PIANO DI ZONA

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1 Regione del Veneto Azienda Unità locale socio-sanitaria n. 8 Conferenza dei Sindaci dell ULSS n. 8 PIANO DI ZONA COMUNI Altivole Crocetta del Montello Possagno Asolo Fonte Resana Borso del Grappa Giavera del Montello Riese Pio X Caerano di San Marco Loria San Zenone degli Ezzelini Castelcucco Maser Segusino Castelfranco Veneto Monfumo Trevignano Castello di Godego Montebelluna Valdobbiadene Cavaso del Tomba Nervesa della Battaglia Vedelago Cornuda Paderno del Grappa Vidor Crespano del Grappa Pederobba Volpago del Montello

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3 Indice INDICE Premessa pag Area Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori in condizioni di disagio, Giovani pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 19 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 23 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag Area Persone Anziane pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 41 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 50 Tabella 1/B. Descrizione delle azioni di potenziamento o riconversione pag. 56 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag Area Disabilità pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 64 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 73 Tabella 1/B. Descrizione delle azioni di potenziamento o riconversione pag. 77 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag Area Dipendenze pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 87 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 89 Tabella 1/B. Descrizione delle azioni di potenziamento o riconversione pag. 92 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag. 92 1

4 Indice 5. Area Salute mentale pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 98 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 100 Tabella 1/B. Descrizione delle azioni di potenziamento o riconversione pag. 104 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag Area Marginalità e inclusione sociale pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 107 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 110 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag Area Immigrazione pag Introduzione pag La rete dei servizi e degli interventi pag I bisogni pag Le politiche di intervento: gli obiettivi pag Le scelte operative pag. 115 Tabella 1/A. Descrizione delle azioni di mantenimento pag. 116 Tabella 1/C. Descrizione delle azioni innovative pag. 118 Il quadro delle risorse economiche pag. 119 Gli strumenti e i processi di governo del piano di zona pag. 121 Allegati Allegato 1. Indicatori per la programmazione di zona Allegato 2. Atto di recepimento delle linee guida, degli orientamenti e delle linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione dei bambini e degli adolescenti Allegato 3. Atto di programmazione dello sviluppo dei servizi di protezione e cura e delle risorse accoglienti Allegato 4. Documento di area vasta Disabilità complesse Allegato 5. Documento di area vasta Psicopatologia dell adolescenza Allegato 6. Documento di area vasta Autismo 2

5 Premessa PREMESSA 1. IL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO DI ZONA Il processo di costruzione del Piano di zona ha avuto inizio il giorno , data nella quale l Esecutivo della Conferenza dei Sindaci ha preso atto delle linee guida regionali sul Piano di zona, di cui alla DGR 157/2010, successivamente portate all attenzione della Conferenza dei Sindaci che, in data , ha approvato il percorso per la predisposizione del Piano di zona. Fasi di costituzione della struttura organizzativa di Piano: 1. insediamento dell Organo politico, composto dall Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e la Direzione Generale dell azienda ULSS (direttore generale e direttore dei servizi sociali); 2. costituzione dell Ufficio di Piano da parte dell azienda ULSS n. 8; 3. mandato della Conferenza dei Sindaci all Organo politico per la convocazione di un assemblea generale pubblica di apertura dei lavori e la successiva costituzione dei sette tavoli tematici, uno per ogni area del Piano di zona, dei quali è stata individuata la composizione; 4. nomina, da parte della Conferenza dei Sindaci, di due rappresentanti delle Amministrazioni Comunali e di due rappresentanti dei Servizi Sociali comunali in ognuno dei tavoli tematici; 5. individuazione, da parte dell azienda ULSS, di propri rappresentanti tecnici in ciascun tavolo tematico, di cui uno con funzioni di referente tecnico di area; 6. nomina, da parte delle IPAB, delle cooperative sociali, delle associazioni di volontariato e di rappresentanza e degli altri organismi previsti, di propri rappresentanti tecnici in ciascun tavolo tematico; 7. costituzione, da parte dell Organo politico, del Gruppo di coordinamento tecnico, presieduto dal Direttore dei servizi sociali e composto dai referenti dei tavoli tematici e dai componenti dell Ufficio di Piano. Le suddette fasi si sono svolte secondo le modalità procedurali definite dall Organo politico, finalizzate a garantire: la possibilità, offerta a ogni soggetto interessato attraverso la massima diffusione dei recapiti dell Ufficio di Piano, di far pervenire proposte ed osservazioni; la massima rappresentanza di tutti i possibili stakeholder, attraverso il meccanismo della designazione, da parte degli stessi, dei componenti dei tavoli, senza ricorso alla chiamata diretta; la costituzione dei 7 tavoli tematici secondo una medesima struttura, atta a garantirne il governo politico (presenza di amministratori comunali) e tecnico (presenza di tecnici dei Comuni e dell azienda ULSS) e la rappresentanza degli altri soggetti, istituzionali e non: - 2 amministratori comunali; - 2 assistenti sociali comunali; - 2 referenti tecnici dei servizi distrettuali dell azienda ULSS; - 2 rappresentanti di cooperative sociali; - 2 rappresentanti di associazioni di volontariato; - 2 rappresentanti di istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza; - 1 rappresentante dell amministrazione provinciale; - 1 rappresentante del ministero della Giustizia; - 1 rappresentante del mondo della Scuola; - 1 rappresentante delle organizzazioni sindacali; - 1 rappresentante dei vicariati; - il Direttore dei distretti sociosanitari n. 1 e n. 2; - il Direttore dei servizi sociali; - 1 componente dell Ufficio di Piano. Si precisa che nel tavolo Anziani erano rappresentati anche i soggetti privati che gestiscono centri di servizio. Nelle altre aree non sono pervenute candidature di rappresentanza da parte di soggetti privati for profit. 3

