentali. Superando la frammentarietà derivante dal livello di coordinamento limitato dal confine amministrativo, la legge suddivide il territorio in aree sufficientemente ampie (Ambiti Territoriali Ottimali) tali da consentire 5

10 una gestione di tipo industriale finalizzata alla realizzazione di economie di scala del ciclo integrato delle acque: acquedotto, fognatura e depurazione. I Comuni e le Province, ricadenti all interno di un Ambito Territoriale Ottimale, ne costituiscono l Autorità d Ambito che ha il compito di organizzare il servizio idrico integrato che comprende il servizio di prelievo, trasporto e distribuzione di acqua ad uso civile, fognatura e depurazione, così da garantire efficacia, efficienza ed economicità. Al gestore, individuato dall Autorità d Ambito, spetta la realizzazione del piano degli interventi che, insieme al piano tariffario ed economico, costituisce il Piano d ambito. La legge 36/94 individua compiti specifici per i diversi livelli istituzionali ed in particolare attribuisce allo Stato il compito di legiferare in materia d ambiente e tutela della concorrenza, alle Regioni le scelte organizzative e legislative finalizzate all attuazione della riforma nel rispetto dei principi dettati dallo Stato, alle Autorità d Ambito competono le scelte di gestione nel rispetto degli indirizzi statali e regionali. Per quanto attiene ai controlli la legge all art. 26, prevede che : 1. Per assicurare la fornitura di acqua di buona qualità e per il controllo degli scarichi nei corpi ricettori, ciascun gestore di servizio idrico si dota di un adeguato servizio di controllo territoriale e di un laboratorio di analisi per i controlli di qualità delle acque alla presa, nelle reti di adduzione e di distribuzione, nei potabilizzatori e nei depuratori, ovvero stipula apposita convenzione con altri soggetti gestori di servizi idrici. Restano ferme le competenze amministrative e le funzioni di controllo sulla qualità delle acque e sugli scarichi nei corpi idrici stabilite dalla normativa vigente e quelle degli organismi tecnici preposti a tali funzioni. 2. Coloro che si approvvigionano in tutto o in parte di acqua da fonti diverse dal pubblico acquedotto sono tenuti a denunciare al soggetto gestore del servizio idrico il quantitativo prelevato nei termini e secondo le modalità previste dalla normativa per la tutela delle acque dall inquinamento DECRETO LEGISLATIVO 152/99 Il decreto adegua la normativa italiana sulla tutela delle acque alle direttive europee. Esso recepisce, infatti, la direttiva comunitaria 91/271/CEE, inerente al trattamento delle acque reflue urbane e la direttiva 91/676/CEE riguardante la protezione delle acque dall inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole. Nel decreto 152/99 è previsto un approccio innovativo nella pianificazione delle risorse idriche, passando dal solo controllo del singolo scarico all insieme delle cause che provocano l inquinamento del corpo idrico, integrando gli aspetti qualitativi e quantitativi, il tutto in un ottica di bacino idrografico. L obiettivo fondamentale del decreto è quello di definire caratteristiche di qualità specifiche e differenziate per i corpi idrici ricettori da raggiungere entro le scadenze prefissate del 2008, per lo stato di qualità ambientale di sufficiente (i valori degli elementi della qualità biologica si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate; i valori mostrano segni di alterazione derivanti dall attività umana e sono sensibilmente 6

11 più disturbati che nelle condizioni di buono stato ), e del 2016 per lo stato di qualità buono (i valori degli elementi della qualità biologica mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate). Per raggiungere questi obiettivi è prevista la redazione del Piano di Tutela delle Acque che contiene gli interventi e le misure atte a tal fine. Il Piano di Tutela costituisce un Piano stralcio di settore del Piano di bacino ex legge 183/89. Entro il 31 dicembre 2001 le Autorità di Bacino di rilievo nazionale ed interregionale, sentite le Province e le Autorità d Ambito, definiscono gli obiettivi su scala di bacino, cui devono attenersi i Piani di Tutela delle Acque, nonché le priorità degli interventi. Entro il 31 dicembre 2003, le Regioni, sentite le Province, previa adozione delle eventuali misure di salvaguardia, adottano il Piano di Tutela delle Acque e lo trasmettono alle competenti Autorità di Bacino. Il decreto legislativo 152/99, come detto, recepisce le direttive comunitarie 91/271/CEE e 91/676/CEE in particolare anche sui tempi e modalità di scarichi degli agglomerati, prevede, infatti, il rispetto delle stesse tabelle riportate nella direttiva. Per quanto attiene ai controlli è previsto che l autorità competente effettua il controllo degli scarichi sulla base di un programma che assicuri un periodico, diffuso, effettivo ed imparziale sistema di controlli preventivi e successivi. Per gli scarichi in pubblica fognatura l ente gestore, ai sensi dell art. 26 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, organizza un adeguato servizio di controllo secondo le modalità previste nella convenzione di gestione DECRETO LEGISLATIVO 152/2006 Il decreto legislativo ha come obiettivo primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell ambiente e l utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Il decreto disciplina, in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n 308, le seguenti materie: a) nella parte seconda, le procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e per l autorizzazione ambientale integrata (IPPC). b) nella parte terza, la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall inquinamento e la gestione delle risorse idriche. c) nella parte quarta, la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati. d) nella parte quinta, la tutela dell aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera. e) nella parte sesta, la tutela risarcitoria contro i danni all ambiente. La parte di maggior interesse per la presente ricerca è la parte terza nella sezione riguardante la tutela delle acque dall inquinamento e la gestione delle risorse idriche. L art. 73 della legge definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, individuando gli obiettivi da perseguire: a) prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; b) conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi; c) perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; 7

12 d) mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate; e) mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità contribuendo quindi a: 1. garantire una fornitura sufficiente di acque superficiali e sotterranee di buona qualità per un utilizzo idrico sostenibile, equilibrato ed equo; 2. ridurre in modo significativo l'inquinamento delle acque sotterranee; 3. proteggere le acque territoriali e marine e realizzare gli obiettivi degli accordi internazionali in materia, compresi quelli miranti a impedire ed eliminare l'inquinamento dell'ambiente marino, allo scopo di arrestare o eliminare gradualmente gli scarichi, le emissioni e le perdite di sostanze pericolose prioritarie al fine ultimo di pervenire a concentrazioni, nell'ambiente marino, vicine ai valori del fondo naturale per le sostanze presenti in natura e vicine allo zero per le sostanze sintetiche antropogeniche; f) impedire un ulteriore deterioramento, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico. Il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati si realizza attraverso i seguenti strumenti: a. l'individuazione di obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici; b. la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell'ambito di ciascun distretto idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni; c. il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore; d. l'adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici, nell'ambito del servizio idrico integrato; e. l'individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili; f. l'individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche; g. l'adozione di misure per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e di ogni altra fonte di inquinamento diffuso contenente sostanze pericolose o per la graduale eliminazione degli stessi allorché contenenti sostanze pericolose prioritarie, contribuendo a raggiungere nell'ambiente marino concentrazioni vicine ai valori del fondo naturale per le sostanze presenti in natura e vicine allo zero per le sostanze sintetiche antropogeniche; h. l'adozione delle misure volte al controllo degli scarichi e delle emissioni nelle acque superficiali secondo un approccio combinato. Il decreto stabilisce che la valutazione ambientale strategica, o semplicemente valutazione ambientale, riguarda i piani e programmi di intervento sul territorio ed è preordinata a garantire che gli effetti sull ambiente derivanti dall attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione. Stabilisce che la procedura per la valutazione ambientale strategica costituisce, per i piani e programmi sottoposti a tale valutazione, parte integrante del procedimento ordinario di adozione ed approvazione. I 8

13 provvedimenti di approvazione adottati senza la previa valutazione ambientale strategica, ove prescritta, sono nulli. Stabilisce inoltre che la valutazione di impatto ambientale riguarda i progetti di opere ed interventi che, per la loro natura o dimensione, possano avere un impatto importante sull ambiente ed è preordinata a garantire che gli effetti derivanti dalla realizzazione ed esercizio di dette opere ed interventi sull ecosistema siano presi in considerazione durante la loro progettazione e prima dell approvazione o autorizzazione dei relativi progetti, o comunque prima della loro realizzazione. La procedura per la valutazione di impatto ambientale costituisce, per i progetti di opere ed interventi ad essa sottoposti, presupposto o parte integrante del procedimento ordinario di autorizzazione o approvazione. I provvedimenti di autorizzazione o approvazione adottati senza la previa valutazione di impatto ambientale, ove prescritta, sono nulli. Il decreto prevede che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio, sia istituita, presso il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio, la Commissione tecnico-consultiva per le valutazioni ambientali. Con il medesimo decreto siano stabilite la durata e le modalità per l organizzazione ed il funzionamento della Commissione stessa, a questa Commissione saranno sottoposti i piani e programmi di competenza statale. I piani e programmi di competenza regionale o degli enti locali sono valutati in sede regionale o provinciale secondo i dettati di apposite normative regionali. Il decreto ripartisce il territorio nazionale in Distretti Idrografici, fra i quali il distretto idrografico Padano, con superficie di circa km 2, comprendente il bacino del Po, già bacino nazionale ai sensi della legge n. 183 del L Autorità di bacino distrettuale redige il Piano di bacino che ha valore di piano territoriale di settore ed è strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. Il Piano di tutela delle acque costituisce uno specifico piano di settore e le Autorità di bacino entro il 31 dicembre 2006 definiscono gli obiettivi su scala di distretto cui devono attenersi i piani di tutela delle acque, nonché le priorità degli interventi. Entro il 31 dicembre 2007, le regioni, sentite le province, adottano il Piano di tutela delle acque e lo trasmettono al Ministero dell ambiente e della tutela del territorio nonché alle competenti Autorità di bacino, per le verifiche di competenza. Entro 120 giorni dalla trasmissione del Piano di tutela, le Autorità di bacino verificano la conformità del piano agli atti di pianificazione ed esprimono un parere vincolante. Il Piano di tutela è approvato dalle regioni entro i successivi sei mesi e comunque non oltre il 31 dicembre Le successive revisioni e gli aggiornamenti devono essere effettuati ogni sei anni. Il decreto individua gli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e gli obiettivi di qualità per specifica destinazione, specificando che qualora per un corpo idrico siano designati obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione che prevedono per gli stessi parametri valori limite diversi, devono essere rispettati quelli più cautelativi quando essi si riferiscono al conseguimento dell obiettivo di qualità ambientale; l obbligo di rispetto di tali valori limite decorre dal 22 dicembre Il decreto è accompagnato da un allegato che identifica le 9

14 classi di qualità dei corpi idrici e stabilisce che per assicurare entro il 22 dicembre 2015 il raggiungimento dell obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato di buono, entro il 31 dicembre 2008 ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso deve conseguire almeno i requisiti dello stato di sufficiente di cui all Allegato al decreto stesso. L Allegato 5 del decreto riporta i limiti di emissione per gli impianti di acque reflue urbane con la specificità anche per quelle recapitanti in aree sensibili. Gli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono conformarsi, secondo le cadenze temporali indicate, ai valori limiti definiti dalle Regioni in funzione degli obiettivi di qualità e, nelle more della suddetta disciplina, alle leggi regionali vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto. Gli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane: - se esistenti devono conformarsi secondo le cadenze temporali indicate al medesimo articolo alle norme di emissione riportate nella Tabella 1, - se nuovi devono essere conformi alle medesime disposizioni dalla loro entrata in esercizio. Gli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono essere conformi alle norme di emissione riportate nella Tabella 1. Per i parametri azoto totale e fosforo totale le concentrazioni o le percentuali di riduzione del carico inquinante indicate devono essere raggiunti per uno od entrambi i parametri secondo la situazione locale. Nello stesso decreto è inoltre riportato, all articolo 106, la possibilità per le Regioni di imporre, al posto del trattamento più spinto degli scarichi provenienti da agglomerati di consistenza di oltre AE, una riduzione di almeno il 75% del carico di azoto e fosforo in ingresso a tutti gli impianti di trattamento. Devono inoltre essere rispettate nel caso di fognature che convogliano anche scarichi di acque reflue industriali i valori limite di tabella 3 ovvero quelli stabiliti dalle Regioni se maggiormente restrittivi. TABELLA 1 LIMITI DI EMISSIONE PER GLI IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE INDICATI NELLA TABELLA 1 DELL ALLEGATO 5 DEL D.LGS. 152/06 Potenzialità impianto in > AE Parametri (media giornaliera)(1) Concentrazione % di riduzione Concentrazione % di riduzione BOD5 (senza (5) nitrificazione) mg/l (2) COD mg/l (3) Solidi sospesi mg/l (4) 35 (5) 90 (5) (1) Le analisi sugli scarichi provenienti da lagunaggio o fitodepurazione devono essere effettuati su campioni filtrati, la concentrazione dei solidi sospesi non deve superare i 150 mg/l. (2) La misurazione deve essere fatta su campione omogeneizzato non filtrato, non decantato. Si esegue la determinazione dell ossigeno disciolto anteriormente e posteriormente ad un periodo di incubazione di 5 giorni a 20 C ± 1 C, in completa oscurità, con aggiunta di inibitori di nitrificazione. 10

15 (3) La misurazione deve essere fatta su campione omogeneizzato non filtrato, non decantato con bicromato di potassio. (4) La misurazione deve essere fatta mediante filtrazione di un campione rappresentativo attraverso membrana filtrante con porosità di 0,45 µm ed essiccazione a 105 C con conseguente calcolo del peso, oppure mediante centrifugazione per almeno 5 minuti (accelerazione media di g), essiccazione a 105 C e calcolo del peso. (5) La percentuale di riduzione del BOD5 non deve essere inferiore a 40. Per i solidi sospesi la concentrazione non deve superare i 70 mg/l e la percentuale di abbattimento non deve essere inferiore al 70%. TABELLA 2 LIMITI DI EMISSIONE PER GLI IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE INDICATI NELLA TABELLA 2 DELL ALLEGATO 5 DEL D.LGS. 152/06 Parametri (media annua) Potenzialità impianto in AE > Concentrazione % di riduzione Concentrazione % di riduzione Fosforo totale (P mg/l)(1) Azoto totale(n mg/l)(2)(3) (1) Il metodo di riferimento per la misurazione è la spettrofotometria di assorbimento molecolare. (2) Per azoto totale si intende la somma dell azoto Kieldahl (N organico + NH3) + azoto nitrico + azoto nitroso. Il metodo di riferimento per la misurazione è la spettrofotometria di assorbimento molecolare. (3) In alternativa al riferimento alla concentrazione media annua, purché si ottenga un analogo livello di protezione ambientale, si può fare riferimento alla concentrazione media giornaliera che non può superare i 20 mg/l per ogni campione in cui la temperatura dell effluente sia pari o superiore a 12 gradi centigradi. TABELLA 3 VALORI LIMITI DI EMISSIONE PER GLI IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE INDICATI NELLA TABELLA 3 DELL ALLEGATO 5 DEL D.LGS.152/06. Numero parametro PARAMETRI Unità di misura Scarico in acque superficiali Scarico in rete fognaria(*) 1 ph 5,5-9,5 5,5-9,5 2 Temperatura C (1) (1) 3 Colore Non percepibile con diluizione 1:20 Non percepibile con diluizione 1:40 4 Odore Non deve essere causa di molestie Non deve essere causa di molestie 5 Materiali Assenti Assenti grossolani 6 Solidi speciali mg/l totali 7 BOD5 (come O2) mg/l COD (come O2) mg/l

