CAPACITÀ PRESTAZIONALI DEI DEPURATORI OPERANTI NEL SISTEMA IDRICO DEI REGI LAGNI.

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1 CAPACITÀ PRESTAZIONALI DEI DEPURATORI OPERANTI NEL SISTEMA IDRICO DEI REGI LAGNI. DEPURATORE di NAPOLI NORD - Rilievi Aggiornati al (Determinazione ENEA n. 267 / 2006/ D.G.) pag. 1/21

2 Indice Descrizione dell impianto... 3 Descrizione della Linea Acque... 5 Linea fanghi Note sulla capacità del depuratore di Napoli Nord di rispettare i limiti imposti dalla normativa in materia di scarichi idrici pag. 2/21

3 Descrizione dell impianto L impianto di depurazione denominato Napoli Nord è stato progettato agli inizi degli anni 80 per trattare liquami provenienti dai collettori urbani confluenti nell area comunale di Orta di Atella, in provincia di Caserta. L impianto recapita nel canale principale dei Regi Lagni a circa 31 km dalla foce. I liquami da trattare arrivano all impianto tramite un unico collettore in calcestruzzo armato a sezione rettangolare come si vede nelle foto 1 e 2. I dati raccolti dal gestore e i sopralluoghi effettuati mostrano due importanti problematiche: anomalo arrivo di materiale fangoso di natura apparentemente inorganica con formazione di depositi nel canale di arrivo; sostanziale costanza della portata trattata dall impianto, anche in caso di pioggia. Non si è stabilita la provenienza e la qualità degli anomali quantitativi di fanghi in arrivo all impianto. In merito alla costanza del dato di portata in arrivo all impianto si può evidenziare che una serie di opere idrauliche, poco a monte del depuratore, permettono di intercettare la portata mediante delle paratoie a comando manuale (oggi in cattivo stato di conservazione), mentre uno scolmatore di piena può provvedere all allontanamento della portata in eccesso dal canale che alimenta il depuratore secondo il seguente schema. Anomalo arrivo di inerti Foto 1 e 2 : anomalo accumulo di detriti nel collettore di arrivo pag. 3/21

4 Figura 1: Scolmatore di piena Figura 2 Depuratore di Napoli Nord Schema di Flusso Dai dati di gestione i valori massimi trattati dall impianto rimangono normalmente ben al di sotto dei m 3 /h (media mensile misurata dal gestore m3/h) a fronte di una portata di pioggia prevista da progetto di m 3 /h. Lo schema di trattamento è tipico dell epoca di costruzione anni 80 ed analogo a quanto realizzato dall Agenzia per la promozione e lo sviluppo del mezzogiorno nell ambito del Progetto Speciale 3 di Disinquinamento del Golfo di Napoli. Lo schema di flusso può facilmente essere riconosciuto nelle sue principali sezioni nel complesso del layout di impianto: pag. 4/21

5 Descrizione della Linea Acque I liquami sono avviati al processo bypassndo la sezione di grigliatura grossolana in quanto le griglie, rimosse in passato per manutenzione straordinaria, non sono più stare rimesse in opera. Ne risulta che la successiva stazione di sollevamento rimane non protetta dall arrivo di materiale di grosso ingombro. A tal proposito il gestore lamenta danneggiamenti ad una delle 3 viti di Archimede utilizzate per il sollevamento iniziale dei liquami da parte di carcasse di motoveicoli, grossi animali, pneumatici etc. Foto 3 By pass attivo per l esclusione sezione di grigliatura grossolana Foto 4 Paratoie per l esclusione sezione di grigliatura grossolana Il controllo della portata alle tre coclee di sollevamento risulta essere di tipo manuale (non motorizzato). Anche il controllo della portata ammessa all impianto è di tipo manuale, a differenza di quanto avviene nella maggior parte degli impianti di questo tipo, dove il controllo automatico del livello nel pozzetto di arrivo aziona le pompe di alimentazione dell impianto. Va rilevato che delle tre coclee disponibili è normalmente in funzione una soltanto in quanto dai report di gestione risulta che la portata media oraria si attesta su valori medi di m 3 /h, di gran lunga inferiore alla portata massima di una singola coclea ( m 3 /h). pag. 5/21

