I SETTORI A RISCHIO DI DEFAULT. A cura dell Ufficio Studi Lince Giugno 2009
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1 I SETTORI A RISCHIO DI DEFAULT A cura dell Ufficio Studi Lince Giugno
2 La crisi internazionale dei mercati ha avuto effetti negativi sui conti delle imprese italiane a partire dall ultimo trimestre del 2008, ma e nel 2009 che è maggiore il rischio di default poiché in molti settori il giro d'affari si è ridotto del 20/30 % (e ben oltre nell'indotto di auto e elettrodomestici). Le imprese già poco efficienti o più indebitate difficilmente potranno ottenere ulteriori finanziamenti, oltre a ciò c e la possibilità che vadano in default anche imprese competitive ma deboli dal punto di vista finanziario a causa di forti indebitamenti contratti per sostenere processi di ristrutturazione e nuovi investimenti. Secondo uno studio realizzato da Lince, effettuato su un campione rappresentativo di oltre imprese a cui e stato attribuito il rating Lince e la relativa a probabilità di insolvenza nel corso dei primi 4 mesi del 2009, sono più esposte al rischio di default le aziende operanti nel settore alberghi e ristoranti per il comparto produttivo, ceramiche e piastrelle per il comparto ingrosso, agricoltura e caccia, ottica, carta e abbigliamento per il dettaglio, comparto fortemente colpito dalla crisi. Lo studio ha esaminato anche il trend storico delle insolvenze settoriali, analizzando un campione di oltre imprese che nel triennio sono andate in default, che evidenzia come il settore delle costruzioni presenti la maggior percentuale di aziende insolventi, che il Nord Ovest è la macro area geografica più sofferente seguita da un peggiorato Nord Est e che sono storicamente le Srl a incorrere maggiormente in procedure concorsuali, seguite dalle sempre più fragili ditte individuali. Partendo dallo studio dei default settoriali del triennio 2006/2008, Lince ha considerato le aziende a carico delle quali si e manifestato uno dei seguenti eventi: Amministrazione controllata Amministrazione giudiziaria Amministrazione straordinaria Concordato fallimentare Concordato preventivo Fallimento Liquidazione coatta amministrativa Liquidazione giudiziaria Sequestro giudiziario Stato di insolvenza Sequestro conservativo di quote La tabella sottostante indica la casistica degli eventi di default* presi in esame per lo studio: Fallim. Conc. prev. Liq.coatta amm. Liq. giudiz. Stato insolv. Amm.giudiz.Amm.straord. Conc. fall. Seq. giud. Seq.cons quote Totale Amm. Contr. Tabella 1 2
3 Analizzando le imprese in default per macro area geografica (grafico 1), risulta che in tutto il triennio in esame quasi il 30% delle attività in forte difficoltà finanziaria hanno sede nel Nord Ovest. Le imprese del Nord Est nel 2007 e nel 2008 sono peggiori di quelle del Centro e del Sud Italia, Isole comprese. In particolare nel 2008 il 23,5% delle aziende in default ha sede nell Italia Orientale, contro il 21,9% di attività operanti al Centro e il 17,4% al Sud. Nel 2006 invece, era il Centro ad ospitare il 25% delle imprese italiane insolventi contro il 16,6% del Nord Est e il 20,9% del Sud Italia. Le difficoltà del Nord Est sono legate principalmente alla ristrutturazione di imprese operanti in settori industriali maturi, in primo luogo il tessile e l abbigliamento, alla crisi delle imprese artigiane e del settore agricolo. Imprese in default per macro area geografica (valori %) Grafico 1 *La riforma fallimentare, entrata in vigore il 16 luglio 2006, ha certamente influito sul calo del numero dei fallimenti del 2007 poiché ha: ampliato l'area dei soggetti "non fallibili"; ampliato la possibilità per l'imprenditore in difficoltà di ricorrere a un concordato con i creditori; favorito un maggiore utilizzo delle procedure previste da leggi speciali. A gennaio 2008 e'entrato in vigore il decreto correttivo che ha riscritto alcune parti della nuova legge fallimentare. Tale