Piano Provinciale di Emergenza STRALCIO RISCHIO SISMICO

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1 Agenzia di Protezione Civile PROVINCIA DI FORLI'-CESENA Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale Piano Provinciale di Emergenza STRALCIO RISCHIO SISMICO Approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n 60614/34 del 4 aprile 2013 RELAZIONE Ufficio Protezione Civile P.zza Morgagni, FORLI' tel fax e.mail: protezionecivile@provincia.fc.it sito:

2 PROVINCIA DI FORLI'-CESENA Piano Provinciale di Emergenza STRALCIO RISCHIO SISMICO PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA STRALCIO RISCHIO SISMICO Tavolo di Pianificazione Provincia di Forlì-Cesena Servizio Ambiente e Sicurezza del Territorio Prefettura di Forlì-Cesena - Area Protezione civile, difesa civile Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì Agenzia regionale di Protezione Civile Regione Emilia-Romagna Servizio Geologico e Sismico dei Suoli Regione Emilia-Romagna Servizio Tecnico di Bacino Romagna Gruppo di Lavoro Provinciale Arch. Cimatti Roberto D.ssa Casadei Claudia Geom. Guardigli Stefano Ing. Campoli Manuela Geom. Raggi Sabrina Ing. Lungherini Milena Geol. Quagliere Stefano Dirigente del Servizio Coordinatore del Piano Responsabile composizione cartografica Collaborazioni - Provincia di Forlì - Cesena Servizio Pianificazione territoriale Servizi Infrastrutture Viarie, Mobilità, Trasporti e Gestione Strade di Forlì e Cesena 1

3 ELENCO DESTINATARI STRALCIO RISCHIO SISMICO Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Agenzia regionale di Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna Regione Emilia-Romagna Servizio Geologico e Sismico dei Suoli Regione Emilia-Romagna Servizio Tecnico di Bacino Romagna Prefettura di Forlì-Cesena Questura di Forlì Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Unione Montana Acquacheta Romagna Toscana Comunità Montana Appennino Forlivese Comunità Montana Appennino Cesenate ARPA Sezione Provinciale di Forlì Azienda USL di Forlì Azienda USL di Cesena Consorzio di Bonifica della Romagna Coordinamento Provinciale Volontariato di Protezione Civile 2

4 TABELLA AGGIUNTE E VARIANTI - STRALCIO RISCHIO SISMICO Le modifiche ed integrazioni al Piano sono diramate dalla Provincia di Forlì-Cesena in versioni periodiche, numerate progressivamente. Di norma potranno essere sostituite pagine della relazione o aggiornati elenchi e schede. Ciascuna modifica dovrà essere registrata nella successiva tabella DOCUMENTO Revisioni PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA STRALCIO RISCHIO SISMICO N. Descrizione Data 0 Documento approvato in linea tecnica Delibera di Giunta Provinciale n /548 27/12/ Approvato con atto Delibera di Consiglio Provinciale n.60614/34 del 4/04/2012 3

5 ELENCO ELABORATI STRALCIO RISCHIO SISMICO LIVELLO PROVINCIALE Relazione Specifica Rischio Sismico Schede: Scheda Comando Provinciale Vigili del Fuoco Scheda Centro Unificato Provinciale di PC (CUP) Schede dei Centri Operativi Misti (8 elaborati) Elenchi: Strutture sanitarie (sedi ospedali, 118, pronto soccorso) comprensorio di Forlì Strutture sanitarie (sedi ospedali, 118, pronto soccorso) comprensorio di Cesena Cartografia: Tavola 1 Carta della Viabilità strategica Tavola 2 Carta di Inquadramento provinciale Monografie aree di ammassamento mezzi e soccorritori (6 elaborati articolati in 3 planimetrie generali e 3 planimetrie di dettaglio) LIVELLO COMUNALE Schede: Schede COC - Sede abituale/sede scenario sismico (30 elaborati) Schede Moduli Abitativi (10 elaborati) Schede dei Serbatoi pensili ed interrati della rete acquedottistica del territorio provinciale (21elaborati) Elenchi: Edifici antisismici rilevanti in caso di evento sismico: strutture strategiche ai fini di PC, scuole antisismiche, altri edifici pubblici che in emergenza possono avere valenza ai fini di PC (30 elaborati articolati per comune) Cartografia: Tavole Inquadramento territoriale su base comunale (36 elaborati) Monografie delle aree di accoglienza scoperte (54 elaborati articolati in 27 planimetrie generali e 27 planimetrie di dettaglio) ALLEGATI: Allegato 1 Scenario di Danno rischio sismico (Fonte: Dipartimento Nazionale di PC) Allegato 2 PTCP-TAV6-Rischio sismico-carta delle aree suscettibili di effetti locali Allegato 3 mappa di copertura radioelettrica secondo le varie tipologie di servizio Allegato 4 Carta Acquedotto della Romagna-Schema rete di adduzione Allegato5 Edifici messi in sicurezza ex L.289/2002 (stralci ex DGR 836/2006 e DGR 1141/2007) Allegato 6 Edifici inseriti in programma verifiche tecniche ex OPCM 3362/2004 (Stralci ex DGR 1553/2006 DGR 936/2008) Allegato 7 Elenchi edifici inseriti nel piano di adeguamento sismico ex OPCM 3362/2004 (stralcio DGR 1553/2006) 4

6 PRESENTAZIONE Da qualche migliaio di anni l uomo si confronta e cerca di opporsi alla inarrestabile azione dei terremoti e n è uscito quasi sempre sconfitto, anche quando è stato in grado di comprenderne i meccanismi e di stimarne l incontenibile energia. Basti pensare agli eventi che hanno colpito il Belice, il Friuli e l' Irpinia. Il catalogo dei terremoti italiani dal 1900 ad oggi, considerando gli eventi con magnitudo superiore a 5,8 (scala Mercalli) annovera ben 31 eventi intervallati fra di loro appena di qualche anno e solo in un caso con una pausa di 19 anni: tale semplice analisi conferma il fatto che l'accadimento di eventi sismici di grave entità è un fatto anche purtroppo frequente del territorio italiano. A partire dalla conoscenza delle dimensioni del problema, dalla frequenza e dalla intensità dei terremoti in determinate aree ed esaminando il fenomeno anche in termini economici, è evidente la necessità di compiere ogni sforzo volto alla riduzione e mitigazione del rischio sismico. A fronte di questo quadro, il ruolo dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, enti ai quali la normativa nazionale e regionale ha conferito responsabilità nel settore della protezione civile, deve indirizzarsi verso la promozione di una incisiva politica di prevenzione dal rischio sismico mediante una serie di interventi atti a ridurre l impatto che un evento sismico produce sulla popolazione e sul sistema insediativo e infrastrutturale. La Provincia di Forlì-Cesena ha voluto integrare il contributo reso con l'approvazione del Piano Provinciale d Emergenza di Protezione Civile del 21 luglio 2008, approfondendo alcuni temi specifici e mettendo a disposizione una serie di strumenti ed informazioni per favorire i soccorsi e per coadiuvare i Comuni nella gestione del rischio sismico. Attività da intraprendere in tempo di pace quando non si è sopraffatti dalla gestione dell emergenza, ma facendo tesoro delle esperienze vissute nella gestione degli eventi calamitosi che hanno colpito il nostro territorio o del supporto fornito ad altri territori colpiti. Indubbiamente il rischio sismico è la tipologia di rischio più complessa, senza preannuncio nonostante le attuali conoscenze scientifiche, e con elevato danneggiamento in termini di popolazioni colpite, danni al patrimonio insediativo, produttivo e culturale. E vero però che gli studi effettuati in Italia hanno ormai raggiunto un buon livello di determinazione, molti sforzi sono stati fatti in termini di miglioramento delle caratteristiche degli edifici e molteplici sono le iniziative avviate. Anche la macchina dei soccorsi, purtroppo più volte attivata, ha dato prova di grande capacità di azione e reazione. La consapevolezza della esposizione del nostro territorio al rischio sismico è un ulteriore sprone per l attività di pianificazione che la Provincia ha intrapreso con la predisposizione di uno strumento che contribuisca alla riduzione del rischio. Il documento è stato condiviso tra gli enti che a vario titolo detengono competenze in materia di rischio sismico e che concorrono alla gestione dell emergenza, e questa condivisione rappresenta il valore aggiunto del piano che gli assicura efficacia ed applicabilità sul territorio in caso di evento. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla sua stesura contribuendo al rafforzamento del sistema di protezione civile della Provincia di Forlì-Cesena. L Assessore alla Protezione Civile Guglielmo Russo Il Presidente Massimo Bulbi 5

7 INDICE 1. INTRODUZIONE 2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE 2.1 La pianificazione provinciale previgente 2.2 Motivazioni delle scelte 2.3 Obiettivi 2.4 Percorso di redazione e approvazione del piano 2.5 Limiti del Piano 3. INFORMAZIONI DI BASE 3.1 Cosa è e come si misura un terremoto 3.2 Terremoti in Italia 3.3 Pericolosità sismica 3.4 La classificazione sismica italiana 3.5 Vulnerabilità sismica 3.6 Rischio sismico 3.7 Microzonazione sismica 3.8 Misure per la riduzione del rischio sismico negli edifici 3.9 Sistemi di monitoraggio 4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SCENARIO DI DANNO 4.1 Inquadramento territoriale della Provincia di Forlì-Cesena 4.2 Sismicità della Provincia di Forlì-Cesena 4.3 Scenario di danno 4.4 Considerazioni finali 5. COSTRUZIONE DEL PIANO 5.1 Elementi fondamentali OPCM 3274/ La Delibera regionale n. 1661/ Rapporti fra la DGR 1661/2009 e la pianificazione provinciale di protezione civile 5.3 Struttura del piano di previsione prevenzione rischio sismico 6. EDIFICI ED AREE DI INTERESSE STRATEGICO IN SEDE EMERGENZIALE 6.1 Centri Funzionali di coordinamento di protezione civile Sedi degli organismi di coordinamento provinciale (CCS-SOP-CUP) Centro Operativo Misto (COM) Centro Operativo Comunale (COC) Moduli Abitativi Prefabbricati Aree di ammassamento e aree di accoglienza scoperte (AA e AAS) Edifici Pubblici antisismici che possono avere valenza ai fini di protezione civile Strutture Operative di Protezione Civile 6.2 Edifici ed infrastrutture di interesse strategico Ospedali, 118 e strutture sanitarie Porti, aeroporti e stazioni ferroviarie Opere connesse all'approvvigionamento, deposito e distribuzione dell'acqua potabile 6.3 Edifici ed infrastrutture che possono assumere rilevanza in caso di eventuale collasso Scuole e Scuole antisismiche Chiese e monumenti Stabilimenti a rischio di incidente rilevante Stabilimenti industriali altra tipologia ex DGR 1945/ Discariche, inceneritori Depuratori Dighe, invasi e sbarramenti Reti e infrastrutture di servizio Territorio Urbanizzato, Centro Storico 6

8 7. VIABILITA STRATEGICA 7.1 Viabilità strategica provinciale Rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45) Strade statali Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67) Strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri abitati Strade comunali di collegamento 8. TELECOMUNICAZIONI 9. GLOSSARIO 7

9 1. INTRODUZIONE Il rischio sismico rappresenta uno dei principali e più delicati settori di intervento della Protezione Civile, per la complessità delle funzioni che devono essere garantite nelle diverse fasi di valutazione, prevenzione e di gestione post-terremoto. Un efficace strategia di mitigazione del rischio sismico richiede innanzitutto un costante impegno volto a migliorare le conoscenze sulle cause del fenomeno, ad approfondire gli studi sul comportamento delle strutture sottoposte alle azioni sismiche, a disporre di informazioni aggiornate sui territori in termini di strutture strategiche e criticità locali e a migliorare gli interventi in emergenza. Il rischio sismico, infatti, oltre che al verificarsi del fenomeno fisico, è indissolubilmente legato alla presenza dell uomo. Poiché non è possibile prevedere il verificarsi dei terremoti, l unica strategia applicabile è quella di limitare gli effetti del fenomeno sull ambiente antropizzato, attuando adeguate politiche di prevenzione e riduzione del rischio sismico. In particolare: migliorando la conoscenza del fenomeno, anche attraverso il monitoraggio del territorio e valutando adeguatamente il pericolo a cui sono esposti il patrimonio abitativo, la popolazione, i sistemi infrastrutturali; attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell edilizia più antica, degli edifici strategici (scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione dell emergenza); aggiornando la classificazione sismica e la normativa; utilizzando al meglio gli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico e per migliorare l operatività e lo standard di gestione dell emergenza a seguito di un terremoto; intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione. Per preparare le strutture di Protezione Civile a gestire l emergenza e fronteggiare un evento sono necessari specifici piani. In essi devono essere individuati gli obiettivi da conseguire per organizzare un'adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell'evento. Il Piano di Previsione e Prevenzione ricostruisce gli scenari attesi sul territorio in esame, individua le risorse strategiche presenti e rileva le criticità. Il Piano di Emergenza predispone un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato, che costituisce il modello di intervento. La base conoscitiva, per il dimensionamento delle risorse da mettere in campo, è costituita dagli scenari di danno, ossia strumenti di previsione del possibile danneggiamento e del conseguente coinvolgimento della popolazione. Tali scenari devono essere definiti: - sulla scorta dei dati territoriali di esposizione e vulnerabilità, - sulla base di eventi di riferimento il cui verificarsi sia ritenuto più probabile a seconda dell intervallo di tempo selezionato. La predisposizione di uno scenario di danno permette di ottenere preventivamente un quadro territoriale dell area coinvolta dall evento fornendo, quindi, informazioni, quali la localizzazione e l estensione dell area maggiormente colpita, la funzionalità delle reti dei trasporti, delle vie di comunicazione e delle linee di distribuzione, oltre che le perdite attese in termini di vite umane, feriti, senza tetto, edifici crollati e danneggiati ed il corrispondente danno economico. Questi dati sono di fondamentale importanza nelle attività di pianificazione e di gestione dell emergenza da parte della Protezione Civile. Nell ambito della pianificazione, oltre agli scenari di danno che descrivono l evento/i di 8