6 Foto 5 Depuratore di Napoli Nord - Sollevamento Iniziale Coclea in Funzione Dopo il sollevamento il liquame passa alla sezione di grigliatura fine composta da 9 griglie a gradino con luce di passaggio da 25 mm. L attuale sistema di grigliatura fu installato successivamente alla messa in servizio dell impianto, in quanto le griglie di originaria fornitura si dimostrarono inefficienti a trattenere materiali fibrosi di cui il liquame era particolarmente ricco. Dopo la grigliatura il liquame viene suddiviso in due linee parallele, a loro volta gestibili su due linee parallele, pertanto si distinguono la linea A e B ed in parallelo le linee C e D secondo il seguente schema: Impianto di Orta di Atella: suddivisione del refluo in linee parallele di trattamento D1 D2 Linea A Liquame in Arrivo D1 D2 Linea C Linea B Linea D D1 Dissabbiatore a pista D2 Dissabbiatore a canale rettangolare Figura 3 Schema di ripartizione delle portate - Imp. Orta di Atella pag. 6/21

7 Tale scelta progettuale conferirebbe (se correttamente gestita) una buona potenzialità e flessibilità al processo di trattamento, a fronte dei notevoli investimenti sia iniziali che di gestione. La ridondanza sopra accennata è ulteriormente incrementata per la successiva fase di dissabbiatura e disoleatura. Infatti, l impianto è dotato di quattro dissabbiatori a centrifughi ( detti anche a pista ) e quattro dissabbiatori disoleatori a canale rettangolare, secondo lo schema indicativamente sopra riportato. Le potenzialità degli otto sistemi permetterebbero teoricamente di garantire un accurata dissabbiatura e disoleatura del refluo, anche in caso di pioggia, consentendo alle successive fasi del processo depurativo di essere efficaci ed efficienti. Dal sopralluogo effettuato risulta, invece, che tutte le macchine al sevizio dell intera fase di dissabbiatura e disoleatura sono ferme o escluse dal processo mediante paratoia e che il refluo attraversa tale sezione, in completo stato di abbandono, senza subire alcun trattamento. Foto 6: Dssabbiatore bypassato (fuori servizio) Foto 7: Dissabbiatore a canale ( fuori servizio). Foto 8: quadro elettrico dissabbiatori (f. s.) pag. 7/21

8 Foto 9- impianto di trattamento sabbie (fuori servizio) Va rilevato che, esaminando lo schema sopra menzionato, nell impianto non sono installate le tre soffianti riportate nello schema di processo; inoltre era prassi consolidata di inviare gli olii e i grassi, che in precedenza si raccoglievano nel pozzetto di raccolta, al pozzetto di raccolta delle sabbie (dopo la sezione di lavaggio delle sabbie) mediante una tubazione non indicata nello schema di processo, (invalidando il lavoro fatto nel disoleatore). La portata idrica in uscita dai dissabbiatori passa ai sedimentatori primari, dove il controllo della portata avviene mediante valvole ad azionamento. Questa sezione ha un volume complessivo dei bacini di m 3 (ciascuna delle quattro vasche ha un diametro 59,5m ed un volume 6.940m 3 ), che consente alla sezione di sedimentazione primaria una notevole efficienza di abbattimento (confermata dall esperienza del gestore). Lo spurgo dei fanghi dal fondo dei sedimentatori avviene in maniera automatica mediante l impostazione di apertura ciclica delle valvole di fondo. Foto 10 particolare del Sedimentatore pag. 8/21

9 Proseguendo sulla linea acque un partitore pentagonale permette di distribuire la portata alle quattro vasche di ossidazione. Foto 11: Ripartitore di portata pentagonale - Foto 12 : vasca di ossidazione - Impianto di Napoli Nord L ossidazione biologica avviene mediante insufflazione di aria compressa per mezzo di 6 soffianti di grossa taglia (potenza 582 HP cad.) in grado di comprimere Nm 3 /h di aria da inviare ai diffusori per l ossigenazione del fango attivo presente in vasca. Il progetto originario prevedeva un sistema di dosaggio di solfato ferroso e polielettrolita per migliorare la sedimentabilità dei fanghi e la precipitazione di composti mineralizzati, nella successiva fase di sedimentazione secondaria (defosfatazione, precipitazione dei metalli pesanti). Tali sistemi, scarsamente utilizzati in passato, sono stati smantellati in epoche successive alla consegna dell impianto. Il refluo ossidato arriva quindi, mediante due linee distinte, ad un secondo partitore pentagonale che provvede alla ridistribuzione della portata ai quattro sedimentatori secondari.tali sedimentatori, dalle caratteristiche analoghe a quelle descritte nella sezione di sedimentazione primaria, costituiscono l ultima fase di chiarificazione del refluo prima della successiva disinfezione. La vasca di disinfezione ha una classica forma a chicane, dove avviene l aggiunta di ipoclorito come agente disinfettante. Attualmente il dosaggio avviene in maniera approssimativa (lasciando pag. 9/21