16 Numero parametro PARAMETRI Unità di misura Scarico in acque superficiali Scarico in rete fognaria(*) 9 Alluminio mg/l 1 2,0 10 Arsenico mg/l 0,5 0,5 11 Bario mg/l Boro mg/l Cadmio mg/l 0,02 0,02 14 Cromo totale mg/l Cromo VI mg/l 0,2 0,2 16 Ferro mg/l Manganese mg/l Mercurio mg/l 0,005 0, Nichel mg/l Piombo mg/l 0,2 0,3 21 Rame mg/l 0,1 0,4 22 Selenio mg/l 0,03 0,03 23 Stagno mg/l Zinco mg/l 0,5 1,0 25 Cianuri totali(come mg/l 0,5 1,0 CN) 26 Cloro attivo libero mg/l 0,2 0,3 27 Solfuri(come H2S) mg/l Solfiti(come SO3) mg/l Solfati(come SO4) mg/l Cloruri mg/l Fluoruri mg/l Fosforo totale mg/l (come P) 33 Azoto mg/l ammoniacale(come NH4) 34 Azoto mg/l 0,6 0,6 nitroso(come N) 35 Azoto nitrico(come mg/l N) 36 Grassi e olii mg/l vegetali/animali 37 Idrocarburi totali mg/l Fenoli mg/l 0, Aldeidi mg/l Solventi organici aromatici mg/l 0,2 0,4 12

17 Numero parametro PARAMETRI Unità di misura Scarico in acque superficiali Scarico in rete fognaria(*) 41 Solventi organici mg/l 0,1 0,2 azotati 42 Tensioattivi totali mg/l Pesticidi fosforati mg/l 0,10 0,10 44 Pesticidi totali mg/l 0,05 0,05 esclusi i fosforati) Tra cui: 45 aldrin mg/l 0,01 0,01 46 dieldrin mg/l 0,01 0,01 47 endrin mg/l 0,002 0, isodrin mg/l 0,002 0, Solventi clorurati mg/l Escherichi a coli UFC/100mL 51 Saggio di tossicità acuta Il campione non è accettabile quando dopo 24 ore il numero degli organismi immobili è uguale o maggiore del 50% del totale Il campione non è accettabile quando dopo 24 ore il numero degli organismi immobili è uguale o maggiore del 80% del totale (*) i limiti per lo scarico in rete fognaria sono obbligatori in assenza di limiti stabiliti dall autorità competente o in assenza di un impianto di trattamento in grado di rispettare i limiti di emissione dello scarico finale. (1) Per i corsi d'acqua la variazione massima tra temperature medie di qualsiasi sezione del corso d'acqua a monte e a valle del punto di immissione non deve superare i 3 C. Su almeno meta' di qualsiasi sezione a valle tale variazione non deve superare 1 C. Per i laghi la temperatura dello scarico non deve superare i 30 C e l'incremento di temperatura del corpo recipiente non deve in nessun caso superare i 3 C oltre 50 metri di distanza dal punto di immissione. Per i canali artificiali, il massimo valore medio della temperatura dell'acqua di qualsiasi sezione non deve superare i 35 C,la condizione suddetta e' subordinata all'assenso del soggetto che gestisce il canale. Per il mare e per le zone di foce di corsi d'acqua non significativi, la temperatura dello scarico non deve superare i 35 C e l'incremento di temperatura del corpo recipiente non deve in nessun caso superare i 3 C oltre i 1000 metri di distanza dal punto di immissione. Deve inoltre essere assicurata la compatibilita' ambientale dello scarico con il corpo recipiente ed evitata la formazione di barriere termiche alla foce dei fiumi. 13

18 2.3 NORMATIVA REGIONALE La Regione Emilia-Romagna, prefiggendosi di riorganizzare l approccio alla gestione delle risorse idriche a livello regionale in modo più organico ed innovativo, adeguandosi nel contempo alla normativa nazionale e comunitaria, ha emanato alcune leggi in grado di gerarchizzare l assetto istituzionale dei soggetti competenti in materia LEGGE REGIONALE 3/99 La legge prevede la predisposizione, da parte delle Regioni, di un Programma Triennale Regionale per la Tutela dell Ambiente (P.T.R.T.A.) che determini le linee e le azioni finalizzate alla tutela ed al risparmio dell ambiente e preveda l utilizzo delle risorse finanziarie comunitarie, regionali e degli enti locali. Il Programma dovrà prevedere le azioni in materia di tutela e risanamento delle acque e dell aria, di gestione dei rifiuti, di bonifica dei suoli inquinati, di prevenzione dagli inquinanti fisici e per lo sviluppo sostenibile. Il Programma, in conformità a una valutazione sullo stato delle singole componenti ambientali, dovrà determinare: - gli obiettivi e le priorità delle azioni ambientali anche con riferimento a peculiari situazioni territoriali o produttive; - le fonti e il quadro delle risorse finanziarie da destinare a tal fine; - i tempi e i criteri per l approvazione del quadro degli interventi; - gli ambiti di intervento per i quali le Province prevedono contributi. Sulla base del Programma le Province, sentiti i Comuni e le Comunità montane e tenuto conto delle indicazioni contenute nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e nei piani provinciali di settore, individueranno in ordine di priorità gli interventi da realizzare da parte dei soggetti pubblici con l indicazione presuntiva dei costi e la disponibilità al cofinanziamento da parte degli stessi. Il Programma sarà attuato: - mediante concessione ad enti locali di contributi in conto capitale sino al sessantacinque per cento delle spese ammissibili per la realizzazione di impianti ed opere; - mediante bandi, di norma regionali, per la concessione a soggetti privati di contributi in conto capitale o attualizzati in conto interessi in conformità alla vigente normativa comunitaria, per la realizzazione di impianti e opere collegate con le finalità del Programma; - mediante bandi, di norma regionali, per la concessione a soggetti pubblici e privati di contributi, in conformità alla vigente normativa comunitaria, per l introduzione di sistemi finalizzati al miglioramento della qualità ambientale LEGGE REGIONALE 25/99 La legge, così come modificata dalle leggi 27/2001, 1/2003 e 7/2004, delimita gli Ambiti Territoriali Ottimali della regione e disciplina le forme di collaborazione tra gli enti locali per l organizzazione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani. 14

19 La normativa prevede che l intero territorio regionale sia suddiviso in nove Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), per l adempimento, da parte degli Enti locali, di quanto previsto dall art. 9 della legge 36/94 in tema di servizio idrico integrato e dall art. 23 del D. Lgs. 22/97 in tema di gestione dei rifiuti urbani. I nove ATO sono quello di Piacenza, di Parma, di Reggio Emilia, di Modena, di Bologna, di Ferrara, di Ravenna, di Forlì-Cesena e di Rimini. La legge prevede che le Province ed i Comuni di ciascun ATO costituiscano una forma di cooperazione per la rappresentanza unitaria degli interessi degli Enti locali associati che assumono la funzione di Agenzia d Ambito che, come tale, svolge tutte le funzioni di competenza dei Comuni relativamente all organizzazione e alla gestione dei servizi pubblici a lei assegnati. L Agenzia provvede, tenendo a riferimento le linee guida e gli indirizzi della Regione, alla: - specificazione della domanda di servizio idrico integrato e di servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani; - determinazione delle tariffe d ambito per la gestione dei servizi; - predisposizione ed approvazione del programma degli interventi, del relativo piano finanziario e del connesso modello gestionale e organizzativo provvedendo alla consultazione delle forze economiche e sociali del territorio; L Agenzia d Ambito potrà affidare ai gestori dei servizi nonché delle reti e degli impianti la progettazione delle opere strumentali alla gestione dei servizi nel rispetto della normativa sui lavori pubblici. La Regione, nell esercizio del proprio compito di coordinamento, provvede alla: - formulazione degli indirizzi e delle linee guida per l organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti; - definizione dei criteri ed indirizzi per la ricognizione delle opere di adduzione, distribuzione, fognature e depurazione esistenti, per la predisposizione del programma degli interventi, del relativo piano finanziario e del connesso modello gestionale ed organizzativo; - definizione dei criteri ed indirizzi per la predisposizione del programma degli interventi, del relativo piano finanziario e del connesso modello gestionale ed operativo DELIBERA DI GIUNTA REGIONALE 1053/2003 La deliberazione approva indirizzi per l applicazione del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, modificato dal D.Lgs. 18 agosto 2000, n L atto recepisce e fa proprie le direttive del decreto nazionale. In considerazione del fatto che alla data del 13 giugno 2003 erano in scadenza le disposizioni transitorie fissate in quattro anni dal D.Lgs. 152/1999 entro i quali i titolari degli scarichi esistenti e autorizzati erano tenuti a richiedere l autorizzazione allo scarico in conformità allo stesso decreto, nonché del fatto che all art. 7 della L.R. 22 del 24 marzo 2000 è previsto che, in attesa di una compiuta disciplina regionale attuativa del D.Lgs. 152/99, ai reflui classificati come domestici continuino ad applicarsi alcune disposizioni della L.R. 7/83 emanate in applicazione della previgente disciplina, in considerazione poi che alla scadenza del predetto periodo transitorio si rendeva necessario fornire agli Enti delegati ulteriori indirizzi in merito al regime autorizzativo ed alla disciplina degli scarichi delle acque reflue urbane derivanti dagli agglomerati con popolazione inferiore a AE unitamente a quelli provenienti da nuclei isolati. L art. 10 bis della legge 1 agosto 2003 n. 200 consentiva di differire soltanto fino 15

20 ad un anno, per gli scarichi esistenti, il termine del 13 giugno 2003 entro il quale i titolari degli scarichi erano tenuti a richiedere l autorizzazione in conformità al decreto; la delibera procrastina il termine al 2 agosto La direttiva approvata provvede a ridisciplinare le competenze fra gli Enti locali per l autorizzazione agli scarichi delle acque reflue, in particolare: le Province sono competenti al rilascio delle autorizzazioni agli scarichi delle acque reflue industriali e delle assimilate alle domestiche che non recapitano in reti fognarie nonché delle acque reflue urbane scaricate attraverso le reti fognarie; ai Comuni compete il rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue domestiche in corpi idrici superficiali e nel suolo e degli scarichi di acque reflue industriali, compresa l eventuale assimilazione, nelle reti fognarie. La delibera di Giunta indica i trattamenti dei reflui più appropriati per gli agglomerati inferiori a AE per il rispetto dei limiti di emissione di cui all allegato 5 punto 1.1 del D. Lgs. 152/99 e per gli scarichi domestici stabilisce inoltre che le Province, entro il 30/04/2004 e successivamente ogni due anni, inviino alla Regione i dati inerenti al catasto degli scarichi secondo le schede riportate DELIBERA DI GIUNTA REGIONALE 2241/2005 Con questa deliberazione la Giunta regionale adotta un provvedimento concernente Indirizzi alle Province ed alle Agenzie d Ambito per i servizi pubblici sui programmi di adeguamento degli scarichi di acque reflue urbane degli agglomerati ai sensi delle disposizioni comunitarie, per il conseguimento delle seguenti finalità: a) fornire agli Enti interessati indirizzi e criteri applicativi circa la programmazione degli interventi di adeguamento degli scarichi delle acque reflue urbane derivanti dagli agglomerati; b) individuare i contenuti, gli elementi base ed il cronoprogramma specifico degli interventi di cui alla precedente lettera a); c) garantire gli adempimenti circa gli obblighi informativi verso la Commissione Europea sullo stato di attuazione della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane. La delibera, richiamando i dettati del decreto 152/99, evidenzia come gli scarichi derivanti dagli agglomerati debbano essere conformi alle tabelle dello stesso decreto entro la data del 31 dicembre 2005 e che, per gli agglomerati dove permangono elementi di criticità, la dichiarazione di conformità degli stessi debba essere sostenuta da specifici Programmi di interventi di adeguamento, redatti dall Agenzia d Ambito in stretto raccordo con la Provincia e il Gestore del Servizio Idrico Integrato, che per valenza e tempistica abbiano le caratteristiche di atti giuridicamente vincolanti. La delibera richiama la disposizione del Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Emilia- Romagna, approvato dal Consiglio regionale con atto n.. 40 in data 21 dicembre 2005, che prevede che gli interventi connessi agli adeguamenti del sistema fognario-depurativo degli agglomerati 16