decreto, pur rispecchiando l'impostazione non punitiva della riforma, ha modificato i requisiti di fallibilità poiché l'eccessiva riduzione dell'area della fallibilità venutasi a determinare con la legge del 2006, ha impedito di assoggettare a fallimento ed alle conseguenti sanzioni penali imprenditori in grado di raggiungere elevati livelli di indebitamento; il tutto con conseguente danno sia per i numerosi creditori insoddisfatti, che per il sistema economico in generale. Oltre a ciò, il decreto correttivo ha favorito il creditore ponendo a carico del debitore l onere di provare il mancato superamento, negli ultimi tre esercizi, dei limiti previsti per l esenzione dell impresa dal fallimento. Il maggior numero dei fallimenti del 2008 e quindi anche dovuto al fallimento di imprenditori che non sono stati in grado di fornire al Tribunale la prova richiesta non avendo depositato più i bilanci da tempo. I dati del 2008 (e l incremento rispetto al 2007) devono quindi essere interpretati tenendo presente il nuovo quadro normativo. La riforma ha inoltre abolito l amministrazione controllata (ovvero quella procedura concorsuale secondo la quale un imprenditore temporaneamente impossibilitato a pagare i propri debiti chiedeva al tribunale che la gestione della propria impresa e l'amministrazione dei propri beni fossero controllate per un periodo massimo di 2 anni, al fine di tutelare gli interessi dei creditori e cercare di evitare il fallimento) e ha riformato il concordato preventivo. 3
4 In termini di natura giuridica le Srl, pur rappresentando in Italia solo il 16,5% della imprese attive insieme alle Spa, sono le entità che storicamente falliscono di più e che, quindi, raggruppano il maggior numero di attività in default. Nel triennio in esame, le Srl insolventi sono passate dal 65,6% del 2006, al 69,1% del 2007 per arrivare al 66,2% del 2008 (grafico 2). Più solide risultano le Spa con percentuali di attività finanziariamente disequilibrate che vanno dal 5,5 del 2006 al 7,6 del Le ditte individuali, che sono ben il 63,8% delle imprese italiane attive, presentano una percentuale di default che va dal 9% all 11% nel triennio 2006/2008. Le società di persone (pari al 17,5% di tutte le imprese attive sul territorio nazionale) mostrano un trend di default in calo che va dal 19,7% del 2006 al 14,8% del Imprese in default per natura giuridica (valori %) Grafico 2 Analizzando le imprese in default per macro settore merceologico, sono le costruzioni a presentare la maggior percentuale di aziende insolventi nel periodo considerato. Nel 2008, il 17,59% delle aziende in default del campione sono attive nel settore delle costruzioni per scendere al 16,08% del 2007 e al 13,63% del Mantengono il secondo posto le imprese che erogano servizi alle imprese; alberghi e ristoranti occupano il terzo posto sia nel 2006 che nel 2008 mentre slittano alla quarta posizione nel 2007, superati dalle aziende che commercializzano all ingrosso alimentari e bevande. Procedendo nell analisi si osserva che complessivamente nel triennio non vi sono variazioni significative tra i settori con forti disequilibri finanziari (tabella 2). 4
5 I 10 settori peggiori ( Imprese in default per settore merceologico valori %) COSTRUZIONI 13,63 COSTRUZIONI 16,08 COSTRUZIONI 17,59 SERVIZI 8,02 SERVIZI 8,76 SERVIZI 8,17 ALBERGHI E RISTORANTI 7,78 ALIMENTARI E BEVANDE - INGROSSO 4,43 ALBERGHI E RISTORANTI 4,90 PRODOTTI IN METALLO 4,37 ALBERGHI E RISTORANTI 4,36 TRASPORTI 4,55 ALIMENTARI E BEVANDE - INGROSSO 3,41 PRODOTTI IN METALLO 3,95 PRODOTTI IN METALLO 4,08 ALIMENTARI E BEVANDE - DETTAGLIO 2,74 TRASPORTI 3,82 ALIMENTARI E BEVANDE - INGROSSO 3,17 ALTRE MACCHINE ED APPARECCHI ALTRE MACCHINE ED APPARECCHI TRASPORTI 2,68 MECCANICI 3,17 MECCANICI 2,56 AUTOVEICOLI - COMMERCIO 2,50 AUTOVEICOLI - COMMERCIO 2,79 ALIMENTARI E BEVANDE 2,39 ALTRE MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 2,29 ABBIGLIAMENTO 