10 gocciolare la soluzione disinfettante da un rubinetto) essendo fuori uso le pompe dosatrici. A detta del gestore, fin dai tempi della consegna degli impianti, risulta non essere mai stata avviata la centrale di produzione di cloro gassoso Impianto di disinfezione con Cloro Gassoso (in abbandono) Serbatoio Ipoclorito (in esercizio) Foto 13 Sezione di Disinfezione. Foto 14 - scarico dell'acqua trattata dal depuratore. Lo scarico del depuratore avviene dopo la stazione di misura della portata trattate e dopo il raccordo tra il by pass delle acque di pioggia con i reflui trattati, il corpo idrico recettore è l asta idrica principale dei Regi Lagni. Pertanto che l unica portata idrica misurata è quella in uscita dal trattamento secondario, tale occorrenza contribuisce a spiegare la notevole costanza del valore misurato in uscita. In realtà, rispetto alla portata che attraversa la fase di disinfezione, la portata trattata dall impianto differisce anche per gli eventuali scarichi dai bypass interni all impianto. Infatti, prima di essere inviati al trattamento secondario, esiste, nel primo pozzetto ripartitore, un bypass che normalmente dovrebbe essere adibito allo scarico delle acque di pioggia in eccesso. L assenza di appositi strumenti per la registrazione dei flussi idrici sui canali principali del depuratore non permette una più precisa valutazione della gestione effettuata sulle portate idriche. pag. 10/21

11 Linea fanghi I fanghi prodotti dal depuratore, sia primari che secondari, vengono accumulati in una apposita vasca di raccolta e tenuti in agitazione tramite un miscelatore elettromeccanico; successivamente tre vasche di ispessimento dovrebbero provvedere alla concentrazione del fango (ispessimento) mediante maturazione e decantazione dei fanghi. Si rileva invece che tali ispessitori assolvono in minima parte alla loro funzione, in quanto il fango alimentato ai sedimentatori tracima non chiarificato dalla canaletta superiore ricircolando una portata non trascurabile di fanghi al sollevamento iniziale a monte dell impianto ( tutto ciò evidentemente per il mancato spurgo di fango dal fondo dell ispessitore). Il fango in parte ispessito viene raccolto in una seconda vasca dove era previsto un condizionamento chimico con idrossido di calcio oggi in disuso. Tre pompe di rilancio provvedono al caricamento dei due digestori primari, caratterizzati da una considerevole potenzialità ( m 3 ciascuno).fino a pochi giorni prima del sopralluogo di un solo digestore era tenuto in esercizio mentre l alto da tempo è stato riempito di acqua per la messa in conservazione. Foto 15 Digestori Anaerobici - particolare Foto 16 Sala Controllo Digestione Anaerobica (parzialmente attiva) pag. 11/21

12 Il fango in uscita dal digestore primario passa al digestore secondario anch esso da m 3. Il fango digerito passa poi al Post Ispessitore per l allontanamento di una ulteriore frazione acquosa in modo da concentrare il fango prima dell invio alle due centrifughe. Il fango disidratato viene stoccato nei 2 silos prima di essere avviato allo smaltimento in discarica tramite automezzi. Il Biogas prodotto dai 3 digestori (previsti Nm 3 al giorno) veniva utilizzato per alimentare una centrale termica che provvedeva al riscaldamento dei fanghi contenuti all interno dei digestori attraverso un circuito di ricircolo. Eventuale biogas eccedente poteva alimentare 3 motogeneratori da 2,2 MW cadauno. Tali motogeneratori erano stati dimensionati per poter produrre tutta l energia elettrica ed il calore necessario all intero impianto. In particolare il progetto iniziale prevedeva la produzione di kwh al giorno. In alternativa il Biogas prodotto poteva essere bruciato, in condizioni di emergenza, in una torcia. Da rilievi fatti dal gestore sullo spessore della campana gasometrica ne è risultato un assottigliamento dello strato metallico tale da rendere inagibile la struttura. Pertanto, per motivi di sicurezza, si è scelto di escludere tale manufatto dalla linea Biogas ponendo di fatto fuori servizio anche la centrale termoelettrica addetta al riscaldamento dei fanghi ed alla produzione di energia elettrica. Dai rilievi effettuati è emerso che la temperatura di fanghi nel digestore è di circa 20 gradi centigradi, ben al di sotto di quella necessaria per una corretta digestione dei fanghi (37 C), a tal proposito i tecnici in campo asseriscono di aver avuto disposizione di avviare la dismissione della digestione anaerobica in previsione dello smantellamento previsto dal Project Financing. pag. 12/21

