INTRODUZIONE ALLA BIBBIA
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- Aurora Mori
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1 Introduzione alla Bibbia pg. 1 INTRODUZIONE ALLA BIBBIA La Bibbia, libro sacro per ebrei e cristiani Sia la religione ebraica sia quella cristiana sono da noi considerate religioni rivelate, cioè religioni che trovano il loro fondamento nel fatto che Dio si è manifestato direttamente all'uomo. Sia per gli ebrei sia per i cristiani questa rivelazione è contenuta nella Bibbia, il libro sacro in cui è racchiusa la Rivelazione di Dio (la Parola di Dio) agli uomini nel corso della storia. Il contenuto e la divisione della Bibbia La parola Bibbia deriva dal greco ta biblia e significa "libri": la Bibbia è infatti formata da molti libri: potremmo dire che si tratta di una biblioteca intera. Gli scritti che la compongono sono molto differenti tra loro e sono raggruppati in due grandi raccolte: l'antico Testamento (d'ora in poi A.T), che comprende l'inizio della Rivelazione di Dio al popolo ebraico, attraverso gli antichi Patriarchi (Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, ecc.) e i Profeti (Isaia, Geremia, Ezechiele, ecc.) ; il Nuovo Testamento (d'ora in poi N.T.), che contiene il compimento della Rivelazione di Dio all'umanità intera attraverso il Figlio di Dio, Gesù Cristo. Pagina del Libro dei Proverbi, manoscritto del xv secolo (New Haven, Yale University). L'antica e la nuova Alleanza La parola "testamento", dal latino testamentum, corrisponde alla parola ebraica berith, che significa "alleanza", "patto". Pertanto la Bibbia è l'insieme dei libri che parlano dell'alleanza che Dio ha stretto con il popolo d'israele (antica Alleanza) e che ha portato a compimento con tutti gli uomini attraverso Gesù Cristo (nuova Alleanza). Per i cristiani tra A.T. e N.T. non vi è interruzione, ma continuità e relazione tra passato, presente, futuro, ad indicare le successive tappe del piano salvifico di Dio, sia dal punto di vista storico sia teologico. La Bibbia viene anche chiamata "Scrittura" o "Sacre Scritture", per significare la Parola di Dio messa per iscritto e quindi la sacralità del testo. Il canone della Bibbia La prima parte della Bibbia, l'a.t, è comune ad ebrei e cristiani, seppure con alcune varianti. Gli ebrei (seguiti dai protestanti) riconoscono solamente i libri scritti in ebraico, che sono 39. Diremo che essi si attengono al canone ebraico o palestinese, che fu fissato verso la fine del i secolo d.c. I cattolici, invece, considerano ispirati altri sette libri, scritti in greco, detti "deuterocanonici", cioè entrati solo in un secondo tempo nel canone. Per canone, dal greco kànon, "misura", intendiamo l'elenco dei libri che sono stati riconosciuti dai credenti come autentica Parola di Dio, cioè ispirati da Dio.