21 previsti dai Piani d Ambito per la gestione del servizio idrico integrato siano coerenti al Programma di misure, contenuto nel PTA, per il conseguimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici individuati dallo stesso PTA. L atto, nel suo allegato, indica gli adempimenti che ciascun Ambito Territoriale Ottimale dovrà ottemperare nel predisporre il proprio Programma degli Interventi necessario a sostenere la dichiarazione di conformità degli agglomerati e degli impianti di trattamento alla scadenza dei termini di adeguamento del 31 dicembre Il Programma individua il fabbisogno finanziario necessario, la relativa copertura e la tempistica di realizzazione in coerenza anche con le Norme del Piano delle Acque che prevedono: 1. Per gli agglomerati compresi nella classe da a AE e superiori a AE con presenza di uno o più scarichi di rete fognaria non depurati, ovvero depurati con sistemi che non consentono il rispetto dei valori limite di emissione dell Allegato 5 del D.Lgs. 152/99, la conformità è conseguita nel tempo strettamente necessario all espletamento delle procedure per l assegnazione dei lavori oggetto degli interventi. Il termine ultimo è in ogni caso fissato ad un anno dalla approvazione del presente provvedimento. 2. Per gli agglomerati di consistenza inferiore a AE e maggiori o uguali a 200 AE da assoggettare ai trattamenti appropriati previsti dalla direttiva regionale n /2003 la conformità è conseguita entro il 31 dicembre Tale termine è posticipato al 31 dicembre 2010 per gli agglomerati con meno di 200 AE. 3. Applicazione dei trattamenti più spinti del secondario per l abbattimento del fosforo, nel rispetto dei valori limite di emissione di cui alla tabella 2 del D.Lgs. 152/99 per il parametro fosforo totale, agli scarichi di acque reflue urbane degli agglomerati ricadenti nei bacini drenanti le aree sensibili ai sensi dell art. 18 del D.Lgs. 152/99, con popolazione superiore a AE. La conformità ai valori limite dovrà essere conseguita secondo la seguente tempistica: a) alla data di ultimazione degli interventi per gli agglomerati ed i relativi impianti di trattamento i cui adeguamenti siano stati inseriti nel Programma stralcio ex art. 141 legge n. 388/00 o nell Accordo di Programma Quadro Tutela delle Acque e Gestione integrata delle Risorse Idriche (APQ); b) entro il 31 dicembre 2006 per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane a servizio degli agglomerati di consistenza superiore a AE non compresi nella precedente lettera a); c) entro il 31 dicembre 2007 per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane a servizio degli agglomerati di consistenza superiore a AE e inferiore a AE non compresi nella precedente lettera a). 4. Applicazione, entro il 31 dicembre 2008, dei trattamenti più spinti del secondario per l abbattimento dell azoto agli scarichi di acque reflue urbane degli agglomerati ricadenti in aree sensibili e nei bacini drenanti ad esse afferenti con popolazione superiore a AE, da estendersi entro il 31 dicembre 2016 anche agli scarichi di acque reflue urbane degli agglomerati con popolazione superiore a AE. Tali trattamenti dovranno essere rispettosi dei valori limite dell Allegato 5 del D.Lgs. 152/99. 17

22 Le Agenzie d Ambito trasmettono entro il febbraio 2006 il programma degli interventi organizzati secondo priorità e si attivano per predisporre i progetti preliminari degli interventi contenuti nel programma stesso secondo una tempistica stabilita: entro il 30 giugno 2006 i progetti relativi agli agglomerati con oltre AE (grado di copertura del sistema fognario e del sistema depurativo, adeguamento del livello di trattamento degli impianti) Livello priorità 1 e i progetti relativi all abbattimento del fosforo negli impianti a servizio degli agglomerati di consistenza superiore a AE Livello priorità 1A ; entro il 31 dicembre 2006 i progetti relativi all abbattimento dell azoto negli impianti a servizio degli agglomerati di consistenza superiore a AE Livello priorità 1B ; entro il 30 giugno 2007 i progetti relativi all abbattimento del fosforo negli impianti a servizio degli agglomerati di consistenza compresa fra e AE Livello priorità 2 ; entro il 31 dicembre 2007 i progetti relativi all abbattimento dell azoto negli impianti a servizio degli agglomerati di consistenza compresa fra e AE Livello priorità 2A ; entro il 30 giugno 2008 i progetti relativi agli agglomerati con popolazione compresa fra 200 e AE Livello priorità LEGGE REGIONALE 10/2008 La legge detta norme generali sulla riforma dei servizi pubblici locali di rilevanza economica quali: - il servizio idrico integrato; - il servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani. Nella normativa si prevede che la Regione, in raccordo con le Autonomie locali e nell ambito dei principi fissati all art.1 della legge regionale 25/99 (Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e disciplina delle forme di cooperazione tra gli enti locali per l organizzazione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani), esercita la regolazione per i servizi pubblici ed in particolare anche per l esercizio delle funzioni relative al servizio idrico integrato. La Regione individua il territorio provinciale quale minima aggregazione di ambito territoriale ottimale di esercizio delle funzioni del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani. La Regione promuove, anche tramite specifici incentivi, l aggregazione tra ambiti territoriali provinciali. Le Agenzie di ambito costituite ai sensi della legge regionale 25/99 elaborano una proposta di convenzione da sottoporre all approvazione dell Assemblea dei soggetti partecipanti alla forma di collaborazione entro 90 giorni dall approvazione della legge; decorso inutilmente il termine, la Provincia provvede ad elaborare la proposta di convenzione nonché tutti gli atti necessari all adeguamento dell Agenzia di ambito alle disposizioni di cui alla legge, la convenzione esplica effetti dal 1 gennaio Dalla data del 1 luglio 2009, la legge prevede che siano soppresse le Agenzie d ambito. 18

23 2.3.6 LEGGE REGIONALE 14/2010 La legge finanziaria regionale per l esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale prevede all art. 50 (Misure transitorie relative allo svolgimento delle funzioni in materia di servizio idrico integrato e gestione dei rifiuti) che: nelle more del riordino complessivo del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani, ai sensi dell articolo 2, comma 186-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010), da compiersi entro il 31 luglio 2011, ed in coerenza con l assetto organizzativo della legge regionale 30 giugno 2008, n. 10 (Misure per il riordino territoriale, l autoriforma dell amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni), le funzioni disciplinate dall articolo 30 della stessa legge sono esercitate sulla base di quanto stabilito dalle convenzioni stipulate ai sensi del medesimo articolo NOTA ESPLICATIVA. In data 9 dicembre 2010 il Presidente Errani, in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, ha scritto al Ministro per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione Territoriale una lettera con la quale evidenzia come il dettato dell art. 2, comma 186-bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010 che prevede, decorso un anno dalla entrata in vigore della legge stessa, che siano soppresse le Autorità d ambito territoriale di cui agli articoli 148 e 201 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni) avesse la necessità della proroga di alcuni mesi della scadenza temporale. Questo in considerazione del fatto che le Regioni avevano potuto disporre, per completare una riforma così rilevante dal punto di vista degli assetti istituzionali e dei rapporti con le rispettive autonomie locali, di un tempo ben inferiore ad un anno, in quanto la norma era stata inserita con la conversione del Decreto Legge 2/2010. Il Decreto legge 29 dicembre 2010 n. 225 (Milleproroghe) all articolo 1, comma 1, ha stabilito infatti che: è fissato al 31 marzo 2011 il termine di scadenza e dei regimi giuridici indicati nella Tabella1 allegata con scadenza anteriore al 15 marzo 2011 ; la scadenza degli Ambiti territoriali è ricompresa nella suddetta tabella. 19

24 20

25 3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE L Emilia-Romagna è una regione dell Italia nord-orientale con capoluogo Bologna. Essa è bagnata ad est dal mare Adriatico, confina a nord con il Veneto e la Lombardia, ad ovest per un breve tratto con il Piemonte (8 km) e la Liguria, a sud con la Toscana, le Marche e la Repubblica di S. Marino. Ha una superficie di km 2, di cui il 25,1% è territorio montano, il 27,1% collinare e il 47,8% di pianura; dal punto di vista amministrativo, la regione è suddivisa in 9 province, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini, a loro volta suddivise in 348 comuni, compresi i 7 comuni, Casteldelci, Maiolo, Nova Feltria, Pennabilli, Sant Agata Feltria, San Leo e Talamello che nel 2009 si distaccarono dalla regione Marche per aggregarsi alla regione Emilia-Romagna. La zona montuosa-collinare di una larghezza quasi costante di 40 km è costituita da una serie di contrafforti che dallo spartiacque principale scendono a pettine e separano valli anch esse parallele verso la parte pianeggiante della regione che si allarga progressivamente verso il mare Adriatico dove raggiunge un fronte di circa 100 km. La pianura si è formata con i depositi alluvionali portati dal Po e dai fiumi appenninici, nell alta pianura i materiali più grossolani (ghiaia e sabbia) che hanno reso il suolo molto permeabile(zone di conoide con ricarica falde), nella bassa pianura i depositi sono più minuti e quindi meno permeabili. La parte orientale, affacciata all Adriatico, è costituita nella parte più interna da terreni consolidati da tempo e più prossime alla costa vaste aree di recente bonifica idraulica, in alcuni tratti sotto il livello del mare. La vasta pianura giunge al mare con una costa unita ed assai uniforme. Il reticolo idrografico della regione è costituito nella parte occidentale da una serie di corsi d acqua che scendono dalle valli dell asse pedemontano e quindi divagano nella bassa pianura fino a sfociare in Po; nella parte orientale sia il Reno sia gli altri fiumi sfociano direttamente in Adriatico. A parte il Po, tutti i corsi d acqua hanno portate irregolari con andamento torrentizio. 21

26 3.1 SUPERFICIE PER ZONA ALTIMETRICA La suddivisione del territorio delle singole province per zone altimetriche è quella della Tabella 4. TABELLA 4 SUPERIFICIE (IN KM 2 ) Provincia Montagna Collina Collina Pianura Superficie totale interna interna litoranea Piacenza 932,01 950,29-707, ,47 Parma 1.499, ,06-863, ,32 Reggio-Emilia 731,77 543, , ,89 Modena 947,26 462, , ,86 Bologna 790, , , ,41 Ferrara , ,82 Ravenna - 323, , ,49 Forlì-Cesena 659, ,81-689, ,80 Rimini 118,87 271,24 206,80 264,57 861,48 Totale 5.678, ,13 206, , ,54 (Dati Servizio Statistico Regionale) 3.2 ALTITUDINE MINIMA E MASSIMA Le altitudini minime e massime delle singole province sono quelle della Tabella 5. TABELLA 5 ALTIMETRIA (IN M.) Provincia Quota minima Quota massima Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale (Dati Servizio Statistico Regionale) 22

27 3.3 BACINI IDROGRAFICI PRINCIPALI CON IMMISSIONE A PO O NEL MAR ADRIATICO Il Piano regionale di tutela delle acque della regione Emilia-Romagna individuava 47 bacini principali affluenti direttamente in Po o in Adriatico. Facendo riferimento alla Direttiva 2000/60/CE i Piani di Gestione che interessano il territorio regionale hanno modificato questo elenco individuando 40 bacini con immissione in Po e in Adriatico, all interno dei quali sono stati definiti i corpi idrici (vedi Tabella 6). TABELLA 6 BACINI IDROGRAFICI Corso d acqua principale Ordine Codice bacino Torrente Bardonezza Rio Lora-Carogna Rio Carona Boriacco Rio Cornaiola (Corniolo) Torrente Tidone Rio Loggia Fiume Trebbia Torrente Nure Torrente Chiavenna Cavo Fontana Torrente Arda Fiume Taro Cavo Sissa-Abate Torrente Parma Torrente Enza Torrente Crostolo Fiume Secchia Coll. Principale (Mantovane Reggiane) Fiume Panaro Canal Bianco Collettore Giralda Po di Volano Canale Burana-Navigabile Fiume Reno Canale Dx Reno Fiume Lamone Canale Candiano Fiumi Uniti Torrente Bevano Fiume Savio Porto canale Cesenatico e Tagliata Torrente Rubicone Torrente Uso Fiume Marecchia

28 Corso d acqua principale Ordine Codice bacino Torrente Marano Rio Melo Torrente Conca Torrente Ventena Torrente Tavollo Fiume Tevere Il codice associato ad ogni bacino è composto da quattro cifre relative all asta principale, che individuano rispettivamente: le prime due cifre gli affluenti di primo ordine in Adriatico (es. 01 Po, 02 Canal Bianco, ecc.); le seconde due gli affluenti di secondo ordine, in altre parole le immissioni emiliane nel fiume Po (es. Bardonezza, Lora-Carogna, ecc.); per i corsi d acqua che sfociano direttamente in Adriatico le stesse sono poste uguali a AREE SENSIBILI L articolo 91 del D. Lgs. 152/06 stabilisce che le Aree Sensibili siano individuate secondo i criteri dell allegato 6 allo stesso decreto. L art. 91 stabilisce che: 1. sono comunque aree sensibili: a. i laghi di cui all allegato 6, nonché i corsi d acqua a esse afferenti per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa; b. le aree lagunari di Orbetello, Ravenna e Piallassa-Baiona, le Valli di Comacchio, i laghi salmastri e il delta del Po; c. le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; d. le aree costiere dell Adriatico Nord Occidentale dalla foce dell Adige al confine meridionale del comune di Pesaro e i corsi d acqua ad essi afferenti per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa Le regioni, sulla base dei criteri di cui al comma 1 e sentita l'autorità' di bacino, entro un anno dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, e successivamente ogni due anni, possono designare ulteriori aree sensibili ovvero individuare all'interno delle aree indicate nel comma 2 i corpi idrici che non costituiscono aree sensibili. 5. Le regioni, sulla base dei criteri di cui al comma 1 e sentita l'autorità' di bacino, delimitano i bacini drenanti nelle aree sensibili che contribuiscono all'inquinamento di tali aree. 6. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, provvede con proprio decreto, da emanare ogni quattro anni dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, sentita la Conferenza Stato-Regioni, alla reidentificazione delle aree sensibili e dei rispettivi bacini drenanti che contribuiscono all'inquinamento delle aree sensibili. 24

29 7. Le nuove aree sensibili identificate ai sensi dei commi 2, 4, e 6 devono soddisfare i requisiti dell'articolo 106 entro sette anni dall'identificazione. 8. Gli scarichi recapitanti nei bacini drenanti afferenti alle aree sensibili di cui ai commi 2 e 6 sono assoggettate alle disposizioni di cui all'articolo 106. Per la regione Emilia-Romagna sono dunque designate aree sensibili le seguenti zone: le aree lagunari di Ravenna, della Piallassa-Baiona, le Valli di Comacchio, i laghi salmastri e il delta del Po; le aree costiere dell Adriatico e i corsi d acqua ad esso afferenti per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa; le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar. 25

