- Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale ISSN:

Transcript

1 «Provvedimenti dell Ufficio centrale per il referendum e inammissibilità del ricorso promosso dal comitato dei promotori innanzi al TAR per difetto assoluto di giurisdizione» (T.A.R. Lazio (Roma), sez. II bis, sentenza 11 marzo 2015, n. 4059) referendum ufficio centrale per il referendum ricorso al TAR - inammissibilità In ragione della configurazione del referendum abrogativo quale esercizio di funzione legislativa negativa in forma di democrazia diretta, l Ufficio Centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione non identifica un organo amministrativo a composizione mista ma un unità organizzativa della Corte medesima, deputata allo svolgimento specifico dei compiti di controllo nel procedimento referendario ad essa demandati dalla legge. I provvedimenti da esso adottati costituiscono provvedimenti emanati da un organo rigorosamente neutrale non nell esplicazione di potere amministrativo per concreti scopi particolari di pubblico interesse, ma nella prospettiva della tutela dell ordinamento generale dello Stato e della realizzazione di esso, ossia esercizio di funzioni pubbliche espletate in funzione di terzietà e indipendenza, affatto soggette, tra l altro, alle regole stabilite dalla legge n. 241 del Ne consegue, in caso di opposizione formulata dal comitato dei promotori, la dichiarazione del difetto di giurisdizione, precisandone, ancora, il carattere assoluto attesa l insussistenza di un diverso giudice nazionale a cui rivolgersi in quanto titolare di poteri giurisdizionali in materia, con connessa impossibilità di procedere all indicazione dello stesso, nel rispetto di quanto stabilito dall art. 11 c. pr. amm. *** REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1698 del 2014, proposto da: Maria Antonietta Farina, Elisabetta Zamparutti, Sergio D'Elia e Giuseppe Rossodivita rappresentati e difesi dagli avv.ti Giovanni Pesce

2 e Guido Corso, con domicilio eletto presso Giovanni Pesce in Roma, via Bocca di Leone n. 78; contro Commissione istituita a norma dell'art. 2 del D.L. n. 67/95, convertito in L. n. 159/95, in persona del legale rappresentante p.t.; Ced - Centro Elettronico di Documentazione presso la Corte di Cassazione, in persona del legale rappresentante p.t.; Ufficio Centrale per il Referendum presso la Corte di Cassazione, in persona del legale rappresentante p.t.; Ministero della Giustizia, in persona del Ministro p.t.; rappresentati e difesi dall'avvocatura Generale dello Stato presso cui sono legalmente domiciliati in Roma, via dei Portoghesi n. 12; per l'annullamento - dei verbali di estremi e contenuto sconosciuti, con i quali la Commissione istituita ai sensi dell art. 2 del d.l. n. 67 del 1995, convertito in legge n. 159/1995, ha disposto le operazioni di verifica delle sottoscrizioni, delle indicazioni delle generalità dei sottoscrittori, della vidimazione dei fogli, dell autentica delle firme e delle certificazioni elettorali, prodromiche alla valutazione di legittimità di sei referendum abrogativi (c.d. referendum sulla giustizia ) di cui è stata data notizia, quanto ai quesiti , nella G.U. n. 124 del 29 maggio 2013 e, quanto al quesito 3, nella G.U. n. 129 del 4 giugno 2013; - delle schede recanti i consuntivi relativi ai sei quesiti referendari, senza timbro né firma, predisposte in data 29 novembre 2013; - del conseguente provvedimento dell Ufficio Centrale per il referendum, depositato il 2 dicembre 2013, con il quale sono state dichiarate non legittime le richieste di referendum per mancato raggiungimento del numero minimo di sottoscrizioni valide e regolari; - di ogni altro atto collegato e connesso; Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero della Giustizia, CED e Ufficio Centrale per il Referendum costituito presso la Corte di Cassazione; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 25 febbraio 2015 il Consigliere Antonella Mangia e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Considerato che: - con l atto introduttivo del presente giudizio, notificato in data 29 gennaio 2014 e depositato il successivo 12 febbraio 2014, i ricorrenti quali promotori dei referendum abrogativi sulla giustizia 2

