CARITAS DIOCESANA DI SAVONA-NOLI

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1 CARITAS NEWSLETTER CARITAS DIOCESANA DI SAVONA-NOLI 31 MARZO 2012 n 92 LA DOMANDA ABITATIVA SOCIALE A SAVONA PROGETTO LA PACE DI CORSA: SECONDA EDIZIONE PROGETTO LA PACE DI CORSA: MINORI E LAVORO NEL MONDO PROFESSIONISTI NEL LAVORO. VOLONTARI PER SOLIDARIETÀ POVERI DI OPPORTUNITÀ, POVERI DI RISORSE Il 2011 è stato un anno in cui abbiamo registrato una situazione sostanzialmente immutata nelle richieste di aiuto e nelle erogazioni di servizi. Diversi fenomeni hanno stabilizzato il dato: occorre vedere in profondità e al di là del dato stesso i motivi profondi. I Centri di Ascolto presenti in Diocesi, complessivamente otto, hanno incontrato persone che, su un territorio di quasi abitanti, rappresentano l 1,5% della popolazione residente. Queste persone hanno effettuato circa passaggi ossia il 15% in meno rispetto al Nelle parrocchie si rivolgono per lo più persone straniere (76%), mentre nel Centro Ascolto diocesano gli italiani rappresentano il 45%: complessivamente rispetto al 2010 non abbiamo grosse variazioni. La persone straniere cha hanno chiesto un aiuto provengono dai soliti paesi (Ucraina, Albania, Romania, Marocco ed Ecuador), anche se, rispetto all anno precedente, si registra un significativo calo di afflusso dall Ucraina (-27,1%) e dall Ecuador (-13,4%). Caritas newsletter marzo

2 Lo scorso anno sono stati accolti sul nostro territorio circa 250 profughi provenienti dalla Libia, ma appartenenti ad altre nazionalità del continente Africano. Di questi, 18 sono stati ospitati presso le nostre strutture, anche se hanno usufruito dei nostri servizi (ad es. la Mensa e la casa di accoglienza notturna) un centinaio di profughi che hanno transitato nel nostro territorio nel periodo da Aprile a Settembre. Insieme con la Prefettura, il Comune di Savona, la Croce Rossa e le altre realtà presenti sul territorio abbiamo dovuto far fronte a situazioni a volte drammatiche, accompagnate anche da inevitabili tensioni e disagi. Certamente l afflusso improvviso e massiccio di queste persone, insieme con una presenza non solo di passaggio di alcuni decine di stranieri provenienti da Romania e area del Maghreb, sommato alla crescente richiesta di accompagnamento da parte delle persone che si rivolgono ai Centri di Ascolto, ha saturato la possibilità di risposta da parte dei servizi e, in particolare, della Mensa. Per questo motivo abbiamo dovuto chiudere per un mese il servizio e rivedere l accoglienza degli ospiti. I Centri di Ascolto delle parrocchie hanno erogato 6737 pacchi viveri pari a circa 40 tonnellate di cibo, mentre la Mensa di Fraternità ha erogato 4061 pacchi viveri e pasti. Se dovessimo calcolare il numero di pasti complessivo avremmo un dato che si assesta intorno agli , circa il 2% in più rispetto al In effetti non aumentano le erogazioni perché siamo praticamente al limite delle nostre possibilità di offrire pasti caldi, garantendo un accoglienza degna di questo nome. Le nostre case accoglienza sono state praticamente sempre piene offrendo complessivamente circa 8455 notti: aumenta in maniera consistente la richiesta femminile sino a saturare la nostra capacità di accoglienza, mentre è ancora insufficiente la risposta maschile. Ai nostri 10 posti di accoglienza di emergenza sono stati aggiunti 10 posti offerti dalla Croce Rossa Italiana in collaborazione con il Comune di Savona e con le nostre strutture. Di fronte alla continua richiesta di sostegno economico abbiamo erogato circa a fondo perduto, per prestiti non onerosi e come anticipo di erogazioni dei Comuni e alla Fondazione Anti Usura (di cui al FAU). Gli otto Centri di Ascolto sparsi sul territorio della Diocesi hanno erogato contributi per circa euro come sostegno per affitti, bollette, spese sanitarie e alimentari. La risposta meno appariscente ma più difficile ed efficace è il lungo lavoro di segretariato sciale e di orientamento verso enti pubblici e privati, nonché l accompagnamento delle persone nelle diverse fasi del loro problema. È questa la parte che a noi sta più a cuore e che contraddistingue maggiormente il nostro servizio. Non esistono nuovi poveri o nuove povertà: sono nuove per chi non ha