6 Premessa L assemblea generale pubblica di apertura dei lavori, che si è tenuta il nella sala convegni dell ospedale di Castelfranco Veneto alla presenza dell Assessore regionale alle Politiche Sociali, ha riscontrato un notevole interesse, registrando una grande partecipazione di pubblico: amministratori locali e di IPAB, tecnici, volontari, cooperatori, persone comunque interessate alle risposte alle persone in difficoltà e allo sviluppo dei servizi sociali. In tale occasione tutti i presenti, in considerazione della loro qualità di stakeholder, sono stati invitati a rapportarsi con gli enti ed organismi associativi di appartenenza per concorrere all individuazione dei propri rappresentanti in seno ai tavoli tematici. Secondo gli orientamenti del Gruppo di coordinamento, il lavoro dei tavoli si è svolto con i seguenti step: presa d atto e analisi dei servizi e degli interventi in atto; valutazione dello stato di attuazione delle programmazioni contenute nel precedente Piano di zona; valutazione dei bisogni presenti nella popolazione, loro proiezione nel quinquennio, grado di soddisfazione dei bisogni da parte dei servizi in atto e conseguente evidenziazione dei bisogni non soddisfatti; formulazione di proposte e progetti di mantenimento e sviluppo dei servizi in atto e di nuovi interventi e servizi, per rispondere ai bisogni non soddisfatti; le proposte sono state redatte secondo la griglia progettuale predisposta dall Ufficio di piano; valutazione della pertinenza ed opportunità delle proposte formulate, nonché della loro sostenibilità economica, con eventuale riformulazione delle proposte stesse; formulazione di proposte di priorità, con riferimento alle azioni da implementare. I lavori di elaborazione del Piano di zona, iniziati nel mese di giugno 2010, sono proseguiti fino all approvazione dello stesso Piano da parte della Conferenza dei Sindaci, avvenuta in data I processi partecipativi sono stati agevolati dalla diffusione via del materiale che veniva via via prodotto ai componenti dei tavoli, che hanno quindi avuto modo di fungere appieno da portavoce degli enti e gruppi di cui erano rappresentanti. La struttura del Piano di zona Il Piano di zona si struttura nelle seguenti aree: 1. Area famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani 2. Area persone anziane 3. Area disabilità 4. Area dipendenze 5. Area salute mentale 6. Area marginalità e inclusione sociale 7. Area immigrazione Le azioni trasversali sono trattate all interno dell area del Piano di zona di interesse prevalente. Tenendo conto delle indicazioni della Regione del Veneto e dell esigenza, emersa nei tavoli tematici, di partire dalla conoscenza dello stato dell arte dei servizi, ogni Area è articolata nei seguenti capitoli: 1. Introduzione: i principi 2. La rete dei servizi e degli interventi 3. I bisogni 4. Le politiche di intervento: gli obiettivi 5. Le scelte operative Sono poste in allegato ad ogni Area le tavole relative alla previsione delle risorse economiche per ogni singola azione prevista nel Piano di zona e per ognuno degli anni Sono poste in allegato al Piano le tavole riassuntive delle risorse economiche previste e il documento Indicatori per la programmazione di zona Infine, vengono allegati al Piano: Atto di recepimento delle linee guida, degli orientamenti e delle linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione dei bambini e degli adolescenti; Atto di programmazione dello sviluppo dei servizi di protezione e cura e delle risorse accoglienti. Tre documenti di area vasta condivisi dalle cinque ULSS delle province di Treviso e di Belluno. 4

7 Premessa 2. LA POPOLAZIONE E IL TERRITORIO DELL ULSS N. 8 L ambito territoriale di riferimento dell unità locale socio-sanitaria n. 8 comprende trenta comuni, raggruppati nei distretti sociosanitari n. 1 Asolo - Castelfranco Veneto e n. 2 Valdobbiadene - Montebelluna, con sede rispettivamente ad Asolo e a Valdobbiadene. Il territorio dell ULSS n. 8 si estende su una superficie di 801 kmq, con una densità di 313 abitanti per kmq, ed è caratterizzato da un area di pianura e un area pedemontana. La popolazione, alla data del 31 dicembre 2009, è di unità e composta per il 49,7% da maschi e per il 50,3 % da femmine. Popolazione residente nell ULSS n. 8 al per sesso e grandi classi di età classi di età distretto n. 1 distretto n. 2 totale ULSS n. 8 maschi femmine totale maschi femmine totale maschi femmine totale % ,0% ,8% 65 e oltre ,2% totale ,0% Popolazione residente nell ULSS n. 8 al per Comune e sesso variazione distr. Comune maschi femmine totale rispetto al 2008 età media 1 Altivole ,4% 38,9 1 Asolo ,5% 38,8 1 Borso del Grappa ,0% 39,0 1 Castelcucco ,7% 40,5 1 Castelfranco Veneto ,3% 42,1 1 Castello di Godego ,6% 39,4 1 Cavaso del Tomba ,4% 41,9 1 Crespano del Grappa ,9% 42,4 1 Fonte ,7% 39,1 1 Loria ,0% 38,1 1 Maser ,7% 41,9 1 Monfumo ,2% 41,8 1 Paderno del Grappa ,8% 40,3 1 Possano ,2% 41,3 1 Resana ,0% 38,2 1 Riese Pio X ,0% 38,2 1 San Zenone degli Ezzelini ,4% 37,4 1 Vedelago ,9% 39,2 Totale distretto ,5% 39,9 2 Caerano di San Marco ,4% 40,2 2 Cornuda ,5% 41,9 2 Crocetta del Montello ,8% 43,3 2 Giavera del Montello ,1% 39,9 2 Montebelluna ,4% 41,6 2 Nervesa della Battaglia ,4% 43,0 2 Pederobba ,3% 41,2 2 Segusino ,4% 44,0 2 Trevignano ,4% 38,9 2 Valdobbiadene ,2% 44,3 2 Vidor ,2% 41,3 2 Volpago del Montello ,3% 41,5 Totale distretto ,6% 41,8 Totale ULSS n ,6% 40,7 5

8 Premessa Vengono riportati, di seguito, alcuni indicatori demografici, riferiti alla popolazione residente al e confrontati con quelli relativi all anno Indici di struttura della popolazione dell'ulss n. 8 anno anno indice variazione assoluta indice di vecchiaia 105,98 107,52 1,54 indice di invecchiamento 16,94 17,21 0,27 indice di dipendenza anziani 25,26 25,78 0,52 indice di dipendenza giovani 23,84 23,98 0,14 indice di dipendenza totale 49,10 49,76 0,66 note indica il n. di ultra65enni ogni 100 persone in età 0-14 anni percentuale di ultra65enni dulla popolazione totale indica il n. di ultra65enni ogni 100 persone in età anni indica il n. di infra15enni ogni 100 persone in età anni somma degli indici di dipendenza anziani e di dipendenza giovani Si osserva che ogni 100 persone in età attiva (15-64 anni) sono presenti circa 50 persone in situazione di dipendenza, di cui circa la metà giovani e la metà anziani; si osserva inoltre che la percentuale di persone anziane cresce più rapidamente della percentuale di persone giovani. Inoltre, dall analisi dei dati sulla popolazione di nazionalità straniera, sotto riportati, si osserva che la percentuale dei giovani, rispetto alla popolazione adulta, è in leggera crescita grazie all apporto di persone giovani e giovanissime di nazionalità straniera, la cui continua crescita è stata tuttavia rallentata nel 2009 a causa della crisi economica. Popolazione straniera residente nell'ulss n. 8 al per Comune e sesso distr. Comune maschi femmine totale stranieri % stranieri su popolazione totale variazione 2009 su 2008 variazione 2008 su Altivole ,6% 3,4% 10,4% 1 Asolo ,5% 1,6% 11,5% 1 Borso del Grappa ,4% -1,8% 2,6% 1 Castelcucco ,0% -5,6% -4,5% 1 Castelfranco Veneto ,3% 2,4% 8,7% 1 Castello di Godego ,9% 2,0% 2,4% 1 Cavaso del Tomba ,1% -2,3% 1,3% 1 Crespano del Grappa ,9% -0,8% -0,4% 1 Fonte ,3% 2,0% 8,5% 1 Loria ,9% -0,2% 15,2% 1 Maser ,4% -1,6% 4,2% 1 Monfumo ,8% 14,3% -2,0% 1 Paderno del Grappa ,0% 10,1% 7,2% 1 Possagno ,4% -2,2% 8,5% 1 Resana ,0% 1,0% 7,6% 1 Riese Pio X ,2% 2,6% 6,8% 1 San Zenone degli Ezzelini ,6% -0,8% 5,4% 1 Vedelago ,5% 7,1% 14,2% Totale distretto ,4% 1,8% 8,0% 2 Caerano di San Marco ,8% 3,6% 7,9% 2 Cornuda ,7% 8,2% 10,1% 2 Crocetta del Montello ,3% 1,8% 8,4% 2 Giavera del Montello ,5% 3,1% 6,7% 2 Montebelluna ,2% 1,9% 11,7% 2 Nervesa della Battaglia ,2% -0,4% 10,3% 2 Pederobba ,8% 5,1% 8,5% 2 Segusino ,6% -4,5% 14,2% 2 Trevignano ,9% 5,0% 6,8% 2 Valdobbiadene ,9% 5,8% 12,7% 2 Vidor ,0% 0,2% 7,4% 2 Volpago del Montello ,7% -3,6% 0,9% Totale distretto ,3% 2,7% 9,3% Totale ULSS n ,9% 2,2% 8,5% 6

