RAPPORTO ANNUALE 2013 RELAZIONE DI CARLOTTA SAMI, DIRETTRICE DI AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA

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1 RAPPORTO ANNUALE 2013 RELAZIONE DI CARLOTTA SAMI, DIRETTRICE DI AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA I dati a vostra disposizione, oltre ai singoli capitoli del Rapporto annuale, testimoniano come il 2012 sia stato un altro anno insopportabilmente pieno di violazioni dei diritti umani. Nel corso del 2012, Amnesty International ha documentato specifiche restrizioni alla libertà d espressione in almeno 101 paesi, torture e maltrattamenti in almeno 112 paesi, prigionieri di coscienza in 57 paesi e processi iniqui o irregolari in 80 paesi. Nella cartella stampa avete ancora altri dati, che v invito a considerare con attenzione. Metà degli abitanti del pianeta è rimasta costituita da cittadini di seconda classe per quanto riguarda la realizzazione dei loro diritti, poiché molti paesi non hanno agito nei confronti della violenza basata sul genere. Militari e gruppi armati hanno commesso stupri in Ciad, Mali e Repubblica Democratica del Congo; i talebani in Afghanistan e Pakistan hanno ucciso donne e ragazze; in paesi quali Cile, El Salvador, Nicaragua e Repubblica Dominicana, a donne e ragazze rimaste incinte a seguito di stupro o la cui gravidanza poneva a rischio la loro salute o la loro vita è stato negato l accesso a servizi sicuri di aborto. Siamo di fronte a un tradimento dei governi verso i loro cittadini e verso coloro che arrivano nei loro paesi, così come al fallimento complessivo della comunità internazionale nell affrontare in modo efficace le gravi crisi dei diritti umani, dai conflitti alla povertà, dalla violenza contro le donne agli attacchi alla libertà d espressione, dalla tortura alla discriminazione verso gruppi sempre più ampi di persone. In particolare, la mancanza d azione a livello globale in favore dei diritti umani sta rendendo il mondo sempre più pericoloso per i rifugiati e i migranti. I diritti di milioni di persone in fuga da conflitti e persecuzioni, o in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita per se stesse e le loro famiglie, sono stati violati da governi che hanno mostrato di essere interessati più alla protezione delle frontiere nazionali che a quella dei loro cittadini o di chi quelle frontiere oltrepassava chiedendo un riparo o migliori opportunità. 1

2 Ci sembra di poter dire che l assenza di soluzioni efficaci per fermare i conflitti, la discriminazione su base etnica, di genere e di orientamento sessuale e le altre violazioni dei diritti umani stia creando una sottoclasse globale di persone i cui diritti sono quotidianamente a rischio. Mi riferisco ai 15 milioni di rifugiati, una buona parte dei 214 milioni di migranti. Nel 2012, una lunga serie di emergenze dei diritti umani ha spinto alla fuga numerosissime persone, dalla Corea del Nord al Mali, dalla Repubblica Democratica del Congo al Sudan, costrette a cercare riparo all interno dei loro stati od oltrefrontiera. Queste, con quella siriana, sono state le crisi più evidenti ma non certo le uniche. Molti governi hanno violato i diritti umani in nome del controllo dell immigrazione, agendo ben al di là delle legittime misure di controllo alle frontiere. Le misure che hanno preso non solo hanno colpito le persone in fuga dai conflitti. Di più, milioni di migranti sono trascinati in un ciclo di sfruttamento, lavori forzati e abusi sessuali dalle politiche contrarie all immigrazione. Questa situazione chiama in larga parte in causa la retorica populista, secondo la quale rifugiati e migranti sono responsabili delle difficoltà in cui s imbattono i governi nazionali. Una retorica intrisa di razzismo che prende sempre più piede anche nel nostro paese, come vedremo più avanti. L Unione europea ha posto in essere misure di controllo alle frontiere che mettono a rischio la vita dei migranti e dei richiedenti asilo e non garantiscono la sicurezza delle persone che fuggono da conflitti e persecuzione. In varie parti del mondo, migranti e richiedenti asilo finiscono regolarmente nei centri di detenzione e persino in container per la navigazione o gabbie metalliche. I diritti di un ampia parte dei 214 milioni di migranti non sono stati protetti né dai loro governi né dagli stati in cui si sono trasferiti. Milioni di essi hanno lavorato in condizioni che possono essere definite di lavoro forzato o assimilabili alla schiavitù, poiché i governi li hanno trattati da criminali e le grandi aziende si sono mostrate interessate più ai profitti che ai diritti dei lavoratori. I migranti privi di documenti sono stati maggiormente a rischio di sfruttamento e di violazioni dei diritti umani. È stato più difficile per i rifugiati varcare le frontiere che per le armi alimentare la violenza nei luoghi dai quali cercavano di allontanarsi. Tuttavia, l adozione nell aprile 2013 di un Trattato delle Nazioni Unite sul commercio di armi ha fatto nascere la speranza che le forniture di armi che possono essere usate per commettere atrocità saranno fermate. Vorrei ora approfondire una serie di aspetti relativi alla situazione dei diritti umani nelle varie aree geografiche e in alcuni paesi. 2