voluto vederle lungo questi anni nei quali i problemi cominciavano a emergere sul territorio. Sono nuove per chi non ha saputo costruire un tessuto sociale, o almeno rinforzarlo, perché potesse assorbire gli sfilacciamenti dei giovani che non riescono a trovare lavoro, delle famiglie che si disgregano, degli anziani che non reggono il passo, degli stranieri che non trovano opportunità di sopravvivenza e integrazione. La povertà ha sempre più il volto della mancanza di prospettive, di possibilità: manca il lavoro, la casa, la possibilità di sostegno nei momenti di difficoltà, di cura a lungo termine, di assistenza Diventa difficile fare promozione, quando manca il necessario per l ordinario della vita: i fondi per le politiche sociali, per la non autosufficienza, per l inserimento lavorativo, per l emergenza abitativa, per l assistenza sanitaria l elenco potrebbe continuare ancora si stanno sempre più svuotando. Oggi chi è nel circuito della povertà non riesce ad uscirne e sempre maggiori porzioni di popolazione rischiano di entrarci. Il nostro dato rivela un lungo accompagnamento di situazioni che persistono per anni, a volte in maniera sempre più cronica. La novità è che la povertà rischia di diventare una condizione permanente. Caritas newsletter marzo

3 Due sottolineature. Di fronte alla maggiore indisponibilità degli istituti di credito a concedere prestiti e mutui, alla diminuzione dei salari e alla difficile ricollocazione nel mondo del lavoro, alle piccole e medie pensioni, il mercato della casa, almeno per quanto concerne gli affitti, non ha subito grosse oscillazioni, anzi si assesta al rialzo. La maggior parte delle richieste è per sanare situazioni importanti di morosità o per evitare sfratti ormai imminenti. Esiste una alternativa al fallimento appena vissuto? La deindustrializzazione del nostro territorio pone in evidenza il rapporto tra lavoro e ricchezza. Il lavoro inteso come strumento perché il profitto aziendale possa aumentare in maniera consistente, non produce investimento sul lavoro e genera beneficio nelle mani di poche persone. Questo modello sta portando sempre più alla perdita, in termini di competitività, rispetto ad altre realtà o Paesi dove il lavoro non solo costa meno, ma è qualitativamente differente, in termini di crescita professionale, in termini di acquisizioni di diritti. Quale modello di sviluppo occupazionale possiamo pensare per il nostro territorio non solo come numero di posti di lavoro, ma anche come effettivo sviluppo e quindi ridistribuzione della ricchezza in tutte le sue dimensioni per tutte le componenti della realtà lavorativa? Accanto a queste grandi tematiche, che riguardano però da vicino le nostre famiglie e i singoli che versano in condizioni di povertà, non può non colpire la schizofrenia di una società che sta in coda per un telefono da 500 euro, che fatica a trovare sobrietà nello stile di vita, a distinguere tra il necessario e il superfluo nella gestione del bilancio familiare, nel modo di educare e accompagnare i figli. Non si tratta di fare i moralisti, ma di cercare di evitare di restare intrappolati in mentalità che promettono felicità e impoveriscono, non solo di denaro, le nostre esistenze. Caritas Diocesana di Savona Fondazione Diocesana ComunitàServizi Onlus LA DOMANDA ABITATIVA SOCIALE A SAVONA Un Convegno per fare il punto della situazione. Il mercato privato, l edilizia popolare e coloro che stanno nel mezzo. Un nuovo progetto dell Agenzia sociale per la casa. Il 10 febbraio scorso il Comune di Savona attraverso l Agenzia sociale per la Casa, gestita in convenzione dalla Fondazione Diocesana ComunitàServizi, e l Assessorato alla promozione sociale, pubblica istruzione e politiche abitative, ha organizzato il convegno Insieme per una casa sostenibile. Rispondere alla domanda abitativa sociale a Savona. Una tappa importante perché scaturita da un lungo percorso di formazione e confronto che ha visto coinvolti tutti i principali attori del sistema-casa cittadino (ARTE, Opere Sociali, sindacati dei proprietari e degli inquilini, principali associazioni di rappresentanza delle agenzie immobiliari), i quali in occasione del convegno hanno dichiarato la loro piena adesione al nuovo progetto dell Agenzia sociale per la casa. L ufficio della stessa si trova presso il Comune al piano terra entrando da Corso Italia. Ci sembra significativo riportare in questo articolo alcuni passaggi significativi dell intervento dell architetto Gabriele Rabaiotti, coordinatore del convegno e supervisore del percorso sopra citato. 