2 Introduzione alla Bibbia pg. 2 Il canone cattolico (ma anche quello ortodosso), già riscontrabile nei primi secoli della Chiesa, è stato definitivamente fissato nel Concilio di Trento nel 1546 e comprende 46 libri per l'a.t. e 27 per il N.T. II N.T. è invece identico per tutti i cristiani. La Bibbia greca II canone cattolico segue per l'a.t. il cosiddetto canone greco o alessandrino, dalla comunità di Alessandria d'egitto, una delle più importanti sviluppatesi nel corso del in secolo a.c., durante la diaspora. Gli ebrei di Alessandria avevano incominciato a tradurre in greco le Scritture, perché ormai più nessuno degli esuli parlava l'ebraico. Secondo una leggenda, la traduzione venne affidata dal re d'egitto, Tolomeo Lagos, a 70 saggi che, in 70 giorni, pur lavorando separati gli uni dagli altri, produssero un testo identico, parola per parola. La versione greca dell'a.t è nota come Septuaginta. I libri esclusi dal canone vengono detti apocrifi. Con il termine apocrifo, che deriva dal greco apòkrypos, "nascosto", vengono comunemente indicati i libri di contenuto affine a quelli biblici, ma considerati non ispirati. Abbiamo sia libri apocrifi dell'a.t. sia nel N.T. Le lingue della Bibbia La lingua originaria in cui fu scritto l'a.t. è principalmente l'ebraico (tuttavia alcune parti minori sono scritte in greco ed aramaico, un dialetto simile all'ebraico, usata per il commercio e per le relazioni politiche dell'antico Oriente, e ancora parlata al tempo di Gesù). L'A.T. fu scritto in ebraico perchè esso contiene l'alleanza tra Dio e il popolo ebraico. Il N.T. - ossia l'alleanza proposta a tutti i popoli - fu scritto invece interamente in greco che in quel tempo era una lingua molto diffusa e conosciuta dalle classi colte. La trasmissione orale e la redazione scritta Prima di essere messa per iscritto la Bibbia esisteva in forma orale e veniva tramandata di generazione in generazione. Del resto nell'antichità erano pochi coloro che sapevano leggere (e ancor meno quelli che sapevano scrivere), inoltre le pergamene ed i papiri erano molto costosi. Questo ha ulteriormente favorito la trasmissione orale della Bibbia rispetto alla trasmissione scritta che avverrà quando c'è un reale pericolo che i racconti tramandati oralmente possano subire modifiche o manipolazioni. La stesura dell'a.t. non è legata a un solo autore né tanto meno circoscritta a un breve periodo di tempo: riguarda un arco di tempo di quasi un migliaio di anni (i testi più antichi risalgono infatti a oltre 1000 anni prima di Cristo, i più recenti al I secolo a.c.), preceduto da un periodo in cui le tradizioni religiose venivano tramandate oralmente. Anche il testo del N.T. si sviluppò per tappe successive, passando da una versione orale a una scritta, in un arco di tempo che va dalla predicazione di Gesù al I secolo d.c. Inizialmente quindi anche il N.T. fu trasmesso oralmente, poi quando i principali testimoni dei fatti evangelici (gli apostoli e i discepoli) stavano scomparendo, si decide di mettere per iscritto quei racconti per evitare modifiche o manipolazioni. La Bibbia, Parola di Dio e parola umana La Bibbia non è solo un semplice testo religioso. Esso, infatti, oltreché come libro di meditazione religiosa e di preghiera, è allo stesso tempo un'opera letteraria, poetica, e una fonte di documentazione storica. Questa complessità deriva dal fatto che la Bibbia ha un duplice fondamento: un'origine divina e un carattere umano. Dio ha
3 Introduzione alla Bibbia pg. 3 ispirato l'uomo, e l'uomo con le sue capacità, con il suo stile e persino con i suoi limiti ha messo materialmente per iscritto quanto Dio gli aveva ispirato. L'ispirazione divina e gli agiografi Quando diciamo che la Bibbia è un libro di ispirazione divina, intendiamo che l'iniziativa della sua stesura è partita direttamente da Dio e dalla sua volontà. Ma, per rendere comprensibile la sua Parola, Dio ha scelto degli uomini cui far giungere la sua ispirazione. Tramite l'ispirazione tali uomini, detti agiografi, hanno avuto l'intelligenza di comprendere e tradurre per il resto dell'umanità l'intendimento divino. Per mezzo di costoro, insomma, la Parola divina ha acquistato le caratteristiche formali della parola umana, per poter essere compresa da tutti. Agiografo deriva dal greco hàghios, "santo" e grapho, "scrivo": sono coloro che di fatto hanno redatto (sono infatti detti anche "redattori") il testo biblico. La Bibbia, dunque, è il risultato della