9 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani AREA FAMIGLIA, INFANZIA, ADOLESCENZA, MINORI IN CONDIZIONI DI DISAGIO, GIOVANI 1. INTRODUZIONE In coerenza con gli indirizzi regionali in materia ed in continuità con il Piano di Zona della Conferenza dei Sindaci e dell Azienda ULSS 8, l approccio alle problematiche della famiglia e alla cura e tutela dei minori si fonda sui seguenti principi fondamentali: 1. La centralità della famiglia quale organismo primario della comunità; 2. Il minore come portatore di diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto di vivere in una famiglia; 3. Il diritto dei giovani a vivere un adolescenza serena; 4. Il diritto delle donne e delle coppie di esprimere con consapevolezza e responsabilità la propria personalità, genitorialità, sessualità; 5. La promozione del welfare comunitario, delle risorse di aiuto e di auto-mutuo-aiuto che la stessa comunità locale può offrire; 6. La sussidiarietà tra le agenzie del territorio in una dimensione di progettazione e collaborazione condivisa. 2. LA RETE DEI SERVIZI E DEGLI INTERVENTI 2.1 I Consultori Familiari Il consultorio familiare è un servizio per la famiglia, istituito con legge 405/1975 e legge regionale 28/1977. E un servizio dell azienda ULSS, collocato nel distretto sociosanitario. Le finalità, i compiti, l organizzazione del servizio e le sue interrelazioni con i diversi servizi dell azienda ULSS e con le agenzie del territorio sono stati oggetto di specifiche direttive regionali, che vengono assunte e fatte proprie dall azienda ULSS n. 8 come linee guida per l attività dei consultori: L atto di indirizzo e di riorganizzazione dei consultori familiari (DGR 392/2005) Il piano di riorganizzazione dei consultori familiari (DGR 3914/2008) Le linee guida per il servizio di consultorio familiare (DGR 215/2010) Il consultorio familiare è un servizio relazionale, in cui le prestazioni e gli interventi assumono valore nell ambito delle relazioni tra operatore e utente, tra utente e proprio contesto familiare e di vita sociale, tra consultorio e altri servizi e agenzie del territorio. Sono funzioni del consultorio familiare (legge 405/1975, come modificata dalla legge 40/2004): l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti; la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso; l'informazione e l assistenza riguardo ai problemi della sterilità e della infertilità umana, nonché alle tecniche di procreazione medicalmente assistita; l'informazione sulle procedure per l'adozione e l'affidamento familiare. 7

10 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Il Consultorio familiare opera in specifiche aree d'intervento: 1. La vita della famiglia a. Gli interventi sanitari, psicologici, sociali e di consulenza legale per le relazioni di coppia e familiari e per il benessere delle persone b. La formazione per le future coppie 2. La genitorialità a. La tutela della maternità e il percorso nascita b. La relazione madre-bambino nei primi anni di vita c. L équipe adozioni d. La mediazione familiare e lo spazio neutro 3. I bambini a. La tutela sociale minorile, su delega dei Comuni b. Il Centro per l affido e la solidarietà familiare c. Il servizio reti di famiglie solidali d. Il progetto tutori e. Le relazioni con le comunità residenziali ed educative diurne per minori 4. I giovani a. L educazione all'affettività e alla sessualità b. La consulenza sanitaria e psicologica agli adolescenti e ai giovani Gli interventi sono caratterizzati da complessità e possono essere sanitari o psicosociali o richiedere un alta integrazione tra queste due aree. Si illustrano di seguito gli ambiti più significativi d intervento. 8

11 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Il percorso nascita e le attività correlate Un esempio di elevata integrazione è rappresentato dal percorso nascita integrato fra ospedale e territorio, che comprende: CORSI INTEGRATI DI PREPARAZIONE ALLA NASCITA. L obiettivo è valorizzare l evento nascita, a partire dalla considerazione che il concepimento, la gravidanza, il parto ed il dopo parto sono eventi biologici, emozionali, sociali e relazionali. Il corso di preparazione alla nascita è a conduzione attiva, parte dalle donne e dai loro bisogni ed è quindi basato sulle sensazioni e sulle esperienze delle donne. E strumento di prevenzione primaria del disagio fisico e relazionale. L intervento si fonda sulle stesse variabili che accompagnano l evento nascita: la base fisiologica, quella biologica, quella emozionale, quella sociale e la base culturale. ASSISTENZA MEDICA SPECIALISTICA durante la gravidanza. Nell ambito della presa in carico della donna in gravidanza, entro la tredicesima settimana di gestazione sono programmati tutti gli appuntamenti della donna con il ginecologo consultoriale, fino ai controlli successivi al parto. SOSTEGNO ALLA RELAZIONE MAMMA/BAMBINO E ALLA GENITORIALITA NEL PRIMO ANNO DI VITA. Si tratta di una specifica area di lavoro, le cui finalità consistono nel prevenire situazioni di rischio cui possono andare incontro, nel periodo della nascita, le relazioni parentali, nonché nell offrire spazi di ascolto e accoglienza, realizzando una presa in carico precoce se dovessero presentarsi situazioni di particolare problematicità. I punti di forza del progetto sono: la precocità dell intervento e l integrazione tra gli operatori con compiti diversi e appartenenti a servizi diversi. L accesso alle attività progettuali avviene tramite contatto delle mamme con le educatrici durante la degenza ospedaliera per il parto, oppure con le ostetriche e le assistenti sanitarie del punto di ascolto pronto mamma presso i consultori familiari. PRONTO MAMMA. Si tratta di uno spazio telefonico gestito dalle ostetriche e dalle assistenti sanitarie dei consultori, a cui le donne possono rivolgersi per ricevere consulenze su svariati problemi riguardanti il post partum e il bambino. SPAZIO MAMMA. E uno specifico ambito progettuale che prevede l avvio di gruppi quindicinali post partum con neo-mamme con l obiettivo di contenere la loro ansia di fronte a problemi legati all accudimento e di aiutarle ad affrontare con maggiore tranquillità e consapevolezza le emozioni conseguenti. Appare molto significativo evidenziare come si siano realizzate, a partire dai gruppi Spazio mamma, forme di aggregazione spontanea con finalità di mutuo aiuto, che trovano nella struttura consultoriale il loro luogo d incontro, sulla cui base avviene la costruzione di una rete di supporto tra mamme. L idea di base nell ideazione, la progettazione e la realizzazione di tutte queste attività è quella che i bisogni delle persone sono così complessi che occorre integrare i diversi approcci e i diversi operatori per dare risposte altrettanto complesse La mediazione familiare e lo spazio neutro Negli ultimi decenni il Consultorio Familiare ha rivolto particolare attenzione alle problematiche emergenti in seguito alla separazione coniugale, fenomeno sempre più crescente nel nostro paese. La separazione e il divorzio dei genitori costituiscono esperienze potenzialmente traumatiche per l equilibrio psicologico dei minori. Uno dei compiti più delicati delle coppie disgregate è la ridefinizione della loro relazione come genitori all interno della nuova situazione familiare. L attività di mediazione familiare è rivolta a sostenere i genitori in questo difficile percorso. Oltre a ciò, da qualche anno all interno dei consultori è stato attivato lo spazio neutro, nel quale si offre la possibilità al minore di incontrare il genitore non affidatario in un contesto protetto. Questo servizio viene molto utilizzato, nelle situazioni caratterizzate da elevata conflittualità tra gli ex-coniugi, su mandato dei Tribunali, spesso su richiesta dei consulenti tecnici d ufficio e degli stessi avvocati di parte Le équipe adozioni Le équipe adozioni promuovono incontri di informazione e sensibilizzazione all adozione rivolti alle coppie che ne fanno richiesta, curano la preparazione e la valutazione psico-sociale della coppia aspirante all adozione su mandato del Tribunale per i Minorenni, seguono il periodo post-adottivo, che varia da 1 a 3 anni, con attività di accompagnamento e vigilanza. 9