1. Un analisi condotta nel comune di Savona ha permesso di mettere a fuoco la natura e la dimensione del problema abitativo. Almeno di una sua parte, quella socialmente rilevante. Con un immagine sintetica potremmo definirla la domanda di mezzo, la domanda terza che tende a restare schiacciata, ad essere messa in ombra perché compresa tra i due comparti più noti e tradizionalmente seguiti: la domanda che si muove sul mercato (della proprietà e della locazione) e la domanda che intercetta Caritas newsletter marzo

4 l offerta pubblica (gli inquilini delle case popolari). Se andiamo ad analizzare i dati relativi ai contatti dell agenzia casa, in media 200 all anno, nel 2011 il 47% dei passaggi rientravano in questa fascia la cui domanda di casa rischia di rimanere senza risposta. Il disagio abitativo per il 2011 interessa per il 62% nuclei italiani e per il 38% nuclei stranieri. Se andiamo ad analizzare la distribuzione rispetto ad alcune categorie sociali sensibili, quali nuclei mono genitoriali, anziani, disabili, single, notiamo che le percentuali di accesso allo sportello restano sostanzialmente invariate tra il 2010 e il 2011 ad eccezione dei nuclei con minori che raddoppiano i passaggi all agenzia casa passando dall 8% del 2010 al 16% del 2011, mostrando una maggiore esposizione al problema casa. Il 34% dei nuclei che esprimono un disagio abitativo vivono con redditi al di sotto dei mille euro. 2. Circa il primo comparto, cioè il mercato privato, quello che si registra a Savona è una situazione di sofferenza crescente provocata dall incidenza del canone sul reddito del nucleo. Questa sofferenza viene pagata, quando emerge, dalla Regione e dal Comune attraverso il Fondo Sostegno per l Affitto (nel 2007 ci sono state 678 domande con un milione di euro di contributo pubblico; nel 2009 invece 765 domande con 650mila euro di contributo pubblico, all interno del quale l apporto del comune aumenta, in questi due anni, di 5 volte). Il secondo comparto, quello dell edilizia popolare vive una situazione di difficoltà associata alla riduzione delle risorse complessivamente disponibili (in particolare per la nuova costruzione), alla rigidità del comparto (dalla casa popolare non si esce) ed alla consistente domanda che continua a farsi presente (sono oltre 800 le domande e una sessantina le assegnazioni all anno). 3. Si registra una forte polarizzazione del mercato immobiliare: i molto poveri nelle case popolari e quelli che possono permetterselo nel mercato privato sempre più irraggiungibile. Tra le sue pieghe c è la presenza crescente di uno stock non collocabile per mancanza di garanzie o per non solvibilità delle famiglie, o non emerso, poco noto, il cosiddetto vuoto immobiliare rappresentato dallo sfitto. Tanta domanda e poca offerta disponibile ad intercettarla. Questo rapporto non risolto tra domanda e offerta può essere aiutato, supportato, da una realtà di intermediazione, capace appunto di facilitare un incontro che nel mercato non avviene. 4. La realtà di intermediazione, come l Agenzia sociale per la casa, diversamente composta ed organizzata a seconda dei casi (sono diverse le città che hanno avviato esperienze di questo tipo) è chiamata a svolgere alcune funzioni. Le famiglie sono troppo povere per accedere al mercato e il mercato è troppo caro per ospitare le famiglie. Siamo quindi chiamati a costruire un nuovo punto di convergenza cercando di ridurre l incidenza del canone (calmierandolo e contribuendo alla sua copertura fornendo garanzie contro i rischi locativi). Succede che l offerta dell edilizia residenziale pubblica con il passare degli anni e dei decenni, sia sempre meno adeguata. L alloggio non corrisponde più alle dimensioni della famiglia e alla sua condizione socio-economica. Diversi si trovano a pagare un canone troppo alto (forse dovuto anche alle spese generali) e a vivere in case troppo grandi. Altri potrebbero pagare di più e abitano in condizioni di sovraffollamento. Altri poi hanno superato i limiti di reddito previsti dalla legge e potrebbero accedere ad una offerta di quasimercato (se esistesse). C è un tema di mobilità interna ed esterna da affrontare. La risposta abitativa, a volte, non è sufficiente e soddisfacente: pensiamo agli anziani soli o ai disabili psichici o intellettivi, spesso lasciati nelle case pubbliche in condizioni di abbandono, con risposte onerose (in termini di spesa sociale) che potrebbero essere meglio organizzate e gestite. 