10 riferimento, è utile avere a disposizione l insieme delle risorse, in termini di edifici strategici e di strutture operative, l insieme delle criticità allo scopo di dimensionare le risorse umane, i materiali da utilizzare e la loro allocazione da prevedere nel piano. Nell emergenza, invece, gli scenari di danno contribuiscono alla descrizione dell evento reale e del suo impatto sul territorio e sulla popolazione e facilitano l'organizzazione di adeguati soccorsi. 9

11 2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE 2.1 La Pianificazione provinciale previgente Il Piano Stralcio Rischio Sismico si inserisce nell alveo del lavoro avviato nel 2004 con l emanazione da parte della Giunta Regionale delle Linee Guida regionali per la predisposizione dei Piani di Emergenza provinciali e comunali (DGR 1166/2004), che hanno definito la struttura dei piani di emergenza provinciali e comunali di protezione civile raccordando i modelli di intervento con gli specifici scenari di rischio tramite la costruzione della carta del modello di intervento. Nel rispetto delle linee guida regionali per la redazione dei piani di previsione e prevenzione dei rischi Antincendio Boschivo e Idrogeologico, si è giunti all approvazione del primo Piano provinciale d emergenza di Protezione Civile (Delibera di Consiglio Provinciale n.73760/128 del ) Stralci Rischio Incendi Boschivi e Idrogeologico. Si evidenzia che gran parte della stesura del suddetto Piano fu destinata alla definizione del modello di intervento per i rischi approvati, nonché alla definizione di un modello di intervento generico relativo ai rischi per i quali non era stato elaborato lo specifico scenario, articolato in modello di intervento per eventi con preannuncio e per eventi senza preannuncio. L attività di pianificazione provinciale, coerentemente con le novità normative e l emanazione di specifiche linee guida regionali è poi proseguita con l approvazione dello stralcio Rischio Industriale del Piano d Emergenza provinciale (Delibera di Consiglio Provinciale n /255 del ) composto dai Piani di Emergenza Esterni delle aziende ai rischio di incidente rilevante e dal piano di previsione e prevenzione per il rischio industriale con la mappatura sul territorio delle attività che per le loro specifiche caratteristiche ovvero per le tipologie di sostanze stoccate o trattate sono da considerarsi rilevanti in caso di evento calamitoso. 2.2 Motivazioni delle scelte Nel 2009, nell ambito del sistema regionale di Protezione Civile, il sistema provinciale, ovvero il l insieme delle risorse umane del nostro territorio (funzionari e tecnici provinciali e comunali, volontariato, Vigili del Fuoco, STB Romagna, ecc.) ha partecipato attivamente alla gestione dell evento sismico che ha colpito l Aquila, con la collaborazione alla gestione dei campi di Piazza D Armi e Villa Sant Angelo. Il grave evento sismico che ha colpito per ben due volte, nella nostra Regione, l Emilia, ha visto rinnovato lo spirito di solidarietà che è sorto per l emergenza abruzzese, portando oltre un migliaio persone (fra tecnici comunali e provinciali, volontari e professionisti) a prestare servizio presso i comuni terremotati impegnati nei COC, nelle verifiche sugli edifici, nei contributi scientifici, nei campi di accoglienza. L esperienza sul campo ha determinato una forte crescita nelle sensibilità e competenze di molte persone che a vario titolo e nell ambito dei propri ruoli hanno contribuito a definire i contenuti dello strumento che stiamo introducendo: - con l esperienza Abruzzese, si è consolidata l esigenza di avere non solo individuate aree di accoglienza scoperte, ma di poter disporre di progettazioni delle medesime sulla base del modulo standard da 250 posti della colonna mobile regionale. Sono infatti state emanate le linee guida per la progettazione di aree di accoglienza scoperta, approvate con DGR 1954/2009, e conseguentemente progettate su base comunale negli anni 2010 e 2011 (per un totale di 27 aree di accoglienza e 3 aree di ammassamento); - parimenti l esperienza Emiliana ha determinato la necessità di verificare le caratteristiche costruttive dei COC e la disponibilità di sedi antisismiche, nonché di censire nell ambito comunale gli edifici antisismici: costruiti successivamente al 1927/1983, o adeguati sismicamente ai sensi del punto C.9 Norme tecniche sismiche previgenti (di cui al DM96 e precedenti) - oppure ai sensi del capitolo 8.4 del DM 141/2008 (NTC08). 10

12 2.3 Obiettivi Gli scopi del presente piano, alla luce delle attività svolte dai diversi enti e strutture operative territoriali che a diverso titolo concorrono a mitigare e gestire il rischio sismico, sono: fornire supporto omogeneo alla pianificazione comunale per la redazione dei documenti di dettaglio e specificazioni tipiche del livello comunale, in modo armonico e sussidiario, fornire supporto conoscitivo dei principali dati comunali quando non è presente specifico Piano di Emergenza, fornire ai soccorritori un quadro d insieme delle risorse e delle criticità del territorio provinciale, fornire uno strumento utile alla divulgazione del rischio sismico nonchè delle misure di prevenzione e mitigazione attuate, delle modalità in essere per la gestione dell emergenza, ovvero delle criticità presenti. 2.4 Percorso di redazione ed approvazione del Piano Con Delibera di Giunta Provinciale n.71979/290 del 17 luglio 2012 la Provincia di Forlì-Cesena ha stabilito, relativamente alle attività di pianificazione in materia di protezione civile, la redazione dello stralcio rischio sismico, quale strumento di supporto alla pianificazione dell'emergenza a scala provinciale ed in stretta correlazione con la pianificazione comunale. Con Determinazione n /1929 del 3 settembre 2012 è stato istituito un Gruppo di Lavoro provinciale che ha proceduto materialmente alla redazione degli elaborati. Il Tavolo di Pianificazione si è composto dagli enti con competenza specifica in materia: Provincia di Forlì-Cesena Coordinamento attività volte alla definizione dello scenario di rischio, elaborazione scenario e relativo stralcio del piano emergenza Agenzia Regionale di PC supporto tecnico ed operativo Prefettura di Forlì-Cesena raccordo con le competenze di coordinamento delle emergenze di rilievo sovracomunale, coordinamento forze dell'ordine Servizio geologico, sismico e dei suoli della Regione EmiliaRomagna competenza tecnica in materia e raccordo con le procedure di attivazione e comunicazione Comando Provinciale VVF competenza tecnica in materia e di soccorso tecnico urgente sugli scenari di evento STB supporto tecnico su scenari di evento ed attività operative Il Tavolo, si è riunito tre volte: 18 settembre seduta di insediamento e condivisione dei tematismi da rappresentare, 6 novembre seduta di condivisione della struttura del piano, 13 dicembre seduta conclusiva e approvazione in linea tecnica degli elaborati finali. Le proposte sono state presentate al Tavolo di Pianificazione dal Gruppo di Lavoro provinciale che ha provveduto alla raccolta dei dati, all effettuazione di sopralluoghi in tutti i comuni raccordandosi con i tecnici comunali, e alla redazione degli elaborati. In data 21 novembre 2012 la struttura e gli obiettivi del piano sono stati presentati al Comitato Provinciale di Protezione Civile al fine di avviare il processo di disseminazione dei risultati e raccogliere eventuali suggerimenti ed integrazioni. Nella seduta del 13 dicembre 2012 il Tavolo di pianificazione ha approvato in linea tecnica gli elaborati costituenti il Piano. La Giunta Provinciale nella seduta del 27 dicembre 2012 ha proceduto alla sua approvazione (D.G.P. n /548/2012) ritenendo opportuno far seguire una fase di osservazioni di 30 giorni per consentire ai Comuni di verificare i contenuti degli elaborati di livello comunale. 11

13 Le osservazioni pervenute (da 10 Comuni), di natura tecnica e legate spesso alla individuazione/rappresentazione cartografica di strutture strategiche di Protezione Civile, sono state in linea di massima accolte, come risulta da apposita valutazione depositata agli atti d'ufficio. Sono inoltre state apportate su iniziativa dell Ufficio alcune modifiche, sempre di natura tecnica e puntuale, ritenute utili per l implementazione del piano quali: Inserimento in cartografia dei seguenti nuovi tematismi: centri storici, stazioni ferroviarie, ed eliminazione del tematismo punti critici viabilità dal livello comunale; Revisione legenda; Aggiornamento della relazione specifica in ragione delle sopracitate modifiche; Correzioni di meri errori materiali. Il Piano è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n.60614/34 del 4 Aprile 2013, e successivamente, per le parti non contenenti dati sensibili, è stato pubblicato sul sito web della Provincia di Forlì-Cesena all indirizzo: Gli elaborati sono quindi stati trasmessi a tutti gli enti (indicati sul retro del frontespizio) su supporto CD, i dati generali e la parte cartografica sono stati pubblicati nel sito provinciale. Molti dei dati riportati nel piano erano già presenti nei precedenti strumenti provinciali, ma sono stati aggiornati e meglio dettagliati, in accordo con i Comuni, come verrà nel seguito descritto. Altre informazioni sono invece state introdotte ex-novo sulla base delle riflessioni condotte nell'ambito del Tavolo di Pianificazione. Sono inoltre stati considerati e inseriti i contenuti messi a disposizione dai vari Enti e Strutture Operative interpellate, operanti in campo sismico a livello regionale e locale. Molti riferimenti all interno del testo e degli allegati derivano direttamente dal materiale da loro fornito, dai precedenti documenti di pianificazione, oltre che da studi e documenti ufficiali dei principali Enti Istituti operanti a livello nazionale in campo sismico. In particolare: Ufficio Servizio Sismico Nazionale Dipartimento della Protezione Civile Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.) Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (G.N.D.T.) 2.5 Limiti del piano Il mutamento del quadro normativo che si è verificato con l entrata in vigore della Legge n. 100 del 12 luglio 2012 (legge di conversione del decreto legge 15 maggio 2012, n. 59), che introduce importanti modifiche legislative alla Legge quadro 225/1992, interviene seppure in modo non chiaro in materia di Pianificazione d Emergenza. Si è ritenuto tuttavia, stante la sismicità del territorio della provincia di Forlì-Cesena, portare a compimento una impotante e strategica fase pianificatoria di contenuto prettamente tecnico e volta all'implementazione del quadro conoscitivo e della carta del modello di intervento. Il presente Stralcio Rischio Sismico non apporta modifiche od integrazioni alle procedure definite nel Modello d Intervento Generale per evento calamitoso senza preannuncio approvate dal Consiglio Provinciale con Deliberazione 73760/128 del e non interviene sugli accordi fra le diverse componenti del sistema provinciale di protezione civile in merito ai contenuti del modello di intervento che verrà adeguato indipedentemente e in relazione all'evolversi e al chiarirsi dell'attuale quadro normativo. Lo scenario di riferimento per la predisposizione del presente Stralcio è il documento redatto dal Dipartimento della Protezione Civile Ufficio Servizio Sismico Nazionale Servizio Vulnerabilità dei Sistemi antropizzati, Scenario di danno a seguito di eventi sismici per la pianificazione di emergenza per la Provincia di Forlì-Cesena di cui all' Allegato1. Come verrà diffusamente illustrato nel seguito, il piano, nato per integrare gli strumenti già presenti di conoscenza del territorio, ha anche l obiettivo di essere un valido contributo nella gestione dell emergenza, integrando e talvolta innovando i contenuti dei piani comunali; fornisce infatti un primo collegamento fra le numerose iniziative legate alla prevenzione del rischio sismico e le azioni per la gestione dell emergenza. Non siamo in grado di prevedere i terremoti, ma possiamo limitarne le conseguenze. 12

14 3. INFORMAZIONI DI BASE 3.1 Cosa è e come si misura un terremoto Il terremoto è un evento naturale che si manifesta come un rapido e violento scuotimento del terreno e avviene in modo inaspettato, senza preavviso. Il fenomeno è causato dallo scontro, in alcune zone del pianeta, di blocchi della crosta terrestre, chiamate placche tettoniche; le placche, nel loro lentissimo movimento l'una contro l'altra, provocano un enorme frizione, con accumulo di energia elastica nella roccia. Quando l'energia accumulata supera il punto critico di resistenza delle rocce, queste si rompono, liberando, improvvisamente, tutta l energia accumulata fino a quel momento; avviene così una repentina e massiccia frattura che produce una serie di onde elastiche, dette onde sismiche, le quali si propagano fino in superficie dove vengono avvertite. Il punto, interno alla crosta terrestre, dove si originano la frattura e l'evento sismico si chiama ipocentro. La sua proiezione superficiale è detta epicentro, e coincide con il luogo di massima avvertibilità e, talvolta di effetti dell'evento. L'intensità del terremoto è tanto più elevata quanto maggiore è la frattura che avviene nelle rocce interessate. Gli effetti su persone o cose sono costituiti da una serie di elementi quali la relativa profondità ipocentrale, le condizioni stratigrafiche e geomorfologiche locali e, soprattutto, la resistenza delle costruzioni umane alle sollecitazioni delle onde sismiche. La distribuzione dei terremoti sul nostro globo non è quindi casuale: essi avvengono con una certa ripetitività e frequenza nelle medesime zone, per lo più concentrati sulle linee di contatto delle placche tettoniche, là dove è minore l'equilibrio delle stesse. Le fratture superficiali (nell'ordine di 5/15 km di profondità) della crosta terrestre sono chiamate faglie, in corrispondenza delle quali si verifica un movimento relativo dei due blocchi di roccia lungo la superficie di separazione, detta piano di faglia. E' in prossimità di tali fratture, quindi, che si originano i terremoti. 13