12 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Il Centro per l affido e la solidarietà familiare Il Centro per l affido e la solidarietà familiare ha la finalità di formare e sostenere le famiglie e le singole persone che offrono la loro disponibilità ad accogliere in affido minori, la cui famiglia non sia in grado di occuparsi adeguatamente di loro, per un periodo più o meno breve, sia in forma residenziale che in forma diurna. Ha il compito di promuovere una cultura dell accoglienza (attraverso incontri, dibattiti ecc.), reperire nel territorio famiglie disponibili, fornire loro momenti di formazione attraverso corsi specifici, creare una banca dati delle caratteristiche delle famiglie affidatarie, per offrire ad ogni minore in difficoltà quella maggiormente idonea, attivare momenti di équipe funzionale con gli operatori consultoriali che hanno in carico la situazione dei minori e delle famiglie di origine per individuare, in base alle situazioni, i possibili abbinamenti. I minori in affido e in comunità I dati elaborati dall Osservatorio regionale sul numero di minori in affido e in comunità negli ultimi cinque anni mostrano che: - da un lato, la politica dell Ulss n. 8 di promozione dell affidamento familiare ha ottenuto importanti risultati poiché, sul totale degli inserimenti extrafamiliari, la percentuale dei minori in affido è passata dal 40% al 60%; - dall altro, il numero dei minori collocati fuori della propria famiglia di origine è raddoppiato in cinque anni. Questo fatto, che non è collegato all utenza straniera, merita ulteriori approfondimenti ed appare comunque in prima approssimazione correlato sia ad un aumentata capacità dei servizi di cogliere le situazioni di disagio, sia ad un effettivo aumento della sofferenza delle famiglie. Nel 2008, l 1,82 dei minori residenti nell ULSS 8 risulta essere in affidamento o inserito in comunità. La maggior parte dei bambini viene inserita in affidamento familiare mentre la maggior parte degli adolescenti viene inserita in comunità educativa. Affidamenti di minori con oneri a carico dell ente pubblico, periodo gennaio-ottobre 2010: a. minori in comunità: 47 diurni e 55 residenziali; b. minori in affidamento familiare: 10 diurni e 35 residenziali, cui vanno aggiunti gli affidamenti di minori stranieri a famiglie straniere, per i quali non viene corrisposto alcun contributo economico. numero di minori 0-21 anni in affidamento residenziale o in comunità, confronto tra Regione e Ulss n. 8. Anno in affido in comunità Totale 2004 Ulss Veneto Ulss Veneto Ulss Veneto Ulss Veneto Ulss Veneto Fonte dati: Banca dati minori in affido e in struttura. confronto tra minori in affido e minori in comunità nell Ulss n. 8 (0-21 anni) in affido in com unità

13 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Le famiglie disponibili all affido La risorsa esterna più importante per il lavoro di cura del minore appartenente ad una famiglia problematica è la rete delle famiglie disponibili e preparate all affido. Si tratta di famiglie che hanno dato la propria disponibilità e hanno fatto un percorso di accompagnamento e formazione per poter accogliere i minori in programmi di affido. Sono 138 le famiglie che hanno dato la propria disponibilità; di queste, 66 famiglie sono formate e ritenute idonee ad essere affidatarie; di queste, 41 hanno bambini in affido alla data del Vanno inoltre considerate le Reti di famiglie solidali, promosse e sostenute con gli interventi educativi effettuati nell ambito del Piano Infanzia adolescenza e famiglia, preparate e disponibili a sostenere sia famiglie in difficoltà nell educazione e nella cura dei figli sia famiglie affidatarie. Complessivamente sono state attivate 378 famiglie. Si tratta di un risultato molto positivo, indice di un alta attenzione e solidarietà verso i minori in difficoltà Il progetto tutori Il progetto tutori è sorto su iniziativa del Pubblico Tutore della Regione del Veneto per preparare persone idonee a svolgere il particolare ruolo di rappresentante legale dei minori privi di tutela legale, quando i genitori sono dichiarati dal Tribunale per i Minorenni sospesi o decaduti dalla potestà genitoriale oppure non ci sono (come nel caso dei minori stranieri non accompagnati, dei bambini non riconosciuti dai genitori alla nascita) o sono deceduti. Si tratta di formare e sostenere persone disponibili ad assumere la tutela legale, in modo da creare nel nostro territorio una lista di potenziali tutori volontari, già formati e selezionati, idonei e competenti per assumere questo ufficio. A questa lista attingono gli organi giudiziari, nei casi in cui devono nominare il tutore per un minore. Il consultorio si rapporta quindi con il tutore nella definizione del progetto di intervento per ogni singolo bambino. Al momento sono circa 40 le persone disponibili e preparate Il consultorio giovani E attivo con uno sportello di consultazione psicologica e medico-ginecologica nelle 3 sedi di consultorio familiare di Asolo, Castelfranco Veneto e Montebelluna. Rivolto agli adolescenti dai 14 ai 20 anni, è ad accesso gratuito senza prescrizione medica. Le consulenze sono aperte anche ai genitori che hanno figli adolescenti, agli insegnanti e agli operatori del territorio che lavorano con questa particolare fascia d età. Ideato per i ragazzi, è un servizio a bassa soglia che offre un primo contatto e, quando necessario, esercita una presa in carico breve per una vasta gamma di situazioni di disagio (difficoltà nella sfera relazionale con i coetanei, con i genitori e le figure adulte di riferimento, difficoltà nella sfera personale, nell identità di genere, nella coppia e nella sessualità). Offre inoltre consulenze medico-ginecologiche sulla contraccezione, sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulle tematiche della sessualità in genere. Il consultorio giovani svolge anche l attività di educazione sessuale, relazionale e affettiva negli istituti secondari di secondo grado presenti nel nostro territorio. L utenza dei consultori Nel 2009 gli utenti seguiti dai consultori familiari dei due distretti socio-sanitari sono stati di cui nuovi Il 20,5% dell utenza complessiva è costituito da popolazione straniera. Utenti seguiti dai consultori dell Ulss n. 8, anno sede del consultorio utenti italiani utenti stranieri totale utenti di cui nuovi Asolo Castelfranco v tot. Distretto Montebelluna Valdobbiadene Giavera del M.llo tot. Distretto Totale Serie storica dal 2006 al 2009 dell utenza seguita dal consultorio totale utenti utenti nuovi