3 Un altro anno è andato perso per la popolazione della Siria, dove poco o nulla è cambiato se non il sempre più crescente numero delle vite perse o distrutte. Milioni di siriani sono stati costretti a fuggire dal conflitto. Il mondo è stato a guardare, mentre le forze armate e di sicurezza di Damasco hanno continuato a compiere attacchi indiscriminati e mirati contro i civili e a sottoporre a sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni extragiudiziarie sospetti oppositori. A loro volta, i gruppi armati si sono resi responsabili della cattura di ostaggi e di esecuzioni sommarie e torture, sebbene su scala minore. Parliamo ancora di scala minore, ma non sappiamo dove andremo a finire. Giorni fa, l Assemblea generale dell Onu ha adottato una buona risoluzione sulla Siria, in cui si parla della necessità di contrastare l impunità, su cui non potrà basarsi in alcun modo il futuro di quel paese. Una buona risoluzione, peraltro adottata dopo quasi due anni e mezzo di conflitto e che non ha valore vincolante. Dal marzo 2011, da quando è iniziata la rivolta siriana, la scusa che i diritti umani sono una questione interna è stata usata per bloccare ogni azione internazionale sulle emergenze dei diritti umani, come quella della Siria. Si è ricorsi alla teoria, ormai logora e moralmente inaccettabile, che il rispetto della sovranità nazionale deve prevalere sull azione per fermare omicidi di massa e torture o, per quanto riguarda altre aree del mondo, le morti per fame o gli stupri di massa. Il Consiglio di sicurezza dell Onu, cui è affidata la sicurezza globale e che è accreditato ad avere leadership, ha mostrato ancora una volta di non saper svolgere un azione politica unitaria e concertata. In tutta l Africa conflitti, povertà e violazioni dei diritti umani da parte di forze di sicurezza e gruppi armati hanno messo in evidenza la debolezza degli strumenti regionali e internazionali per la difesa dei diritti umani. Il 2012 è stato il peggiore anno dall indipendenza del Mali, mentre in Sudan il numero dei nuovi sfollati del Darfur è tornato a essere superiore a quello delle persone rientrate nelle loro terre. L esercito sudanese ha compiuto attacchi indiscriminati anche in altre zone del paese. In Sudafrica, la polizia ha impiegato unità armate con fucili l assalto e proiettili letali per reprimere uno sciopero di minatori della miniera di platino Lonmin di Marikana. Trentaquattro minatori sono stati uccisi. Nelle Americhe, i conflitti sociali sulle risorse naturali, e gli attacchi ai diritti umani a essi collegati, si sono intensificati in molti paesi. Tuttavia, il riconoscimento dei diritti dei popoli nativi ha ottenuto un grande impulso da sentenze giudiziarie che hanno riaffermato il loro diritto al consenso libero, preventivo e informato sui progetti di sviluppo che li riguardino. In tutta la regione, sono proseguite le campagne contro la discriminazione e la violenza e per il pieno riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi. Milioni di donne non hanno potuto esercitare il loro diritto a prendere decisioni libere e informate in tema di maternità. In paesi quali Cile, El Salvador, Nicaragua e Repubblica 3