2,35 ALIMENTARI E BEVANDE - DETTAGLIO 2,36 ABBIGLIAMENTO 1,72 ALIMENTARI E BEVANDE - DETTAGLIO 2,32 AUTOVEICOLI - COMMERCIO 2,34 Tabella 2 I settori più solidi nel triennio in esame, quindi con una percentuale di aziende in default contenuta sono: il farmaceutico, energia elettrica e gas, fibre sintetiche e artificiali, vetro, macchine utensili e per ufficio (tabella 3). I 10 settori migliori ( Imprese in default per settore merceologico valori %) STAMPA ED EDITORIA - DETTAGLIO 0,06 ALTRI METALLI NON FERROSI 0,07 CHIMICA PER L'INDUSTRIA 0,02 STAMPA ED EDITORIA - INGROSSO 0,06 VETRO - INGROSSO 0,03 ENERGIA ELETTRICA E GAS 0,02 VETRO - INGROSSO 0,06 MACCHINE UTENSILI 0,03 FARMACEUTICA 0,02 COMBUSTIBILI - INGROSSO 0,03 MACCHINE PER UFFICIO 0,03 FARMACEUTICA - DETTAGLI0 0,02 ENERGIA ELETTRICA E GAS 0,03 MACCHINE AGRICOLE 0,03 FIBBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 0,02 FARMACEUTICA - DETTAGLIO 0,03 FILI E CAVI 0,03 FIBBRE SINTETICHE E ARTIF. INGROSSO 0,02 FIBBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 0,03 FIBBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 0,03 MACCHINE PER UFFICIO 0,02 MACCHINE TESSILI 0,03 FARMACEUTICA 0,03 MOBILI METALLICI 0,02 MACCHINE UTENSILI 0,03 ENERGIA ELETTRICA E GAS 0,03 VETRO 0,02 MINERALI NON METALLIFERI E NON ENERGETICI 0,03 ALTRI METALLI NON FERROSI - INGROSSO 0,03 VETRO - INGROSSO 0,02 5
6 Proseguendo nell indagine settoriale per i primi quattro mesi del 2009, tramite l analisi del rating Lince (che esprime la probabilità di insolvenza** dell impresa valutata -come indicato dalla tabella 4 -per i 12 mesi successivi), risulta che nel comparto produzione le aziende che presentano un rischio elevato, in condizioni di sostanziale insolvenza, e con bassa probabilità di far fronte agli impegni assunti a causa di squilibri economico-finanziari (rating Lince da C17 a C19) operano nei settori alberghi e ristoranti, agricoltura e caccia, minerali metalliferi, abbigliamento, orologi e gioielleria. Tabella 4 La maggior parte delle aziende del campione appartiene a macro settori produttivi classificati con rating da B14 a B16 che indicano scarsa capacità di onorare gli impegni assunti anche a breve termine. Tra questi, i settori con maggiore probabilità di insolvenza sono: costruzioni, servizi, apparecchiature ottiche, mobili in legno, industrie alimentari e delle bevande. Seguono con un rating che va da Ba11 a B13 le aziende con capacità sufficiente di onorare i debiti a breve termine che invece non è garantita a medio lungo termine appartenenti ai seguenti settori: chimica per l industria, macchine per ufficio, cicli e moto, mobili metallici, fonderie,macchine utensili, cemento, altri metalli non ferrosi, chimica di base, energia elettrica e gas, ferro e acciaio, metalli preziosi. Bene il settore farmaceutico e quello che produce fili e cavi con capacità sufficiente di onorare i debiti sia a breve termine che a medio lungo termine (tabella 5). **L evento di insolvenza, o di default, è rappresentato da tutte le condizioni che configurano l apertura o la sussistenza di procedure concorsuali, anche minori (fallimento, concordato, etc ). 6
7 Rating Lince e PDI (%): comparto produzione C17 - C19 PDI B14 B16 PDI Ba11 B13 PDI Baa8-Ba10 PDI ALBERGHI E RISTORANTI 2,97 COSTRUZIONI 2,26 CHIMICA PER L'INDUSTRIA 1,60 FARMACEUTICA 1,16 AGRICOLTURA E CACCIA 2,59 SERVIZI 2,21 MACCHINE PER UFFICIO 1,60 FILI E CAVI 1,15 MINERALI METALLIFERI 2,41 APPARECCHIATURE OTTICHE 2,18 CICLI E MOTO 1,59 ABBIGLIAMENTO 2,38 MOBILI IN LEGNO 2,15 MOBILI METALLICI 1,59 OROLOGI E GIOIELLERIA 2,34 INDUSTRIE ALIMENTARI E DELLE BEVANDE 2,14 FONDERIE 1,57 MAGLIERIA 2,10 MACCHINE UTENSILI 1,57 MINERALI NON METALLIFERI E NON ENERGETICI 2,09 CEMENTO, CALCE E GESSO 1,52 ALTRI METALLI NON LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO 2,07 FERROSI 1,48 TRASPORTI 2,06 CHIMICA DI BASE 1,47 MAGAZZINAGGIO 2,04 ENERGIA ELETTRICA E GAS 1,42 