5. Servono nuove opportunità abitative e non necessariamente nuove case. Serve un accordo largo sul tema della casa intesa come servizio, come dotazione di utilità sociale, come infrastruttura territoriale. Dentro a questa rappresentazione Caritas newsletter marzo

5 condivisa diventa vitale far convergere capacità di interazione con il territorio, competenze (sociali, giuridiche, amministrative, economico-finanziarie) e risorse economiche. Serve un programma di azione sulla casa a Savona che affronti con coraggio la questione casa, un coraggio forte della ragione, rappresentata dall urgenza della gravità del problema che, se non affrontato, minaccia la coesione della comunità locale. Serve un soggetto plurale dedicato. Da soli non ce la si fa e senza un fuoco preciso di attenzione rischiamo di disperdere energie (oltre che soldi) e di non catturare strumenti di azione già disponibili, inventandone, se serve, di nuovi. Serve pazienza, tutta quella necessaria per attivare un processo che sappiamo essere complesso ma non impossibile. La Fondazione Diocesana ComunitàServizi PROGETTO LA PACE DI CORSA: SECONDA EDIZIONE Un percorso formativo per le medie inferiori sullo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo. Una corsa non competitiva. Il paradigma di Parknas come metodologia. La Caritas Diocesana di Savona con le Scuole Medie inferiori di Savona, di Quiliano, di Spotorno e di Vado Ligure. Un totale di 22 classi per un numero complessivo di 550 studenti. Una corsa non competitiva che si svolgerà in orario scolastico mercoledì 18 aprile 2012 dalle ore alle ore 12.00, e se piovesse, giovedì 19 aprile sempre negli stessi orari. La pace di corsa arriva così alla sua seconda edizione, un progetto che in questo anno scolastico ha quasi triplicato il numero dei ragazzi coinvolti con le rispettive famiglie. La corsa è preceduta in ogni classe partecipante da un laboratorio formativo, che quest anno ha come tematica lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo ed in particolare nella Repubblica Democratica del Congo e nel Mozambico. Dal 1 marzo 4 operatori della Caritas Diocesana stanno realizzando i laboratori nelle scuole. Viene inoltre rilasciato del materiale didattico agli insegnanti di riferimento che potranno approfondire la tematica. Dal punto di vista metodologico, questa proposta formativa si fonda sul paradigma di Parknas, pedagogista e psicologo svedese, per l attivazione e la partecipazione sociale. Egli evidenzia il rischio di rafforzare anziché eliminare meccanismi di indifferenza e di passività rispetto alle problematiche sociali, se queste vengono presentate esclusivamente e drasticamente come un allarme, non seguito e non integrato da fasi di condivisionericerca-sperimentazione partecipata. Lennart Parknas dimostra come non sia sufficiente mostrare e denunciare i problemi, in questo nostro caso lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo, ma sia fondamentale predisporre percorsi che accompagnino i ragazzi a confrontarsi con questi, a prendere consapevolezza dell impatto che tali problemi hanno su ciascuno di noi, a condividere tutto ciò con altri, fino a poter cercare insieme delle alternative e delle cose possibili da realizzare a vantaggio di chi vive la problematica. Ecco il perché di una corsa con il meccanismo del sostenitore. La corsa non competitiva è a circuito chiuso, si svolgerà nei Giardini Principessa Mafalda di Savoia presso il Prolungamento, della lunghezza di circa 400 metri da ripetere più volte, per partecipare alla quale, ogni ragazzo dovrà cercare uno o più sostenitori (genitore, parente, amico ecc ) disposti ad offrire un contributo in denaro per ogni giro di corsa realizzato, contributo che verrà destinato a due progetti della rete Caritas per il recupero dei ragazzi sfruttati sul lavoro. L alunno stesso potrà auto sostenersi stabilendo una cifra a giro, attraverso il frutto di alcune sue rinunce personali. Caritas newsletter marzo

