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2 IL CLUB Anno XVII n. 100 (maggio/giugno 2009) Bimestrale di informazione per i soci del Club Plein Air BdS Pubblicazione periodica a circolazione interna inviata anche ad altre associazioni di campeggio e alla stampa Responsabile editoriale Maurizio Karra Redazione Mimma Ferrante, Giangiacomo Sideli e Alfio Triolo Associazione dei camperisti e degli amanti del plein air del Hanno collaborato a questo numero Giovanni Anello, Francesco Saverio Bonsangue, Paolo Carabillò, Bruno Andrea Ciattini, Maurizio Davolio, Luigi Fiscella, Raffaele Jannucci, Massimiliano Magno, Enza Messina, Cristina Negri, Elio e Giulia Rea, Giuseppe Eduardo Spadoni In questo numero Editoriali pag. 3 Rapporti associativi con Sede sociale Via Rosolino Pilo n Palermo Tel Fax Internet: info@pleinairbds.it Comitato di Coordinamento Maurizio Karra (Presidente); Giangiacomo Sideli (Vice Presidente); Pippo Campo, Massimiliano Magno, Luigi Pastorelli, Giovanni Pitré ed Elio Rea (Consiglieri); Emanuele Amenta, Rossella Costanza Romano, Mimma Ferrante, Pietro Messina, Marcello Oddo, Vittorio Parrino e Alfio Triolo (Collaboratori) Collegio sindacale Luigi Fiscella (Presidente); Sergio Campagna e Adele Crivello (Componenti) Collegio dei Probiviri Rino Tortorici (Presidente); Giuseppe Carollo e Pietro Inzerillo (Componenti) Testimonianze 9 Vita del Club La gita nella Valle dello Jato 13 L ACTItalia a convegno 16 Tra arte e natura 18 Il ponte delle meraviglie 21 La nostra estate 28 Palmares 31 Cresce ancora il nostro sito web 32 Le nostre bambine 35 Tecnica e Mercato Parliamo di tecnica 36 Prima di partire 38 Il ritorno della roulotte 42 Il primo camper della famiglia 44 Classe ed estro 47 Viaggi e Turismo Sulle orme di Don Chisciotte 49 Ancora più a nord... la Scozia 54 Isola d Elba, perla del Mediterraneo 61 Alla scoperta della Puglia 66 La Val di Susa 73 Terra di Sicilia I capolavori archeologici di Gela 78 Ciospi o chioschi? 82 I vecchi proverbi dei siciliani 83 Il siciliano più amato dagli inglesi 84 Rubriche Terza pagina 85 Il mio camper 89 Viaggiare in modo responsabile 91 Musica in camper 92 Riflessioni 93 Cucina in camper 93 Internet, che passione 94 News, notizie in breve 96 L ultima parola 100 In copertina La nostra storia in 100 puntate foto di Giangiacomo Sideli Questo numero è anche on-line sul nostro sito Internet IL CLUB n. 100 pag. 2

3 I l nostro giornalino, specchio del nostro Club, taglia il traguardo dei 100 numeri con il suo carico di storia e di identità che ci ha accompagnato negli ultimi 16 anni, regalandoci emozioni e informazioni. Ormai è una presenza costante nella nostra vita e spesso ci ritroviamo a sfogliarne le pagine con un senso di aspettativa e di piacere, pregustando gli articoli che leggeremo, le informazioni che conosceremo e le cronache che ci faranno rivivere i bei momenti passati assieme. Eppure, per quanto sembri ovvio, non è stato sempre così; c è stato un tempo in cui il nostro giornalino, perché è di lui che stiamo parlando, non esisteva ancora, tanto tempo fa In realtà parliamo di quasi sedici anni fa: era il mese di settembre del 1993 e il nostro Club muoveva ancora i primi passi (era nato pochi mesi prima), quando il nostro vulcanico presidente, da sempre affascinato dalla carta stampata (il suo passato di giornalista lo faceva fremere ) e in preda al piacere di scrivere, decise di lanciarsi in questa nuova avventura, con l obiettivo di dare forma ad un organo di informazione che racchiudesse la vita vissuta dall associazione e i suoi contatti con il mondo esterno. Ed ecco fare la sua apparizione il primo numero del giornalino in una veste graficamente molto scarna che ricordava i ciclostilati di metà 900, ma fin da subito pervaso da un identità ben precisa, con tanto di articoli di viaggio (Berlino subito dopo la storica caduta del muro), di progetti per camper service e aree di sosta da condividere con i comuni interessati al Editoriali fenomeno del turismo itinerante e di tante informazioni utili per camperisti e non. Il suo nome ufficiale era IL CLUB, ma fin da subito fu affettuosamente ribattezzato il giornalino, divenuto da quel momento un efficace compagno di avventura in carta, un periodico mensile che dopo un po di tempo diventò bimestrale per non disperdere in un tempo troppo ravvicinato le energie di chi contribuiva ad alimentarlo con passione e affetto, sì proprio affetto per una creatura che si era contribuito a far nascere e crescere. Gli anni sono passati, le rubriche si sono succedute, ampliandosi sempre di più e contribuendo ad arricchire il nostro giornalino, che tanti di noi hanno cominciato a collezionare e a consultare anche a distanza di mesi o di anni, alla ricerca di uno specifico articolo di viaggio o di una particolare notizia, facendogli raggiungere la dignità di una vera e propria rivista. Purtroppo però la veste grafica era sempre molto povera, corredata da poche foto in bianco e nero, ma a noi redattori interessava comunque che la sostanza ci fosse tutta e dai commenti dei soci sembrava che questo obiettivo fosse stato raggiunto in pieno! Poi un altro importante confine è stato oltrepassato, quando dal gennaio del 1999 il nostro Club si è affacciato al mondo di Internet con un sito gestito magistralmente dal nostro Giangiacomo Sideli, e da quel momento il nostro giornalino ha avuto una vetrina virtuale, corredata da una grafica accattivante e finalmente a colori (almeno sulla rete), con la possibilità di uscire dai ristretti limiti della nostra associazione, da sempre per scelta a numero chiuso, guadagnando numerosi estimatori che da ormai dieci anni seguono le nostre avventure. Il tempo ha continuato a scorrere, mentre le nostre emozioni, derivanti da una tipologia di viaggio in grado di regalarci una meravigliosa sensazione di libertà, venivano immortalate sulla carta del nostro periodico, insieme a tante nuove rubriche e notizie; e piano piano le fotocopie diventavano a colori per i soci che collaboravano alla stesura del giornalino, come ulteriore stimolo per una collaborazione sempre attivamente ricercata. E allo stesso tempo il numero delle pagine e dei contenuti continuava a crescere, mentre gli estimatori esterni al club premevano perché la IL CLUB n. 100 pag. 3 veste grafica si adeguasse alla sostanza del nostro organo di informazione. Eravamo ormai pronti al grande passo, ma se non ci fosse stato Massimiliano Magno a soffiare sul fuoco della stampa a colori, forse oggi saremmo ancora fermi alle tristi fotocopie in bianco e nero; ma così non è stato e dalla primavera del 2006 siamo ormai approdati alla stampa digitale a colori, dando finalmente risalto ai nostri contenuti con una veste grafica completamente rinnovata e finalmente all altezza della situazione, in grado di emozionarci ancora di più e di coinvolgerci a 360 gradi. Sono ancora tanti i progetti e le idee che speriamo di realizzare in un prossimo futuro e io, che ho avuto il privilegio di scrivere in ciascuno dei 100 numeri del giornalino finora realizzati, crescendo e maturando come giornalista insieme alla nostra creatura di carta, li seguo e li condivido con la stessa passione del primo giorno; non so ancora quello che riusciremo in futuro a realizzare, ma sono sicura che la vitalità del nostro giornalino continuerà a crescere numero dopo numero; e, se avete un po di pazienza, ne parliamo al numero 200 B Mimma Ferrante uon numero 100, Giornalino! Sì, Giornalino, perchè da sempre per tutti noi è stato il Giornalino. Un modo affettuoso per chiamare una parte di noi, un figlio adottivo, un qualcosa di piccolo, quasi non avendo il coraggio di chiamarlo il Giornale per

4 non metterlo a paragone con i periodici di settore, quelli che si trovano in edicola, con tanto di copertina a colori, di contenuti importanti, di firme del giornalismo, di tante pagine E cominciato tutto 17 anni fa, quasi per gioco, quasi per scommessa. Una scommessa quella con se stessi più che con gli altri, che Maurizio, da sempre Presidente, con il nostro coinvolgimento volle proporre, fondando per l appunto Il Club. Un manoscritto nato umile e stringato, traslato tramite macchina da scrivere o pc su carta, tradotto, senza alcuna impostazione né impaginazione particolare, in fogli da fotocopiare spillati con una copertina, un semplice foglio A4 rigorosamente in bianco e nero che lo rendeva più vicino ad una raccolta dei viaggi narrati dai soci che li avevano vissuti che ad un vero e proprio giornale/rivista dai contenuti variegati. Oggi quel vermetto senza spina dorsale, ma con dentro tanta voglia di diventare un vertebrato con cervello si è lentamente trasformato in un adolescente quasi vicino alla maturità. Ma insieme a Lui siamo cresciuti anche noi, che di certo non nasciamo giornalisti della carta stampata, ma che con la tanta voglia di scrivere abbiamo spesso, molto spesso, prodotto articoli che nulla hanno da invidiare ad altri, di omogeneo contenuto, scritti da professionisti della penna stilografica. Pieni di informazioni, spesso di un certo spessore, reportage di viaggi, iniziative, voci autorevoli, aneddoti, cultura, di contenuti e di qualità giornalistica oltre che di informazione e di approfondimenti che spaziano dalla tecnica applicabile ai nostri mezzi, alla saggistica, ai racconti di vissuti, ai pensieri, alle collaborazioni, all informazione sulle novità che si avvicendano su quella incredibile banca dati che è internet e la rete tutta, e tanto altro. In questi sedici anni l evoluzione è stata lenta ma continua, sia dal punto di vista della costituzione fisica, che per numero di pagine, qualità e quantità dei contenuti. Vediamo di ricordarci le varie tappe. Nel Settembre del 1993 vede la luce il numero 1. Era di poche pagine in bianco e nero distribuite tra i facenti parte del Club. E nel 2000 che si fanno i primi timidi tentativi di produrre una copertina a colori, ma non per tutti: soltanto per coloro che avevano collaborato a quel numero, visto che l onere per realizzarla per tutte le copie era abbastanza impegnativo e ricordando inoltre che il club non aveva alcuno introito al di fuori delle quote degli iscritti. E soltanto nel Gennaio 2006, con il numero 80, che si realizza il sogno da sempre agognato di realizzare un qualcosa di più professionale per un Giornalino ormai maturo, a larga partecipazione di firme, con contenuti consolidati e con una partecipazione corale di molti soci che hanno il piacere oltre che di proporre i propri pensieri e le proprie emozioni anche di partecipare alla sua realizzazione. Si giunge quindi all attuale veste, con copertina semirigida e contenuti a colori, prodotta in un laboratorio specializzato in stampe. E penso che se tutto ciò è accaduto lo si deve a tutti noi. Grazie a tutti. C Luigi Fiscella ari Amici, come amo dire spesso, c è un tempo per tutto.. e questo è il tempo per festeggiare! Ho atteso parecchio che arrivasse questo numero, che in se stesso potrebbe vedersi come un traguardo; ma, è più forte di me, io lo vedo come un nuovo punto di partenza. Molti di voi sanno che per un certo periodo sono stato più presente alle splendide cose organizzate da Monsieur le President & C., poi il modificarsi della mia situazione familiare mi ha portato lontano da voi, quanto meno con il corpo, anche se con lo spirito vi seguo, senza retorica alcuna, sempre! Quanta nostalgia.. Ora, il Gruppo per cui quasi tutti lavoriamo (o avete lavorato) mi chiama ad un nuovo incarico, che non posso rifiutare, anche se questo mi renderà ancora più difficile poter partecipare attivamente, IL CLUB n. 100 pag. 4 in quanto dovrò girare tutta l Italia del Sud! Ma spero di essere presente nella vita del Club. A qualcuno di voi che meno mi conosce queste poche righe potranno sembrare un giro di parole per dire: ma quanto siamo bravi! Ma quanto siamo forti! etc. etc. Ma in effetti, perché non dirlo? Le pagine che tenete tra le mani, a mio avviso non hanno nulla da invidiare a nessuno e qualcuno sa quanto io prema per fare anche altro, ma forse, in futuro, chissà? Che altro dire? Io farò di tutto per tenere il mio amato camperotto, sperando di potervi presto rincontrare e partecipare più attivamente alle iniziative del Club; perché, a prescindere dal mezzo che si utilizza, il viaggiare con il camper è una filosofia di vita, che una volta che ti prende, segna la tua vita rendendola pregna di entusiasmo e di voglia di fare. Ora è il momento che io smetta, poiché lo spazio è poco ed il tempo tiranno. Ricordatevi sempre che siamo un Grande Club e che tutti insieme realizziamo uno splendido Giornale; e soprattutto che ancora abbiamo tante cose belle da realizzare. Mi si permetta un saluto speciale a tutti i piccoli del Club, il nostro futuro, che magari una volta grandi, sfoglieranno le pagine ingiallite di questo numero 100 e, leggendolo, ci penseranno con un sorriso. Vi voglio bene: buona strada a tutti! I Massimiliano Magno l giornalino, così affettuosamente denominato da

5 tutti noi, da circa 16 anni è lo strumento fondamentale del Club, dove ogni socio non solo è protagonista della sua storia, ma può raccontare le proprie emozioni, condividere opinioni ed esprimere la gioia e il piacere del saper dare e del saper ricevere al e dal gruppo. Il Giornalino è fortemente pensato e costruito con tanto entusiasmo dal Presidente del Club Maurizio Karra, e il coinvolgimento e la partecipazione dei soci. Inizialmente stampato su fogli formato A4 fermati lateralmente dalla spillatrice e rigorosamente in bianco e nero e poi sempre più con un impronta sempre più professionale! Quando dico entusiasmo, dico voglia di fare, desiderio di migliorare...; ed in questi anni il giornalino è cresciuto, è cresciuto con noi, con le nostre esigenze, con i nostri desideri, con la voglia di mettersi in gioco, con le nostre curiosità e la voglia di vedere e scoprire il mondo. Da tre anni è rappresentato con fantastiche fotografie a colori, con articoli sempre più completi ed accattivanti. Sì, il giornalino è cresciuto, è diventato una rivista bimestrale, con la copia rigida e sapientemente impaginata grazie all impegno di tutti i soci che si occupano della redazione. In prima pagina l editoriale a cura del Presidente, quindi la vita del Club, la parte dedicata alle gite, alle tradizioni, alla conoscenza dei meravigliosi tesori nascosti della nostra isola con aneddoti e leggende, veri e propri reportage di luoghi oltralpi, notizie dove tutti possono trarre spunti e iniziative per i propri viaggi, e ancora, notizie sui nuovi mezzi che la tecnologia ed il mercato offrono, e le tante rubriche, con consigli utili e riflessioni, le curiosità su internet e, dulcis in fundo, le ricette di cucina. Sono passati tanti anni dall inizio e tanti amici hanno affidato con affetto al giornalino le loro esperienze, le loro sensazioni, le loro emozioni; e sono stati riconosciuti dal giornalino stesso: giornalisti, cronisti, opinionisti e perfino poeti. Grazie a tutti. Elio e Giulia Rea G ià da un po di tempo ho alcune difficoltà a celebrare gli anniversari e, in generale, le ricorrenze. Molto spesso, infatti, pur sorvolando sull età, mi ritrovo a pensare che ho già quasi trent anni di banca ormai alle spalle e che alla fine di quest anno saranno già due lustri che ho venduto il mio camper. 100 numeri de Il Club vanno però festeggiati, se non altro per riconoscere la temerarietà e, nel tempo, la validità dell idea iniziale unita, ovviamente, alla perseveranza nel cercare sempre nuovi orizzonti. Il nostro giornale è oggi, oltre che la vetrina della nostra vita sociale, anche lo strumento di divulgazione di quella cultura che ci appartiene, da sempre, e che è anche fondamento dell ampio concetto di turismo responsabile. Uno strumento che, inoltre, abbiamo sempre doverosamente cercato di sfruttare per valorizzare la nostra Terra isolana e le sue tradizioni. Confesso che non ho conservato nel tempo tutte le copie del nostro bimestrale (e non più Giornalino, termine che ho sempre pensato che svaluti il manufatto ), e per questo qualche rimorso ogni tanto mi prende, anche se cento numeri sono davvero tanti Tanti che, valutando in 5 millimetri l altezza di ogni numero, questi, uno sull altro, raggiungono l altezza di mezzo metro. Tanti che, considerando una media di 50 pagine per pubblicazione, questi raggiungono un totale di ben pagine scritte o, se preferite, circa 160 metri quadrati di carta stampata su ambedue i lati. Grandi numeri quindi, credo nemmeno ipotizzabili all inizio di questo nostro percorso. Vorrei che provaste a pensare al nostro giornale riferendolo alla nostra storia, magari anche personale. Provate a farlo come, ormai sempre più spesso, si fa in tv con programmi sul come eravamo. Provateci e sarà come sfogliare un album di foto. Il primo numero risale al settembre del 93: era un blocco di fotocopie talvolta sbianchettate e molto underground. In quel periodo avevo già il camper da quattro anni e i miei figli avevano appena 7 anni e 1 anno, mentre il Banco di Sicilia era ancora l assoluto e unico centro della nostra vita professionale e, purtroppo, Falcone e Borsellino erano già un grande dolore. Ad appena un quarto del percorso, il numero 25 sfoggia, in una copertina tra le prime a colori, il nostro Presidente non ancora imbiancato dal tempo e in posa plastica: era il 1996, cioè l anno della pecora Dolly (il primo essere vivente clonato) e dell incendio del Teatro La Fenice di Venezia. Nel mezzo del cammino, il numero 50 ha invece in copertina un paesaggio nordico, il fiordo di Aurland, fotografato da Enzo Triolo che proprio con quella foto aveva vinto il concorso fotografico edizione 2000: era il mese di febbraio del 2001, cioè l'anno di nascita di Wikipedia, del primo ipod e, purtroppo, anche quello dell'attentato alle Torri Gemelle di New York. E via cosi per questi 16 anni, con cento promemoria a nostra portata e fatti apposta per rievocare emozioni e sensazioni, spesso racchiusi tra un io c ero e mi ricordo benissimo quando e ma ci pensi a quanto siamo riusciti a mangiare a e poi ancora, tra viaggi assolutamente ben riusciti e altri, pochissimi, magari da dimenticare. L ultimo, il numero 100, lo avete in mano adesso e, accidenti, non mi ricorda ancora nulla, ma sono certo che anche questo avrà un gran futuro Giangiacomo Sideli IL CLUB n. 100 pag. 5

6 T utte le volte che mi accingo a scrivere qualche rigo sul nostro giornalino, non mi avvedo che gli anni passano ed i numeri di questa nostra rivista si susseguono uno dopo l'altro. Sì, è proprio vero, con questo numero abbiamo raggiunto il centesimo appuntamento! Ho davanti a me il primo numero di questo nostro gioiello emesso nel lontano settembre del Sfogliandolo, non mi vergogno a dirlo, mi viene una nostalgia per quei tempi passati e una commozione mi invade leggendo i componenti del coordinamento di allora, composto da Maurizio Karra, Pippo Campo, Mimmo Di Girolamo, Anna Maria Abbate e Nuccio Giordano. Quel numero uno era composto da 19 pagine e qualche immagine in bianco e nero perché fotocopiato. Da allora, fino al centesimo numero, l'abbiamo trasformato fino al punto che, se si ritarda l'emissione di qualche giorno, i soci e gli amici del Club cominciano a protestare poiché adesso non ne possono più fare a meno. Senza dubbio in tutto questo tempo è avvenuta una trasformazione nel suo manifestarsi: la cultura è salita man mano che anche la redazione si è perfezionata. A quei tempi io non ne facevo parte, però qualche volta inviavo al Direttore quattro righe, mettendo in risalto uno dei tanti angoli bellissimi della nostra Sicilia. Ormai non è un segreto: tutti avete capito con quanto amore scrivo articoli su questa terra fantastica e sfruttando questo tipo di comunicazione mi soffermo alcune volte a mettere in risalto quel patrimonio della nostra gente che è poi la cultura popolare della nostra Isola. Oggi mi sento onorato di far parte della redazione, e questo riconoscimento lo debbo al nostro Direttore che, con il trascorrere degli anni, mi ha riservato una rubrica sulla Sicilia...raccontata da Alfio Triolo. Ora a dire il vero non posso fare a meno di essere sempre presente su questo prestigioso giornalino che è diventato veramente il fiore all'occhiello del nostro Club e, pensando che queste poche righe possono completare il numero CENTO di questa lunga carriera editoriale, colgo l'occasione di ringraziare tutti gli amici della redazione e tutti i soci ed amici del Club che mi leggono abitualmente. Q Alfio Triolo uando nacque quel fatidico primo numero, nel settembre 1993, il Club aveva già un anno e mezzo di vita (era stato costituito nel marzo dell anno precedente). Non era solo il bianco e nero a spiccare, non era solo il ciclostilato molto underground a caratterizzarlo, era il frutto di un avventura che germogliava quasi dal nulla, con tante speranze e poca pianificazione. Del tutto assenti progetto editoriale e progetto grafico, avevo provato quasi per gioco ad assemblare venti pagine di scritti nel tentativo di creare qualcosa che concretizzasse, oltre alle gite e alle circolari che le preannunziavano, ciò che all interno dell associazione, ancora giovane, si faceva e si pensava. Scrivevo nell editoriale: «Ed ecco adesso IL CLUB, un IL CLUB n. 100 pag. 6 giornalino di informazione che vedremo di realizzare ogni mese (sì, all inizio fu pure mensile!) con la collaborazione di tutti. Nella nostra intenzione servirà a dare notizie delle iniziative che verranno prese via via nel tempo, delle cose più importanti che avvengono all interno della nostra associazione, nonché delle esperienze di viaggio trasformate in brevi articoli. La nostra speranza è di crescere migliorando sempre di più la qualità delle cose che possiamo realizzare insieme. Ma insieme, per l appunto! Il Club è una cosa che appartiene a tutti noi, una creatura viva grazie a ciascuno di noi. Dipende quindi da tutti farlo crescere e migliorarlo. E il nostro augurio, spero quello di tutti». Si parlava di gite e se ne preannunziava una, a Canicattini Bagni, organizzata da un...certo Alfio Triolo. Si dava notizia della nascita delle prime banche dati del Club (i Paesi Esteri), con l invito a tutti i soci di inserirvi le informazioni in loro possesso così da metterle a disposizioni di tutti. Si parlava del primo progetto per la realizzazione in Piazzale Giotto dell area camper comunale (che poi venne fuori parecchi anni dopo e in modo diverso dal progetto originario ed è ancora oggi gestita dall AMAT). Si riportava integralmente il testo della legge 336/91 (la famosa Legge Fausti che diede l avvio all equiparazione normativa del camper agli altri veicoli per quanto riguarda la sosta). E vi si potevano leggere i primi articoli di turismo: Ritratto di una capitale: Berlino di Mimma e Maurizio Karra, Rapiti da un sogno a Eurodisney di Paola e Mimmo Di Girolamo, Obiettivo Inghilterra di Luigi Fiscella. Prima dei piccoli avvisi, la copia di un mio articolo pubblicato sul numero di luglio 1993 da Plein Air, dal titolo Profondo Sud: tristi tropici? (già, allora collaboravo a Plein Air...). Facciamo un piccolo stacco temporale; sfogliando il n. 10 (giugno-luglio 1994) ecco già concretizzato, seppur in modo artigianale, il progetto editoriale: dopo l editoriale di apertura vi sono circa trenta pagine di servizi sulla vita del Club, con le cronache delle ultime gite, i programmi per l estate, l elenco delle convenzioni e alcuni approfondimenti ( Pensionate e camper di Adriana Mangialomini e Adattarsi o non a- dattarsi di Mimma Ferrante); dieci sono le pagine dedicate alla Sicilia,

7 nell ambito della sezione Sicilia, tesori nascosti che darà poi il titolo al volume edito dal nostro Club e scritto da tanti suoi soci a varie mani; quindi la sezione Viaggi e Turismo con un grosso reportage sulla Provenza e la Camargue; e infine le rubriche (la ricette di cucina, i piccoli avvisi, l ultima parola per tanti anni di Agostino Alaimo, il nostro primo vignettista. Undici soci avevano collaborato alla redazione di quel numero, la scommessa iniziale poteva dirsi già vinta a meno di un anno. Dieci numeri dopo, il ventesimo Club è già da tempo un a rivista bimestrale, anche se all interno continuiamo a chiamarlo giornalino. Ormai la foliazione si è assestata sulle 48 pagine e la parte del leone, la sezione più letta, è diventata quella dei viaggi; su questo numero di servizi su Italia e Paesi esteri ve ne sono addirittura quattro, su Barcelona, Budapest e l Ungheria, Venezia. In copertina il direttivo con Luigi Pastorelli, Luigi Fiscella, Pino Messina, Maurizio Karra, Francesco Ferrera, Alfio Triolo, Nuccio Giordano e Mimmo Di Girolamo. All interno la notizia dell incontro programmato di lì a poco con Raffaele Jannucci con il quale apriremo il successivo numero, il ventunesimo, con dovizie di particolari e foto di copertina. Facciamo un salto temporale in avanti e giungiamo d un solo balzo all inizio del 2001; ho in mano il n. 50 e lo sfoglio tradendo già qualche sentimento di troppo. La linea editoriale è ormai chiara, la redazione completa, è evidente, seppur nella veste del bianco e nero, un progetto grafico omogeneo, e i collaboratori che firmano i vari articoli sono sempre più numerosi: sono infatti tredici le firme su questo cinquantesimo numero, che si apre anche con un breve excursus proprio sui primi cinquanta numeri de IL CLUB. E, senza troppo clamore, alcuni degli articoli pubblicati sono inseriti anche sul sito web della nostra associazione che in quel momento compie i primi due anni. Da quel numero sono passati otto anni e mezzo e, più che di evoluzione, possiamo a ragione parlare di una vera e propria rivoluzione (pacifica e costruttiva) che ha investito la nostra associazione dal punto di vista della comunicazione. Tutti i soci più giovani danno per ammesso che esista un bimestrale a colori (ma lo è solo dal n. 80), che ne esista un edizione on line sempre consultabile (dal n.68), e così tanti camperisti e amanti del pleinair che leggono questo periodico con puntualità nella sua versione on line e di cui non conosciamo nemmeno i nomi né la residenza (ma sappiamo che il loro numero cresce anno dopo anno e costituisce ormai uno zoccolo duro di nostri lettori). Potrei proseguire ancora per molto, ricordando i fatti salienti dei successivi quarantanove numeri dal 2001 al 2009, che ho voluto sfogliare in questi giorni come i precedenti (so di non essere il solo a custodirli gelosamente tutti in libreria!); ma non mi va di continuare a scrivere su questo argomento, sia perché gli amici che mi hanno preceduto nella redazione di questi editoriali lo hanno già sostanzialmente fatto, sia perché qualcuno potrebbe comunque pensare che io lo faccia per auto-incensarmi, considerando che, da quando è nato IL CLUB, sono io a fargli da ostetrico ad ogni numero. Ritengo invece doveroso e simpatico, anche a costo di riempire una pagina intera e forse più, ricordare e ringraziare le tante persone che hanno contribuito a fare nascere questi primi cento numeri de IL CLUB, consapevole che tanti altri si andranno ad aggiungere nei prossimi cento e più. E così, senza retorica e senza alcuna pompa, vorrei qui ora ricordare (e ringraziare) uno per uno tutti costoro, che sono finora più di duecento (!!!), in ordine puramente alfabetico e senza annotazioni sul fatto che si sia trattato di una collaborazione una tantum, magari per una foto, o che si tratti di una collaborazione continuativa da anni o del fatto di lavorare alla redazione del giornale da quando lui è nato. Molti di questi duecento nomi sono soci, altri lo sono stati e non lo sono più, altri ancora sono amici di altre associazioni; ma troverete anche qualche collaboratore d'eccezione e qualche firma davvero "illustre", più di quanto qualcuno non immagini! Quindi, un grazie di cuore a: Angelo Acquisto Angela Agnello Antonio Agnello Agostino Alaimo Maria Antonietta Amante Alfio Amato Emanuele Amenta Gianni Andreoletti Aldo Anelli Giovanni Anello Michele Arancio Mauro Azzaretto Ernesto Bazan Gianpaolo Bertaglia Massimo Bianchi Francesco Saverio Bonsangue Barbara Bordin Gabriella Braidotti Enza Bua Franco Bua Achille Bufardeci Mariella Bufardeci Alois Burger Andrea Caccamo Pippo Campo Duccio Canestrini Piero Capnist Anna Maria Carabillò Maurizio Carabillò Paolo Carabillò Peppino Carollo Pippo Castrogiovanni Antonio Catalano Tania Catalano Sabrina Catanzaro Silvia Cesarò Bruno Andrea Ciattini Angelo Cinque Pier Luigi Ciolli Antonella Compagno Giuseppe Coria Adele Crivello Giulia Crivello Cristina D Angelo Renzo D Angelo Filippo D Arpa Primo David Maurizio Davolio Irene Delazzer Bruno De Nardi Maria Agnese Di Carlo Mimmo Di Girolamo Gian Battista Di Piazza Paola Di Stefano Anna Divella Franco Divella Gabriele Farina Mimma Ferrante Vincenzo Ferrara Francesco Ferrera Francesca Filippi Vittorio Fiorani Ninni Fiorentino Andrea Fioretti Antonio Fiorino Santo Fiorino Luigi Fiscella Alessandro Francato Claudio Galliani Luigi Gandolfi Luca Giannotti Paolo Giaretta Gabriele Gigli Salvatore Gianni Giglio Giorgio Gigliotti Nuccio Giordano Francesca Giovagnoli Lino Gobbi Marta Gomes Marina Greco IL CLUB n. 100 pag. 7

8 Gli auguri ci vengono anche dalla mascotte del Club, Francesco, nipotino di Alfio Triolo Enrico Gristina Marilì Gristina Giuseppe Guarraci Antonio Gullo Alessandro Gulotta Raffaele Jannucci Louis Jolin Marcello Karra Maurizio Karra Roberto Karra Marina La Barbera Marcello La Barbera Patrizia La China Ennio La Malfa Iginio Larcher Ciccio La Rosa Antonio Lazzara Franco Li Vigni Nicola Lorito Giancarlo Lunati Roberto Lunghi Massimiliano Magno Nicola Manes Adriana Mangialomini Luciano Mantovani Michele Marascia Franco Marchi Roberto Marconcini Piero Marenco Alme Margiotta Enrico Marletto S.E. Carlo Maria Martini Anna Maspero Giuseppe Mastracchio Carola Messina Enza Messina Pino Messina Susanna Messina Lorenzo Migliore Filippo Milazzo Massimo Moles Ida Mosca Anna Maria Murgia Camillo Musso Cristina Negri Enzo Novellis Francesco Vittorio Odierna Mario Onufrio Adriana Palazzolo Pippo Palazzolo Carmela Parisi Nando Parisi Vittorio Parrino Nella Passalacqua Luigi Pastorelli Lillo Pennacchio Marina Pensallorto Armando Peres Tommaso Perez Ivan Perriera Massimo Perrini Pietro Petralia Gianni Picilli Giovanni Pitré Larisa Ponomareva Nunziatella Puccio Guido Ragazzi Luigi Rambelli Salvatore Rappa Elio Rea Maurizio Rea Ennio Rella Emilia Ricotti Mimmo Romano Rossella Romano Pietro Rosi Ranieri Rovai Laura Russo Francesco Rutelli Lio Saccocci Marisa Saccomandi Filippo Santonocito Rahda Santonocito Eugenio Sassani Adriana Schembri Pierdamiano Sforza Valentina Sforza Giangiacomo Sideli Giuliana Sideli Pietro Sideli Mariella Sofia Sauro Sorbini Giuseppe Edoardo Spadoni Onofrio Spanò Giulia Stock Beppe Tassone Luchina Terranova Massimo Tocco Alfio Triolo Enzo Triolo Tiziano Timillero Massimo Tocco Marcella Toscano Claudio Tomasino Mario Tomasino Alfio Triolo Monica Trizzino Simona Tuccio Anna Tumminello Gioacchino Valenti Roberto Varone Yves Vidal Yvonne Vidal Claudio Visentin Cecilia Vitale Franco Vitale Giuseppe Vitale Pasquale Zaffina Grazie ancora a tutti Voi! Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 8

9 Testimonianze C ento volte, cento appuntamenti. Il centesimo compleanno è un traguardo importante, specie per una pubblicazione come questa che sedici anni fa era uno stringato ciclostilato e adesso si presenta in una elegante e prestigiosa veste patinata a colori. Ma in matematica 100 è anche un "numero abbondante", perché è minore della somma dei suoi divisori interi. Sommando 1, 2, 4, 5, 10, 20, 25 e 50, abbiamo infatti come risultato 117 che appunto è maggiore di 100. Anche questo numero del vostro bimestrale "Il Club", come mi ha anticipato l'amico Maurizio Karra, si propone come un numero decisamente abbondante, ricco più di sempre di argomenti e notizie utili. Devo dire che questa crescita, di contenuti e di qualità, non mi sorprende più di tanto. Anzi, la consideravo quasi inevitabile, conoscendo e apprezzando da anni il lavoro e la professionalità che Maurizio e Mimma dedicano ad AC Autocaravan. Tornando indietro nel tempo, anche il giornale che dirigo da dieci anni ha festeggiato nel settembre del 1991 la ricorrenza del centesimo numero. Lo ricordo bene perché proprio il mese dopo iniziavo a collaborare con questa testata. Il mio ingresso in AC Autocaravan e il debutto del giornale del Club Plein Air Bds non sono poi così distanti. Diciotto o sedici anni sono sempre un gran bagaglio di esperienze, di passione, di crescita e di evoluzione delle molteplici realtà che ruotano intorno al settore del turismo all'aria a- perta. Per formulazione, il vostro bimestrale si dedica in prima analisi alla vita del Club Plein Air BdS. Ma che cos'è un club del variegato universo dell'abitare viaggiando? Non certo il tramite per organizzare soltanto ricche abbuffate o serate danzanti. Penso invece che, in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, il nostro turismo autogestito e autosufficiente possa offrire ancora moltissime opportunità. L'augurio è allora quello di guardare al futuro, cercando di essere ancora più attenti alle molteplici problematiche della mobilità legata al turismo, dando consigli, indicazioni utili per chi, come noi, ha fatto del caravanning una scelta di vita, che è un modo di fare cultura, un motivo di conoscenza, di giusto equilibrio e di integrazione con l'ambiente e il territorio. Bruno Andrea Ciattini Direttore di AutoCaravan C IL CLUB n. 100 pag. 9 on grande piacere ho accolto l invito dell amico Maurizio Karra a intervenire sul numero 100 (complimenti!) del bimestrale IL CLUB. Il socio Club Plein Air ha avuto finora purtroppo non frequenti occasioni di partecipare alla vita associativa di AITR, però noi lo abbiamo sempre sentito vicino; l amico Maurizio interviene nelle vicende e nelle discussioni interne ad AITR, che si sviluppano on line a volte anche con toni, diciamo così, vivaci. E, seguendo la discussione e il dibattito, ha preso un importante iniziativa, quella di implementare tanti nostri principi e tante nostre idee nelle Linee Guida della Federazione ACTITA- LIA. Ciò corrisponde perfettamente a quanto AITR si aspetta dai propri soci: testimoniare in tutte le occasioni possibili le idee del turismo responsabile, farle conoscere, diffonderle, operare perché siano accettate e adottate nei comportamenti di viaggio. AITR è infatti l involucro giuridico e associativo di un movimento di pensiero che parte dalla critica al turismo e propone nuove idee, principi e regole; in questo nostro movimento ognuno è chiamato a fare la propria parte, nelle condizioni in cui si trova, come organizzatore di viaggi, come gestore di strutture di accoglienza e di ospitalità, come associazione culturale o turistica, come organizzazione non governativa che si occupa di progetti di sviluppo nel Sud del mondo. Si tratta di temi e di valori che fanno riferimento alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica; all etica e alla responsabilità nei comportamenti. Il turismo è un fenomeno economico e sociale in cui purtroppo sono largamente diffusi comportamenti inadeguati, che hanno pesanti effetti sui territori e sulle popolazioni, provocando degrado ambientale, profonde diseguaglianze, mancato rispetto delle culture locali, a volte persino perdita di risorse e impoverimento, abbandono delle attività economiche tradizionali, banalizzazione della cultura, fino a fenomeni turpi e devastanti come lo sfruttamento sessuale dei minori. Per questo AITR cerca di coinvolgere tutti i soggetti interessati dal turismo in un impegno

10 per migliorare gli standard etici, rivolgendosi agli organizzatori di viaggi, alle autorità pubbliche, al mondo delle Università e della scuola, alle comunità ospitanti, ai viaggiatori stessi. Il mondo del turismo all aria aperta, dei campeggiatori e dei camperisti, è sicuramente, per sua stessa natura, aperto e sensibile alle nostre tematiche. Diversi da altri sono infatti l approccio al viaggio, il modo stesso di viaggiare, il rapporto con il territorio e le sue bellezze, con la natura e l ambiente, le occasioni di incontro con gli abitanti, l opportunità di uscire dai percorsi più comuni e battuti, e pertanto di esplorare e di scoprire, l avvicinamento alla cultura materiale dei luoghi, come la possibilità di acquistare i prodotti alimentari tipici e tradizionali. In AITR il Club Plein Air BdS è pertanto un riferimento affidabile, portatore di una esperienza specifica e preziosa, un socio con cui speriamo tutti di avere contatti frequenti e la collaborazione più intensa possibile. Tanti auguri! Q Maurizio Davolio Presidente di A.I.T.R. uando si festeggia un traguardo viene spontaneo volgere lo sguardo all indietro e rivedere il percorso lungo il quale è stato costruito, tappa dopo tappa, l evento che riceve il riconoscimento. Ritorno con la memoria al primo numero di una pubblicazione che, con riservatezza e con il pudore di chi vuole essere e non apparire, chiamavate bollettino. Mi resi conto fin dal primo numero che c era qualcosa di diverso dalla pubblicistica di estrazione spontaneistica. La forma dimessa dello strumento di comunicazione non riusciva a comprimere i contenuti. Percepivo, ogni volta che aprivo la busta con il vostro giornale di club, che c era nella vostra azione un fermento di idee e una carica per non farsi omologare in una dimensione a voi estranea e nella quale il pleinair, purtroppo, non era cultura, gioia, voglia di conoscere e scoprire. Rifiutaste il concetto dell associazione inquadrata in chiave corporativa: non vi limitavate a guardare all interno ma cercavate di portare la vostra voce all esterno. Accettavate il confronto con realtà al di fuori del vostro ambito e la vostra è stata un azione che è cresciuta e si è sviluppata proprio lungo questa direttrice. Non vi siete appiattiti nei temi cosiddetti settoriali e in questo modo avete gelosamente custodito la vostra indipendenza e soprattutto la vostra identità. Non avete affrontato battaglie nelle quali ci sarebbe stato solo il fragoroso rimbombo ma con tenacia e intelligenza avete percorso ogni tappa a piccoli passi, proponendo attraverso il vostro strumento di comunicazione un linguaggio e- sclusivo in tema di pubblicazioni di club e associazioni. Nella vostra azione ho trovato in più occasioni il messaggio, riflesso di un modo di concepire il club come espressione di un sentire che vi accomuna su un modulo di base che non è la tessera, la carica sociale o la militanza in un e- sercito senza strategie di fondo. I 100 numeri sono la somma di tanti passaggi che hanno avuto il segno di una piccola conquista e l impegno per la ricerca di valori senza i quali il pleinair, nome che avete coniugato con l acronimo BDS, sarebbe stato mortificato. Voi avete saputo arricchirlo e il giornale che è cresciuto insieme a voi è il riflesso della vostra azione. Nel salutarvi mi viene spontaneo dire: c ero anch io. Ricordo quando venni in Sicilia e trascorsi un paio di giorni con voi. Mi resi conto che il vostro non era il solito raduno ma una sorta di esame che presentavate al territorio per dimostrare che il pleinair poteva e doveva essere IL CLUB n. 100 pag. 10 promosso. Leggendo gli ultimi numeri del vostro giornale sento il piacere di dire che anche la vostra comunicazione è promossa a pieni voti. Sono certo che la collezione nella quale avete raccolto questi cento numeri esprima altrettante fatiche. Siate orgogliosi, cari amici, di questo risultato. Un pizzico di orgoglio lo ha anche chi firma questa testimonianza: non avevo avuto dubbi e ora gioisco con voi. Ogni tappa che inserisce il pleinair nei valori della società è una conquista per chi come me ha creduto e operato per dare al tempo libero, ai viaggi e alla vacanza la linfa che arricchisce la qualità della vita. Chiudo questa mia nota apponendo idealmente il simbolo impresso dalla ceralacca. C è scritta la sigla Club Pleinair BDS. Una sigla che non è solo il segno del ricordo ma un patrimonio che nella sua semplicità ha la ricchezza del suo valore. Con tutto il mio affetto. Raffaele Jannucci Direttore Editoriale di Pleinair C aro Maurizio, l occasione della prossima uscita del 100 numero del bimestrale IL CLUB, che magistralmente dirigi, merita da parte mia qualche considerazione. Credo che l evento coroni pienamente i progressivi successi registrati nei vostri sedici anni di attività e che vada pubblicamente riconosciuto l impegno associativo e lo sforzo progettuale, che traspare mentre si sfoglia ognuna delle pagine della vostra rivista.

