DESCRIVERSI DI RESPONSABILITA
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- Albina Romani
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1 Cristina Ferretti DESCRIVERSI DI RESPONSABILITA INTERVENTO CONVEGNO Anch io ho sentito il bisogno/desiderio ad un certo punto del mio percorso lavorativo nonché personale di approfondire il costrutto di responsabilità. Attualmente lavoro come psicologa nella Tutela minorile e sempre più spesso, indipendentemente dal mandato istituzionale, mi trovavo a generare gli stessi quesiti, tra i quali i più frequenti erano: - Che responsabilità ho io come operatore del servizio in cui lavoro? - Che responsabilità hanno gli altri servizi implicati nella tutela del minore? Per esempio UONPIA, SERT, NOA, CPS - Che responsabilità ha il Tribunale? - Che responsabilità ha la famiglia in oggetto? E questo adolescente che ha commesso reato? In questo il Mater appena concluso mi è stato molto da stimolo perché al di là dei contenuti trattati il tema della responsabilità è sempre emerso facendo un po da cornice a tutto. Tale aspetto mi ha portato a decidere di produrre l elaborato conclusivo proprio sul tema della responsabilità. Approfondire il tema in merito alla responsabilità mi ha permesso da un lato di definire con maggior chiarezza il mio ruolo all interno del servizio per cui lavoro e quindi nei fatti la mia responsabilità e il ruolo e la responsabilità di tutti gli attori coinvolti, istituzionali e non, dall altro di leggere il disagio e quindi le sue molteplici manifestazioni comportamentali in modo molto diverso, riscoprendo la passione per l incontro con l altro. 1
2 Nell approfondire il costrutto della responsabilità mi sono sintonizzata sui più recenti orientamenti in psicologia sociale ho scelto infatti di inserire il costrutto di responsabilità in una cornice teorica fondata sulla persona in interazione piuttosto che sulla persona malattia/sintomo in cui il tema della responsabilità va oltre il confine dell individuo per collocarsi in un contesto più ampio, quello sociale, fatto di attori che interagiscono ricevendo e producendo influenze sulle interazioni quotidiane. Ecco che, attraverso queste lenti, il comportamento della persona diviene l espressione di un significato specifico che la persona stessa vuole trasmettere, più o meno consapevolmente all ambiente sociale circostante oltre che a se stessa. Tale presupposto teorico di matrice costruzionista ed interazionista, nello specifico sviluppato da G. De Leo parlando di Ecologia della Responsabilità considera la responsabilità un PROCESSO, non uno stato, un PERCORSO e non una realtà di fatto ontologicamente data e quindi immutabile. Bensì una condizione INTERATTIVA, RELAZIONALE, risultato di rapporti pertanto modificabile, una condizione DINAMICA, una condizione in cui tutti siamo implicati. Se questo è il vestito che scegliamo possiamo iniziare a dire che: - La responsabilità si sviluppa, si costruisce, è l individuo che la costruisce attraverso le sue relazione con l ambiente. Proprio in virtù del fatto che trattasi di un processo possiamo parlare di Sviluppo della responsabilità come suggerisce Alfio Maggiolini ed eventuali criticità in tale fase del processo evolutivo della responsabilità. - Se la responsabilità è un processo, possiamo parlare, come propone Carlo Trionfi di Processo di responsabilizzazione e di un eventuale Disturbo 2
3 della responsabilità quando a qualche livello del processo di responsabilizzazione accade qualcosa che influisce sulla costruzione adattiva di questa dimensione e quindi, pensando ad un ipotesi di intervento stando aderenti a tale modello, si può pensare alla realizzazione di un processo che riabiliti il senso di responsabilità intervenendo in tale flusso. E quindi evidente che tale configurazione offre chiavi di lettura e metodologie di intervento alternative a quelle rese accessibili dalla tradizione medico/psichiatrica. Ho provato a guardare così agli adolescenti che hanno commesso azioni antisociali, con l idea che curare il comportamento antisociale voglia dire favorire i processi di responsabilizzazione e quindi i percorsi di cambiamento attraverso l attribuzione di senso delle azioni e quindi del comportamento in questione attraverso la valutazione delle variabili contestuali della persona e non solo la valutazione del singolo, ma della persona in situazione, richiamando Zamperini. Di fatto il modo in cui esercitano la responsabilità è sempre definito secondo una certa configurazione normativa, culturalmente stabilita. Parlare di responsabilità quindi vuol dire approfondire come l individuo ha interagito col proprio contesto sociale e di come tali interazione abbia prodotto un comportamento disadattivo, espressione manifesta di quella specifica attribuzione di senso. Ma vuol dire anche scegliere di inserirsi in scena affinchè si possa costruire il cambiamento. Il mio lavoro con i minori sottoposti a procedimento penale è completamente cambiato e le soddisfazioni sono cresciute! Chi più di loro è alla ricerca di una 3
4 costruzione identitaria che possa nei fatti permettergli di collocarsi in modo adattivo nelle relazioni del mondo! Ho scelto di conoscere la storia del ragazzo, dei suoi legami, dei suoi stili educativi e di come essi sono da lui percepiti, rielaborato e ho potuto comprendere fino ad oggi come lui stesso abbia costruito la sua identità ed il suo funzionamento. Ho scelto di approfondire gli snodi critici del suo percorso evolutivo, le scelte di azioni specifiche nel suo agire devianze, le sue tentate soluzioni e ho potuto comprendere più approfonditamente i suoi bisogni. Ho scelto di conoscere i suoi specifici modi di configurare la realtà, le sue risorse personali ma anche potenziali, la sua consapevolezza che le proprie azioni producono un effetto sulla realtà circostante, le sue capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui, il suo senso di autoefficacia e ho potuto valutare con più precisione che processo di intervento attuare a favore del suo cambiamento. In quest ottica l azione antisociale diviene la manifestazione di un bisogno, di una richiesta del ragazzo nei confronti del mondo. Spesso il reato è letto come un tentativo estremo di essere visto, accolto, riconosciuto e aiutato a trovare il proprio posto nel mondo, a sperimentare un nuovo modo di relazionarsi al mondo. Io credo che la responsabilità generi possibilità di cambiamento, prendersi la responsabilità vuol dire concedersi la possibilità di cambiare in quanto agenti attivi, primi artefici della costruzione della propria realtà interna ed esterna. Questo è l aspetto che cerco di co-costruire col ragazzo attraverso il mio lavoro clinico. Se lo sguardo clinico oltrepassa le etichette può incontrare delle storie di vita e accade che teoria e pratica coincidono. 4
5 GRAZIE. 5
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