30 FIGURA 1 BACINI IDROGRAFICI E AREA SENSIBILE COSTIERA 26

31 4. CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE 4.1 DEMOGRAFIA La popolazione residente in Emilia- Romagna, secondo le rilevazioni ISTAT, ha raggiunto nel 2009 il numero di abitanti (compresi i dei sette comuni, Casteldelci, Maiolo, Nova Feltria, Pennabilli, Sant Agata Feltria, San Leo e Talamello, distaccatisi nel 2009 dalla regione Marche ed aggregati alla regione Emilia-Romagna) con una densità media di 196 ab/ km 2 ed un incremento rispetto al 2004, data del precedente Rapporto, di abitanti pari in 5 anni al 5,88%. Tale incremento è dovuto al notevole saldo migratorio che in 5 anni ha raggiunto il numero di abitanti, prevalentemente provenienti da paesi extra UE, che hanno compensato il saldo naturale negativo di abitanti. Come si evince dalle tabelle successive, che riportano i dati censiti dal Servizio Statistico Regionale, più della metà della popolazione risiede nelle tre città di Reggio Emilia, Modena e Bologna che però complessivamente hanno avuto negli ultimi cinque anni un tasso di incremento della popolazione del 5,40% inferiore quindi alla media regionale che si attesta al 5,88%. Tutte le province della regione mostrano una continua crescita demografica, alcune in particolare come Reggio Emilia, Ravenna e Rimini (anche tenendo conto degli incrementi dovuti ai sette comuni già menzionati) hanno incrementi che negli ultimi cinque anni superano il 6%; la loro crescita, infatti, in questo periodo è rispettivamente di ab., ab. e ab.. Le altre province hanno crescite più limitate, per giungere a quella di Ferrara che si limita ad un incremento di ab.. Un aspetto di notevole importanza, già evidenziato nel precedente Rapporto, attiene alla tendenza dei flussi distributivi della popolazione complessiva sul territorio regionale. Anche negli ultimi anni si è andato sempre più affermando un progressivo esodo dal comune capoluogo di provincia. In conseguenza di questo fenomeno i comuni prossimi ai capoluoghi vanno assumendo sempre più un forte incremento di popolazione ed un conseguente ampliamento fisico. Tale fenomeno ha interessato sia i comuni di pianura prossimi ai capoluoghi che quelli collinari appenninici. 27

32 TABELLA 7 SALDI POPOLAZIONE ANNI 2004 E 2005 Anno di riferimento 2004 Anno di riferimento 2005 Provincia Piacenza Parma Reggio E. Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-C. Rimini Popolazione 1 genn Saldo naturale Saldo migratorio Popolazione 31 dic Saldo naturale Saldo migratorio Popolazione 31 dic Totale (Dati Servizio Statistico Regionale) TABELLA 8 SALDI POPOLAZIONE ANNI 2006 E 2007 Province Piacenza Parma Reggio E. Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì- C. Rimini Popolazione 1 genn Anno di riferimento 2006 Saldo naturale Saldo migratorio Popolazione 31 dic Saldo naturale Anno di riferimento 2007 Saldo migratorio Popolazione 31 dic Totale (Dati Servizio Statistico Regionale) 28

33 TABELLA 9 SALDI POPOLAZIONE ANNI 2008 E 2009 Provincia Piacenza Parma Reggio E. Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-C. Rimini Popolazione 1 genn Anno di riferimento 2008 Saldo naturale Saldo migratorio Popolazione 31 dic Saldo naturale Anno di riferimento 2009 Saldo migratorio Popolazione 31 dic (*) Totale (*) Compresi i sette comuni distaccati dalle Marche e aggregati all Emilia-Romagna (Dati Servizio Statistico Regionale) TABELLA 10 SALDO NATURALE E MIGRATORIO Anno Saldo naturale Saldo migratorio Popolazione 31 dic (Dati Servizio Statistico Regionale) 29

34 FIGURA 2 SALDO POPOLAZIONE FIGURA 3 POPOLAZIONE RESIDENTE 30

35 TABELLA 11 VARIAZIONE POPOLAZIONE ANNO Provincia Anno 2004 Anno 2009 Differenza % Piacenza ,23 Parma ,84 Reggio Emilia ,85 Modena ,25 Bologna ,24 Ferrara ,62 Ravenna ,60 Forlì-Cesena ,65 Rimini ,40 Totale ,88 (Dati Servizio Statistico Regionale) FIGURA 4 VARIAZIONE PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONE ANNI

36 4.2 TURISMO Il Rapporto annuale sul movimento turistico e la composizione della struttura ricettiva dell Emilia- Romagna del 2009, predisposto dal Servizio Regionale Turismo e Qualità Aree Turistiche, fotografa in modo analitico ed approfondito lo stato del settore turistico in Emilia-Romagna. Il patrimonio ricettivo alberghiero alla fine del 2009 consisteva in alberghi con posti letto complessivi che avevano un indice medio di utilizzo del 28,5% (se non si considerano le chiusure stagionali) ed un indice medio del 46,5% (se ci si riferisce ai periodi di apertura effettiva). Il patrimonio ricettivo extra-alberghiero era costituito a fine 2009 da 132 fra campeggi e villaggi turistici per oltre ospiti, da 556 alloggi agro-turistici con quasi posti letto, da alloggi dati in affitto da imprese turistiche con oltre posti letto, da bed & breakfast con posti letto e 247 altre strutture con posti letto complessivi. Nell anno 2009 in Emilia-Romagna si sono verificati arrivi e presenze nelle strutture alberghiere e complementari con una permanenza media di 4,4 giorni. La distribuzione per ambito territoriale dei turisti vede nella riviera il 55% degli arrivi e il 73% delle presenze, nelle città capoluogo il 24% degli arrivi e il 12% delle presenze, alle terme il 3,5% sia di arrivi sia di presenze, nei comuni non di ambito il 14,5% degli arrivi e il 9% delle presenze e nell Appennino il 3% sia di arrivi sia di presenze. TABELLA 12 ARRIVI E PRESENZE PERIODO GENNAIO DICEMBRE 2009 PROVINCIE PIACENZA, PARMA, REGGIO EMILIA Provincia Piacenza Provincia Parma Provincia Reggio Emilia Mese Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale (Dati Servizio Turismo e Qualità Aree Urbane) 32

37 TABELLA 13 ARRIVI E PRESENZE PERIODO GENNAIO DICEMBRE 2009 PROVINCIE MODENA, BOLOGNA, FERRARA Provincia Modena Provincia Bologna Provincia Ferrara Mese Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale (Dati Servizio Turismo e Qualità Aree Urbane) TABELLA 14 ARRIVI E PRESENZE PERIODO GENNAIO DICEMBRE 2009 PROVINCIE RAVENNA, FORLÌ-CESENA, RIMINI Provincia Ravenna Provincia Forlì Cesena Provincia Rimini Mese Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno ,308 Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale (Dati Servizio Turismo e Qualità Aree Urbane) 33

38 TABELLA 15 DISTRIBUZIONE MOVIMENTO PER PROVINCE Provincia Arrivi Presenze Piacenza 3% 2% Parma 6% 4% Reggio Emilia 3% 3% Modena 6% 4% Bologna 16,5% 8% Ferrara 5,5% 6,5% Ravenna 15% 17,5% Forlì-Cesena 11% 14,5% Rimini 34% 40,5% (Dati Servizio Turismo e Qualità Aree Urbane) TABELLA 16 MOVIMENTO TURISTICO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI Anno Arrivi Presenze Permanenza media (gg) , , , , , , , , , ,4 (Dati Servizio Turismo e Qualità Aree Urbane) 34

39 FIGURA 5 DISTRIBUZIONE MOVIMENTO PER PROVINCE FIGURA 6 MOVIMENTI DEGLI ULTIMI DIECI ANNI 35

40 4.3 ATTIVITÀ ECONOMICHE I dati del Servizio Statistico Regionale evidenziano come alla fine del 2007 fossero presenti sul territorio della regione Emilia Romagna circa unità locali, suddivise nei tre macrosettori industria, commercio e servizi con un numero di addetti pari a con una dimensione media di 3,97 addetti/unità locale, con una diminuzione quindi rispetto al 2001 che era di 4,4 addetti/unità locale. La composizione per macrosettori di attività economiche evidenziava che l economia regionale era caratterizzata da una forte presenza di unità locali di commercio e servizi, mentre l industria rappresentava il 36% delle unità locali complessive. Il macrosettore dell industria era costituito da un numero di unità locali con un numero di addetti complessivo di Le unità locali industriali presentavano una dimensione media di 6 addetti/unità locale. La distribuzione territoriale delle attività economiche a livello provinciale mostrava che, nelle province di Modena e Bologna, si concentravano il 25,5% delle attività locali con un numero di addetti corrispondente al 24,3% del totale regionale. Dal punto di vista della struttura dimensionale, il sistema produttivo regionale è caratterizzato dalla presenza di un elevato numero di piccole e medie unità locali organizzate in distretti industriali. I distretti sono agglomerati di unità locali, concentrate in un area territoriale delimitata, prevalentemente di piccola o media dimensione, specializzate e indipendenti, che operano nello stesso settore produttivo. I principali distretti industriali regionali, in termini di unità locali e di addetti, sono i seguenti: - agroalimentare e delle macchine per l industria alimentare (Parma); - ceramica e delle macchine per l industria ceramica (Sassuolo Modena e Castellarano Reggio-Emilia); - tessile-abbigliamento (Carpi Modena); - calzaturiero (Fusignano Ravenna Rimini e S. Mauro Pascoli); - biomedicale (Mirandola); - motociclo (Bologna); - macchinari per imballaggi (Bologna); - macchine agricole (Modena Reggio Emilia); - macchine utensili, sistemi per l automazione (Piacenza); - macchine per la lavorazione del legno (Carpi Modena Rimini); - mobile imbottito (Forlì). 36

41 TABELLA 17 MACRO ATTIVITA ECONOMICHE E UNITA LOCALI DELLE IMPRESE Provincia Industria Commercio e Totale Servizi Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale TABELLA 18 MACRO ATTIVITA ECONOMICHE E ADDETTI ALLE UNITA LOCALI DELLE IMPRESE Provincia Industria Commercio e Totale Servizi Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale (2007 Dati Servizio Statistico Regionale) 37

42 TABELLA 19 ADDETTI ALLE UNITA LOCALI DELLE IMPRESE PER CLASSE DI ADDETTI Provincia Da 1 a 9 Da 10 a 19 Da 20 a 49 Da 50 e più Totale Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale FIGURA 7 UNITA LOCALI DELLE IMPRESE 38

43 FIGURA 8 ADDETTI ALLE UNITA LOCALI DELLE IMPRESE FIGURA 9 ADDETTI ALLE UNITA LOCALI DELLE IMPRESE PER CLASSI DI ADDETTI 39

44 40

45 5. CARICO ANTROPICO La Regione Emilia-Romagna, allo scopo di rispondere agli obblighi informativi richiesti dall Unione Europea sul carico antropico in AE insistente sul territorio, ha provveduto all elaborazione dei dati inerenti alla popolazione residente, le attività produttive e i turisti, considerando anche il carico proveniente dai sette comuni della regione Marche che si sono distaccati ed aggregati alla regione Emilia-Romagna. I valori di seguito restituiti derivano da aggiornamenti condotti nell anno 2011 dai Gruppi di Lavoro provinciali sugli agglomerati, istituiti dalla Regione, ai quali hanno partecipato tutti gli enti preposti: Regione, Provincia, ARPA, Agenzie d Ambito, Enti gestori del Servizio Idrico Integrato. I dati relativi ai residenti sono desunti dalle informazioni in possesso degli Enti Gestori e sono stati confrontati con le elaborazioni del Servizio Statistico della regione Emilia-Romagna disponibili per l anno Purtroppo non è stato possibile un aggiornamento puntuale a livello di singola località in quanto le percentuali di distribuzione della popolazione comunale nelle singole località risalgono all ultimo censimento ISTAT del 2001, e sono ormai non più attuali. I dati riguardanti i Turisti sono stati confrontati con quelli ricavati dal Rapporto sul Turismo in Emilia-Romagna per l anno 2009, redatto dal Servizio Turismo e Qualità Aree Turistiche, rapporto che riporta sia gli arrivi che le presenze nelle varie province, ripartiti anche per mensilità. Nel carico antropico è stata considerata una stima rappresentativa del carico prodotto nel periodo di massima presenza turistica, registrato nella settimana di massimo afflusso. Per la determinazione degli AE degli insediamenti produttivi sono stati considerati i carichi industriali attualmente autorizzati allo scarico in pubblica fognatura; i dati riportati nella tabella sottostante sono desunti dalle informazioni fornite dagli Enti Gestori attraverso l implementazione di un database elaborato da ARPA Direzione Tecnica. Il carico complessivo che potenzialmente grava sul territorio regionale è generato dal carico dei residenti, dei produttivi, escludendo il carico di quegli insediamenti industriali che trattano direttamente i loro scarichi sversandoli in corpo idrico superficiale, nonché dai turisti. Nella tabella seguente sono riportati i risultati complessivamente ottenuti dall analisi regionale nello scenario ricostruito relativamente al periodo di punta. Il carico complessivo dunque ammonta a circa 6,7 milioni di abitanti equivalenti ripartito nelle varie province come mostrato nella Figura

46 TABELLA 20 CARICO ANTROPICO NOMINALE Province Residenti (n ) Produttivi (AE) Turisti (n ) Carico nominale (AE) Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale FIGURA 10 CARICO ANTROPICO NOMINALE Turisti Produttivi Residenti Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 42

47 6. SISTEMA FOGNARIO - DEPURATIVO Il Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua della Regione in collaborazione con Arpa Direzione tecnica e con il supporto delle Province e degli Enti gestori del Servizio Idrico Integrato, ha provveduto a rilevare i dati inerenti il sistema fognario depurativo del territorio della regione Emilia-Romagna, al fine di individuare, per ogni singola località, il carico in termini di Abitanti Equivalenti suddiviso in residenti, produttivi e turisti. Per ogni località si è valutata la presenza di rete fognaria, la percentuale di AE allacciati alla rete e il numero di AE collegati ad un impianto di depurazione. In Emilia Romagna sono presenti circa persone che risiedono in abitazioni isolate (case sparse), per le quali non è economicamente conveniente l allacciamento alla rete fognaria rispetto ai vantaggi ambientali prodotti. Tale valore corrisponde a circa il 10% della popolazione regionale. Ritenendo non conveniente realizzare sistemi di fognatura per raccogliere i reflui provenienti da case sparse, nella Tabella 21 si sono confrontati i dati relativi ai residenti in località con quelli relativi agli abitanti presenti in case sparse. I residenti totali in Emilia-Romagna assommano a e di questi sono serviti da fognature, l 86%; sono i residenti stimati nelle località; dunque la quota parte dei residenti serviti da rete fognaria, rispetto ai servibili (residenti-residenti in case sparse), risulta pari al 96% del totale. TABELLA 21 RESIDENTI IN LOCALITA E CASE SPARSE SERVITI DA FOGNATURE Province Residenti Residenti in località Residenti in case sparse Serviti % serviti % servibili A B C D D/A D/B Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì Cesena Rimini Totale