4 Dominicana, donne e ragazze rimaste incinte a seguito di uno stupro o la cui vita era posta a rischio dalla gravidanza non hanno avuto accesso a servizi sicuri e legali di aborto. L impatto di questa negazione dei diritti umani è risultato particolarmente acuto per le ragazze e le donne appartenenti a gruppi svantaggiati. Nella regione Asia e Pacifico i conflitti armati hanno danneggiato la vita di decine di migliaia di persone. Il numero dei civili uccisi in Afghanistan ha raggiunto il picco nel In Pakistan l esercito e i gruppi armati hanno continuano a perpetrare abusi nelle Aree tribali e nel Balucistan, tra cui sparizioni forzate, rapimenti, torture e uccisioni illegali. Le minoranze religiose, come i musulmani sciiti hazara, sono state al centro di un ondata di uccisioni. Donne e ragazze si sono viste ancora negati i loro diritti fondamentali. La scioccante aggressione subita dalla quattordicenne Malala Yousufzai da parte dei talebani pakistani a settembre, ha portato alla ribalta la questione. In Afghanistan e Pakistan, molte donne e ragazze hanno continuato a non avere alcuna possibilità di partecipare alla vita pubblica e in alcuni casi sono state vittime di vere e proprie esecuzioni per mano dei talebani. In India, le proteste seguite allo stupro di gruppo e poi alla morte di una studentessa hanno messo in evidenza il persistente fallimento dello stato nel tenere a freno le violenze contro donne e ragazze In Europa e Asia Centrale, i governi hanno potuto ancora sottrarsi alle responsabilità per i crimini commessi nel continente europeo nel contesto del programma di rendition degli Usa. Gli attacchi alla libertà di espressione, di manifestazione pacifica e di associazione, compresi procedimenti giudiziari, aggressioni e intimidazioni ai danni dei difensori dei diritti umani, sono proseguiti in molte delle repubbliche dell ex Unione Sovietica. In Bielorussia, Russia e Tagikistan le autorità hanno applicato leggi repressive per sospendere o limitare l operato delle Organizzazioni non governative (Ong) e perseguitare gli attivisti della società civile. In Russia è entrata in vigore una nuova legge che impone a tutte le Ong che ricevono fondi dall estero e che svolgono attività politiche di registrarsi come organizzazioni che svolgono le funzioni di agenti stranieri. Politiche e prassi restrittive in materia di controllo dell immigrazione in diversi paesi dell Unione europea hanno posto i migranti a rischio di arresto, espulsione e respingimento e di altre violazioni dei diritti umani. I governi si sono concentrati sul rafforzamento dei controlli di frontiera e hanno firmato nuovi accordi bilaterali con paesi di origine e di transito, come l Italia con la Libia, pur essendo a conoscenza della negativa situazione dei diritti umani in tali paesi. In tutt Europa, la discriminazione nei confronti delle minoranze etniche come i rom è andata avanti senza sosta. I rom hanno subito sgomberi forzati in ogni parte del continente, come in Francia, Italia, Romania, Serbia e Slovenia, finendo ulteriormente intrappolati in un ciclo di povertà e segregazione. Gli alunni e le alunne rom hanno continuato a essere inseriti in scuole o classi al di sotto degli standard in Repubblica Ceca e Slovacchia 4

5 In Medio Oriente e Africa del Nord, nei paesi in cui sono terminati regimi autocratici si è assistito tanto a un aumento della libertà d informazione e a crescenti opportunità per la società civile quanto a passi indietro, costituiti da attacchi alla libertà d espressione per motivi legati alla morale e alla religione, come in Tunisia ed Egitto, dove si è anche assistito a un crescendo di attacchi contro le donne fino alle vergognose aggressioni a manifestanti e giornalista in piazza Tahrir, al Cairo. In Iraq un escalation di violenza ha fatto crescere i timori di un rinnovato conflitto interno: gli scontri mortali tra gruppi armati sunniti e forze di sicurezza sono risultati in aumento, a seguito delle proteste nelle aree a maggioranza sunnita contro la presunta discriminazione da parte del governo dominato dagli sciiti e gli abusi contro i detenuti. Alcune zone dello Yemen sono state ancora interessate da episodi di violenza tra forze governative e gruppi armati. Il governo di Israele ha portato avanti le sue politiche di punizioni collettive nei Territori Palestinesi Occupati, incluso il blocco sulla Striscia di Gaza e le restrizioni al movimento dei palestinesi della Cisgiordania, dove è proseguita l espansione degli insediamenti illegali. A novembre, ha lanciato una campagna militare di otto giorni contro i gruppi armati palestinesi responsabili del lancio indiscriminato di razzi da Gaza verso Israele: sei israeliani e più di 160 palestinesi, in maggioranza civili, sono stati uccisi durante il conflitto. In Bahrein le autorità, nonostante avessero annunciato trionfalmente una serie di riforme, hanno continuato ad arrestare prigionieri di coscienza, tra cui i principali esponenti dell opposizione e attivisti per i diritti umani. In Iran, la repressione di dissidenti e giornalisti cui si è assistito nel 2012 potrebbe acuirsi in vista delle elezioni del giugno In Libia le autorità non hanno trovato una situazione duratura per intere comunità sfollate a causa del conflitto, come i tawargha e i mashashya, che hanno continuato a vivere in campi scarsamente attrezzati e non hanno potuto ancora rientrare nelle loro case per pausa di rappresaglie. Migranti, rifugiati e richiedenti asilo hanno ancora subito detenzioni a tempo indeterminato, torture e altri maltrattamenti, anche da parte delle varie milizie. A livello globale, la pena di morte ha continuato la sua ritirata nonostante alcuni passi indietro come le prime esecuzioni in Gambia dopo quasi 30 anni e la prima impiccagione di una donna in Giappone dopo 15 anni. L Europa, a causa della Bielorussia, non è ancora libera dalla pena capitale. In Connecticut, negli Usa, è diventato il 17esimo stato abolizionista, seguito quest anno dal Maryland. Il Benin ha fatto passi avanti sul piano legislativo per abolire la pena di morte dalla sua legislazione. Il governo del Ghana ha accolto la raccomandazione di abolire la pena di morte dalla nuova Costituzione. In Sierra Leone non ci sono più prigionieri nel braccio della morte. Il Vietnam 5