15 Il sisma ha una durata che difficilmente supera il minuto. L'evento principale qualche volta è preceduto da qualche scossa di "avvertimento", ma, soprattutto, è seguito da una serie di "repliche" minori, che sono causate dal naturale assestamento del terreno. Le oscillazioni provocate dal passaggio delle onde sismiche determinano spinte orizzontali sulle costruzioni e causano gravi danni o addirittura il crollo, se gli edifici non sono costruiti con criteri antisismici. Il terremoto genera inoltre effetti indotti o secondari, come frane, maremoti, liquefazione dei terreni, incendi, a volte più dannosi dello scuotimento stesso. A parità di distanza dalla faglia in cui si è generato il terremoto, lo scuotimento degli edifici dipende dalle condizioni locali del territorio, in particolare dal tipo di terreni in superficie e dalla forma del paesaggio. L'evento sismico viene misurato in base a due distinti criteri: 1) la magnitudo o scala Richter 2) l'intensità macrosismica o scala Mercalli MCS Con la prima si stima il valore dell'energia liberata dal sisma; con la seconda viene stimato il grado di percezione sulle persone e gli effetti prodotti dalla scossa sulle cose, misurato in una scala da 1 a 12. Per calcolare la magnitudo è necessario registrare il terremoto con un sismografo, uno strumento che registra le oscillazioni del terreno durante una scossa sismica anche a grandissima distanza dall ipocentro. L intensità macrosismica, invece, viene attribuita in ciascun luogo in cui si è risentito il terremoto, dopo averne osservato gli effetti sull uomo, sulle costruzioni e sull ambiente. Sono quindi grandezze diverse e non confrontabili. SCALA RICHTER - GRAVITA' TERREMOTI 14

16 SCALA MERCALLI - GRAVITA' TERREMOTI 3.2 Terremoti in Italia L Italia è situata al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica. Il movimento relativo tra queste due placche causa l accumulo di energia che occasionalmente viene rilasciata sotto forma di terremoti di varia entità. Guardando la mappa degli ultimi 31 anni di sismicità ( , INGV) si nota che i terremoti recenti sono localizzati in aree distribuite principalmente lungo la fascia al di sotto degli Appennini, dell arco Calabro e delle Alpi. Negli ultimi 31 anni la Rete Sismica Nazionale ha registrato più di eventi sismici in Italia, la maggior parte dei quali non è stata avvertita dalla popolazione. Più di 50 terremoti hanno avuto una magnitudo Richter superiore a 5.0. I più forti terremoti di questo periodo sono avvenuti in 15

17 Abruzzo il 6 aprile 2009, Mw =6.3, e in Emilia Romagna il 20 maggio 2012, Mw =5.9. Dal 1900 ad oggi si sono verificati 30 terremoti molto forti (Mw>5.8), alcuni dei quali sono stati catastrofici. Qui di seguito sono riportati in ordine cronologico. Il più forte tra questi è il terremoto che nel1908 distrusse Messina e Reggio Calabria. 3.3 Pericolosità sismica La Pericolosità sismica è la probabilità che si verifichi, in un dato luogo o entro una data area ed entro un certo periodo di tempo, un terremoto capace di causare dei danni. Secondo quanto esposto in precedenza, sappiamo che l Italia è da sempre stata soggetta a frequenti terremoti, talvolta distruttivi e che più una certa zona è stata colpita da forti terremoti in passato, più è probabile che lo sia anche in futuro. Sappiamo inoltre che prevedere un terremoto, indicando con precisione la data, l ora ed il luogo di occorrenza non è possibile. Pertanto le informazioni su possibili terremoti futuri vengono fornite in termini di probabilità che si possano verificare, in un dato intervallo di tempo, effetti sismici di entità uguale o superiore ad un certo livello. In termini schematici si può parlare di: Pericolosità sismica di base, sopra definita e intesa come la misura dello scuotimento al suolo atteso in un dato sito. Pericolosità sismica locale: rappresenta la modificazione indotta da condizioni geologiche particolari e dalla morfologia del suolo all'intensità con cui le onde sismiche si manifestano in superficie. 16

18 Alla base della classificazione di pericolosità sismica di base è la Carta delle zone sismogenetiche, redatta dal Gruppo di lavoro dell'ingv, combinando elementi geologici e sismologici. In questa mappa sono indicate le zone sorgente, rappresentate da un poligono, all'interno delle quali si assume che i terremoti possono verificarsi in ogni punto con la medesima probabilità e sono distribuiti casualmente ("spalmatura" degli eventi). Ciascuna zona rappresenta in sostanza la proiezione in superficie di un segmento più o meno lungo di un sistema di faglie attive capaci di generare terremoti; essa contiene quindi uno o più segmenti di faglie maggiori, responsabili degli eventi di più alta energia, e numerose faglie minori associate, responsabili degli eventi di più bassa energia. Tale mappatura è in continua revisione, l'ultima versione è dell'anno Sulla base dell analisi dei terremoti raccolti nei cataloghi sismici e sismogenetica del territorio (ricostruita in funzione della distribuzione spaziale e terremoti conosciuti e in relazione all attenuazione delle onde sismiche dell epicentro) è stata elaborata la Mappa della pericolosità sismica che documento di sintesi necessario all elaborazione di una classificazione sismica quale si è concentrata l azione legislativa, al fine della riduzione del rischio. dalla zonazione della profondità di con la distanza rappresenta un del territorio, sulla 17

19 L'ultimo aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall O.P.C.M. 3274/03, è stato adottato con l O.P.C.M. n del 28 aprile Nella mappa, in continuo aggiornamento, sono mostrati i valori attesi di scuotimento del terreno in un dato luogo a causa di un probabile terremoto, vicino o lontano che sia: tali valori sono espressi in termini di accelerazione massima orizzontale del suolo rispetto a g (l accelerazione di gravità). La stima della pericolosità sismica fornisce l accelerazione massima attesa su suolo rigido con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni, dal minimo (colore grigio) al massimo (colore viola). Nella definizione della Pericolosità sismica locale vengono considerate le condizioni geologiche e geomorfologiche locali che possono produrre delle variazioni della risposta sismica e, tra queste, le aree che presentano particolari conformazioni morfologiche (quali creste rocciose, cocuzzoli, dorsali, scarpate), dove possono verificarsi focalizzazioni dell energia sismica incidente. Variazioni dell ampiezza delle vibrazioni e delle frequenze si possono avere anche alla superficie di depositi alluvionali e di falde di detrito, anche con spessori di poche decine di metri a causa dei fenomeni di riflessione multipla e di interferenza delle onde sismiche entro il deposito stesso, con conseguente notevole modificazione rispetto al moto di riferimento. Il rapporto tra l'accelerazione di picco in superficie e l'accelerazione di picco del substrato è detta Amplificazione locale. Altri casi di comportamento sismico anomalo dei terreni sono quelli connessi con le deformazioni permanenti e/o cedimenti dovuti a liquefazione di depositi sabbiosi saturi di acqua o a densificazioni dei terreni granulari sopra la falda, nel caso si abbiano terreni con caratteristiche meccaniche scadenti. Sono da segnalare i problemi connessi con i fenomeni di instabilità di vario tipo, come quelli di attivazioni o riattivazione di movimenti franosi e crolli di massi da pareti rocciose. 18

20 3.4 La classificazione sismica italiana Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato complessivamente comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione. Nel 2003, in seguito al terremoto del Molise, sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo (O.P.C.M. n del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell 8 maggio 2003). Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del "Testo Unico delle Norme per l Edilizia ), hanno compilato l elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale. Zona 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti Zona 2 - Nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti Zona 3 - I Comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti Zona 4 - E' la zona meno pericolosa Circa il 60% dei comuni italiani è classificato nelle prime tre zone. Di fatto, sparisce il territorio non classificato, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l obbligo della progettazione antisismica. Sulla base della Mappa di Pericolosità sismica nazionale riportata nella pagina precedente, viene attribuito un valore dell azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia. I comuni devono rispettare precise norme sulla progettazione e realizzazione delle costruzioni nuove e sull adeguamento di quelle vecchie. Tali norme, aggiornate nel luglio 2009, stabiliscono cosa deve essere fatto, in ogni punto del territorio nazionale, in fase di progettazione delle strutture e contengono inoltre nuove regole per il rafforzamento delle strutture esistenti. Zona sismica Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag) 1 ag > <ag <ag ag 0.05 Suddivisione delle zone sismiche in relazione all accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06) Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. 19

21 Relativamente alla provincia di Forlì-Cesena, la classificazione sismica indicata nell Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n 3274/03 e successivi aggiornamenti conferma la classificazione in zona sismica 2 per l'intero territorio. 3.5 Vulnerabilità sismica La Vulnerabilità sismica consiste nella valutazione della propensione di persone, beni o attività a subire danni al verificarsi dell evento sismico. Essa misura, da una parte, la perdita o la riduzione di efficienza, dall altra la capacità residua a svolgere e assicurare le funzioni che il sistema territoriale nel complesso normalmente esplica a regime. Nell ottica di una analisi completa della vulnerabilità si pone il problema di individuare non solo i singoli elementi che possono collassare sotto l impatto del sisma, ma di individuare e quantificare gli effetti che il loro collasso determina sul funzionamento del sistema territoriale. Le componenti che concorrono alla definizione del concetto di vulnerabilità possono essere distinte in: Vulnerabilità diretta: definita in rapporto alla propensione del singolo elemento fisico semplice o complesso a subire collasso (ad esempio la vulnerabilità di un edificio, di un viadotto o di un insediamento); Vulnerabilità indotta: definita in rapporto agli effetti di crisi dell organizzazione del territorio generati dal collasso di uno degli elementi fisici (ad esempio la crisi del sistema di trasporto indotto dall ostruzione di una strada); Vulnerabilità differita: definita in rapporto agli effetti che si manifestano nelle fasi successive all evento e alla prima emergenza e tali da modificare il comportamento delle popolazioni insediate (ad esempio il disagio della popolazione conseguente alla riduzione della base occupazionale per il collasso di stabilimenti industriali). 20

22 3.6 Rischio sismico Il Rischio sismico può essere espresso dalla relazione: RS = PS x E x V x R dove PS è la pericolosità sismica dell area, definita dalla sismicità e dalle condizioni geomorfologiche locali; E è l esposizione, data dalla distribuzione e importanza dei centri urbani, delle infrastrutture e della popolazione sul territorio; V è la vulnerabilità delle costruzioni, cioè la qualità o capacità degli edifici e delle infrastrutture di resistere alle sollecitazioni sismiche; R è la resilienza, cioè la capacità della comunità di reagire all evento in termini di ripresa delle attività economiche e sociali. L esposizione, la vulnerabilità e la resilienza sono strettamente correlate alle scelte e alle azioni dei cittadini e delle amministrazioni, mentre la pericolosità sismica dipende, invece, come detto in precedenza, dalle caratteristiche fisiche del territorio. 3.7 La Microzonazione sismica Con la legge sul governo del territorio, LR 20/2000 Disciplina generale sulla tutela e l uso del territorio, la recente LR 6/2009 Governo e riqualificazione solidale del territorio e la LR 19/2008 Norme per la riduzione del rischio sismico, la Regione Emilia-Romagna ha riconosciuto alla pianificazione territoriale e urbanistica il ruolo fondamentale di concorrere alla riduzione e prevenzione del rischio sismico, fissando soglie di criticità, limiti e condizioni per la realizzazione degli interventi di trasformazione. Uno degli strumenti più efficaci in tal senso è rappresentato dalla microzonazione sismica. Questa consiste nella suddivisione dettagliata del territorio in base alla risposta sismica locale attesa, sulla base delle caratteristiche geologiche, morfologiche e geotecniche. E' quindi possibile, fino dalle prime fasi della pianificazione urbanistica, valutare la pericolosità sismica nelle aree urbane e urbanizzabili, indirizzando nuovi interventi verso zone a minore pericolosità e programmando interventi di mitigazione del rischio nelle zone in cui sono presenti particolari criticità. A tale riguardo vanno ricordati i due atti di indirizzo: DGR 1677/2005 e Delibera Assemblea legislativa n. 112/2007 Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e urbanistica, che forniscono indicazioni sui contenuti e le modalità di approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica e, in particolare, sui criteri per l individuazione delle aree soggette a effetti locali e per la microzonazione sismica del territorio, al fine di orientare la pianificazione verso aree caratterizzate da minore pericolosità sismica. Le indagini di Microzonazione sismica in funzione delle finalità e applicazioni, possono essere svolte a diversi livelli di approfondimento. In relazione all area di indagine, alla sismicità della zona e alla gravità delle conseguenze di eventuali franamenti e/o liquefazioni e collassi, si può operare secondo 3 livelli di approfondimento: il Livello I è un livello propedeutico ai veri e propri studi di microzonazione sismica in quanto consiste in una raccolta e interpretazione di dati preesistenti (ad esempio condizioni geologiche e morfologiche locali), elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee; il Livello II introduce l'elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando migliori e mirate indagini ove necessarie (rilevazione più dettagliata delle condizioni locali e determinazione dei parametri necessari per la definizione della risposta sismica dei terreni; indagini in situ: prove geofisiche e prove geotecniche di tipo corrente), e definisce una vera carta di Microzonazione sismica; il Livello III restituisce una carta di Microzonazione sismica con approfondimenti su tematiche o aree particolari (ad esempio: aree ad alta vulnerabilità, studio di fattibilità di infrastrutture di rilevante interesse), viene condotta attraverso un numero elevato di prove 21