6 L iniziativa si inserisce nelle attività di animazione sociale locale per raggiungere l obiettivo dell Organizzazione Internazionale del Lavoro di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il Mirko Novati PROGETTO LA PACE DI CORSA: MINORI E LAVORO NEL MONDO Un laboratorio sui minori lavoratori nel mondo. Il perché di questo fenomeno. Le conseguenze sulla loro salute. In quali settori vengono impiegati. La problematica che viene affrontata con gli studenti delle scuole è lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo. L ILO, Organizzazione Mondiale del Lavoro, agenzia dell ONU per il mondo del lavoro, stima che nel mondo vi siano oltre 186 milioni di bambini lavoratori di età compresa tra i 5 e i 14 anni. In media, un ragazzo su sei, di età compresa fra i 5 e i 17 anni, può essere classificato come bambino lavoratore. Li troviamo in tutto il mondo, anche nei Paesi industrializzati. In proporzione, l Africa sub sahariana conta il numero più elevato di bambini lavoratori. Perché i minori: Ci sono molte ragioni per cui i bambini non vanno a scuola bensì al lavoro. Uno dei principali motivi dell impiego dei bambini lavoratori sembra essere di natura non economica. In sostanza, i bambini sono più facili da gestire perché sono meno consapevoli dei loro diritti, meno ribelli, più obbedienti, più affidabili e meno assenteisti. Ma è la povertà la ragione che emerge più vistosamente come fattore determinante del lavoro minorile. Le famiglie povere hanno bisogno di soldi e i bambini solitamente contribuiscono al reddito familiare nella misura del 20-25%. Una terza ragione: l istruzione elementare in molti Paesi non è gratuita e non sempre è accessibile a tutti i bambini. Si preferisce quindi mandare i bambini al lavoro piuttosto che a scuola. Le conseguenze: poiché i bambini sono diversi dagli adulti sia in termini fisici che psicologici, essi sono maggiormente suscettibili di riportare conseguenze negative e necessariamente più gravi rispetto agli adulti, quando vengono impiegati in attività lavorative che comportano determinate forme di rischio. Le conseguenze del lavoro in condizioni di rischio per la salute possono essere devastanti. L impatto di un lavoro fisico pesante, quale portare carichi pesanti o essere costretti a assumere posture innaturali durante l attività lavorativa possono causare deformazioni o disabilità permanenti nel fisico ancora in crescita di un bambino. Inoltre, rispetto agli adulti, i bambini subiscono più velocemente gli effetti negativi dell esposizione alle sostanze chimiche, alle radiazioni e sono meno resistenti alle malattie. Cosa fanno: l agricoltura è il settore con la percentuale più elevata di bambini lavoratori, uno dei segmenti occupazionali più pericolosi. L esposizione alle intemperie, il lavoro troppo pesante per il fisico ancora in crescita e gli incidenti, come le ferite da utensili taglienti, sono alcuni dei rischi cui sono esposti i bambini. I metodi di coltivazione moderni implicano rischi ulteriori, ad esempio, l esposizione a sostanze chimiche tossiche e la vicinanza di macchinari motorizzati. In Africa come in America Latina, bambini di soli 8 o 9 anni lavorano nelle miniere a 30 metri di profondità per 7 o 8 ore al giorno, dove scavano in strettissime gallerie senza ventilazione o illuminazione adeguate, soggette a frane frequenti. I lavori domestici costituiscono una delle forme più diffuse e tradizionali di occupazione dei bambini. Questa pratica, specie nei confronti delle bambine, è molto diffusa. L orario di lavoro per i bambini che svolgono lavori domestici è generalmente molto lungo: di solito 15 o 16 ore al giorno. Il lavoro minorile è utilizzato anche nella produzione di articoli tessili e sportivi; è utilizzato nella floricoltura in Africa e in Asia centrale; è sfruttato nelle attività agricole e nelle piantagioni africane e centroamericane di cacao (per Caritas newsletter marzo