cooperazione guidata dell'uomo con Dio, per cui in essa si trovano tracce divine e tracce umane inscindibili. Bisogna tener presente che ogni autore biblico ha scritto per la gente del suo popolo e del suo tempo, il che giustifica la grande varietà di stili e di toni in essa riscontrabili. I generi letterari della Bibbia Nella Bibbia sono presenti diversi generi letterari. Per generi letterari intendiamo le varie forme o maniere usate comunemente dagli uomini di un'epoca e di una certa regione per comunicare per via scritta un discorso che ha certe finalità precise e determinati argomenti come suo contenuto. Esistono generi specifici per scrivere di poesia, per narrare una storia, per trasmettere degli insegnamenti, per formulare una preghiera e così via. Pertanto, per riuscire a capire e interpretare ciò che un autore ha voluto comunicare, è fondamentale individuare il genere letterario che egli usa, e tener presenti l'epoca e il luogo in cui egli ha scritto. Infatti l'opera ha caratteristiche esteriori (lingua, stile, mezzi espressivi) simili a quelle delle altre opere del suo tempo e adatte a trattare un tipo specifico di argomento. L'interpretazione della Chiesa Per leggere correttamente il testo biblico occorre dunque saperlo interpretare. Secondo la religione cattolica, la giusta interpretazione della Bibbia spetta al Magistero della Chiesa. Il Magistero (dal latino magísterium,"insegnamento") è l'insegnamento esercitato dalla Chiesa stessa per permettere agli uomini una piena comprensione della fede in Cristo. Questo Magistero è generalmente contenuto nei documenti dei Concilii e dei papi che nel corso dei secoli si sono succeduti. Secondo il Magistero solo la Chiesa, con la sua tradizione di fede, può interpretare correttamente la Bibbia. Le traduzioni della Bibbia Moltissime furono nel tempo le traduzioni del testo biblico nelle varie lingue nazionali. Come abbiamo ricordato, già nel iii secolo a.c. l'a.t. venne tradotto in greco per gli ebrei residenti fuori della Palestina. Questo testo venne utilizzato dai primi cristiani e poi unito al N.T. San Girolamo nel IV secolo d.c. tradusse sia l'a.t. sia il N.T. in latino, dando luogo alla Vulgata, la versione più diffusa e utilizzata nel mondo. Seguirono le traduzioni nazionali. In Italia si diffusero la Bibbia Diodati tra i protestanti (1607) e tra i cattolici la Bibbia Martini (1781), tradotta dalla Vulgata.
4 Introduzione alla Bibbia pg. 4 Nel 1971 la Conferenza Episcopale Italiana ha prodotto la traduzione italiana ufficiale, La Sacra Bibbia, attualmente in fase di revisione. I titoli dei libri della Bibbia, che in genere corrispondono alle prime parole con cui comincia il testo, vengono abitualmente citati in modo convenzionalmente abbreviato. Tutti i libri della Bibbia sono divisi in capitoli e versetti. Quando si citano brani della Bibbia si usano le regole che seguono: Come si cita un brano biblico Il primo numero indica il numero del capitolo. (Gn 22 = Genesi capitolo 22); il numero che segue la virgola indica il numero del versetto (Gn 22, 3 = Genesi, capitolo 22, versetto 3); il trattino (-) dopo il numero del versetto rimanda ai versetti compresi tra i due numeri citati (Gn 22,3-13 = Genesi, capitolo 22, dal versetto 3 al versetto 13); il punto dopo il versetto rimanda ai singoli versetti indicati (Gn 22, 3.13 = Genesi, capitolo 22, versetto 3 e versetto 13); il trattino (-) rimanda inoltre a un gruppo di capitoli (Gn 22, 3-25,11 = Genesi dal capitolo 22, versetto 3, al capitolo 25 fino al versetto 11). L'Antico Testamento Abbiamo ricordato che nella Bibbia cristiano-cattolica i libri dell'a.t. ritenuti ispirati sono 46 e sono così suddivisi: il Pentateuco: sono i primi 5 libri (che nella Bibbia ebraica sono raggruppati sotto il nome di Torah, la Legge) e cioè Genesi: i racconti delle origini e la storia dei patriarchi; Esodo: la storia della liberazione del popolo ebraico dall'egitto e della sua Alleanza con Dio; Levitico: un insieme di leggi religiose; Numeri: il cammino del popolo ebraico sino all'arrivo alla Terra Promessa; Deuteronomio: un codice di leggi civili e religiose raccolto in tre grandi discorsi di Mosè; i Libri storici, 16 libri che presentano momenti particolari della storia del popolo ebraico; i Libri sapienziali, 7 libri che educano il popolo a vivere con saggezza nei confronti di Dio e dei propri simili; i Libri profetici, 18 libri che raccolgono gli scritti dei profeti maggiori e minori.