23 geofisiche e geotecniche, sia in sito che in laboratorio, mirate all acquisizione di dati geotecnici, nei campi di sollecitazione e deformazione indotti dai terremoti attesi. Un'ulteriore analisi da effettuare in concomitanza con gli studi di microzonazione sismica è rappresentata dall'analisi della Condizione Limite per l'emergenza (CLE) dell'insediamento urbano. La CLE è definita come quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell'evento sismico, l'insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l'operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l'emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all'interruzione della quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza. A livello provinciale le prime esperienze di studio sulla pericolosità sismica locale e la microzonazione hanno contribuito alla redazione del masterplan propedeutico ai Piani Regolatori Generali dei comuni di Gatteo, Savignano e S. Mauro Pascoli e agli studi sperimentali per il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Forlì-Cesena. In particolare relativamente agli approfondimenti previsti per il PTCP sono stati svolti studi sperimentali di microzonazione sismica realizzati dal Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli regionale, dall'istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del CNR di Milano, dalle Amministrazioni Locali interessate e dai professionisti incaricati tra cui: 1) Studio di zonazione sismica in un'area vasta di pianura compresa tra Forlì e Cesena; 2) Studio di microzonazione sismica in un'area di fondovalle dell'appennino romagnolo nella zona di Predappio bassa. Nell'affiancare e supportare Province e i Comuni e nell applicazione delle normative sopra menzionate e nella sperimentazione delle analisi di pericolosità e microzonazione sismica la Regione ha avuto ed ha un ruolo molto importante. In seguito all'approvazione della deliberazione dell Assemblea Legislativa n.112/2007 Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e urbanistica, nel 2011 e nel 2012, la Regione ha infatti assegnato risorse economiche per studi di microzonazione sismica provenienti dall O.P.C.M. n. 3907/2010 Attuazione dell articolo 11 del Decreto legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 giugno 2009 n. 77. Le risorse sono state assegnate a Comuni ed Enti Locali per la predisposizione di studi di microzonazione sismica di secondo e terzo livello. Nella Provincia di Forlì Cesena sono state redatte nel 2009 le mappe di II livello per 7 Comuni, in ambito di pianura, collinare e montano (Cesenatico, Gambettola, Borghi, Mercato Saraceno, Sogliano al Rubicone, Roncofreddo e Verghereto) i cui risultati sono stati assunti dal PTCP, avente valore di PSC. Nel corso del 2013, con i nuovi finanziamenti, la zonazione di c.d. II livello sarà estesa a tutti gli altri Comuni della Provincia, ad esclusione dei Comuni di Gatteo, S. Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Longiano, Montiano e Forlimpopoli. Per i 7 Comuni del Cesenate che già avevano una carta di II livello, saranno prodotti degli approfondimenti di III livello, nonché, in via sperimentale, una analisi della Condizione Limite per l'emergenza (CLE). Le procedure per la definizione della pericolosità sismica locale, utilizzate per gli strumenti di pianificazione, possono essere applicate anche nella pianificazione delle attività di protezione civile per la prevenzione e il superamento delle emergenze; in particolare, le conoscenze di pericolosità sismica locale possono essere utilizzate per una più accurata definizione degli scenari di rischio, che tengano conto anche delle condizioni locali di pericolosità, e per una più dettagliata valutazione della vulnerabilità, ed eventuale messa in sicurezza, di strutture ed edifici ritenuti strategici per la gestione e il superamento delle emergenze. 22

24 3.8 Misure per la riduzione del rischio sismico negli edifici Per quanto riguarda la riduzione del rischio sismico negli edifici, è bene ricordare che la Legge Regionale n.19/2008 Norme per la riduzione del rischio sismico, entrata pienamente in vigore dal 1 giugno 2010, si è posta l obiettivo di rafforzare la tutela dell incolumità pubblica, provvedendo al completo riordino delle funzioni regionali e locali attinenti alla materia sismica e dettando un nuovo regime di controlli sulle pratiche sismiche. Ai fini della sua attuazione, la legge regionale ha previsto una serie di atti, di competenza della Giunta regionale, e in particolare: l istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico (CTS) composto da esperti in materia sismica (DGR n. 1430/2009) al fine di supportare la Regione nell attuazione della legge stessa; l istituzione del Comitato regionale per la riduzione del rischio sismico (DGR n. 1500/2009) allo scopo di realizzare il coordinamento politico istituzionale e una più stretta integrazione tecnico operativa tra i soggetti pubblici e privati; l individuazione delle opere e degli edifici di rilevante interesse pubblico, i cui interventi sono sempre soggetti ad autorizzazione sismica (DGR n. 1661/2009); l individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale e la definizione della documentazione necessaria per il rilascio del permesso di costruire o per la denuncia di inizio attività (DGR n. 121/2010); l approvazione della modulistica relativa ai procedimenti in materia sismica (Determinazione dirigenziale n. 2380/2010), al fine di garantire un applicazione uniforme sul territorio regionale; l individuazione dei contenuti cogenti del progetto esecutivo riguardante le strutture (DGR n. 1071/2010). L entrata in vigore della LR 6/2009 ha ulteriormente rafforzato il concetto della prevenzione del rischio sismico, da un lato dando maggiore incisività alla LR 19/2008, dall altro prevedendo misure premiali per incentivare l adeguamento del patrimonio edilizio esistente alle Norme tecniche per le costruzioni 2008 (art. 53, c. 5 lett. b). Con circolare del 29 luglio 2010 degli Assessori competenti in materia, è stato approvato un vademecum sulle procedure di vigilanza e controllo delle costruzioni, al fine di fornire chiarimenti e indicazioni utili per rendere più agevole e sicura l applicazione delle norme. Nel mese di novembre 2010 la Regione ha avviato un attività di monitoraggio della prima attuazione della LR n.19/2008 e degli atti di indirizzo, che ha portato alla riscrittura di alcuni dei suddetti atti di indirizzo, e in particolare: l individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale (DGR n. 687/2011); l individuazione della documentazione attinente alla riduzione del rischio sismico necessaria per il rilascio del permesso di costruire e per gli altri titoli edilizi, alla individuazione degli elaborati costitutivi e dei contenuti del progetto esecutivo riguardante le strutture e alla definizione delle modalità di controllo degli stessi (DGR n. 1373/2011). In considerazione della rilevanza culturale, economica e strategica e alla densità abitativa dei principali centri urbani, ulteriori misure di riduzione del rischio sismico sono state anche orientate alla riduzione della vulnerabilità dell edilizia più antica. Dal 2004 è stato attivato un Fondo per interventi straordinari per la realizzazione di azioni volte alla riduzione della vulnerabilità sismica, in considerazione anche di quanto stabilito dalla già menzionata Ordinanza 3274/2003. Con tali risorse finanziarie, la Regione Emilia-Romagna ha attivato una serie di verifiche tecniche e interventi di adeguamento o di miglioramento sismico con priorità ad edifici strategici quali edifici pubblici a funzione ospedaliera, funzione scolastica nonché sedi strategiche di Protezione Civile quali C.O.M e C.O.C. 23

25 Sono stati considerati idonei a svolgere funzioni di protezione civile durante un evento sismico, tutti gli edifici pubblici realizzati dopo l'anno di classificazione sismica del comune di appartenenza, proposti dai rispettivi uffici tecnici, previa verifica sul loro stato di conservazione, ovvero: - dopo il 1927 nei Comuni di: Bagno di Romagna, Civitella di Romagna, Galeata, Mercato Saraceno, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto; - dopo il 1983 nei Comuni di: Bertinoro, Borghi, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Cesena, Cesenatico, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Gambettola, Gatteo, Longiano, Meldola, Modigliana, Montiano, Portico e San Benedetto, Predappio, Roncofreddo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Tredozio. Tra gli edifici esistenti realizzati prima della classificazione sismica del comune di appartenenza sono considerati idonei gli edifici che hanno subito interventi di adeguamento sismico oppure edifici che hanno subito interventi di miglioramento sismico tali da garantire un opportuno indicatore di sicurezza. L indicatore di sicurezza è il rapporto tra la capacità di resistenza della struttura e la capacità richiesta dalle norme di riferimento. Il quadro legislativo attuale prevede che l indicatore di sicurezza sia accettabile ai fini della protezione civile se pari a 60%-65% minimo; di seguito i riferimenti normativi: - OPCM 4007/2012, art9 comma 4: Ordinanze legate al sisma Emilia 2012: Ordinanze legate al sisma Abruzzo 2009: Delibera C.I.P.E. n. 143/2006 (DGR1141/2007) αmin=60% αmin=60% αmin=60% αmin=65% Nell'Allegato 5 sono elencati gli edifici scolastici pubblici della provincia di FC su cui sono stati finanziati lavori di riduzione del rischio sismico, ai sensi dell'art.80, comma 21 della LEGGE N.289/2002: il primo stralcio mediante DGR 836/2006, il secondo stralcio mediante DGR 1141/2007. I risultati di dette verifiche, eseguite prima e dopo l'intervento di miglioramento, sono piuttosto disomogenei e difficilmente comparabili poiché fatte con riferimento a differenti normative tecniche (prevalentemente DM96, alcune con OPCM 3274, poche con riferimento al DM2005) e metodi di analisi semplificati (metodo POR per le murature); l attendibilità dei risultati risente inoltre della modesta esperienza dei tecnici con le verifiche sismiche. Nell'Allegato 6 vengono elencati gli edifici scolastici pubblici della provincia di FC su cui sono state eseguite le verifiche tecniche di sicurezza approvate con DGR 1553/2006, nonché gli edifici ospedalieri in cui sono stati finanziati lavori di riduzione del rischio sismico attraverso la medesima Delibera. Nell'Allegato 7 sono infine elencati gli edifici pubblici della provincia di FC su cui sono state finanziate le verifiche tecniche di sicurezza mediante DGR 936/2008. Ad oggi non tutte le verifiche finanziate sono state presentate e, di quelle presentate, un 40-50% risulta ancora in fase di integrazione per la completezza e regolarità formale. Le verifiche sono fatte sia con riferimento ai carichi statici che all azione sismica; la normativa tecnica di riferimento è rappresentata dal DM14/01/2008. L indicatore di rischio risente del livello di conoscenza a cui si è spinto il progettista e del conseguente fattore di confidenza adottato. 24

26 3.9 Sistemi di monitoraggio La rete sismica nazionale fu istituita all'indomani del catastrofico terremoto dell'irpinia del 23 novembre In quella occasione le autorità competenti alla pianificazione degli interventi di prima emergenza non ottennero dalle istituzioni scientifiche operanti nel campo della sismologia, notizie precise riguardanti l'esatta localizzazione dell'evento e la precisa portata distruttiva del fenomeno. La mancanza di dati disponibili in tempo reale causò un ritardo di molte ore nella determinazione dell'area epicentrale causando, conseguentemente, un rallentamento nell'indirizzare i primi soccorsi nelle zone interessate dall'evento. Fu a tutti chiaro che l'italia, benchè fosse un paese fortemente sismico, era del tutto sguarnita di un sistema di monitoraggio a scala nazionale efficiente o comunque tale da consentire una tempestiva conoscenza dei principali parametri fisici degli eventi sismici più significativi. A quel punto l'allora Commissario Straordinario della Protezione Civile incaricò l'istituto Nazionale di Geofisica di realizzare una rete sismometrica a copertura nazionale che consentisse la gestione e l elaborazione centralizzata dei dati in tempi rapidi. Ad oggi la Rete Sismica Nazionale Centralizzata (RSNC), gestita in tempo reale dal Centro Nazionale Terremoti dell'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è una rete di sensori sismici (sismometri), composta attualmente da circa 200 stazioni, deputata al monitoraggio dell'attività sismica in corso sul territorio nazionale. Lo scopo di tale rete è duplice: fornisce in tempo reale (da pochi secondi ad un massimo di circa tre minuti per l Italia) la posizione dell epicentro del sisma e il valore della sua intensità: ne dà immediata comunicazione di avvenuto terremoto al Dipartimento della Protezione Civile e alle Prefetture interessate, per eventuali attività di soccorso e di informazione alla popolazione, produce informazioni scientifiche di base (localizzazione ipocentrale, meccanismo focale, magnitudo) per una migliore conoscenza dei fenomeni sismici, con particolare riguardo alla comprensione dei processi sismogenetici della penisola. Una seconda rete presente sull'intero territorio nazionale è la Rete Accelerometrica Nazionale (RAN), una rete di monitoraggio accelerometrico che registra terremoti di media ed elevata intensità. La RAN è gestita dal Servizio Sistemi di Monitoraggio del Dipartimento della Protezione Civile, ed è attiva a partire dall evento sismico del 9 settembre 1998 (Basilicata Meridionale e Calabria settentrionale, VII Mercalli, Mw 5,6 Richter). I comunicati sono diffusi quando le stazioni accelerometriche della RAN registrano eventi sismici significativi. Le registrazioni analogiche digitalizzate e le registrazioni digitali sono elaborate calcolando le accelerazioni non corrette e le accelerazioni, velocità e spostamenti corretti, unitamente agli spettri di Fourier e di risposta. Dall'anno 2003, sono disponibili le informazioni relative a tutte le stazioni analogiche della RAN suddivise per regione. Per ciascuna postazione è possibile consultare, unitamente agli eventi principali registrati da ogni postazione (maggio agosto 2000), una dettagliata scheda monografica. 25

27 4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SCENARIO DI DANNO 4.1 Inquadramento territoriale Provincia di Forlì-Cesena La Provincia di Forlì-Cesena si colloca nella porzione sud-orientale della Regione Emilia Romagna e si estende per 2376 Kmq dal crinale dell Appennino tosco romagnolo fino al Mare Adriatico, interessando così il 9% della superficie regionale dell Emilia Romagna, corrispondendo a gran parte della Romagna meridionale. Confina a nord con la Provincia di Ravenna, a est con il Mar Adriatico dove presenta una costa bassa e sabbiosa, a Sud-est con la Provincia di Rimini, a sud-ovest con la Toscana (Provincia di Arezzo e Provincia di Firenze). La Provincia di Forlì-Cesena comprende l estremo settore sudorientale della pianura padanoveneto-romagnola, e un tratto del versante adriatico dell Appennino Tosco-Emiliano, con caratteristiche morfologiche molto diversificate, spaziando da zone montane (22,6%), ad ampie zone collinari (44,6%) e a zone di pianura (32,8%). La fascia montana che culmina in corrispondenza dello spartiacque appenninico si mantiene costantemente sopra i mille metri di quota, e arriva a raggiungere i 1407 m del Monte Fumaiolo, i 1658 m di Monte Falco e i 1520 m di Poggio Scali. Il complesso montagnoso degrada verso il lato nord-est, trasformandosi dapprima in sistemi collinari ed infine in pianura, che si estende fino al mare Adriatico. Da questo settore dell Appennino scendono, con un corso trasversale all'orientamento di questa parte della catena, alcuni corsi d'acqua, tutti sfocianti in Adriatico: il Tramazzo, il Montone, il Rabbi, il Bidente-Ronco, il Savio e l Uso. Il Bevano, il Pisciatello e il Rubicone nascono invece dai rilievi collinari. Per quanto riguarda una descrizione più estesa delle informazioni di carattere generale (geomorfologico, idrologico climatico, copertura vegetazionale, ecc.) si rimanda ai seguenti elaborati del Piano Provinciale di Emergenza approvato il 21 luglio 2008: Relazione Generale - Capitolo 2: Inquadramento territoriale Relazione specifica Rischio Idrogeologico Relazione specifica Rischio Incendi Boschivi 26