14 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani 2.2 La delega dai Comuni all azienda ULSS delle funzioni e dei compiti di tutela sociale minorile Ai sensi dell art. 23 del DPR 616/1977 e dell art. 130 della LR 11/2001, tutti i 30 Comuni del territorio dell ULSS n. 8 hanno delegato all Azienda ULSS: le funzioni istruttorie, le competenze tecnico professionali di valutazione e di presa in carico in merito alla tutela sociale minorile, nonché gli oneri per l accoglienza dei minori privi di residenza in Italia e le loro madri; le funzioni di gestione amministrativa, ivi compresa la parte economica, relative agli interventi a favore dei minori in situazione di disagio e per l inserimento presso famiglie e strutture tutelari. Con il Piano di Zona per il triennio erano state confermate le deleghe all azienda ULSS delle funzioni istruttorie e di presa in carico in merito alla tutela sociale minorile, nonché degli oneri per l accoglienza dei minori privi di residenza in Italia e le loro madri, disponendo che la copertura dei costi di dette funzioni delegate venga assicurata nell ambito delle quote pro capite trasferite dai Comuni all azienda ULSS. La suddetta delega dei Comuni è operativa per effetto dell approvazione, avvenuta nel corso dell anno 1998 da parte di tutti e trenta i Consigli Comunali del territorio, del citato Piano di Zona per il triennio , con esplicito riferimento alla delega in questione all azienda ULSS. La Conferenza dei Sindaci in data ha deliberato la delega, da parte dei Comuni del territorio di riferimento dell azienda ULSS n. 8 a quest ultima, delle funzioni di gestione amministrativa, ivi compresa la parte economica, relative agli interventi a favore dei minori in situazione di disagio e per l inserimento presso famiglie e strutture tutelari, dando atto che le competenze tecnico professionali di valutazione e di presa in carico relative agli stessi interventi erano già state delegate alla stessa azienda, come sopra riportato. Tale delega decorre dal 1 gennaio Successivamente tutti i 30 Consigli Comunali del territorio di riferimento dell ULSS 8 hanno adottato specifiche deliberazioni di delega all ULSS, nei termini proposti dalla Conferenza dei Sindaci. Gli oneri delegati concernono gli interventi per minori in disagio, di cui alla legge 184/1983, di inserimento presso famiglie e strutture tutelari decisi dall unità di valutazione multidimensionale distrettuale UVMD, che interviene nei termini e con le modalità previste dal Regolamento dell Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale, approvato dalla Conferenza dei Sindaci nella seduta del e dal Direttore Generale con deliberazione n del La delega in questione concerne gli affidamenti familiari e gli inserimenti nelle strutture accreditate, o in via di accreditamento, di cui alla legge regionale 22/2002 e alla DGR 84/2007: comunità educative nelle diverse tipologie (residenziali, anche in pronta accoglienza, e diurne) e comunità familiari. Nel caso di minori accolti con la madre, la delega è operativa per i soli oneri relativi ai minori. Vengono assunti gli oneri degli interventi effettuati nei confronti di ragazzi, che sono stati affidati a famiglie o a strutture prima del compimento dei 18 anni di età, fino alla data di compimento dei 21 anni, in conformità con quanto disposto dalla Regione del Veneto con le DGR n del , n. 675 del e n del ai fini del riparto del Fondo Regionale per le Politiche Sociali per gli interventi in questione. Per quanto riguarda il contributo alle famiglie affidatarie, in coerenza con quanto disposto dalla Regione con la citata DGR 2093/2009, l ammontare del contributo mensile da erogare alla famiglia affidataria per ogni bambino o ragazzo affidato e per tutto il periodo di durata dell affidamento è pari all ammontare della pensione minima INPS per lavoratori dipendenti. Nel caso di affidamenti familiari diurni per almeno 25 ore settimanali o a tempo parziale per almeno due giorni completi alla settimana, il contributo è pari alla metà del limite di riferimento. Nel caso di affidamento di minori certificati ai sensi dell art. 3 della legge 104/1992 e di minori che hanno meno di 2 anni o più di 16 anni, l entità del contributo è pari a due volte il limite di riferimento. In ogni caso l UVMD, in sede di approvazione del progetto individualizzato, definisce l ammontare del contributo e, qualora stabilisse un ammontare diverso dal riferimento generale per ragioni eccezionali, ne dà specifica motivazione. Inoltre, per quanto riguarda l eventuale quota sanitaria, ai sensi della DGR 3972 del e della deliberazione aziendale n del sui livelli essenziali di assistenza nelle aree sociosanitarie, l UVMD, qualora riscontri che il minore è affetto da disturbi comportamentali e/o patologie di interesse neuropsichiatrico e necessita di prestazioni socio riabilitative in regime semiresidenziale o residenziale, può individuare la componente sanitaria dell affido o inserimento tutelare del minore, che generalmente è pari al 30% del costo. Contributi a carico della famiglia di origine. In alcuni casi di minori inseriti in affido familiare o in struttura, la famiglia di origine contribuisce al costo dell intervento versando al Comune una quota concordata con il servizio sociale del Comune e con il servizio dell azienda ULSS che effettua la presa in carico. Resta confermata la competenza di ogni Comune in merito all introito di eventuali quote a carico delle famiglie di origine. 12