11 Ricordo con piacere il plauso che ho voluto dedicarti allorquando IL CLUB uscì con una sessantina di pagine a colori, mi sembrò un dovuto sostegno da presidente a presidente di club all impegno ed alla passione che tu ed il tuo staff dedicavate alla vostra associazione. Così come ricordo con piacere la bellissima iniziativa che prendesti, dedicando una ben concertata scheda di approfondimento ad un club amico. Allora ero Presidente di ASSO- CAMPI e mi colpì la vostra voglia di coinvolgere altri club in un progetto comune negli intenti. Lo facesti con maestria e tanta delicatezza per non urtare la suscettibilità in un mondo litigioso e poco coeso come il nostro. Anzi, voglio svelarti che forse fu proprio quello il momento in cui dissi a me stesso: questa è una persona seria, una persona su cui si può contare, uno che ci mette la faccia: valore aggiunto personale alle cose che dimostra di saper fare. Anche la tua modestia contribuì a conquistare la mia stima nei tuoi confronti e conseguentemente la mia crescente a- micizia personale oltre che sintonia con ASSOCAMPI prima e con A.C.T.Italia dopo. Tu sai quanto mi hai fatto penare prima di concedermi l assenso alla candidatura a Consigliere Nazionale nella Federazione A.C.T.Italia, che reputavo e reputo un ruolo di alto prestigio a te confacente, di cui ne stiamo vedendo i meriti oggi. Appena mi arriva la rivista la sfoglio con interesse, perchè sono sicuro di trovarvi guizzanti e geniali intuizioni, specialmente attraverso gli editoriali, bene approfonditi e con scelta attenta delle argomentazioni. Di recente ho avuto modo di condividere un tuo scritto sulla comunicazione, tema di grande attualità. Ricordi la storiella del cieco questuante che raggranellò molti più oboli dopo che qualcuno cambiò il cartello da Sono cieco, per favore aiutatemi a Oggi è primavera, ma io non posso vederla? Apprezzo molto l attenzione che la rivista pone alle tradizioni siciliane, dimostrando così profondo amore verso la propria terra e la voglia di divulgarne i valori più radicati, così come reputo positivamente l attenzione e la valorizzazione dei contributi, che arrivano alla rivista dai tuoi soci, siano essi una poesia dialettale, una fotografia o un semplice trafiletto. Secondo me questo è fare turismo al modo dei campeggiatori turistici veraci, quelli che riescono a convincere gi altri perchè hanno chiare le proprie convinzioni. Caro Maurizio e cara redazione de IL CLUB, dopo il n. 100, immagino dedicato alle celebrazioni, auspico che possiate ricominciare a pensare al 101 con lo stesso entusiasmo del n. 1, consolidando così il vostro spirito di uomini liberi profuso a favore dell intero settore. E quello che ti chiede un semplice campeggiatore come me, anche a nome della Federazione Nazionale A.C.T.I.Italia, orgogliosa di avere tra gli affiliati il CLUB PLEIN AIR BdS. Un caro abbraccio. Pasquale Zaffina Presidente della Federazione ACTItalia Il decalogo del camperista responsabile del Club Plein Air BdS 1. Il camper è un mezzo e non un fine. Non importa se è nuovo, se è grande, se è veloce, se è Il camper è solo uno strumento nelle tue mani, per portarti con libertà dove vuoi. Ma la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri. 2. Rispetta in Italia come all'estero le norme e le leggi, da persona oltre che da camperista. In particolare, per quanto riguarda la sosta fuori da campeggi o aree attrezzate, laddove sia consentito parcheggia sempre il camper all'interno degli spazi riservati alle autocaravan e, in Italia, ricordati di rispettare l'art.185 e le altre norme del Codice della Strada. 3. Fuori da campeggi e aree attrezzate non utilizzare piedini di stanziamento o cavalletti vari; non stendere panni ad asciugare, non aprire tende o verande, non tirare fuori tavoli o sedie per il pranzo, soprattutto nei pubblici parcheggi e nelle piazze. 4. Serviti delle strutture esistenti per lo scarico delle acque chiare reflue o, in loro assenza, scarica nei posti o nei luoghi più consoni (fa fede il senso di civiltà di ognuno); inoltre non lasciare rifiuti fuori dagli appositi contenitori. In ogni caso lascia il luogo che hai visitato e dove hai sostato nelle stesse condizioni in cui lo hai trovato. 5. Quando viaggi (vicino o lontano da casa), chiediti perché viaggi: è importante saperlo prima, nel mentre e dopo. E non cercare l'esotico, cerca l'autentico. 6. Prima di partire, informati sulla storia e sulla cultura del paese o della nazione di destinazione. Una volta in loco, rispetta le persone, l'ambiente e il patrimonio storico e culturale che troverai. 7. Lascia a casa le certezze e porta nel tuo camper lo spirito di adattamento e la voglia di conoscere, da pari a pari. E se ti è possibile, arrangiati con il dialetto o la lingua locale senza imporre la tua. 8. Non ostentare ricchezza stridente rispetto al tenore di vita locale se è più basso del tuo. Prima di effettuare scatti o riprese video chiedi il permesso. E infine, non assumere comportamenti offensivi per usi e costumi locali. 9. Non accontentarti di foto e diapositive: pensa ai rapporti umani, ai contatti con gli altri, a spiegare il senso del tuo viaggio, il tuo essere viaggiatore e la tua voglia di conoscere. Porta con te il senso dell'amicizia e fai in modo di trasformarti sempre in un ambasciatore di pace. 10. Una volta rientrato a casa, coltiva le relazioni allacciate in viaggio. E mantieni le promesse fatte. IL CLUB n. 100 pag. 11

12 INSIEME PER L AMICIZIA CITTADINI DEL MONDO AMBASCIATORI DI PACE IL CLUB n. 100 pag. 12 ORGOGLIOSI DI ESSERE SOCI DEL CLUB PLEIN AIR BDS

13 La gita nella Valle dello Jato Una full immersion fra archeologia, vino e prodotti tipici nella gita di fine aprile a San Cipirello D a Palermo a San Cipirello la strada è davvero poca, ma non era mai capitato di visitare con il nostro Club questo centro della Valle dello Jato, anche se è proprio sul suo territorio che si trova una delle più grandi e interessanti aree archeologiche della Sicilia, quella dell antica Jaitas. E stato così che, sotto l organizzazione di Rossella Costanza Romano, in occasione della manifestazione Primavera nello Jato del 25 aprile, ci siamo dati appuntamento più di sessanta soci già nel tardo pomeriggio di venerdì 24, fermando i nostri camper nell area messaci a disposizione dal Comune all ingresso del paese, nel parcheggio della pesa pubblica, di fronte alle Cantine Alto Belice, dove qualcuno, prima della loro chiusura serale, ha immediatamente fatto scorta dell ottimo vino. L indomani mattina, sotto uno splendido sole, sono iniziate le esplorazioni della cittadina, già in fermento per l organizzazione della Primavera nello Jato ; la nostra prima visita è stata però non nel centro del paese ma nelle immediate vicinanze dell abitato, presso l area Il nostro accampamento a San Cipirello. In basso una locandina della manifestazione Primavera dello Jato che evidenzia i legami della cittadina con il suo passato storico e con la produzione vinicola IL CLUB n. 100 pag. 13 archeologica che si allunga sul monte sopra l abitato. Si tratta dei resti di una cittadella che è stata abitata dal X secolo a.c. fino al XV secolo, con un invidiabile record che vede anni di frequentazioni umane e un incredibile stratificazione ben rilevabile nelle pietre giunte fino a noi. Peccato che per giungervi, dopo il trasferimento a bordo dei bus comunali che ci lasciavano all ingresso, sia stato necessario effettuare un arrampicata a piedi di circa 3 chilometri sotto un sole impietoso (anche perché improvviso dopo il maltempo di tutta la settimana) che ci ha lasciato stremati. Meno male che il panorama che si gode dall alto del Monte Jato sulle vallate verdeggianti era davvero bello e anche l aria pulita ci ha riconciliato con il luogo che ci ospitava, consentendoci di prepararci alla sua esplorazione con l accompagnamento di una valida guida. Infatti l altopiano domina dall alto dei suoi 852 metri l intera vallata ed è costituito da tre ripidi pendii rocciosi, situati in una posizione strategica ben difesa dagli attacchi nemici. Vi si distinguono i resti della città greca di Jaitas, risalente al IV secolo a.c., con una vasta agorà, lo stoà a doppia fila di colonne e un bouleterion a pianta semicircolare; nei pressi si trova il teatro, di epoca coeva, in grado di contenere spettatori distribuiti in 35 gradinate, al cui interno sono state trovate delle notevoli sculture: due cariatidi e due telamoni del III secolo a.c., in mostra al Museo Civico cittadino. Una delle più ampie dimore del sito, risalente al periodo ellenistico, è la cosiddetta casa a peristilio, del 300 a.c., costruita su due piani, attorno ad un cortile porticato a colonne doriche, che si allungava per 800 mq. attraverso 25 stanze, con pavimenti in cocciopesto ancora in parte visibili, come nella sala da bagno con vasca ancora integra. L edificio pubblico più antico è in parte rilevabile proprio lì accanto ed è il Tempio di Afrodite, risalente al 550 a.c., di cui restano le basi e un capitello della sala principale. A ridosso dell abitato si allunga anche il quartiere medievale, costruito con materiale di risulta

14 della cittadella greco-romana, al cui interno si arroccarono i mussulmani ribelli all esercito di Federico II che come offensiva rase al suolo l abitato nel 1246; dopo quell episodio le rovine caddero nell abbandono e nell oblio. Alcune immagini della visita all area archeologica di Jaitas Un istantanea di San Cipirello; in basso un telamone esposto nel Museo Civico della cittadina Ma dopo tanta cultura e dopo la passeggiata forzata per godersela, rientrati in paese nuovamente con il bus navetta, le cavallette itineranti non potevano che gettarsi - secondo tradizione - sulle gustose degustazioni offerte dal Comune attraverso i vari stand allocati sul corso principale di San Cipirello: pane condito con l olio o la ricotta calda, formaggi tipici, olive, pane ca meusa e in ultimo frittelle zuccherate, in un tripudio di gusto e di calorie che ci rimesso in sesto dopo la fatica della mattina e tutti...d accordo. Nel primo pomeriggio è iniziata la visita dei monumenti della IL CLUB n. 100 pag. 14 cittadina, le cui origini risalgono in realtà solo al 1838, quando una frana distrusse buona parte del vicino paese di San Giuseppe Jato, dando vita ad una nuova frazione, per l appunto San Cipirello, in seguito

15 I nostri soci presso gli stand allestiti per la Festa di Primavera dello Jato divenuto comune autonomo. L edificio più importante del nuovo paese è l ottocentesca Chiesa Madre, dedicata all Immacolata, con una facciata scandita da tre portali strombati. Ma molto interessante è stata in particolare la visita del museo etnografico, in cui era allestita una mostra fotografica dedicata alla cittadina, che ospita anche utensili del mondo contadino; qui abbiamo assistito a piccoli gruppi alla visione di un interessante documentario sugli usi e i costumi di San Cipirello e sulle manifestazioni che si organizzano nel corso dell anno in paese. Quindi ci siamo spostati al vicino museo civico per ammirare le due cariatidi e i due telamoni recuperati integri dal teatro greco dell antica Jaitas, oltre ad altri reperti provenienti sempre dall area archeologica che ben testimoniano la stratificazione storica avvenuta nella cittadella, dal periodo greco all età medievale. A fine pomeriggio, riunitici tutti insieme, ci siamo quindi spostati di un paio di chilometri fino alle Cantina Calatasi, attraverso uno scenario dominato dai vigneti che sono un altra delle peculiarità cittadine, in quella che è una struttura dotata anche di un ristorante, nel cui parcheggio ci siamo sistemati per la seconda notte; qui ci aspettava una cena luculliana nella quale le nostre cavallette sono partite estasiate a divorare i numerosi e sfiziosi antipasti siciliani di apertura, fra cui la caponata di melanzane, le monachine all agrodolce, la squisita tuma gratinata al forno con le alici e così via, prima di passare al risotto con funghi e zucchine e ai maccheroni con sugo di maiale, quindi all arrosto misto, per concludere tutto con le sfingi con la crema di ricotta. IL CLUB n. 100 pag. 15 Dopo il silenzio della notte passata a digerire le migliaia di calorie ingurgitate la sera prima, anche la mattina della domenica ha avuto inizio all insegna dei sapori tipici, con l arrivo delle muffolette calde con ricotta o olio, formaggio e pepe, servite come prima colazione rustica e divorate tutti insieme fra i camper. Poi è seguita la visita delle cantine, con la spiegazione delle varie fasi che portano alla produzione vinicola. Dopo le foto di rito alle botti conservate a temperatura costante e gli acquisti del nettare degli dei, mentre qualche equipaggio prendeva prima di pranzo la via di casa, il grosso dei presenti si è spostato al passo di Portella delle Ginestre per vedere il monumento edificato per ricordare le vittime della strage; e qui sono trascorse le rimanenti ore della giornata prima di fare rientro a casa, finalmente riscaldati dal primo sole di primavera. Testo di Mimma Ferrante Foto di Maurizio Karra Sempre in versione cavallette con la colazione rustica della domenica. In basso un momento della visita alle Cantine Calatrasi

16 L ACTItalia a convegno Le novità dell incontro di Napoli dei Club aderenti alla Federazione Nazionale ACTItalia N ella solenne cornice del Maschio Angioino di Napoli si è tenuto il 2 giugno u.sc. un importante incontro fra i Club affiliati alla Federazione Nazionale ACTItalia, organizzato dal presidente Pasquale Zaffina insieme all attivissimo Camper Club Napoli diretto da Beppe Di Chiara, che ha curato come corollario anche alcune escursioni in città e nei dintorni per tutti gli intervenuti. La prima parte dell incontro, aperta anche al pubblico, è stata incentrata su un dibattito sul tema del turismo eco-compatibile nel Mezzogiorno. Dopo il saluto di Beppe Di Chiara, sono stati due i principali interventi, curati da Pasquale Zaffina e dal nostro presidente Maurizio Karra, nella veste di Consigliere della Federazione. Ambedue hanno sottolineato come il sud d Italia viva da sempre un deficit infrastrutturale ancora incolmabile rispetto al resto dell Italia e dell Europa, acuito anche dalla crisi incombente: manca la logica imprenditoriale sia fra i privati che fra gli enti locali e la volontà di fare gruppo e questo connota negativamente le potenzialità del Mezzogiorno (nel box a fronte l intervento di Maurizio Karra). Il direttivo della Federazione Dopo questa parte congressuale è seguita una parentesi musicale curata da Andrea Zuini, etnomusicologo itinerante che ha allietato i presenti con alcuni pezzi di musica classica e popolare suonati alla chitarra. E quindi iniziata l assemblea dei delegati della Federazione, chiamata ad approvare il nuovo statuto che l ACTItalia Federazione si è data prioritariamente per snellire la vita burocratica interna e per adeguare le modalità operative ai nuovi canali e alle nuove logiche offerte dalle moderne tecnologie. Il sud davanti alla crisi Il sud d Italia vive da sempre un deficit infrastrutturale incolmabile rispetto al resto dell Italia e dell Europa. Manca spesso la logica imprenditoriale fra i privati e anche fra gli enti locali per ovviare a questo deficit e provare a limitarlo. E manca la volontà di fare gruppo preferendo sempre la logica del particulare a quella del generale. Pochi sono per e- sempio i Comuni che si consorziano fra loro per richiamare il turismo, che dovrebbe essere una risorsa economica primaria del territorio, ciascuno pensa per sé (male) piuttosto che correlandosi con altri per provare a fare meglio, integrando per esempio l offerta con servizi vari e variegati (agriturismo e produzione di prodotti tipici locali, artigianato tipico, emergenze monumentali, spazi naturalistici, ecc.); mancano troppe volte le informazioni, mancano o sono poco preparate le guide turistiche, le Pro Loco talvolta vegetano nell autoreferenzialità; e Internet è una parola ancora spesso sconosciuta in varie comunità che non si rendono conto che il mondo è cambiato e così le modalità, gli strumenti e i target del turismo. Oggi al turismo degli anni passati (albergo, ristorante, lido sulla spiaggia) si sono sostituiti i turismi, molti e fra loro diversi, ciascuno in grado di proporre e attrarre un diverso target di clientela (gli stanziali, gli itineranti, gli amanti della natura, i cultori del gusto, i bibliofili, ecc.): solo integrando tali diversi turismi e diffondendone le peculiarità (soprattutto via Internet con portali sempre aggiornati) si può fare squadra e si può fare business. Oggi non si può pensare solo a un settore (l alberghiero, il congressuale...) snobbando gli altri. Escludere qualcuno dei vari turismi significa perdere business e oggi nessuno se lo può permettere. Chi ama viaggiare in camper non andrà dove non è accolto con strutture adeguate (aree di parcheggio attrezzate) e soprattutto non lascerà il proprio camper per soggiornare in albergo pur di andare in un dato luogo; semplicemente andrà altrove, dove esistono strutture adatte ad accoglierlo e ad accogliere quindi il proprio turismo. E così vale per tutti. Il turismo non è un fatto astratto e va gestito imprenditorialmente: offrire una struttura di accoglienza e basta vuol dire creare una cattedrale nel deserto. Bisogna coinvolgere il turista nella vita della comunità locale, essendo consapevoli e preparati a offrire cose diverse ai diversi target di clientela, sfruttando tutte le potenzialità dei luoghi e della comunità ospitante per far sì che il turista, tutti i turisti, possano conoscere tutti gli aspetti dei luoghi e delle persone visitate, comprese le loro attività e i loro prodotti. L accoglienza dei vari turisti va programmata e gestita in tutto l anno e non solo in un determinato periodo. Va favorito anzi il turismo nei periodi di minore interesse anche con manifestazioni che richiamino l attenzione delle persone. Sagre, mostre mercato, mostre d arte e altre iniziative devono alimentare l interesse alla visita dei luoghi da parte di chi non li conosce o di chi li conosce e vuole ritornarvi e non servire a ottenere solo fondi da sponsor pubblici e privati. Tutte le pubbliche amministrazioni, come le Pro Loco, devono o- perare per sviluppare una maggior attenzione all'interazione tra turismo e comunità locali, nel rispetto delle diversità culturali se esistenti. Devono sforzarsi di permettere a ciascun turista di relazionarsi con i luoghi e le persone che abitano nel proprio territorio consentendo la possibilità di approfondire la conoscenza del patrimonio storico, monumentale, artistico, etnoantropologico ed ambientale del luogo, creando contesti d'incontro e scambio e stimolando la gente locale a incontrare il viaggiatore. Va quindi studiata e messa in atto ogni azione di responsabilità affinché il turismo non deturpi o rechi danno all ambiente e vanno favoriti quei turismi che siano in grado di non alterare l habitat, come il pleinair, privilegiando anche quei servizi di accoglienza che siano in grado di ridistribuire il reddito prodotto dal turismo su tutta la comunità ospitante. IL CLUB n. 100 pag. 16 Maurizio Karra

17 Dopo una relazione del Presidente Zaffina sulle attività svolte nel corso del 2008 dalla Federazione, è stato infine approvato anche un documento preparato dal nostro Presidente, di forte impatto, che precisa le Un momento del convegno-assemblea Linee Guida promosse da ACTItalia e da tutti i Club affiliati (cfr. box a lato). In particolare è stato deliberato che la Federazione opererà insieme a tutti i Club affiliati per ridurre al minimo i danni dell'impatto socioculturale ed ambientale prodotti dai propri flussi turistici e che ogni programma di viaggio varato dai Club aderenti dovrà tener conto della cosiddetta "capacità di carico" degli e- cosistemi e degli habitat in cui si svolgono viaggi e gite. Un documento di indubbio spessore che fornisce all ACTItalia e ai suoi Club una strategia di fondo direttamente collegata al turismo sostenibile e responsabile garantendone ne siamo sicuri un eccellente ritorno in termini d immagine e di relazioni con le pubbliche amministrazioni e tutti gli altri soggetti legati al mondo del turismo e dell ambientalismo, rafforzando ancor più il prestigio della nostra Federazione. Mimma Ferrante Linee guida della Federazione ACTITALIA 1. Ai sensi dell art. 8 dello Statuto, la Federazione Nazionale ACTITALIA opera senza scopo di lucro; analogamente tutti i Club affiliati devono operare senza scopo di lucro e con reciproca assistenza fra loro. 2. I Club aderenti alla Federazione Nazionale ACTITALIA attuano e promuovono forme di turismo della mobilità secondo natura, nel pieno rispetto, sia in Italia che all'estero, dell ambiente, delle norme e delle leggi vigenti, nonché delle comuni regole del vivere civile. 3. La Federazione Nazionale ACTITALIA opera insieme a tutti i Club affiliati per ridurre al minimo i danni dell'impatto socio-culturale ed ambientale prodotti dai propri flussi turistici. Agisce sul piano organizzativo con scelte che privilegiano i comportamenti a basso impatto ambientale, chiedendo sia alle comunità ospitanti che ai propri viaggiatori di prendere coscienza dei diversi impatti del viaggio, in modo da orientare in modo virtuoso i relativi comportamenti. 4. Ogni viaggio o gita organizzata dai Club affiliati alla Federazione deve esprimere attenzione per le peculiarità naturalistiche ed ambientali dei territori visitati. Il programma del viaggio deve riuscire a proporre la conoscenza diretta degli elementi caratteristici della biodiversità dei territori e, dove possibile, delle iniziative di conservazione della natura. Le attività previste dal programma di viaggio devono essere comunque condotte nel rispetto della cosiddetta "capacità di carico" degli ecosistemi e degli habitat in cui si svolgono viaggi e gite. 5. Nell attuazione dei vari programmi di turismo organizzati dai Club affiliati alla Federazione è sempre riconosciuta la centralità delle comunità locali ospitanti e il loro diritto ad essere protagoniste del proprio sviluppo e decidere sulle modalità di turismo ritenute più consone alla salvaguardia del proprio territorio. Ma tutti i Club affiliati alla Federazione, operando per la positiva interazione fra comunità ospitante e gruppo ospitato, ogni qualvolta se ne presenti la possibilità, si adoperano con la comunità locali per lo sviluppo di rapporti continuativi di cooperazione offrendo, se se ne registra disponibilità, adeguate proposte e progetti per l accoglienza sostenibile dei turisti che utilizzano camper e altri veicoli ricreazionali. 6. La Federazione, insieme a tutti i Club affiliati, opera per sviluppare una maggior attenzione all'interazione tra turismo itinerante e comunità ospitanti, nel rispetto delle diversità culturali se esistenti. Propone modalità di viaggio che permettano a ciascun viaggiatore di relazionarsi con i luoghi e le persone che abitano nei territori visitati, consentendo la possibilità di approfondire la conoscenza del patrimonio storico, monumentale, artistico, etnoantropologico ed ambientale. Favorisce le relazioni della popolazione locale con i viaggiatori creando contesti d'incontro e scambio e stimola il viaggiatore ad adattarsi ad abitudini e modi diversi dai propri, in un ottica di rispetto reciproco e di pari dignità tra le culture, gli usi ed i costumi. 7. Le forme di turismo proposte ai propri soci dai Club affiliati alla Federazione devono responsabilmente essere attuate secondo principi di giustizia sociale ed economica, privilegiando servizi di accoglienza (trasporti, ristorazione, produzione di prodotti tipici locali, ecc.) a carattere familiare e locale dove minore sia il divario di possibile fruibilità tra il viaggiatore e la gente del posto, nell ottica di ridistribuire il reddito così prodotto su tutta la comunità ospitante, incrementando le ricadute nel tessuto sociale di destinazione. Questo favorirà sempre l accettazione da parte della comunità locale dei gruppi, piccoli o grandi, di viaggiatori itineranti e, al contrario, dovrà indirizzare i Club verso i luoghi dove le comunità hanno dimostrato più sensibilità nell accoglienza, realizzando un circolo virtuoso di promozione del turismo itinerante che sia nel contempo sostenibile e responsabile. 8. Tutti i Club affiliati alla Federazione sono tenuti all osservanza delle norme contenute nel presente Regolamento e a far sì che tali norme siano osservate da tutti i propri soci ai quali le stesse vanno portate a conoscenza. IL CLUB n. 100 pag. 17

18 Tra arte e natura La gita nell ennese di metà maggio fra Assoro, Leonforte e la Riserva Naturale dei Monti Campanito e Sambughetti C on l arrivo della bella stagione (finalmente!) cresce ancora di più la voglia di evadere dal solito tran tran e quella di tuffarsi nell esplorazione dei numerosi tesori, spesso nascosti, della nostra splendida isola. Così nel corso della serata del 15 maggio oltre venti camper si sono dati appuntamento presso il campo sportivo di Leonforte, messoci gentilmente a disposizione dal Comune in seno al raduno organizzato nella cittadina, effettuato grazie alla collaborazione di una nostra vecchia conoscenza, l attivissima Carmelinda Pane, punto di riferimento dell Associazione culturale Morsi d autore. La mattina del sabato, il 16 maggio, ci siamo ritrovati tutti insieme a prendere d assalto un pullman che ci ha condotto alla vicina cittadina di Assoro, distante pochi chilometri, ma impossibile da gestire per i camperisti dato l assetto del territorio e la mancanza di spazi adatti al parcheggio di I nostri camper nel campo sportivo di Leonforte In basso i nostri soci nella chiesa della Madonna degli Angeli di Assoro IL CLUB n. 100 pag. 18 così tanti camper. Dal suo centro storico, caratterizzato da casette con i tetti in tegole addossate le une alle altre e da vicoletti acciottolati in pendenza, hanno avuto inizio le nostre esplorazioni dell abitato, che vanta origini antichissime che si fanno risalire al a.c. per mano dei siculi. In seguito questo luogo diventò un crocevia di popoli, dai greci ai cartaginesi ai romani; e venne citato anche da Diodoro Siculo e da Cicerone nelle Verrine, che narra di un episodio in cui gli abitanti si opposero al pretore romano Verre che voleva derubarli della statua del dio Chrysas, guadagnandosi l appellativo di uomini forti e fedeli. Dopo la dominazione araba arrivarono i normanni e a quel periodo risalgono i resti del castello, situato nella parte più alta del borgo, che faceva parte di un complesso fortificato quadrangolare, al cui interno venne scoperta dall ar-cheologo Paolo Orsi una glittografia, raro esempio di scrittura composto da linee oblique. Allo stesso periodo risale la Chiesa Matrice, dedicata a San Leone, dichiarata monumento nazionale per la sua importanza artistica; infatti entrare al suo interno è come fare un viaggio indietro nel tempo, dato che ci ritrova immersi in un eclettico stile gotico con stilemi arabi e catalani, scandito da colonne scolpite, ognuna diversa dalle altre, in cui spicca dietro l altare maggiore una grande icona marmorea con la Madonna e i santi, scolpita da Antonello Gagini, quattro sarcofaghi monumentali, un magnifico tetto decorato in legno e una cripta paleocristiana, sorta su un tempio pagano. Risale invece al 600 la chiesa della Madonna degli Angeli, situata su una monumentale scalinata scandita da una croce in pietra, al cui interno sono visibili tracce dei notevoli affreschi in uno stato di colpevole degrado; a lato della chiesa è visibile l annesso convento, costruito su un edificio molto più antico di cui si intravedono le fondamenta.

19 Dopo tanta cultura le cavallette sono state quindi accompagnate a fare una sofferta degustazione di liquori e dolci alla mandorla che hanno riscosso un immediato successo. E seguito, sempre a bordo del pullman, il ritorno al nostro accampamento di Leonforte, da dove, dopo il pranzo, ha preso il via nel pomeriggio la visita guidata del paese. Il borgo, ormai uno dei più popolosi dell ennese, risale all inizio del 600 quando Nicolò Branciforti ottenne la licenza populandi per fondare una città che chiamò Leonforte in omaggio al blasone della sua casata, un leone rampante che regge uno stendardo con un motto inneggiante alla forza. Ma su queste campagne, che erano state il granaio dell impero Foto di gruppo a Leonforte L interno della Chiesa Matrice di Assoro romano, aleggiavano già ai tempi dei greci miti e leggende, come quella che si ricollega al ratto di Proserpina, figlia di Zeus e Demetra, rapita da Ade, dio degli inferi, con grande disperazione della madre, che si accordò con il rapitore per avere indietro la figlia almeno sei mesi l anno, coincidenti con la primavera e l estate, periodo in cui maturava il grano, da cui ai giorni nostri si ricavano ottimo pane e squisiti biscotti. L abitato odierno è scandito da uno schema a scacchiera, con un lungo corso principale intercettato da vicoli che vi si aprono ortogonalmente, fino al quartiere situato sulla vallata che si apre al di sotto di Palazzo Branciforte, massiccia costruzione seicentesca con un portale ornato dalle insegne della casata, con attigue le antiche scuderie che erano famose perché ospitavano numerose cavalli di razza in ambienti di grande lusso. Peccato che della costruzione originaria sia rimasto ben poco, percepibile soltanto nelle colonne del cortile interno, sul quale si affaccia un vero e proprio...moderno condominio. Alle spalle del palazzo si innalza poi la Chiesa Madre, di impronta settecentesca, mentre nella parte bassa del borgo colpisce il monumento simbolo di Leonforte, la Gran Fonte risalente al 1651, una maestosa fontana ornata da arcatelle e da decori barocchi, al di sotto dei quali emergono 24 cannelle da cui sgorga acqua pura, che è stata negli ultimi tre secoli uno strumento indispensabile sia come abbeveratoio per gli animali che per i numerosi usi domestici. Dopo aver effettuato la discesa fino a qui i presenti erano un po avviliti all idea della poderosa acchianata necessaria per tornare indietro, ma un provvidenziale bus urbano ci ha evitato la fatica, riportandoci sul corso principale, dove alcuni si sono diretti alla chiesa dell Annunziata per ascoltare la Messa e guardare una piccola processione e altri sono andati a curiosare nei negozi di prodotti tipici, da dove sono emersi con un gustoso bottino di provole, salumi, salsiccia e castrato. E, sempre a proposito di goduria mangereccia, le cavallette BdS erano più agguerrite che mai con l avvicinarsi dell appuntamento serale che ci ha visto spostare, sempre a bordo del nostro pul- La Gran Fonte, monumento simbolo di Leonforte IL CLUB n. 100 pag. 19

20 Due foto della Riserva Naturale dei monti Campanito e Sambughetti casa, traballanti sulle gambe e in alcuni casi anche un po...brilli. Dopo una buona notte di sonno la mattina della domenica la carovana di camper si è spostata in un area naturalistica di grande bellezza sita tra i comuni di Nicosia e Mistretta, approdando al parcheggio della riserva Campanito Sambughetti, al cui interno era prevista una rigenerante passeggiata a contatto con la natura. Ed in effetti si è trattato di un esperienza magnifica, grazie al valore naturalistico della riserva e alla varietà di ambienti e biodiversità presenti, ben evidenziati dalla guida che ci accompagnava, che abbiamo scoperto essere un archeologo, anche professore universitario. Infatti il sistema montuoso dei monti Campanito, di m.s.l.m. e Sambughetti, di m.s.l.m. è una catena parallela ai vicini Nebrodi con cui condivide le affinità geologiche, dato che si tratta di depositi di Flysh numidico, risalenti a 65 milioni di anni fa, formato da detriti accumulatisi a causa di correnti sottomarine e poi affiorati in fasi successive. In uno scenario dalle connotazioni magiche, scandito da faggeti, fiori di campo, pini, betulle e frassini siamo risaliti da un altitudine di metri fino a metri sul mare, respirando a pieni polmoni i profumi della natura, sotto un cielo azzurro porcellana, mentre le farfalle ci volteggiavano attorno; e poi, quasi all improvviso, ci siamo ritrovati davanti alla magica visione di un paio di laghetti circondati dai fiori, in cui le uniche voci erano quelle delle rane che gracidavano beate, mentre le poiane volteggiavano sulla nostra testa. E stato un autentico tuffo nella natura incontaminata, con l aria pura da respirare a pieni polmoni, con visioni da godere nelle mille tonalità delle influorescenze vegetali, e suoni e silenzi da ascoltare. Tornare al campo base è stato come risvegliarsi da uno splendido sogno ad occhi aperti, mentre le sagome delle nostre case viaggianti ci davano nuovamente il benvenuto attorno alle 13,30. E seguito e non poteva essere altrimenti - un frugale pranzetto domenicale e poi, prima di passare ai saluti, è venuto a trovarci il camioncino del vicino caseificio specializzato in mozzarelle di bufala, di cui le cavallette hanno fatto, ovviamente, scorta azzerando in un sol colpo le sue riserve. lman, al vicino agriturismo Canalotto (privo di idonei parcheggi), dove ci attendeva una cena a dir poco strepitosa per quantità, varietà e qualità, a base di ottimi antipasti con verdure e formaggi dell azienda, pasta con salsa ai carciofi, maiale in agrodolce e salsiccia arrosto con patate al forno, sorbetto di limone, torta con crema, il tutto innaffiato da un vino corposo e da una limonata dissetante e digestiva. Inoltre nel corso della serata abbiamo avuto l occasione di fare gli auguri ad una coppia di sposi, accompagnati oltre che dai parenti anche da un suonatore di fisarmonica che intonava piacevoli ballate siciliane, contribuendo in un clima di allegria al lavorio frenetico delle mandibole dei presenti. E quando le panze delle cavallette presenti erano ormai prossime allo scoppio è arrivato il consueto pullman che ci ha riportato a IL CLUB n. 100 pag. 20 Verde e giallo, i colori dominanti della Riserva visitata nell ennese Infine non ci è rimasto che riprendere la rotta verso casa, cominciando a riflettere sulle nostre prossime vacanze estive, felici intanto di aver trascorso un altro bellissimo week-end in questa nostra Sicilia che ci regala ancora, dopo tanti anni di vagabondaggio con il nostro Club, scoperte incredibili. Testo di Mimma Ferrante Foto di Maurizio Karra

21 Il ponte delle meraviglie Fra la fine di maggio e il 2 giugno ci siamo goduti le atmosfere e i tesori di Catania barocca, di Castelmola dionisiaca, di Taormina la regale, di Messina liberty, nonché di due borghi del silenzio dell entroterra jonico come Forza d Agrò e Savoca C ome non approfittare di un ponte lungo quattro-cinque giorni come quello a cavallo tra maggio e giugno? Così nel pomeriggio di venerdì 29 maggio ci siamo dati appuntamento a Catania, presso un parcheggio custodito adiacente a Piazza della Repubblica, da dove ha preso il via il tour organizzato dal nostro Club sul litorale jonico per ammirare alcuni dei tesori racchiusi tra le due città più importanti della zona, Catania e Messina, e per scoprire ancora una volta borghi sonnolenti come Castelmola, Forza d Agrò e Savoca, e perle turistiche di primaria importanza come la regale Taormina. Dopo una tranquilla notte, le nostre esplorazioni hanno preso il via la mattina del 30 maggio con una passeggiata nel bel capoluogo etneo, e in particolare da uno dei suoi punti nevralgici, Piazza Stesicoro, su cui si innalza il monumento a Bellini, figlio illustre di Catania: dall altro lato della piazza emergono i resti in pietra lavica dell anfiteatro romano, risalente al II secolo d.c. e capace di spettatori, di cui è visibile un piccolo settore della cavea emerso dalle macerie del disastroso terremoto del 1693 e dalle violenze continue prodotte dalle eruzioni del vicino vulcano. I nostri soci davanti all anfiteatro romano di Piazza Stesicoro a Catania Il centralissimo parcheggio custodito di Catania che ha reso agevole la nostra visita del capoluogo etneo. In basso Piazza Duomo, cuore pulsante della città, con il simbolo stesso di Catania, u liotru Infatti la città, il cui insediamento originario di matrice greca risale all VIII secolo a.c, vanta una lunga storia flagellata da diversi terremoti, come per l appunto quello del 1693, da cui l abitato venne quasi completamente distrutto, e da frequenti e- ruzioni di lava provenienti dal suo scomodo vicino, l Etna, il vulcano più alto d Europa, che a più riprese ha inghiottito parti della città e brandelli della costa, come durante l eruzione del 1669 che ha lambito le case, riversandosi in mare e allontanando, grazie alla lava solidificata, la costa del mare dall abitato di allora. Particolare di Palazzo Biscari IL CLUB n. 100 pag. 21