7 la cioccolata), tè e caffè; è utilizzato nell industria alimentare in tutto il mondo, nei processi di produzione e preparazione degli alimenti; è utilizzato nel turismo, soprattutto per le mansioni di pulizia e di lavanderia; si trova in molte industrie manifatturiere del mondo. Infine i minori sono utilizzati per la conceria, la pesca in acque profonde, la fabbricazione di fiammiferi e fuochi artificiali, la raccolta di rifiuti. Mirko Novati PROFESSIONISTI NEL LAVORO. VOLONTARI PER SOLIDARIETÀ Un volontariato di qualità. La loro presenza nella nostra rete Caritas. Professionisti savonesi che fanno volontariato in Caritas: dentisti, avvocati, commercialisti, revisori dei conti, medici, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, bancari. Sono un gruppo di circa 20 persone all interno del numero complessivo dei volontari operanti nei servizi gestiti dalla Fondazione Diocesana ComunitàServizi onlus. Sono sempre disponibili a mettere la loro competenza professionale in modo gratuito per un intervento sanitario e psicologico o per districare situazioni personali e familiari complesse. Ogni singolo intervento è filtrato dal Centro Ascolto Diocesano che ascolta le persone in difficoltà e decide gli interventi che sono possibili. La mia collaborazione con la Caritas - sottolinea un avvocato - iniziata per caso ormai più di 10 anni fa, mi ha permesso di aiutare molte persone mettendo a disposizione della comunità la mia professionalità nel settore immigrazione. La soddisfazione maggiore è che grazie ai risultati ottenuti ho potuto aiutare concretamente persone a migliorare e a cambiare la propria vita. Riporta il Dossier Professionisti con la vocazione del servizio agli ultimi dell Agenzia giornalistica Redattore Sociale: Da nord a sud operano spesso nel silenzio, ma col loro lavoro arrivano a chi non può accedere a servizi spesso fuori dalle proprie capacità economiche o perché non si hanno i documenti in regola. A Roma ci sono i dentisti dell Associazione comboniana servizio emigranti e profughi: forniscono circa prestazioni l anno agli immigrati, in totale gratuità. In via Marsala, a due passi dalla Stazione Termini di Roma, i farmacisti volontari sono circa 40. Gli avvocati di strada operano ormai da dieci anni e oggi l associazione conta diciannove sportelli in tutta la penisola, da Bolzano a Lecce e 650 avvocati volontari. A Vicenza, invece, c è il servizio della Caritas che si propone di salvare i piccoli imprenditori dagli usurai. Si chiama Sportello microimprese e lo gestiscono commercialisti, affiancati da avvocati, professionisti di banca e consulenti del lavoro. Tra i volontari professionisti quindi non ci sono soltanto medici in camice e mascherina. Ci sono anche quelli da codici e tribunali, o da calcolatrice e scrivania. Il volontariato di questi professionisti non è migliore di quello caratterizzato da prestazioni più semplici. È semplicemente diverso, e indispensabile quanto l altro. Ma del primo ce ne sempre più bisogno! Come Caritas siamo consapevoli che per certi ruoli ed interventi solidali occorre una presenza di volontari di adeguato livello culturale e professionale. Questa è una sfida per il futuro del volontariato. Esso non deve essere soltanto di manovalanza esecutiva. È fondamentale che liberi professionisti possano ritagliare un po' del loro tempo e del loro guadagno per dare un contributo di competenza ed esperienza, per esempio per la formazione, per la programmazione e la valutazione dei servizi, per un intervento di tutela dei diritti, oggi quanto mai necessario. Riteniamo una scelta strategica attingere maggiormente, in maniera organica e sistematica, al grande potenziale culturale e professionale presente nelle nostre comunità e che forse come mondo ecclesiale non abbiamo considerato e valorizzato sufficientemente. Caritas newsletter marzo

8 La Caritas Diocesana di Savona-Noli INCONTRO SETTIMANALE DI PREGHIERA Gli operatori e i volontari della Caritas e della Fondazione si ritrovano per l Eucaristia o per le lodi mattutine nella cappella di San Massimiliano, presso la sede diocesana di via Mistrangelo 1, il lunedì mattina alle Tutti possono partecipare. VISITA I NOSTRI SITI Caritas newsletter marzo

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