6 non ha eseguito alcuna condanna, mentre Singapore ha osservato una moratoria sulla pena di morte e la Mongolia ha ratificato un importante trattato internazionale che impegna il paese all abolizione. La Lettonia è stato il 97esimo paese del mondo a divenire abolizionista per tutti i reati Questo è un primo, anche se parziale, segnale che non tutto nel 2012 è andato male. Come spesso ci capita di raccontare, molti successi nel campo dei diritti umani sono stati il risultato della pressione delle attiviste e degli attivisti di Amnesty International, del coraggio dei difensori dei diritti umani la prima tra tutte, Malala Yousafzai e del buon funzionamento dei sistemi di giustizia nazionale e internazionale. In Italia due alti dirigenti e tre agenti dei servizi segreti sono stati condannati per il rapimento del cittadino egiziano Abu Omar, avvenuto nel 2003, prima che la Cia lo trasferisse illegalmente in Egitto. Sono stati condannati anche tre alti funzionari della Cia. In un altra vicenda, la Corte europea dei diritti umani ha giudicato l Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia responsabile della detenzione illegale, della sparizione forzata, della tortura e di altri maltrattamenti, nel 2004, ai danni del cittadino tedesco Khaled El-Masri. Il Parlamento europeo ha dato finalmente seguito alle sue richieste agli stati membri dell Unione europea affinché assumessero le loro responsabilità, adottando un importante rapporto che ha dato nuovo impulso alla richiesta di giustizia e alla ricerca dei responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse nel contesto del programma di rendition della Cia. Per quanto riguarda le Americhe, vorrei segnalare importanti procedimenti giudiziari: in Guatemala l ex presidente militare Ríos Montt è comparso in tribunale nel marzo 2012 per poi essere condannato, il 10 maggio di quest anno, per genocidio e crimini contro l umanità. Due giorni fa, tuttavia, con una decisione sconcertante, la Corte costituzionale ha annullato il verdetto per un presunto conflitto di competenze tra giudici. In Cile, un giudice ha ordinato l arresto di otto ex ufficiali militari in relazione all omicidio del cantautore Victor Jara, avvenuto pochi giorni dopo il colpo di stato che porto al potere il generale Pinochet nel Gli ex presidenti dell Argentina Jorge Rafael Videla, morto nei giorni scorsi, e Reynaldo Bignone sono stati giudicati colpevoli del rapimento sistematico di bambini e condannati rispettivamente a 50 e 15 anni di carcere. A giugno, la Corte interamericana dei diritti umani ha emesso un verdetto storico in favore dei sarayaku, giudicando colpevole l Ecuador di aver violato i loro diritti consentendo a una compagnia petrolifera straniera di operare nelle loro terre ancestrali senza il loro consenso. 6

7 Il messaggio che Amnesty International lancia quest anno, in occasione della presentazione del Rapporto annuale è che la protezione dei diritti umani riguarda tutti noi. Il mondo privo di frontiere dei moderni strumenti di comunicazione rende sempre più difficile tenere le violazioni nascoste dentro i confini nazionali e offre a tutti un opportunità senza precedenti di agire per i diritti di milioni di persone sradicate dalle loro case. Un futuro più giusto è possibile se il governo rispetteranno i diritti umani di tutti a prescindere dalla loro nazionalità. La protezione dei diritti umani deve riguardare tutti gli esseri umani, a prescindere da dove si trovino. 7

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