22 La nostra passeggiata è continuata lungo Via Etnea, su cui si affacciano palazzi barocchi ed eleganti vetrine, che danno identità alla città, caratterizzata anche da strade ortogonali e da vaste piazze che ben testimoniano la sua costruzione a tavolino dopo il terremoto di fine 600. Dopo una breve sosta alle belle chiese di San Michele e della Collegiata, abbiamo raggiunto il vasto salotto cittadino costituito da Piazza Duomo, su cui si affaccia il simbolo cittadino, l elefante, denominato liotru, statua in pietra lavica di età romana situata su un obelisco egizio, che fa da contraltare alla Cattedrale, dedicata a Sant Agata, Patrona della città. Il prospetto della chiesa, riedificata su fondazioni normanne a fine 600, è di Vaccarini con due ordini di colonne sovrastate dalla statua della santa; l interno a tre navate ospita fra l altro la tomba di Bellini e, sulla destra dell altar maggiore, la cappella dedicata alla Patrona, caratterizzata da un ornato altare, al cui interno sono conservate le reliquie e il trecentesco busto in argento dorato di Sant Agata. Nella sagrestia è visibile invece un affresco che mostra l eruzione del 1669 che lambisce Catania. Sulla piazza del Duomo prospettano anche la seicentesca Porta Uzeda e la fontana dell Amenano, detta dell acqua a linzolu, che raccoglie e fa ricadere le acque dell omonimo fiume sotterraneo, oltre la quale si allarga il pittoresco mercato della pescheria con stand che offrono il pescato della giornata e frutta in una coloratissima atmosfera intervallata dal cantilenante dialetto catanese dei venditori. Dal lato opposto si innalza il Municipio, che ospita le storiche carrozze del Senato, usate in occasione delle festività in onore della Patrona, e un bel carretto siciliano dalle sponde dipinte. Invece alle spalle della piazza del Duomo, di fronte al ponte della ferrovia, è visibile lo splendido Palazzo Biscari, con un prospetto caratterizzato da cariatidi e balconi incorniciati da putti che catturano lo sguardo in una profusione di decori e di volute tipiche del barocco catanese. La tappa seguente, l ultima della mattina, è stata al Castello Ursino, maniero completato nel 1250 per volere di Federico II su un promontorio originariamente circondato dal mare, prima che la lava solidificata dell eruzione del 1669 lo racchiudesse nella terraferma; l edifico ha una pianta quadrata con muri spessi due metri, con quattro torrioni angolari e due torri semicilindriche; all interno conserva diverse sale dalle volte a crociera che ospitano il Museo Comunale, con reperti archeologici, affreschi, sculture e dipinti medievali e rinascimentali. Nel pomeriggio le esplorazioni cittadine sono continuate con la visita del cosiddetto trittico di Sant Agata, le tre chiese dedicate alla Patrona a monte di Piazza Stesicoro, ognuna accanto all altra sui luoghi del carcere e del martirio della Santa; la prima chiesa, affacciata proprio su Piazza Stesicoro e davanti all anfiteatro in un affascinante stratificarsi di epoche storiche, è quella di Sant Agata alla Fornace, in cui la tradizione vuole che vi fosse la fornace su cui la La cappella di Sant Agata, Patrona di Catania, all interno del Duomo santa fu martirizzata; la seconda è quella di Sant Agata al Carcere, con un pregevole portale rinascimentale che apparteneva alla Cattedrale prima del terremoto del 1693, che ospita un ambiente di epoca romana che la tradizione accomuna alla cella del carcere in cui Agata fu rinchiusa prima del martirio e dove ricevette la visione di San Pietro che la consolava; la terza, infine, è quella di Sant Agata la Vetere, eretta sul sito di una basilica paleocristiana. Quindi la nostra passeggiata pomeridiana è proseguita lungo Via Crociferi, su cui si affacciano numerose chiese barocche, come quella di San Giuliano, dalla facciata convessa, quella di San Francesco, al cui interno abbiamo visitato una mostra di abiti dell 800, e la chiesa di San Benedetto, situata su un alta scalinata. Poi abbiamo raggiunto la chiesa di San Nicolò, dalla facciata incompleta caratterizzata dalle possenti colonne interrotte, affiancata dal monastero benedettino, che ai giorni nostri ospita facoltà universitarie, dai portali riccamente ornati di puttini e fregi, purtroppo chiuso. Infine, dopo una fuggevole occhiata al teatro greco-romano, completamente circondato dalle case e scioccamente chiuso di norma alla fruizione pubblica, abbiamo proseguito fino al Teatro Bellini, dalla facciata scandita da colonne e busti, prima di approdare, con i piedi ormai completamente cotti, in una pizzeria vicina al nostro accampamento insieme ad Achille Bufardeci che ha fatto gli onori di casa, raccontandoci intriganti aneddoti sulla sua Catania, mentre le cavallette nostrane divoravano antipasti e pizze dai gusti variegati. A fine serata, grazie alla centralità del nostro accampamento, per i pochi che avevano ancora energie da spendere la città si offriva la possibilità di un ultima passeggiata di Catania by night, mentre la maggior parte dei presenti, dopo una giornata così impegnativa, crollava stremata a letto nel sonno dei giusti. La mattina della domenica ci siamo svegliati circondati da una miriade di bancarelle che vendevano di tutto un po : si tratta del cosiddetto Mercato del Lume, un mercatino delle pulci domenicale proprio a ridosso di Piazza della IL CLUB n. 100 pag. 22

23 Repubblica, e quindi del nostro campo base catanese, che mette in mostra una quantità industriale di roba usata, dal puro ciarpame alle collezioni di antiche riviste, nonché cd, santini, oggettistica, fino ai gioielli decantati come autentici (e a volte davvero belli). Passeggiando in questo enorme calderone di antiquariato, modernariato e robe vecchie non meglio identificabili, abbiamo guardato divertiti tutta la merce in esposizione, ripescando brandelli del nostro passato più o meno recente, grazie alla presenza di oggetti usati magari da bambini o davanti ad una rivista d epoca che ci proiettava nella cronaca del passato più o meno recente. E poi, con un po di difficoltà a causa delle bancarelle che invadevano ogni centimetro disponibile, la carovana dei camper è u- scita dal parcheggio, dirigendosi alla tappa seguente, l area di sosta Lagani di Giardini Naxos, che a- vrebbe fatto da campo base per i successivi due giorni. Qui, dopo un frugale pranzo domenicale, tutto il gruppo si è velocemente diretto al vicino terminal dei pullman per spostarsi alle vicine perle turistiche di Castelmola e di Taormina. Il gruppo dei nostri soci nell area di sosta Lagani di Giardini Naxos Purtroppo il cielo si è andato rannuvolando e quando abbiamo raggiunto Castelmola la nebbia era così fitta che si poteva tagliare con il coltello! Peccato, perché da questo borgo, arroccato sul monte che domina Taormina e Giardini Naxos ad oltre 500 metri di altitudine, si gode - o per meglio dire si sarebbe potuto godere - di una vista magnifica sulla sottostante costa jonica; invece siamo riusciti ad intravedere appena le minuscole viuzze dell abitato e la scalinata che raggiunge la spianata del castello, da cui prendono vita gli spettacoli di falconeria, già ammirati nel corso di una precedente visita del Club e in questa occasione ovviamente non effettuati. Dopo aver esplorato le vetrine di artigianato del piccolo borgo, tra ceramiche e gioielli, ci siamo fermati ad assaporare le particolarissime atmosfere del bar Turrisi, non a caso definito il regno della mascolinità; infatti il bar o- spita strane presenze di dionisiaca memoria, grazie ad una collezione di membri virili nei più svariati materiali che si riverberano un po ovunque, in una sorta di inno al sesso maschile che si ripete incessantemente sui mobili, sulle statuette, sulle maniglie, sugli specchi e perfino sulle mattonelle del bagno. Il tutto per celebrare degnamente le divine energie della creazione e della fecondità umana, per dirla con la mitologia grecoromana. Inutile dire, però, che in un simile contesto siamo tornati tutti adolescenti e le risatine e le foto ricordo si sono sprecate; ma siamo riusciti a trovare anche il tempo per gustare il vino alla mandorla, specialità della casa, e le granite alla fragola e alla mandorla, prima di riprendere al volo il pullman che ci conduceva a Taormina. Fra le nebbia di Castelmola... Qui, nel resto del pomeriggio, ci siamo fatti sedurre dalle pregevoli atmosfere della cittadina, già immortalate da Goethe, tra slarghi, vicoletti acciottolati, balconi fioriti, scorci densi di fascino, antiche chiese, palazzi medievali e centinaia di negozi in cui viene declinata buona parte dell artigianato siciliano. D altra parte questa autentica perla del turismo siciliano vanta una splendida posizione sul terrazzo di una rupe a picco sul mare, con un panorama che spazia da Messina fino all Etna. Il sito era popolato già in età arcaica dai siculi e in seguito arrivarono i greci, la cui maggiore testimonianza rimasta è quella del teatro di epoca ellenistica, con una cavea divisa in nove sezioni e la parete della scena con una fenditura che lascia intravedere, con l effetto di uno splendido fondale scenico, la baia di Schisò con l Etna. L abitato attuale si allunga al di qua e al di là di Corso Umberto I, autentica cerniera fra le due metà della cittadina, con le due porte che interrompono la cortina muraria, Porta Messina e Porta Catania, facendo da palcoscenico ad un umanità variegata che lo percorre incessantemente, con uno sguardo alle magnifiche vetrine, equamente divise tra le ceramiche, le argenterie, i gioielli in corallo e i dolci di mandorla, e un altro alle testimonianze del lungo passato cittadino giunte fino a noi, come il palazzo Corvaja, di impronta medievale e scandito da una notevole bifora, o come la chiesa di Santa Caterina d Alessandria, costruita a metà 600 sopra i resti dell odeon IL CLUB n. 100 pag. 23

24 Alcuni scorci di Taormina romano, o ancora come la Cattedrale di San Nicolò, risalente al XIII secolo, con una facciata scandita da un portale seicentesco. Ma gli scorci che incantano lo sguardo si susseguono quasi ad ogni angolo, tra le stradine laterali su cui si affacciano antiche case e macchie colorate di gerani e oleandri, tra le facciate dei palazzi gotico-catalani che fanno da quinta scenografica al corso principale, che ricalca l antica via consolare Valeria, o i fichidindia incorniciati dallo splendido belvedere che consente di ammirare uno dei panorami più celebrati della Sicilia. Dopo un tuffo così piacevole tra le bellezze della riviera jonica, in serata abbiamo ripreso il pullman che ci avrebbe ricondotto al nostro campo base, godendoci lo scenario incomparabile dell isolotto di Isola Bella, collegato alla terraferma da un piccolo istmo e bagnato dalla luce del tramonto. Il lunedì mattina era prevista un escursione in pullman per andare alla scoperta del litorale jonico in direzione di Messina; e così abbiamo cominciato in perfetto orario le nostre esplorazioni proprio dalla città dello Stretto. Purtroppo la città antica, sorta per mano dei siculi col nome di Zancle a guardia dello stretto minacciato da mitici mostri marini Scilla e Cariddi, non esiste più: è andato praticamente tutto perduto nel corso del terribile terremoto del 1908 che causò decine di migliaia di morti radendo letteralmente al suolo l abitato così come i paesi viciniori e la dirimpettaia Reggio. Ai giorni nostri è però possibile ammirare il rinato tessuto urbano, scandito da pregevoli costruzioni negli stili di inizio e prima metà del Novecento, il liberty, il neogotico e il neoromanico, con estrose influenze moresche che rendono le esplorazioni cittadine veramente piacevoli, quasi una caccia al tesoro in questa sorta di museo urbanistico a cielo aperto da godere con il naso all insù. La nostra prima tappa messinese, sotto un cielo grigio plumbeo che si è trasformato ben presto in un violento, ma per fortuna breve, acquazzone, è stata presso la pregevole Fontana di Nettuno, posta sul lungomare, con la visione dello stretto, del forte San Salvatore e della colonna della Madonna che dà il benvenuto in Sicilia a chi vi arriva con il ferry- IL CLUB n. 100 pag. 24

25 boat ; quindi abbiamo proseguito fino alla chiesa di San Giovanni di Malta, di cui è sopravvissuta al terremoto la sola abside, che ospita il sacello con le arche dei santi martiri e un piccolo museo di arte sacra. La nostra passeggiata è poi continuata attraverso Corso Cavour, caratterizzato da belle costruzioni liberty, dalla chiesetta di Sant Antonio e dalle sagome del Municipio, della Galleria Vittorio Emanuele III e del Palazzo delle Poste, arricchiti da fregi e decorazioni. Ci siamo spostati quindi fino alla pregevole chiesetta della SS. Annunziata dei Catalani, una delle pochissime testimonianze antecedenti al terremoto giunte fino a noi, dato che il complesso d impianto basilicale, con un interno a tre navate e volte a crociera, risale al XII secolo e mostra nella decorazione della facciata e dei prospetti influenze di impronta a- raba, con lisce colonnine addossate ad archetti, su un piano di calpestio molto più basso rispetto a quello della città moderna, a causa dell accumularsi delle macerie prodotte dal terremoto tutt attorno. Il nostro girovagare per Messina si è infine concluso in piazza Duomo, vasto slargo su cui si affaccia la cinquecentesca Fontana di Orione, una delle poche opere scultoree sopravvissute ai cataclismi cittadini, nata per celebrare la costruzione del primo acquedotto cittadino, con figure u- mane che personificano importanti fiumi; e, a pochi passi dalla fontana, il grandioso Duomo, voluto dai normanni nel XII secolo, quasi del Il Duomo e il famoso campanile Foto ricordo davanti alla Fontana di Nettuno a Messina In basso l abside della chiesetta della SS. Annunziata dei Catalani tutto ricostruito dopo che era sopravvissuto almeno in parte anche al terremoto ma era andato distrutto dal feroce bombardamento che la città subì da parte alleata nel La sua facciata è scandita da fasce marmoree a bassorilievo, raffiguranti scene campestri e di vita quotidiana e dal portale maggiore, con numerosi bassorilievi, sorvegliato da due leoni del 300. L interno a tre navate, diviso da colonne con archi ogivali, è sovrastato da un magnifico tetto ligneo a capriate dipinte. Merita una visita anche il tesoro, che ospita splendidi pezzi di oreficeria sacra in argento e lamina d oro. Ma allo scadere del mezzogiorno nessuno di è perso la visione dell attiguo campanile, alto 60 metri e anch esso in gran parte ricostruito, caratterizzato da un grande orologio con quattro quadranti, da un calendario e da un globo con le fasi lunari, e soprattutto da alcune nicchie che ospitano diversi automi, che si animano quotidianamente allo scadere delle ore 12, permettendo di ammirare un leone che si muove e ruggisce, un gallo che fa chicchirichì e gli ambasciatori messinesi, che rappresentano le allegorie dei giorni della settimana e dell età dell uomo, mentre ricevono la lettera della Madonna, inchinandosi davanti a Lei. Infatti, una leggenda narra che, durante una grave carestia, sia giunta nel porto di Messina una nave senza uomini a bordo, ma carica di frumento, con una lettera contenente una ciocca di capelli e un messaggio della Ma- IL CLUB n. 100 pag. 25

26 Alcune belle architetture liberty di Messina, frutto della ricostruzione post-terremoto Quindi è comprensibile che la successiva visita del piccolo borgo sia avvenuta a piccoli gruppi e praticamente ad occhi chiusi, cioè con i partecipanti impegnati in una pennichella ad occhi aperti; ciononostante abbiamo ammirato i tesori cittadini, come la piccola chiesetta di San Francesco, situata sulla Piazza del Belvedere che permette di godere lo scenario sullo Jonio, o come la quattrocentesca chiesa della Trinità, incorniciata da un interessante portale gotico-catalano, o ancora come la Chiesa Madre, dedicata all Annunziata, di impronta barocca, mentre il castello, abbarbicato nel punto più elevato dell abitato, è risultato fuori portata per tutti i presenti ormai boccheggianti. donna che benediceva la città e i suoi abitanti, che probabilmente sono stati i primi siciliani a convertirsi al cristianesimo nel 42 dopo l arrivo di San Paolo. Dopo una tale immersione nella cultura e nella religione, le nostre cavallette cominciavano a diventare scalpitanti all avvicinarsi dell ora del pranzo; così siamo risaliti sul pullman che ci avrebbe condotto di lì a poco a Forza d Agrò, depositandoci davanti al ristorante più famoso della cittadina, l Osteria Agostiniana, dove al posto di un pranzo light (come avevamo cercato di ottenere) si è consumato un pranzo luculliano, a base di una decina di antipasti, di una squisita pasta fatta in casa alla norma, di un ottimo arrosto misto di agnello, maiale, salsiccia e spiedini, spezzato dal sorbetto al limone, quindi da biscotti quaresimali, cannoli, arachidi, amaro e caffé; cosa questa che ha dato un peso accessorio alle varie panze, divenute, portata dopo portata, stranamente sempre più ingovernabili. IL CLUB n. 100 pag. 26 L arco durazzesco con la chiesa della Trinità di Forza d Agrò Foto di gruppo all Osteria Agostiniana di Forza d Agrò

27 La tappa seguente, sempre a bordo del pullman, è stata presso la vicina cittadina di Savoca, anch essa raggiunta come la precedente superando in una manciata di chilometri dislivelli notevoli rispetto alla costa jonica vicina e percorrendo una strada dai tornanti strettissimi che il nostro bravo autista ha superato quasi a centimetro, data la notevole lunghezza del mezzo. La cittadina fu fondata prima dell anno Mille dai mitici Pentefur, popolo di incerta etnia, e quindi si sviluppò sotto i normanni che allargarono il minuscolo abitato raggomitolato su una rocca a 300 metri di altitudine, a dominio di verdissime vallate. Giungendovi la prima sensazione che ci ha colpito è stata quella del silenzio irreale che pervade le strade, quasi una sorta di incantesimo per noi cittadini abituati al rumore di sottofondo costante; e poi lo sguardo è stato attirato da un rigoglioso rampicante che ricopre il bar Vitelli, reso famoso perché al suo interno sono state girate nel 1972 alcune scene del film Il padrino, così come si può notare dalle numerose foto presenti. Ma l abitato ospita anche numerose chiese, come quella dei Cappuccini, che conserva una ventina di mummie in abiti d epoca dall effetto raggelante, o come quella di San Michele, dall elegante portale medievale, o ancora come quella di Santa Lucia, situata su una sorta di balcone roccioso a dominio del panorama sottostante; ed è stata molto interessante per i pochi soci che hanno avuto la forza di arrivarci anche la visita del Museo Etno-Antropologico, con attrezzi della civiltà contadina, antichi proverbi siciliani, ricostruzioni di ambienti domestici e scolastici, oltre ad un insieme di pubblicazioni sulla mafia e di foto scattate nel corso della lavorazione del film Il padrino, con tanto di manifesti sulla genealogia della famiglia cinematografica dei Corleone e di decalogo del perfetto mafioso! Murale in ceramica policroma a Savoca Il bar Vitelli, a Savoca. Il paese fu scelto da Francis Ford Coppola, regista del film Il Padrino, come location delle scene del matrimonio siciliano del figlio di don Vito Corleone, impersonato dall attore Al Pacino Dopo una giornata così intensa, magnificamente spesa a godere di alcuni tesori che la nostra isola è in grado di offrirci, siamo finalmente tornati in pullman al nostro campo base di Giardini Naxos, decisamente stanchi ma in un atmosfera di goliardica allegria, tuffandoci a letto, senza nemmeno avere la forza in molti di cenare. La mattina del 2 giugno, ultimo giorno del nostro tour, avevamo previsto di goderci in pieno relax Giardini Naxos; e mentre in molti si muovevano in piccoli gruppi per una bella passeggiata sul lungomare del paese costiero o per riscaldarsi al sole sulla spiaggia del paese, con un pieno di plein air da portare a casa, c è stato anche chi, non pago di tutto quanto avevamo visto nei giorni precedenti, ha avuto ancora la forza di riprendere il pullman e tornare per un ultima passeggiata a Taormina, per assaporare ancora le sue splendide atmosfere. E poi, dopo il consueto frugale pranzetto, un po tutti abbiamo ripreso la rotta verso casa, stanchi ma contenti di tutte le meraviglie monumentali e naturalistiche godute nel corso di questo lungo ponte di fine primavera. E pensare che è solo il primo carico delle meraviglie che questa estate promette a bordo dei nostri camper. Testo di Mimma Ferrante Foto di Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 27

28 La nostra estate Le destinazioni e le iniziative collaterali dei tour estivi A nche se la crisi ha un po falcidiato le possibilità reali di viaggio dei nostri soci, così come un po di tutti gli italiani, anche per l estate 2009 sono stati organizzati, come in passato, alcuni viaggi di gruppo riservati ai soci del Club cui sono collegate le tradizionali iniziative collaterali. Le mete del 2009 Norvegia: un viaggio nella natura Organizzatore: Francesco Bonsangue Inizio viaggio e durata: 23 giugno, 28 giorni Itinerario: da Palermo fino al Brennero, quindi veloce attraversamento di Austria e Germania fino al porto di Rostock da dove è previsto l imbarco per Gedser (Danimarca); da qui proseguimento attraverso il ponte sull Orensud per Malmo (in Svezia) e arrivo a Oslo, prima tappa vera e propria del tour. Quindi Bergen, Floro, Alensud, Trondheim, Mo i Rana, Narvik, le isole Vesteralen e Lofoten, con possibilità di arrivo a Capo Nord. Il rientro è previsto con tappe di solo trasferimento lungo il percorso più breve fino a Malmo, e da qui attarverso lo stesso itinerario dell andata fino al Brennero; rientro a Palermo con traghetto da Livorno (circa km. via terra oltre alla tratta Livorno-Palermo via mare) Note: La spettacolare e in gran parte incontaminata natura norvegese, con i suoi fiordi, i parchi naturali, i laghi, i fiumi, le cascate, i ghiacciai, le isole, il sole di mezzanotte, la fauna, l artigianato e le tradizioni del popolo Sami saranno gli obiettivi primari del viaggio; sono previste lunghe passeggiate in bici (che sono quindi necessarie al seguito per tutti partecipanti); si effettueranno soste in camping solo se necessarie Tour dell Alsazia, della Lorena e della Foresta Nera Organizzatore: Sergio Campagna Inizio viaggio e durata: 26 giugno, 20 giorni Itinerario: da Palermo traghetto per Genova, quindi superamento del confine del Monte Bianco e prima sosta in Francia ad Annecy; proseguimento per Lione, Besancon, Mulhouse, Colmar, Epinal, Nancy, Metz, Strasburgo; quindi, varcato il confine tedesco, visite di Offenburg, Friburgo, Donaueschingen, Costanza. Rientro in Italia e da Genova traghetto per Palermo (4.000 km. via terra oltre alle tratte Palermo-Genova e Genova- Palermo via mare) Note: Il viaggio è ispirato alla conoscenza culturale di alcune regioni d Europa fra Francia e Germania, per secoli contese fra i due stati, che ancora oggi rappresentano terre di confine ; sono previste visite a monumenti, chiese e musei; i pernottamenti avverranno esclusivamente all interno dei campeggi Le Repubbliche Baltiche e la Masuria Organizzatore: Maurizio Karra Inizio viaggio e durata: 3 luglio, 29 giorni IL CLUB n. 100 pag. 28 Itinerario: da Palermo traghetto per Livorno, quindi veloce attraversamento dell Italia e dell Austria con prime soste sui Monti Tatra fra Slovacchia e Polonia; quindi via Cracovia-Varsavia arrivo in Lituania e visita di Trakay, Vilnius, Kaunas, Palanga e la Penisola di Neringa; in Lettonia soste a Liepaja, Kuldiga, Talsi, Jurmala, Riga; attraversamento del confine con l Estonia e visita di Parnu, Haapsalu, Tallin, Parco di Lehamaa, Rakvere, Narva, Kuremae, Tartu; quindi, via Sigulda, Jelgava e Bauska, arrivo nella regione della Masuria polacca con soste a Mikolayki, Gizycko, Ketrzyn e infine Danzica; veloce ritorno via Breslavia, Praga, Monaco verso l Italia e imbarco da Civitavecchia per Palermo (7.600 km. via terra oltre alle tratte Palermo-Livorno e Civitavecchia-Palermo via mare) Note: E un tour che, nonostante le due tratte via mare, prevede un lungo chilometraggio, con rapidi attraversamenti delle regioni europee di mezzo prima e dopo i luoghi su cui si concentrerà il clou del viaggio (Estonia, Lettonia, Lituania e nord della Polonia). Sono previste visite accurate di città, musei d arte ed etnografici, così come di parchi naturali, alla scoperta di culture che, seppur siano passati ormai anni dalla caduta dell Impero sovietico e del Muro di Berlino, conservano ancora tratti peculiari del passato e le contraddizioni di un presente in cui l idea dell Europa unita è forse entrata un po in crisi. Dall Atlantico al Reno Organizzatore: Giuseppe Eduardo Spadoni Inizio viaggio e durata: 7 luglio, 40 giorni

29 Itinerario: da Palermo a Civitavecchia via mare, quindi via Aosta, la Savoia e la Loira Atlantica veloce attraversamento della Francia fino a raggiungere La Rochelle; da qui Nantes, St. Nazaire, Guerande, Carnac, Quimpere, Pont Aven, Dournenez, Brest, St. Malo, Cancale, Rennes, Caen, A- miens, Lille, ingresso in Belgio con Charleroi, Namur, Liegi e Bruxelles, quindi in Olanda con soste a Rotterdam, Ultrecht, Amsterdam, infine in Germania con Croiningen, Brema, Hannover, Marburg, la Foresta Nera; infine veloce attraversamento del confine con la Francia e poi in Italia fino a Palermo (circa km. su ruote oltre alla tratta Palermo Civitavecchia) Note: Viaggio di scoperta di alcune delle regioni più belle dell Europa occidentale, dalla Bretagna alla Normandia, dalla Vallonia all Olanda, dalla Renania alla Westfalia. Voglia di scoperta ma anche ritmi lenti, con tappe su strade statali per conoscere meglio il paesaggio, e soste tutte in campeggi o aree attrezzate Gran tour della penisola iberica Organizzatore: Ninni Fiorentino Inizio viaggio e durata: 20 luglio, 40 giorni Itinerario: Da Palermo a Genova e quindi da Genova a Barcelona con traghetti, quindi Saragoza, Burgos, Leon, Santiago de Compostela, Vigo, Porto, Coimbra, Fatima, Lisbona, Siviglia, Cordoba, Malaga, Granada, Toledo, Madrid, Valencia, Barcelona; da qui traghetto per Civitavecchia e da Civitavecchia traghetto per Palermo (complessivamente km. oltre alle 4 tratte via mare) Note: E un progetto di viaggio alla scoperta delle città di maggiore interesse della Spagna e del Portogallo, con visite ai centri storici e ai musei, lunghe passeggiate e relax nei campeggi; sono previste tappe stradali brevi e soste anche di più giorni nelle varie località per evitare al massimo che il caldo previsto nel corso del viaggio possa stancare i partecipanti L Italia da sud a nord Organizzatore: Giovanni Anello Inizio viaggio e durata: 25 luglio, 27 giorni Itinerario: Da Palermo ci si muoverà verso la costa calabra ionica, per proseguire poi verso Matera e la Puglia, per una visita allo Zoo Safari di Fasano. Percorrendo la A14, ci si trasferirà quindi nelle Marche per visitare la regione in modo approfondito, sostando prevalentemente nei luoghi più belli e lontano dalle mete più affollate della Riviera Adriatica (Ascoli Piceno, Macerata, Recanati, Pesaro, Urbino, le Grotte di Frasassi e il Montefeltro). L ultima tappa in zona sarà a Ravenna; quindi il viaggio proseguirà per il Parco Giochi di Mirabilandia e per Bologna prima di giungere in Piemonte per un tour delle province di Asti, Torino e Cuneo; infine la Val d Aosta, per l ultima parte del nostro viaggio nel Parco del Gran Paradiso. Da qui a Genova per il rientro via mare a Palermo (3.000 km. oltre alla tratta Genova Palermo via mare) Note: Tenuto conto della composizione degli equipaggi, lo scopo del viaggio è quello di conoscere itinerari e luoghi sia artistici che naturalistici, a misura prevalentemente di bambino. Il viaggio Organizzatore: Ferdinando Parisi prevede tappe di trasferimento (tel. ufficio ) veloci su tratti autostradali, mentre per le visite più approfondite Inizio viaggio e durata: 7 di Marche, Piemonte e Val settembre, 14 giorni d Aosta saranno privilegiate le strade secondarie. La scelta dei Itinerario: da Palermo a Livorno luoghi di pernottamento sarà fatta privilegiando nell ordine: aree e quindi imbarco sul traghetto per Bastia, in Corsica, da dove inizierà il tour che privilegerà la costa, attrezzate, parcheggi a pagamento e/o liberi e campeggi con soste al Desert des Agriates, alla Plage de Saleccia, Ile Rousse, IL CLUB n. 100 pag. 29 La Sardegna: un tuffo...e tanto altro Organizzatore: Adele Crivello Inizio viaggio e durata: 9 agosto, 15 giorni Itinerario: da Trapani traghetto per Cagliari, quindi Nora, Pula, Is Zuddas, Tratalias, Sant Antioco, Iglesias, Barumini, Gesturi, Villamar, Oristano, Cabras, Tharros, Santu Lussurgiu, Sassari, Bosa, Stintino, Ghilarza, Bosa, Alghero, Abbazia della SS: Trinità di Saccargia, Torralba, Nuoro, Orgosolo, Olinea, Su Gologone, Arbatax, Villasimius, Capo Carbonara, Cagliari e da qui traghetto per Palermo (1.300 km. oltre alle tratte via mare Trapani-Cagliari e Cagliari- Palermo) Note: Mare, natura, monumenti e tradizioni popolari: tutto questo sarà il canovaccio di questo itinerario nell altra grande isola del Mediterraneo, la Sardegna, così vicina alla nostra eppur così diversa; un viaggio in cui sono previste anche soste in pieno relax sul mare, con l utilizzo di campeggi e aree attrezzate. La Corsica e la Sardegna

30 Calvi, il golfo di Porto, Ajaccio, Porto Pollo, Plage de Cupabia, Propiano, Sartene, Porto Vecchio e Bonifacio; da qui traghetto per Santa Teresa di Gallura e, allo sbarco, inizio del giro in Sardegna con le isole di Caprera e della Maddalena, Sassari, Stintino, Capo Caccia, Alghero, Tharros, Oristano, Iglesias, Sant Antioco, Cagliari, Barumini, Nuoro, Orgosolo, Costa Smeralda. Da Olbia traghetto per Livorno e rientro a Palermo (4.500 km. oltre alle tratte via mare Livorno-Bastia e Olbia- Livorno) Note: Il tour prevede un giro piuttosto veloce delle coste di Corsica e Sardegna, fra scogliere a picco sul mare, paesaggi lunari e località turistiche, non perdendo ogni occasione utile per un bagno ristoratore nelle caraibiche e cristalline acque delle due isole. Ovviamente nel corso del viaggio saranno anche visitate le principali città, con un occhio attento alle produzioni artigiane locali Le norme sui viaggi Ognuno dei predetti viaggi potrà subire modifiche nella data di partenza, nell itinerario e nella durata per ragioni varie, indipendenti dalla volontà dei relativi organizzatori (spostamento del periodo di ferie, motivi di famiglia, ecc.). In ogni caso, per ragioni meramente logistiche a ciascun viaggio potrà partecipare il numero di equipaggi indicato dall organizzatore. I costi evidenziati sono solo presuntivi, sulla base delle analoghe esperienze dei soci degli anni passati (sono escluse ovviamente le spese personali). L organizzatore fungerà anche da capogruppo e rappresenterà il Club di fronte a terzi in tutto il viaggio; dovrà in particolare farsi carico di: rappresentare per tutta la durata del tour, e nella migliore maniera possibile, l'immagine del Club, sia nei confronti dei partecipanti stessi (che a- vranno nell'organizzatore il punto di riferimento dell'associazione), sia nei confronti di tutti gli estranei al Club che durante il viaggio si avrà l'opportunità di incontrare (autorità locali, gestori di campeggi, ecc.), cercando di pubblicizzare le attività dell'associazione e informare sull'impegno di questa nell'ambito turisticoculturale e in quello del turismo responsabile; utilizzare nel corso del viaggio il consueto borderò del Club per annotare i dati salienti di ogni giornata, da consegnare alla segreteria del Club a fine viaggio per aggiornare le banche dati; predisporre, per ciascuno degli equipaggi partecipanti al viaggio e iscritti a CRAL BdS, un elenco analitico delle spese effettuate, provvisto di tutte le evidenze di spesa (scontrini e ricevute di campeggi, ristoranti e pizzerie, alimentari, carburante, pedaggi e quant'altro possa giustificare al meglio la richiesta di contributo), in linea con l itinerario predisposto, con l'esclusione delle evidenze relative alle spese di carattere personale; predisporre (anche a più mani, e quindi con la collaborazione di altri soci partecipanti al tour) uno o più articoli destinati al giornale e al sito Web del Club, contenenti - anche in un box finale - la maggior quantità possibile di informazioni riguardanti il viaggio: in particolare i campeggi, i punti sosta e i camper-service utilizzati, i musei e i palazzi storici, i siti naturalistici, i siti archeologici, nonché informazioni sugli itinerari, i percorsi stradali, lo shopping, il clima, gli eventi socio-culturali e folcloristici, ecc.. Per quanto riguarda l'adesione dei soci ai vari programmi, tutti coloro che fossero interessati a uno dei viaggi in programma dovranno contattare al più presto direttamente l organizzatore del viaggio prescelto, concordando con lui le modalità di partecipazione. I vari organizzatori terranno informata via via la segreteria del Club. Le iniziative collaterali Collateralmente all'organizzazione dei viaggi, avranno luogo alcuni concorsi riservati e- sclusivamente ai soci del Club (soci titolari e aggregati, cioè loro familiari purché conviventi). Non è prevista la partecipazione a tali iniziative fuori concorso. IL CLUB n. 100 pag. 30 Concorso fotografico e calendario del Club Tutti i soci del Club possono partecipare a un concorso fotografico, con esposizione delle fotografie in luogo e data che saranno successivamente comunicati. Il tema delle foto è libero (paesaggi, monumenti, persone, situazioni particolari, ecc.) e dovrà riguardare vedute, momenti o episodi legati ai viaggi effettuati nel corso dell anno. L esposizione delle foto sarà gestita, come nel più recente passato, in diverse sezioni, a carattere geografico (Sicilia, Italia, Paesi Esteri) e/o contenutistico (natura, personaggi e ritratti, ecc.). Ogni concorrente potrà partecipare al concorso inviando alla Segreteria del Club entro il 5 ottobre 2009 un numero di fotografie compreso fra 6 e 8, ciascuna di dimensione 20 x 30 (orizzontale o verticale), possibilmente da inserire in più di una sezione fra quelle indicate. Ciascuna foto dovrà avere sul retro una targhetta adesiva con il nome del concorrente e il titolo della stessa. Non potranno essere accettate foto prive dei requisiti sopra indicati. La valutazione delle foto in concorso sarà effettuata nell'ambito della mostra fotografica o collateralmente ad essa, secondo modalità che saranno preventivamente comunicate, da una commissione di fotografi professionisti; gli autori delle foto

31 vincitrici riceveranno un simpatico premio. Tra le foto presentate alla mostra, quelle che più si prestano per soggetto, posa e tecnica, saranno inserite, come è ormai consuetudine, nel calendario dei soci per il nuovo anno (2010). La selezione sarà curata da una commissione interna al Club nominata dal direttivo con l obiettivo di realizzare un calendario che esprima la massima coralità di presenze e che rappresenti, per qualità, varietà e particolarità delle immagini, la migliore interpretazione figurativa dei vari mesi dell anno. Concorso giornalistico Tutti i soci del Club possono partecipare a un concorso giornalistico predisponendo uno o più articoli o reportage di viaggio, composti ciascuno da un minimo di e un massimo di battute. Gli articoli - che devono essere inediti - devono giungere alla redazione de "IL CLUB" via oppure stampati su carta e registrati su dischetto o CD, comunque in formato Word, insieme a delle foto a corredo, entro il 12 ottobre Tutti gli articoli saranno pubblicati successivamente nei vari numeri dello stesso bimestrale. La valutazione sarà effettuata da una commissione formata dai componenti della redazione de IL CLUB, tenendo conto del contenuto, della forma espressiva, della sensibilità dimostrata nella elaborazione del testo e delle informazioni tecnico-pratiche in esso contenute (anche con un box a parte rispetto al corpo generale del testo); gli autori degli articoli che risulteranno vincitori riceveranno un simpatico premio. Palmares Ecco la classifica, aggiornata alla chiusura di questo numero del nostro bimestrale, dei punteggi dei soci del nostro Club ai fini dell attribuzione a fine anno del titolo di socio dell anno Ricordiamo le regole del gioco, che prevedono l assegnazione di 1 punto ad ogni socio per: - la partecipazione a ogni gita della durata massima di 4 giorni; - ogni organizzazione di gite o altre attività; - ogni contributo reso alla pubblicazione del giornalino (articolo, servizio fotografico, ecc.); - la partecipazione a ogni incontro (assemblea dei soci, riunione di direttivo, ecc.); - la stipula di ogni nuova convenzione; - la partecipazione ai concorsi del Club (fotografico, giornalistico); - l implementazione di dati delle schede sui Paesi esteri o di Parking & Sleeping in Italy ; - le implementazioni e/o modifiche al sito Internet del Club. Inoltre, per la partecipazione a ogni tour o viaggio organizzato dal Club della durata di almeno 5 giorni è prevista l assegnazione di 2 punti (3 se di almeno 15 giorni). Di seguito, la situazione dei primi classificati alla data di chiusura di questo giornalino - 68 punti: Maurizio Karra (non concorre); - 32 punti: Giangiacomo Sideli (non concorre); - 18 punti: Alfio Triolo - 16 punti: Francesco Bonsangue, Paolo Carabillò e Giuseppe E- duardo Spadoni; - 13 punti: Giovanna Amico, Luigi Fiscella e Mimmo Romano; - 12 punti: Mimmo Napoli, Nino Neri, Vittorio Parrino e Luigi Pastorelli. La competizione per il titolo di socio dell anno 2009 è appena a metà e il traguardo ancora lontano: a tutti, quindi, una buona partecipazione! * * * Nell augurare a tutti buone vacanze, si dà appuntamento al raduno di fine estate, che a- vrà luogo dall 11 al 13 settembre p.v. in una località della Sicilia che agevoli il maggiore afflusso possibile; il programma del raduno, come sempre, sarà comunicato per tempo ai soci con apposita circolare. IL CLUB n. 100 pag. 31

32 Cresce ancora il nostro sito web Ancora un restyling del nostro portale curato da Giangiacomo Sideli con tante novità di rilievo I l nostro portale web, che ha superato la soglia dei accessi dopo poco più di 10 anni di vita, continua ad arricchirsi settimanalmente di sempre nuove pagine e il suo mago, Giangiacomo Sideli, ne cura un nuovo, minimale ma efficace restyling: siamo incontentabili? Forse. Vogliamo sempre di più? Sicuramente. Quando ci stancheremo? Mai! Andiamo per ordine. Già da qualche mese il nostro webmaster scalpitava per trovare il tempo da dedicare a una nuova veste grafica generale del sito; ma gli impegni di lavoro lo avevano costretto più volte a rimandare il concretizzarsi di questa esigenza. Ma perché? Ce n era bisogno? E noto che se un sito web non si rinnova periodicamente, è destinato a scemare l interesse dei navigatori a consultarlo. Questo vale per i contenuti (che in questo caso sono aggiornati continuamente per le informazioni a servizio dei soci, per mettere on line la versione web del nostro giornalino, ecc.), ma vale anche per il lay-out grafico che dona, a ogni cambiamento, nuovo interesse alla navigazione del sito, qualunque esso sia. A metà maggio noi abbiamo deciso che era venuto il momento di pensarci. Ed ecco le novità. La prima è per l appunto la testata grafica, che assembla i contenuti editoriali di tutte le oltre mille pagine di cui si compone il portale. Qualche considerazione Il nostro sito ha superato già le pagine viste e si avvia ormai al mezzo milione di clic da parte dei nostri visitatori. Talvolta mi capita di accedere al sito appena dopo la mezzanotte ed accorgermi che già è stato visto da alcune decine di visitatori i quali, probabilmente, dormono poco come me In queste occasioni mi capita però di chiedermi chi, in quell ora della notte, possa avere interesse a leggere gli scritti di alcuni camperisti siciliani. E sempre in questi casi vorrei avere strumenti più precisi di lettura, i c.d. strumenti di web analytics, per capire se l orario possa dipendere magari da una visita d oltreoceano o più vicino. Del restyling minimalista effettuato nel sito vi sarete ormai accorti. L idea era quella di variare la grafica in modo più radicale ma qualche infelice tentativo ci ha conviti che, vista l esigenza di adeguare ormai da tempo il sito all immagine del nuovo logo, sarebbe stato meglio limitarsi appunto a qualcosa di minimo che, però, ha interessato tutto il sito. Infatti, a parte l immagine di testata, sono state variate le dimensioni della pagina, quelle del carattere utilizzato, oltre ad ulteriori modifiche di carattere grafico riguardanti i colori ed alcune immagini e, ancora, una ampliata internazionalità nell accoglienza dei navigatori. La nuova home page del nostro portale Giangiacomo Sideli IL CLUB n. 100 pag. 32 Sono cambiati i colori, sono cambiati i caratteri, è stato modificato nella home page l insieme degli elementi che compongono le priorità redazionali proposte. E sempre in home page, in alto a sinistra, spuntano adesso cinque piccole bandiere (inglese, francese, tedesca, spagnola e olandese), cliccando sulle quali a- desso diamo il benvenuto ai navigatori che approdano al nostro sito da altre nazioni d Europa e di altri continenti (pensate che non ne siano? Vi sbagliate!) in cinque lingue (e per questo un grazie a Stella Sideli). Sotto la testata c è subito l evidenza delle sezioni del portale a cui accedere tramite un clic. Chi siamo, la prima sezione, è quella istituzionale, ed è il nostro biglietto da visita : in questa sezione c è la presentazione del nostro club, il nostro motto (che nella testata scorre mutando ogni 10 secondi in cinque lingue), il direttivo con