3 impugnano gli atti meglio indicati in epigrafe, afferenti le richieste all uopo avanzate, dichiarate non legittime per mancato raggiungimento del numero minimo di sottoscrizioni valide e regolari ; - con atto depositato in data 14 marzo 2014 si sono costituiti il Ministero della Giustizia, il CED e l Ufficio Centrale per il Referendum costituito presso la Corte di Cassazione, i quali nel prosieguo e precisamente in date 24 novembre 2014 e 24 gennaio 2015 hanno prodotto documenti e una memoria con cui hanno in primis - eccepito l inammissibilità del ricorso per difetto di giurisdizione, in ragione della natura non amministrativa ma giurisdizionale degli atti dell Ufficio Centrale per il Referendum, e in via del tutto gradata sostenuto la piena regolarità delle operazioni svolte ; - con memoria depositata in data 4 febbraio 2015, i ricorrenti hanno replicato insistendo sulla progressiva amministrazione del procedimento inerente l ammissibilità dei cc.dd. referendum abrogativi, desumibile anche dall operato svolto dal personale della segreteria in veste di delegato del Presidente dell Ufficio Centrale per il Referendum, già illustrata nell atto introduttivo del giudizio, e, dunque, sulla fondatezza delle censure formulate; - all udienza pubblica del 25 febbraio 2015 il ricorso è stato trattenuto in decisione; Ritenuto che l eccezione di inammissibilità del ricorso per difetto di giurisdizione, sollevata dall Avvocatura Generale dello Stato, sia fondata, atteso che: - come già affermato anche da questo Tribunale, il referendum abrogativo costituisce esercizio di funzione legislativa negativa in forma di democrazia diretta e il procedimento in cui si inserisce l atto impugnato è preordinato all eventuale abrogazione di norme primarie (sent. 9 luglio 2008, n. 6509; 7 febbraio 2008, n. 1101); - in ragione di tale premessa, l Ufficio Centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione non identifica un organo amministrativo a composizione mista ma un unità organizzativa della Corte di Cassazione, deputata allo svolgimento specifico dei compiti di controllo nel procedimento referendario ad essa demandati dalla legge, con la conseguenza che i provvedimenti dal predetto adottati costituiscono provvedimenti emanati da un organo rigorosamente neutrale non nell esplicazione di potere amministrativo per concreti scopi particolari di pubblico interesse, ma nella prospettiva della tutela dell ordinamento generale dello Stato e della realizzazione di esso, ossia esercizio di funzioni pubbliche espletate in funzione di terzietà e indipendenza, affatto soggette, tra l altro, alle regole stabilite dalla legge n. 241 del 3

4 1990 (C.d.S., Sez. IV, 4 maggio 2010, n. 2552; cfr., ancora, C.d.S., Sez. IV, 2 aprile 1997, n. 333); - tenuto conto che nel caso di specie si è in presenza di mere funzioni di controllo esterno esercitate da organi inseriti nell organizzazione della giurisdizione che vanno legittimamente a concorrere nel procedimento legislativo, partecipandone la natura e non, dunque, di atti neppure oggettivamente amministrativi (C.d.S., n. 2552/2010 già cit.; C.d.S., Sez. V, 16 giugno 2009, n. 3834; TAR Lazio, n. 6509/2008, già cit.), diviene doveroso convenire con il Ministero della Giustizia circa il difetto di giurisdizione, precisandone, ancora, il carattere assoluto (attesa l insussistenza di un diverso giudice nazionale a cui rivolgersi in quanto titolare di poteri giurisdizionali in materia, con connessa impossibilità di procedere all indicazione dello stesso, nel rispetto di quanto stabilito dall art. 11 c.pr.amm. cfr. Corte Cost., 18 aprile 1997, n. 102 e 16 febbraio 1982, n. 43); Ritenuto che, per le su esposte ragioni, il ricorso vada dichiarato inammissibile; Ritenuto, peraltro, che le spese di giudizio seguano la soccombenza e debbano essere liquidate in 1.500,00 a favore del Ministero della Giustizia; P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis), definitivamente pronunciando sul ricorso n. 1698/2014, come in epigrafe proposto, lo dichiara inammissibile. Condanna i ricorrenti, in solido e con successiva suddivisione interna in parti eguali, al pagamento delle spese di giudizio, così come liquidate in motivazione. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 25 febbraio 2015 con l'intervento dei Magistrati: Domenico Lundini, Presidente FF Solveig Cogliani, Consigliere Antonella Mangia, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE 4

5 DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 11/03/2015 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.) 5