13 (1986) Progetto CASMEZ 2007 Dati Gestore (2002) Progetto TME Abitanti Equivalenti [AE] ( ) Coefficiente di afflusso 0,8 Dotazione Idrica [l/ae] 256,4 (280,3) 280,3 280,3 [m 3 /s] 2,104 0,727 1,84 [m 3 /h] 7.574, Q m [m 3 /d] , [m 3 /mese] [m 3 /anno] Q max [m 3 /h] ,0 Q max secondario [m 3 /h] , Q pioggia [m 3 /h] , Caratteristiche del refluo influente BOD kgbod/d mg/l g [AE] -1 d TSS kg/d mg/l g[ae] -1 d Caratteristiche del refluo Effluente BOD kgbod/d mg/l < TSS kg/d mg/l < g[ae] -1 d -1 pag. 13/21

14 Descrizione Linea Acque Tabella di Sintesi delle capacità del Depuratore di Napoli Nord. Potenzialità Prevista (CASMEZ) Portata media di esercizio (dati 2007) Grigliatura Grossolana m 3 /h 0 Sollevamento m 3 /h Note Accumulo equalizzazione Non gestito Grigliatura Fine m 3 /h m 3 /h In servizio 3 /h Rimossa per manutenzione da qualche anno non è stata più riconsegnata. Condizioni critiche di esercizio: mancanza della grigliatura a monte; assenza di un sistema di controllo automatico per la gestione del sollevamento. Grigliatura Finissima Non Prevista Dissabbiatura Disoleatura m 3 /h 0 In abbandono Pre denitrificazione Non Prevista - Sedimentazione Primaria m 3 /h m 3 /h In esercizio Ossidazione m 3 /h m 3 /h 2 delle quattro vasche hanno il sistema di diffusione aria fuori uso Sedimentazione Secondaria m 3 /h m 3 /h In esercizio Trattamento terziario di affinazione Disinfezione m 3 /h m 3 /h Telecontrollo ed automazione Previsto Vetusto e Fuori uso Non Previsto In avaria il sistema di dosaggio cloro- attualmente dosato in maniera approssimativa per gocciolamento. Manca una rete di strumenti di misura e controllo in campo. Manca un sistema automatico di supervisione e controllo del processo depurativo. pag. 14/21

15 Descrizione Linea Fanghi- Potenzialità Prevista (CASMEZ) Dati medi ( 2007) Note Pre ispessimento 3600 m 3 0 I Condizionamento chimico Previsto Fuori Servizio Scambiatore di Calore alimentato dal circuito acqua Riscaldamento fanghi 1050 Mcal/h Fuori Servizio di caldaia alimentata a biogas. Digetione Anaerobica Primaria m 3 Due digestori in calcestruzzo armato da 22 m di diametro interno e 24m di altezza. Didestione Secondaria 9100 m 3 Un digestore in calcestruzzo armato da 22 m di diametro interno e 24m di altezza II Condizionamento chimico Previsto con polielettrolita Post ispessimento 1200 m 3 - III Condizionamento chimico Non previsto Letti di Essiccamento Non previsti Disidratazine meccanica 2 centrifughe da 60 m 3 /h Dato rilevato sul P&ID Prog. preliminare in quanto non presente la specifica tecnica nella descrizione delle opere di originaria fornitura. Essiccamento Termico Non Previsto Purificazione Biogas Recupero Biogas Nm 3 0 Nm 3 Motogeneratori Produzione Energia elettrica 6,6 MW 0 MW 3 Motogeneratori a gas metano da 2,2 Telecontrollo ed automazione Previsto Vetusto/Fuori uso pag. 15/21