33 la storia personale e la foto di consiglieri, sindaci, probiviri, collaboratori e presidente, quindi lo statuto, la nostra storia anno per anno con tutto quello che di più importante è avvenuto, infine l elenco delle associazioni amiche del nostro Club nelle altre regioni e il quadro generale del nostro progetto di a- dozioni a distanza, con le notizie aggiornate sulle nostre tre bambine. La seconda sezione, Viaggiare in camper, è una raccolta di contributi di vari soci sulla filosofia dell abitar viaggiando, sulla passione per il camper, sulle problematiche dei rapporti genitori-figli nel chiuso di un camper, ecc.; e, con i vari poeti presenti fra i nostri soci, non poteva mancare qui la poesia del camperista! La terza sezione è dedicata al Giornale del Club : vi si trova on line l ultimo numero pubblicato, con tutti i suoi articoli, e in calce la possibilità di accesso ai precedenti numeri degli ultimi cinque anni, tutti on line anch essi. La quarta sezione è dedicata alla Sicilia in camper con le aree e i punti sosta nell Isola, i campeggi da noi consigliati, i tantissimi itinerari di visita, i centri di assistenza per veicoli ricreazionali provincia per provincia, e perfino gli approfondimenti bibliografici per ricerche documentarie. I viaggi dei soci rappresentano il contenuto della quinta sezione: si tratta di 200 e più articoli di viaggio, in Sicilia, Italia, Europa, Paesi Arabi e perfino Paesi Asiatici, Nord America e Australia, fra quelli scritti dai nostri soci e pubblicati nei sedici anni di vita del nostro bimestrale sui suoi vari numeri, una miniera di notizie, informazioni, idee, sensazioni e tanto altro ancora. Segue la sezione dedicata ai progetti del nostro Club nell ambito del pleinair, e specificatamente al progetto Agricamper, dedicato alle aziende agricole e agrituristiche che vogliono aprirsi al turismo itinerante, e al progetto Comuni del pleinair in Sicilia, con informazioni, progetti di realizzazione di aree attrezzate, consigli sull utilità, ecc. L ultima sezione è quella dei Contatti, con un form per scrivere ed inviare una al Club e gli altri dati per indirizzare fax, lettere e altra corrispondenza alla nostra associazione. Infine il motore di ricerca, di cui parliamo fra poco. Al di sotto di questa linea dedicata alle varie sezioni del sito, la home page è divisa in tre colonne di diversa larghezza. Nella colonna di sinistra troviamo in alto prima di tutto nuovamente l accesso al motore di ricerca interno che consente, digitando una o più parole chiave, di trovare subito le pagine che interessano: per esempio, digitando Spagna, il motore di ricerca evidenzierà le 29 pagine nelle quali si trova la parola Spagna, cioè gli articoli di viaggio, le circolari, perfino le ricette in cui si parla di pandispagna. Sulla stessa colonna di sinistra, al si sotto del motore di ricerca, per chi vuole conoscere la Sicilia e visitarla in camper si apre un sommario della sezione La Sicilia in camper, con le aree e i punti sosta nell Isola, i campeggi consigliati, gli itinerari di visita, i centri di assistenza, ecc. Quindi un box sui due principali progetti per aziende agricole ed enti, un banner (in questo momento dedicato alla Fiera di Rimini Mondo Natura del prossimo settembre) e il Test del pleinair (lo avete mai fatto? Scoprirete se siete uno scopritore come Marco Polo o un pantofolaio come mister Alpitur). Chiude la colonna il numeratore che fornisce in modo notarile e trasparente il numero degli accessi quotidiani al sito e quello complessivo dal 1999, quando il primo sito del web fu trasformato nell attuale portale web del camperismo in Sicilia. La colonna centrale è la più larga delle tre. In alto si trova il messaggio di benvenuto rivolto a chi ci visita per la prima volta, lo stesso che è stato tradotto in cinque lingue con accesso dalle bandierine della testata. La pagina d ingresso all area riservata ai soci e, in basso, la pagina che illustra le modalità di utilizzo della nuova Bacheca IL CLUB n. 100 pag. 33

34 La Bacheca e le prossime novità dell area riservata ai soci Da alcuni giorni è disponibile nell area privata del sito la bacheca che già da tempo avevamo pensato di inserire. La nuova sezione permetterà lo scambio di messaggi tra soci, favorendo al massimo la comunicazione tra coloro già abituati all utilizzo del web, nella speranza che anche gli altri ne possano risultare contagiati. A tal proposito, devo comunicare che sono ancora tanti quei Soci che non hanno ancora ritenuto di integrare i dati postali in area privata: ciò, sempre con l obiettivo di semplificare la comunicazione tra il Club e i propri Soci, sarebbe auspicabile avvenisse al più presto. Nel sito troverete le istruzioni per l uso della bacheca: fatene largo ma discreto uso, comunicando eventuali errori (assai possibili, visto lo scarso tempo a disposizione per i test), oltre a far conoscere, come sempre, i vostri consigli e le vostre critiche. Un resoconto numerico dei contenuti è già visibile nella home page pubblica, nel settore riservato all area Soci, per dare immediatamente informazioni quantitative sui nuovi argomenti presenti in bacheca senza necessariamente accedere in area privata. Prossime implementazioni, a parte alcuni strumenti di backoffice per la migliore gestione del sito stesso, nonché delle attività di segreteria del Club (non li conoscete perché non visibili se non a me e al presidente, ma ci sono anche quelli!), saranno appunto una più ampia archiviazione dei dati dei nostri visitatori per capire meglio, solo per pura curiosità, chi ci viene a leggere, la gestione del mercatino dell usato (anche se già la bacheca può essere utilizzata allo scopo) e una sezione fotografica che è ormai un vecchio desiderio non ancora del tutto realizzato. Forse ci vorranno tempi lunghi per la realizzazione di queste idee e, come dice qualcuno, l età avanza e diminuisce il vigore creativo. Anche se io credo che, principalmente, manchi ormai soltanto il tempo libero. Però, che piacere c è nell avere tutto subito? Appena sotto c è il nostro decalogo del camperista responsabile, che è stato adottato anche da altri club e che segna uno spartiacque fondamentale fra chi pensa che essere camperisti è solo un sistema di diritti e chi come noi, vuole regolare il nostro G. S. modello di turismo con regole etiche e di sostenibilità ambientale. Le stesse che sono state alla base della redazione delle Linee Guida della Federazione ACTITALIA, recentemente approvate dall assemblea dei presidenti a Napoli e alla cui redazione abbiamo concretamente collaborato noi. Al centro della home page ritroviamo la sezione sui viaggi dei soci e, ancora più in basso, quella delle pubblicazioni, dai nostri bimestrali al Parking & Sleeping in Sicily che è diventato per migliaia di camperisti di tutt Italia da anni il vademecum del loro viaggio in Sicilia. La colonna di destra evidenzia in alto gli ultimi aggiornamenti apportati al portale, quindi le ultime news sulle nostre bambine adottate e al centro della colonna, l ingresso all area riservata ai soci. Si tratta, in un certo senso, di un altro sito Internet all interno del portale, contenente le schede di 42 Paesi esteri, i punti di approdo per la sosta nelle regioni d Italia e l elenco sempre aggiornato delle convenzioni stipulate per i soci. A questa area ogni socio può accedere digitando la propria userid e la propria password, crittografata secondo un sistema algoritmico che nemmeno l amministratore di sistema può individuare. All interno dell area riservata il socio può visionare e stampare le circolari e le news del Club e può anche accedere all aggiornamento periodico dei propri dati personali e della propria password. Mentre il web administrator (presidente e/o vicepresidente del Club) gestisce le modifiche all area, la sua implementazione, il reset delle userid male utilizzate (nel caso si digiti per tre volte la password errata di accesso, il sistema infatti si blocca per impedire malversazioni o accessi illeciti). Inoltre, l area privata è stata integrata con una bacheca (o forum, se preferite), inserita per favorire la comunicazioni tra i soci (mercatino, appuntamenti, gruppi di discussione, ecc.). Chiudono la colonna di destra i rapporti associativi del nostro Club con i link ai siti web dell AITR, del FAI e della Federazione ACTITA- LIA; e infine il calendario dell anno in corso, aperto alla pagina del mese, e il link per il download ai pdf dello stesso calendario e di quelli degli ultimi anni. Chiude infine la home page, in basso, l informativa sui dati trattati e sulla policy del Club. Quando nacque il primo sito del nostro Club (lo avevo realizzato io: credetemi, era una porcheria), lo stesso consisteva di cinque sole pagine. Forse in questi anni lo abbiamo migliorato un po Che ne pensate? Grazie Giangiacomo! Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 34

35 S ono già oassati tre anni da quando, nel 2006, è stato avviato il progetto del nostro Club per le a- dozioni a distanza. Ed ecco le ultime news ricevute dalla Comunità di Sant Egidio sulle nostre tre bambine. Olive N. (Ruanda) Olive sta bene e cresce. A gennaio ha iniziato a frequentare la prima elementare. Grazie all'adozione a distanza sono stati acquistati per Olive e per gli altri bambini adottati dei vestiti nuovi e del materiale scolastico. Inoltre le famiglie hanno ricevuto un sostegno alimentare. Le nostre bambine La Comunità di Sant Egidio ci scrive Clarisse R. (Madagascar) Clarisse gode di buona salute e frequenta la scuola con regolarità e maggiore impegno. Grazie al sostegno dell'adozione a distanza è stato possibile acquistare per Clarisse dei vestiti nuovi e il materiale didattico. Di recente Clarisse è stata visitata dal dentista e ha tolto due denti. Il contributo dell'adozione è molto importante per sostenere l'alimentazione dei bambini, in particolare in questo periodo in cui i prezzi degli alimentari sono molto aumentati. abbondante e nutriente nella mensa scolastica. Grazie al sostegno dell'adozione è possibile sostenere Annie nell'alimentazione, nelle spese scolastiche e mediche. Il nostro referente per le adozioni a distanza ci ha comunicato che il quartiere in cui vivono Olive e gli altri bambini adottati a distanza verrà in parte distrutto. Per questo sta aiutando le famiglie a trovare una soluzione abitativa alternativa. Alcune famiglie si sono già trasferite in altre zone periferiche di Kigali e ringraziano per la vicinanza e per il sostegno che regolarmente ricevono. I bambini adottati a distanza a Tolagnaro la località dove vive Clarisse - stanno complessivamente bene e c'è un medico che segue regolarmente il loro stato di salute. La città di Tolagnaro si sta ingrandendo e cresce il numero delle persone che dalle zone più aride dell'entroterra si spostano vicino al mare. La costruzione del porto ha aperto molti cantieri. Tutto questo movimento rende i bambini più curiosi e stimolati. Annie C. (Madagascar) Annie gode di buona salute. Frequenta la scuola con buoni risultati. Ogni giorno mangia in maniera I bambini adottati a distanza a Tulear stanno complessivamente bene. Sono stati felicissimi di andare di recente in gita al mare a bordo di un camion, hanno giocato tutto il giorno e si sono molto divertiti. Le suore organizzano di tanto in tanto delle riunioni di educazione sanitaria per insegnare alle famiglie a proteggere la salute dei propri figli. Nel frattempo sono terminati i lavori di ristrutturazione del foyer che ospita molti dei bambini in adozione. È stata fatta un'inaugurazione ufficiale e la benedizione dei locali. La situazione del conto corrente Alla chiusura di questo numero del nostro bimestrale il conto corrente che il nostro Club ha aperto presso la Filiale di Palermo del Banco di Sicilia (Via Ruggero Settimo) per la gestione del progetto di adozioni a distanza presentava un saldo creditore di 2.025,64 euro. Le quote necessarie all adozione delle tre bambine (complessivamente 936,00 euro l anno) sono state versate a inizio di gennaio, mentre sempre da gennaio a oggi i versamenti sul conto sono stati di 592,00 euro (solo il 63% rispetto al necessario). E per questo che sollecitiamo la generosità dei nostri soci e degli amici che ci leggono: anche un piccolo versamento può essere utile per assicurare un futuro alle nostre bambine negli anni a venire e per assicurare al Club di continuare a tenere in vita il progetto stesso. Ecco le coordinate bancarie del conto: IBAN: IT 66 E INTESTAZIONE C/C: Club Plein Air BdS Progetto adozioni a distanza IL CLUB n. 100 pag. 35

36 Parliamo di tecnica Un analisi a tutto campo: la crisi, i costi, le dimensioni, il ricambio generazionale e...le psicopatologie di chi viaggia in camper Credete che i vostri occhi spazzino su un largo orizzonte forse, in realtà state solo guardando le pareti della tinozza. Q ueste prime strofe dello Spoon River Anthology di Edgard Lee Masters si attagliano perfettamente al discorso tecnico sulle tinozze-camper. Dopo l esplosione delle dimensioni dei camper, si diceva dovuto alle maggiori potenze delle meccaniche, con aumento ingiustificato dei costi (e dei guadagni delle case costruttrici), in questi mesi si è assistito ad una caduta verticale delle vendite, al riempimento dei piazzali dei costruttori e dei rivenditori con l invenduto nuovo o con il ritirato invendibile (che permetterebbe comunque un ricambio dei mezzi più obsoleti), in una spirale perversa di crisi che, a detta degli analisti, malgrado le dosi da elefante di ottimismo straripante dei nostri politici, blocca sul nascere qualsiasi velleità di spesa delle famiglie, ammesso che se ne abbiano le possibilità. La crisi si fa sentire profondamente anche nel settore camperistico (aziende produttrici e rivenditori) Durante la fase della vera e propria bolla speculativa, per il nuovo si è assistito anche al finanziamento abnorme per 10 anni di cifre impossibili, poi difficilmente pagabili. Si assiste così ora nelle riviste di settore alla maggiore messa in evidenza delle motivazioni di acquisto di un camper; motivazioni turistiche quali la conoscenza del territorio e delle sue risorse, delle sue ricchezze storiche, architettoniche, culturali, IL CLUB n. 100 pag. 36 gastronomiche, relativa comunicazione con le realtà locali e così via, cose che da sempre sono la giustificazione nobile dell'acquisto di un mezzo siffatto, ammesso che anche le amministrazioni diano un contributo alla logistica propria di codesti mezzi. Perché, se è vero che si è disposti a spendere cifre considerevoli per l acquisto di uno strumento come il camper, è anche vero che il suo uso costa cifre sempre più elevate; se a maggiori dimensioni corrispondesse una migliore vivibilità interna o una maggiore durata, o se nell'uso delle attrezzature indispensabili (frigo, boiler) non si avessero problemi sempre più spesso invalidanti che bruciano sul nascere la tranquillità e le migliori motivazioni di partenza, sarebbero giustificate le premesse pubblicitarie. Ma non sempre è così. Tutti sanno intanto che la tenuta di strada di un mezzo in primo luogo dipende in maniera proporzionale dalla rigidità del telaio, vedi le problematiche affrontate dalla Ferrari o da Valentino Rossi con le sue moto; ma difficilmente si ha un telaio standard rinforzato, che non sempre è offerto, escluso da ogni richiesta. Un maggior costo di 2 o euro è nulla a fronte di euro o più; eppure dal prezzo è scaricata la batteria di servizio, oggetto essenziale dal costo inferiore a 200 euro, ma si aggiungono però attrezzature più o meno voluttuarie post-vendita per almeno altri euro. Oggi in Europa anche la riottosa Germania nei mezzi medi usa il Ducato Fiat che ha conquistato il 70% del mercato. Ma il telaio d eccellenza è marcato maxi, anche nel tipo AL-KO. Esso presenta una maggiorazione dimensionale oltre che delle lamiere componenti, anche di parecchi organi meccanici con caratteristiche di sicurezza alle quali dovremo tendere: è dotato di frizione maggiorata, di freni a disco ventilati da 320 mm. (invece che da 280), che si surriscaldano meno, essendo diminuito drasticamente il freno motore; permette l utilizzo di gomme con calettamento da 16 pollici (che supportano un peso maggiore, fanno diminuire del 10% il consumo e con il maggiore diametro hanno una più grande impronta di attrito superando meglio le asperità stradali; a parità di distanza percorsa effettuano un minor numero di giri incrementando la durata degli organi. Come contraltare diminuisce l'angolo di sterzo, che comunque è carente rispetto alle trazioni posteriori. Accoppiato al motore maggiore (da 160 cavalli) con un aumento di potenza di 30 CV e di coppia di 10 Kgm (40 Kgm al posto di 30), in condizioni di uso, e in caso di emergenza si starebbe più tranquilli. Ma le case continuano a offrire, sempre a richiesta, le motorizzazioni maggiori, ma con telaio leggero e ruote piccole, non rendendosi conto che i fattori pubblicitari hanno presa sul potenziale cliente ignaro, che però all atto pratico si renderà conto delle carenze del mezzo; inutile montare balestrini suppletivi o bolle pneumatiche per migliorare la stabilità dinamica, per soddisfare il mito della velocità imperante. Una vera psicopatologia viene raggiunta poi con il montaggio del regolatore di velocità che anziché essere usato con parsimonia, è inserito per mantenere queste alte: se si è in colonna, e si è regolato ai 120, per riprendere un possibile minimo ritardo l'ultimo dovrà correre ai 180 per diversi minuti, non avendo mai la possibilità di raggiungere il primo, come per il paradosso di Achille e della tartaruga! Un fattore di disagio e di vero pericolo è inoltre l avere uno sbalzo posteriore superiore a 150/180 cm (che porta la lunghezza totale a circa 650 cm con un passo standard di 380 cm). Lo sbalzo ha un influenza diretta sulla sicurezza di viaggio (a maggior ragione se si aggiunge anche il portabici con le biciclette allocate); all ingresso o all uscita delle gallerie il vento ha su di esso un effetto di leva che tende a disarticolare la presa delle gomme

37 sull asfalto in misura proporzionale alla sua grandezza facendo sbandare il veicolo; ma esso ha pure, per lo stesso principio di leva, un effetto negativo sulla guidabilità in quanto ogni carico al di fuori delle ruote posteriori alleggerisce le ruote anteriori che tendono a slittare e a non fare più presa, accentuandone il consumo. Un camper dalle dimensioni quasi grottesche: la tendenza all aumento delle dimensioni è stata a lungo generalizzata fra i vari produttori! Lo stesso fattore leva è applicabile anche a qualsivoglia peso applicato sul tetto; pensate ai 50 kg di due pannelli fotovoltaici, ai 30 kg di un'antenna parabolica, ai 50 kg della tenda tra l'altro applicata a sbalzo da un lato, i 30 kg del diffusore dell'aria condizionata e ai 6/12 metri lineari degli armadietti interni, per non parlare della famosa mansarda presente nella quasi totalità dei mezzi italiani, ingombrante e limitativa, a parte la larghezza del letto. Tutti questi pesi, il più delle volte aggiunti dopo l'omologazione iniziale, peggiorano la già scarsa tenuta di strada soprattutto in mezzi che senza nessun motivo apparente sono all'origine più alti dei fatidici tre metri pur non avendo il doppio pavimento (un profilato non supera i 275 cm, con un'altezza di ingresso al pavimento di circa 70 cm), non tenendo conto della superficie frontale e di una riduzione del CX. Ogni minima frenata trasferisce, sempre con effetto leva con fulcro sul centro ideale di gravità, il peso su direzioni impensabili se gli stessi pesi non sono più che ancorati e posizionati molto in basso; ciò ha un effetto diretto sulla tenuta di strada che può essere sbilanciata pregiudicando la sicurezza complessiva del mezzo. Esistono telai più robusti, tipo quello a longheroni IVECO, ma francamente sono sprecati per l uso normale al quale sono diretti (un po come i SUV adoperati solo in città). Ma non si scappa: se il peso totale non può superare i 3500 kg, un mezzo di oltre sette metri non potrà che essere meno robusto di uno di 6 metri o di 5. Ci si fida della mancanza di controlli, che all'estero sono di prammatica. Anche il telaio pesa e non si può eccedere; è addirittura scomparsa la ruota di scorta! Inoltre, un mezzo correttamente concepito non dovrebbe mai avere rumori strutturali. Intanto una parete, a parità di peso, sarà più fine, con minore resistenza strutturale e coefficiente di isolamento, quanto più grande essa si presenterà; ma la maggiore grandezza non si traduce in maggior spazio vivibile. Malgrado i maggiori costi, quindi, non si è fatto nessuno sforzo tecnologico per migliorare davvero il camper e avvicinare questo benedetto strumento all'uso per il quale è stato concepito; oggi la maggiore innovazione è quella di far somigliare il mezzo sempre di più ad una casa, con letto enorme accessibile da tre lati e fornelli inox con forno, unificati e separati dal mobilio adiacente, mentre la larghezza dei corridoi difficilmente supera i 60 cm, appena sufficiente al passaggio di una persona. Tutti i camper hanno serbatoi da 100 litri, appena sufficiente ad una doppia razione giornaliera, anche se sono omologati per 4 o 5 persone, ciò che obbliga a montare vari serbatoi esterni (anche non riscaldati), che accentuano ulteriormente il peso totale del veicolo. E poi, comunque, dove si scaricano i 300 litri d acqua consumati se il serbatoio di scarico è rimasto quello di 100 litri? Come si centrano le valvole di scarico posizionate al centro dello sbalzo posteriore con un vero invito allo scarico selvaggio? E lo scarico in cassetta, non va svuotato e pulito giornalmente? Gli italiani montano, furbi loro, un serbatoio supplementare di acque nere che aumenta l autonomia, con seconda valvola da centrare. Come può adoperarsi in pleinair un mezzo siffatto al di fuori di strutture care, chiuse e regolamentate? Lo scarico selvaggio rimane un atteggiamento ancora normale fra alcuni camperisti; talvolta è favorito anche dall aumento della disponibilità di acqua a bordo, cui però non corrisponde un adeguato aumento della capacità di carico dei serbatoi di raccolta Queste poche considerazioni nascono da un uso personale e intensivo del mezzo, ma anche dallo studio di decine di camperisti; è vero, non ho compiute statistiche, ma oserei dire che i veri camperisti si contano sulle dita di una mano; che le case che costruiscono strumenti accettabili in tal senso si contano pur esse sulle dita di una mano; che fa innovazione solo qualche casa (in prevalenza straniera), che si trasferisce dopo anni sulla produzione (vedi il famoso letto posteriore detto appunto alla francese, o la dinette anteriore comprendente i sedili di guida); che il 99% degli utilizzatori è formato da due persone che non viaggiano in gruppo, se non occasionalmente. Penso anche che sarebbe opportuno che almeno la stampa specializzata diventasse veramente indipendente dalla pubblicità, non compromessa da giudizi interessati per cui ogni camper è perfetto; che la stessa assumesse una funzione propulsiva sul controllo qualità-prezzo verso le industrie del settore, sollecitandole in funzione della sicurezza e del risparmio energetico, ricordando che, finita l'attuale crisi, ci sarà l'aumento del costo delle fonti energetiche e poi... Continua Edgar (senza offesa): Siete sommersi nella vostra tinozza. Tabù e regole e apparenze, sono le doghe della vostra tinozza. Spezzatele e rompete l'incantesimo... Giuseppe Eduardo Spadoni IL CLUB n. 100 pag. 37

38 P Prima di partire Tutto ciò che bisogna fare e occorre ricordare per viaggiare sereni rima di partire per il nostro viaggio estivo, ci sono tante cose che è necessario fare, lo sappiamo, e un vademecum può sempre tornare utile anche a chi ha molta esperienza. Molte cose infatti possono essere dimenticate a casa (e ce ne accorgiamo quando è tardi) o vanno fatte prima di partire, portando il nostro veicolo dal meccanico per l ultimo controllo e predisponendo la cellula abitativa e la cambusa in vista di tutte le necessità che incontreremo. Ecco a voi, dunque, sulla base delle esperienze di tanti anni ciò che occorre non dimenticare di fare prima del fatidico giorno. Dal meccanico e non solo... Esaminiamo attentamente tutto il veicolo almeno una volta l anno, proprio prima di partire per un lungo viaggio come quello estivo, anche se appare tutto a posto; e facciamolo con l aiuto di un meccanico e di un tecnico specializzato nella manutenzione delle cellule abitative (le due parti necessitano di personale con diversa esperienza). In particolare: ammortizzatori: verificare che non siano esauriti e che il molleggio sia adeguato. Ammortizzatori scarichi o rotti possono compromettere la sicurezza e la stabilità del veicolo e non solo il suo molleggio, soprattutto quando si viaggia a pieno carico e il peso complessivo è davvero tanto! aria condizionata: controllare che funzioni e che sia carico di gas il condizionatore, altrimenti provvedere alla ricarica; assicurazione: assicurazione e bollo devono essere a posto per tutto il periodo del viaggio; mai partire con uno dei due scaduti o in scadenza. Perché non esistono più da anni i famosi 15 giorni di comporto e gli agenti di polizia elevano verbale se vedono un tagliando assicurativo scaduto. Cosa diversa è il IL CLUB n. 100 pag. 38 rapporto con la compagnia assicuratrice: qualora le polizze prevedano il tacito rinnovo, è previsto un periodo di 15 giorni di comporto per il pagamento del premio e il ritiro della quietanza e del contrassegno; in questo specifico caso, se avviene un incidente la compagnia paga. In tal caso, occorre verificare che non siano partite disdette da una delle parti nonché verificare se la compagnia ha inviato la disdetta e le poste non l hanno consegnata. In parole povere, il nostro consiglio è di rinnovare l assicurazione entro il termine di scadenza per evitare problemi. Il consiglio è anche quello di integrare la polizza RC con il premio per l incendio e il furto, ricordando che se uno paga un premio per un valore superiore al reale, in caso di sinistro difficilmente verrà poi corrisposto quello che si aspetta (i periti sono preparatissimi e conoscono benissimo specialmente il nostro settore); batterie: verificare lo stato e gli eventuali livelli; se sono andate giù più volte, meglio sostituire in Italia dal proprio elettrauto di fiducia una batteria che altrove può anche risultare difficile trovare di un certo amperaggio o dimensione (a me è capitato in Irlanda!) e comunque trovare a un prezzo pari a quello italiano o dell elettrauto amico (al di là del fatto che vi potreste trovare in cattive situazioni all improvviso); freni: controllare attentamente lo stato d uso di pastiglie, dischi e ganasce; in caso di dubbi sostituire senza pietà; la sicurezza vostra e della vostra famiglia non ha prezzo! motore: verificare dal meccanico filtri, livello olio, eventuali presenze di perdite di o- lio, ingrassaggio; non è mai troppo! pneumatici: si dice veicolo vecchio ma pneumatici nuovi, e ciò per investire in sicurezza. Non montare contemporaneamente pneumatici di tipo diverso. Verificare che i dati riportati su ogni pneuma- All interno della ruota si cela un mondo di meccanismi di fondamentale importanza per la trazione dei veicoli: semiassi, giunti omocinetici, dischi dei freni, ammortizzatori; tutti elementi che vanno controllati da personale espero prima di mettersi in viaggio per l estate

39 tico corrispondano a quelli trascritti sulla Carta di Circolazione, rispettando gli articoli 78 e 79 del Codice della Strada. Controllare la pressione dei pneumatici, rispettando i valori previsti nella tabella pubblicata dal produttore in quanto i nostri camper sono veicoli impegnati in viaggi lunghi e/o in sovrappeso. Verificare che non vi siano consumi irregolari, tagli, screpolature, rigonfiamenti esterni o interni; martinetto: verificare che il martinetto alza-veicolo funzioni e che voi lo sappiate u- sare; altrimenti non sarete in grado di cambiare all occorrenza un pneumatico; gas: verificare che non vi siano perdite nell impianto e che le bombole di bordo o il bombolone fisso siano carichi; nel caso di bombolone fisso anche che non sia scaduto; inventario: fare un semplice inventario di quanto contenuto nel veicolo per lasciarlo a casa e portarsene dietro una copia (in caso di furti); serbatoi: pulire accuratamente i serbatoi dell acqua potabile prima di riempirli alla partenza (almeno una volta o due l anno va fatto!); utenze di bordo: controllare all interno del camper lo stato d uso di tutte le tubazioni e di tutte le apparecchiature per le utenze (pompa dell acqua, stufa e boiler, impianto elettrico) e che non ci siano infiltrazioni nella cellula né odori di muffa; in caso contrario fare intervenire personale qualificato per l intervento evitando il fai da te; finestre, giunture: fare attenzione anche qui a eventuali infiltrazioni nella cellula abitativa (dal tetto o in prossimità di finestre o oblò). Fate attenzione anche a odori di muffa o di chiuso eccessivo che potrebbero nascondere umidità non ancora affiorante. Per la sicurezza della casa Prima di partire e lasciarsi la porta di casa chiusa alle spalle, ricordarsi di: chiudere tutte le utenze domestiche (almeno gas e acqua); attivare l allarme domestico e la segreteria telefonica (se presenti), chiudendo bene serrande e infissi; consegnare un duplicato delle chiavi di casa a persona di fiducia; lasciare in casa fotocopie del documento d identità, patente di guida, passaporto, documenti veicolo, certificati di garanzia, libretto sanitario e vaccinazioni. Da portare con sé Mai dimenticare di avere nel proprio camper, magari ben nascosti: passaporto, carta d identità e patente di ogni componente il nucleo familiare; e meglio ancora un duplicato dei documenti da riporre in un luogo diverso da quello dei documenti originari in caso si subisca un furto o uno scippo; carta di circolazione completa di certificato di proprietà; elenco dei numeri telefonici e degli indirizzi di amici e parenti, per poterli contattare in qualsiasi momento per necessità piuttosto che per inviare loro una cartolina o un sms; carta verde e polizza assicurativa, assicurandosi che sia compresa nella carta verde la nazione che state andando a visitare, altrimenti parlarne con il proprio agente assicurativo; certificati di garanzia del veicolo ed elenco officine attrezzate; duplicato delle chiavi di casa; assegni di c/c, carte di credito, bancomat e denaro nelle varie valute se andate all estero in Paesi dove l euro non è valuta di corso legale, e in misura sufficiente; in caso contrario cambiare alla frontiera solo il minimo indispensabile lasciando poi a un ufficio cambio bancario il compito di cambiare il grosso della valuta necessaria; il libretto sanitario o la tessera sanitaria nazionale che ha sostituito il mod. 111, nonché eventuali certificati di vaccinazione e/o di particolari patologie e/o allergie; integrazioni assicurative per garantire la copertura totale, per qualsiasi necessità di "Emergenza" o "Urgenza" che necessiti trattamenti particolari IL CLUB n. 100 pag. 39 e ricoveri in ambiente ospedaliero e/o ambulatoriale; guida e cartina stradale aggiornate dei luoghi che intendete visitare: si tratta di un proficuo investimento per vivere la giornata e godervi la vacanza, evitando sorprese, anche se disponete di un navigatore satellitare (mai fidarsi troppo!). La bellezza di un viaggio può essere inficiata da informazioni datate, quindi, acquistare la più recente cartografia stradale e la più recente guida ai luoghi da visitare sono scelte non opinabili; macchina fotografica e videocamera con nastri e slot di meoria (o pellicole se ancora qualcuno usa le fotocamere analogiche), nonché batterie di ricambio e carica-batterie (meglio se a 220 e a 12 volt); lenti a contatto e liquido (se le usate), occhiali da sole e da vista (idem); abbigliamento vario per tutti, compresi fazzoletti, calze, mutande, reggiseni, camicie, pigiami, costumi da bagno, sandali, scarpe, spazzole, magliette, pantaloni, maglioni, giubbotti anche pesanti) e ombrelli; accessori e fusibili vari, lampadine di ricambio, utensili d uso comune come martello, pala multiuso, prolunga per l acqua, raccordi ed adattatori del tubo dell acqua con varie sezioni, l estintore, una prolunga elettrica con spine e prese e riduttori per l allacciamento all energia e- lettrica in ogni tipo di situazione (in Europa ci sono molteplici prese e quindi necessitano diversi adattatori); quindi sacchetti per rifiuti solidi, spago, elastici, buste e penne, evidenziatori, un piccolo set per cucire, nastro adesivo, guanti monouso...; come cambusa alimentare: zucchero, sale, pepe, spezie, caffé, camomilla, the, biscotti, cipolle, aglio, pelati, aceto, olio, acqua minerale, vino, bicarbonato, farina, pane, uova, almeno un po di frutta, piatti e bicchieri di carta (non sempre se ne trovano all estero, e anche gli alimentari possono costare molto più che da noi o essere non facilmente reperibili);

40 detersivi e cosmetici da bagno, assorbenti, carta igienica, acetone, bagno schiuma e shampoo, spugna, dentifricio, spazzolini da denti, set per barba e per trucco, pettini, spazzole per capelli, sapone, asciugamani (vale quanto detto prima); per la cucina: rotolo di alluminio e plastica trasparente, tagliere, apriscatole, cavatappi, tappi vari, piatti, tovaglioli, posate, bicchieri, tazze, coltelli, grattugia, caffettiera, pentolino, pentole e pentola a pressione, copri pentole antischizzo, imbuto, insalatiera, scolapasta, coperchi, grembiuli, presine, asciughini; per le emergenze: acqua ossigenata, cotone idrofilo, bastoncini nettaorecchie, cerotti, bende, siringhe monouso, termometro, crema protezione per raggi solari, medicinali di uso comune, medicinali quotidiani, antipiretici, antidiarroici, pomate antinfiammatorie in caso di cadute o strappi muscolari; per chi va a mare: costumi, cappellini, maschera e boccaglio, pinne, stuoie, asciugamani, ombrellone, crema solare e dopo sole; per chi va in montagna: maglioni, mini ombrelli a scatto, impermeabili e k-way, calzini pesanti e scarpe da trekking, borraccia, binocolo, bussola, accendino e fiammiferi antivento; biancheria varia e lenzuola e federe in quantità sufficiente al tempo del viaggio; per le pulizie: bacinelle in plastica, stendipanni, guanti, detersivi, mollette, spugnette varie; per il tempo libero e i momenti di relax: qualche libro, delle riviste italiane (se andate all esterro non ne trovate), carte da gioco, dama o scacchi, dvd con i vostri film preferiti se avete un PC portatile o la tivu. IL CLUB n. 100 pag. 40 Il problema sovrappeso Ovviamente, non appena avrete stivato tutto questo, occorrerà anche valutare molto bene il pericolo di sovrappeso del vostro camper! A maggior ragione se vi portate dietro biciclette, moto, gommoni, ecc. Prima di tutto bisogna verificare sulla carta di circolazione quanto è il peso complessivo ammesso (in genere kg.) e poi passare da una pesa pubblica per verificare se il veicolo pronto a partire rientra in tale indicazione (statisticamente non lo sarà mai!). Ma almeno proviamo a non caricare roba inutile e troppo pesante! Vale la pena ricordare che superare il peso complessivo previsto nella carta di circolazione comporta: l aumento della possibilità di scoppio dei pneumatici, con danni alla propria famiglia e agli altri; la riduzione della funzionalità dei freni, aumentando gli spazi di frenata; la possibilità che sia compromessa la stabilità del veicolo, dato che aumenta le difficoltà di guida (nella maggior parte dei casi, il peso non è distribuito in modo omogeneo all'interno dell'autocaravan); il cattivo uso degli ammortizzatori perchè quelli di serie non sono progettati per il continuo utilizzo su di un veicolo in continuo soprappeso; moltissimi camperisti sostituiscono gli ammortizzatori di serie con ammortizzatori a doppio effetto, con ottimi risultati o aggiungono le sospensioni ad aria soprattutto nel caso di trazione anteriore; che si attiva la rivalsa da parte dell'assicurazione per recuperare quanto liquidato ai danneggiati nel caso di incidente; che si rischia anche penalmente in caso di grave sinistro o che comunque si possa essere fermati dalle forze di polizia con conseguente contravvenzione, sequestro della carta di circolazione ed invio alla revisione o essere fermati alle frontiere (è nota la solerzia degli svizzeri) con conseguente contravvenzione e marcia indietro. Ricordiamo a questo proposito che il punto 1 dell'art. 167 del Codice della Strada è chiarissimo: "I veicoli a motore ed i rimorchi non possono superare la massa complessiva indicata sulla Carta di Circolazione ", quindi, nessuna deroga. Qualcuno attribuisce una funzione di tolleranza al punto 2: "Chiunque circola con un veicolo la cui massa complessiva a pieno carico risulta essere superiore di oltre il cinque per cento a quella indicata nella Carta di Circolazione, quando detta massa è superiore a 10 tonnellate è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma." ma sbaglia perché detta percentuale

41 riguarda esclusivamente il campo di applicazione della sanzione amministrativa. Durante il viaggio Pochi consigli ancora per il viaggio. Intanto, mai mettersi in viaggio se si è stanchi, se abbiamo mangiato molto o peggio se si è bevuto troppo. Riposarsi di tanto in tanto (siamo sempre in vacanza!). In corso di viaggio tenere le cinture di sicurezza sempre allacciate (anche dietro). Gli animali domestici vanno poi custoditi in apposita gabbia o contenitore e non lasciati liberi di circolare nel veicolo. Qualche consiglio anche per la sosta. Premesso che aree di soste e parcheggi custoditi sono da preferire ai luoghi di sosta liberi, sottolineiamo la necessità che in tal caso è necessario lasciare il veicolo in sosta solo in luoghi sicuri evitando di farlo in città ben note per la criminalità e i furti e in posti troppo nascosti. Al mare, lasciarlo con tutte le u- tenze chiuse per evitare, come purtroppo spesso succede sotto il sole cocente, di trovarlo anche in preda alle fiamme. Nei centri abitati, essenziale altresì parcheggiare vicino ad abitazioni, caserme, chiese. Altro punto importante è parcheggiare il camper lasciandolo in posizione di marcia, in tal modo si disincentiva il furto poiché le portiere anteriori sono sempre bene in vista. Tale posizione consente, tra l altro, in caso di pericolo, di allontanarsi velocemente dal parcheggio. Togliere in ogni caso sempre le chiavi dal cruscotto, anche per brevi soste di rifornimento: sembra incredibile ma molti camper sono stati rubati da ladri che aspettavano che il guidatore scendesse a fare due passi lasciando la porta aperta e I costi del gasolio in Europa Può essere utile, prima di partire e se si va all estero, conoscere anche i costi del gasolio registrati mediamente nei vari Paesi europei nelle ultime settimane. Qui di seguito ecco una tabella di comparazione dei costi alla pompa self service (per la Francia quelli delle strade statali che sono meno cari di quelli delle aree autostradali) e, se espressi in valute locali diverse dall euro, anche il costo finale in euro sulla base del rapporto medio di cambio ultimamente registrato dalle varie valute. Nazione Valuta Costo in Costo valuta locale in euro Austria Euro 0,95 Belgio Euro 0,98 Ceca (rep.) Corona ceca 26,50 0,98 Danimarca Corona dan. 8,40 1,28 Estonia Corona est. 13,35 0,86 Finlandia Euro 0,98 Francia (fuori dalle autostrade) Euro 1,07 Germania Euro 1,04 Gran Bretagna Sterlina 1,08 1,22 Grecia Euro 0,94 Italia Euro 1,12 Lettonia Lat 0,63 0,79 Lituania Lita 3,08 0,76 Lussemburgo Euro 0,88 Norvegia Corona norv. 11,30 1,26 Olanda Euro 1,05 Polonia Sloto 3,52 0,70 Portogallo Euro 0,96 Slovacchia Corona sl. 1,13 1,19 Slovenia Euro 0,99 Spagna Euro 0,90 Svezia Corona sv. 11, Svizzera Franco sv, 1,54 1,02 Ungheria Fiorino 257 0,89 le chiavi nel cruscotto! Incentiva il furto comunque vedere all interno del veicolo oggetti di valore; quindi, chiudere sempre le tendine. Il ladro non ama le sorprese e/o agire a vuoto, quindi non lasciare oggetti specialmente sui sedili anteriori. All interno di un camper esistono decine di posti segreti dove occultare documenti e/o beni preziosi. Sconsigliato porli dentro il frigo, boiler, stufa per la possibilità d incendio. Sconsigliata la installazione di una vera cassaforte perché pesa e il camper ha sempre problemi di sovrappeso. E vero che il camper è allestito senza prevedere particolari barriere contro lo scasso, ma è indispensabile montare un allarme. I- noltre, poiché la maggior parte dei ladri entra dalle portiere anteriori, si consiglia, anche quando si è a bordo, di collegare le stesse con una corda d acciaio o una catena in modo che si blocchino a vicenda. Oggi è possibile inoltre installare un congegno GPS che, collegato via satellite, dirà sempre dove si trova il vostro mezzo. Visto il valore di un camper è una possibilità da valutare. Il Codice della Strada vieta poi in Italia (ma è così un po dappertutto), in caso di parcheggio sul suolo pubblico, l apertura delle porte del veicolo, nonché di discendere dallo stesso lasciando aperte le porte senza essersi assicurato che ciò non costituisca pericolo o intralcio per gli utenti della strada. Per quanto detto, ricordarsi che scalini e finestre a compasso, laddove anche possano essere aperti, devono essere chiusi in caso di dubbi. Ricordatevi inoltre che in Italia il Codice della Strada vieta la sosta per un tempo superiore alle 24 ore nelle aree di servizio e di parcheggio, nonché in ogni altra pertinenza, delle autostrade e strade extraurbane principali. Gli articoli 175 e 185 del Codice della Strada vietano il campeggiare su strade e autostrade. Il porre zeppe sotto le ruote e/o aprire i piedini di stazionamento può infine causare contravvenzioni. All estero le norme cambiano e in molti Paesi sono ancora più restrittive e severe. Prima di partire verificate... Detto questo, state sempre comunque attenti e cercate di tornare dal vostro viaggio più sereni di quando siete partiti: quindi, buon viaggio a tutti! IL CLUB n. 100 pag. 41

