I canti dell ordinario della messa

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1 I canti dell ordinario della messa I canti dell ordinario sono quelle parti della messa il cui testo rimane sempre identico nel corso dell anno liturgico: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus-Benedictus e Agnus Dei. A questi si potrebbero aggiungere le due antifone per la benedizione dell acqua lustrale Asperges me (tutto l anno liturgico eccetto il periodo pasquale) e Vidi aquam (nel periodo pasquale); questi canti fanno però parte dei riti di preparazione della messa, e riguardano solo il celebrante e i suoi ministri. Vi è poi la formula di congedo Ite missa est, sostituita dal Benedicamus Domino quando alla messa non si dice il Gloria in excelsis; veniva cantata su melodie di Kyrie o usando le intonazioni per il Benedicamus Domino. Nonostante i testi rimangano sempre i medesimi, sono stati intonati mediante numerose e differenti melodie, spesso associate a feste particolari. Per tale motivo, a partire dal XIII secolo, i brani dell ordinario, prima copiati separatamente in sezioni specifiche (tutti i Kyrie, poi tutti i Gloria etc.) sono stati riuniti in veri e propri cicli, non sempre identici tra loro nel corso del Medioevo, e in parte ripresi nei libri di canto moderni. La successione di questi cicli non comprende però il Credo, la cui storia è piuttosto particolare; questo continua ad essere tramandata separatamente come sezione a sé stante posta dopo il ciclo vero e proprio.

2 Kyrie In origine faceva parte di un testo litanico anche assai lungo, recitato prima della liturgia sacrificale; in essa «Kyrie eleison. Christe eleison. Kyrie eleison» costituiva l elemento iniziale, e l invocazione «Kyrie eleison» fungeva anche da ritornello assembleare di risposta alle singole intercessioni. Successivamente, tra VI e VIII secolo (come testimonia, ad esempio, l Ordo romanus I), nella messa romana venne ad occupare una posizione iniziale, cantato dopo l introito; a quanto pare non è più intonato dall assemblea, ma dalla schola. L Ordo romanus IV, della fine dell VIII secolo, fissa il numero di ripetizioni complessive a nove (tre per ciascuna invocazione). A quanto risulta da studi specifici, esistono più di duecento melodie di Kyrie; alcune, presumibilmente le più antiche, sono assai semplici, in stile sillabico, ma altre sono in stile fiorito-melismatico. L apparente contraddizione tra l invocazione «eleison» e lo stile esuberante delle melodie deriva dal diverso significato che il testo ha assunto in epoca carolingia. L originaria implorazione «abbi pietà di noi» è stata sostituita dal significato dossologico; inoltre, da testo originariamente cristologico è diventato testo trinitario (Kyrie = Padre, Christe = Figlio, Kyrie = Spirito Santo).

3 Gli schemi formali sono diversi; i più frequenti sono i seguenti (si tenga conto che l ultima invocazione può presentarsi leggermente variata): AAA AAA AAA (una sola melodia per tutte le invocazioni; schema preferito in ambito italiano); AAA BBB CCC (tre melodie, una per ciascuna invocazione ); AAA BBB AAA (due melodie, una per i Kyrie, una per il Christe); ABA CDC EFE (disposizione a terzine; schema preferito nelle culture transalpine); ABA CDC ACA (altro schema a incatenature); AAA BCB DED (schema misto)

4 Gloria Canto dossologico costruito intorno all acclamazione delle schiere celesti presente in Luca, 2, 14 («Gloria in altissimis Deo et in terra pax in hominibus bonae voluntatis»). La forma attuale è attestata dal V secolo: articolazione trinitaria con numerose acclamazioni dossologiche. Secondo la testimonianza del Liber pontificalis venne introdotto da papa Simmaco ( ) nelle messe domenicali e per le feste dei santi; era intonato dal clero dopo essere stato intonato dal papa o dal vescovo. Fino all XI secolo era cantato solo nelle messe presiedute dal vescovo; successivamente venne esteso in tutte le celebrazioni eucaristiche domenicali e festive (non si dice però da Septuagesima fino alla vigilia pasquale eccetto nella messa del Giovedì Santo e nelle festività che cadono in quel periodo).