16 Note sulla capacità del depuratore di Napoli Nord di rispettare i limiti imposti dalla normativa in materia di scarichi idrici. Dall analisi della documentazione progettuale, dal sopralluogo effettuato ed a seguito dei colloqui intercorsi con i tecnici addetti all impianto si può affermare che le principali problematiche legate al rispetto della normativa sullo scarico possono ricondursi alle seguenti due categorie: 1. carenze strutturali nella attuale configurazione tecnico-gestionale del processo depurativo dell intero depuratore. 2. difficoltà di controllo della qualità del refluo in ingresso, con anomali arrivi di materiali in grado di compromettere l efficienza dell intero processo depurativo sia dal punto di vista meccanico che biologico. In merito al primo punto sono da evidenziare le problematiche esistenti per il rispetto dei limiti allo scarico dell impianto di Napoli Nord nei confronti del parametro ammoniaca. Dai rilevi effettuati dall ARPAC di Caserta risulta che su 27 prelievi, effettuati nel periodo , l ammoniaca superava i limiti con una frequenza maggiore al 90% ( 25 / 27), risulta inoltre che nel 100% dei casi il campione in uscita analizzato dall ARPAC superava i limiti imposti dalla norma. Come più volte ribadito dal gestore, gli impianti non furono progettati per abbattere le sostanze azotate ed, ancora oggi, l impianto è sprovvisto della fase di denitrificazione, in grado di completare la digestione delle sostanze azotate. Figura 4 reattore biologico Nonostante il semplice schema (reattore biologico a due vasche, una di Ossidazione e una Anossica di denitrificazione) fosse già stato implementato in molti dei depuratori italiani costruiti negli anni 80, tale sezione non fu prevista per gli impianti di depurazione del PS3 ed pag. 16/21

17 inoltre nel corso degli anni non si è provveduto (ad eccezione dell impianto di Nola) alla costruzione delle vasche indispensabili al completamento del processo. Figura 5 schema di reazione biologica Infatti, già dagli anni 70, la tecnologia degli impianti di depurazione a fanghi attivi a coltura sospesa (come quelli di cui ci occupiamo nel presente studio) prevedeva che nella vasca di aerazione avvenisse, oltre all ossidazione dei composti organici carboniosi, anche l ossidazione dell ammoniaca a nitrato (nelle opportune condizioni tempo di residenza, sufficiente livello di ossigeno disciolto, età del fango etc). Nel caso in esame, gli alti livelli di ammoniaca allo scarico indicano il basso potere nitrificante delle vasche di ossidazione esistenti. Le ragioni di tale situazione sono imputabili ad una serie di fattori, ben noti alla letteratura in materia, quali: Età del fango non appropriata; Insufficiente concentrazione di ossigeno disciolto; Presenza di contaminanti tossici per microrganismi nitrificanti nel refluo in ingresso. pag. 17/21

18 A spiegare l attuale situazione, oltre ad una serie di fattori antropici locali, correlabili alla difficile situazione dell intera area a nord di Napoli dal punto di vista socio-economico e ambientale; contribuisce la necessità da parte del gestore di minimizzare la frazione solida da conferire in discarica. Nel tentativo di trovare una soluzione al problema dei fanghi nel depuratore di Napoli Nord si adottata una strategia di gestione che può in linea di principio essere così sintetizzata: 1. mancata estrazione di sabbie attuata chiudendo le paratoie ai dissabbiatori a pista e non rimuovendo le sabbie e gli olii dalle vasche di dissabbiatura / disoleatura; 2. scarsa estrazione di fanghi dai sedimentatori primari. I pochi fanghi inviati agli ispessitori viene ricircolata in testa all impianto tornando ad attraversare l intero depuratore; 3. Scarsa estrazione di fanghi dall ossidazione ( fanghi di supero), ricircolando dal fondo dei sedimentatori secondari una eccessiva quantità di fango alla vasca di ossidazione. Foto 17 canale di uscita del sedimentatore secondario - 23/1/2008 ore 16,20 Questa filosofia gestionale, se da un lato permette all impianto di contenere al massimo la quantità di solidi in uscita (trasformando le vasche del depuratore in contenitori di fanghi di tipo misto inorganicomicrobiologico), dall altro minimizza l efficienza di abbattimento, aumenta a dismisura l usura degli impianti oltre a comportare spreco di energia. Va fatto notare che altre specifiche problematiche di impianto sono influenzate dal mancato utilizzo delle fasi di dissabbiatura, compromettendo in maniera significativa l intero processo. Vi sono molti, buoni e indiscutibili, motivi per i quali non si può fare a meno dei pretrattamenti di depurazione (dissabbiatura e disoleatura) in impianti a fanghi attivi con digestione anaerobica dei fanghi. Il progettista dell impianto di Napoli Nord pag. 18/21