28 4.2 Sismicità della Provincia di Forlì Cesena La sismicità della Provincia di Forlì-Cesena ben si inquadra in quella della parte settentrionale della catena appenninica (Appennino umbro-marchigiano e toscoemiliano) che, relativamente alle grandi aree sismogenetiche italiane, risulta caratterizzata da più elevata frequenza di comparsa, ma da magnitudo al massimo comprese tra 6.0 e 6.5. Nelle zone appenniniche è presente una sola area sismogeneticamente importante situata in corrispondenza dell'appennino forlivese e più precisamente nella zona di Rocca San Casciano Santa Sofia - Galeata - Bagno di Romagna. Quest'area, infatti, è stata sede di un evento (terremoto dell' Appenino forlivese del 1584) che presenta la più elevata magnitudo (Ma = 6.0), assegnata ai terremoti della regione, nonché di una trentina di terremoti, tra cui cinque risultano di magnitudo Ma 5.0; in particolare tre eventi (terremoti del 1661, 1768 e 1918) sono caratterizzati da magnitudo 5.7 e 5.8, che sono tra le più elevate della regione stessa. Le intensità massime osservate e quelle epicentrali più elevate risultano pari al IX grado MCS. Nella fascia pedeappenninica l'area sismicamente più attiva della regione è rappresentata dal pedeappennino forlivese-faentino. Le intensità massime osservate e le più elevate intensità epicentrali raggiungono in due casi il IX grado ed in vari altri l'viii. Gli epicentri sono in gran parte distribuiti sulle aree collinari, ad eccezione del piccolo raggruppamento situato poco a NE di Faenza nella zona di Russi- Cotignola, sede del terremoto del 1688, il più forte dell'area. Nella Tabella 1 nella pagina successiva sono citati i 33 eventi più rilevanti desunti dal Catalogo DOM4.1. INGV DBMI04 (Stucchi e altri 2007): eventi sismici registrati nella città di Forlì tra l anno 1000 e l anno In ordinata è rappresentata l intensità sismica, al sito, in gradi della scala MCS. 27

29 Osservazioni sismiche disponibili per Forlì-Cesena (FC) (Catalogo DOM4.1) In relazione a quanto già esposto al precedente Capitolo 3 Informazioni di base - del presente documento, di seguito si presenta, in tabella ed in carta, un report delle massime intensità macrosismiche storiche attribuite a ciascun comune della provincia di Forlì-Cesena. 28

30 Massime intensità macrosismiche osservate nella provincia di Forli`-Cesena Comune BAGNO DI ROMAGNA BERTINORO BORGHI CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE CESENA CESENATICO CIVITELLA DI ROMAGNA DOVADOLA FORLI` FORLIMPOPOLI GALEATA GAMBETTOLA GATTEO LONGIANO MELDOLA MERCATO SARACENO MODIGLIANA MONTIANO PORTICO E SAN BENEDETTO PREDAPPIO PREMILCUORE ROCCA SAN CASCIANO RONCOFREDDO SAN MAURO PASCOLI SANTA SOFIA SARSINA SAVIGNANO SUL RUBICONE SOGLIANO AL RUBICONE TREDOZIO VERGHERETO Imax = Analizzando la distribuzione delle massime intensità osservate, è facile constatare quanto il territorio provinciale sia esposto ai terremoti. Ben 26 dei 30 comuni della provincia hanno infatti subito dei danni in occasione di almeno uno dei maggiori terremoti accaduti negli ultimi anni di intensità pari o maggiore a VIII MCS; i restanti 4 di intensità pari a VII MCS. 29

31 Zonazione sismogenetica dell'appennino settentrionale, con evidenziati gli epicentri dei terremoti storici con M> 5 (vecchia versione) Relativamente alla provincia di Forlì-Cesena, la classificazione sismica indicata nell Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n 3274/03 e successivi aggiornamenti conferma la classificazione di zona sismica 2 per l'intero territorio. In termini di pericolosità, facendo riferimento alla O.P.C.M. n 3519 del 28 aprile 2006 Criteri generali per l individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l aggiornamento degli elenchi delle medesime zone dove ciascuna zona è individuata mediante valori di accelerazione massima del suolo Ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, riferiti a suoli rigidi caratterizzati da Vs30 > 800 m/s (Mappa di pericolosità sismica su scala nazionale), la Provincia è caratterizzata da valori di PGA compresi tra e 0.225g, come rappresentato nella figura seguente. 30

32 4.3 Scenario di danno Sia nelle attività di pianificazione che in quelle di gestione dell'emergenza post terremoto è essenziale l'acquisizione di importanti informazioni, quali il quadro territoriale con la descrizione dell'area maggiormente colpita dall'evento e le conseguenze dello stesso in termini di perdite umane e materiali subite dagli elementi a rischio. Per queste motivazioni, nell ambito delle proprie attività a supporto della pianificazione dell emergenza di Regioni e Province, il Dipartimento della Protezione Civile - Ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico ed opere post emergenza, ha elaborato il documento Scenari di danno a seguito di eventi sismici per la pianificazione di emergenza per la provincia di Forlì- Cesena, con il quale viene effettuata una prima stima degli scenari di danno utilizzando le metodologie e i dati attualmente disponibili su tutto il territorio nazionale. Tale elaborato costituisce riferimento per la pianificazione in materia di rischio sismico di livello provinciale e comunale e viene riportato in Allegato n.1 alla presente relazione. Sintesi Metodologica per l'elaborazione degli scenari di danno a supporto dei Piani d'emergenza provinciali. Da un punto di vista generale, la predisposizione di scenari di danno si svolge secondo due momenti fondamentali: 31

33 1) Individuazione degli eventi sismici di riferimento. E' necessario individuare gli eventi che siano "critici" rispetto alla gestione dell'emergenza, considerando non soltanto eventi storici, ma tutte le possibili situazioni in termini di intensità e coordinate epicentrali desunte per il territorio in esame da analisi di pericolosità svolte da soggetti istituzionalmente e scientificamente competenti. Gli approcci che si possono seguire per la selezione degli eventi sono molteplici: - evento storico più gravoso, - evento più significativo dal punto di vista della pericolosità sismica del sito, - evento più significativo dal punto di vista del danneggiamento. Per l elaborazione del presente scenario di danno, poiché ai fini della pianificazione dell'emergenza gli eventi di riferimento sono quelli "critici" ai fini della gestione della stessa, il Dipartimento ha deciso di adottare il terzo approccio ossia di considerare quali eventi più significativi quelli che possono determinare il maggiore impatto, in termini di danneggiamento atteso, sul territorio in esame, intendendo, in generale, la modifica dello stato del territorio prodotta dall'evento, sia in termini diretti, danno fisico, sia in termini di conseguenze di questo, cioè morti, feriti, senza tetto, ecc.. 2) Elaborazione di n scenari di danno per l'area in esame, caratterizzati da differenti livelli di gravità (in termini di perdite) con epicentro che migra all'interno delle zone e strutture più critiche. Per essi il software messo a punto fornisce la valutazione delle perdite attese in funzione del tempo di ritorno degli eventi generatori (e quindi indirettamente in funzione della probabilità di accadimento degli eventi su una prefissata finestra temporale) espresse in termini di poche grandezze significative ai fini della pianificazione dell'emergenza (abitazioni crollate, abitazioni inagibili, numero persone coinvolte in crolli, numero di senzatetto) espresse a livello aggregato sull'insieme dei comuni interessati. L'analisi dei risultati dell'elaborazione consente di pervenire alla selezione degli interventi significativi, definendo, ove necessario, differenti soglie d'impatto per gravità crescente e/o per differenti periodo di ritorno, cui potranno corrispondere diversi livelli di attivazione del piano d'emergenza. Preme evidenziare, come esposto dal Dipartimento della Protezione Civile medesimo, che gli scenari di danno elaborati, sulla scorta delle metodologie di seguito indicate, rappresentano gli ordini di grandezza del problema da fronteggiare sia in fase di pianificazione che in fase di emergenza. Tuttavia nonostante le incertezze e le approssimazioni dei sistemi di calcolo, lo strumento costituisce una prima risposta ai problemi di pianificazione dell'emergenza, e per quanto limitato, è in ogni caso, di grande utilità. 4.4 Considerazioni finali Dalle considerazioni sopraesposte emerge una sostanziale uniformità nel grado di rischio cui il territorio della provincia di Forlì-Cesena è soggetto, pur tenendo conto delle peculiarità locali dovute alle condizioni geomorfologiche e alla pericolosità storica. Con riferimento alla pericolosità sismica tutti i Comuni sono classificati in seconda categoria: rischio medio caratterizzato da eventi attesi di media intensità, ma con elevata frequenza (0,15 < Ag < 0,25). Gli attuali scenari di danno, come evidenziato dal Dipartimento di Protezione Civile che li ha redatti, rappresentano gli ordini di grandezza del problema da fronteggiare sia in fase di pianificazione che in fase di emergenza. Rilevato che tali scenari coinvolgono tutti i comuni in termini di abitazioni crollate, abitazioni inagibili, numero persone coinvolte in crolli, numero di senzatetto, si è ritenuto congruo trattare il rischio sismico in modo uniforme su base comunale, ovvero fornendo nel livello di approfondimento comunale le medesime basi informative. Le basi conoscitive sulla vulnerabilità sismica possono consentire ai Comuni singole valutazioni per la successiva pianificazione comunale d'emergenza. 32

34 5. COSTRUZIONE DEL PIANO 5.1 Elementi fondamentali dell'opcm 3274/2003 La costruzione e l organizzazione del presente piano trae origine dagli strumenti di prevenzione messi a punto a partire dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, 20 marzo 2003, n recante Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica (pubblicata sulla G.U. n. 105 dell'8 maggio 2003), che fissa le regole per l'identificazione dei comuni sismici e definisce le norme tecniche costruttive. La normativa sismica italiana in vigore prima della predetta Ordinanza era rappresentata sostanzialmente dalla L. 64/1974 "Provvedimenti per le costruzioni con particolare prescrizioni per le zone sismiche", mentre le norme tecniche si rinvengono nel decreto del ministero dei Lavori pubblici del 3 marzo 1975, da ultimo aggiornato con il decreto del ministero di Lavori pubblici del 16 gennaio Va premesso che l Ordinanza n. 3274, come asserito nelle Note esplicative emesse dal Dipartimento della protezione civile del 4 giugno 2003, è nata dalla necessità di dare una risposta tempestiva alle esigenze poste dal rischio sismico, dopo tragici eventi sismici calamitosi; per tale motivo è stato utilizzato uno strumento di rapida attuazione ancorché connotato dal carattere della provvisorietà, in attesa di un assetto normativo stabile. L Ordinanza ha una portata molto vasta, in quanto reca numerosi elementi innovativi rispetto alla previgente normativa, quali: la classificazione sismica di tutto il territorio nazionale (introducendo la categoria 4), la ridefinizione delle norme tecniche (in sostanziale coerenza con l'eurocodice 8, di fonte comunitaria), la verifica sugli edifici esistenti ed infine l'aggiornamento dei professionisti Con riferimento particolare a quest ultimo punto essa prevede che le verifiche tecniche sugli edifici devono essere effettuate solo sugli edifici e infrastrutture strategici nonché di importanza rilevante, siano essi di proprietà pubblica che privata, secondo le indicazioni di cui all'allegato 2 del citato decreto del Dipartimento della Protezione civile del 21 ottobre Senza entrare nei dettagli dei diversi livelli di verifica che devono essere effettuate dai proprietari (pubblici o privati) entro i termini previsti dall ordinanza e dalle successive proroghe, essa rimanda alle regioni il compito di classificare tali edifici. 5.2 La Delibera regionale n. 1661/2009 La Regione Emilia-Romagna pertanto con la deliberazione n. 1661/2009 ha redatto i suddetti elenchi, individuando gli edifici ed infrastrutture che, per la loro rilevanza in caso di evento sismico, debbono essere sottoposti alle verifiche tecniche, previste dall articolo 2, commi 3 e 4, dell Ordinanza 3274/2003 e ss.mm. ad esclusione degli edifici e delle opere progettate in base alle norme sismiche vigenti dal 1984, e che in caso di interventi, sono sempre soggetti a preventiva autorizzazione sismica: Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interesse strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile (Allegato A) Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. (Allegato B) Di seguito si riporta per esteso l'elenco degli edifici (opere strategiche e opere rilevanti) di cui agli Allegati A e B della deliberazione di che trattasi: 33