5 Nonostante il tono dossologico le melodie sono piuttosto semplici e piane, senza uso di melismi ampi come quelli del Kyrie; le tipologie melodiche possono essere ridotte a tre (di cui le prime due sono presumibilmente le più antiche): una ripetizione continuata di un unica frase, costruita come un semplice tono salmodico o di cantillazione (con intonazione-corda di recita-cadenza), e adattata alle diverse lunghezze delle frasi del testo (come il Gloria XV); una sorta di recitazione ornata, con una corda di recita ripetuta costantemente e con cadenze di carattere melismatico; una composizione continuata per tutto il testo, con ripetizioni interne di singole frasi o formule o anche senza alcun tipo di ripetizioni (e probabilmente sono le melodie di più recente composizione).

6 Credo Nel Medioevo erano conosciuti tre diversi testi di Credo. Il cosiddetto «Credo degli Apostoli» («Credo in Deum patrem omnipotentem») era recitato per lo più nelle preghiere preparatorie prima delle ore dell ufficio; di questo non sono pervenute testimonianze musicali in codici con notazione diastematica. Il «Credo di Attanasio» («Quicumque vult salvus esse») era cantato a Prima; anche di questo non si conoscono testimoni notati. Il Credo di Nicea-Costantinopoli faceva originariamente parte del rito battesimale, ovvero costituiva la professione di fede di coloro che erano battezzati. In Spagna, nel VI secolo entrò anche nella liturgia eucaristica (Concilio di Toledo, 589); ebbe un posto fisso nella liturgia franco-romana (era cantato dopo il Vangelo) in una versione approntata da Paolino d Aquileia (Concilio di Aquisgrana, 798), ma non entrò nella liturgia di Roma fino al 1014, quando Enrico II lo richiese ufficialmente a papa Benedetto VIII, e comunque solo nelle domeniche e in alcuni giorni festivi. I testimoni con notazione musicali non sono anteriori all XI secolo; presentano inizialmente poche melodie e assai semplici, di carattere assolutamente sillabico, o strutturate secondo uno schema che ripropone le medesime formule melodiche per l intero brano. A partire dal XIV secolo si assiste ad una notevole produzione in notazione spesso mensurale e, a partire dal XVII secolo, in canto fratto.

7 Sanctus Il testo è tratto da Isaia (6, 3: «et clamabant alter ad alterum et dicebant: «Sanctus, sanctus, sanctus Dominus exercituum; plena est omnis terra gloria eius») e ampliato con Matteo (21, 9: «turbae autem quae praecedebant et quae sequebantur clamabant dicentes: Osanna Filio David, benedictus qui venturus est in nomine Domini, osanna in altissimis»). Costituisce la conclusione del prefazio; forse, originariamente, veniva cantato dal celebrante sul tono di recitativo del prefazio stesso, ma le melodie che si sono tramandate non appartengono a quello stile. Sono canti veri e propri e indicano un passaggio di funzione del Sanctus (da parte finale di un orazione a momento lirico vero e proprio). Come quelli dei Kyrie e degli Agnus, il repertorio dei Sanctus è piuttosto limitato anteriormente all XI secolo; aumenta dopo il XII secolo, e ha un picco nel XV. La gran parte delle melodie più antiche mostra una serie di relazioni tra le varie frasi. I due «Osanna in excelsis» sono spesso identici o simili, e il materiale presentato nel primo verso può ricomparire successivamente. Normalmente i tre «Sanctus» iniziali sono a sé stanti e fioriti; possono essere tutti diversi, possono essere identici il primo e il terzo. Questa triplice acclamazione nasconde forse tracce d una melodia arcaica di origine bizantina.

8 Agnus Dei Il testo è derivato originato da Giovanni (1, 29: «altera die videt Iohannes Iesum venientem ad se, et ait: Ecce agnus Dei, qui tollit peccatum mundi.») Secondo il Liber pontificalis venne introdotto da papa Sergio I ( ), ed era cantato dal clero e dall assemblea per accompagnare la frazione del pane; secondo l Ordo romanus I, quel canto era eseguito dalla schola. Intorno al IX secolo si era stabilizzato nelle tre invocazioni che conosciamo, di cui le prime due identiche. Le prime attestazioni musicali sono un poco più tarde, e a quanto pare per diverso tempo circolò in Europa una sola melodia (corrispondente a quella inserita nella messa II dell edizione vaticana). In ogni modo, le melodie più antiche sono piuttosto semplici, di carattere sillabico o moderatamente fiorito. Le strutture formali sono le seguenti: AAA e le varianti AA'A e AAA' AAB ABA e la variante ABA'