15 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani 2.3 Le strutture di accoglienza per minori Precisato che alcuni minori vengono collocati in strutture ubicate al di fuori del territorio dell ULSS n. 8, salvaguardando comunque la maggiore prossimità possibile con il contesto sociale di provenienza, sono attive in questo territorio le seguenti strutture: Comunità diurne: Denominazione Tipologia Titolare giuridico Girora' L'isola Che C'e' Antares Il Furetto Comunità residenziali: Comunità diurna per minori/adolescenti Comunità diurna per minori/adolescenti Comunità diurna per minori/adolescenti Comunità diurna per minori/adolescenti società cooperativa sociale "Adelante" Comunità Murialdo (Associazione) Comunità Murialdo (Associazione) società cooperativa sociale "Sonda" Denominazione Tipologia Titolare giuridico Il Pettirosso Comunità di Capodarco Veneto Onlus Casa Aurora "Giuseppe Olivotti" S.C.S. Comunità familiare Comunità familiare Comunità educativa mamma-bambino Comunità per minori/adolescenti Bavaresco Daniela Campagnolo Roberto Associazione Comunità di Capodarco Veneto Onlus Società Cooperativa Sociale "Una Casa Per L'uomo" Società Cooperativa Sociale "Giuseppe Olivotti" Comune sede della struttura Crocetta del Montello Giavera del Montello Capacità ricettiva Montebelluna 10 Riese Pio X 10 Comune sede della struttura Castelfranco Veneto Capacità ricettiva Cavaso del Tomba 6 Montebelluna 8 San Zenone degli Ezzelini I servizi per la prima infanzia presenti nel territorio La promozione del benessere dei bambini passa attraverso la maggior diffusione possibile dei servizi educativi alla prima infanzia: asili nido e servizi innovativi, di cui alla LR 32/1990. La Regione del Veneto, attraverso contributi in conto capitale e contributi annuali in conto gestione, promuove e sostiene l attività educativo-assistenziale degli asili nido e dei servizi innovativi per l infanzia, al fine di realizzare il pieno sviluppo fisico-psichico-relazionale dei bambini sino a tre anni di età e assicurare alla famiglia un sostegno adeguato, che consenta e agevoli anche l accesso della donna al lavoro nel quadro di un sistema di sicurezza sociale. I servizi attivi al nel territorio dell ULSS n. 8 sono 43 asili nido, centri infanzia e nidi integrati e 8 nidi famiglia. Il sistema dei servizi per la prima infanzia dispone in totale di posti, che offrono una copertura del 15,4% della popolazione target (i bambini 0-3 anni), che al risultava di minori. Il risultato si pone non troppo lontano dal tasso di copertura regionale (che si attesta sul 20%), anche se ancora abbastanza distante dall obiettivo di copertura del 33% posto dal Consiglio Europeo di Lisbona del N Denominazione Tipologia Titolare giuridico Comune Capacità sede della struttura Ricettiva 1 Asilo Nido Comunale Asilo Nido Comune di Asolo Asolo 40 Asilo Nido Castelfranco 2 La Tana del Lupo Comune di Castelfranco Veneto 42 Veneto 3 Il Giardino di Peter Pan Asilo Nido Sig. Andreatta Alberto Crespano del Grappa 18 4 L'orsacchiotto Asilo Nido Comune di Loria Loria 45 5 Asilo Nido Comunale Asilo Nido Comune di Montebelluna Montebelluna 60 Nervesa della 6 Il Girasole Asilo Nido Comune di Nervesa della Battaglia 22 Battaglia 7 Asilo Nido Comunale Asilo Nido Comune di Valdobbiadene Valdobbiadene 50 8 La Mongolfiera Asilo Nido Comune di Volpago del Montello Volpago del Montello 45 9 Umberto I Centro Infanzia Asilo Infantile Ipab Umberto I Castelfranco Veneto 60 13

16 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani N Denominazione Tipologia Titolare giuridico Comune Capacità sede della struttura Ricettiva 10 S.Pio X Centro Infanzia Parrocchia di S.Floriano Castelfranco Veneto Maria Bambina Centro Infanzia Parrocchia S. Pietro Apostolo Fonte Don Luigi Simeoni Centro Infanzia Ipab "Opere Pie d'onigo" Pederobba Catterina Jaquillard Centro Infanzia Ipab "Opere Pie d'onigo" Pederobba L'isola delle Meraviglie Micronido Società Cooperativa Sociale "Delle Meraviglie Onlus" Borso del Grappa Il Guscio Micronido Il Guscio S.N.C. Castelcucco Il Gabbiano Micronido Società Cooperativa Sociale Castelfranco S.I.Cu.R.I. Veneto Il Guscio Micronido Il Guscio S.N.C. Crespano del Grappa La Casa di Alice S.A.S. Micronido La Casa di Alice di Comacchio Crocetta del Roberta & C. S.A.S. Montello Soleluna Micronido Società Cooperativa Sociale S.I.Cu.R.I. Maser Il Bosco Incantato Micronido Il Bosco Incantato di De Marchi S. Volpago del & C. S.N.C. Montello Il Papero Giallo Micronido/Nido Il Papero Giallo di Panazzolo Integrato Paola Riese Pio X Pollicino Nido Aziendale Azienda Ulss N. 8 Castelfranco Veneto Nidotto Nido Aziendale Azienda Ulss N. 8 Montebelluna Mondo Piccino (Geox) Nido Aziendale Societa' Geox Spa Montebelluna S.Antonio Nido Integrato Parrocchia S. Fosca Altivole Il Girotondo Nido Integrato Comune di Caerano di S. Marco Caerano San Marco Scuola dell'infanzia Maria Castelfranco Nido Integrato Parrocchia S. Andrea Apostolo Immacolata "La Rosa" Veneto S. Pio X Nido Integrato Parrocchia Santa Maria Assunta Castelfranco Veneto Mini Flores Nido Integrato Parrocchia S. Andrea - Scuola Castelfranco d'infanzia "Florete Flores" Veneto La Coccinella Nido Integrato Parrocchia della Natività di Maria Castello di Santissima Godego Regina della Pace Nido Integrato Asilo Monumento Ai Caduti Cornuda S. Pio X Nido Integrato Parrocchia S. Tommaso Apostolo - Scuola d'infanzia S. Pio X Maser Le Gemme Nido Integrato Società Cooperativa Sociale "Scuole Bertolini" Montebelluna Caterina Basso Nido Integrato Parrocchia Ss. Trinita' di Fietta Paderno del Grappa Socal Cunial Nido Integrato Scuola d'infanzia e Nido Integrato "Socal Cunial" Possagno Ss. Vittore e Corona Nido Integrato Parrocchia Ss. Vittore e Corona Resana Maria Immacolata Nido Integrato Parrocchia S. Bartolomeo - Scuola d'infanzia Maria Immacolata Resana Tommaso Onofri Nido Integrato Comune di Riese Pio X Riese Pio X Cav. Angelo Carron San Zenone degli Nido Integrato Parrocchia San Francesco D'assisi (Sacro Cuore) Ezzelini L'albero Azzurro Nido Integrato Parrocchia S. Lucia In Segusino Segusino La Cicogna Nido Integrato Parrocchia di S. Martino Vescovo In Musano Trevignano Il Trenino 1 Nido Integrato Scuola Materna e Nido Integrato Valdobbiadene Scuola dell'infanzia "M. Immacolata" Bambi Nido Integrato 2.5 Le attività dei Comuni per i giovani, le donne, la famiglia "Gesù Bambino" Parrocchia "S. Fosca" Vergine e Martire Vedelago 29 Capacità ricettiva totale 1282 I comuni del territorio dell ULSS 8 intervengono a vario titolo nelle politiche rivolte alla famiglia, ai minori e ai giovani, investendo significativamente a livello economico. Di seguito alcuni esempi di progettualità in essere: 14