35 34

36 35

37 5.3 Rapporti fra la DGR 1661/2009 e la pianificazione provinciale di protezione civile Ai fini del presente piano le categorie di edifici individuate nei due allegati soprarichiamati sono stati il filo conduttore per la selezione dei tematismi scelti a corredo del Piano nell ambito del Tavolo di Pianificazione e riportati nelle tabelle sottostanti. EDIFICI ED INFRASTRUTTURE DI INTERESSE STRATEGICO LA CUI FUNZIONALITA DURANTE GLI EVENTI SISMSICI ASSUME RILIEVO FONDAMENTALE PER LE FINALITA DI PC CENTRI FUNZIONALI DI COORDINAMENTO DI PC (CCS CUP COM - COC) AREE DI ACCOGLIENZA SCOPERTE AREE DI AMMASSAMENTO OSPEDALI, 118 E STRUTTURE SANITARIE EDIFICI ED INFRASTRUTTURE CHE POSSONO ASSUMERE RILEVANZA IN CASO DI EVENTUALE COLLASSO SCUOLE CHIESE E MONUMENTI DIGHE/ INVASI E SBARRAMENTI STABILIMENTI A RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE STABILIMENTI INDUSTRIALI ALTRA TIPOLOGIA ex DGR1945/2009 CARABINIERI DISCARICHE E INCENERITORI CORPO FORESTALE DELLO STATO DEPURATORI VIGILI DEL FUOCO Nei capitoli 6. e 7. verranno descritti nel dettaglio le motivazioni delle scelte e le fonti dei dati. In linea generale si evidenzia che sulla base delle scelte fatte in Tavolo di Pianificazione le attività del gruppo di lavoro provinciale e degli Enti coinvolti, sono state quelle di: - verificare i dati mediante rilievo diretto con sopralluogo, tramite rapporti con i soggetti detentori delle informazioni, ovvero mediante verifica degli elenchi presenti presso l amministrazione provinciale; - riportare in apposite schede descrittive i dati di maggiore rilievo in riferimento alle strutture di coordinamento di protezione civile (CCS, CUP, COM, COC, Moduli abitativi, Serbatoi rete acquedottistica); - riportare in elenchi, redatti su base comunale, gli edifici e le aree di interesse strategico per la gestione di un evento sismico; - rappresentare nella cartografia di riferimento (quadro d unione ed inquadramenti di livello comunale) i dati rilevati. 5.4 Struttura del Piano provinciale di Previsione e Prevenzione Rischio sismico Il piano si compone essenzialmente di due livelli di approfondimento: scala provinciale e scala di dettaglio su base comunale. Livello provinciale Relazione specifica: La relazione costituisce un documento riassuntivo delle principali tematiche relative al rischio sismico, riassumendo in un documento di agile lettura i dati conoscitivi di base a livello nazionale, per specificarli con un grado di dettaglio maggiore a livello del territorio della Provincia di ForlìCesena: introduce e schematizza le attività di prevenzione espletate su scala nazionale e regionale, e si aggancia ai provvedimenti normativi regionali per coniugare le iniziative nate nel campo della prevenzione con gli interventi tipici della gestione delle emergenze; descrive inoltre i tematismi rappresentati nel piano seguendo il filo conduttore della DGR 1661/2009, indicandone le modalità di reperimento e aggiornamento dei dati. 36

38 Schede, Elenchi Cartografia: Nella consapevolezza del ruolo strategico di alcuni tematismi di livello provinciale, sono stati rappresentati i principali centri di coordinamento dell'emergenza, le principali strutture sanitarie, la copertura in termini di segnale e dotazioni delle telecomunicazioni, la rete viaria strategica, le aree di ammassamento soccorritori. Livello comunale Sono presenti nel piano poi una serie di informazioni di livello comunale, organizzate e contenute in apposite cartelle, al fine di fornire con rapidità le prime informazioni sull'organizzazione di protezione civile, strutture strategiche e criticità Schede: Schede COC - Sede abituale/sede scenario sismico (30 elaborati) Schede Moduli Abitativi (10 elaborati) Schede dei Serbatoi pensili ed interrati della rete acquedottistica del territorio provinciale (21 elaborati) Elenchi: Edifici antisismici rilevanti in caso di evento sismico: strutture strategiche ai fini di PC, scuole antisismiche, altri edifici pubblici che in emergenza possono avere valenza ai fini di PC (30 elaborati articolati per comune) Cartografia: Tavole Inquadramento territoriale su base comunale (30 elaborati) Monografie delle aree di accoglienza scoperte (54 elaborati articolati in 27 planimetrie generali e 27 planimetrie di dettaglio) Il piano infine porta a corredo alcuni allegati acquisiti dai soggetti che hanno collaborato alla stesura del Piano e utili ai fini conoscitivi. Alcune sporadiche disomogeneità nella copertura dati dipendono dalla mancata restituzione di alcune informazione da parte dei soggetti detentori. I dati rappresentati sono stati tutti verificati. A livello cartografico, salvo quando diversamente indicato, all aggiornamento degli shapefile dei relativi tematismi provinciali. si è proceduto anche Potrà essere cura dei Comuni, nell ambito dei piani comunali, integrare i dati, le informazioni, ovvero la metodologia utilizzata (per es. progettazione delle aree di accoglienza) sulla base delle specifiche esigenze, anche con riferimento ai dati contenuti nello scenario di danno del Dipartimento nazionale della Protezione Civile. 37

39 6. EDIFICI ED AREE DI INTERESSE STRATEGICO IN SEDE EMERGENZIALE 6.1 Centri Funzionali di coordinamento di protezione civile Sedi degli organismi di coordinamento provinciale (CCS SOP - CUP) CCS Centro Coordinamento Soccorsi Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) è l organo fondamentale del quale si avvale il Prefetto per gestire i soccorsi e gli interventi in emergenza. Di norma, si riuniscono nel CCS i responsabili di tutte le Strutture Operative presenti nel territorio provinciale, precedentemente individuati e nominati con decreto prefettizio secondo le specifiche competenze svolte in tempo di pace e con l obiettivo di gestire l emergenza mediante le funzioni di supporto individuate nel metodo Augustus. In generale fanno parte del CCS: Prefetto Presidente della Provincia o suo delegato Sindaci o loro delegati Dirigenti delle Strutture Operative di livello provinciale e comunale e di Enti di servizi Essenziali Comandante locale delle forze armate (Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, ecc) o suo delegato Rappresentanti del Dipartimento di Sanità Pubblica e del Servizio Veterinario del AUSL di riferimento Rappresentante del Coordinamento del Volontariato Provinciale. Obiettivo primario del CCS è individuare le strategie d intervento per la gestione ed il superamento dell emergenza, sulla base dell analisi delle risorse disponibili nel territorio provinciale, e nella conseguente attivazione della Sala Operativa Provinciale (SOP) che costituisce l organo delle 14 funzioni di supporto per la gestione dell emergenza che il Prefetto, sulla base dell entità e della tipologia dell evento verificatosi, deciderà di attivare al completo o solo parzialmente. SOP Sala Operativa Provinciale I tecnici degli enti locali responsabili delle funzioni di supporto che costituiscono la Sala Operativa Provinciale (SOP) devono dare risposta alle diverse esigenze che scaturiscono in ogni evento calamitoso, mettendo in atto le decisioni conseguite all interno del CCS. Funzioni di supporto della Sala Operativa Provinciale (per la cui descrizione nel dettaglio si rimanda alla relazione generale): - Tecnico scientifica, pianificazione, - Sanità e assistenza sociale, - Mass-Media ed Informazione, - Volontariato, - Materiali e Mezzi, - Trasporto, Circolazione e Viabilità, - Telecomunicazioni, - Servizi Essenziali, - Censimento danni persone e cose, - Strutture operative S.a.R, - Enti Locali - Materiali Pericolosi - Assistenza alla Popolazione - Coordinamento Centri Operativi - Beni Culturali 38

40 CUP - Centro Unificato Protezione Civile Il Centro Unificato provinciale di Protezione Civile (CUP) nasce al fine di dare una sede unica alle Strutture Operative di PC e Volontariato della Provincia, nonché del Comune capoluogo, in modo da costituire il centro di gestione di tali attività sia in fase ordinaria che in emergenza. Il CUP della Provincia di Forlì-Cesena, inaugurato a novembre 2007, ha sede in comune di Forlì-via Cadore 75 e comprende una palazzina uffici, ex Istituto scolastico adeguato dal punto di vista strutturale e sismico con coefficiente 1.4 e due autorimesse in cui trovano alloggiamento i mezzi della Polizia Provinciale e della Colonna Mobile regionale in dotazione al Coordinamento Provinciale Volontariato di PC. Il Centro Unificato, è sede unica degli Uffici della Protezione Civile di Provincia e Comune di Forlì, Corpo Unico di Polizia Provinciale, Coordinamento Provinciale Volontariato di PC e di alcune Associazioni di Forlì iscritte allo stesso. In particolare, in relazione all organizzazione degli uffici delle varie Istituzioni presenti, il piano interrato è destinato ai servizi di pranzo, spogliatoio-docce, riposo e magazzini per Polizia Provinciale e associazioni, nel piano rialzato sono stati predisposti gli uffici delle Associazioni, l ufficio e la segreteria del Coordinamento ed una sala didattica; infine, al primo piano, hanno sede gli uffici ordinari del Servizio Protezione Civile provinciale e comunale e della Polizia Provinciale con vari locali operativi, oltre a sale di rappresentanza per convegni, corsi di formazione ed incontri (sala decisioni e annesse sala segreteria e sala radio). Sono state realizzate per CUP e Comando provinciale dei VVF delle monografie costituite da una prima parte di inquadramento della struttura con informazioni relative a: ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM 32*, foto dell esterno dall edificio, indicazione dell utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della sede, copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni, e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura, con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc) oltre ad evidenziare l eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature COM - Centri Operativi Misti Il Centro Operativo Misto (COM), la cui organizzazione e struttura sono dettagliatamente descritte nella relazione generale, è una struttura operativa decentrata costituita con decreto prefettizio e retta da un funzionario della Prefettura stessa o dal Sindaco di uno dei Comuni colpiti dall evento calamitoso. I compiti attribuiti al COM, articolati nelle stesse 14 funzioni della SOP da attivare al completo o solo parzialmente a discrezione del Prefetto, sono quelli di coordinare e gestire le operazioni d emergenza sui luoghi del disastro in costante raccordo con CCS, Sala Operativa Provinciale e i Sindaci dei comuni colpiti facenti capo al COM stesso. Nell ambito dell attività tecnica di redazione del piano di emergenza provinciale di PC (stralcio rischio idrogeologico ed incendi boschivi), d intesa con la Prefettura sono stati individuati 8 edifici sedi di COM, la cui dislocazione è descritta nella figura sottostante. 39

41 Nella tabella di seguito riportata sono elencati i COM con l indicazione della sede abituale e antisismica, definita nell ambito della redazione del presente piano, e dei vari comuni afferenti. Sede COM abituale Sede COM antisismica COM FC4 Sogliano al Rubicone Forlì sede presso il CUP Via Cadore, 75 Cesena sede presso il Municipio P.zza del Popolo, 1 Cesenatico sede COC e CS Via Saffi, 82 Sogliano al Rubicone Autorimessa Via A. Moro Forlì sede presso il CUP Via Cadore, 75 Cesena presso Scuola Elementare Torre del Moro via San Colombano Cesenatico sede di COC e CS Via Saffi, 82 Sogliano al Rubicone Autorimessa Via A. Moro COM FC5 Bagno di Romagna Bagno di Romagna sede presso il CS SP138, località Vigne Bagno di Romagna sede presso il CS SP138, località Vigne Meldola sede presso il Palazzetto dello Sport Via IV Novembre 4 Dovadola sede di COC via Don Nadiani n.3 Modigliana sede presso il CS Via C.A. Dalla Chiesa Meldola sede presso il Palazzetto dello Sport Via IV Novembre 4 Dovadola sede di COC via Don Nadiani n.3 Modigliana sede presso il CS Via C.A. Dalla Chiesa Nome COM COM FC1 Forlì COM FC2 Cesena COM FC3 Cesenatico COM FC6 Meldola COM FC7 Dovadola COM FC8 Modigliana Comuni afferenti Forlì, Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli Cesena, Gambettola, Longiano, Montiano Cesenatico, Gatteo, S.Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone, Borghi, Roncofreddo Bagno di Romagna, Mercato Saraceno, Sarsina, Verghereto Meldola, Civitella di Romagna, Galeata, Predappio, Premilcuore, S.Sofia Dovadola, Portico e S.Benedetto, Rocca S.Casciano Modigliana, Tredozio 40

42 Per ogni Centro Operativo Misto è stata pertanto realizzata, per la sede abituale e/o antisismica, una monografia costituita da una prima parte di inquadramento della struttura con informazioni relative a: ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM 32*, foto dell esterno dall edificio, indicazione dell utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della sede, copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni, e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura, con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc) oltre ad evidenziare l eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature COC - Centri Operativi Comunali Il Centro Operativo Comunale (COC) è la prima struttura di coordinamento dell emergenza ad attivarsi a livello locale e di cui si avvale il Sindaco per una direzione unitaria dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita. Il COC comprende al suo interno 9 funzioni di supporto che rappresentano le singole risposte operative che occorrono in qualsiasi tipo di emergenza nell ambito del territorio comunale, per la cui articolazione si rimanda alla relazione generale. Ogni Comune del territorio della provincia di Forlì-Cesena ha individuato da tempo la propria sede del COC: essendo la prima struttura di coordinamento che il Sindaco attiva in caso di necessità, di norma ha sede nei locali del Municipio, luogo costantemente operativo, familiare, dove lavorano quotidianamente collaboratori, tecnici e amministratori al fine di garantire e assicurare in tempo di pace ed in emergenza l'erogazione di servizi. Di contro il Palazzo comunale è spesso un edificio particolarmente vulnerabile dal punto di vista sismico, sia per criticità costruttive intrinseche alla struttura stessa, sia per fattori esterni legati alla sua accessibilità come elemento insediato in centro storico. Tenuto conto di quanto sopra esposto, è stato ritenuto fondamentale, tra gli altri obiettivi, quello di individuare per ciascun comune una sede COC antisismica che consenta al Sindaco e ai suoi collaboratori di gestire un emergenza sismica in sicurezza. Analogamente alle sedi COM, sono state realizzate delle monografie, per la sede abituale e/o antisismica, costituite da una prima parte di inquadramento della struttura con informazioni relative a: ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM 32*, foto dell esterno dall edificio, indicazione dell utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della sede, copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni, e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura, con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc) oltre ad evidenziare l eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature. 41