48 FIGURA 11 RESIDENTI E RESIDENTI SERVITI Residenti Residenti serviti Piacenza Parma Reggio E. Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì Cesena Rimini La reale consistenza del sistema fognario-depurativo della regione Emilia-Romagna mostra che a fronte di AE residenti e un carico antropico complessivo di AE dispone di un sistema fognario capace di servire AE, cioè il 91% del complessivo carico, ed un complesso sistema depurativo che tratta circa AE, pari al 90% del carico totale (vedi Tabella 24). TABELLA 22 RESIDENTI, TURISTI E PRODUTTIVI SERVITI DA RETE FOGNARIA Provincia Residenti Residenti serviti Produttivi Produttivi serviti Turisti Turisti serviti Totale Totale serviti serviti servibili (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) % % Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì Cesena Rimini Totale

49 I residenti collettati ad un impianto di trattamento sono stati stimati pari a e in altre parole all 84% rispetto al totale regionale, e corrispondente al 94% dei residenti effettivamente allacciabili ad un sistema di depurazione (numero ottenuto sottraendo dal totale regionale quello dei residenti in case sparse). Questa ultima percentuale è dunque maggiormente rappresentativa del livello di trattamento dei reflui urbani raggiunto in Emilia Romagna e del reale margine di miglioramento possibile tenendo conto dei limiti tecnici ed economici. TABELLA 23 RESIDENTI IN LOCALITA E CASE SPARSE DEPURATI DA IMPIANTI DI TRATTAMENTO Province Residenti Residenti in località Residenti in case sparse Depurati % depurati % depurabili A B C D D/A D/B Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì Cesena Rimini Totale Tenendo conto anche del contributo degli AE produttivi e dei turisti presenti nel periodo di punta, la percentuale degli AE trattati da impianti di depurazione passa dall 84% al 90% come evidenziato nella Tabella 24. Analogamente se vengono considerati solo i residenti depurabili la percentuale aumenta dal 94% al 96%. TABELLA 24 RESIDENTI, TURISTI E PRODUTTIVI DEPURATI Province Residenti Residenti depurati Produttivi Produttivi depurati Turisti Turisti depurati Totale Totale depurati depurati depurabili (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) % % Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì Cesena Rimini Totale

50 FIGURA 12 AE TOTALI, AE DEPURATI E AE SERVITI Piacenza Parma Reggio E. Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini AE nominali AE serviti AE depurati

51 7. AGGLOMERATI Il Decreto Legislativo n 152 del 2006 definisce l agglomerato come un area in cui la popolazione ovvero le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile, e cioè tecnicamente ed economicamente realizzabile anche in rapporto ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento di acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale. La valutazione del carico negli agglomerati è la somma, espressa in AE del carico dovuto ai residenti, di quello attribuito ai turisti e di quello attribuito alle attività produttive che recapitano in pubblica fognatura. Questi agglomerati serviti da fognature possono, in funzione del sistema di raccolta e smaltimento dei reflui urbani, essere di tre tipologie: tipologia A l agglomerato ha un unico sistema di raccolta e un unico scarico o un unico impianto di trattamento; tipologia B l agglomerato dispone di due o più sistemi di raccolta e ciascuno di questi termina o in uno scarico o in un impianto di trattamento; ciascuno scarico o impianto deve essere a norma e l agglomerato va valutato nel suo complesso; tipologia C - l agglomerato di consistenza pari a due o più località e più sistemi di raccolta che recapitano in un unico impianto di trattamento. Nel territorio regionale sono stati individuati nella maggior parte dei casi agglomerati semplici del tipo A e tipologie più complesse riconducibili alla tipo C. Pochi agglomerati possiedono due o più sistemi di raccolta che convogliano i reflui in due o più impianti di trattamento. Un esempio per ciascuna tipologia di agglomerato è riportato in Figura

52 FIGURA 13 ESEMPI DI TIPOLOGIE DI AGGLOMERATI IN EMILIA-ROMAGNA (TIPOLOGIE A, B, C) A C B 48

53 La consistenza nominale di un agglomerato è stata individuata in base al numero di residenti, al numero di turisti nel periodo di punta e al numero di AE produttivi che recapitano in pubblica fognatura, calcolati per ciascuna località appartenente ad esso. AE nominali agglomerato = Residenti + Turisti periodo di punta + AE produttivi in fognatura In seguito alla valutazione condotta sono stati censiti in Emilia Romagna agglomerati per una consistenza complessiva di circa AE nella quale sono compresi anche gli AE provenienti dal territorio extraregionale di San Marino che confluiscono nell agglomerato di Rimini. La Figura 14 mette in evidenza come la maggior parte degli AE nominali degli agglomerati sono concentrati negli agglomerati di consistenza AE che rappresentano numericamente solo il 7% degli agglomerati presenti sul territorio regionale (209 agglomerati) per una consistenza complessiva di (93% del totale). FIGURA 14 NUMERO E CONSISTENZA DEGLI AGGLOMERATI PER CLASSE INFERIORE E SUPERIORE A AE Numero agglomerati AE nominali agglomerati 7,1% 7,0% 92,9% 93,0% < AE AE < AE AE Nella Tabella 25 viene riportata la situazione in dettaglio degli AE serviti da rete fognaria appartenenti agli agglomerati di consistenza inferiore o superiore a AE. Dall analisi di Tabella 26 si può notare come il carico preponderante è quello concentrato negli agglomerati di consistenza superiore a AE; in essi infatti insistono circa AE pari all 84% del totale. 49

54 TABELLA 25 NUMERO, AE NOMINALI E SERVITI NEGLI AGGLOMERATI PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Prov/classe Totale n AE AE serviti (%) n AE AE serviti (%) n AE AE serviti Piacenza , , ,0 Parma , , ,3 Reggio Emilia , , ,9 Modena , , ,2 Bologna , , ,6 Ferrara , , ,3 Ravenna , , ,8 Forlì-Cesena , , ,1 Rimini (*) , , ,0 Totale , , ,7 (%) (*) compreso San Marino TABELLA 26 NUMERO, AE NOMINALI E SERVITI NEGLI AGGLOMERATI AE PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Prov./ classe > Totale Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini (*) Totale n AE AE serviti n AE AE serviti n AE AE serviti n AE AE serviti n AE AE serviti (*) compreso San Marino 50

55 TABELLA 27 NUMERO, AE NOMINALI E SERVITI NEGLI AGGLOMERATI PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Prov/classe Totale n AE AE depurati (%) n AE AE depurati (%) n AE AE depurati Piacenza , , ,2 Parma , , ,7 Reggio Emilia , , ,5 Modena , , ,4 Bologna , , ,2 Ferrara , , ,9 Ravenna , , ,7 Forlì-Cesena , , ,9 Rimini (*) , , ,8 Totale , , ,1 (%) (*) compreso San Marino TABELLA 28 NUMERO, AE NOMINALI E DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI AE PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Prov./ classe > Totale n AE AE depurati n AE AE depurati n AE AE depurati n AE AE depurati n AE AE depurati Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini (*) Totale (*) compreso San Marino 51

56 FIGURA 15 CONSISTENZA NOMINALE, SERVITI E DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI AE PER CLASSE DI CONSISTENZA, A LIVELLO REGIONALE AE nominali AE serviti AE depurati > Per quanto riguarda la situazione negli agglomerati di classe inferiore a AE, a seguito di un analisi di dettaglio effettuata a livello regionale, è stato possibile determinare che circa il 97% è servito da rete fognaria gestita all interno del Sevizio Idrico Integrato. TABELLA 29 NUMERO, CONSISTENZA NOMINALE E AE SERVITI NEGLI AGGLOMERATI < AE PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Provincia/classe Totale n AE AE serviti n AE AE serviti n AE AE serviti n AE AE serviti Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale

57 TABELLA 30 NUMERO, CONSISTENZA NOMINALE E AE DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI < AE PER CLASSE DI CONSISTENZA E PROVINCIA Provincia/classe Totale n AE AE depurati n AE AE depurati n AE AE depurati n AE AE depurati Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale FIGURA 16 CONSISTENZA NOMINALE, SERVITI E DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI < AE PER CLASSE DI POTENZIALITA A LIVELLO REGIONALE AE nominali AE serviti AE depurati

58 54

59 8. IMPIANTI DI TRATTAMENTO In ambito regionale sono stati censiti impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Detti impianti comprendono diverse tipologie di trattamento da quelle più semplificate a quelle più complesse, tipiche dei grandi sistemi consortili. Essi risultano avere complessivamente una potenzialità di progetto di circa 8,28 milioni di AE e risultano trattare circa 6 milioni di AE, considerando il carico trattato nel periodo di punta, assunto come significativo per tutte le elaborazioni condotte nello studio. Nella Tabella 31 viene indicato il numero, unitamente alla rispettiva potenzialità di progetto, degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane presenti nel territorio regionale, suddivisi per tipologia di trattamento. Tra gli impianti di I livello vengono considerati le fosse Imhoff, le fosse settiche, e gli altri trattamenti di tipo primario. Appartengono al II livello tutti i trattamenti biologici, quali i fanghi attivi, i biodischi e i letti percolatori, mentre gli impianti che, oltre ad effettuare un trattamento secondario, possiedono processi di defosfatazione e/o denitrificazione sono inclusi nel III livello. Come si può osservare nella stessa tabella in Emilia Romagna vi sono impianti che possiedono solo un trattamento primario (per una capacità pari al 3% del valore complessivo), 514 un trattamento equivalente al secondario e 177 presentano trattamenti più avanzati per la rimozione dei nutrienti. Tra questi ultimi, 73 presentano solo la rimozione dell azoto (DeN), 10 hanno il solo il trattamento per il fosforo (DeP) mentre 94 prevedono entrambe le fasi di trattamento di denitrificazione e defosfatazione (DeN + DeP). TABELLA 31 NUMERO DI IMPIANTI, LIVELLO DI TRATTAMENTO, POTENZIALITÀ DI PROGETTO (ANNO 2009) Classe Numero impianti Potenzialità di progetto potenzialità I II III tot I II III tot (AE) (n ) (n ) (n ) (n ) (AE) (AE) (AE) (AE) > Totale FIGURA 17 NUMERO IMPIANTI DI TRATTAMENTO E CAPACITÀ DEPURATIVA DI PROGETTO 1% 8% 2% 1% classe1_0_ae_1999 classe2_2000_ae_10000 classe3_10001_ae_15000 classe4_15001_ae_ classe5_> % 10% 3% classe1_0_ae_1999 classe2_2000_ae_10000 classe3_10001_ae_15000 classe4_15001_ae_ classe5_> Numero impianti 63% 19% AE progetto 88% 55

60 Facendo riferimento alla classe di consistenza dell agglomerato si ottengono le tabelle di seguito riportate in cui vengono evidenziati il numero degli impianti e la potenzialità di progetto degli stessi suddivisi per Provincia. TABELLA 32 NUMERO DEGLI IMPIANTI PER CLASSE DI CONSISTENZA DELL AGGLOMERATO E PROVINCIA Provincia\classe > Totale (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) Piacenza Parma Reggio-Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale FIGURA 18 NUMERO DEGLI IMPIANTI PER AGGLOMERATI AE, SUDDIVISI PER PROVINCIA E CLASSE > (numero) Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 56

61 Dall analisi della Figura 18 si può osservare come gli impianti di piccola potenzialità siano ubicati principalmente in Emilia, con la presenza più elevata a Modena, mentre diminuiscono in Romagna, dove si riscontra una maggiore presenza degli impianti di trattamento di elevata potenzialità (> AE). Gli impianti di tale potenzialità, in ambito regionale, sono al servizio delle città capoluogo, di centri altamente industrializzati (Carpi, Sassuolo, ecc.), e dei centri balneari della costa. TABELLA 33 POTENZIALITÀ DI PROGETTO DEGLI IMPIANTI PER CLASSE DI CONSISTENZA DELL AGGLOMERATO Provincia\classe > Totale (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) (AE) Piacenza Parma Reggio-Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale FIGURA 19 POTENZIALITÀ DI PROGETTO DEGLI IMPIANTI PER AGGLOMERATI AE > (AE) Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 57

62 Per quanto riguarda le tipologie depurative presenti nella regione si possono effettuare le seguenti osservazioni: sono stati individuati impianti costituiti da fosse Imhoff ricomprese nella gestione del Servizio Idrico Integrato. Tra le tipologie di II livello censite, si è riscontrata la presenza di impianti a biodischi, a fanghi attivi classici e ad aerazione prolungata, e a letti percolatori; risulta ridotto il numero di impianti che possiedono sistemi naturali (vasche di fitodepurazione) come trattamento secondario o di finissaggio terziario (30 impianti). Tutti gli impianti che utilizzano questa tipologia depurativa, come trattamento secondario, hanno una potenzialità di progetto inferiore o uguale a AE. Gli impianti che invece utilizzano le vasche di fitodepurazione come trattamento di finissaggio, a valle di un fanghi attivi hanno una potenzialità compresa tra e AE; FIGURA 20 NUMERO IMPIANTI PER TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO sedimentatore ossigenatore e cloratore letto percolatore e fanghi attivi letto percolatore fossa Imhoff e trincea drenante fossa Imhoff e subirrigazione fossa Imhoff e pozzo assorbente fossa Imhoff e letto percolatore fossa Imhoff e subirrigazione fitoprotetta fossa Imhoff e subirrigazione drenata fossa Imhoff e letto assorbente fossa Imhoff fossa settica e biodischi fossa settica fitodepurazione fanghi attivi con defosfatazione, nitri-denitri e fitodepurazione fanghi attivi con defosfatazione, nitri-denitri e filtrazione fanghi attivi con nitri-denitri e defosfatazione biologica fanghi attivi con defosfatazione e nitri-denitri fanghi attivi con defosfatazione fanghi attivi con nitri-denitri fanghi attivi e fitodepurazione fanghi attivi ad alto carico fanghi attivi ad aerazione prolungata e rimozione dei nutrienti fanghi attivi ad aerazione prolungata con nitri-denitri fanghi attivi ad aerazione prolungata fanghi attivi biodischi (numero) Dall indagine condotta emerge inoltre che a livello regionale sono presenti 232 impianti di trattamento delle acque reflue urbane al servizio di agglomerati aventi consistenza superiore o uguale a AE, che coprono circa il 93% della capacità di trattamento complessiva ( AE). Di questi impianti, come si può vedere nella Tabella 34, 11 effettuano un trattamento di primo livello (quali semplici sedimentatori, fosse settiche, fosse di tipo imhoff) mentre 221 possiedono un trattamento almeno secondario: 68 sono fanghi attivi classici o ad aereazione prolungata, letti percolatori, biodischi, mentre 153 impianti effettuano una rimozione spinta di nutrienti (con fasi di denitrificazione e/o defosfatazione). 58