42 Il ritorno della roulotte Ancora all insegna del risparmio, si riapre una nuova stagione per la roulotte, veicolo abitativo che almeno in Italia sembrava ormai sul viale del tramonto; ecco a voi un bel modello dal costo contenuto, l Adria Altea 462 PK, comoda per 4 persone P er troppo tempo considerata in via d estinzione, complice la crisi economica, la roulotte prova a uscire dalla sala rianimazione in cui era stata relegata dai veicoli abitativi motorizzati; lo fa ancora in punti di piedi, sia per numero di prodotti realizzati sia per numero di vendite, ma la tendenza verso il basso dell ultimo decennio si è arrestata e c è chi anche in Italia ha compreso l opportunità di riaprire le linee produttive delle roulotte da tempo chiuse. L Adria è uno di quei produttori che invece non aveva mai Adria Altea 462 PK L esterno dell Adria Altea 462 e un interno Tipologia: roulotte Telaio: Alko Vario 3 Peso: kg. 950 a vuoto (max 1.300) Lunghezza: m.6,49 (5,18+timone) Larghezza: m. 2,29 Altezza: m. 2,53 Posti letto: n. 6 (2 matrimoniali: 1 anteriore basso e 1 ottenibile da trasformazione della dinette centrale; 2 a castello in coda) Serbatoio acque chiare: l. 50 Serbatoio acque grigie: l. 23 WC: kasset l. 18 Riscaldamento + Boiler: Combi Truma a gas Frigorifero: trivalente l. 77 Cucina: piano cottura 3 fuochi Oblò: 2 cm. 40x40 Prezzo: smesso di costruire roulotte e quindi si è trovato avvantaggiato da questa inversione di tendenza del mercato, pronto a fare affluire anche in Italia i propri prodotti prima destinati quasi esclusivamente al mercato del centro-nord Europa comunque ormai sempre più portato al camper. Ed è così che vi vogliamo proporre in questo numero un suo veicolo, l Altea 462 PK, adatta alla classica famiglia IL CLUB n. 100 pag. 42 composta da genitori e due figli, anche se dispone, all occorrenza, di sei posti letto complessivi. La pianta è fra le più classiche: letto matrimoniale sempre pronto davanti, coppia di letti a castello dietro, dinette centrale con accanto il bagnetto completo di doccia, piano lavoro dalla parte opposta con lavello, cucina, frigo basso e armadio. Tutto in circa 5,20 metri effettivi (col timone

43 fanno poco meno di 6,50) e con un peso a vuoto di 950 kg. (350 kg. quello autorizzato a bordo, per un totale massimo raggiungibile di 1,300 kg.). Al centro della roulotte si contrappongono su un lato la zona cucina con l armadio e dalla parte opposta la classica dinette Ovviamente stiamo parlando di una roulotte che già dispone di serbatoi di acque chiare e grigie (seppur non di capienza simile a quella di un camper), nonché di w.c. a cassetta thetford, così da poter essere utilizzata seppur per brevi soste anche fuori dai campeggi; di un veicolo rimorchiabile facilmente da un autovettura con potenza media (già sono sufficienti 100 cavalli per Un particolare dei due letti a castello posteriori; qui in basso il bagnetto non sentirsi troppo frenati); una seconda casa da soli euro. Un prezzo davvero ottimo (anche se ovviamente non può essere rapportato a quello di un camper motorizzato), anche perché il telaio è AlKo, le pareti anteriore e posteriore in ABS, quelle laterali in alluminio groffato, il tetto il tetto in vetroresina, con ottima coibentazione ed eleganti interni, sia per il mobilio che per la tappezzeria, e, dulcis in fundo, con comodi i letti (215x135 il matrimoniale, 215x60 la coppia dei singoli). Unico neo: mancano stabilizzatori e ammortizzatori: peccatp! Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 43

44 Il primo camper della famiglia Per chi vuole entrare nel mondo del camperismo una proposta targata Elnagh per un mansardato comodo per quattro a un prezzo davvero intrigante... E Elnagh Baron 47D Il Baron 47D della Elnagh, un mansardato dal prezzo contenuto In basso una visione d insieme dell interno, nella parte anteriore Tipologia: mansardato Meccanica: Fiat Ducato cv Lunghezza: m. 7,00 Larghezza: m. 2,35 Altezza: m. 3,10 Posti omologati: n. 6 Posti letto: n. 6 (1 matrimoniale in mansarda, 1 ottenibile da trasformazione della dinette centrale e 2 singoli a castello in coda) Serbatoio acque chiare: l. 100 Serbatoio acque grigie: l. 100 WC: kasset l. 18 Riscaldamento e boiler: sistema integrato a gas Truma C40 Frigorifero: trivalente l. 117 Cucina: piano cottura 3 fuochi Oblò: 2 cm. 40x40 Prezzo: in offerta con tendalino e portabici (no permute) lnagh sta continuando a proporre, in barba alla crisi, veicoli se vogliamo un po più spartani di altri (vedi quelli della serie Duke e soprattutto i Prince di fascia ancora più alta), ma di più facile acquisto e con caratteristiche tali da apparire comunque allettanti in particolare per quelle famiglie, composte da genitori e figli, che vogliono provare l esperienza del camper senza spendere una fortuna preferendo a un usato di qualche anno un mezzo nuovo e di ultima generazione. Il Baron 47D è un mansardato che torna utilissimo in una scelta di tal genere, in equilibrio fra il necessario e il superfluo, con l obiettivo prioritario di contenere il costo (anche la meccanica di base è il Ducato 2,2 da 100 cavalli, anche se si può avere sulla più potente versione 2.3 da 130 cavalli). IL CLUB n. 100 pag. 44 Si tratta di un sei posti comodo, anzi in un certo senso di un sei posti e mezzo visto che nella parte anteriore è sistemata da un lato una classica doppia dinette e sulla parete opposta un altra dinette, singola e un po più piccola,

45 facilmente trasformabile in divanetto. Al centro troviamo accanto alla porta di ingresso la zona cucina con piano cottura a tre fuochi e lavello in acciaio; manca la cappa aspirante e il frigorifero è basso, da 117 litri (sono ovviamente due fra le cose che aiutano a contenere i costi). Dalla parte opposta c è il bagnetto, comodo e razionale, con doccia separata (ma solo da tendina e non da porta scorrevole); accanto al bagnetto l armadio e in coda i due letti a castello, rinunziando a uno dei quali (quello più in basso, naturalmente) si ottiene una maxi-gavone posteriore passante per riporre biciclette e un sacco di altre cose. Un particolare dei due letti a castello posteriori Per contenere i costi mancano alcune cose che ormai sono pressoché standard nei veicoli di classe superiore, come i maxi-oblò o le finestre Seitz profilate; e anche il mobilio, in ogni caso di pregio, non ha stondamenti o altri effetti tali da renderlo più ricercato; infine, al posto del sistema di riscaldamento Webasto a gasolio c è il Combi Truma (stufa e boiler integrati) a gas. Ma tutto questo consente di risparmiare parecchie migliaia di euro, a tal punto che, con la motorizzazione di base si spendono meno di euro, quanto un usato di qualche anno. E ditemi se è poco! Una veduta del blocco cucina e della parte posteriore del Baron 47D In basso il bagnetto, con doccia separata (ma da tendina) Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 45

46 IL CLUB n. 100 pag. 46

47 Classe ed estro All insegna della fantasia e dell estro ecco il Perseo 590 della spagnola Benimar, un elegante semintegrale che non passa inosservato E Benimar Perseo 590 Tipologia: semintegrale Meccanica: Fiat Ducato cv Lunghezza: m. 7,23 Larghezza: m. 2,24 Altezza: m. 2,80 Posti omologati: n. 3 Posti letto: n. 3 (1 matrimoniale basso in coda e 1 singolo ottenibile da trasformazione della coppia di poltrone laterali) Serbatoio acque chiare: l. 130 Serbatoio acque grigie: l. 100 WC: kasset l. 18 Riscaldamento e boiler: sistema integrato Webasto a gasolio Frigorifero: trivalente l. 150 Cucina: piano cottura 3 fuochi + forno e grill Oblò: 2 maxi panoramici + 1 da cm. 40x40 Prezzo: dalla Spagna che giunge la seconda proposta di questo numero: si tratta di un elegante semintegrale prodotto dalla Benimar su meccanica Ducato con motorizzazione da 2.3 litri. Si tratta di un modello di punta, e lo si vede subito al primo sguardo della carrozzeria, tutta in vetroresina, con perfetta carenatura. E lo si capisce dal fatto che è difficile immaginare miglioramenti dato che tutto è di serie, dall aria condizionata in cabina alle chiusure centralizzate cabina-cellula, dai piedini di stazionamento posteriori al vano per la seconda batteria servizi pronto per l eventuale installazione, dalla tappezzeria a scelta fra vari colori e fantasie al doppio maxi-oblò all impiantistica di bordo. Il veicolo è sostanzialmente diviso in tre parti: la prima è la L elegante profilo esterno del Benimar Perseo 590 zona living anteriore, la seconda, centrale, è quella della cucina, la terza, in coda è una vera e propria camera da letto. Ma, oltre a questa razionale divisione degli spazi, ciò che colpisce, una volta dentro, è intanto la luminosità, garantita proprio dal doppio maxi-oblò nella parte anteriore, fra cabina e zona living, e dall ampia finestratura. Nella parte anteriore un divanetto e una poltrona contrapposti, oltre ai sedili della cabina La zona living anteriore girevoli, offrono ampio spazio a tavola per 4/5 persone grazie anche al tavolino centrale ruotante. Al centro, accanto alla porta di ingresso, si trova il grande frigo da 150 litri, mentre sulla parete opposta è la zona cucina con cappa aspirante, piano cottura, forno e grill, oltre che lavello, in acciaio. Da notare la capienza dei mobili, sia pensili che di base, fra cui che funge da cestello estraibile portabottiglie. IL CLUB n. 100 pag. 47

48 letto e a tre pensili centrali in alto. Anche qui, come si evidenzia dalla foto accanto, la luminosità è eccezionale, garantita dalle finestre poste su da tre lati. L angolo cucina. In basso il bagnetto (la cabina doccia è sistemata in un altro vano dal lato opposto) La zona notte con letto matrimoniale centrale a isola In basso una panoramica posteriore Infine la zona notte, sistemata come una vera e propria camera matrimoniale con letto centrale, sotto al quale sono stati ricavati gavoni e cassetti che garantiscono ampie e diverse possibilità di stivaggio, oltre a due armadi singoli ai margini della testiera del IL CLUB n. 100 pag. 48 E chiaro che Benimar ha voluto puntare in questo mezzo - così come sugli altri della serie Perseo (semintegrali) ed Europe (mansardati) - su qualità ed eleganza, con una punta di estro e fantasia tutta spagnola. Ed è altrettanto chiaro che, a confronto con altri marchi, un prezzo di vendita di euro appare estremamente concorrenziale! Maurizio Karra

49 Sulle orme di Don Chisciotte Un itinerario nella Spagna più autentica e solitaria, fra le aspre pianure e i vigneti a perdita d occhio della Mancha, fra bianchi mulini e borghi perennemente addormentati, dove ancora oggi, a distanza di quattro secoli, può capitare di imbattersi nel fantasma dell eroe folle ma senza macchia del celeberrimo romanzo di Cervantes D on Chisciotte non a- veva un quattrino, non avendo mai letto nelle storie dei cavalieri erranti che alcuno ne avesse mai portati; lui che a una sola cosa a- spirava, avendo abbandonato la confortevole vita familiare che pure il destino gli aveva riservato: andare per tutte le quattro parti del mondo in busca (ndr: alla ricerca) delle perigliose avventure in pro dei tapini (ndr: in soccorso dei deboli), com è obbligo della cavalleria e dei cavalieri erranti, con la voglia a simiglianti imprese rivolta. Questo è il ritratto dell hidalgo Don Chisciotte della Mancha che fa Miguel de Cervantes nel suo famoso romanzo, che forse pochi sanno essere il libro più tradotto nel mondo dopo la Bibbia. Una figura che consente a Cervantes, scrittore e soldato, viaggiatore e anche galeotto, vissuto fra il 1547 e il 1616, di farsi gioco delle mode del suo tempo, di quelle usanze e di quei riti di cui la Spagna di Filippo II amava circondarsi, forse per non guardare alla mediocre e triste realtà di una nazione impoverita da guerre e miraggi di grandezza. Da qui l antitesi del sogno e della follia che il cavaliere Don Chisciotte, novello Orlando innamorato, eleva a sistema di vita, combattendo con generosità e coraggio i suoi stravaganti duelli personali contro inesistenti giganti spinto dall amore per Dulcinea, una nobile castellana che poi altri non è se non una contadina: insomma la follia di un sognatore, la fede di un solitario duro e puro costretto a trasfigurare la realtà pur di viverci dentro. A distanza di quattro secoli da quel romanzo (il libro fu pubblicato nel 1605), cosa è cambiato in quel territorio della Mancha che fu il teatro delle generose avventure donchisciottesche? Apparentemente molto, perché i sentieri polverosi percorsi dall allampanato eroe e dal suo fido e grasso scudiero Sancho sono stati sostituiti da nastri di asfalto percorsi da auto e altri mezzi a motore, perché qua e là si scorge come in ogni altra parte del mondo il cartello pubblicitario di qualche multinazionale, perché su qualche dorso collinare si scorgono in lontananza perfino le pale di impianti di energia eolica. Ma, nella realtà, scavando a fondo, è facile rendersi conto che i ritmi di vita sono gli stessi di quelli di un tempo, che i bianchi villaggi del Cinque e del Seicento sono rimasti pressoché immutati, che il colore dei campi è sempre uguale, diviso e- IL CLUB n. 100 pag. 49 Un libro scritto in prigione Miguel de Cervantes Saavedra nacque ad Alcalà de Henares, nel cuore della Spagna, nel A poco più di vent anni andò a servizio del Cardinale Acquaviva e si trasferì in Italia dove entrò in contatto con la cultura e la realtà letteraria dell epoca (siamo in piena controriforma), quella dell Ariosto e del Tasso con i loro eroi cavalieri. Nel 1571 partecipò da soldato alla battaglia di Lepanto con cui l Occidente cristiano sconfisse la flotta musulmana, ma sulla strada del ritorno in Spagna venne catturato da pirati e condotto prigioniero ad Algeri. Quando dopo qualche anno riuscì a far rientro in Spagna, fu costretto per vivere a fare l esattore delle tasse, ma per disavventure finanziarie venne arrestato. Analoga sorte gli capitò qualche tempo, anche a causa della sua vita grama e di un destino certamente non favorevole. E proprio nelle celle in cui veniva spesso rinchiuso egli scrisse gran parte del suo celebre romanzo, il cui primo volume fu pubblicato la prima volta a Madrid nel 1605, cui seguirono negli anni successivi altre opere letterarie, teatrali e di poesia, e infine nel 1615 la seconda parte, meno avventurosa e più melanconica, del Don Chisciotte. L anno dopo, il 1616, Cervantes si spegneva dopo una malattia che ne aveva torturato gli ultimi anni di vita. quamente fra il giallo oro del grano e del fieno e il verde dei vigneti che a perdita d occhio delineano il paesaggio. In questo territorio, chiuso a nord dalle montagne del sistema centrale spagnolo e a sud dalla Sierra Morena, autentico cuscinetto fra la cattolicissima Castilla di Madrid e Toledo e la moresca Andalusia di Cordoba e Granada, è

50 La piazza principale del paese di El Toboso dove Cervantes ambienta la casa di Dulcinea - con la statua di Con Chisciotte davanti la Parrocchiale. In basso i mulini di Mota del Cuervo contro cui il cavaliere errante ingaggia una furente battaglia oggi possibile e molto gradevole ripercorrere le gesta del cavaliere errante di Cervantes attraverso un itinerario, chiamato Rua turistica de Don Quijote, che consente di visitare i luoghi più famosi in cui sono ambientate le avventure dell hidalgo. In realtà, non si tratta di un vero e proprio itinerario che abbia un inizio e una fine certi con, in mezzo, uno sviluppo a tappe altrettanto certe e predefinite, ma di un gomitolo un po aggrovigliato da dipanare anche in relazione al tempo a disposizione in mezzo a una regione, quella della Mancha, che si può attraversare in lungo e in largo quasi inseguendo le varie tappe di una caccia al tesoro. Noi proveremo a tratteggiare per voi un itinerario che racchiude in sé le cose davvero imperdibili di questa caccia. Seguiteci. Lasciata Madrid verso sud con la N.IV, a Noblejas si imbocca la N.301 che ci porta, con una breve deviazione poco prima di Mota del Cuervo, alla prima tappa del nostro viaggio, El Toboso, un villaggio dalle case imbiancate a calce e dagli stretti vicoletti dove il tempo sembra essersi fermato al 500 e dove è possibile trovare continui riferimenti all epopea di Cervantes; pensate che perfino i tessuti delle tende alle porte delle case (lasciate rigorosamente aperte per far passare un po di ventilazione) sono punteggiate dai mulini a vento che sono rimasti nell immaginario collettivo i simboli della follia donchisciottesca; e capita perfino che davanti alle case o nelle piccole piazze che si aprono qua e là ci si possa riposare su pregevoli panchine ricoperte di piastrelle di ceramica che ripercorrono le avventure dello smilzo cavaliere dalla triste figura. A El Toboso, oltre ad un centro cervantesco che conserva varie edizioni del romanzo, si trova in un antico palazzetto nobiliare quella che è stata identificata come la Casa di Dulcinea, la donna ben cicciuta, di guance pienotte, di sen ricolmo e d aspetto gioioso di cui il cavaliere si innamora perdutamente pur essendo una contadina perfino un po bisbetica e che trasfigura in una dama eterea alla quale dedicare le sue avventure ribattezzandola con tale nome: la chiamò Dulcinea del Toboso, perché del Toboso appunto era nativa. Questo nome gli sembrò armonioso, peregrino e armonioso. Qui secondo la tradizione viveva all epoca di Cervantes Doña Ana, figlia di un nobile locale, che evidentemente ispirò allo scrittore il personaggio della donna. Di fronte all edificio vi è anche un pregevole negozio dedicato a Don Chisciotte, nel cui retro sono in mostra alcune pagine decorate del famoso romanzo e diverse serigrafie che mostrano l improbabile coppia composta dall austero e sognatore hidalgo e dal ben più razionale scudiero Sancho Panza. Davanti la chiesa parrocchiale, il cui campanile Don Chisciotte scambia per una delle torri del palazzo di Dulcinea, vi è poi un moderno monumento al nostro cavaliere che si inginocchia in segno di omaggio al cospetto della donna amata, che merita senz altro una bella foto. L atmosfera sonnolenta del piccolo borgo fa vivere in pieno l illusione di trovarsi catapultati indietro nel tempo fino all epoca in cui vive le sue avventure Don Chisciotte. Illusione che sopravvive continuando qualche chilometro oltre fino a raggiungere Mota del Cuervo, dove all orizzonte compaiono all improvviso una selva di mulini a vento bianchi che si contrappongono al cielo azzurro dall alto di una collina, con un notevole effetto scenografico. Quelli di Mota del Cuervo non sono veramente i primi mulini a vento che incontriamo sul nostro cammino, dato che ve ne sono altri due, più moderni, lungo la strada che da El Toboso si riallaccia alla N.301, ma quelli di Mota sembrano proprio i giganti di Cervantes: se da lontano IL CLUB n. 100 pag. 50

51 Il castello di Belmonte. Sotto Campo de Criptana sembrano generare con la loro terrificante incombente presenza la soggezione verso mostri sconosciuti, avvicinandosi ad essi producono quasi una notevole grazia ed evidenziano quasi una sorta di eleganza, con le pale che si muovono lentamente schiaffeggiando il vento, e con il nome che ciascuno di loro reca inciso sul portoncino di ingresso, che li identifica come individui veri e propri. Periodicamente questi mulini, autentico retaggio del passato, dato che in buona parte risalgono proprio all epoca di Cervantes, vengono ancora messi in funzione, per la gioia dei turisti e per la salvaguardia dei macchinari. Pochissimi chilometri dista da qui il borgo murato di Belmonte, dove nel romanzo avviene il duello fra il nostro eroe e il Cavaliere degli Specchi: un amico si traveste da paladino convinto di battere facilmente in duello Don Chisciotte e poterlo così obbligare ad abbandonare la lettura dei poemi cavallereschi all origine della sua follia. Ma così non è, e Don Chisciotte, uscito vincitore, avendo inanellato un'altra vittoria al suo palmares, potrà continuare la sua vita di cavaliere errante, cercando avventure di giorno e di notte, d estate e d inverno, a piedi e a cavallo, con la fame e con la sete, col freddo e col caldo. Il sole al tramonto fa luccicare le pietre chiare del magnifico castello che domina la città dall alto di una collina, in tutto simile ad una visione fiabesca; la sua costruzione risale al XV secolo, in stile gotico-mudèjar, racchiusa da due ordini di mura punteggiate da sei torri. In questo complesso fortificato possente fu girato il film El Cid, un altro eroe cavaliere della letteratura epica IL CLUB n. 100 pag. 51 spagnola, con Charleston Heston. Si tratta davvero di un apparizione da fiaba, quasi troppo bella per essere vera, che incanta e calamita lo sguardo al punto che non si riesce facilmente a staccarsene. Anche l abitato ai suoi piedi è delizioso, con la cortina muraria che ne delimita il perimetro, interrotta da alcune porte, con gli stretti violetti acciottolati che ne segnano il nucleo, le casette imbiancate su cui spiccano le finestre protette da grate, il bel palazzo Buenavista, il Convento dei Trinitari e la bella Collegiata di San Bartolomeo del XV secolo, caratterizzata da due poderosi torrioni e da un interno a tre navate con tredici cappelle sontuosamente decorate. Mentre stormi di rondini volteggiano pigramente sopra di noi, i vecchi del paese sono intenti in amabili conversari per le strade o seduti sulle sedie delle taverne e dei bar del paese, a guardare il lento passare del tempo e a cogliere il debole alito di una ventilazione appena accennata che possa in qualche modo lenire il caldo soffocante. Anche lungo le strade, in genere diritte come lame di coltello, che collegano i vari centri abitati fra loro, tra campi color ocra e infiniti vigneti, qua e là si incontrano sagome di Don Chisciotte e del suo fido scudiero Sancho Panza che segnano questo suggestivo itinerario letterario, magari cristallizzate su muretti candidi che si contrappongono al cielo azzurro, insieme al motto della zona: Un lugar para l avventura, un luogo per l avventura e, aggiungiamo noi, per far galoppare la fantasia, l immaginazione, la voglia di credere alle favole a tutte le età. La N.420 ci porta adesso a Campo de Criptana, dominato da un altra collina su cui si stagliano una decina di mulini a vento bianchi, le cui pale di legno si muovono lentamente al passaggio del vento; uno dei più antichi di essi, Infante (il bambino), è coevo di Cervantes, ed ha ancora gli ingranaggi funzionanti che vengono messi in moto un giorno al mese. Aggirandosi tra le sagome candide dei mulini non è difficile ripensare alla veemente battaglia che Cervantes ambientò proprio da queste parti tra Don Chisciotte e i mulini a vento, che il triste hidalgo aveva scambiato per giganti,

52 un simbolo di tutte le battaglie ritenute impossibili e prive di senso che a volte ci ritroviamo a combattere in prima persona e che non sempre sono così prive di senso simbolo senza dubbio della Spagna più autentica oggi come già ai tempi di Don Chisciotte, che innaffiava nel vino in ogni taverna dove si recava la sua voglia d avventura e la stanchezza di tanto ardore. Ancora mulini sono quelli che ci attendono vicino Consuegra, il capoluogo della zona, che raggiungiamo lasciando la N.420 e toccando lungo la strada due borghi sonnolenti come Camunas e Madridejos; sulla splendida collina che domina Consuegra svettano ben tredici candidi mulini a vento perfettamente allineati, come sentinelle in difesa della cittadina sottostante, che fronteggiano le scenografiche rovine di un castello arabo risistemato nel XII secolo. E questo forse il luogo simbolo della Mancha, dove si respira l essenza più profonda della Spagna ancestrale, dove i miti sembrano trovare posto anche nella realtà odierna, incorniciati dal cielo blu cobalto e accarezzati dalle pale dei mulini che si muovono lentamente al soffio del vento. Il nostro itinerario si conclude, percorrendo la A.4, a Puerto Lapice, che un tempo era tappa obbligata del percorso che da Madrid portava in Andalusia attraverso la Via Regia ; è una graziosa cittadina dalle bianche case e dalla chiesetta in pietra viva, dove si trova la Venta di Don Chisciotte, ovvero la locanda dove il nostro eroe, alla fine di un pasto abbondante con vino a fiumi, scambiando le servette per donzelle raffinate e l oste per un nobile, chiese e ottenne di essere ordinato cavaliere. Cosa che l oste Puerto Lapice ricorda con un pannello di ceramica le gesta di Don Chisciotte Vedi là, amico Sancho, - dice Don Chisciotte rivolgendosi al suo fido scudiero - dove si scorgono trenta o poco di più smisurati giganti con i quali penso di battagliare, sì da ammazzarli tutti. Con le loro spoglie cominceremo a farci ricchi, poiché questa è buona guerra, ed è anche gran servigio reso a Dio sbarazzare da tanto cattiva semenza la faccia della terra. Qui è ambientata la scena della battaglia con i giganti che è certamente una delle più famose di tutto il romanzo, col povero scudiero che cerca di convincere il suo signore che non di giganti si tratta, bensì di mulini a vento, e quel che in essi sembrano braccia sono le pale che, girate dal vento, fanno andare la macina del mulino. Tutto inutile, dato che Don Chisciotte carica il suo cavallo Ronzinante e a testa bassa si lancia contro i giganti della sua folle fantasia, raccomandandosi di tutto cuore alla sua dama Dulcinea, chiedendole che lo soccorresse a quel passo (ndr: in quella circostanza), finendo però malamente disarcionato dalle pale in movimento del primo mulino affrontato. All uscita del paese si incontrano varie cantine dove si producono ottimi vini, in particolare i corposi vini tinti (rossi), La taverna di Don Chisciotte a Puerto Lapice e, in basso, un piatto tipico ispirato alla tradizione gastronomica dell epoca di Don Chisciotte IL CLUB n. 100 pag. 52

53 Notizie utili L itinerario descritto nell articolo si sviluppa per poco più di 150 km. fra le cittadine di El Toboso e Puerto Lapice, nell altopiano della Mancha, a sud di Madrid e Toledo, su strade poco trafficate spesso dritte come lame di coltello e fiancheggiate da campi di grano e vigneti a perdita d occhio. Le soste: In tutta la zona, incredibilmente, non vi sono campeggi; ma la Mancha è una zona assolutamente tranquilla, dove l ospitalità della gente è tangibile. D altronde non vi è alcun problema di parcheggio in nessuna delle località descritte nell itinerario, e molti di essi sono utilizzabili anche per la sosta notturna: - a El Toboso il parcheggio all ingresso dell abitato; - a Mota del Cuervo il parcheggio della Collina dei Mulini; - a Belmonte il parcheggio a fianco della Collegiata di san Bartolomeo o il parcheggio antistante il castello, sulla collina che domina l abitato; - a Campo de Criptana il parcheggio della collina dei Mulini, vicino l ufficio del turismo; - a Consuegra il parcheggio della collina dei mulini, oltre il castello; - a Puerto Lapice il parcheggio del ristorante Venta di Don Chisciotte, chiedendo il permesso al gestore. Murales di ceramica a Puerto Lapice fece fra lo stupore e l ilarità generale, borbottando fra i denti come se pregasse, dovendo recitare le necessarie frasi del rituale cavalleresco, e salutandolo infine pur di farlo andar via per la sua strada con un solenne augurio: Dio vi faccia avventuratissimo cavaliere e vi dia fortuna nelle battaglie. L edificio è stato del tutto restaurato in tempi recenti ma ospita ancora il vecchio pozzo mancheco e una grande cantina con gli antichi enormi vasi di terracotta che contenevano il vino. E gradevole, ubriacatura e visioni a parte, ripercorrere quindi il suo esempio, concedendosi un fenomenale pranzo tipico che ripercorre la cucina del tempo, a base di migas de pastor, una sorta di insieme di molliche di pane abbrustolito e di pancetta a pezzi, di lomo arrosto, ottimo maiale alla brace con il sapore di carne di una volta, e di poetiche flores manchegas, un dessert composto da una sorta di pasta foglia immersa nella panna. Shopping: Oltre alle immancabili edizioni in varie lingue del romanzo di Cervantes, un po dappertutto si trovano i ritratti di Don Chisciotte e Sancho Panza su carta, stoffa, ferro, rame, terracotta, ceramica e altro svariato materiale; belle sono le ceramiche artistiche di Puerto Lapice e di El Toboso. Inoltre la Mancha è terra di vini corposi e di grande spessore, in vendita, oltre che nelle cantine sociali (numerose lungo le strade soprattutto vicino a Campo de Criptana), anche presso alcuni dei mulini a vento aperti al pubblico. Informazioni: Ufficio del Turismo Spagnolo in Italia Piazza di Spagna n Roma tel E.Mail roma@tourspain.es Sul posto sono numerosi i punti di informazione turistica (a El Toboso, Campo de Criptana, Consuegra, ecc.). Sito web dedicato alla Ruta de Don Chisciotte: Nota a margine: I passi del testo del romanzo di Cervantes riportati nel presente articolo sono tratti dalla traduzione in lingua italiana curata da Alfredo Giannini (edizioni Sansoni). E forse, dopo aver ingurgitato una quantità così fenomenale di calorie, sarà un po più facile capire perché Don Chisciotte, dopo essere stato ordinato cavaliere da un oste, sia andato a combattere contro una selva di mulini a vento, contro i quali non poteva certo vincere una battaglia, ma nemmeno essere sconfitto Mimma Ferrante e Maurizio Karra (da AutoCaravan - marzo 2006) IL CLUB n. 100 pag. 53

54 Ancora più a nord... la Scozia Un viaggio alla scoperta di pittoresche rovine di castelli e di abbazie, panorami mozzafiato, una natura incontaminata, distillerie e tanto altro... Q uando pensiamo alla Scozia, solitamente pensiamo al whisky oppure al kilt, il caratteristico gonnellino indossato dagli uomini di ogni età oppure ancora pensiamo ai clan, il cui nome preceduto dal suffisso Mac ci rimanda ad un mondo lontano, fatto di avventure e di lotte. Nessun paese è forse così variegato e completo come la Scozia, terra affascinante e ricca di contrasti. Indipendente fino al 1707, quando firmò un Atto di Unione con la Gran Bretagna, la nazione scozzese non ha mai dimenticato la propria individualità. Ancora oggi, vagando per la sua terra, si nota tangibilmente l'orgoglio legato a radici antiche, ricche di storia e di leggende. Per questo viaggio entriamo in Scozia dal Galles, provenendo da Chester, capoluogo della contea di Cheshire, che dopo una estenuante quanto inutile ricerca per trovare un parcheggio, non abbiamo potuto visitare. Sotto una pioggia scrosciante, che ci ha accompagnato sempre nelle precedenti giornate, troviamo rifugio nella piazzola di una stazione di servizio lungo l'autostrada M6 con un ticket di 10 sterline per passare la notte. L'indomani con un salto di circa 230 chilometri arriviamo a quello che in epoca antica costituiva un altro confine con la Scozia, e cioè il Vallo di Adriano, che separava l'estremità settentrionale della romana Britannia con la Caledonia, inospitale terra dei Pitti. Il Vallo è una formidabile cinta fortificata che per 120 km andava da Wallsend ad est, sul fiume Tyne, fino alla costa ad ovest sull'estuario del fiume Solway, tagliando l'isola in due. La costruzione, durata circa dieci anni, ebbe inizio intorno al 122 per ordine dell'imperatore Adriano come opera di difesa e come valico di dogana per il passaggio delle merci. Il muro aveva uno spessore tra 2,5 e 3 metri ed una altezza da 4 a 5 metri. Ad un intervallo di un miglio romano, pari a circa 1480 metri, sorgevano castelli di sorveglianza, mentre a intervalli di circa 11 km. C'erano dei forti capaci di contenere una guarnigione di uomini. L'opera fortificata era rafforzata da un profondo fossato armato con file di pali appuntiti, che correva in parallelo nelle zone più esposte e meno difendibili. Nonostante per tre volte i Pitti oltrepassarono il muro, esso garantì a lungo la difesa del territorio romano, fino al 400, quando le legioni abbandonarono definitivamente il territorio. Da quel momento il vallo cadde in declino e le sue pietre servirono per secoli per la costruzione di edifici locali. Oggi restano poche tracce dell'immane opera, come un serpente di pietra che si snoda attraverso le verdi campagne. Continuiamo la salita verso nord e dopo circa 100 chilometri lungo la A7 giungiamo a Melrose, cittadina agricola e commerciale nel cuore dei Borders, una regione nel sud della Scozia tra Edimburgo e l'inghilterra, a lungo zona tampone tra i due paesi, costituita da dolci colline e brughiere. Nei pressi sorgono le rovine dell'omonima abbazia, una delle più famose della Gran Bretagna e Chiesa Madre dell'ordine dei Cistercensi in Scozia. Uno dei forti lungo il Vallo di Adriano. In basso l Abbazia di Melrose IL CLUB n. 100 pag. 54

55 L interno della Cappella di Rosslyin, vicino Edinburgo, resa famosa dal libro e dal film Il codice da Vinci di Dan Brown. In basso il castello e il Royal Mile di Edinburgo L'abbazia fu fondata nel 1136 su richiesta del re Davide I in stile gotico e successivamente ampliata. Nel 1322 la città fu attaccata dall'esercito di Edoardo II d'inghilterra e l'abbazia fu distrutta durante l'attacco. Fu ricostruita con l'aiuto del re Roberto I di Scozia, il cui cuore imbalsamato si dice sia stato sepolto al suo interno, rinchiuso in una cassa di piombo. Ma le vicissitudini dell'abbazia non ebbero fine con ulteriori distruzioni e riedificazioni fino al 1559, quando morì l'ultimo abate, James Stuart, figlio di Giacomo V. Da quel momento l'intero sito si avviò ad una rovina irrimediabile. Chi si addentra qui per la prima volta prova una strana impressione, almeno è quanto è capitato a noi. Al primo apparire di quelle strutture monche, ma arditamente erette, in un luogo solitario e immerso nel silenzio abbiamo un certo senso di desolazione, come se fossimo all'interno di un sogno e ci vedessimo vagare in un deserto di pietre. Quando, però, ci addentriamo in profondità ed entriamo all'interno della struttura in certi punti quasi intatta, prevale un misterioso senso di grandiosità, che ne fa trasparire lo splendore e la potenza passata. I muri ancora in piedi sono poderosi, le volte intatte sono ardite, gli archi acuti svettano snelli, scheletrica ossatura che fanno intravedere quello che doveva essere il complesso nella sua interezza. Tutto emana un senso di mistica maestosità e peculiare eleganza, dovuta anche al caratteristico colore rosa della pietra, che si interseca nella struttura come un insolito mosaico. Un altro mistico edificio sacro, avvolto nella leggenda e profuso di misteri, si trova a 62 chilometri a nord e a circa 10 da Edimburgo. E' la cappella di Rosslyn, la cui costruzione ebbe inizio il 21 settembre del 1446, ad opera di William Sinclair e fu terminata il 21 settembre 1450, inizialmente dedicata a San Matteo, apostolo evangelista il cui giorno nel calendario gregoriano cade proprio il 21 settembre. La costruzione è ricca di decorazioni, alcune di dubbia interpretazione, legata ai misteri esoterici dei Templari e della loggia massonica. Secondo la leggenda, ma anche secondo l'ipotesi di alcuni studiosi, la cappella custodirebbe il sacro IL CLUB n. 100 pag. 55