17 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Progetti di Politiche Familiari: con azioni per la promozione del ruolo attivo della famiglia (processi partecipativi con reti di famiglie, formazione per genitori e coppie, iniziative per la prima infanzia). In particolare: a. in tutti i Comuni sono attivi centri estivi per bambini e ragazzi; b. 22 Comuni sostengono le attività di promozione delle reti di famiglie; Progetti di Politiche Giovanili: con azioni che puntano a promuovere le risorse positive delle giovani generazioni e il pieno accesso all età adulta (percorsi formativi nelle scuole secondarie, gruppi di interesse e gruppi di comunità, accompagnamento all accesso al lavoro). In particolare: a. 17 Comuni hanno attivato spazi dedicati per i giovani: 15 Centri Giovani e 3 Sale prove comunali; b. 8 Comuni hanno istituito la Consulta giovanile; Progetti di pari opportunità: Sportelli Donna, Commissioni comunali/ intercomunali per le pari opportunità e percorsi formativi rivolti agli studenti delle scuole secondarie di primo grado. In particolare: a. 5 Comuni hanno attivato lo sportello donna. 3. I BISOGNI Tutelare e curare in maniera adeguata un minore significa considerarlo come soggetto autonomo a cui la società deve garantire i diritti della personalità, cioè come soggetto particolarmente debole a cui va dedicata una speciale protezione, ma anche come soggetto essenzialmente e ineludibilmente connesso col proprio sistema fondamentale di vita, la sua famiglia. Il minore va sempre visto in una dimensione ecologica - e questo è l approccio metodologico seguito dai servizi consultoriali dell Ulss 8 che tiene conto del fatto che i genitori, che a volte sono, più o meno consapevolmente, causa diretta o indiretta di pregiudizio per il bambino, sono al contempo anche la sua fondamentale risorsa. Tutelare un minore significa intraprendere strade che sviluppino cambiamenti nella sua famiglia. Il punto di partenza è considerare la famiglia che trascura o danneggia i figli come una famiglia in crisi nella quale l intervento educativo scorretto verso i minori è segno di una patologia relazionale del nucleo, per cui l intervento a protezione del minore è sempre accompagnato da un intervento offerto alla sua famiglia. Le caratteristiche della popolazione minorile La popolazione dell ULSS n. 8 conta giovani in età compresa tra 0 e 17 anni, pari al 19 % della popolazione totale presente al 31 dicembre Negli ultimi anni si è riscontrato un aumento costante e progressivo della popolazione totale, in linea con quanto emerso a livello regionale, e l incidenza dei giovani sulla popolazione totale ha seguito lo stesso andamento. popolazione giovani 0-17 anni e incidenza su popolazione totale, confronto tra Ulss e Regione. anno popolazione residente Ulss 8 popolazione 0-17 anni Ulss 8 incidenza 0-17 anni su residenti Ulss 8 incidenza 0-17 anni su residenti Veneto ,46 16, ,76 16, ,89 16, ,98 16, ,99 16, ,01 16,82* Fonte dati: elaborazione ONGF su dati ISTAT. *stima Nel nostro territorio si riscontra un alto valore del tasso di natalità rispetto alla media provinciale e, ancor di più, rispetto a quella regionale. tasso di natalità confronto tra Regione, provincia e Ulss n. 8. livello territoriale natalità 2009 (nati x 1000 abitanti) ulss 8 11,0 provincia di treviso 10,5 regione veneto 9,8 Fonte dati: ISTAT, anagrafe sanitaria e anagrafe comunale. 15

18 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Va altresì rilevata l importanza della popolazione straniera nel nostro territorio. Come dimostrato dal Rapporto 2009 dell Osservatorio Regionale Immigrazione, l area pedemontana del Veneto presenta una concentrazione maggiore di popolazione straniera rispetto alle altre zone della Regione; in particolare, le province di Treviso, Verona e Vicenza, si collocano fra i primi tre posti con la percentuale più elevata di immigrati (circa il 10%). Dagli ultimi dati resi disponibili dall ISTAT riferiti al 2008, si riscontra che l incidenza dei nuovi nati stranieri nei comuni dell Ulss n. 8 sul totale dei nuovi nati è del 24,33%, pari al rapporto tra 666 nuovi nati stranieri su un totale di 2737 nuovi nati complessivi. I minori di nazionalità straniera, nel 2008, rappresentano il 17,08% della popolazione di età compresa tra 0 e 17 anni residente nel territorio dell Ulss. confronto fra popolazione totale, popolazione 0-17 anni e minori stranieri nell Ulss n. 8 al 31/12/ popolazione popolazione minori stranieri residente Ulss 8 0/17 Ulss 8 Ulss I bisogni consolidati I bisogni espressi dalla società e dalla comunità locale cambiano con il mutare dei tempi. Le nuove sfide che i Consultori sono chiamati ad affrontare sono tante, considerato che il Consultorio, quale servizio relazionale, è chiamato a lavorare con tutte le famiglie, a cominciare dalla normalità delle famiglie, affiancandole nei momenti cruciali delle loro tappe, promuovendo situazioni di benessere relazionale. Le famiglie maggiormente esposte al rischio che le fasi cruciali di passaggio e di evoluzione della famiglia e dei singoli membri si trasformino in crisi problematiche, sono le famiglie con minor integrazione sociale, con scarso appoggio della rete parentale allargata, di più recente immigrazione nel contesto della comunità locale, con riferimenti culturali diversificati. Nell ambito della rete dei servizi sociali e sanitari, pubblici e privati, collocati nel territorio, e nell ambito della più vasta rete degli organismi istituzionali e non, il Consultorio deve sapersi giocare un ruolo di riferimento preciso, per i cittadini e per le organizzazioni, sulla famiglia, sui suoi momenti di evoluzione, sui problemi e sulle emergenze sociali ad essa connessi. I bisogni di salute afferenti ai servizi consultoriali sono originati sia dalle fasi cruciali della vita individuale, di coppia e familiare, sia da situazioni di patologia. Le principali fasi cruciali della vita familiare dove emergono dei bisogni di salute importanti sono: l adolescenza, la separazione ed autonomia dalla famiglia di origine e inizio della vita di coppia (convivenza e/o matrimonio), la nascita di figli, l adolescenza dei figli, le modificazioni significative del ruolo sociale (inizio dell attività lavorativa, cambiamento di lavoro, pensionamento), la morte dei genitori o di altre persone significative della cerchia familiare, la separazione /divorzio, l uscita dei figli dalla famiglia, l assunzione di nuovi ruoli familiari (suoceri, nonni, ). 3.2 I bisogni emergenti I bisogni emergenti su cui è necessario indirizzare pensieri e risorse riguardano il settore della cura e tutela del minore, rispettando il bisogno/diritto del bambino di vivere e crescere nella propria famiglia, in un contesto familiare, nel proprio contesto sociale. Vi è quindi la necessità di ridurre il ricorso agli inserimenti in comunità, sostenendo la permanenza del minore nella sua famiglia e, se ciò non è possibile, privilegiando l affidamento familiare. 16