63 TABELLA 34 NUMERO IMPIANTI, AE DI PROGETTO, AE DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI AE SUDDIVISI PER CLASSE DI AGGLOMERATO E PROVINCIA Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì- Cesena Rimini (*) Totale Classe AE progetto AE depurati I liv II liv III liv (n ) (AE) (AE) (n ) (n ) (n ) C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale C <C <C C> Totale (*) compreso San Marino 59

64 FIGURA 21 AE DI PROGETTO E AE DEPURATI NEGLI AGGLOMERATI AE SUDDIVISI PER PROVINCE A.E. di prog. A.E. depurati Riguardo agli impianti di I livello indicati nella Tabella 34 è importante sottolineare che gli interventi di adeguamento, che prevedono la dismissione degli stessi e il conseguente collettamento degli scarichi ad impianti adeguati, sono già stati inseriti nella pianificazione provinciale dei Piani d Ambito redatti dalle Agenzie d Ambito. In tutti casi le opere di risanamento sono già state avviate e i lavori termineranno nei prossimi mesi in base alla complessità dei progetti esecutivi. 60

65 FIGURA 22 UBICAZIONE DEI PRINCIPALI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DI POTENZIALITÀ DI PROGETTO SUEPRIORE A AE 61

66 8.1 CARATTERIZZAZIONE TECNICO IMPIANTISTICA La Regione Emilia Romagna ha svolto negli ultimi anni numerose indagini per individuare le caratteristiche tecniche e di funzionamento dei principali impianti di trattamento presenti nel territorio. L attenzione in questo capitolo è rivolta principalmente ad analizzare i risultati ottenuti relativamente agli impianti di capacità depurativa > AE; tali depuratori, pur essendo in numero ridotto (90), presentano una capacità depurativa di circa 7 milioni di AE, pari a circa l 84% di quella complessiva regionale. A livello di Aree Sensibili tale copertura risulta essere quasi totale (99%). (foto archivio ARPA) Le informazioni riportate sono state aggiornate in seguito ad una ricognizione effettuata nel 2008 da Arpa all interno del progetto Aggiornamento del DB impianti di trattamento delle acque reflue urbane, svolto per conto del Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua della Regione Emilia-Romagna. TABELLA 35 NUMERO DEGLI IMPIANTI PRESENTI IN CIASCUNA PROVINCIA E RELATIVA POTENZIALITÀ DI PROGETTO Provincia > AE Totale RER Impianti Potenzialità di progetto Impianti Potenzialità di progetto (n ) (AE) (n ) (AE) Piacenza Parma Reggio-Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Totale L analisi in questo paragrafo si è basata sui dati reperiti presso 88 impianti aventi potenzialità uguale o superiore a abitanti equivalenti. Due impianti, riscontrati nel censimento del 2009, sono stati esclusi dall elaborazione in quanto, al momento della ricognizione, i lavori di costruzione e di ampliamento erano ancora in corso. 62

67 Tutti gli impianti considerati risultano dotati di pretrattamenti: in diversa misura, presentano grigliatura grossolana e/o fine, stacciatura, dissabbiatura, disoleatura e, anche se in casi meno frequenti, vasche di equalizzazione e di pioggia. L istogramma in Figura 24 illustra tale situazione. FIGURA 23 PRETRATTAMENTI. DALL ALTO A SINISTRA: VASCA DI EQUALIZZAZIONE, GRIGLIATURA GROSSOLANA, STACCIATURA, DISSABBITURA/DISOLEATURA, CUMULO DI SABBIE DOPO I PRETRATTAMENTI E VASCA DI PRIMA PIOGGIA (foto archivio ARPA) 63

68 FIGURA 24 TIPOLOGIA DEI PRETRATTAMENTI PRESENTI NEGLI IMPIANTI DI POTENZIALITÀ > AE N impianti Grigliatura grossolana Grigliatura fine Stacciatura 27 Dissabbiatura 84 Disoleatura Equalizzazione Vasche di pioggia Tipo di trattamento Di norma gli impianti prevedono un trattamento biologico secondo lo schema a fanghi attivi di tipo semplificato; per questo, in molti impianti anche a scapito di elevate spese di energia per l aerazione, si è abolita la sedimentazione primaria, e i liquami, dopo i normali trattamenti preliminari, sono inviati direttamente alla fase di aerazione. La sedimentazione primaria è quindi presente solo nel 34% dei depuratori considerati (30 su 88). In tutti gli 88 impianti oggetto dell indagine sono presenti vasche di ossidazione: in queste il trasferimento di ossigeno avviene in modalità diverse (vedi Figura 27). In alcuni impianti vengono utilizzate più tipologie di aerazione: l utilizzo dell ossigeno liquido avviene solitamente al fine di integrare il sistema di aerazione presente presso l impianto che in alcuni periodi di punta, risulta insufficiente. Il sistema di aerazione più diffuso risulta essere quello ad aeratori sommersi che appare più efficiente e crea meno aerosol rispetto al sistema ad aeratori superficiali. FIGURA 25 TIPOLOGIE DI OSSIDAZIONE: AERATORI SUPERFICIALI (ROTORI), SERBATOIO OSSIGENO LIQUIDO (foto archivio ARPA) 64

69 FIGURA 26 TIPOLOGIE DI OSSIDAZIONE: AERATORI SOMMERSI E AERATORI SUPERFICIALI (TURBINA) (foto archivio ARPA) FIGURA 27 TIPOLOGIA DI OSSIGENAZIONE UTILIZZATA NEGLI IMPIANTI DI POTENZIALITÀ SUPERIORE A AE areatori superficiali areatori sommersi ossigeno liquido 65

70 Diversi impianti eseguono la rimozione dell azoto generalmente con un apposito comparto di denitrificazione. Lo schema seguito è quello della predenitrificazione che consente una buona disponibilità di sostanza organica carboniosa per la riduzione dei nitrati, che vengono ricircolati assieme al mixed liquor dal comparto di ossidazione. Non mancano, però, casi in cui la denitrificazione avviene nella stessa vasca ossidativa. Le condizioni anossiche, necessarie per la riduzione dei nitrati, sono ottenute tramite un opportuna temporizzazione degli aeratori oppure, laddove i volumi in gioco lo permettano, programmando adeguatamente il "fermo" dei sistemi di areazione in alcune zone della vasca. Queste soluzioni gestionali, che richiedono comunque un'accurata attività di controllo interno per evitare disfunzioni sull'intero processo biologico, possono essere particolarmente efficaci e nel contempo economiche. Più volte si è anche riscontrata la denitrificazione simultanea, vale a dire la respirazione anossica nel comparto stesso di ossidazione senza spegnimento del sistema di aerazione. Riguardo la rimozione delle sostanze azotate degli 88 impianti analizzati, 75 sono dotati di trattamenti specifici per la rimozione dell azoto: la maggior parte di questi è dotato del comparto di pre-denitrificazione (Pre), posto a monte della fase di ossidazione-nitrificazione a fanghi attivi. Per 19 impianti non è specificato se si tratti di pre o post-denitrificazione (DeN non spec), 4 presentano una pre e una post-denitrificazione (Pre&Post), mentre 13 non utilizzano trattamenti terziari utili alla rimozione dell azoto. FIGURA 28 IMPIANTI DI POTENZIALITÀ > DOTATI DI TRATTAMENTI SPECIFICI PER LA RIMOZIONE DELL AZOTO Post; 1 Pre&Post; 4 Pre; 51 DeN non spec.; 19 NoDeN; 13 NoDeN Pre Post Pre&Post DeN non spec. Molti impianti sono già predisposti per la rimozione del fosforo. Negli impianti, che effettuano il trattamento di defosfatazione, il fosforo viene generalmente abbattuto tramite dosaggio di reagenti chimici quali i sali di ferro o di alluminio. I sali sono aggiunti direttamente nella vasca di ossidazione secondo lo schema della precipitazione simultanea e i fanghi chimici, ricchi di fosforo, sono poi separati con la sedimentazione secondaria. 66

71 Molto importante è sottolineare il fatto che, in alcuni casi, la concentrazione di fosforo in ingresso agli impianti è risultata bassa, probabilmente in virtù delle norme che limitano il contenuto del fosforo nei detersivi e della presenza di acque parassite che diluiscono il carico, per questo la parziale rimozione del fosforo che si ha negli impianti biologici convenzionali, dovuta soprattutto all assimilazione nella biomassa batterica in crescita, si è rivelata in certi casi sufficiente a ridurre le concentrazioni di fosforo effluente al di sotto dei limiti di legge imposti per le aree sensibili. Per quanto riguarda i trattamenti di defosfatazione, si è osservato che 76 impianti su 88 sono dotati di una specifica fase di rimozione. Vengono utilizzate sia la defosfatazione biologica che la postprecipitazione, bisogna osservare però che generalmente il fosforo viene abbattuto tramite il dosaggio di reagenti chimici quali i sali di ferro o di alluminio. Prevale quindi la co-precipitazione (Co prec), in 49 impianti su 88, mentre per nove impianti non sono state fornite informazioni di dettaglio (DeP non spec) su come venga effettuata la rimozione del fosforo. FIGURA 29 IMPIANTI DI POTENZIALITÀ > DOTATI DI TRATTAMENTI SPECIFICI PER LA RIMOZIONE DEL FOSFORO. DeP non spec; 9 NoDeP; 12 DeP biol; 10 Post prec.; 14 Co prec.; 49 NoDeP DeP biol Post prec. Co prec. DeP non spec La disinfezione al termine del processo di depurazione è diffusa nella maggior parte degli impianti oggetto dell indagine, e soprattutto viene effettuata negli impianti ricadenti in area sensibile. Degli 88 depuratori studiati, 15 non praticano la disinfezione (No disinfezione). Tra gli impianti che disinfettano le acque in uscita dai trattamenti, 27 lo fanno in continuo (Continuo), 17 soltanto nel periodo irriguo (Irriguo), quindi tra maggio e settembre, mentre i restanti 29 soltanto in caso di emergenza (Emergenza). 67

72 FIGURA 30 PRESENZA DI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE NEGLI IMPIANTI DI POTENZIALITÀ > AE No Disinfezione; 15 Irriguo; 17 Continuo; 27 Emergenza; 29 No Disinfezione Continuo Emergenza Irriguo Il disinfettante che a tutt oggi viene utilizzato con maggior frequenza è l ipoclorito, seguito dall acido peracetico, dal biossido di cloro e infine dal trattamento ad ultravioletti; preferenza confermata anche effettuando la stessa analisi considerando soltanto gli impianti che effettuano la disinfezione in continuo. Anche in questo caso il disinfettante che viene maggiormente impiegato è l ipoclorito, seguito dall acido peracetico. Si precisa che, a volte, sullo stesso impianto, vengono utilizzati due agenti disinfettanti in contemporanea, ad esempio ipoclorito più raggi ultravioletti. FIGURA 31 TIPOLOGIA DI DISINFETTANTE IMPIEGATO NEGLI IMPIANTI > AE acido peracetico; 24 ultravioletti; 6 biossido di cloro; 7 ipoclorito; 40 ipoclorito biossido di cloro acido peracetico ultravioletti 68

73 FIGURA 32 IN CONTINUO TIPOLOGIA DI DISINFETTANTE UTILIZZATO NEGLI IMPIANTI > AE CHE PRATICANO LA DISINFEZIONE u.v.; 2 acido peracetico; 6 ipoclorito; 17 biossido di cloro; 5 ipoclorito biossido di cloro acido peracetico u.v. Gli impianti di depurazione sono dotati di strumenti che in automatico tengono monitorati in continuo alcuni parametri all interno delle vasche di depurazione o di alcune fasi del ciclo di trattamento. Tipologie di strumentazione di controllo presente sull impianto: 1. misuratore Q in: portata in ingresso; 2. misuratore Q out: portata in uscita; 3. campionatore automatico in: campionatore automatico per la misura della qualità dei reflui in ingresso; 4. ph: misuratore del ph in continuo; 5. Temperatura: temperatura del liquame; 6. Q ricircolo: portata di ricircolo 7. OD in vasca ox: ossigeno disciolto in vasca 8. torbidità sed sec: torbidità sedimentatore secondario; 9. disinfettante residuo: misura del cloro residuo o altri parametri a valle della disinfezione; 10. campionatore automatico out: campionatore automatico per la misura della qualità dei reflui in uscita; 11. altro: corrispondono diverse strumentazioni: misuratore di concentrazione dei fanghi in vasca di ossidazione, misuratore di concentrazione dei nitrati, dei solidi sospesi, fosforo totale, conducibilità, potenziale redox, etc. Il grafico sotto riportato evidenzia la tipologia e il numero degli strumenti installati presso gli impianti di potenzialità > AE. In due impianti della provincia di Bologna è utilizzato un solo campionatore mobile per l ingresso e per l uscita che non è conteggiato nel grafico riportato. 69

74 FIGURA 33 TIPOLOGIA E NUMERO DI STRUMENTI PRESENTI NEGLI IMPIANTI DI POTENZIALITÀ > AE misuratore Q in misuratore Q out campionatore automatico in ph Temperatura Q ricircolo OD in vasca di ox torbidità sed. sec. disinfettante residuo campionatore automatico out altro Per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti liquidi presso gli impianti di depurazione, bisogna rifarsi a quanto previsto dall articolo 110 del D. Lgs. 152/06. Secondo il testo normativo, salvo quanto previsto ai commi 2 e 3 del medesimo articolo, è vietato l'utilizzo degli impianti di trattamento di acque reflue urbane per lo smaltimento di rifiuti. L'autorità competente comunque, d'intesa con l'autorità d'ambito, in relazione a particolari esigenze e nei limiti della capacità residua di trattamento, autorizza il gestore del servizio idrico integrato a smaltire nell'impianto di trattamento di acque reflue urbane rifiuti liquidi, limitatamente alle tipologie compatibili con il processo di depurazione (Comma 2). Nel Comma 3 si afferma inoltre che il gestore del servizio idrico integrato, previa comunicazione all'autorità competente ai sensi dell'articolo 124, è comunque autorizzato ad accettare in impianti con caratteristiche e capacità depurative adeguate, che rispettino i valori limite di cui all'articolo 101, commi 1 e 2, i seguenti rifiuti e materiali, purché provenienti dal proprio Ambito territoriale ottimale oppure da altro Ambito territoriale ottimale sprovvisto di impianti adeguati: a) rifiuti costituiti da acque reflue che rispettino i valori limite stabiliti per lo scarico in fognatura; b) rifiuti costituiti dal materiale proveniente dalla manutenzione ordinaria di sistemi di trattamento di acque reflue domestiche previsti ai sensi dell'articolo 100, comma 3; c) materiali derivanti dalla manutenzione ordinaria della rete fognaria nonché quelli derivanti da altri impianti di trattamento delle acque reflue urbane, nei quali l'ulteriore trattamento dei medesimi non risulti realizzabile tecnicamente e/o economicamente, L'attività di cui ai commi 2 e 3 può essere consentita purché non sia compromesso il possibile riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi. 70