5 Introduzione alla Bibbia pg. 5 II Nuovo Testamento Il N.T. è quella parte della Bibbia considerata sacra dai cristiani, ma non riconosciuta dagli ebrei, in quanto annuncia e parla di Gesù come Figlio di Dio e Messia profettizzato dei profeti dell'a.t. Il canone del N.T. comprende: - quattro Vangeli: Matteo, Marco, Luca, Giovanni; Atti degli Apostoli - le Lettere di San Paolo apostolo - le altre Lettere; l'apocalisse. Vangelo predicato e Vangelo scritto Il N.T. venne scritto in un arco di tempo di circa cinquant'anni, in un periodo immediatamente successivo alla Resurrezione, e fu preceduto da un periodo di trasmissione orale della Parola di Gesù. Gesù non scrisse nulla, né chiese agli apostoli di scrivere il suo messaggio, bensì li esortò a predicare il suo Vangelo. La parola Vangelo è di origine greca e significa "lieto annuncio", "buona notizia", "notizia di gioia e di salvezza". Venne usata per indicare il messaggio di Gesù, secondo il quale la salvezza per tutti i popoli era giunta. In quel tempo, come abbiamo ricordato, si usava molto la memoria e poco la parola scritta. I maestri spirituali quando insegnavano usavano mezzi pedagogici che facilitavano la memorizzazione: ritmo, ripetizioni, rime, similitudini... Anche Gesù, esprimendosi in aramaico, con frasi brevi, molto ritmate, ricche di immagini, facili da ricordare, fece sì che gli apostoli memorizzassero gran parte delle parole da lui pronunciate. Dopo la morte di Gesù gli apostoli, scossi dall'avvenimento pasquale e dalle apparizioni del Maestro, guidati dallo Spirito Santo, su mandato di Gesù stesso cominciarono ad annunciare la Buona Notizia: è il Vangelo predicato, prima in aramaico, poi ben presto in greco. Via via che il tempo passava e i testimoni oculari scomparivano, divenne sempre più forte la necessità di mettere per iscritto
6 Introduzione alla Bibbia pg. 6 l'insegnamento orale degli apostoli, affinché gli elementi fondamentali della fede cristiana non subissero, anche involontariamente, modifiche e manipolazioni. Inoltre, poiché l'apostolo testimone e fondatore della comunità non poteva essere sempre presente, in risposta a bisogni concreti e chiarimenti, venivano inviate lettere (o, con termine greco, epistole) con lo scopo di esplicitare ulteriormente o approfondire l'annuncio kerigmatico, ovvero il messaggio pasquale. Kerygma in greco significa annuncio: è la proclamazione solenne di un fatto: Gesù Cristo è il Messia, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra salvezza. La formazione dei Vangeli Nell'elaborazione dei loro scritti, gli evangelisti si rifecero alle testimonianze sulla vita di Gesù: sia quelle tramandate oralmente, sia quelle raccolte in forma scritta e anonima, senza indicazione dell'autore. Si trattava 1) delle più antiche fonti kerigmatiche, contenenti il racconto della passione-morteresurrezione; 2) di narrazioni contenenti la raccolta dei miracoli; 3) dei cosiddetti "lòghia", cioè i detti e le massime più memorabili di Gesù. Marco scrisse per primo il suo Vangelo, intorno al 65 d.c. circa, rifacendosi alla predicazione di Pietro e alle raccolte precedenti. Seguirono Matteo e Luca, che utilizzarono entrambi il testo di Marco, unitamente a un'altra fonte comune, la fonte Q (dal tedesco Quelle, fonte). Giovanni scrisse molto più tardi il suo Vangelo e rielaborò il materiale in modo autonomo. Jacob Jordaens, I quattro evangelisti, secolo xvii (Parigi, Museo del Louvre). I Vangeli sinottici I Vangeli di Marco, Matteo e Luca sono detti sinottici (da "sinossi", termine che deriva dal greco synopsis che significa "sguardo d'insieme"), in quanto sono molto simili: se si confrontano tra loro mettendoli in colonne diverse, ma nella stessa pagina, si possono cogliere le molteplici affinità e i frequenti parallelismi, dovuti al fatto che gli autori dei Vangeli sinottici usarono tradizioni orali e fonti scritte comuni.tuttavia un'analisi più attenta rivela che ogni evangelista rielaborò i dati in modo originale e secondo le esigenze della comunità cui era rivolto lo scritto.