INDUSTRIE TESSILI 2,03 FERRO E ACCIAIO 1,41 ELABORATORI DATI 2,02 METALLI PREZIOSI 1,33 CALZATURE 2,01 ALTRI MEZZI DI TRASPORTO 2,01 STAMPA ED EDITORIA 2,01 MACCHINE AGRICOLE 1,98 PRODOTTI IN METALLO 1,93 VETRO 1,91 CERAMICA E PIASTRELLE 1,90 ELETTRONICA PER CONSUMO 1,86 ALTRE MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 1,86 MACCHINE TESSILI 1,84 CHIMICA PER CONSUMO 1,83 PLASTICA 1,79 MACCHINE ELETTRICHE PER USO INDUSTRIALE 1,78 FIBBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 1,75 PRODOTTI PER L'EDILIZIA 1,72 CARTA E PRODOTTI IN CARTA 1,72 ELETTRODOMESTICI 1,69 AUTOVEICOLI 1,69 STRUMENTI DI MISURA E PRECISIONE 1,63 PRODOTTI IN GOMMA 1,62 Tabella 5 Nel comparto ingrosso, i settori ceramica e piastrelle, mobili in legno e maglieria sono i più rischiosi con maggiore probabilità di default (rating da C17 a C19), seguono abbigliamento, calzature, macchine per ufficio, elaboratori dati, orologi e gioielleria tra i primi 5 settori con rating da B14 a B16 che mostrano una scarsa capacità di onorare gli impegni sia a breve che a medio lungo termine. 7
8 Minore probabilità di default per i settori ferro e acciaio, altri metalli non ferrosi, fibre sintetiche e artificiali e farmaceutica le cui aziende hanno sufficiente liquidità per onorare gli impegni a breve termine (tabella 6) Rating Lince e PDI (%): comparto ingrosso C17 - C19 PDI B14 B16 PDI Ba11 B13 PDI CERAMICA E PIASTRELLE 2,68 ABBIGLIAMENTO 2,25 FERRO E ACCIAIO 1,57 MOBILI IN LEGNO 2,30 CALZATURE 2,21 ALTRI METALLI NON FERROSI 1,54 MAGLIERIA 2,29 MACCHINE PER UFFICIO 2,20 FIBBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 1,38 ELABORATORI DATI 2,20 FARMACEUTICA 1,37 OROLOGI E GIOIELLERIA 2,20 CHIMICA PER CONSUMO 2,19 TEMPO LIBERO 2,14 CARTA E PRODOTTI IN CARTA 2,07 ALTRE MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 2,07 PELLI 2,04 PRODOTTI TESSILI 2,04 MACCHINE UTENSILI 2,04 CHIMICA PER L'INDUSTRIA 2,03 ELETTRODOMESTICI 2,02 AGRICOLTURA E CACCIA 2,01 PRODOTTI ALIMENTARI E DELLE BEVANDE 2,01 CHIMICA DI BASE 2,00 STAMPA ED EDITORIA 1,99 APPARECCHIATURE OTTICHE 1,98 MACCHINE AGRICOLE 1,96 LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO 1,96 COMBUSTIBILI 1,77 ELETTRONICA PER CONSUMO 1,77 MACCHINE TESSILI 1,70 PETROLIFERI 1,69 Tabella 6 A valle della filiera, e il comparto al dettaglio che presenta una maggiore probabilità di insolvenza con imprese classificate con rating che va da C17 a B16. Dall agricoltura e la caccia alle calzature la probabilità di insolvenza e elevata a causa di forti squilibri economico finanziari, mentre dai prodotti in gomma agli autoveicoli si denota una scarsa probabilità di onorare gli impegni assunti (tabella 7). 8
9 Rating Lince e PDI (%): comparto dettaglio C17 C19 PDI B14 B16 PDI AGRICOLTURA E CACCIA 2,77 PRODOTTI IN GOMMA 2,27 APPARECCHIATURE OTTICHE 2,69 FARMACEUTICA 2,24 CARTA E PRODOTTI IN CARTA 2,59 PRODOTTI PER L'EDILIZIA 2,15 ABBIGLIAMENTO 2,58 ELETTRONICA PER CONSUMO 2,14 OROLOGI E GIOIELLERIA 2,50 MACCHINE AGRICOLE 2,13 CHIMICA PER CONSUMO 2,49 PRODOTTI IN METALLO 2,12 MAGLIERIA 2,47 PETROLIFERI 2,11 TEMPO LIBERO 2,44 ELETTRODOMESTICI 2,10 PRODOTTI ALIMENTARI E DELLE BEVANDE 2,38 AUTOVEICOLI 1,80 STAMPA ED EDITORIA 2,34 MOBILI IN LEGNO 2,31 VIAGGI E TURISMO 2,31 PRODOTTI TESSILI 2,29 CALZATURE 2,29 Tabella 7 In sintesi, la produzione in alcuni settori era già in difficoltà nella prima parte del 2008, soprattutto nei comparti dell industria pesante (materiali da costruzione, gomma e materie plastiche), ma anche in quelli del legno e dei prodotti in legno, della carta e della stampa. In altri settori il calo è iniziato nell ultimo trimestre del 2008: trattasi dei settori tipici del made in Italy, sia quelli più tradizionali (tessile, abbigliamento, calzature) sia quelli della metalmeccanica (prodotti in metallo, macchinari e attrezzature). Tiene invece il settore farmaceutico. 9
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