19 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani Altri bisogni riguardano la necessità di studiare modalità specifiche di approccio ai seguenti problemi: i casi di violenza (debole aumento ma numero consistente) Area % di aumento Prestazioni Area violenze molestie sessuali/sfruttamento ,2 % l aumento notevole del tasso di disgregazione familiare Area % di aumento Prestazioni Area separazioni/divorzi ,3 % Prestazioni Area probl. affidamento figli in sep/div ,4 % Prestazioni Area mediazione familiare ,6 % Nota: l'incremento del numero di prestazioni di mediazione familiare si deve anche all'attivazione di un servizio apposito con il conseguente aumento della capacità di presa in carico. l aumento dei casi di separazione conflittuale inviati dai tribunali Area % di aumento Numero relazioni (casi) al trib per affidam. figli in sep/div ,9 % Nota: mediamente le relazioni sono di risposta a dei quesiti dei Giudici (Tribunale Civile) e comportano un tempo medio di 100 ore l aumento delle problematiche relative all integrazione dei minori stranieri Area % di aumento Numero minori stranieri in carico % Un bisogno emergente del tutto peculiare riguarda l abbandono scolastico: Da Miur, Ufficio Scolastico regionale Quinto rapporto regionale sulla dispersione scolastica nella scuola veneta anno 2008 : Dei studenti monitorati, 1047 hanno interrotto il percorso intrapreso e corrispondono al 3,8% dell intera popolazione coinvolta. Se si considerano le interruzioni degli studenti con cittadinanza non italiana sul totale di tali studenti, la percentuale sale a 9,2. Sul totale delle interruzioni di percorso, il 50,8% è stato formalizzato, non lo è stato il 5,4%, mentre il 4,3% si è tradotto in passaggi a Centri di Formazione Professionale e il 39,5% in passaggi ad altre istituzioni scolastiche. Tra adolescenti e giovani dell ULSS 8 emerge con evidenza il bisogno di intervenire sul problema dell abbandono scolastico, fattore che incide significativamente in una loro progressiva marginalizzazione sociale e rischio di devianza. Tale situazione è segnalata in particolare da questi due dati: a. 263 minori (1) tra i 13 e i 16 anni (in obbligo d istruzione) nel territorio dell ULSS 8 si trovano in questa condizione; b. il tasso di disoccupazione giovanile è in crescita e raggiunge nella provincia di Treviso il 18,2% (4 volte il tasso complessivo di disoccupazione generale). Da incontri con il Centro per l impiego di riferimento, che si occupa per mandato della tematica e che ricerca un forte legame progettuale ed operativo con il territorio, si prospetta che si chiuderà l anno 2010 con una crescita significativa degli abbandoni scolastici, pari quasi a un raddoppio. L abbandono scolastico è spesso correlato all aumento del disagio familiare e giovanile e al conseguente incremento di casi sociali, come confermato dall esperienza nel territorio di questi anni e dalle ricerche scientifiche. Questo fenomeno porta progressivamente a un deterioramento del tessuto sociale intorno alle famiglie che lo vivono e che spesso in questo frangente economico vedono aggravarsi ulteriormente la loro situazione. 1 Numero di ragazzi a rischio di abbandono e in abbandono scolastico: dato rilevato dal coordinamento delle reti di orientamento della Provincia di Treviso al 30 luglio

20 Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio, giovani 4. LE POLITICHE DI INTERVENTO: GLI OBIETTIVI 4.1. La vision Si condivide e si fa propria la vision proposta dalla Regione del Veneto: Porre attenzione al processo di cambiamento della famiglia e delle reti sociali, per far crescere la loro capacità di essere motori della realizzazione personale e di sviluppo della persona, consentendo loro di: a. consolidare le reti di solidarietà; b. riequilibrare i ruoli di promozione e cura tra rete familiare e supporto pubblico; c. permettere alla donna di conciliare la sua presenza nel mercato del lavoro e la sua centralità nei processi familiari. Tutelare i minori soli e coloro che vivono in contesti familiari a rischio o in condizione di disagio. Promuovere il benessere degli adolescenti e dei giovani nei loro contesti di vita Gli obiettivi L obiettivo centrale delle politiche dell area Minori e Famiglie è quello di capire e condividere che cosa si riesce a costruire come territorio intorno alla famiglia, in termini di prevenzione, intervento precoce e intervento riabilitativo in una situazione già problematica: l ottica è quella della welfare community, che significa andare oltre la singola capacità di risposta in termini di servizi per arrivare a creare una cultura integrata (Ulss, comuni, altri soggetti importanti) intorno alla famiglia e i suoi bisogni. Il macro-obiettivo è di far diventare la comunità e le famiglie il centro della propria prevenzione, facilitando la trasformazione dei soggetti da passivi ad attivi. Gli sforzi concreti sono pertanto orientati a: lavorare affinché tutta la comunità si senta protagonista nella risoluzione dei propri disagi; lavorare affinché qualsiasi soggetto si senta protagonista attivo della propria salute attraverso un analisi del proprio stile di vita; lavorare affinché la comunità si appropri di alcune competenze che l aiutino ad affrontare i problemi che si generano al suo interno, facendo in modo che gli specialisti intervengano solamente nella fase di acuzie o come consulenti della comunità; fornire un sostegno al funzionamento di gruppi informali e spontanei promuovendo e sviluppando alcune particolari competenze; appoggiare le iniziative che hanno come obiettivo la creazione di gruppi di auto mutuo aiuto; promuovere e svolgere ricerche/intervento sul territorio Gli obiettivi di mantenimento a. Occorre consolidare la sinergia e l integrazione tra i servizi e le attività che si occupano della famiglia e del suo ciclo vitale. L azienda Ulss per prima deve essere motore di una sensibilizzazione e di un attivazione del territorio affinché cresca una cultura che ponga attenzione alla famiglia come nucleo primario della comunità. b. Occorre puntare su politiche di connessione e integrazione, che sono le più importanti in termini di valore aggiunto creato. Ciò peraltro si colloca in perfetta coerenza con le indicazioni regionali relative all organizzazione dei servizi consultoriali, all istituto della tutela e all integrazione con le risorse accoglienti del territorio. c. Sviluppare la capacità del consultorio di essere servizio relazionale, che lavora cioè sull attivazione formale e informale delle risorse del territorio. È importante proseguire sulla strada intrapresa in modo tale che vi sia una continua collaborazione tra chi offre l intervento e chi lo riceve, secondo una prospettiva di sharing o di reciprocità. d. Una delle strategie più efficaci in termini di risultati sociali ed economici è quella di lavorare al primo livello degli interventi possibili, cioè agire con la modalità dell aiuto prossimale laddove le maglie della rete familiare si allentano. Più si riesce ad attivare precocemente le forme di aiuto e di solidarietà interfamiliare, più si riesce evitare che una famiglia si marginalizzi e che il momento di difficoltà si trasformi in uno stato molto più complicato di problemi, con pesanti ripercussioni umane, sociali ed anche economiche per l ente pubblico. e. Occorre tutelare i minori soli e coloro che vivono in contesti familiari a rischio o in condizione di disagio, garantendo interventi tempestivi e rispettosi dei diritti e delle esigenze affettive ed evolutive 18

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