7 Introduzione alla Bibbia pg. 7 La storicità dei Vangeli I Vangeli sono libri storici, in quanto riportano testimonianze attendibili su un fatto storico: la vita e la predicazione di Gesù. Tuttavia non possono essere considerati fonti storiche vere e proprie, in quanto la loro finalità non è quella di offrire un quadro completo e fedele della vita di Gesù e dei suoi tempi, bensì quella di mettere in risalto gli episodi dell'esperienza vissuta dalla Chiesa delle origini, della Pasqua di Cristo, volti a dimostrare che la presenza di Cristo risorto continua nel presente, non è un semplice fatto concluso in un'epoca storica, ma continua a verificarsi nella sua Chiesa. I Vangeli sono insomma una testimonianza di fede scritti con uno scopo ben preciso: trasmettere la fede in Gesù Cristo; far credere al lettore che Gesù è il Messia atteso dagli ebrei e che attraverso la fede in Lui c'è la salvezza: "Queste cose sono state scritte perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate vita nel suo nome" (Gv 20,31). I quattro Vangeli Ogni evangelista rivela un approccio personale nel presentare la figura di Gesù. OgniVangelo ha una sua struttura, un suo progetto e una sua visione teologica, cioè un modo specifico di interpretare la persona e l'opera di Gesù. II Vangelo di Marco Marco fu discepolo e interprete di Pietro e scrisse il suo Vangelo probabilmente a Roma, per pagani convertiti. Nel suo testo il lettore viene avviato su un itinerario che procede dall'oscurità verso la piena rivelazione. Gesù è presentato come un uomo, che però compie atti sorprendenti di liberazione dal male nei confronti di coloro che sono malati sia fisicamente sia spiritualmente. A metà del suo cammino Gesù è riconosciuto da Pietro come il "Cristo", cioè il Messia. Questo Messia non viene presentato come un trionfatore bensì come uno sconfitto, ma è proprio nella passione, morte e Resurrezione che si scopre il segreto ultimo di Gesù e i discepoli arrivano alla piena professione di fede. Il Vangelo di Marco, è il più antico dei Vangeli, è composto di 16 capitoli ed è il più breve dei quattro. II Vangelo di Luca Luca, collaboratore di Paolo di Tarso, possedeva una notevole cultura greca e giudaica. Scrisse il suo Vangelo intorno all'80 d.c. ed è indicato anche come l'autore del libro degli Atti degli apostoli. I destinatari del suo scritto sono tutti i cristiani provenienti dal mondo pagano. Al centro del racconto di Luca vi è un lungo viaggio che conduce a Gerusalemme, partendo dalle origini di Cristo e dalla sua predicazione nella regione settentrionale della Galilea sino alla morte e alla gloria prima dell'ascensione in cielo. Nel viaggio verso Gerusalemme Luca tratta i temi che ai suoi occhi meglio raffigurano il volto di Cristo: l'amore, la gioia, la povertà, lo Spirito Santo, la preghiera, la vigilanza. Il Vangelo di Luca è composto di 24 capitoli. II Vangelo di Matteo Matteo, uno dei dodici apostoli, faceva parte di una comunità di cristiani provenienti dall'ebraismo. Ciò spiega perché nel suo testo viene dato ampio spazio alle parole di Gesù, attraverso cinque solenni discorsi; nel contempo vi è un'attenzione particolare a collegare la figura e l'insegnamento di Gesù all'a. T. e alla figura di Mosè. La