19 doveva aver ben presente tale concetto avendo dotato l impianto di ben otto vasche di dissabbiatura, tutte fuori uso. La presenza di sabbie nei circuiti causa notevoli e rapidi danneggiamenti: alle parti metalliche in movimento; alla strumentazione ma anche alle semplici tubazioni, provocando intasamento ed assottigliamento dello strato metallico. Le sabbie inoltre, non trattenute all inizio del trattamento depurativo hanno un effetto devastante sia sulla linea fanghi che sulla linea acque in quanto: i sedimentatori primari appesantendo i fanghi con inerti creano notevoli problemi alla successiva fase di digestione anaerobica, soprattutto in termini di intasamento dei circuiti idraulici (per tale motivo pare che sia stato messo fuori uso da tempo uno dei due digestori primari) e riduzione della fermentabilità del fango; nella vasca di ossidazione gli inerti tendono ad accumularsi in quanto, precipitando sul fondo di sedimentatori secondari più velocemente dei fiocchi di fango, scalzano la biomassa attiva nel circuito di ricircolo tra sedimentatore secondario e la vasca di ossidazione, rendendo inerte il fango ricircolato ed inutile la sua ossigenazione (vedi figura). Il fango, durante il sopralluogo, presentava evidenti anomalie nell odore e nel colore (grigio cemento). Figura 6 schema del reattore biologico di ossidazione pag. 19/21

20 Foto 18 uscita della linea di clorazione ( 23/1/2008 ore 16,15) Va poi evidenziato che il sistema di diffusione aria, in due delle 4 vasche attualmente in servizio, è da tempo in avaria in quanto i diffusori, istallati alla consegna degli impianti, stanno via via deteriorandosi. L aria compressa trova nelle tubazioni mancanti di diffusori facili vie d uscita, inficiando la distribuzione a bolle dell ossigeno all intera massa liquida. Si deve sottolineare che il gestore, per sopportare l ingente quantitativo di solidi sospesi presenti nella vasca di ossidazione (la concentrazione di solidi nel fango di ossidazione a detta dei tecnici di impianto si attesta su valori di mg/l a fronte di un valore di normalmente utilizzato nella conduzione degli impianti di questo tipo), mantiene alto il quantitativo di aria insufflato in vasca. Durante il sopralluogo erano in funzione tutte e quattro le vasche di ossidazione con 3 soffianti attive e 3 in stand By (300 kw di potenza cadauna), in teoria sufficienti a trattare più del doppio della portata in quel momento alimenta. Purtuttavia il gestore lamenta concentrazioni di ossigeno in vasca pari a 0,2 mg/l valore di almeno dieci volte inferiore a quello che dovrebbe essere assicurato nella fase di ossidazione per avviare correttamente il processo depurativo. Il basso valore dell ossigeno disciolto (imputabile al cattivo stato dei diffusori d aria), contribuisce a spiegare i bassi rendimenti di abbattimento dei composti azotati, non permettono lo sviluppo della flora batterica nitrificante. Infine non può essere trascurata l attuale situazione che vede l arresto della fase di digestione anaerobica dei fanghi, sia primari che secondari. Questa situazione si è innescata con l esclusione del gasometro a causa di problemi strutturali in questa sezione. Seppure tale situazione di crisi possa contribuire ad accelerare il processo di ammodernamento degli impianti, è difficile immaginare una conduzione accettabile del processo depurativo nel prossimo periodo. Il fuori servizio della linea di digestione fanghi rende attualmente monco il ciclo di trattamento dei reflui, in attesa dei provvedimenti previsti dal progetto di adeguamento (Project Financing?). Forti dubbi infatti sono stati pag. 20/21

21 espressi dagli stessi tecnici ascoltati sugli impianti in merito alla scelta progettuale di abbandonare la digestione anaerobica e l autoproduzione di energia elettrica e calore, evidenziando che la nuova linea di trattamento aerobico in progetto sia in controtendenza rispetto ad un uso ecosostenibile delle risorse. 1 Foto 19 sedimentatore secondario - 23/1/2008 ore 16,20 Foto 20 :Scarico Depuratore Napoli Nord 23/1/2008 ore 16,00 Foto 21 Scarico Depuratore Napoli Nord nei Regi Lagni 23/1/2008 ore 16,00 1 La digestione anaerobica dei fanghi rappresenta la più diffusa soluzione per impianti > AE, grazie alla relativa stabilità del processo ed al basso costo di esercizio, che compensano l elevato costo di costruzione e la conduzione più complessa se confrontata con digestione aerobica. (Malpei Politecnico di Milano, 2004). pag. 21/21

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