56 Graal. Questa reliquia leggendaria si troverebbe all'interno della cosiddetta colonna dell'apprendista, che con quella detta del maestro costituisce una delle attrattive turistiche della costruzione. Si dice addirittura che uno studioso ha sondato la colonna con un metal detector, ricevendo a livello di metà colonna un suono rivelatore di metallo, ma non ha potuto procedere oltre nell'indagine per la mancanza della relativa autorizzazione. Edimburgo, la tappa successiva del nostro viaggio, è a pochi chilometri. E la capitale della Scozia dal 1437 e la sede del Parlamento dal La città sorge su una serie di colline ed è dominata dalla possente mole del suo castello. Le parti storiche della città (Old e New Towns) sono state dichiarate nel 1995 dall'unesco Patrimonio dell'umanità. Si presenta come una città animata, piena di vita e di grande traffico. Come prima impresa affrontiamo l'ardua salita che ci porta attraverso un sentiero lungo un leggero pendio fino alla sommità della collina, dove sorge il castello. La fortezza, le cui origini risalgono ai primi del XII secolo, si trova sul cratere di un vulcano spento in posizione strategica e di grande effetto visivo. La visita si presenta molto ampia e interessante per la vastità della struttura e per la presenza di pregevoli musei, in particolare il War Museum of Scotland, che illustra la storia militare della Scozia con un'ampia esposizione di uniformi dell'epoca, armi e medaglie di tutte le epoche. Al suo interno è custodito anche il tesoro reale scozzese, tra cui la cosiddetta pietra del destino (stone of scone) dove furono incoronati i re di Scozia fino a Carlo II Stuart. L'edificio più antico del castello e nello stesso tempo della città è la St. Margaret's Chapel, costruita nel XII secolo dal re Davide I come cappella reale. Fu ricostruita da Roberto Bruce, Roberto I di Scozia, a seguito della sua distruzione effettuata per prevenire l'occupazione delle truppe inglesi dopo la disfatta subita dagli Scozzesi nella battaglia di Bannockburn. La piccola cappella, che può ospitare al massimo circa venti persone, è adibita oggi a varie cerimonie religiose, in particolare a matrimoni. Esaurita la visita al castello ci immettiamo nel cuore storico della città, entrando nel Royal mile (miglio reale), una lunga strada, inizialmente stretta, che assume diversi nomi a partire dal castello. Essa lo collega all'altro importante monumento di Edimburgo, l'holyrood Palace, il palazzo reale, tuttora sede ufficiale della regina quando è visita in Scozia. Il miglio reale taglia in due la città vecchia ed offre un ampio panorama della vita cittadina. Infatti è un continuo susseguirsi di negozi di ogni tipo, dove possiamo trovare tra l'altro un ampio assortimento dei tipici kilt scozzesi, il caratteristico gonnellino già molto popolare nel XVIII secolo. Ce ne sono di tutti i tipi, anche per bambini, ed alcuni anche ad un prezzo che supera i 400 euro. Il giorno dopo riprendiamo il cammino, spostandoci a poco meno di 70 chilometri ad ovest di Edimburgo, e raggiungiamo il Castello di Stirling, uno dei più grandi e imponenti della Scozia. Posto su uno spuntone di origine vulcanica, il castello è in posizione altamente strategica, protetto su tre lati da dirupi scoscesi, che lo rendevano difficilmente espugnabile. Nel XIII secolo fu assediato da Edoardo I d'inghilterra ed in questa occasione per la prima volta fu usato con effetti dirompenti il warwolf, il più grosso trabucco mai costruito. In questo castello il 9 settembre 1543 Maria Stuart fu incoronata regina di Scozia e qui risiedette fino al 1558, quando divenne sposa del Delfino di Francia. Nei pressi, inoltre, l'11 settembre 1297 le forze scozzesi di William Wallace sconfissero le truppe inglesi, superiori per numero ed armamento, durante la prima guerra di indipendenza scozzese. Lasciamo Stirling e proseguiamo il nostro itinerario addentrandoci nella lussureggiante vegetazione del Trossach, avamposto delle Highlands, attraversando il Queen Elisabeth Forest Park, parco nazionale istituito nel 1953 in occasione dell'incoronazione di Elisabetta II d'inghilterra. E' una zona ridente, che comprende brughiere, boschi e foreste, fiumi e laghi. Dopo una pausa per consentire riprese video e fotografiche giungiamo sulle rive del lago Mentheith, da cui a bordo di un piccolo battello a motore approdiamo nell'isola di Inchmahome, dove un tempo sorgeva l'omonimo priorato, l'inchmahome Priory di cui restano imponenti rovine. Questo complesso è una specie di abbazia-fortezza, costruita nel 1238 dai monaci agostiniani. Qui si svolsero importanti eventi della storia di Scozia: fu celebrato nel 1363 il matrimonio di Re David I con la seconda moglie e nel 1547 trovò rifugio Maria Stuart dopo la disfatta subita dagli scozzesi nella battaglia di Pinkie Cleugh. Ci aggiriamo immersi in un totale silenzio fra le tetre rovine, circondate da una folta vegetazione, che la circonda da ogni lato, in un'atmosfera molto suggestiva. A poca distanza nei pressi della cittadina di Aberfoyle sorge in aperta campagna tra prati verdi Le suggestive rovine del Priorato di Inchmahome IL CLUB n. 100 pag. 56

57 dentro un grande fabbricato lo Scottish Wool Centre, dove ci dedichiamo a prezzi molto convenienti ad acquisti di maglioni, giacche e altri indumenti per lo più di lana. Lasciato quindi il Centro nel tardo pomeriggio e andiamo alla ricerca di un idonea sistemazione per il pernottamento. Scottati dalle difficoltà avute in tal senso in Cornovaglia e in Galles, acceleriamo il passo. Attraversando ridenti zone fra fitti boschi e laghi, arriviamo a Killin, piccola cittadina delle Highlands. Un tempo centro della coltivazione e della lavorazione del lino, oggi è dedita soprattutto al turismo ed alla pesca di trote e salmoni. Dopo una breve passeggiata lungo il fiume scrosciante che attraversa l'abitato, ci sistemiamo nel tranquillo piazzale antistante il locale...cimitero. Il mattino seguente riprendiamo il viaggio e, spostandoci di circa settanta chilometri verso nord, facciamo una sosta al castello di Blair. Superata una stretta via alberata, che immette nel parco, si apre alla nostra vista la mole imponente del castello dalla candida facciata bianca. E' una costruzione elegante e snella, che ci fa ricordare i castelli descritti nelle fiabe. In 32 stanze sono distribuiti tesori di arredamento, dipinti, armi, porcellane, abiti e cimeli vari. Ci addentriamo adesso nelle Highlands per altri 150 chilometri ed arriviamo al castello di Urquhart, posto in posizione strategica sulla riva orientale del lago più famoso della Scozia, il Loch Ness. Costruito nel corso del XIII secolo per la sua collocazione rivestì una funzione di grande importanza fino al XVII secolo, quando nel 1692 fu distrutto per impedire che cadesse nelle mani dei giacobiti, fautori del ripristino degli Stuart sul trono di Scozia. Nonostante oggi restino solo pochi ruderi, vagando nella vastità degli spazi interni si percepisce la grandiosità di quello che era uno dei castelli più importanti di Scozia. Dal castello si gode un panorama eccezionale sul Loch Ness, un lago di forma allungata di circa 35 chilometri di lunghezza e largo meno di 2. E' il secondo di Scozia per estensione, ma il primo come volume d'acqua. Il suo nome Un salone del sontuoso castello di Blair In basso le rovine del castello di Urquhart e il Loch Ness con Nessy IL CLUB n. 100 pag. 57

58 è legato al leggendario mostro, che si dice viva nelle sue profondità, al quale è stato dato l'appellativo confidenziale di Nessie. Passata la notte in un camping-maneggio, l'indomani proseguiamo la corsa ancora verso nord. Dopo 120 chilometri lungo la A9 ci fermiamo al castello di Dunrobin, del XV secolo. E' l'edificio più grande delle Highlands del nord ed è la dimora più antica ancora oggi abitata della Gran Bretagna. Una leggenda richiama il fantasma di questo castello, una fanciulla rapita dal Conte di Sutherland, la quale cadde rovinosamente dalla finestra attraverso cui tentava la fuga. Il castello è stato adibito a ospedale durante la prima guerra mondiale e come scuola per ragazzi tra il 1965 e il Riprendiamo la strada in uno scenario totalmente diverso da quelli precedenti. Alla vegetazione lussureggiante di boschi e laghi si sostituisce una sterminata distesa verde completamente priva di alberi di alto fusto. Il mare sbatte su scogliere erte e selvagge. Il panorama è velato da un cielo grigio, mentre tutto attorno regna un silenzio assoluto, in una zona dove è raro pure trovare una vettura di passaggio. Unica voce è il coro stridente dei gabbiani che volano disordinatamente sul mare. In questo scenario surreale giungiamo dopo cento chilometri di solitudine in una larga radura pianeggiante, costellata da qualche casetta bianca. Siamo a John o' Groats, considerata popolarmente la punta più settentrionale dell'isola di Gran Bretagna, primato che in effetti va attribuito alla punta della piccola penisola di Dunnet Head a 25 chilometri più ad ovest. Questa località deve il nome al mercante olandese Jan de Groot, che nel 1496 ottenne da Giacomo IV di Scozia la licenza di una linea di trasporti marittimi per le vicine isole Orcadi. Ci aggiriamo a lungo incuriositi dai cartelli dove sono indicate le distanze che separano questo luogo da altre località della Gran Bretagna e del mondo. Ci troviamo completamente soli, avvolti dal freddo e dal vento pungente che soffia sempre più insistente. Eppure questa solitudine contribuisce a rendere ancora più magica l'atmosfera nella quale ci troviamo. Di fronte a Capo Dunnet, con il suo famoso faro, il punto più a nord della Gran Bretagna noi si scorge il basso profilo delle prime isole Orcadi, avvolte da una leggera foschia, separate da una striscia di mare scuro, striato da schiumose onde bianche che ne increspano minacciose la superficie. Lasciata questa oasi di pace, volgiamo i passi ad occidente spinti dal desiderio di trovarci davvero nella punta più settentrionale dell'isola, Dunnet Head, nota pure come capo di Pasqua. Troviamo un'ottima sistemazione nell'ampio piazzale antistante il grande faro che si staglia imponente sul suolo piatto davanti il mare grigio perennemente agitato. Il vento soffia sempre più impetuoso, facendo dondolare il camper come se stessimo navigando su quelle acque in Il castello di Dunrobin burrasca. Il problema si aggrava durante la notte, quando le raffiche ci svegliano con lo stesso effetto che può dare un terremoto. Fuori si sentono i sibili acuti e gli schiaffi sulle fiancate, che ci fanno temere il peggio. In quel momento possiamo solo confidare nella buona stella e nella stabilità del mezzo. Il mattino dopo il tempo è ancora ventoso e cupo, ma più clemente. Usciamo da quelle lande desolate con l'ansia di chi sa di sfuggire ad un grande incubo e prendiamo la via del ritorno in direzione sud. Imbocchiamo la A9 e, superata Inverness, deviamo verso est sulla A96, quindi sulla A941. Qui a nord del villaggio di Rothes e a circa 10 miglia a sud di Elgin nel cuore della valle del IL CLUB n. 100 pag. 58

59 Le distillerie del Glen Grant, il famoso whisky scozzese, nella Valle del Glen In basso il romantico giardino annesso alle distillerie Glen sorge una delle più famose distillerie al mondo di whisky scozzese, il Glen Grant, fondata nel 1840 dai fratelli John e James Grant. Il nome presto si impose per l'alta qualità del prodotto fin dal distillato invecchiato 5 anni, il più diffuso, ma soprattutto per quelli con un maggior numero di invecchiamento, 15 e 25 anni e anche più. Nel 2006 la distilleria è entrata nel gruppo Campari, che ha dato al marchio nuovo impulso, facendone il prodotto più venduto in Italia e il terzo nel mondo con una produzione di litri. E' con un certo orgoglio che vediamo la caratteristica targa del gruppo italiano all'ingresso della sala di ricevimento degli ospiti ed il tricolore che sventola insieme alle bandiere di Europa e Scozia nel cortile interno, dove è posto a simbolo della fabbrica un vecchio alambicco di rame. Visitiamo le sale di lavorazione da quella della maltazione, dove il malto subisce il primo procedimento, a quella della fermentazione e quindi a quella della distillazione. Il distillato viene poi conservato per l'invecchiamento in botti di legno di quercia, che in precedenza hanno contenuto bourbon o sherry per assimilare la caratteristica fragranza. In numero incalcolabile le botti sono allineate in ambiente oscuro in attesa dell'imbottigliamento. Ci aggiriamo in questo ambiente con spirito inebriato, cercando di respirare il profumo fragrante di cui esso è impregnato e IL CLUB n. 100 pag. 59 ubriacandoci di odori e di fantasia. Alla fine della visita della distilleria passiamo al grande parco attiguo, un perfetto esemplare di giardino in stile vittoriano, riaperto al pubblico nel 1996 dopo un restauro durato tre anni. Accompagnati dallo scrosciare del ruscelletto le cui acque sono utilizzate per il ciclo di produzione, passeggiamo a lungo sul prato di un verde intenso in mezzo ad una vegetazione ricca di esemplari anche pregiati, raccolti dai Grant da tutti gli angoli dell'impero e che qui si sono perfettamente ambientati. Alla sommità di una romantica scala di legno, ai piedi di una cascatella che scroscia dentro una gola rocciosa, arriviamo su una piattaforma di legno alla Dram Hut, dove si trova una cassaforte nascosta nella parete rocciosa. Da qui il nostro accompagnatore, Dennis Malcom, Direttore della distilleria, estrae una bottiglia di whisky pregiato, invecchiato 25 anni, offrendoci una degustazione che ci manda in visibilio. Inebriati da quel sapore indescrivibile, che vorremmo conservare più a lungo di quanto le papille gustative consentano, riprendiamo il cammino. Percorriamo circa 125 chilometri lungo la A96 e la A90 e, oltrepassando Aberdeen, arriviamo al piccolo centro di Stonehaven, cittadina di circa abitanti sulla costa orientale della Scozia. Essa, costruita attorno ad un villaggio di pescatori dell'età del ferro, noto oggi col nome di città vecchia (old town), si è sviluppata al di là della costa verso la zona interna. A circa due chilometri dal centro sorgono le rovine imponenti del castello di Dunnottar, le cui origini risalgono a circa metà dell'alto medioevo. La sua intensa storia nel corso dei secoli ha scritto le pagine più note fra la seconda metà del XVII secolo e l'inizio del XVIII. In particolare nel 1652 rimase l'ultimo baluardo contro l'avanzata di Oliver Cronwell, che voleva impadronirsi dei gioielli della corona di Scozia e dei documenti appartenuti a Carlo II, qui portati dal castello di Edimburgo. Il castello, posto a circa cinquanta metri d'altezza su un piccolo promontorio con le pareti a picco sul mare, era praticamente inespugnabile. Tre lati della costruzione seguono la perpendicolarità dello sperone

60 sottostante ed il quarto lato è collegato alla terraferma da un sentiero in pendenza lungo una stretta striscia rocciosa. Solo i cannoni inglesi costrinsero alla resa la guarnigione, ma i tesori nascosti sfuggirono alla cattura. Nel 1685 in un buio sotterraneo furono torturati e uccisi 167 Covenanti, promotori della chiesa presbiteriana in Scozia in opposizione a quella episcopale voluta dal potere regio. Infine nel 1715 i possessori presero parte all'insurrezione giacobita ed il castello fu smantellato. Oggi restano poche rovine sparse nell'ampio spazio dove una volta sorgeva l'imponente costruzione, ma il sito mantiene ancora un fascino straordinariamente suggestivo. Forse questa atmosfera magica ispirò Franco Zeffirelli, che nel 1990 qui volle ambientare le scene cinematografiche del suo Amleto con Mel Gibson. Il nostro viaggio in Scozia è quasi concluso. Ultima tappa è la città di St. Andrews, ad una ottantina di chilometri a nord di Edimburgo. La città deve la sua fama all'università, fondata nel 1418, la prima di Scozia ed una delle più antiche d'europa, nonché al gioco del golf. Qui ha sede il Royal and Ancient Golf Club, il più antico e prestigioso club del mondo di questo sport, riconosciuto quasi ovunque a livello internazionale come organo amministrativo. Percorriamo le strade del centro, animate da studenti e turisti, verso il cuore storico della città, dove si trovano i resti del castello, residenza fortificata dei vescovi, e la cattedrale, che un tempo era la più grande di tutta la Gran Bretagna. Dell'imponente costruzione, le cui origini si fanno risalire ai primi del XII secolo, rimangono soltanto alcuni muri perimetrali e ampie sezioni della facciata, arditamente ancora eretti a testimonianza del passato splendore, quando la città, che porta il nome del santo patrono della Scozia, è stata capitale della chiese scozzese per quasi mille anni. Durante le lotte della Riforma contro il Cattolicesimo la cattedrale venne distrutta. Stessa sorte ebbe pure il castello dei Vescovi, eretto attorno al 1200 in posizione strategica sul mare. Verso il 1550 ad opera dei riformisti protestanti fu assassinato l'ultimo vescovo. A Le rovine del castello e, in basso, l antica università di St. Andrews seguito di questo evento il castello cadde nell'abbandono e circa cento anni dopo fu in parte demolito per ricavare materiale di costruzione per il molo. Qui finisce la nostra avventura in Scozia. L'indomani passeremo alla terza fase del nostro viaggio in Gran Bretagna, oltrepassando il confine con l'inghilterra. Il lungo giro nella Scozia di oggi non ci ha presentato quel mondo che avevamo immaginato, fatto di cornamuse e kilt, di cui in effetti abbiamo visto ben poco, ma ci ha presentato una regione ricchissima di storia e dai grandi contrasti. Abbiamo, infatti, attraversato territori ricchi di vegetazione al sud, con fitti boschi e ridenti laghetti e strade tortuose che corrono sotto un fitto tunnel di rami intricati. Siamo passati anche per desolate tundre a nord, inselvatichite dalla propria solitudine, con qualche casa isolata nella pianura infinita, dove dominano incontrastati il vento sferzante e il mare increspato e dove la natura regna sovrana nella sua primitiva grandezza. In Scozia abbiamo ritrovato un calore umano, che avevamo perduto nelle precedenti tappe, pur sempre inquadrati nel rigore delle regole proprio di tutto il mondo anglosassone, mitigato tuttavia dal carattere di un popolo consapevole della propria storia e fiero di essere una nazione. Enza Messina e Paolo Carabillò IL CLUB n. 100 pag. 60

61 Isola d Elba, perla del Mediterraneo Una vacanza estiva con bambini al seguito alla scoperta dell isola che la mitologia antica considerava nata da una delle perle cadute in mare alla dea Venere G ià da almeno due anni, dopo aver letto un articolo in un mensile specializzato, l Isola d Elba era entrata prepotentemente nei nostri sogni di viaggio, ma per noi era necessario che questo itinerario non fosse una toccata e fuga, una tappa veloce all interno di un itinerario verso un altra meta più lontana. Si tratta dello stile di viaggio della nostra famiglia, non siamo amanti del pleinair itinerante dai ritmi forzati, bensì scegliamo ogni estate delle mete contenute, senza estenuanti spostamenti, per permetterci di entrare nei ritmi di vita dei luoghi che andiamo a visitare e non rischiare, invece, che i nostri ritmi ben più frenetici possano in qualche modo disturbare il quieto scandire del tempo che ancora si assapora in quei luoghi dove riesce ad arrivare il nostro camper. E così, quando la scorsa primavera in famiglia ci siamo resi conto che l estate del 2008 ci a- vrebbe concesso non più di due settimane di ferie, a causa degli impegni di lavoro previsti per le convergenze Banca di Roma e Banco di Sicilia, io e mia moglie abbiamo subito pensato che questa potesse essere finalmente l occasione giusta per un viaggio La spiaggia di Ferrato nell Isola d Elba. Un antica leggenda narra che un giorno la collana della dea Venere si ruppe. Da questa, caddero sette perle che precipitarono sul mar Mediterraneo, una più bella dell altra, che si trasformarono nelle sette isole dell arcipelago toscano. La perla più grande, l Isola d Elba, si presenta agli occhi del turista con il suo colore predominante: lo splendido verde dei suoi monti, ricoperti tutto l anno da una IL CLUB n. 100 pag. 61 vegetazione rigogliosa che si interrompe d improvviso in riva al mare, davanti gli scogli talvolta spigolosi e anche lisci come pavimento, oppure di fronte le numerose spiagge che la circondano. Senza dubbio, l Isola d Elba è una delle mete preferite anche dal turismo di massa e un gran numero di famiglie toscane hanno la casa di villeggiatura proprio nei pressi delle spiagge più famose. Ma l Isola d Elba è davvero più grande di quanto noi potevamo pensare: siamo rimasti infatti sorpresi dalla quantità cose da vedere, dai paesini e dai villaggi sparsi su tutto il territorio di questa isola che è la terza più grande d'italia (223 km²). Avendo quindi solo due settimane a disposizione, e soprattutto tre bambini amanti del mare, prima di partire abbiamo scelto un itinerario che toccasse prevalentemente le spiagge più belle dell isola, ma anche le meno frequentate. Siamo partiti il 1 luglio dal porto di Palermo, con la M/N Excelsior della GNV che in una notte ci ha portato a Civitavecchia. Da lì, dopo una veloce trasferta lungo la S.S.1 Aurelia, siamo giunti al porto di Piombino, per imbarcarci sul primo traghetto a dispo-

62 La miniera di Rio Marina In basso la casa che ospitò Napoleone in esilio sull isola sizione della Toremar. Bisogna fare un po di attenzione ai costi dei biglietti offerti da questa compagnia di navigazione, chi vuole risparmiare un po di soldini deve assolutamente evitare di traghettare dal venerdì alla domenica, perché il prezzo varia parecchio rispetto agli altri giorni della settimana: parliamo di quasi il 50% in più ( 78,26 contro i 125,76 del weekend). Appena sbarcati a Portoferraio, ci siamo subito diretti vero il paese di Capoliveri che si trova sul lato sud-est dell isola. A circa 8 km da questo interessante paese si trova la bella spiaggia di Straccoligno, nei pressi della quale si trova l Agricampeggio Bio Elba, in località Ferrato, dove siamo rimasti quattro giorni. L Agricampeggio dispone di un area attrezzata per sei camper e si trova in una bellissima pineta a ridosso di alcune delle più belle spiagge dell isola, peraltro poco frequentate perché lontane dal turismo di massa. I gestori dell agricampeggio, Stefano e Dominique, sono anch essi amanti del pleinair. Pur disponendo di alcune casette sotto gli alberi, hanno scelto di vivere con i loro figli in una grande caravan, scegliendo uno stile di vita magari spartano, ma sicuramente più direttamente a contatto con la natura. La sosta in questo tranquillo agricampeggio è stata proprio un bell inizio di questa vacanza. Il mare dell Isola d Elba è molto simile a quello della Sardegna, anche se certamente la presenza più concentrata degli insediamenti immobiliari gli ha tolto quel fascino di purezza e incontaminazione che solo la Sardegna può ancora offrire. L agricampeggio è un ottimo punto di partenza per fare interessanti e- scursioni in bicicletta, sia per raggiungere spiagge più nascoste e raggiungibili solamente attraverso delle strade sterrate, sia per inerpicarsi sui molti sentieri ciclabili che si trovano nei monti circostanti. Anche noi abbiamo sperimentato un po di questo tipo di avventura: prese le biciclette ci siamo diretti verso la vicina spiaggia di Malpasso: ci è costato un po di sudore, ma ne è valsa la pena. Decidiamo quindi di proseguire con il nostro tour per l Elba. Lasciato l agricampeggio, ci siamo spostati verso nord, seguendo una strada tortuosa che ad ogni curva ci offriva scenari mozzafiato. Arrivati a Porto Azzurro ci siamo diretti al parcheggio comunale con camper service. Lasciato il mezzo, abbiamo preso le biciclette per andare a visitare il paese. Si tratta senza dubbio di una delle più belle cittadine dell isola, anche se una delle più frequentate dai ricchi proprietari dei lussuosi yatch, ormeggiati in bella mostra nel piccolo porticciolo turistico. Passeggiare la sera a Porto Azzurro ci ha dato la sensazione di partecipare ad una fiera del jet-set internazionale. Osservando i facoltosi commensali, seduti sui tavoli apparecchiati per cena sulla prua delle barche ormeggiate, ascoltando le loro chiacchiere amene, per lo più urlate al solo scopo di farsi sentire dai curiosi che stavano lungo la banchina, ci sembrava di osservare le vetrine di attraenti negozi di lusso, e quella gente dietro i vetri ci sembravano dei manichini che gareggiavano fra loro per mostrare la barca più lussuosa, l abito più griffato, piuttosto che la bottiglia di vino più pregiata. Inutile dire che di fronte a tale lusso, noi camperisti ci siamo sentiti piuttosto pezzenti, ma subito abbiamo scacciato dalle nostre menti questa sensazione di inferiorità tornando frettolosamente al parcheggio e al nostro amatissimo camper, per meritarci il nostro riposo notturno. Il nostro viaggio è proseguito il giorno dopo verso Marina di Campo, facendo in pratica un giro antiorario dell isola. L area attrezzata per camper si trova a cir- IL CLUB n. 100 pag. 62

63 ca 3 Km. dal paese, sulla strada verso l aeroporto, in località La Pila. Purtroppo è l unico della zona e, peraltro, non è possibile parcheggiare in paese perché tutte le aree a pagamento hanno la sbarra anti-camper. La distanza dell Area Attrezzata al paese di Marina di Campo è però facilmente superabile se si hanno a disposizione le biciclette, oppure grazie ad un comodo autobus che in pochi minuti arriva proprio al centro di Marina di Campo. Subito dopo parcheggiato il nostro mezzo, abbiamo preso le biciclette e ci siamo diretti in paese. Anche Marina di Campo è invasa dai turisti, ma se Porto Azzurro si può considerare la meta dei ricchi, Marina di Campo è invece il tipico paese del turismo popolare, con i tipici di negozi di souvenir a basso costo, pizzerie e ristoranti a menù fisso, spiaggia stracolma di bagnanti e mare piuttosto sporco. Marina di Campo paga purtroppo il fatto che è la città più facilmente raggiungibile da Portoferraio, il porto principale dell isola, pertanto la maggior parte dei villeggianti si concentra su questo lato dell isola, la costa sud, vicinissima alle spiagge più famose e più frequentate, Cavoli e Fetovaia, praticamente irraggiungibili con i camper da 7 mt. Purtroppo, tornando verso l area attrezzata, la ruota posteriore di una delle bici si è forata. Questo incidente ci ha insegnato una cosa: che sull Isola d Elba è impossibile far riparare una ruota di bicicletta nei mesi di luglio ed agosto, perché gli unici tre negozi in grado di riparare una bici lavorano con turni di prenotazione di due settimane: quindi se si hanno gli attrezzi appresso, puoi fare da solo (se sei capace), altrimenti puoi attaccare la tua bici al camper e dimenticartela! Praticamente fuggiti da Marina di Campo, ci siamo diretti a nord verso Portoferraio, per visitare meglio il capoluogo dell isola che, considerata il punto d arrivo all Elba, per questo subito è lasciata in genere da tutti per raggiungere la propria meta, cosa che in effetti anche noi avevamo fatto qualche giorno prima. Lasciato il camper al parcheggio del supermercato CONAD, a poche centinaia di metri dal centro, ci siamo incamminati alla scoperta di questa antica piazzaforte voluta dal granduca di Toscana Cosimo de Medici. Devo dire che di autentica scoperta si è trattata! Portoferraio è davvero una bella città, poggiata su un colle le cui stradine scoscese vale la pena di percorrere tutte a piedi, soprattutto al tramonto, e dalla cui vetta è possibile osservare un panorama bellissimo sui tetti delle case e sulle poco distanti roccaforti militari. Portoferraio è stata infatti per lungo tempo un esempio di architettura militare di alto livello tra i porti fortificati del Mediterraneo. D altra parte la sua fondazione fu seguita in modo maniacale da Cosimo de Medici, tanto che gli archivi medicei riguardanti il 1548, sono pieni di carte relativi a ordini Uno scorcio di Portoferraio di lavori di costruzione della sua piazzaforte. Fortissimamente sua, tanto da chiamarla Cosmopoli. Tornati al parcheggio del supermercato CONAD, rivelatosi un ottimo punto sosta, il giorno dopo abbiamo preso un comodissimo autobus per recarci alla famosa dimora dell imperatore Napoleone, nell affascinante vallata di San Martino. E risaputo che sull Isola d Elba Napoleone visse alcuni mesi del suo esilio. L abitazione è molto semplice, l unica sala riccamente decorata è la bellissima sala egizia, affrescata in modo da ricordare a chi la visita i fasti della campagna in Egitto. Il monumento neoclassico sottostante la villa fu invece costruito una IL CLUB n. 100 pag. 63

64 quarantina d anni dopo l esilio, da Anatoli Demidoff, principe russo e appassionato collezionista di cimeli napoleonici. La bella struttura era stata pensata per accogliere la sua collezione, una delle più ricche del mondo. Peccato che di questa collezione sia rimasto quasi nulla, a causa degli eredi che in poco tempo riuscirono a dilapidare il patrimonio. Sempre con un comodo autobus, da Portoferraio ci siamo diretti quindi verso ovest, lungo una delle strade più tortuose ma più belle dell isola. Un continuo susseguirsi di splendide calette sabbiose, dove è impossibile fermarsi con il camper per la totale assenza di spazi idonei al parcheggio. Per di più, lungo questa costa, la più bella dell isola, non esiste nemmeno un campeggio. E un peccato davvero che gli amministratori dei paesi che ricadono su quest area (Procchio e Marciana Marina) non abbiano mai avuto una sensibilità nei confronti dei turisti en pleinair. E proprio Marciana Marina è la meta della nostra escursione: penultimo comune d Italia per estensione, con i suoi sei chilometri quadrati scarsi, Marciana Marina si distingue da Marciana, antico borgo montano poco distante. Il paese costiero si sviluppò alla fine dell Ottocento, quando molti dei borghi montani persero la loro importanza e per questo sorsero numerosi paesi sulla costa, distaccati politicamente dai paesi originari. Da Marciana Marina parte ogni giorno un battello turistico molto particolare: parte della chiglia è infatti in vetro e questo permette ai turisti di osservare sia i fondali spettacolari che i numerosi pesci che popolano il mare intorno l isola. Peraltro, la rotta del battello è particolarmente suggestiva, andando a lambire tutta la costa occidentale dell isola, estremamente rocciosa e non facilmente raggiungibile con il camper. Giunti sul tratto di mare davanti il paese di Pomonte, il battello si ferma nei pressi di un relitto che si trova sul fondo del mare, per fortuna poco profondo. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è veramente unico, si è davvero a contatto con i pesci e con questo misterioso relitto dal quale sembrano emergere antiche storie di pescatori Scorcio di Marciana Marina naufragati nel mare in tempesta. Anche questa escursione volge al temine; tornati con l autobus a Portoferraio riprendiamo il camper per raggiungere, dopo una decina di chilometri, il bellissimo Camping Rosselba, in località Ottone, sulla costa nord dell isola. Restiamo in campeggio altri tre giorni, sufficienti per rilassarci nelle belle piscine dotate di idromassaggio e per consentire ai bambini di giocare ore ed ore nell area baby park attrezzata. La sosta in campeggio ci ha consentito inoltre di ripristinare la scorta di biancheria pulita che, con tre marmocchi in viaggio, sembra non essere mai sufficiente. Lasciato il camping, raggiungiamo poi l unica area attrezzata per camper sulla costa o- rientale, più precisamente a Cavo, piccola frazione di Rio Marina. Cavo è il paese più vicino al continente. Il nome deriva dal termine vernacolare elbano, che significa capo. Esso infatti sorge sulla punta estrema settentrionale dell isola. Il borgo è moderno, anche se, considerata la sua posizione geografica, la località è frequentata da molti più secoli. Tra la fine dell Ottocento e l inizio del Novecento, Cavo divenne il buen retiro per le famiglie facoltose della Toscana, come si nota da alcune pompose palazzine. Attualmente si è dedicato al turismo, tanto da essere forse la località più apprezzata dai vacanzieri della parte nord-orientale dell isola. A Cavo si aprono tre spiagge frequentate: quella dinanzi il suo lungomare, al cui centro si trova il porto, quella piccola ma riparata dell Alga e quella del Frugoso, alle spalle del piccolo promontorio di Capo Castello. L area attrezzata, che si trova a circa 600 mt. dalla prima spiaggia, facilmente raggiungibile percorrendo la strada che costeggia il cimitero, è abbastanza accogliente, distribuita su terrazzamenti sovrapposti e sufficientemente ampi da accogliere circa 30 mezzi. Non abbiamo avuto invece molta fortuna per quanto riguarda il mare, poiché durante i due giorni della nostra permanenza la costa era stata invasa da piccole meduse rosa, belle a vedersi ma molto urticanti. Bisogna dire che tutta l Isola d Elba è ogni anno una delle mete preferite dalle meduse marine, il segreto per non imbattersi è infatti quello di seguire la direzione del vento: se soffia il maestrale, bisogna andare sulla costa sud, dove le meduse vengono spinte al largo, mentre se soffia vento di scirocco, bisogna spostarsi sulla costa nord. Avendo a disposizione un camper, ovviamente, è più facile seguire questa semplice regola ed evitare così questi fastidiosi animali marini. L ultima tappa del nostro tour dell Isola d Elba è stata Rio Marina, considerata per molto tempo la capitale economica dell Elba. Nei pressi di questa cittadina sorge una delle miniere più importati di tutta l isola, ampiamente sfruttata fino a pochi decenni fa. La miniera di ferro è oggi diventata meta turistica, ma il ferro rimarrà indissolubilmente legato IL CLUB n. 100 pag. 64

65 alla storia di questo paese. E non solo alla storia, visto che le case, le strade e le spiagge luccicano delle minute scaglie di cristalli di ematite, che regalano ai visitatori immagini dagli effetti straordinari. In onore di questo prezioso minerale, è stato costituito a Rio Marina un museo minerario, al cui interno si può ammirare un vasto campionario di cristalli ferrosi, di pirite ed ematite. Dalla piazza antistante il museo, parte un trenino che consente di fare una visita molto particolare della miniera. Questa si estende in un ampia area in superficie, sopra un colle nei pressi della cittadina. Lungo il percorso con il trenino si possono ammirare dei laghetti artificiali, la cui acqua è colorata di un rosso scuro, quasi impressionante alla vista. La visita alla miniera si è rivelata una delle esperienze più memorabili per i nostri bambini: Notizie utili infatti, arrivati in cima alla collina i bambini sono stati dotati di piccola piccozza e sacchetto. Dopo che la guida della miniera aveva Capoliveri: località Ferrato Agricampeggio BIO ELBA di Stefano Maiocchi, sempre aperto Tel./Fax Porto Azzurro: parcheggio P4 (segnalato) in direzione Rio Marina - Info: D Alarcon srl (tel ); Marina di Campo: camper service in località La Pila (aperto da maggio ad ottobre), in gestione al sig. Marco Ricci Info: Tel ; Portoferraio: area di sosta presso il parcheggio alle spalle del supermercato CONAD di via del Buono; Camping Rosselba in località Ottone - Tel Cavo: camper service aperto da aprile ad ottobre Tel o Portoferraio vista dai tetti indicato una zona particolarmente ricca di pirite ed ematite, i bambini (ma anche molti di noi adulti) si sono sbizzarriti a picconare il terreno, trovando peraltro parecchi cristalli di minerale. L esperienza della visita li ha fatti sentire dei veri minatori, e così il nostro camper si è in breve tempo riempito di piccoli sassolini colorati. Siamo giunti al termine del nostro viaggio: trovandoci a Rio Marina il giorno 14 luglio abbiamo preso il traghetto per Piombino che parte con una frequenza sicuramente ridotta rispetto a Portoferraio. Anche la dimensione delle navi è ridotta, poiché il porticciolo non consente l approdo di grandi traghetti. Abbiamo avuto una certa difficoltà ad imbarcare il nostro camper di 7 metri, tanto che abbiamo dovuto aspettare la corsa successiva. Saliti a bordo ed osservando dal ponte della nave l isola allontanarsi dai nostri occhi, abbiamo avuto già una sensazione di nostalgia, perché ci siamo resi conto di come l Isola d Elba sia così tanto diversa dalla nostra Sicilia, eccessivamente sfruttata dagli insediamenti urbani ed economici e così tanto bruciata dai roghi estivi. L Isola d Elba resta invece una splendida occasione per assaporare, soprattutto da parte di chi ha pochi giorni di vacanza a disposizione, i colori, i profumi e i sapori delle perle del nostro Mar Medirerraneo. Giovanni Anello IL CLUB n. 100 pag. 65

66 Alla scoperta della Puglia Un itinerario dal Gargano al Salento, fra mille paesaggi dalle connotazioni diverse, castelli, solenni cattedrali, decori barocchi e trulli, mare azzurro e litorali incontaminati N on è facile in un solo itinerario riuscire a raccogliere la storia e le peculiarità di una regione; talvolta è perchè sono tanti i luoghi da visitare, altre volte è perché le caratteristiche di questi luoghi sono fra loro diverse e varie. Capita così che, al ritorno da un viaggio, ci si renda conto che non si è affatto soddisfatti di ciò che si è visto e ci si riprometta, di conseguenza, di ritornare nuovamente a visitare quella zona in futuro per poter aggiungere qualcosa al già visto, anche se questo è apparentemente già tanto. Ecco, la Il castello di Melfi e, in basso, quello di Lucera IL CLUB n. 100 pag. 66 Puglia è una di quelle regioni di cui non si può mai essere sazi, nel senso che non basta certamente un viaggio per conoscerla, ma ne basta già uno solo per cominciare ad amarla. Quello che qui di seguito vi proponiamo è quindi solo un assaggio delle sue bellezze e delle sue peculiarità. Il nostro itinerario prende l avvio da una cittadina, ancora in Basilicata, che è però praticamente al confine con la Puglia: Melfi. La raggiungiamo da Potenza, lasciando a Sicignano l autostrada A.3 da anni ormai divenuta un cantiere (che qualcuno ha già definito eterno). Perché proprio da Melfi? Si tratta di uno di quei luoghi dove la storia non solo è passata ma si è anche fermata a lungo... La cittadina odierna, implacabilmente cresciuta negli ultimi anni a seguito della grande industrializzazione subita soprattutto a causa delle a- ziende dell indotto dello stabilimento della Fiat, è ancora oggi comunque dominata dalla imponente mole del suo castello, situato nel punto più alto dell abitato. Qui nel 1231 Federico II promulgò le Costituzioni di Melfi, grazie alle quali rafforzava il suo stato, creando una burocrazia di funzionari stipendiati che fossero in grado di organizzare un sistema fiscale. All interno del maniero, nel quale si penetra attraverso un ingresso molto scenografico, è ospitato il Museo Nazionale Archeologico del Melfese, che raccoglie materiale rinvenuto nelle necropoli del territorio del Vulture, tra le cui opere più interessanti spicca il sarcofago di Rampolla, risalente al II secolo d.c. e realizzato da maestranze dell Asia minore. Poco più a valle si innalza il Duomo, affiancato da un magnifico campanile normanno, che o- spita all interno un grandioso tetto barocco a cassettoni, oltre a pregevoli brani di affreschi, mentre tutto attorno alla cittadina si stende ancora una parte della cortina muraria originaria, risalente al periodo normanno, interrotta dapprima da quattro porte di ingresso, di cui ai giorni nostri rimane soltanto la Porta Venosina, affiancata da due torri cilindriche. Da Melfi la S.S.655 ci porta quindi verso la Puglia; giunti all altezza di Foggia, una deviazione sulla S.S.17 ci consente di raggiungere Lucera. Le origini di questa cittadina sembrano perdersi nella notte dei tempi al punto che, secondo la leggenda, pare che Diomede, giunto tra i Dauni dopo la guerra di Troia per affermare il suo potere, abbia deposto armi e doni nella cittadina, che già a quell epoca remota era fra le più ricche dell Italia meridionale. In seguito, attorno al IV secolo a.c., si sviluppò negli stessi luoghi una