43 6.1.4 Moduli Abitativi Prefabbricati Alcuni dei COC individuati comprendono la disponibilità di un modulo abitativo prefabbricato appartenente alla fornitura del Dipartimento Nazionale di PC dell'anno In fase di emergenza, il container inteso come modulo standardizzato, adibito a necessità alloggiative o sociali, ha rappresentato il più diffuso apparato utilizzato per fronteggiare condizioni emergenziali, grazie ai vantaggi offerti in termini di autonomia funzionale, rapidità di fornitura, trasporto e posizionamento, possibilità di recupero e successivo stoccaggio, facilità di manutenzione. I moduli abitativi prefabbricati si sono storicamente rivelati indispensabili a seguito di eventi calamitosi (sismi, alluvioni o frane), alla ricostruzione delle funzioni indispensabili alle normali condizioni di vita di una comunità, garantendone soprattutto un adeguata vivibilità. D altro canto, le unità modulari di tipo sociale, hanno consentito l organizzazione di funzioni tipiche del quartiere e quelle di valenza comune quali il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli uffici amministrativi comunali, l ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc.. In tempo di pace, il container è utilizzato come sede di associazioni di protezione civile, adibito a deposito delle attrezzature indispensabili in emergenza, nonché all accoglienza della popolazione interessata da eventi calamitosi di tipo locale. Nella suddetta fornitura, alla Provincia di Forlì-Cesena, sono stati assegnati un totale di n.12 moduli, di diversa tipologia (abitativo e sociale) e dimensione, destinati in parte ad alcune amministrazioni comunali, in parte ad uso della Protezione Civile provinciale: n.2 Provincia di Forlì-Cesena n.2 Comune di Cesena n.1 Comune di Forlì n.1 Comune di Modigliana n.1 Comune di Tredozio n.1 Comune di Portico e San Benedetto n.3 Comune di Santa Sofia n.1 Comune di Verghereto I moduli assegnati alla Provincia di Forlì-Cesena, di uso abitativo e sociale, si possono distinguere a seconda della ditta costruttrice e delle rispettive dimensioni e superfici, nei seguenti modelli: - MORTEO ISO 40 - SOCECO ISO 40 MODULO ISO 40 La superficie complessiva è di circa 36mq. Composto da: 2 camere da letto, soggiorno con angolo cottura, servizio igienico, ingresso - USO ABITATIVO PER NUCLEO DA 4/8 PERSONE Dimensioni esterne Lunghezza 12,19 m Dimensioni interne Lunghezza 11,95 m Larghezza 2,99 m Larghezza 2,75 m Altezza 2,74 m Altezza 2,20 m SAPI unità telescopica UNITA' TELESCOPICA La superficie complessiva è di circa 64mq. USO ABITATIVO MONOFAMILIARE - 4/6 PERSONE Dimensioni chiuso Dimensioni aperto Lunghezza 9,50 m Lunghezza 9,50 m Larghezza 2,90 m Larghezza 7,50 m Altezza 2,75 m Altezza 2,75 m Durante l anno 2012 è stata censita la loro collocazione, nonché le condizioni di manutenzione e le destinazioni d uso, riportate nelle apposite schede allegate. 42

44 6,1,5 AA e AAS Aree di ammassamento e aree di accoglienza scoperte Ai sensi delle linee guida specificatamente emanate e approvate dall'agenzia regionale di PC con DGR 1954/2009 sono state individuate e progettate, congiuntamente ai tecnici comunali: aree di accoglienza scoperte per l'allestimento del modulo da 250 posti della Colonna Mobile regionale, aree di ammassamento soccorritori in grado di ospitare i moduli della Colonna Mobile Integrata (Protezione Civile e Vigili del Fuoco) Nello specifico si sono realizzate: 3 aree di ammassamento utilizzabili a livello provinciale nei comuni di Forlì, Cesena e Modigliana, 27 aree di accoglienza scoperta (una per comune ad eccezione dei territori di Portico e S.Benedetto, Montiano e Roncofreddo in quanto sprovvisti di aree rispondenti completamente ai requisiti delle linee guida in termini di dimensioni o di esposizione a rischi) per ognuna delle quali si sono prodotti due elaborati tecnici: una planimetria generale contenente dati generali e di inquadramento dell'area, la relativa documentazione fotografica e la definizione di viabilità strategica ed alternativa, una planimetria di dettaglio con un progetto di allestimento dell'area con i moduli della Colonna Mobile regionale e Colonna Mobile Integrata (PC e VVF). 43

45 Si specifica che all interno del campo note delle singole monografie generali sono talvolta indicate informazioni utili per attività di approntamento della tendopoli o che si riferiscono all uso che normalmente è attribuito all area oppure che rappresentano limitazioni di accesso o di fornitura. In generale i Comuni del territorio provinciale pianeggiante e costiero presentano singole aree idonee dal punto di vista dimensionale e delle infrastrutture a servizio, ma non sufficienti dal punto di vista numerico per ogni singolo territorio comunale, dato atto che le aree che rispondono ai requisiti delle linee guida regionali sono in linea di massima i centri sportivi caratterizzati da più campi da calcio e da ampie aree di parcheggio. Le più grandi di queste strutture sportive possono garantire, come massima potenzialità, posti tenda. I comuni di collina e montagna sono invece quasi del tutto privi di aree idonee rispetto alle linee guida, viste le dimensioni ridotte dei centri sportivi e per carenza di aree pianeggianti intravallive (Comune di Portico e San Benedetto). Alcune aree censite quindi non rispondono pienamente ai requisiti dimensionali delle linee guida regionali, ma si è comunque proceduto con la progettazione delle aree di accoglienza riducendo il numero dei posti tenda e conseguentemente, in proporzione, le strutture di servizio (bagni, docce, ecc). Si evidenzia infine che i comuni per i quali non è stato realizzato alcun progetto (Roncofreddo e Montiano, entrambi nel comprensorio cesenate) presentano le uniche aree sportive perimetrate come frane attive nel PAI e nel PTCP e non possiedono altre aree pianeggianti Edifici pubblici antisismici che possono avere valenza ai fini di PC Nell eventualità si dovesse verificare un evento sismico, gli edifici pubblici costruiti con criteri antisismici risultano strategici o comunque di rilevante importanza ai fini della gestione dell emergenza, in termini di disponibilità di spazi adeguati e sicuri per il coordinamento dei soccorsi e per l'assistenza alla popolazione colpita. Nel corso dei sopralluoghi effettuati nei vari comuni del nostro territorio si sono pertanto censite queste strutture, ove presenti ed in stretto raccordo con i tecnici comunali, allo scopo di consentire così un loro utilizzo immediato in sede emergenziale, previa verifica di agibilità. Il presente piano ricomprende pertanto negli elaborati di livello comunale un Elenco riportante i suddetti edifici; per ogni edificio sono specificati ubicazione, anno di costruzione ed eventuali adeguamenti sismici, referente della struttura e recapito telefonico. Gli stessi edifici sono rappresentati negli inquadramenti a scala comunale con la sigla EPas-nISTAT. La numerazione degli edifici è progressiva secondo l ordine alfabetico dei comuni della Provincia di Forlì-Cesena Strutture Operative di Protezione Civile Nell ambito della redazione del presente piano si è proceduto ad un aggiornamento dei dati storici relativi alle sedi delle principali Strutture Operative presenti sul territorio provinciale con particolare riferimento a: Carabinieri; VVF, Comando Provinciale; VVF, Distaccamenti Permanente; VVF, Distaccamento Volontario; CFS, Coordinamento Provinciale; CFS, Comando di Stazione; Capitaneria di Porto; Coordinamento Provinciale Volontariato di PC. 44

46 6.2 Edifici ed infrastrutture di interesse strategico Ospedali, 118 e strutture sanitarie Gli ospedali e le strutture sanitarie rientrano tra le categorie di edifici ed infrastrutture strategiche la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di PC (Allegato A, DGR 1661/2009). Nell ambito dell attività tecnica dei tavoli di pianificazione si è deciso di effettuare, per il tramite delle Aziende USL di Forlì e Cesena, una aggiornamento delle sedi principali, successivamente riportati in cartografia, di: - ospedali, - 118, - pronto soccorso. Tra gli elaborati di livello provinciale sono presenti gli elenchi delle suddette strutture sanitarie, restituite dalle Aziende USL di Forlì e Cesena con evidenziati per ogni struttura e/o componenti costruttive dell edificio, oltre all anno di costruzione, anche eventuali adeguamenti sismici effettuati Porti, aeroporti e stazioni ferroviarie Gli elaborati cartografici del piano riportano la localizzazione di queste infrastrutture; si precisa che i medesimi non hanno subito modifiche rispetto alla prima redazione del piano negli stralci rischio idrogeologico ed incendi boschivi Opere connesse all'approvvigionamento, deposito e distribuzione dell'acqua potabile In sede di elaborazione del piano, anche a fronte dell esperienza maturata nell ambito della partecipazione alla gestione dell emergenza sismica in Emilia del maggio 2012, si è deciso di effettuare un censimento con relativa mappatura cartografica dei serbatoi della rete acquedottistica presenti sul nostro territorio per il tramite delle Società di proprietà/gestione degli stessi, Romagna Acque S.p.A. ed Hera S.p.a. Questi manufatti risultano essere di interesse strategico in quanto elementi fondamentali per l erogazione di acqua potabile nel territorio, oltre a rappresentare contestualmente un rilevante elemento di criticità in caso di un eventuale collasso (nel caso dei serbatoi pensili). In questa fase si è deciso di prendere in considerazione i soli serbatoi pensili in proprietà/gestione alle predette Società (in totale 24 elementi), consapevoli comunque del fatto che sul territorio provinciale sono presenti altri manufatti (pensili/interrati) dei quali si approfondiranno, in sede di aggiornamento del Piano, le conoscenze relative a proprietà, localizzazione, condizioni di esercizio, caratteristiche strutturali, stato di manutenzione, ecc. Romagna Acque S.p.A ha realizzato 21 schede, parti integranti del piano, relative ai serbatoi pensili in gestione o di proprietà presenti nel territorio provinciale, contenenti dati relativi a localizzazione, normativa sismica di riferimento, referente, documentazione fotografica; Hera S.p.A. ha fornito informazioni di base relativamente ai 3 serbatoi pensili di proprietà. In allegato al piano è presente la Carta Acquedotto della Romagna-Schema rete di adduzione (Allegato 4) fornita da Romagna Acque S.p.A. 45

47 6.3 Edifici ed infrastrutture che possono assumere rilevanza in caso di eventuale collasso Scuole e Scuole antisismiche Le scuole, per la loro articolazione, ben si prestano ad ospitare i centri di coordinamento delle emergenze, inoltre la ripresa delle attività scolastiche post-evento è uno degli obiettivi primari per il ritorno alle normali condizioni di vita. Per queste motivazioni sono state censite nel presente piano: - tutte le scuole del territorio - gli edifici scolastici antisismici mediante rilevamento, di concerto con i tecnici comunali, nei sopralluoghi più volte citati. Pertanto il tematismo "scuole" utilizzato nell'elaborazione dei PSC comunali è stato implementato con gli edifici scolastici antisismici e rappresentato nelle carte di inquadramento di livello comunale. Gli edifici scolastici antisismici sono inoltre stati riportati negli elenchi Edifici antisismici rilevanti in caso di evento sismico articolati per Comune, con informazioni relative a ubicazione, anno di costruzione ed eventuali adeguamenti sismici, referente della struttura e suo recapito telefonico, al fine di poter effettuare le prime verifiche di agibilità e consentire così un loro utilizzo immediato in sede emergenziale. Negli elenchi vengono riportate anche le scuole di proprietà provinciale Chiese e monumenti Questi edifici, per le loro caratteristiche costruttive ed in particolare per la data di costruzione, possono risultare elementi critici del territorio in caso di un loro eventuale collasso. Pertanto si è deciso, in sede dei tavoli tecnici di pianificazione, di inserirli in cartografia al fine di poterli individuare a scala comunale, utilizzando lo shape esistente del PTCP Stabilimenti a rischio di incidente rilevante e Stabilimenti industriali altra tipologia ex DGR 1945/2009 Queste strutture, data la loro natura, possono assumere rilevanza in caso di evento sismico per gli effetti collegati all attività svolta al loro interno. Sono stati pertanto riportati in cartografia utilizzando lo shape realizzato dall ufficio PC nell ambito delle attività di previsione e prevenzione ex DGR 1945/2009 e della redazione dei Piani di Emergenza Esterna Discariche, inceneritori Tali elementi assumono rilevanza in caso di evento sismico per gli effetti collegati alle attività svolte al loro interno. Sono inseriti in cartografia utilizzando lo shape realizzato dall ufficio PC nell ambito della redazione del piano negli stralci rischio idrogeologico ed incendi boschivi Depuratori Tali elementi assumono rilevanza in caso di evento sismico per gli effetti ambientali collegati ad un loro eventuale collasso. Sono inseriti in cartografia utilizzando lo shape esistente nel PTCP Dighe, invasi e sbarramenti Come elementi sensibili e vulnerabili del territorio si è deciso di inserirli in cartografia utilizzando lo shape realizzato dall ufficio PC nell ambito della redazione del piano negli stralci rischio idrogeologico ed incendi boschivi. 46