75 Degli 88 impianti, 39 hanno linee di trattamento rifiuti liquidi secondo quanto previsto dall articolo 110 del D.Lgs. 152/06. In particolare in 14 impianti vengono trattati i rifiuti liquidi come definiti dall articolo 110 comma 2 del D.Lgs. 152/2006, mentre i rifiuti definiti dal medesimo articolo comma 3 vengono trattati in 34 impianti. Alcuni impianti trattano, quindi, sia i rifiuti liquidi di comma 2 che quelli di comma 3 del Dlgs 152/06. FIGURA 34 QUANTITATIVI DI RIFIUTI TRATTATI Quantità trattata (t/anno) Art. 110 comma 2 Art. 110 comma 3 71

76 8.2 CONTROLLI ANALITICI EFFETTUATI NEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO Ai fini di valutare la conformità degli impianti di trattamento ai valori limite di emissione previsti dall'allegato 5 del decreto legislativo 152/06, la Regione Emilia Romagna, avvalendosi delle indicazioni contenute nel decreto stesso, ha fissato con specifica direttiva (deliberazione della Giunta regionale n del 3 Luglio 2001, modificata con delibera regionale n 2241 del 29 dicembre 2005) i criteri tecnici per la stipula da parte delle Province, dell'arpa e degli Enti Gestori, di un protocollo d intesa per l'esecuzione dell'attività di campionamento ed analisi in modo da perseguire la massima collaborazione tra i diversi soggetti interessati, garantendo nello stesso tempo, adeguati livelli di efficacia. Tali protocolli si basano sui seguenti elementi: 1. l accordo di collaborazione che ha la forma del protocollo d intesa fra: la Provincia, quale autorità competente al controllo; la Sezione provinciale dell ARPA, quale organo di controllo; il gestore dell impianto di trattamento delle acque reflue urbane 2. l ambito di applicazione del protocollo. Riguarda gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane provenienti da : agglomerati con un numero di AE maggiore di AE; agglomerati con un numero di AE maggiore di AE qualora lo scarico avvenga in acque recipienti individuate come aree sensibili; i nuovi impianti di potenzialità compresa fra e AE (foto archivio ARPA) 3. dal 01/01/2006 l ambito di applicazione del protocollo è stato esteso agli impianti di trattamento delle acque reflue urbane provenienti da : agglomerati con un numero di AE AE; agglomerati con un numero di AE AE qualora lo scarico avvenga in acque recipienti individuate come aree sensibili; 4. gli impianti di trattamento di potenzialità inferiore a AE, autorizzati al rispetto dei limiti di emissione in quanto a servizio degli agglomerati superiori a AE, saranno oggetto di un programma annuale di controllo definito dalla Provincia e dall ARPA. Nel corso del 2009 sono stati effettuati circa campionamenti per l analisi dei parametri di Tabella 1 dell Allegato 5 del D.Lgs.152/06, sia dall Ente gestore (autocontrolli) sia dalle Sezioni Provinciali di ARPA (controlli). Le risultanze analitiche sono state successivamente inserite in un database regionale, sito presso il Servizio Sistemi Informativi di ARPA; l implementazione di questo database ha reso possibile effettuare in automatico il calcolo della conformità degli scarichi ai sensi di quanto previsto dall Allegato 5 del suddetto decreto. 72

77 8.3 CONFORMITA IMPIANTI DI TRATTAMENTO In base alle analisi effettuate dalle Sezioni Provinciali ARPA e dagli Enti Gestori nell anno 2009 è stata valutata la conformità, rispetto ai valori limite previsti dalla Tabella 1 dell Allegato 5 del D. Lgs. 152/06, per ciascun impianto di potenzialità superiore a AE, sulla base di quanto disposto dal decreto. Riguardo alla valutazione della conformità ai valori limite della Tabella 1 occorre fare riferimento al numero massimo di campioni per i quali è ammesso il superamento, fatto salvo il superamento per il singolo campione del 100% per il BOD 5 ed il COD e del 150% per i SST. Nell attuazione pratica di tale criterio, ci si è attenuti a quanto previsto dall'allegato I - D punto 4 della direttiva 91/271/CEE: "le acque reflue trattate si presumono conformi ai relativi parametri se, per ogni relativo parametro singolarmente considerato, i campioni dell'acqua mostrano che essa soddisfa il rispettivo valore parametrico ". Esempio applicativo N. Campioni per i quali è consentito il superamento: 3; N. Campioni superati: 1 per il COD, 2 per il BOD 5, 1 per i SST Impianto conforme; N. Campioni superati: 1 per il COD, 4 per il BOD 5, 1 per i SST Impianto non conforme per il BOD 5 ; Con riferimento al sistema dei controlli per l anno 2009, relativamente alla Tabella 1 del D.Lgs. 152/2006, si evidenzia quanto segue: a) tutti i 221 impianti, che presentano un trattamento di livello secondario, a servizio degli agglomerati di consistenza superiore o uguale a AE con recapito in area sensibile o in bacino drenante, sono stati oggetto delle procedure di controllo sopra richiamate in coerenza con il citato Allegato 1 lett. D della direttiva 91/271/CEE; b) 210 impianti, pari al 95% di quelli considerati, sono risultati conformi; c) 11 impianti sono risultati non conformi: sono state misurate 8 analisi che superavano il 150% del limite previsto in Tabella 1 del D.Lgs. 152/06 per il parametro SST, 3 analisi di COD > 100% del valore limite e 5 analisi superiori al 100% del BOD 5. Nessun impianto ha superato il numero massimo consentito di campioni non conformi in rapporto al numero di misure effettuate, come da tabella specifica contenuta nell Allegato 5 del D.Lgs.152/06. Nella Tabella 36 viene riportato il quadro di sintesi regionale delle non conformità rispetto ai parametro della Tabella 1 - Allegato 5 del D.Lgs.152 del Nella colonna 1 Analisi > 100 /150% sono riportati il numero di impianti, in cui si è verificato che almeno un valore per il BOD 5, COD ha superato del 100% il valore limite e del 150% il limite dei SST; la colonna > Num. Sup. ammessi riporta invece il numero di impianti in cui il valore limite è stato superato, per i medesimi parametri, un numero di volte superiore a quello ammesso, in funzione del numero di campionamenti effettuati. 73

78 TABELLA 36 ESITI DEI CONTROLLI IMPIANTI A SERVIZIO DEGLI AGGLOMERATI AE ANNO 2009 Classe agglomerato (AE) N. impianti controllati N. impianti non conformi (%) N. impianti non conformi per tipo di non conformità (parametro) 1 Analisi > 100 /150% > Num sup.ti ammessi (6) 10 (COD 2 impianti - BOD 5 4 impianti - SST 7 impianti) > (2) 1 (COD - BOD5 SST) 0 0 Con riferimento alla problematica dell abbattimento dei nutrienti negli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, la deliberazione dell Assemblea Legislativa n. 40 del 21 dicembre 2005 di approvazione del Piano di tutela delle Acque (PTA), quale atto giuridicamente vincolante, ha previsto ai sensi delle disposizioni previste dall'art. 5 della direttiva 91/271/CEE ed in attuazione della deliberazione dell'autorità di Bacino del Fiume Po del 3 marzo 2004 n. 7 "Adozione degli obiettivi e delle priorità di intervento ai sensi dell'art. 44 del D.Lgs 152/99 e successive modifiche ed integrazioni", di perseguire l'obiettivo dell'abbattimento di almeno il 75%.del carico di azoto totale e fosforo totale nei bacini / sottobacini idrografici drenanti l area sensibile "Delta del Po e "Area costiera dell'adriatico Nord Occidentale dalla foce dell'adige al confine meridionale del comune di Pesaro". Dunque, per quanto riguarda la conformità ai valori limite, previsti dalla Tabella 2 dell Allegato 5 del D. Lgs. 152/06, viene effettuata una valutazione dell abbattimento medio del carico di azoto e fosforo in ingresso a tutti gli impianti di trattamento presenti nel territorio regionale. Per la valutazione dei carichi sversati e dei relativi abbattimenti si sono analizzati per ogni singolo impianto gli elementi caratteristici di funzionamento, cioè la portata e le concentrazioni degli inquinanti in ingresso e in uscita. Quando disponibili le informazioni derivano da misure dirette della grandezza in esame, negli altri casi si sono prodotte delle stime. Nella Tabella 37 viene fornito, per il 2009, il numero di impianti in cui i valori di concentrazione, dei reflui in ingresso e uscita, sono stati calcolati tramite delle misure analitiche dirette e il numero di casi in cui la valutazione è stata eseguita attraverso stime di tipo parametrico. TABELLA 37 NUMERO DI IMPIANTI IN CUI SI SONO STIMATI O MISURATI I VALORI DI CARICO IN INGRESSO E USCITA ANNO 2009 Classe Impianti azoto fosforo potenzialità ingresso uscita ingresso uscita misurato stimato misurato stimato misurato stimato misurato stimato (AE) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) (n ) C <C <C C> Totale

79 Dalla tabella si evidenzia quanto segue: per gli impianti di consistenza superiore a AE, sia per l azoto sia per il fosforo in uscita, si sono utilizzati tutti dati misurati, mentre in ingresso si è fatto ricorso a delle stime in un solo impianto per il parametro fosforo e in 2 impianti per il parametro azoto; per gli impianti di consistenza compresa fra e AE per il 70% dei casi per l azoto e nell 80% per il fosforo si sono utilizzati i dati misurati in ingresso; per quanto riguarda i valori in uscita i valori misurati rappresentano per entrambi i parametri circa l 80% degli impianti considerati. per gli impianti di consistenza inferiore a AE, nel 2009, si è fatto ricorso ai soli dati stimati secondo la metodologia regionale di seguito descritta. Ai fini della valutazione delle % di abbattimento dei carichi di N e P su scala regionale si è operato secondo i seguenti presupposti metodologici: A. PORTATE TRATTATE DAGLI IMPIANTI Si è fatto ricorso a valori di portata misurati soprattutto negli impianti di potenzialità superiore a AE. Nei casi in cui tale misura non fosse stata rilevata si è ricorso ad una stima per via parametrica in base al numero degli AE trattati e alla dotazione media pro-capite di 250 l/ae/d. B. CONCENTRAZIONI DEI NUTRIENTI IN INGRESSO AGLI IMPIANTI Negli impianti al servizio di agglomerati di consistenza superiore a AE sono stati recuperati i valori medi annui misurati in ingresso sia dall Ente Gestore sia dagli organi di controllo. I dati misurati sono stati utilizzati per un insieme di impianti che trattano circa l 84% del carico di AE in gioco. Nei casi in cui non erano disponibili valori misurati in ingresso, questi sono stati ricostruiti mediante l uso di valori di bibliografia, mostrati in Tabella 38, da applicare a ciascun Abitante Equivalente trattato dall impianto. TABELLA 38 VALORI MEDI CARATTERISTICI IN INGRESSO UTILIZZATI NELLE STIME carico per AE Dotazione idrica per AE concentrazione azoto fosforo azoto fosforo (g/ae/d) (g/ae/d) (m 3 /AE/d) (mg/l) (mg/l) 11 1,6 0, ,4 Dunque in base al numero di AE trattati dall impianto e del carico pro-capite suddetto si è potuto calcolare il carico in ingresso al depuratore. Dalla conoscenza del carico e della portata misurata in ingresso (o dalla sua stima) si è stimato il valore di concentrazione, in entrata all impianto, sia di azoto sia di fosforo. 75

80 Nella Tabella 38 si può evincere che i valori riportati corrispondono, se confrontati con una dotazione idrica di 250 l/ae/d, ad una concentrazione del refluo in ingresso pari a 44 mg/l per l azoto e 6,4 mg/l per il fosforo (valori tipici di letteratura per casi di fognature miste). In base ai dati misurati è stato inoltre possibile verificare che le assunzioni effettuate in base alle note bibliografiche possono considerarsi attendibili. Nella Figura 35 sono infatti riportati i valori di g/ae/d ottenuti, per ciascun impianto che presenta valori misurati in ingresso, dal rapporto dei carichi misurati in ingresso e gli AE mediamente trattati giornalmente. Sull asse delle ascisse viene inoltre riportato il rapporto tra il numero di residenti depurati e il numero degli Abitanti equivalenti in ingresso all impianto: un valore pari a 1 indica che l impianto è al servizio di reflui di tipo civile mentre valori tendenti allo zero evidenziano la presenza di reflui di tipo produttivo. FIGURA 35 RAPPRESENTAZIONE DEL CARICO UNITARIO (ESPRESSO IN AE/D) DI AZOTO E FOSFORO IN FUNZIONE DEL RAPPORTO RESIDENTI/AE RILEVATI IN INGRESSO AGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO(ANNO 2009) AZOTO gn/ae/d ,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 RES/AE 76

81 FOSFORO gp/ae.d ,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 RES/AE C. CONCENTRAZIONI DEI NUTRIENTI IN USCITA DAGLI IMPIANTI Come richiamato in precedenza negli impianti al servizio di agglomerati di consistenza superiore a AE. si sono recuperati i valori medi annui misurati disponibili. Nei casi in cui non erano note le concentrazioni in uscita misurate si sono considerati i valori in ingresso ricostruiti e le % di abbattimento applicate in base alla tipologia di trattamento presente. La % di rimozione di azoto e fosforo in impianti di II livello è stata assunta pari al 50% del carico in ingresso. Questa valutazione deriva dalla fonte bibliografica richiamata dalla stessa CE nella documentazione tecnica di supporto al Questionario UWWTP che riporta un lavoro approfondito di verifica del grado di efficienza del parco impianti presenti in Austria. (Fonte : M. Zessner and S. Lindtner Estimations of municipal point source pollution in the context of river basin management Water Science & Technology Vol 52 No 9 pp IWA Publishing 2005) Questi risultati hanno avuto riscontro anche attraverso i rilievi analitici misurati in un significativo numero di impianti in regione Emilia-Romagna. Negli impianti che presentano un trattamento di denitrificazione si possono raggiungere, secondo la medesima fonte bibliografica, rimozioni fino all 80% del carico di azoto e del 50% di quello di fosforo. Negli impianti che presentano un trattamento di defosfatazione si possono raggiungere, secondo le citati fonti, rimozioni fino al 85% del carico di fosforo e del 50% di quello dell azoto. 77