67 colonia romana che portò alla popolazione grande prosperità; proprio di quel periodo rimane una delle testimonianze di pietra più importanti di Lucera, l anfiteatro eretto nel I secolo a.c. in onore di Ottaviano, in grado di ospitare spettatori per assistere a spettacoli ginnici, lotte di gladiatori, cacce alle fiere e probabilmente naumachie, cioè finte battaglie navali. Un altro momento storico di grande importanza per la cittadina fu il XIII secolo, quando Federico II sempre lui - la prescelse per la sua posizione di chiave delle Puglie facendo erigere sulla rocca diomedea, situata a nord sul colle più alto di Lucera, un grandioso palazzo a pianta quadrata che si sviluppava su tre piani e che era sede di una reggia di oltre trenta stanze, oltre che di una serie di magazzini, scuderie, alloggi militari e caserme. Qui l impera-tore trapiantò una colonia araba composta da saraceni provenienti dalla Sicilia, che costituirono il primo nucleo permanente del suo esercito, rendendo la cittadina ricca e fiorente. Ma qualche anno dopo la sua morte, la colonia di saraceni che aveva reso Lucera una sorta di nicchia islamica nel sud d Italia, dotandola di numerose moschee, fu pesantemente sconfitta da Carlo I d Angiò che, in quello stesso periodo, fece ampliare la reggia federiciana grazie ad una poderosa muraglia perimetrale dotata di bastioni quadrangolari, di torri pentagonali e di due maestose torri cilindriche, dette del Leone e della Leonessa. Ma nonostante la poderosa fortificazione attuata nella cittadina, non essendo evidentemente soddisfatto di avere messo soltanto in minoranza la colonia saracena, Carlo I arrivò al punto di ordinare nel 1300 un vera e propria carneficina, giungendo a far uccidere addirittura musulmani e facendo in modo di cancellare da Lucera ogni traccia del loro passaggio. A questo proposito fece costruire, come simbolo della vittoria cristiana sui mori, la Cattedrale dell'assunta, che fu eretta sui resti di una moschea saracena appositamente rasa al suolo dall esercito angioino. La chiesa, progettata in stile gotico-bizantino, è ancora oggi il monumento simbolo della religiosità lucerina, anche perché o- spita autentiche opere d arte dal valore inestimabile, come l altare maggiore, formato da un grande blocco di marmo ricavato dalla mensa di Federico II a Castelfiorentino, che poggia su sei diverse colonnine in stile gotico e corinzio; o come il Cristo ligneo del 400, il fonte battesimale e il pulpito cinquecentesco; o come le quattordici colonne di marmo verde che ornano il portale maggiore o i pilastri di tutti gli archi del transetto, che facevano parte dei templi romani prima e che furono poi adoperati dagli arabi nella moschea preesistente alla cattedrale, in una sorta di gioco ad incastri che, passando da un epoca storica all altra, permette quasi di toccare con mano l inesorabile trascorrere del tempo. Da Lucera, attraverso le statali 160 e 272 che si incuneano fra campi aperti a perdita d occhio, raggiungiamo San Giovanni Rotondo, dove sorge il Santuario di Padre Pio, oggetto di fervida devozione da parte di fedeli di tutta Italia e di buona parte dell Europa. La fama di questo monaco, chiamato fin dall infanzia il Santarello, prende il via nel 1918 quando gli compaiono le stimmate alle mani, ai piedi e al costato, stimmate che gli continueranno a sanguinare fino alla morte, sopravvenuta quasi 50 anni dopo. In questo lungo intervallo di tempo la devozione per l asceta Padre Pio tocca livelli altissimi, ulteriormente amplificati dalle notizie dei miracoli attribuitigli fino ai nostri giorni, in seguito ai quali è stato recentemente dichiarato Santo dal papa. La statua di cera di Padre Pio sistemata nel confessionale della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo Ancora oggi, a tanti anni dalla sua morte e a pochi dalla sua riconosciuta Santità, all interno del Santuario si respira un aria di ardente sacralità, amplificata dalla vista dei modesti oggetti appartenuti al frate, dalla visita della sua spoglia cella monastica, dalle numerose foto che testimoniano il miracolo delle stimmate, dalla visita della piccola chiesetta con l effigie di Santa Maria delle Grazie nella quale Padre Pio officiò per decenni la Messa, confortando e aiutando i numerosi pellegrini. E più che mai oggi le folle di pellegrini attendono ore intere per trascorrere qualche attimo in religioso silenzio davanti la sua tomba o davanti al Crocifisso che fu testimone del miracolo delle stimmate. Attigui al Santuario storico è stato da qualche anno aperto al pubblico il nuovo ultramoderno Santuario con Centro di accoglienza dei Pellegrini, in grado di ospitare migliaia di persone anche per le solenni Funzioni che si svolgono periodicamente a San Giovanni Rotondo. Accanto al complesso ecclesiale, il Cammino della Via Crucis e il grande ospedale voluto fortemente da Padre Pio per la cura degli infermi. Lasciamo adesso questi luoghi così intrisi di sacralità (nonostante la merceficazione che se ne è fatta in taluni casi attraverso le bancarelle che, oltre a statuette ed effigi di Padre Pio vendono anche bidoni di acqua...benedetta); e proseguiamo lungo questo lembo arido del Gargano fino al borgo di Monte Sant Angelo, anch esso uno dei luoghi sacri più importanti dell antichità, meta ininterrotta di pellegrinaggio fin dall epoca dei Longobardi. Infatti il luogo è teatro di una suggestiva leggenda, secondo la quale l Arcangelo Gabriele apparve qui in una grotta nel 493, mentre l antica Siponto si difendeva vittoriosamente dai barbari; in seguito a quell episodio, il vescovo Maiarano gli consacrò una chiesa che divenne quindi il Santuario di San Michele Arcangelo, caratterizzato dal campanile ottagonale risalente al XIII secolo e dal portale destro che ha un ricco rilievo del Dal portale si accede ad una scala, scavata nella roccia, che scende fino alla basilica, ad una navata, e quindi fino alla grotta dell Arcangelo, che ha il suo fulcro nell altare sul quale spicca la statua marmorea di San Michele. IL CLUB n. 100 pag. 67

68 Negli immediati dintorni sorge la Tomba di Rotari, che più che una tomba è un battistero risalente all XI secolo, dalla cui copertura a cupola (tumba) deriverebbe il termine tomba; l interno era una volta interamente ricoperto da affreschi e da notevoli bassorilievi, di cui purtroppo oggi rimangono soltanto tracce residue. Anche l adiacente chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente all XI secolo, reca segni di un antica e ricca decorazione, ancora visibile nel ricco portale scolpito a baldacchino e sostenuto da aquile. Sono notevoli anche i resti di un castello che risale all epoca longobardonormanna con la Torre dei Giganti, possente costruzione di forma poligonale alta 18 metri e con mura spesse quasi 4 metri, e la cosiddetta Sala del Tesoro, un elegante sala duecentesca con un grande pilastro centrale e volte ogivali. Da qui al mare la strada è poca e la costa garganica è tutta da scoprire. Davvero qui la natura tocca i vertici più alti della Puglia, tra scogliere scoscese, archi di roccia e boschi di faggi e pini (nonostante gli incendi di qualche anno fa che hanno lasciato tragiche ferite ambientali). Nel cuore di questo autentico paradiso si adagia Vieste, la cittadina più importante del Parco del Gargano, delimitata da due lunghe spiagge sabbiose che guardano le isole Tremiti. L abitato si stende su una penisola circondata dal mare, nella cui parte pianeggiante si allarga il quartiere ottocentesco, mentre il centro del borgo, di impronta medievale, è addossato sulla rocca come un labirinto o una casbah araba; tutt attorno le bianche facciate delle case si dividono lo spazio con gli archi, i passaggi coperti e i bastioni. Sul mare sono sistemati i trabucchi, macchine da pesca particolarmente diffuse nel medio Adriatico. Fra i monumenti più importanti anche qui c è la cattedrale, dedicata all Assunta, che risale all XI secolo, anche se è stata rimaneggiata fino al 700; e c è un castello, anch esso di impronta sveva, che svetta sul punto più alto dell abitato, oggi della Marina Militare. Nel cuore dell abitato vi è poi il Museo Malacologico, che o- spita conchiglie provenienti da tutto il mondo; e tutt attorno numerosi negozi di artigianato, con creazioni di ceramica e di gioielli. Il castello di Monte Sant Angelo In basso il litorale di Vieste e le saline di Margherita di Savoia IL CLUB n. 100 pag. 68

69 Lasciamo adesso il Gargano, byapassando Mattinata e Manfredonia e, percorrendo la strada litoranea, la S.S.159, in breve raggiungiamo Margherita di Savoia; non vi è nulla di monumentale da queste parti, ma la cittadina è circondata da ettari di saline, le più vaste di tutta Europa, in cui nidificano numerose specie di uccelli, tra cui fenicotteri e aironi. Lo scenario è suggestivo, con la strada che scorre tra due specchi d acqua e con il sale ammucchiato ai margini che, con il suo biancore accecante, rifrange i raggi solari, dando vita a giochi di luce davvero particolari. Riprendiamo la strada per la vicina Barletta, e recuperiamo uno dei tratti più tipici di questo itinerario, quello dei manieri: anche il castello di Barletta è del XIII secolo e sorge a ridosso di quel mare dal quale partivano nel medioevo i crociati per la Terrasanta; oltre al castello, che ospita il Museo Civico, e al Duomo del XII secolo che è un insieme di forme romaniche e gotiche, non si può non visitare la Piazza della Sfida, che rimanda all evento che ha reso famosa Barletta, quel combattimento che oppose tredici italiani con a capo Ettore Fieramosca ad altrettanti francesi; senz altro interessante è la cantina della Sfida che ricostruisce l ambientazione dello scontro attraverso mobili, insegne e armi dell inizio del 500. Continuiamo in direzione sud per una dozzina di chilometri fino a Trani, con la bellissima passeggiata a mare; proprio sul lungomare si affacciano il castello, voluto ancora una volta dall onnipresente Federico II, e la stupenda Cattedrale, ritenuta uno dei più raffinati esemplari di architettura romanica pugliese, ornata com è da un magnifico portale, gremito da figure simboliche e umane, da mostri e arabeschi, e affiancata da uno slanciato campanile, risalente al XIII secolo. Poco più avanti si allarga il porticciolo, immerso in un delicato scenario di barche e di uccelli in volo e sorvegliato da una sentinella d eccezione: il suggestivo Fortino di Sant Antonio. Qui nelle belle giornate di sole il cielo azzurro ha un contrasto notevole con la pietra bianca usata per i monumenti, dando quasi un effetto da cartolina al suggestivo insieme. La Cattedrale di Trani Le grotte di Castellana La S.S.16 ci consente di oltrepassare Bari e di portarci rapidamente a Monopoli, centro costiero dominato dall ennesimo castello, stavolta di impronta aragonese, che si affaccia scenograficamente sul porto e che ospita il Museo Archeologico; nei pressi si innalza la chiesa di Santa Maria degli Amalfitani, costruzione romanica del XII secolo che conserva una cripta affrescata. Poco oltre sorge la Cattedrale barocca, che custodisce l icona della Madonna della Madia. Abbandoniamo momentaneamente la strada costiera e il mare per spostarci lungo la S.S.377 fino alle Grotte di Castellana, un insieme di cavità carsiche formatesi in seguito all azione di un fiume sotterraneo, scoperte nel 1938 ed usate inizialmente come discarica di vinacce, in cui regna una temperatura costante di 16 gradi; la loro bellezza è resa spettacolare dalla grande quantità di stalattiti e di stalagmiti formate da calcite, più comunemente chiamato alabastro, che si allungano di un centimetro l anno, dando vita a formazioni dalle forme più varie. Il percorso medio si snoda per circa un chilometro (ve ne è un altro che si allunga per tre chilometri) e comincia dalla grave, una caverna sormontata da un buco naturale alta 100 metri che si sviluppa per metri quadri e che ospita una serie di formazioni denominate i Ciclopi per la loro maestosità; si prosegue con la visita della grotta nera, in cui è possibile vedere una formazione chiamata la lupa per la sua somiglianza con la lupa capitolina, con il cavernone dei monumenti, in cui si distinguono un gigantesco cammello di alabastro, un castello medievale e una serie di totem indiani, poi con la caverna della civetta, in cui si notano una civetta e una medusa, con la nicchia del presepe, in cui una stalagmite ricorda la sagoma della Madonna, fino alla caverna dell altare, a quella del precipizio e a quella della fonte, rese spettacolari dalle loro formazioni calcaree. La caverna più celebre, detta la grotta bianca per le formazioni in carbonato puro, si raggiunge soltanto alla fine del percorso più lungo, mentre nelle altre grotte, situate a circa 70 metri di IL CLUB n. 100 pag. 69

70 La magnifica chiesa di Santa Croce a Lecce, simbolo del barocco pugliese IL CLUB n. 100 pag. 70 Alberobello e i suoi trulli profondità, è possibile vedere formazioni rossastre che contengono elementi di ferro e verdastre per la crescita del muschio, dovuta a fenomeni di fotosintesi che avvengono grazie alla luce artificiale. Si risale in superficie ancora immersi nella magia di questo scenario fantastico, dove l immaginazione può scatenarsi e vedere tutto quello che suggerisce la fantasia. Immersi in uno scenario di uliveti e di vigneti punteggiato dalle bianche sagome dei trulli imbocchiamo la S.S.172 che conduce ad Alberobello, apoteosi del concetto stesso di trullo, dove una selva fittissima di tetti grigi spazia, come una bizzarra apparizione, inondando ogni angolo e ogni visuale disponibile con la caratteristica forma conica che non ha uguali in altre regioni d Italia. Non tutti sanno, però, che queste costruzioni ebbero origine in seguito ad una protesta popolare contro una tassa regia sulla malta imposta nel XVII secolo; ma il bisogno aguzza l ingegno e allora si trovò il modo di perfezionare la costruzione di queste particolari casette erigendole a secco, senza l aggiunta di malta, con un gioco di pietre ad incastro che, partendo da una base più larga, si restringeva fino ad una sommità conica, cosa che le rese così solide da fare sì che siano arrivate fino ai nostri giorni in buone condizioni. Tutta la campagna circostante è punteggiata da una miriade di trulli, ma è appunto ad Alberobello che queste tipiche costruzioni si possono ammirare in diverse centinaia di esemplari, dislocate principalmente in due rioni: il Rione Monti e l Aia Piccola, lungo strette stradine lastricate in salita su cui si affacciano circa un migliaio di trulli che si rincorrono in uno scenario affascinante di coni e di arenaria, alternando sui tetti un insieme di simboli dipinti in bianco che hanno una valenza mistico-propiziatoria e che sono sormontati da diversi modelli di pinnacoli la cui funzione era, oltre che decorativa, anche un segno distintivo per individuare la natura della famiglia proprietaria del trullo stesso. Mentre all interno vi era si solito un unico, grande locale, sormontato però da diversi trulli che corrispondevano a nicchie laterali e che avevano funzione di focolare, di camera da letto, di dispensa. Sempre all interno del rio-

71 ne Monti, inoltre, è possibile visitare la chiesa dei Trulli, dedicata a Sant Antonio da Padova; invece un po più a nord si trova il Trullo Sovrano, l unico trullo a due piani, e la Casa d Amore, il primo trullo costruito nel 1797 con l aggiunta di malta, quando la famigerata tassa era stata finalmente abolita. Proseguiamo quindi per Martina Franca, da dove ci innestiamo sulla S.S.581 fino a raggiungere Ceglie Messapica, roccaforte dell antico popolo dei Messapi, dei quali fu centro militare con il nome di Kaplia; la cittadina ai giorni nostri ha conservato ben poco di quel glorioso passato, come i resti delle poderose mura in pietra che la circondavano, detti il Paretone; mentre nei meandri del borgo medievale si può vedere il castello, bisognoso di restauri, la Chiesa Matrice del XVI secolo e una serie di vicoletti a gradoni sui quali si affacciano bianche casette dal sapore ellenico. Da una pagina di storia all altra: proseguiamo per Lecce attraverso la S.S.605 e poi con la 7.ter fino a raggiungere la città, per tuffarci nelle sue atmosfere barocche; ci troviamo sospesi a metà strada tra il mare Adriatico, distante soltanto 11 chilometri, e il mare Jonio, che dista 27 chilometri, lungo un intrico di vie tortuose e piazzette raccolte dove si affacciano, come in un grande palcoscenico corale, palazzi nobiliari e chiese, decorati con una sinfonia di puttini e di ghirigori floreali che richiamano prepotentemente lo sguardo. La Cattedrale di Lecce Informazioni utili Cucina, vini e artigianato La cucina pugliese è rappresentata da ottimi prodotti caseari, come il pecorino, il caciocavallo, le buonissime burrate e le stracciatelle (un misto di panna, burro e mozzarella dai contenuti calorici esorbitanti), nonché dalle paste fatte in casa, come le orecchiette e le strascenate, da condire con finocchietti, patate e rucola, e i marasciuoli, da accompagnare con cime di rapa, cavoli e asparagi; per i secondi, con interiora e frattaglie degli ovini vengono preparati i marretti e gli ghjemeriedde; la pideja è invece una sorta di tasca ricavata dalla pancetta di agnello e riempita con uova e formaggio pecorino; ma largo uso si fa a tavola del pesce e dei frutti di mare, e in particolare dalle cozze che sono cucinate in mille modi diversi. La Puglia è inoltre regione produttrice di ottimi vini, già conosciuti ai tempi di Orazio, come il Salice del Salento, il Locorotondo della Valle d Itria, il Moscato di Trani, solo per citarne alcuni. Oltre ai vini tipici e ai prodotti caseari per quanto riguarda l artigianato più originale segnaliamo i trulli in miniatura, realizzati nella tipica pietra locale, chiamata chiancarella, in vendita nei tanti negozi di Alberobello. Dove sostare Melfi: punto sosta in Piazza Pasquale Festa Campanile, nel grande parcheggio dietro il nuovo Municipio, all ingresso del centro; San Giovanni Rotondo: area attrezzata Di Cerbo, sulla circonvallazione sud, a 100 metri dal semaforo di via Foggia, collegata con bus-navetta alla zona del Santuario, tel ; Area Coppa Cicuta, a 400 metri dal Santuario di Padre Pio, tel ; Monte Sant Angelo: punto sosta nel parcheggio custodito presso il castello; Lucera: agriturismo e centro sportivo Casanova, a circa 5 km. dal centro abitato, Contrada Casanova (raggiungibile attraverso la S.S. Lucera-Campobasso), tel , con bus navetta per il centro); Vieste: sul lungomare Mattei diverse sono le aree camper e i campeggi; all ingresso orientale della cittadina si trova l area camper Il Girasole, via Mattei n.126, tel , e poco oltre l area Europa, sempre sul lungomare Mattei, n. 119 Margherita di Savoia: area attrezzata presso il Villaggio Miami Beach, tel ; Barletta: vari punti sosta senza servizi nei parcheggi attorno al castello (non custoditi); Trani: parcheggio con servizi presso l Autofficina Palmitessa, in via Barletta n. 74, tel ; punto sosta senza servizi sul lungomare nei pressi del castello; Monopoli: area Lido Millenium, in Località Capitolo, a 100 metri dal mare, tel ; altra area attrezzata presso Lido Colonia, di fronte la piscina comunale, tel ; Castellana: punto sosta nel parcheggio degli Ulivi, a 100 metri dall ingresso delle grotte; camper service nella parte finale del parcheggio per i dipendenti, a ridosso dell ingresso delle grotte; Alberobello: area attrezzata Camper nel verde, Via Cadore n.12 ang. Via Don Gigante, a 100 metri dai trulli, tel ; Ceglie Messapica: area attrezzata presso la Masseria Ferruzzo, via Villa Castelli, Contrada Ferruzzo, tel ; Lecce: area camper in via Novoli, al km 4,5; camper service in via Vergole presso l area di servizio IP; punto sosta nel parcheggio di Piazza Tito Schipa, alle spalle del castello; Otranto: punto sosta nel parcheggio custodito Sant Antonio, in via Giovanni Paolo II, all ingresso del centro vicino i giardini; area camper Solara, S.S. 611 km. 21,5 a 350 metri dal mare, tel ; altra area attrezzata l Oasi Park, in Via Renis, tel o IL CLUB n. 100 pag. 71

72 Tra i monumenti più significativi vi sono il Duomo del XVII secolo, che ospita una suggestiva cripta risalente al XVI secolo, con numerose colonne ornate da numerosi capitelli tutti diversi tra loro, e che è caratterizzato da una ricca facciata ornata che dà su una scenografica piazza; la chiesa di Sant Irene, voluta dai Teatini nel XVI secolo; e la chiesa di Santa Croce, del XVI-XVII secolo, con una sontuosa facciata a due ordini di colonne zoomorfe e traboccanti decorazioni in un delirio di arte e plasticità. Tutto attorno si allargano stradine silenti sulle quali si affacciano palazzi nobiliari ingentiliti da superbi balconi di fastosa impronta barocca. Poco oltre si innalza il castello cittadino, a pianta trapezoidale, che presenta un sistema di cinta bastionata rivoluzionario per l epoca in cui fu realizzato, nel XVI secolo; mentre quasi davanti al maniero si stende l anfiteatro, risalente all epoca a- drianea, la cui costruzione venne scavata nel tufo in modo tale da ottenere un arena posta otto metri sotto il livello stradale che poteva contenere ben persone. Il nostro itinerario volge a questo punto quasi al termine. Lasciamo Lecce e in pochi chilometri raggiungiamo il capolinea del nostro viaggio alla scoperta della Puglia: Otranto. Languidamente affacciata sul mare, il moderno abitato continua a evidenziare una spiccata vocazione marinara, col suo porto e le sue splendide spiagge che ogni anno attirano migliaia di bagnanti e di turisti in genere; Otranto vista dal lungomare In basso la cripta della Cattedrale della cittadina del Salento ma le pregevoli testimonianze architettoniche del suo lungo passato emergono appena ci si addentra all interno del centro, racchiuso dalle mura aragonesi, in una sorta di labirinto che cela viuzze lastricate dove si specchiano, tra echi millenari, le sue candide case. Al periodo della dominazione aragonese appartengono i bastioni e il castello, ricostruito dopo il 1481, a pianta pentagonale con tre torri circolari che si affacciano sul lungomare. Poco oltre si può visitare il Museo Diocesano, che ospita una pinacoteca, mentre nelle vicinanze si innalza la chiesetta di San Pietro, prima cattedrale cittadina, ornata da pregevoli affreschi bizantini al suo interno. Ma il suo gioiello in pietra più importante è, senza dubbio, la magnifica cattedrale risalente all XI secolo, la cui facciata mostra l impronta del romanico pugliese. Nelle sue fondamenta si conserva la cripta, risalente al 1088, che colpisce per le atmosfere suggestive prodotte dagli affreschi del 500 che impreziosiscono le cinque navate intramezzate da una selva di 42 colonne, alla sommità delle quali si notano capitelli ognuno diverso dall altro. Nella navata destra della cattedrale si conserva invece la Cappella dei Martiri, che ospita le ossa degli 800 valorosi immolatisi sull altare del cristianesimo, in tempi lontani in cui per la religione si moriva (tempi lontani tornati negli ultimi anni prepotentemente d attualità!). Ciò che più attrae, tuttavia, è il grandioso pavimento musivo, con milioni di tessere policrome di calcare che formano un enorme albero della vita, sorretto da una coppia di elefanti, ai cui rami è collegata una moltitudine di figure allegoriche, con riferimenti alla leggenda di re Artù e con i dodici segni zodiacali racchiusi in cerchi. Non meno incantevole è la costa a nord dell abitato, ricca di grotte e anfratti, così come di dune e pini marittimi, con i Laghi A- limini, uno di acqua dolce e l altro di acqua salata, che fanno da corollario a una terra di così grandi suggestioni, rendendo la cittadina una tappa indimenticabile di un viaggio fino all estrema parte meridionale della Puglia. Mimma Ferrante e Maurizio Karra IL CLUB n. 100 pag. 72

73 La Val di Susa Percorsi turistici e religiosi consentono di scoprire, in quest area piemontese di confine fra Italia e Francia, il grande patrimonio storico e culturale di un territorio di grande bellezza, oltre ai folclori popolari che continuano a sopravvivere nei secoli e a una tradizione enogastronomica legata a una straordinaria varietà di prodotti tipici L a Valle di Susa, custode di un prezioso patrimonio di arte e cultura, è una fascia di terra incastonata tra le montagne, ricca di risorse ambientali con valichi facilmente percorribili e un ampio fondovalle adatto allo sviluppo di nuclei urbani. Una terra di confine, situata nel cuore delle Alpi Cozie e Graie, famosa per le sue stazioni sciistiche invernali, ma anche territorio di grandi attrazioni naturalistiche e culturali. Le sue caratteristiche morfologiche sono tali da averla resa nel corso dei secoli, testimone di importanti vicende a carattere storico e religioso. Le sue strade sono state percorse nel tempo dagli e- serciti di Giulio Cesare, Carlo Magno e Napoleone ma anche da pellegrini, mercanti e artisti. I valichi del Monginevro e del Moncenisio hanno da sempre rivestito un importanza strategica fondamentale. In epoca romana con la via ad Galliam, in epoca medioevale con la Via Francigena e in epoca moderna con la costruzione di importanti opere di fortificazione e con la ristrutturazione di grandi vie di comunicazione. La Valle di Susa con la sua storia plurimillenaria, si rivela oggi attraverso un patrimonio artistico e religioso custodito con grande cura e proposto come un sistema museale integrato. E cosi che secolari testimonianze come la Sacra di San Michele, l abbazia di Novalesa, le Certose montane di Montebenedetto e Banda, i musei del complesso Diocesano, diventano tappe di percorsi caratterizzati da paesaggi monumentali creati dalla natura, dove spiccano laghi montani, parchi naturali, e vette imponenti (come il Rocciamelone, montagna sacra fin dai tempi dei Celti e ancor oggi meta di pellegrinaggi). L arte, le Alpi e la presenza cristiana sono gli elementi ispiratori di un iniziativa di Percorsi Turistici e religiosi in Valle Susa che in forma chiara ed esaustiva offrono la possibilità di scoprire il grande patrimonio storico e culturale di questo territorio oltre ai folclori popolari che continuano a sopravvivere nei secoli e a una tradizione enogastronomica legata a una straordinaria varietà di prodotti tipici. I monasteri alpini L abbazia di San Michele della Chiusa, detta Sacra di San Michele, svetta con l imponenza IL CLUB n. 100 pag. 73 Il paesaggio del Moncenisio della sua struttura millenaria sul Monte Pirchiriano, all imbocco della Valle di Susa e, per la sua suggestiva architettura, si dice abbia ispirato Umberto Eco nella composizione del romanzo Il nome della Rosa. Fondata, secondo la tradizione, su preesistenti edifici tardo-antichi tra il 983 e il 987 da un nobile pellegrino alverniate, Ugo di Montboissier, divenne per tutto il medioevo uno dei più

74 di una terribile leggenda legata alla vanità di una giovane donna. Proseguendo lungo la Valle, si arriva a Susa che conserva ancora, nel suo cento storico, il fascino di una piccola città alpina. L antichità delle sue origini è testimoniata dalle cappelle druidiche di epoca celtica, incise nella roccia nel punto più alto della città. L epoca romana è rappresentata dal maestoso arco di Augusto, e- retto nell 8 a.c. e costruito con marmo bianco locale, dai resti dell acquedotto del castrum dell arena e del tempio cittadino. Il medioevo è presente con la cattedrale di San Giusto, fondata nel 1029 come abbazia benedettina, nell antica pieve di Santa Maria Maggiore, nel convento duecentesco di San Francesco. Il complesso mosaico storico-artistico della città e della Valle di Susa è inoltre ricostruibile attraverso le numerose e preziose opere conservate nel Museo Diocesano di Arte Sacra, datate tra il IV e il XX secolo. La Sacra di San Michele, che si dice abbia ispirato Umberto Eco nella composizione del romanzo Il nome della Rosa In basso l Abbazia di Novalesa Una veduta di Susa innevata; in primo piano i campanili delle chiese di San Giusto e di Santa Maria Maggiore importanti centri di cultura e spiritualità monastica europea lungo la Via Francigena. Per raggiungere il cuore della Sacra di San Michele si deve percorrere il ripido e arroccato Scalone dei morti e oltrepassare il Portale dello Zodiaco, ricco di simbologie che riconducono ai bestiari e alla cosmologia medievale; gli archi rampanti e i contrafforti fanno da cornice all ingresso della chiesa, romanica e gotica al contempo, dove sono ospitate le tombe dei duchi e dei principi di Savoia e importanti opere affrescate e scolpite su pietra. Dalla chiesa si accede al terrazzo che offre un panorama unico sulle Alpi, la Valle di Susa e la pianura torinese. Di lì si possono anche ammirare le rovine della Torre della Bell Alda, custode IL CLUB n. 100 pag. 74 Salendo poi sulla strada che conduce al valico del Moncenisio, si imbocca la Valle Cenischia, testimone degli antichi percorsi medioevali verso la Francia di pellegrini, mercanti, papi e imperatori. Su un declivio erboso addossato alla montagna, nei pressi del pittoresco abitato di Novalesa, sorge il complesso dell abbazia benedettina dei Santi Pietro ed Andrea; fondata nel 726, è una delle abbazie più antiche dell arco alpino occidentale. Ospitò in diverse occasioni l imperatore Carlo Magno che la dotò di enormi ricchezze, tanto da divenire uno dei centri più prestigiosi della diffusione della cultura carolingia.

75 I monaci benedettini, che ancora oggi vivono nell abbazia di Novalesa, vi accompagneranno alla scoperta di questo luogo millenario, con la splendida cappella di Sant Eldrado, affrescata nel sec XI, posta su un poggio dominante la valle, e il parco che richiama alla serenità e alla pace di uno stile di vita legata a valori spirituali essenziali. Una guida mostrerà il museo del restauro del libro, in cui i monaci di Novalesa sono maestri e il museo archeologico, che consente di ripercorrere la storia più che millenaria dell abbazia. Le chiese campestri La Valle di Susa è però anche uno tra i territori alpini più ricchi di chiese e cappelle campestri, che sono diffuse in tutta la valle: la loro peculiarità sta nel fatto che molte di esse sono decorate con cicli pittorici di alto livello, databili tra XI e XVIII secolo. Nella splendida cornice del borgo medioevale di San Giorio, la cappella di San Lorenzo, detta del Conte, è per esempio uno dei più importanti esempi di affreschi di influenza giottesca di tutto il Piemonte. La cappella, fondata nel 1328 per volere dei signori del luogo, è completamente decorata, al proprio interno, da un ciclo affrescato che illustra le scene della vita di Cristo e di San Lorenzo e la suggestiva raffigurazione della leggenda dei Tre vivi e tre morti. Spostandoci in Alta valle si giunge a Salbertrand, dove la parrocchiale di San Giovanni Battista, (situata nel cuore del paese, sulla piazza centrale, citata fin dal 1057) e la cappella della borgata Oulme, ospitano preziosi affreschi datati tra il XIV e il XVI secolo. Risalendo verso Bardonecchia si incontra la quattrocentesca parrocchiale di San Gregorio Magno di Savoulx, facilmente raggiungibile con un breve percorso pedonale, sita su un panoramico poggio, da dove domina l abitato e la vicina piana di Oulx. La chiesa spicca per l aguzzo campanile romanico delfinale e ospita affreschi del 1520 e uno splendido retablo ligneo, testimone del barocco alpino. Giunti a Bardonecchia si raggiungono le frazioni di Melezet e Les Arnauds. Con una piacevole passeggiata si giunge alle cappelle campestri di San Sisto e di Notre Dame du Coignet, custodi di inte- L Abside dell Abbazia di Novalesa In basso il Museo di Melezet allestito nella cappella della Madonna del Carmine IL CLUB n. 100 pag. 75

76 ressanti testimonianze pittoriche databili tra il XV e il XVI secolo e raffiguranti il Giudizio Universale e le vite della Vergine e di Santi. Nel cuore della borgata alpina di Melezet la visita prosegue infine al Museo di Arte Religiosa Alpina, allestito presso la seicentesca cappella della Madonna del Carmine, che ospita un importante raccolta di statuaria lignea, oreficerie e tessili datati dal XV al XIX secolo provenienti dalle chiese e dalle cappelle campestri della conca di Bardonecchia. A breve distanza si trova la parrocchiale di Sant Antonio Abate, sfavillante e- sempio di barocco alpino, arricchita con i caratteristici elementi decorativi lignei raffiguranti cascate di frutta e fiori, con il sagrato impreziosito da una splendida fontana settecentesca. I sentieri del silenzio Esperte guide di percorsi naturalistici vi accompagneranno alla scoperta dell antica Certosa di Montebenedetto, immersa nel silenzio e nella pace di una radura sui monti di Villar Focchiardo, a mille metri di quota. I monaci di San Bruno giunsero in questo luogo alle soglie del 1200, dopo una brevissima permanenza presso la Losa, a Gravere, e vi rimasero fino alla fine del XV secolo, quando fu abbandonato a causa di un evento alluvionale. Ancora oggi la Certosa conserva il fascino di un piccolo monastero medievale, con la chiesa dalla struttura essenziale e i resti delle case dei monaci certosini. All interno della chiesa una mostra permanente vi illustrerà, oltre alla storia di Montebendetto, la vita e i ritmi antichi del mondo certosino, Il paesaggio del Moncenisio e, in basso, la Certosa di San Benedetto rimasti immutati nel corso dei secoli. All esterno, un percorso ad anello, tra boschi di faggio e pascoli erbosi, vi condurrà nel silenzio della natura. Camminando sull antica mulattiera che collegava il monastero con il piano, potrete andare alla riscoperta dei resti dell antica correria, la casa bassa del monastero e l unico luogo dove erano ammessi i laici, per soffermarvi sui segni lasciati dal paziente lavoro dei monaci lungo gli argini del torrente e in molti altri punti di questo angolo incontaminato. Le strade dei Valdesi Nel 1686, seguendo Luigi XIV, Vittorio Amedeo II di Savoia proibì il culto valdese e impose l esilio a chi non fosse tornato al cattolicesimo. Ne nacque un aspra resistenza e chi sopravvisse fu rinchiuso in prigione. Dai primi mesi del 1687, venne concesso l esilio in Svizzera. In pieno inverno i Valdesi percorsero tutta la Valle di Susa, con destinazione Ginevra e la Germania. Transitarono per Novalesa, dove sostarono, e il Moncenisio. Il trasferimento, durato complessivamente dal 7 gennaio al 27 febbraio, non fu un impresa facile, a causa delle temperature rigide, del percorso alpestre, delle condizioni fisiche delle popolazioni. Nel 1689 Guglielmo III d Orange, nemico di Luigi XIV, appena salito al trono d Inghilterra, organizzò una grande coalizione contro la Francia e in questo contesto aiutò i Valdesi a ritornare in Piemonte. Così, il 26 agosto 1689, seicento valdesi e trecento ugonotti attraversarono la Savoia, battendo i Francesi a Salbertrand il 3 settembre. Una parte del cammino dell esilio e della libertà, compiuto da questa popolazione nel XVII secolo, viene riproposto oggi per il tratto a cavallo tra la Valle di Susa e la Maurienne. L itinerario porterà alla scoperta dei caratteristici borghi alpini di Novalesa e Moncenisio, e permetterà di risalire i sentieri che conducono al Lago alpino delle Savine dominato dagli imponenti Denti d Ambin e raggiungere il Colle Clapier, dove si potrà ammirare la natura selvaggia dell omonimo colle. Attraverso il percorso dal Moncenisio si potrà arrivare in Francia e scendere ai paesi di Lanslebourg e Bramans e immergersi nell arte e nella cultura savoiarda. Con un cammino in cre- IL CLUB n. 100 pag. 76

77 Informazioni utili I prodotti del territorio: Vini (fra cui il barbera), miele e formaggi sono i prodotti tipici del territorio della Valle di Susa. Dove dormire: A Susa punto sosta in Piazza d'armi presso la stazione sulla strada per il Moncenisio; area attrezzata in Corso Couvert, nel parcheggio della ex area ferroviaria (tel. 0122/648311). Info e dettagli sui percorsi: Cooperativa Culturalalpe: Via Argentera, Susa (TO) Telefono e fax: ; info@culturalalpe.it, sito web del cammino, tra vette aguzze e laghi dall acqua di smeraldo. Lungo il cammino si potranno incontrare anche alcuni insoliti monumenti dell ingegno umano, come il Gran Pertus, una galleria scavata in solitaria tra il 1526 e il 1533 da Colombano Romean, minatore di Chiomonte, per portare l acqua alle borgate Ramats e Cels. Tale opera straordinaria per l epoca, può essere ancora oggi esplorata nel periodo autunnale con l aiuto di una guida percorrendo tutto il tunnel fino allo sbocco nel vallone da cui si attinge l acqua. Cristina Negri sta, dal Col Clapier si raggiungeranno i Quattro Denti a Chiomonte e si scenderà al Gran Pertus. L itinerario proposto si potrà svolgere sotto forma di trekking, con più tappe, modulabili in base all esigenza e all esperienza dei partecipanti. La prima tappa parte da Novalesa. Risalendo l antica Strada Reale si raggiunge dapprima Ferrera Cenisio e quindi il colle del Moncenisio; una seconda tappa consiste nella discesa su Lanslebourg e Bramans attraverso i sentieri delle ramasses, antiche slitte che erano utilizzate per trasportare i viaggiatori attraverso il valico; una terza tappa risale attraverso il vallone di Le Planay, il Vallone delle Savine e il Col Clapier fino al rifugio Vaccarone, da dove, nelle giornate terse, sarà possibile ammirare uno spettacolare panorama sulla Valle di Susa, la pianura torinese e la corona della Alpi; una quarta tappa corre in cresta sino ai Quattro Denti di Chiomonte, per poi ridiscendere verso Exilles. L itinerario permetterà di assaporare l atmosfera dei villaggi di Novalesa, Ferrera, Lanslebourg e Bramans, veri e propri gioielli alpini, che per tanti secoli hanno basato la loro economia sull accoglienza di quanti si preparavano ad attraversare il Moncenisio. Tale loro specificità è ancora visibile nell impianto urbano e nella tipologia degli edifici, nell affabilità delle persone, disponibili ad incontrare e raccontare storie e leggende del loro avventuroso passato. La natura incontaminata sarà la compagna di gran parte I costumi tipici della valle, indossati ancora oggi nelle grandi ricorrenze In basso grappoli di barbera, tipico vitigno piemontese IL CLUB n. 100 pag. 77

78 I capolavori archeologici di Gela La dea, panneggiata sottilmente e con una ricca capigliatura, accoglie tra le braccia l'amato... C IL CLUB n. 100 pag. 78 ominciamo con una patetica storia d'amore: l'atletico Képhalos sposa la figlia del re di Atene, fanciulla di bellezza senza pari. I due si amano teneramente; ma appena qualche mese dopo le nozze, mentre Képhalos è intento a cacciare nei boschi, viene visto da Eos, la dea del mattino (che i Latini chiamavano Aurora e i Germani East), bella oltre ogni dire e mal maritata, che si innamora follemente dell'aitante giovane. Lo rapisce e vorrebbe fame il suo amante. Ma non ci riesce: il fedele Képhalos sempre pensa alla moglie, sempre geme e sospira. «Smetti i tuoi ingrati lamenti - indispettita conclude la dea dell' Aurora - tornatene da tua moglie ma te ne pentirai!». E il pentimento venne. Dal talamo divino ritornato alle dimensioni terrene il povero Képhalos pensa che se una dea aveva potuto essere infedele al marito, a maggior ragione potrebbe esserlo sua moglie, che restava sola tanto a lungo mentre lui era a caccia nei boschi. Vuole mettere alla prova la fedeltà della sposa: si traveste e si presenta a corte dove la fedele fanciulla piange la sua scomparsa. E tanto fa con regali e lusinghe che quella alla fine accetta di divenire la sua amante, giusto in tempo per scoprire che quello è il marito travestito. Fine dell'amore ingenuo. La storia di cui Ovidio (Metamorfosi, VII 661 e seg.) racconta tutti gli ulteriori dettagli è lunga: ma il momento culminante, il ratto di Képhalos da parte dell'alata dea è stato rappresentato diverse volte dagli artisti dell'antica Gela: in opere più o meno danneggiate e in un'arnia (altare portatile) miracolosamente uscita intatta dalle sabbie del locale emporio: il porto commerciale. La dea, panneggiata e con una ricca capigliatura accoglie tra le braccia l'amato, addormentato come in bambino. L'inizio di una storia che non fu. Ma è anche l'inizio di un viaggio al museo di Gela. La città era stata fondata nel 689 a.c. da coloni greci provenienti da Rodi e guidati da Antifemo. Puntualmente si è trovata la dedica al fondatore graffita in dialetto dorico su una coppa esposta in una delle prime vetrine del Museo: attestazione della lunga fedeltà dei Gelesi alla loro patria lontana. Gli oggetti in terracotta costituiscono il patrimonio più rilevante di questo museo tanto recente (istituito appena nel 1958) quanto ricco di ritrovamenti unici. Tra i capolavori una testa di cavallo (datata a.c.) che doveva ornare la sommità di un tempio: modellata da mano sicura è uno degli esempi più alti dell'arte antica, in grado di gareggiare con le figure del Partenone. Il In alto l ingresso del Museo Archeologico di Gela In basso uno splendido esempio di ceramica gelese del V secolo a.c.