48 6.3.8 Reti e infrastrutture di servizio Il tema della vulnerabilità di reti e infrastrutture di servizio è di notevole importanza ai fini sia dell emergenza che della sicurezza e ripristino delle attività di base in un territorio colpito da terremoto. In passato l attenzione si è concentrata prevalentemente sui danni agli edifici che rimangono ovviamente la causa principale delle morti e del ferimento di persone in caso di sisma. Tuttavia negli ultimi anni si registra una crescente attenzione anche per altri sistemi territoriali, quali le infrastrutture di servizio. L'efficienza delle infrastrutture, in grado di facilitare l immediato soccorso alle vittime, può mitigare sensibilmente l impatto di un evento calamitoso e favorire il ritorno alle normali condizioni di vita. Nel presente piano, alla luce delle considerazioni svolte in sede di tavolo di pianificazione, si è verificato che gli Enti gestori sono in possesso dei dati relativi alle rispettive reti in termini di vulnerabilità, criticità, priorità di intervento. Nel corso degli approfondimenti effettuati è stato reso noto il processo di costruzione della mappa di pericolosità sismica locale realizzata dai Servizi cartografici di Hera S.p.A in collaborazione con il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna. La mappa è stata realizzata partendo dalla definizione di una formula in grado di valutare la pericolosità sismica del territorio di pertinenza delle reti di Hera in relazione a sismicità, geologia e morfologia, mettendo in gioco vari parametri quali accelerazione sismica di base, amplificazione geologica legata alle classi rocciose, amplificazione morfologica legata a pendenze e dislivello dei crinali. Sono stati poi elaborati gli shape e le relative mappe delle coperture detritiche, substrato geologico e linee di faglia cui vengono associati differenti valori dei parametri della sopraccitata formula, ottenendo così cinque classi di pericolosità in cui è stato suddiviso il territorio analizzato nello studio. La mappatura risultante ha permesso di individuare: - le zone a maggiore criticità in cui concentrare gli interventi in caso di evento sismico, - le zone in cui pianificare interventi di messa in sicurezza, - i tracciati più idonei per nuove reti nell ottica della prevenzione e riduzione del rischio sismico Territorio Urbanizzato e Centro Storico L'individuazione del centro storico assume notevole rilevanza in caso di evento sismico: i fabbricati del centro storico, infatti, essendo in gran parte realizzati molto tempo prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica, con varie tipologie costruttive e in adiacenza a strade di ristrette dimensioni, a seguito di evento sismico necessitano di puntuale verifica statica prima che sia possibile accedervi in condizioni di sicurezza. L'introduzione di tale tematismo può costituire punto di partenza per le valutazioni, in sede di evento, finalizzate alla perimetrazione della cosiddetta "zona rossa". Le perimetrazioni relative al territorio urbanizzato, riportato in colore grigio, e al centro storico, riportato in colore rosa, sono inserite in cartografia utilizzando lo shape esistente nel PTCP. 47

49 7. VIABILITA' STRATEGICA 7.1 Viabilità strategica provinciale Uno degli obiettivi fondamentali del presente piano è l individuazione a livello provinciale della viabilità strategica di prossimità, intesa come collegamento agli assi viari principali di tutti i capoluoghi dei comuni e dei nuclei abitati più significativi. A partire dal sistema stradale di base della Provincia, che è dettagliatamente descritto allo specifico paragrafo della Relazione Generale del Piano di Emergenza approvato nell'anno 2008, è stato tracciato lo schema viario principale del nostro territorio, in collaborazione con i Servizi provinciali Infrastrutture Viarie, Mobilità, Trasporti e Gestione Strade di Forlì e Cesena. La carta della viabilità strategica, realizzata su base provinciale, è costituita da: 1) rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45 Tiberina), 2) strade statali: Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67), 3) strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri abitiati 4) strade comunali di collegamento Rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45) L autostrada A14, nel tratto che attraversa la nostra provincia è a 3 corsie per ogni senso di marcia e sono presenti attualmente 4 caselli: Forlì, Cesena Nord che consente una accesso diretto sull E45, Cesena Sud, Casello del Rubicone all altezza di Gatteo che garantisce un veloce raggiungimento dei principali centri della vallata del Rubicone evitando la congestione del traffico lungo la via Emilia tra Forlì e Cesena. La strada di grande comunicazione E45 Tiberina attraversa longitudinalmente il territorio della provincia collegando a Cesena sia la provincia di Ravenna che tutti i centri abitati esistenti lungo la vallata del Savio fino al confine con la provincia di Arezzo Strade statali Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67) Tre sono le strade statali che attraversano il territorio della Provincia di Forlì-Cesena: - la SS9 - via Emilia percorre il nostro territorio in direzione Nord Ovest Sud Est, separando di fatto la porzione collinare montana da quella di pianura, e attraversando i Comuni capoluogo di Forlì e Cesena, nonché gli altri lungo il suo asse (Forlimpopoli, Gambettola, Savignano sul Rubicone. - la SS67 - Tosco Romagnola, collega Ravenna a Firenze attraversando l'abitato di Forlì e costituisce la strada di fondovalle del Fiume Montone; - la SS16 - Adriatica percorre il territorio provinciale per un breve tratto costiero di circa 9 km, nei territori dei Comuni di Cesenatico, Gatteo e Savignano sul Rubicone. La viabilità statale, nell'attraversamento degli abitati di Forlì e Cesena, comprende i sistemi Tangenziali di Forlì e di Cesena (secante): la secante di Cesena, di fatto una porzione della variante alla Via Emilia, è interamente realizzata, mentre il sistema tangenziale di Forlì è in fase di completamento Strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri abitiati Alla luce della particolare conformazione del nostro territorio, sono state individuate le strade provinciali ritenute strategiche. Per queste, tramite appositi sopralluoghi, si sono evidenziati i relativi tratti e punti critici, di norma riconducibili all attraversamento dei centri abitati (inizio di presenza di edifici e strutture) per i probabili crolli di case alte poste vicino alla sede stradale. Queste criticità, opportunamente rappresentate in cartografia al fine dell implementazione dello scenario di rischio, si sono riscontrate maggiormente lungo le SP del comprensorio forlivese (alcuni esempi sono i centri dislocati lungo le SP20, SP3, SP4), mentre in generale non si rilevano significativi restringimenti o strettoie: la larghezza minima della sede stradale può consentire comunque il transito, perlomeno alternato, anche di mezzi pesanti. 48

50 ANALISI DELLA VIABILITA' DA NORD A SUD Comprensorio forlivese - SP di vallata: SP20 Tramazzo-Marzeno (15km): dal confine con la provincia di Ravenna collega i centri di Modigliana e Tredozio, più a sud del quale non si evidenziano ulteriori nuclei significativi; Il collegamento con l'autostrada si effettua tornando sulla SS67, prendendo la via emilia in direzione Bologna e poi il sistema tangenziale; SS67 via Firenze : dalla via emilia-porta Schiavonia in comune di Forlì, collega i centri di Castrocaro Terme e Terra del Sole, Dovadola, Rocca S.Casciano, Portico,le piccole frazioni montane di Bocconi e S.Benedetto in Alpe fino al confine con la provincia di Firenze (località Cavallino). Il collegamento con l'autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la via emilia in direzione Bologna e poi il sistema tangenziale; SP3 del Rabbi (48km): dalla località Grisignano in comune di Forlì collega Predappio e Premilcuore fino al confine con la Toscana in provincia di Firenze. Il collegamento con l'autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la tangenziale. C'è un accordo di programma con il comune di forlì per la cessione di parte della SP3 all'interno del centro abitato di Grisignano, una volta ultimata la variante che si collega al sistema tangenziale; SP4 del Bidente (64km): nasce nell'ambito della rotatoria del sistema tangenziale in via Campo di Marte in comune di Forlì e collega i centri di Meldola, Civitella di R., Galeata, S.Sofia, la frazione di Corniolo arrivando al confine con la provincia di Arezzo. Il collegamento con l'autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la tangenziale; SP112 Isola-Biserno-Ridracoli (9km): nasce dalla SP4 all'altezza di Isola snodandosi fino alla diga di Ridracoli. Non si rileva la presenza di nuclei abitati significativi; SP39 Cellaimo (4km): collega Forlimpopoli e Bertinoro; SP intervallive: SP129 traversa di romagna Modigliana Rocca S.Casciano (20km); SP23 Centoforche (12km): collega Rocca S.Casciano e Strada S.Zeno; SP24 Forche (5km): collega Strada S.Zeno a Galeata; SP26 Carnaio (16km): collega S.Sofia a S.Piero in Bagno e Bagno di Romagna. Comprensorio cesenate SP138 Savio (44Km): nasce da Borello e collega M.Saraceno, Sarsina, Bagno di Romagna, Verghereto. E' una alternativa all'e45 che sostituisce in presenza di cantieri Anas; SP29 Borello-Ranchio (14Km): nasce da Borello, collega Linaro, Ranchio e cambiando nome prosegue verso Civorio, Spinello e S.Sofia; SP85 Fondovalle-Rubicone (11Km): nasce da Savignano sul Rubicone come SP11 e diventando SP85 arriva a Sogliano al Rubicone (ultimo tratto SP9); SP142 Dei mandrioli (11Km): passo tra Bagno di Romagna Badia Prataglia in Provincia di Arezzo; SP11 Sogliano (30Km): nasce da Savignano sul Rubicone e collega Borghi e Sogliano al Rubicone, attraversa Strigara e diventando SP79 Riopetra (7Km) si collega alla E45 tra le località di Gualdo e Cella; in alternativa a questo ultimo tratto dalla SP11 si attraversa Montegelli e si raggiunge l'e45 all'altezza di Cella percorrendo la Montebosio (percorribile anche con mezzi pesanti); SP9 Cesena-Sogliano (19Km); SP40 Badia-S.Paola (11Km): collega Gambettola (primi tratti SP70 e SP6) a Longiano e Roncofreddo; 49

51 SP43 Alfero (26Km): nasce da S. Piero in Bagno e collega le frazioni di mezza montagna intorno al monte Comero, Acquapartita, Selvapiana, Alfero, diventando SP93 attraversa Verghereto e si ricongiunge a SP138 ed E45; SP33 Gatteo (16Km): da Savignano sul Rubicone attraversa Gatteo e si congiunge all autostrada A14 grazie al casello Valle del Rubicone, SP10 S.Mauro-Cagnona (9Km) e SP108 Rigossa (5Km): da Gatteo partono i collegamenti verso il mare passando da S.Mauro Pascoli; SS16 Adriatica : tratto di 8Km da Cesenatico a Gatteo a mare; SP2 di Cervia (11Km): collega Bagnolo, Carpinello, Pievequinta, Casemurate; Strade comunali di collegamento Sono stati inseriti alcuni tratti di strade comunali negli attraversamenti dei centri abitati o in casi particolari. I sopradescritti tratti viari sono rappresentati complessivamente nella Tavola 1 Carta della Viabilità strategica. 50

52 8. TELECOMUNICAZIONI Il Sistema regionale di PC, per il tramite dell'agenzia regionale di PC, si è dotato nel tempo di un infrastruttura tecnologica avanzata di telecomunicazioni per fronteggiare le emergenze e comunicare con la rete degli enti e delle strutture operative (Prefetture, Province, Comuni, VVF, CFS, Capitaneria di Porto, Volontariato di PC). La maggior parte dei Comuni del nostro territorio ha beneficiato dei finanziamenti regionali per allestire i propri centri operativi non solo con apparati radio analogici, ma, negli ultimi anni, anche con strumentazioni digitali. Di seguito viene descritto in breve l infrastruttura delle telecomunicazioni in analogico e digitale: Sistema analogico Attualmente la Protezione Civile ha in funzione una rete di ponti radio analogici dislocati sul territorio, collegati con la sede centrale di Bologna e che utilizza la gamma di frequenze VHF ( Mhz). A questo sistema sono associate 28 sale operative (provviste di apparati radio) dislocate in vari centri strategici del territorio (sedi di Province o Comuni). Altri apparati radio sono inoltre in dotazione presso quelle sedi o sale operative che in qualche modo hanno compiti di difesa del suolo, quali Servizi Tecnici di Bacino, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, etc oltre agli apparati in dotazione alla componente Volontariato. Sistema digitale TETRA ( TErrestrial Trunked RAdio) TETRA è un sistema radio digitale standard APERTO definito da ETSI (European Telecommunications Standards Institute) per soddisfare le esigenze degli utenti del servizio radio mobile professionale. APERTO significa "non proprietario" e pertanto sono consentiti la convivenza e l'operatività in rete di apparati di produttori diversi. E' un sistema radio-mobile basato sul TRUNKED: tutti i canali sono a disposizione di tutti gli utenti e all'occorrenza si provvede a selezionare un canale libero. Il sistema TETRA garantisce: possibilità di garantire alta capacità di trasmissione in fonia e dati; uso ottimizzato delle frequenze in funzione della banda di comunicazione richiesta; possibilità di realizzare un sistema aperto, flessibile ed espandibile a standard Europeo; sicurezza delle comunicazioni: vengono implementati due livelli di cifratura (Air-Interface e End-to-End), più un sistema completo per la gestione delle chiavi; possibilità di implementazione di Gruppi Chiusi di Utenti: viene garantita la possibilità dell uso della stessa rete fisica a più organizzazioni di utenti abbassando cosi costi dell Impianto e sua relativa manutenzione (rispetto al caso in cui ogni organizzazione viene dotata di una propria rete radiomobile), garantendo un elevato grado di privacy per ciascuna organizzazione. Con questa tecnica viene dunque permesso di condividere lo stesso numero di frequenze (le frequenze costano e sono limitate in numero) tra le varie organizzazioni. utilizzo della modalità diretta, in caso di comunicazioni dirette tra utenti senza coinvolgimento della infrastruttura di rete, utile in caso di guasto di rete o in zone esterne all area di copertura di rete. Il Sistema TETRA è in continua evoluzione ed è obiettivo dell'agenzia cercare di coprire tutto il territorio regionale tramite la dislocazione di siti che garantiscono la copertura radioelettrica e l'erogazione dei servizi permettendo ai terminali mobili (apparati portatili e veicolari) e alle stazioni fisse di effettuare le comunicazioni. 51

53 Durante gli anni 2011/2012 è stata svolta una ricognizione delle dotazioni radio presenti nei COC e della loro operatività su tutto il territorio provinciale, da cui è emerso che l'attuale copertura radioelettrica non è completa ne' uniforme: le zone in cui si rilevano le maggiori criticità in termini di parziale/totale assenza del segnale digitale sono le vallate del Tramazzo, Rabbi, Montone e Bidente, evidenziando quanto segue: - copertura di segnale assente nel territorio dei comuni di (partendo da ovest): Tredozio, Predappio, Bagno di Romagna - copertura di segnale parziale nel territorio dei comuni di (partendo da ovest): Dovadola, Galeata, Meldola, Civitella di Romagna, Sogliano al Rubicone Di seguito la mappa di copertura radioelettrica secondo le varie tipologie di servizio che è presente in allegato al Piano (Allegato 3): 52

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