82 Anche le predette % di abbattimento indicate dai dati di letteratura per trattamenti spinti hanno trovato riscontro in un significativo blocco di impianti, dove erano presenti un numero adeguato di misure. A titolo indicativo nel riquadro seguente si riportano le % di abbattimento utilizzate per le tipologie di trattamento più significativa della realtà regionale, in assenza di dati misurati: TABELLA 39 ABBATTIMENTI MEDI UTILIZZATI IN CASO DI ASSENZA DI DATI MISURATI Tipologia trattamento % abbattimento N % abbattimento P fossa Imhoff letto percolatore biodischi fitodepurazione fanghi attivi fanghi attivi con nitri-denitri fanghi attivi con defosfatazione fanghi attivi con nitri-denitri e defosfatazione D. CARICHI DEGLI INQUINANTI IN INGRESSO E IN USCITA DAGLI IMPIANTI Note le concentrazioni e le portate, i carichi in ingresso e in uscita sono stati calcolati tramite il prodotto: Concentrazione (mg/l di N e P) * Portata (m 3 /y) / = Carico (t/y di N e P) E. ABBATTIMENTO DEI NUTRIENTI NEGLI IMPIANTI PRESENTI NELLE AREE SENSIBILI E NEI BACINI DRENANTI LE AREE SENSIBILI Applicando il percorso metodologico descritto in precedenza a tutti gli impianti presenti nel territorio regionale, si perviene al quadro di sintesi riportato nella Tabella 40. La tipologia di trattamento Più avanzato comprende i trattamenti di denitrificazione e defosfatazione presenti negli impianti per la rimozione rispettivamente di azoto e fosforo dai liquami. I trattamenti di tipo primario interessano il 2,2% del carico di azoto in ingresso, mentre il 2,4% per il parametro fosforo. L 88% del carico di azoto e di fosforo in ingresso subisce un trattamento di tipo Più avanzato. 78

83 TABELLA 40 NUMERO DI IMPIANTI PER TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO E RELATIVI CARICHI N E P (ANNO 2009) Tipologia trattamento Impianti Portata AE progetto AE trattati Carichi azoto Carichi fosforo ingresso uscita ingresso uscita (n ) (m 3 /y)/10 3 (AE) (AE) (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) Primario ,2 352,9 60,4 54,3 Secondario ,6 733,0 229,7 103,1 Più avanzato , , ,8 376,3 Denitrificazione (DeN) ,9 324,6 171,6 61,5 Defosfatazione (DeP) ,7 996,7 278,9 56,4 DeN + DeP , , ,3 258,5 Totale , , ,9 533,8 Nella Tabella 41 sono indicati i valori di abbattimento che si ottengono, distinti per area sensibile e per il bacino drenante nell anno TABELLA 41 ABBATTIMENTI DEI NUTRIENTI IN TUTTI GLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO ANNO 2009 Impianti ingresso uscita abbattimento azoto fosforo azoto fosforo azoto fosforo (n ) (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) (%) (%) Bacino drenante , , ,8 489, Area Sensibile ,0 599,1 863,3 44, Totale , , ,1 533, A seguito della realizzazione degli interventi effettuati negli ultimi anni, per la rimozione del fosforo, e alla conclusione degli interventi previsti per il parametro azoto, si prevede nei prossimi anni un ulteriore beneficio nella rimozione dei nutrienti. 79

84 8.4 CARATTERISTICHE QUALITATIVE DEI REFLUI Le considerazioni relative ai carichi inquinanti trattati dagli impianti di depurazione e le relative efficienze di abbattimento sono state rivolte agli impianti di potenzialità superiore a AE. Dalla conoscenza della portata e delle concentrazioni medie annue in ingresso ed in uscita dai principali impianti, misurate nel 2009, si è valutato, per ogni parametro di Tabella 1 (BOD 5, COD e SST), il carico trattato da ciascun impianto e la relativa percentuale di abbattimento. Tali informazioni sono state valutate solo negli impianti in cui erano disponibili sia le analisi in ingresso sia quelle in uscita. E stato possibile recuperare le suddette misure in 203 impianti per i parametri organici BOD 5, COD, e in 201 impianti per i solidi sospesi totali; dalle elaborazioni condotte risulta che il BOD 5 viene abbattuto mediamente del 96%, il COD del 93%, e i SST del 96%. TABELLA ) NUMERO IMPIANTI CONSIDERATI, CARICO TRATTATO E ABBATTIMENTI PER SINGOLO PARAMETRO (ANNO Classe BOD 5 COD SST imp ingresso uscita abb imp ingresso uscita abb imp ingresso uscita abb (AE) (n ) (t/y) (t/y) (%) (n ) (t/y) (t/y) (%) (n ) (t/y) (t/y) (%) > totale Nella Tabella 43 viene riportata la caratterizzazione della qualità dei reflui in ingresso ed in uscita dagli impianti, suddivisa per classe di potenzialità dell impianto; le elaborazioni sono state effettuate sulle misure rilevate in 203 impianti, per i dati in ingresso, e su 213 impianti per i valori in uscita. Le concentrazioni misurate in ingresso evidenziano la presenza di liquami mediamente inquinati; questo fenomeno probabilmente può essere ricondotto oltre che alla presenza di acque parassite nelle fognature anche all installazione di trattamenti di primo livello (fosse Imhoff o settiche) prima dell immissione degli scarichi urbani in pubblica fognatura. TABELLA 43 VALORI DI CONCENTRAZIONE MEDIA ANNUA PER CLASSE DI IMPIANTO (ANNO 2009) Classe Numero impianti BOD 5 COD SST ingresso uscita ingresso uscita ingresso uscita ingresso uscita (AE) (n ) (n ) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (mg/l) ( mg/l) > totale

85 In base ai risultati analitici, misurati nell anno 2009, sia in ingresso sia in uscita dagli impianti di trattamento, è stato possibile inoltre svolgere delle elaborazioni relativamente ai seguenti aspetti: valori medi annui, di azoto (negli impianti che presentano fasi di nitri-denitrificazione), fosforo (negli impianti che presentano fasi di defosfatazione), BOD 5, COD e SST rilevati in ingresso e uscita dagli impianti di trattamento valori medi annui di azoto, fosforo, BOD 5, COD e SST in ingresso rispetto agli AE trattati valori medi annui di azoto, fosforo, BOD 5, COD e SST in uscita rispetto agli AE trattati percentuale di abbattimento di azoto, fosforo, BOD 5, COD e SST (foto archivio ARPA) 81

86 8.4.1 ANALISI DEI VALORI IN INGRESSO E USCITA In questo capitolo si sono confrontati i valori medi annui in ingresso misurati nei principali impianti della regione con i valori medi annui in uscita, per i parametri azoto totale, fosforo totale, BOD 5, COD e Solidi sospesi totali (SST). Relativamente ai parametri azoto e fosforo si sono analizzati i risultati di ingresso e uscita solo per gli impianti che prevedono rispettivamente un trattamento di nitri-denitrificazione e di defosfatazione. Si può osservare che i valori tipici di azoto totale in ingresso si attestano nell intervallo tra 20 e 60 mg/l, mentre in uscita, per la maggior parte degli impianti, si riescono a raggiungere valori compresi tra 5 e 15 mg/l. Per il fosforo gli abbattimenti risultano più elevati rispetto a quanto riscontrato per l azoto, inoltre dalla Figura 36 emerge che si ottengono riduzioni maggiori nei casi in cui vi siano elevate concentrazioni misurate in ingresso. Per i parametri BOD5, COD e SST si può notare come le concentrazioni in ingresso risultino paragonabili a quelle di un liquame medio-debole. In uscita le concentrazioni mostrano tuttavia un grado di abbattimento molto elevato con percentuali di riduzione superiori al 90%. FIGURA 36 RAPPRESENTAZIONE DEI VALORI MEDI ANNUI RILEVATI IN INGRESSO E USCITA DAGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO (ANNO 2009) BOD uscita (mg/l) ingresso (mg/l) 82

87 COD uscita (mg/l) ingresso (mg/l) Solidi Sospesi Totali uscita (mg/l) ingresso (mg/l) 83

88 Azoto 45,0 40,0 35,0 30,0 uscita (mg/l) 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0, ingresso (mg/l) Fosforo 4,0 3,5 3,0 2,5 uscita (mg/l) 2,0 1,5 1,0 0,5 0, ingresso (mg/l) 84

89 8.4.2 ANALISI DEI VALORI IN INGRESSO CONFRONTATI CON GLI AE TRATTATI In questo capitolo sono stati messi a confronto i valori medi annui in ingresso misurati nei principali impianti della regione e gli AE medi trattati dagli stessi impianti, per i parametri BOD 5, COD, Solidi sospesi totali (SST), azoto totale e fosforo totale,. Per il parametri BOD 5, SST e COD sono evidenti situazioni con valori molto dispersi e tendenzialmente in crescita all aumentare degli AE trattati. Relativamente ai parametri azoto e fosforo si può osservare un certo aumento delle concentrazioni in ingresso all aumentare del carico trattato; il fosforo sembra avere una dispersione minore rispetto ai valori riscontrati per l azoto. FIGURA 37 RAPPRESENTAZIONE DEI VALORI MEDI ANNUI IN INGRESSO RISPETTO AGLI AE TRATTATI BOD BOD 5 in (mg/l) AE trattati 85

90 COD COD in (mg/l) AE trattati Solidi Sospesi Totali SST in (mg/l) AE trattati 86

91 Azoto N in (mg/l) AE trattati Fosforo P in (mg/l) AE trattati 87

92 8.4.3 ANALISI DEI VALORI IN USCITA CONFRONTATI CON GLI AE TRATTATI Nel paragrafo sono stati confrontati i valori medi annui in uscita misurati nei principali impianti della regione e gli AE medi trattati dagli stessi impianti, per i parametri BOD 5, COD, Solidi sospesi totali (SST), azoto totale e fosforo totale,. Per il parametri BOD 5, SST e COD la riduzione delle concentrazioni in funzione degli AE trattati non è così evidente come per gli altri due parametri; l ossidazione della sostanza organica raggiunge quasi in tutti gli impianti analizzati livelli molto elevati. Relativamente ai parametri azoto e fosforo si può osservare come per impianti che trattano un notevole numero di AE vengono effettuati trattamenti di denitrificazione defosfatazione (retta di tendenza decrescente). FIGURA 38 RAPPRESENTAZIONE DEI VALORI MEDI ANNUI IN USCITA RISPETTO AGLI AE TRATTATI BOD BOD 5 out (mg/l) AE trattati 88

93 COD COD out (mg/l) AE trattati Solidi Sospesi Totali Solidi Sospesi out (mg/l) AE trattati 89

94 Azoto N out (mg/l) AE trattati Fosforo 5,0 4,5 4,0 3,5 P out (mg/l) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0, AE trattati 90

95 8.4.4 ANALISI DEGLI ABBATTIMENTI DEI CARICHI IN INGRESSO CONFRONTATI CON GLI AE TRATTATI I grafici riportati si riferiscono ai valori analitici rilevati presso gli impianti in relazione agli AE trattati; per ciascun impianto viene calcolata la percentuale di abbattimento dei carichi in ingresso misurati per i parametri di Tabella 1 (BOD 5, COD, Solidi sospesi totali) mentre, per quanto riguarda la percentuale di abbattimento dei nutrienti, bisogna fare riferimento al carico complessivo in ingresso a tutti gli impianti di trattamento (questo discorso è approfondito nel capitolo 8.3 "Conformita impianti di trattamento ). I risultati riportati nei grafici di Figura 39 mostrano comunque un elevato grado di abbattimento della sostanza organica (>90%) in quasi tutti gli impianti presi in considerazione. Notevole risulta anche l abbattimento dei Solidi Sospesi Totali (SST). Per i nutrienti si può notare un aumento della percentuale di abbattimento all aumentare degli AE trattati, in quanto gli impianti dotati di trattamenti terziari generalmente presentano elevate potenzialità depurative (> AE). FIGURA 39 RAPPRESENTAZIONE DELLA PERCENTUALE DI ABBATTIMENTO BOD % BOD 5 abbattuto AE trattati 91

96 COD % COD abbattuto AE trattati Solidi Sospesi % Solisi Sospesi abbattuti AE trattati 92

97 Azoto % N abbattuto AE trattati Fosforo % P abbattuto AE trattate 93

98 8.5 FANGHI DA DEPURAZIONE Il processo di trattamento dei liquami immessi in un impianto di depurazione, determina un aumento graduale dei quantitativi di fango presenti nelle varie fasi di trattamento. Occorre quindi provvedere periodicamente all allontanamento di una certa quantità di fango che costituisce appunto il fango di supero o in eccesso. Dal punto di vista normativo la pratica dell'utilizzo in agricoltura dei fanghi fa riferimento al decreto legislativo 99/92 concernente la protezione del suolo nell'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura. Tale disposizione di derivazione comunitaria disciplina esclusivamente la fase di applicazione al suolo dei fanghi di depurazione: relativamente alle attività di raccolta, trasporto, stoccaggio e condizionamento gli stessi essendo a tutti gli effetti classificati rifiuti speciali ai sensi del D. Lgs 22/97 e successivamente dal D. Lgs 152/2006, sono soggetti alla normativa sui rifiuti. Ai sensi dell art. 3-1 del D. Lgs 99/92, i fanghi di depurazione possono trovare utilizzo in agricoltura nel rispetto delle seguenti condizioni: devono essere stati sottoposti a trattamento (ossia a stabilizzazione per contenere / eliminare i possibili effetti igienico sanitari); devono essere idonei a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno; (foto archivio ARPA) non devono contenere sostanze tossiche e nocive e/o persistenti, e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l'uomo e per l'ambiente in generale. La Regione Emilia-Romagna con la direttiva n del 30 dicembre 2004 ha operato una revisione completa delle disposizioni regionali in materia di utilizzo dei fanghi lungo tutta la "filiera", dalla produzione del fango presso l'impianto di trattamento, al soggetto titolare dell'autorizzazione (che in molti casi si configura come soggetto terzo), all'utilizzo sui terreni agricoli. 94

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