8 Introduzione alla Bibbia pg. 8 stesura definitiva del suo Vangelo viene fatta risalire all'80 d.c. circa e comprende 28 capitoli: è il più lungo e il più completo tra i Vangeli. II Vangelo di Giovanni Giovanni è l'apostolo amato da Gesù: la data di redazione definitiva dello scritto viene fatta risalire alla fine del i secolo. Il testo è molto elaborato, profondo e complesso, ricco di simboli ed è destinato a tutti i cristiani già avanti nel cammino di fede e che vogliono conoscere meglio il messaggio di Gesù. Il Vangelo di Giovanni è composto di 21 capitoli. Gli altri scritti del N.T. Gli altri testi del N.T. nacquero per esigenze successive alla morte di Gesù e su richiesta della comunità cristiana. Gli Atti degli apostoli Il libro degli Atti degli apostoli può essere definito... un grande affresco della vita missionaria della Chiesa delle origini tratteggiato dall'evangelista Luca" (Ravasi). Fu composto da Luca (autore del Vangelo. Vangelo + Atti degli Apostoli= Opera lucana) intorno all'80 d.c. L'autore descrive la nascita della Chiesa e il suo sviluppo, guidato dallo Spirito Santo, e racconta come il Vangelo, predicato da Pietro, dagli altri testimoni e soprattutto da Paolo, raggiunse Roma, la capitale dell'impero, attraversando l'intera area del Mediterraneo Le lettere degli apostoli Si tratta di una serie di lettere indirizzate dagli apostoli ad alcune comunità cristiane. Comprendono: il complesso delle Lettere di Paolo: sono 13 scritti contrassegnati in modo esplicito dal nome dell'apostolo Paolo ed un quattordicesimo che è a sé stante, la Lettera agli ebrei. Questa venne attribuita a Paolo sin dal II secolo, ma in realtà oggi è considerata nettamente distinta dall'epistolario paolino. Nelle lettere di Paolo sono contenute ampie riflessioni teologiche su Gesù Cristo e sulla Scrittura e vengono trattate tematiche d'ordine pratico e di ordine teorico che le prime comunità cristiane si trovavano a dover affrontare nei contatti con il mondo ebraico e il mondo pagano; le Lettere cattoliche, 7 lettere composte tra il 60 e il 100 d.c., attribuite agli apostoli Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda (non l'iscariota il traditore, ma Giuda Taddeo), e definite "cattoliche" cioè "universali" dalla tradizione, che le ha considerate dirette a tutta la cristianità. L'Apocalisse Il testo, attribuito a Giovanni, è l'ultimo libro della Bibbia e venne scritto intorno alla fine del i secolo d.c. Racconta come l'apostolo Giovanni ebbe una serie di visioni divine riguardanti gli avvenimenti ultimi che accadranno alla fine dei tempi quando Cristo Gesù tornerà come giudice (Parusia) e porrà fine a questo mondo. Il testo è indirizzato alle Chiese dell'asia Minore, colte nel loro travagliato itinerario terreno, ma prospetta il loro destino glorioso, raffigurato dalla Gerusalemme celeste, la città della speranza e dell'incontro pieno con Cristo. Il libro è scritto utilizzando un linguaggio letterario costellato di simboli ed è di difficile comprensione: questo ha fatto sì che nel tempo il suo messaggio di speranza venisse equivocato.
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