79 tempio di cui ne faceva parte si ergeva a poca distanza dall'attuale museo (ed è visitabile con lo stesso biglietto); le fondamenta sono chiaramente leggibili per gli archeologi. L'unica severa colonna che si alza tra il verde degli alberi e il blu intenso del mare anche ai profani comunica tutta la severa linearità dell'arte antica. Veduta del museo dall adiacente area archeologica. In basso la colonna simbolo della stessa area Ad indicare i lineamenti della civiltà gelese c'è una Nike, purtroppo priva di testa, un tempo animata da vivaci colori di cui sussistono le tracce, che si libra nell'aria con un panneggio variato di andamento, colto in volo vibrante. Un capolavoro di eleganza. Ma il museo raccoglie anche esempi dell'arte più quotidiana, ritratti della vita di ogni giorno, come in quello skiphos (la parola è rimasta nel dialetto: è lo «scifo» delle umili mansioni) dipinto nel IV sec. a.c. dal «Pittore di Scordia» con una scenetta tra il satiro impertinente e una ninfetta accogliente: forse un'istantanea di vita godereccia, come quelle numerose con intervento di animali domestici e oggetti di uso comune che ci permettono un'occhiata su come vivevano i grecisiculi due millenni e mezzo addietro. Anche a teatro: dato che un minuscolo frammento (una decina di centimetri, del 350 a.c.) raffigura un buffo attore comico, un vecchietto preoccupato dai tratti esagerati, come quelli di Zio Paperone. In effetti ogni pezzo, per quanto minuscolo, ha una sua storia e sottolinea un momento di vita. Su una coppa del V secolo c'è scritto, in alfabeto e lingua dorica: «Sono di Pantares e sono oggetto comune di amici». Un contrassegno di appartenenza come ora i nostri ragazzi ne scrivono sugli zainetti. Ma... Pantares non era una persona qualunque, era un capo di partito, che si rese famoso sia a Gela che ad O- limpia, di cui parlò persino lo storico Erodoto e i cui figli divennero tiranni. La «comunità» degli amici doveva essere molto simile ai partiti dei nostri tempi e tra una coppa e l'altra riuscì a portare al potere i suoi capi. Sono così numerosi gli oggetti del Museo di Gela che possiamo fare solo un rapido cenno ad alcuni come quello scodellone perfettamente conservato ( a. C.), opera di siculi abitanti presso quello che gli A- rabi chiamarono Wadi as sawàri (il torrente delle colonne) e che per noi è Dessueri. Un vaso semplice, ma con un preciso gusto artistico, con un senso dell'ornamento che lo farebbe ben figurare in una mostra di arte moderna. E da un capo all'altro della storia si giunge alle scodelle di protomaiolica, create ai tempi dell'imperatore Federico II di Svevia che nel 1233 ricostruì la antica città conferendole il nome classico di Heraclea (e poi sarebbe stata ancora distrutta, e ricostruita con il nome di Terranova IL CLUB n. 100 pag. 79 che rimase fino al 1927): da quel periodo proviene tra l'altro un simpatico piatto, con disegno di uno spiritoso pesciolino che, se non raggiunge la perfezione della ceramica classica, dimostra che l'arte della terracotta non era stata dimenticata, anzi era stata presto integrata con quella del vetro. E bicchieri e ampolle rivelano quanto fosse avanzata la lavorazione. Dai Siculi agli Aragonesi: una bella continuità nel tempo che ben pochi altri centri artistici possono vantare nel mondo. Altri due reperti del museo Uno scatolone di sabbia e, tra orci e vasetti, tre bellissimi capolavori in terracotta appena usciti dal forno: con le loro forme delicate sono rappresentate le tre divinità della terra: Demetra, Kore e Ecate, sormontate da allusi-

80 ve scene animali, e poi Eos e una Gorgone con i figli. Sembrano cotti ieri, ma hanno venticinque secoli. La direttrice del Museo di uno degli scali più rilevanti del Mediterraneo. Arrivavano le merci dalle località più lontane, avvenivano Il recupero della nave greca nelle acque del porto di Gela. In basso un rilievo conservato al museo gelese ci fa vedere come erano le navi antiche gli scambi con le popolazioni sicule dell'interno. Per ricreare questa impressione di vitalità nello spazio che ospita le opere recuperate, riproposte nella stessa posizione in cui si trovavano al momento del rinvenimento, una nenia orientale riproduce quella che doveva essere la colonna sonora dei Gelesi delle prime generazioni. Ma questo rinvenimento, per quanto straordinario, non è stato l'unico: un intero relitto di nave è venuto fuori dai fondali e mostra la tecnica costruttiva arcaica attestata da Omero e messa in pratica dagli Egiziani costruttori delle piramidi. Dal carico sono stati recuperati vasetti e altarini, anfore e oggetti in bronzo. Ad illustrare le rotte commerciali e la circolazione di opere d'arte il materiale è stato in e- sposizione nell'isola maltese di Gozo, e c'è un intero tesoro in monete, forse il più ricco di tutto il mondo antico, che è stato scoperto nel 1956 vicino la Stazione di Gela. Vicissitudini di furti e ritrovamenti hanno ridotto la consistenza del monetiere, che resta comunque una delle raccolte più importanti di numismatica greca. Ce ne sono delle origini più diverse: da Agrigento a Siracusa, da Atene alla Macedonia e, se anche non è possibile vedere tutto nelle vetrine, si possono apprezzare le forme più delicate nel catalogo del Museo, dove tutto è illustrato e spiegato da specialisti. Un catalogo ricchissimo (forse unico nel genere in Italia) che è indispensabile, davanti alla quantità di reperti di cui dispone il Museo e che periodicamente mette in e- sposizione. Gela, che ha anche condotto la campagna di scavi, ci spiega il miracolo: su quello che una volta era il bordo del mare c'era un magazzino di opere d'arte. Poi improvvisamente una tempesta di sabbia coprì tutto, la linea di costa cambiò e solo pochi mesi addietro quei preziosi reperti hanno rivisto la luce. Nella loro solennità le immagini divine forniscono l'impressione palpabile della religiosità antica, ma tutt attorno c'era un fervore di vita che faceva del porto di Gela IL CLUB n. 100 pag. 80 Due monete della ricchissima collezione numismatica del museo A parte esiste un Museo di «pezzi di seconda scelta» che farebbero la gioia di qualsiasi collezione d'oltralpe: reperti bellissimi disponibili per gli studiosi, ma troppo numerosi, che confonderebbero per la loro stessa quantità il visitatore comune. O- recchini d'oro, vasi finissimi del Pittore di Gela la cui fama, ma non il nome, superò i confini della patria, e soprattutto richiami al vasto territorio circostante. A Gela faceva riferimento un ricco entroterra dal grande fervore culturale: nei numerosi pannelli del Museo e nelle perfette riproduzioni del Catalogo si vedono i centri rupestri delle civiltà preistoriche e le basiliche dell'età quasi cristiana, in quel periodo in cui ebraismo e religio-

81 ne nuova vivevano vicini senza potersi facilmente distinguere. Un tale Iudas Sabanas, certamente ebreo, fece incidere una epigrafe a Filosofiana (nei pressi di Mazzarino). Ma nella stessa area si trovavano le prime raffigurazioni dell'ascensione di Cristo: lampade, croci, anellini, firme su oggetti di uso comune danno una immagine viva di quella presenza di civiltà che seguì all'abbandono della città costiera e al riflusso verso l'interno, quando Vandali e Goti scorrazzavano sulle coste e da Roma il Papa Gregorio ( d.c.) amministrava le anime e i beni della Massa Gelas (le masserie gelesi). Un tratto delle antiche mura Ingenue iscrizioni ed evidenti capolavori, immagini di capanne e pezzi di basiliche e, fuori dal Museo, in una indimenticabile prospettiva sul mare di Sicilia, il mercato e il porto, le colonne del tempio e le mura perfettamente conservate di età timoleontea (339 a. C. ). Mura che, come in Oriente, erano realizzate anche con mattoni crudi, come in Mesopotania, come a Samarcarda. Il clima di Gela era secco e i suoi coloni ricordavano la patria lontana. Oggi di tutto questo splendido passato è difficile trovare traccia nella moderna città. Alfio Triolo Una panoramica di Gela oggi, sconvolta da una disordinata e abnorme espansione urbana Gela oggi Gela è uno dei più estesi centri urbani, a livello demografico, della Sicilia. Il tessuto urbano presenta un impianto a scacchiera di derivazione ippodamea che ricalca il sottostante impianto della polis greca. I nuovi quartieri residenziali sorti ad ovest della collina (Macchitella e Scavone) presentano invece lo schema urbano della città-giardino. La cittadina arabo-medievale di Eraclea (o Heraclea) costituì il primo nucleo urbano fondato dopo la distruzione greca del 282 a.c.. Posizionata nella zona compresa tra il cimitero monumentale e la chiesa di San Giacomo Maggiore, pare che fosse dotata di numerose chiese e perfino di rete fognaria. Nel 1233 il re Federico II di Svevia decise di fondare sui ruderi della città greca il nuovo centro di Terranova che sarebbe diventato punto di riferimento per l economia circostante. Il primo nucleo terranovese, di forma quadrata, presentava un estensione di oltre 20 ettari, un possente sistema di fortificazioni con castello all angolo sud-est ed un porto caricatore. Lo schema urbano si rifaceva a quello romano in quanto incentrato su due assi principali ortogonali (il corso e l attuale via Marconi) che collegavano le quattro porte (più una quinta verso il mare). Tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 Terranova vide raddoppiare la propria estensione, espandendosi verso ovest con uno schema urbano conforme al precedente e con mura. Infatti il corso principale venne prolungato mentre l asse nord-sud venne sostituito dall attuale via Bresmes (già Marina). La città contava ben 22 chiese e perciò appariva dall alto ricca di campanili e cupole, come emerge chiaramente dalle raffigurazioni dell epoca. Sino al 1800 la città rimase entro le mura. L esigenza di nuove abitazioni portò all espansione verso ovest con la creazione del Borgo e del Rabatello. Più tardi vennero creati i quartieri Orto Buget (sud-est), Mulino a vento (est) e Stazione (nord-est). Fino alla prima metà del 900 vennero creati ulteriori quartieri verso ovest (San Giacomo, Pignatelli, Loco Barone), verso sud (Bastione, Toselli e Ospizio Marino), lungo la via Nazionale (oggi G. Cascino), la via Verga e la via Tevere. A partire dagli anni 60, in corrispondenza dell attivazione del Petrolchimico, la città venne sconvolta da una disordinata e abnorme e- spansione urbana in tutte le direzioni che minacciò perfino la parte storica. I quartieri più grandi oggi sono: Caposoprano (zona occidentale della collina), Macchitella e Scavone, Fondo Iozza, villaggio Aldisio e la grande periferia abusiva di Margi e Settefarine (nord). Al di fuori del centro urbano di una certa dimensione sono gli insediamenti urbani sulla costa occidentale compresa tra la collina di Montelungo e la foce del Comunelli, e la zona industriale col Petrolchimico e i due nuclei dell Asi (Azienda di Sviluppo Industriale). Oggi il centro storico di Gela, seppur vittima della caotica espansione edilizia dell ultimo cinquantennio, rimane ricchissimo di monumenti e testimonianze storiche. Tutt attorno al centro storico federiciano e secentesco ( ) sopravvivono le vestigia dell antico sistema difensivo con tratti di mura, torrioni e porte incastonati nei prospetti delle moderne abitazioni. Solo ruderi rimangono invece del castello federiciano (o Palazzo ducale) in piazza Calvario. In piazza Roma è sita la Chiesa del Carmine risalente al 700 che custodisce un crocifisso ligneo quattrocentesco ritenuto miracoloso dai gelesi. Sul corso Vittorio Emanuele, la via più elegante della città, si erge poi la Chiesa del Rosario che esternamente presenta un alta torre campanaria con cuspide maiolicata e tre bei portali, mentre l interno si presenta in linee tardo-barocche. Nel cuore cittadino, piazza Umberto I, spicca con la sua imponente ed elegante mole la Chiesa Madre, bellissimo esempio di stile neoclassico. Interessanti anche la torre campanaria e la cupola. L elegante interno a schema basilicale con croce latina, conserva bei dipinti. Alle spalle della chiesa Madre è ubicato l ex Monastero di clausura femminile con annessa chiesa di San Benedetto (XV secolo). Il complesso ha ospitato sino al 1969 l Ospedale civile. Infine, nella piazza Sant Agostino, la più bella della città e un tempo ornata da ben cinque chiese d epoche diverse, si possono oggi ammirare la chiesa e il convento di Sant Agostino, il Teatro Eschilo, la chiesa di San Francesco di Paola con l annesso convento dei padri Minimi poi divenuto Educatorio, entrambi in stile tardo-barocco. IL CLUB n. 100 pag. 81

82 Ciospi o chioschi? Da più di un secolo Catania ha trovato la sua via del bere con i dispensatori all'aperto di dissetanti bevande al seltz: veri e propri punti di ritrovo in numerose piazze della città. Lo "zio" del chiosco è una figura tipica catanese: dispensa consigli e soddisfa la sete soprattutto al popolo della notte «E come la storia di Babbo Natale. Esisteva da una vita, poi è arrivato uno che ha brevettato il nome e gli hanno fregato il posto. Ecco, il vero Babbo Natale sono io». Non vi azzardate mai ad attribuire le invenzioni di un chioscaro catanese a un suo collega, perchè con il copyright loro ci campano. «Qui è nato - recita un cartello in piazza Roma, neanche si trattasse di un famoso scrittore del '700 - l'autentico frappé alla nutella», la bevanda che una volta un carabiniere (e poi ci si chiede come saltano fuori le barzellette...) ha scambiato per una macedonia di frutta un po' spenta. «L'ho concepito - dice Babbo Natale, ossia zio Lino, il padre della creatura - in un momento di disperazione, quando le forze dell'ordine mi hanno contestato l'uso della piastra per i panini. Per me è stato un colpo durissimo. Cosa dare ai clienti? Ho provato a frullare la nutella, una tortina e altri ingredienti che non posso rivelare; una mia ricetta, qualcosa che avevo dentro già da tempo. Ed è stato un successone. Poi tanti hanno cercato di imitarla, ma si sono avvicinati solo lontanamente». Un classico chiosco catanese Chissà perché tutti i chioscari catanesi sono zii. Lo zio Mimmo, lo zio Lino, lo zio Pippo, lo zio Tano. Quasi non fosse concepibile rifilarti un mandarino al limone senza essere tuo parente stretto. E' una questione di intimità: in fondo loro sono i confidenti della sterminata popolazione degli assetati, svolgono un ruolo sociale di conforto e recupero psicologico, un' attività di monitoraggio degli umori cittadini. E ne vendono parecchie. «C'è quello che ogni sera, racconta lo zio Lino, da quindici anni prende sempre la stessa birra; oppure l'omone di 150 chili che si pappa quattro panini, ingurgita una decina di seltz e alla fine mi chiede preoccupatissimo di non mettere lo zucchero nel caffé». Per qualche strana ragione il chiosco è un'entità che non esiste in nessuna altra parte del pianeta. Chi conquista il primato a Catania addirittura può andarsene in giro ad affermare di essere il migliore chioscaro del mondo. Alla luce di una simile responsabilità, il concepimento di una bibita originale può cambiarti la vita. Lo zio Mimmo, per esempio, è un inventore incallito. «Le idee confessa - mi vengono parlando con i clienti. Sono loro stessi ad ispirarmi nuove combinazioni di ingredienti e perfino i nomi del prodotto finale. Capita spesso che la gente non riesca a decidersi e mi lascia carta bianca: così è nato il "pensaci tu", un dissetante a base di mandarino verde, sciroppo di banana (o ananas), granatina di limone e pezzi di frutta. La "bomba del cardinale", invece, si chiama in questo modo perchè è riservata a palati forti ed è preparata con la frutta santa, tutta roba naturale che fa bene alla salute.. Ci sono numerose varianti, ma il nucleo fisso è composto da sciroppi di fragola e di banana, mele, pere, kiwi, ananas e granita di limone». Poi bisogna accontentare il cliente tifoso. «Il mio preferito, dice zio Mimmo, indicando un orsetto con la maglia a strisce sistemato IL CLUB n. 100 pag. 82 dietro il bancone, è il Rossonero. Nel Bianconero, che ho dovuto creare per zittire i miei amici juventini, a volte mi viene la tentazione di aggiungere un po' di bicarbonato». Per quanto si cimenti da anni, l'esperto chioscaro riconosce di non essere particolarmente ferrato nella realizzazione di alcune Le ricette Ed ecco alcune ricette per coloro che per caso si dovessero trovare di passaggio a Catania. Seltz limone e sale Scherzando, i chioscari lo chiamano il "gatorade siciliano". C'è chi il sale lo scioglie prima nel seltz e ne mette una dose abbondante. Altri, invece, preferiscono aggiungerlo dopo. Ognuno scelga a modo suo: il gusto è veramente diverso. Mandarino al limone Proposto nelle versioni "Rosso" (più dolce) e "Verde" (più a- spro) è tra le bibite più richieste al chiosco. Piace a tutti, è il giusto compromesso fra il dolce dello sciroppo e il profumo del frutto. I frutti Amarena, fragola, ananas, bomba del Cardinale: sono u- n'invenzione recente. Si tratta dello sciroppo del frutto corrispondente al quale sono aggiunti i pezzi di frutta. E' l'equivalente di uno spuntino, splendido sostituto del pasto durante l'estate. Frappé alla nutella Se potete fare a meno di controllare le calorie, provatelo. E' una bibita invernale composta di latte, panna, nutella e brioscine. Il tutto viene frullato fino a diventare liquido e guarnito con dei biscotti Un peccato di gola che vale la pena provare.

83 bibite. Forse perché, come acutamente fa notare lo zio Lino, non bisognerebbe mai intestardirsi ad imitare le specialità degli altri, per evitare figuracce. A proposito di seltz, forse non tutti sanno che seltz è una località tedesca dove si trova la più antica fonte di acqua minerale frizzante conosciuta sin dal In origine l'acqua viene imbottigliata come "pozione" medicamentosa che evita alle gestanti la fastidiosa nausea. Gli anziani catanesi ricordano ancora quando nei chioschi il giovane di bottega azionava la macchina del seltz. Pescando fra i ricordi dei chioscari mi viene in mente quando nelle notti calde e afose di Catania, trovandomi a passare da piazza Trento, si notavano su una panchina ormai rimossa, accanto al chiosco, un nucleo di persone che assistevano a lunghissime sfide a dama. E il chioscaro, sorridendo, faceva notare che quando qualcuno degli habitué spariva per un po' di tempo c'era un solo motivo: metteva la fede al dito. I ragazzi che frequentano il chiosco di piazza Trento sanno tutto sulle serate in discoteca, quelli che invece stazionano al chiosco di piazza Spirito Santo sono aggiornatissimi sulle manifestazioni nei pub del centro storico. Anche i chioschi seguono le mode. E quindi: dimmi dove vai e ti dirò chi sei. I chioschi di piazza Roma, piazza Trento, piazza Borgo, piazza Umberto, piazza Spirito Santo si contendono il popolo della notte. Altra clientela, altri orari, ma uguale affollamento per le rivendite di via Leucatia, viale Mario Rapisardi e via Plebiscito. Una curiosità: c'è chi fa il tuffo nel passato e riprende la sua caratteristica di acquaiolo itinerante. Un paio di chioscari hanno dato vita a strutture mobili da utilizzare per matrimoni, lauree, fiere. Con tonto di sciroppi, seltz, limone e... storia. Dopo circa 50 anni un notissimo chioscaro è finito perfino su un sito Internet, si producono gli sciroppi con il suo marchio e ha perfino stampato un menù di una decina di pagine. Ci si trovano nomi strampalati come "Il colpo di legno", che ti massacra con uguale violenza lo stomaco e il portafogli, o il "Kimono rosso", che non è un film di serie B con Kim Rossi Stuart, bensì un cocktail ideato appositamente per il proprietario di una palestra. Quasi tutti sono degli autentici capolavori di scienza cromatica: montagne di pezzettoni di frutta multicolore che sgomitano all'interno di colossali bicchieri astutamente trasparenti con un apparato di cannucce e cucchiaini che somigliano a quelle fitte schiere di antenne ammassate sui tetti dei vecchi palazzi. «D'accordo - dice zio Angelo - possiamo escogitare i miscugli più complicati e più appariscenti, ma nessuna bevanda sarà mai in grado di insidiare il primato dei tradizionalissimi seltz e mandarino al limone. Il seltz, con l'aggiunta del sale, in estate è un integratore perfetto. Ma è il limone la vera anima del chiosco: lo si mette ovunque». Un po' come il prezzemolo. Alfio Triolo I vecchi proverbi dei siciliani Aria d impurtanza, diploma di gnuranza. Aria d importanza, diploma d ignoranza. * * * Cu vicini e cu parenti n accattari e vinniri nenti. Con i vicini e con i parenti non comprare né vendere niente. s * * La collira di la sira salvila pi la matina. La collera della sera conservala per la mattina. * * * La megghiu parola È chidda ca non si dici. La parola migliore È quella che non si dice. * * * Dinaru sparagnatu, du voti guadagnatu. Denaro risparmiato, due volte guadagnato. * * * Cu simina ventu arricogghi tempesta. Chi semina vento Raccoglie tempesta. * * * Ariu nettu non si scanta di trona Cielo limpido non ha paura dei tuoni. * * * Testa ca non parra si chiama cucuzza L interno del chiosco Testa che non parla si chiama...zucchina (fesso chi non parla) IL CLUB n. 100 pag. 83

84 Il siciliano più amato dagli inglesi Oggi nove limoni su dieci, fra quelli che si producono in Italia, vengono dalla Sicilia. Dall Interdonato la nomea di terra dei verdi giardini della riviera jonica messinese E ra il siciliano più amato dagli inglesi. Nel 1700 l'ordine della Marina Britannica era che sulle navi non ne mancasse mai; l'amavano sul loro tè pomeridiano e gli attribuivano pregi leggendari e miracolosi tanto da essere prescritto come medicamento contro l'ittero e le palpitazioni febbrili, i malesseri delle donne incinte, le dispepsie ed il vomito. Parliamo del limone e nell'immaginario il limone per loro significava il Mediterraneo; le nostre coste quale culla del frutto dal profumo intenso e dal colore caldo. Ma, invece, è molto probabile che il limone sia originario dell'asia e quasi sicuramente dell'india. Arrivò all'impero Romano d'oriente che lo fece proprio importandolo nella stessa Roma. Tuttavia la sua coltivazione si diffuse in Italia solo nel IV secolo, con una battuta d'arresto col crollo dell'impero romano. Fu in seguito, nel VIII secolo e grazie agli Arabi, che i limoni furono nuovamente piantati in zone come quella sahariana, in Andalusia e, per quanto concerne l'italia, in Sicilia che ancora adesso ne è la maggiore produttrice insieme alla Calabria e alla Campania. Oggi nove limoni su dieci, fra quelli che si producono in Italia, vengono dalla Sicilia. In alcune province, come quella di Messina, la produzione di limoni supera quella delle arance. Il ciclo di produzione si articola in tre momenti principali: la raccolta autunnale «del primo fiore», quella dei «bianchetti» in primavera e quella dei «verdelli» fra giugno e luglio. Tra le varietà presenti in Sicilia spiccano il «femminello», il «monachello» e l'«interdonato». Proprio quest'ultimo, dal profumo inconfondibile, ha fatto acquisire alla riviera ionica messinese la nomea di «terra dei verdi giardini». Come tutte le storie di campagna, storie di legami forti e di ricerca applicata a grandi intuizioni, la produzione siciliana si caratterizza per la storia del colonnello Giovanni Interdonato che nel 1875, finita la militanza garibaldina, si diede alla coltivazione dei suoi agrumeti, nella valle del fiume Nisi, nei pressi di Alì Terme in provincia di Messina. Il colonnello, uomo di spada e d'azione, riuscì con caparbietà a selezionare una nuova coltivazione più resistente ma al tempo stesso fine e delicata. La sua tenacia fu premiata dall' innesto della gemma di un cedro e di una di ariddaru, una varietà locale di limone, unite longitudinalmente su un portainnesto di arancio amaro. Fu così che alle tante varietà di limone presenti in Sicilia, si aggiunse il risultato della ricerca del colonnello Interdonato: un nuovo e originale prodotto, molto simile al cedro e dal sapore delicato e poco acidulo, con una scorza dolce e per niente amara. Da quel momento il Colonnello agricoltore si adoperò per diffondere e valorizzare la sua coltivazione che, considerata la propria eccezionale resistenza al malsecco degli agrumi e al particolare periodo di maturazione (settembre - ottobre, quando sul mercato non si avevano prodotti concorrenti), ebbe subito enorme successo. Ritratto del colonnello Interdonato Anche oggi il limone Interdonato è presente su tutti i mercati nazionali ed internazionali, soprattutto in Inghilterra, molto gradito per la sua storia e ancora per aromatizzare il tè proprio perchè la sua delicatezza non copre il gusto anzi lo esalta. La storia degli agrumicoltura siciliana è tempestata di grandi scoperte e di lunghi viaggi; incroci e contaminazioni che hanno fatto prodotti assolutamente unici e perfettamente integrati in un territorio che oggi deve essere difeso e valorizzato. Per questo, per il mantenimento della biodiversità, nel 2000 è nata l'associazione dei produttori del Limone Interdonato di Sicilia; sono una cinquantina di produttori locali che hanno, tra l'altro, ottenuto il riconoscimento del presidio slow food e il marchio I.G.P. (identificazione geografica protetta) dall'ue. Sarà contento il colonnello garibaldino Giovanni Interdonato, il cui busto in bronzo con piglio fiero ci guarda quotidianamente dalla piazza del municipio di Nizza di Sicilia. Auguri colonnello e grazie. La home page del sito internet Alfio Triolo IL CLUB n. 100 pag. 84

85 N Terza pagina Il tempo e lo spazio: dal calcolo della longitudine ai radar ai navigatori GPS oi oggi riusciamo con la massima naturalezza a rispondere alla fatidica domanda: dove siamo? Sappiamo anche trovare uno sperduto paesello di montagna: basta scriverlo o addirittura nominarlo e, cliccando semplicemente sull apposita finestra di uno dei tanti navigatori che possediamo, un insieme di azioni coordinate a noi invisibili ci indicano il punto di partenza, ci visualizzano un itinerario e ci accompagnano a destinazione con i nostri magnifici camper, vere navi di terra, se non galeoni, vista la sempre maggiore dimensione da essi raggiunta. Se prendessimo una accurata carta, aggiornata nei secoli da un lavoro certosino e da accurate osservazioni avremmo forse lo stesso risultato, ma con qualche difficoltà. Chi si perita di conoscere infatti astrofisica, geografia, trigonometria, geometria, oltre che possedere il sesto senso che farebbe dire la giusta direzione dei venti nelle ore di navigazione? Partendo dalla intuizione di Aristotele di sfericità della Terra, sin dal 200 a.c., passando al primo disegno di mappamondo di Tolomeo nel II secolo d.c., fino al 1500 quando Copernico riprese e ufficializzò la teoria eliocentrica del tutto abbandonata nel medioevo, bisogna chiedersi con che tipo di carta si opera, sapendo come sia laborioso e soggettivo riportare una posizione sferica della terra in piano, per cui le carte sono solo apparentemente tutte uguali. Un antico mappamondo E non si può non pensare al mappamondo di un metro e mezzo di diametro costruito su disegni di Mercator, di proprietà del Cantone di Zurigo, visibile nel suo Museo Nazionale Svizzero, pegno della guerra fra i cantoni cattolici e protestanti, praticamente preso al Antica carta planimetrica con le rotte marine fra i continenti IL CLUB n. 100 pag. 85 cantone di San Gallo. Per poterci posizionare correttamente sull emisfero terrestre segnato dai meridiani e paralleli avremmo dovuto avere delle tabelle comparative e anche qualche strumento minimo così da poter fare il punto; chiaramente su terra avremmo seguito i cartelli stradali. A parte la battuta, una bussola traguardata dalla fessura e indirizzata verso il profilo di monti o chiese conosciute ci indicherebbe l azimuth (direzione) rispetto al polo magnetico che ci affretteremo a riportare sulla carta. Ma sul mare, dopo giorni e giorni di navigazione, dove si possono ritrovare dei riferimenti? Intere flotte sono andate perdute nei secoli fino ai primi del 900, malgrado le più performanti osservazioni: calcolo delle parallassi, dell eclittica terrestre che passò da del 1100 a.c., a nel 1810, degli equinozi, delle deviazioni dalla verticale; ovvero se c è nebbia, di notte, di giorno, con fari in vista o meno, se in luna piena o calante, in che mese, giorno o anno, e cosi via. Ci si ritrovava sempre in un altro posto, in qualche secca, attorno ad uno sperone roccioso ben conosciuto, ma scoperto a vista solo dopo catastrofe avvenuta. Sui paralleli quasi non si è mai posto un problema di identificazione. Ricordiamo per inciso che si definisce parallelo la linea ideale che unisce tutti i punti della superficie terrestre aventi uguale distanza angolare dall equatore per 90 piani perpendicolari all asse di rotazione della terra verso nord, e per 90 verso sud. Con questa convenzione i tropici sono posizionati a ; i circoli polari artici a Il calcolo della latitudine con il sestante (strumento che attraverso due specchietti, un cannocchiale e una scala graduata permette la lettura angolare dell altezza del sole dall orizzonte, di qualche altra stella conosciuta, o di qualche pianeta visibile almeno con cielo sereno) è stato sempre possibile, anche con solo qualche infarinatura tecnica; si spiega così l ottima performance di Co-

86 lombo nello scoprire l America perché il suo procedere fu lungo un unico parallelo. Ma così non è stato per il calcolo della longitudine. Il sestante Pur essendo semplice la suddivisione del circolo terrestre in 360 gradi, e ogni grado divisibile in primi e secondi, il problema nasceva dal calcolo dei tempi di rotazione della terra; essa, si sa da Copernico, ruota su se stessa attorno a due poli a velocità costante per cui si sposta di 360 in 24 ore, di 15 in 1 ora e di 1 ogni 4 minuti, tempi medi, considerando che anche il tempo è una grandezza convenzionale: il giorno solare apparente indica 24 h e 30 sec. a dicembre, 23 h, 59 min. e 39 sec. a settembre; ma la tecnologia di calcolo del tempo, leggesi orologi, non permetteva la sua esatta determinazione. Una bussola-meridiana a libro La non conoscenza dell orario esatto di partenza nel momento preso in considerazione determinava un susseguirsi di incertezze: sono passate circa tre ore da quando sono partito; ammesso che abbia calcolato che ora sono le ore 12, il sole è allo zenith, nel porto di partenza dovrebbero essere ora, circa le 9, per cui dovrei trovarmi sul meridiano terzo da quello di partenza. Ipotesi molto azzardata, a parte la facile ironia: sconoscendo l ora, non si potevano calcolare i ritardi, come avviene oggi per richiedere una penale.. Anche partendo da un punto ad un ora ben precisa, calcolata possibilmente alla locale università di scienze, ammessa la sua presenza, o attraverso gnomoni, fori su cupole che proiettano sul pavimento l ora in un particolare momento, è stato fino a pochi decenni fa quasi impossibile conoscere il tempo di percorrenza esatto fino al momento considerato, e quindi la posizione nel reticolo terrestre. Calcolata la latitudine, si apprezzava la velocità della nave calando una fune con nodi a distanza prestabilita e contando il loro scorrere; entrava nel calcolo anche il gioco delle correnti; con tutte le approssimazioni possibili, la distanza oggettiva percorsa nelle tre ore, malgrado la determinazione dei calcoli, portava ad una conoscenza assolutamente empirica della propria posizione. E non bisogna dimenticare la diversa lunghezza dei settori (tra un meridiano e il successivo proprio come negli spicchi d arancia), molto lunghi procedendo sull equatore, meridiano zero; decrescenti come lunghezza spostandosi negli 80 paralleli verso nord e analogamente verso sud. Infatti, essendo il diametro dell equatore calcolato allora in circa metri (valore odierno corretto ), si ha che sull equatore un settore di 1 grado, ovvero di 4 minuti, vale oggi ,87 metri; metri che diminuiscono sempre più tendendo a 0 metri sul polo, punto di unione di tutti i meridiani. Allo stesso modo bisogna calcolare la lunghezza dei settori sui meridiani tra un parallelo ed il successivo, tenendo presente lo schiacciamento della terra ai poli; per cui si va da 110,5 km dall equatore, parallelo zero, ai IL CLUB n. 100 pag ,7 su uno dei due poli, parallelo 90 nord o sud, con troppe variabili e troppi calcoli e con dati non oggettivi da effettuare rapidamente (senza possibili ausili) che giustificano le immani distruzioni di intere flotte. Escludiamo per il momento le volontà politiche di tante nazioni che nel tempo hanno preteso l inizio del computo dei meridiani a partire dal loro territorio. Oggi tutti sappiamo che il meridiano zero è posizionato a Greenwich dal 1884, ma non tutti nel tempo sono stati d accordo; a volte esso è passato da Roma, da Parigi e così via. Ciò configge anche con la linea del cambio di data situato nel meridiano opposto. Alcune reminiscenze rimangono ancora e si notano nelle volontà, ripeto politiche, dell appartenenza o meno ad uno stesso meridiano nel diverso orario assegnato ad una regione; caso emblematico è la Francia (ma anche la Spagna) che conserva per tutta la nazione, che si protende ad o- vest, ma sullo stesso meridiano di Londra, il tempo dell Europa centrale, godendo di una doppia ora di luce legale, mentre l Istituto Geografico Militare italiano considera meridiano zero quello che passa dal monte Mario di Roma o l Istituto Idrografico quello dell osservatorio di Genova. L orologio astronomico di Besancon

87 Una moderna carta dei fusi orari IL CLUB n. 100 pag. 87 Nei secoli si sono sperimentati i più vari metodi per il calcolo del tempo fisico trascorso. Passando dall osservazione dello spostamento dei pianeti nella volta celeste, si passa alle meridiane (un palo infisso nel terreno o su un muro, dal 3000 a.c.), alle clessidre ad acqua o a sabbia, agli orologi monumentali dal 14 secolo: impensabile portarli su un vascello. Qualunque fosse il metodo di misurazione del tempo, con il migliore sistema tecnologico del momento, rimaneva una immane difficoltà di calcolo che avrebbero dovuto effettuare dei semplici marinai. Si pensi che si usò anche la capacità sensoriale dei gemelli omozigoti, uno dei quali lasciato nel porto di partenza, con una ferita provocata ad arte e sollecitata con sale, identica sul secondo gemello che ne risentiva il maggior dolore ad intervalli regolari prefissati, come abilmente raccontato da Umberto Eco nel suo L isola del giorno prima, oltre ad un carico dei più vari tipi di orologi per cercare di carpire almeno un decente tempo medio accettabile. Nel 1200 con la costruzione della bussola si poteva calcolare la longitudine con la misurazione della distanza tra polo magnetico e polo geografico con apposite tabelle di conversione, ma solo con cielo notturno sereno per la valutazione del polo geografico attraverso la Stella Polare, fatta salva la precisione della bussola, anch essa dal funzionamento empirico, sia per la tecnologia impiegata, sia per le variazioni locali del magnetismo terrestre. Anche se esisteva una classe di ufficiali ben preparati, difettava un metodo semplice per la determinazione univoca della longitudine: come potevano dei semplici marinai su barchette in preda alle onde oceaniche osservare gli anelli di Saturno, o il ciclo lunare, eventi abbastanza stabili, come proponeva nel 1600 Galileo? Un orologio almeno fino ai primi dell 800 non era mai preciso; a parte la grandezza del sistema non esistevano tecnologie di compensazione per le variazioni di temperatura, di isolamento dalle oscillazioni e dalle vibrazioni, dagli urti, dal magnetismo, dall usura degli ingranaggi, dalla viscosità degli oli di lubrificazione, dall umidità; condizioni che ne variavano grandemente il ritmo di funzionamento. Orologi che sbagliavano anche di 15 minuti al giorno, quando 1 minuto vale oltre 16 miglia! Ma bisognava accettare anche il metodo di calcolo della longitudine attraverso lo strumento orologio. Nel 1714 in Inghilterra fu proposta una gara alla quale parteciparono i migliori scienziati, mai conclusa ufficialmente per problematiche...politiche, in effetti dovute a semplice burocrazia e invidia tra titolari di Dicasteri, oltre che a quella tra i vari ricercatori (non è questa una novità anche nei nostri giorni). Un oscuro falegname, John Harrison, per un non raro caso che a volte si riscontra nel mondo fra gli umani e che molti descrivono ingiustamente come pazzia (ma più spesso è solo lucida e intelligente volontà di affermazione delle proprie idee), costruì il primo cronometro, definibile da marina, immune dai difetti descritti in precedenza, e quindi adatto allo scopo per il quale fu costruito. Egli abolì intanto come motore il pendolo troppo soggetto a variazione di ritmo sostituendolo con molle bimetalliche più stabili, assi in quercia, rotismi con legno esotico durissimo autolubrificante e un dispositivo che durante la carica non bloccava il computo del tempo. Esso è ancora visibile a Greenwich; fu costruito in oltre dieci anni di lavoro, migliorato in altri tre esemplari che richiesero una intera vita di lavoro. Inutile o quasi dire che, malgrado la risoluzione del problema, Harrison, dovette lottare contro i suoi simili, increduli, per tutta la sua vita; non ricevette il premio intero di sterline oro in palio, se non con piccoli anticipi, vedendo riconosciuta la sua genialità, solo dopo la sua morte. Veramente appassionante è

88 l intera storia descritta mirabilmente da Dava Sobel in Longitudine nei Saggi della BUR. Per decenni così fu semplice sapere sempre l ora esatta di riferimento e confrontarla con l ora esatta locale, differenza che dava i valori di longitudine, fino all avvento di nuove tecnologie come i radio fari con emissione di segnali radio caratteristici per ognuno di essi; infatti a partire dal 12 Dicembre 1901, grazie a Guglielmo Marconi, del quale ricorre quest anno il centenario del conferimento del Nobel, che effettuò la prima trasmissione radio scoprendo la proprietà delle onde elettromagnetiche che rimbalzano sulla ionosfera e annullando quasi la rotondità della terra, si creò un nuovo metodo di controllo delle rotte, allo stesso modo dei fari luminosi visibili che si adoperano sulle coste; anche se sarebbe meglio usare il passato per queste tecniche diventate obsolete. Un moderno navigatore satellitare che utilizza la tecnologia GPS L evoluzione della tecnologia non può far dimenticare come in ogni campo siano i sacrifici di pochi a far raggiungere i risultati che oggi paiono naturali; e non bisogna dimenticare gli sforzi per qualsiasi innovazione, come i radar, nati durante la Seconda Guerra Mondiale in Inghilterra contro la Germania, tuttora essenziali per la navigazione aerea o sottomarina; o il GPS, nato durante la Guerra Fredda, con risoluzione inferiore ai 7 metri in via di contenimento perché ritenuto poco preciso, anche se proprio queste due realizzazioni sono dovute ad esigenze militari con relative distruzioni collaterali di interi popoli. Realizzazioni che nascono proprio dalla necessità di sapere in ogni istante dove possiamo trovarci sul reticolo terrestre, in relazione ad un possibile pericolo vero o presunto. Il meridiano zero di Greenwich. In basso una foto storica di Guglielmo Marconi davanti al suo apparecchio radio Giuseppe Eduardo Spadoni IL CLUB n. 100 pag. 88

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