L ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA ANTENOR QUADERNI 24 L ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO (PADOVA, FEBBRAIO 2011) a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato

2 ANTENOR QUADERNI DIREZIONE Irene Favaretto, Francesca Ghedini COMITATO SCIENTIFICO Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea Raffaele Ghiotto, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann COORDINAMENTO SCIENTIFICO Isabella Colpo SEGRETERIA REDAZIONALE Matteo Annibaletto, Maddalena Bassani La presente opera raccoglie gli Atti delle giornate di studio conclusive del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (bando 2007) L edilizia domestica ad Aquileia e nel suo territorio coordinato dall Università degli Studi di Padova (prof. J. Bonetto) in collaborazione con l Università degli Studi di Roma La Sapienza e l Università degli Studi del Molise. Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Università degli Studi di Padova Università degli Studi di Roma La Sapienza Università degli Studi del Molise Volume revisionato dal comitato scientifico composto da: Heimo Dolenz (Landesmuseum für Kärnten), Christof Flügel (Landestelle für nichstaatlichen Museen in Bayern), Angela Pontrandolfo (Università degli Studi di Salerno), Daniela Scagliarini (Università degli Studi di Bologna) Volume realizzato con il contributo di: Banca di credito cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli Università degli Studi di Padova Dipartimento di Archeologia Piazza Capitaniato, Padova antenor.quaderni@unipd.it ISBN Padova 2012, Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 febbraio 1848, Padova tel , fax padovauniversitypress@unipd.it Le foto di reperti di proprietà dello Stato sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (Aut. del 24/02/2012, prot. n 563/19). Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni. Volume stampato presso la tipografia Italgraf - Noventa Padovana

3 Sommario ALVIANO SCAREL, Premessa... pag. IX LUIGI FOZZATI, Premessa...» XI FRANCESCA GHEDINI, Presentazione...» XIII JACOPO BONETTO, MONICA SALVADORI, Introduzione...» XV TEMI GENERALI JACOPO BONETTO, L edilizia privata antica di Aquileia. Profilo storiografico...» 1 CLAUDIO ZACCARIA, Chi erano i proprietari delle ricche domus aquileiesi? Piste epigrafiche...» 49 LE CASE E L ARCHITETTURA PATRIZIO PENSABENE, ENRICO GALLOCCHIO, Contributo per la storia del quartiere residenziale sud-ovest: i fondi ex CAL e Beneficio Rizzi...» 67 MICHELE BUENO, VALENTINA MANTOVANI, MARTA NOVELLO, Lo scavo della casa delle Bestie ferite...» 77 VANESSA CENTOLA, GUIDO FURLAN, ANDREA RAFFAELE GHIOTTO, EMANUELE MADRIGALI, CATERINA PREVIATO, La casa centrale dei fondi ex Cossar ad Aquileia: nuovi scavi e prospettive di ricerca...» 105 FEDERICA FONTANA, La domus dei Putti danzanti lungo la via Gemina: aspetti planimetrici e funzionali...» 131 ANTONIA SPANÒ, FILIBERTO CHIABRANDO, FULVIO RINAUDO, Contributi della geomatica ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dell insula di via Gemina ad Aquileia...» 141 LUCIANA MANDRUZZATO, FRANCA MASELLI SCOTTI, Il quartiere abitativo precedente il complesso teodoriano di Aquileia...» 157 CATERINA PREVIATO, Tecniche costruttive utilizzate nelle case di Aquileia: le sottofondazioni pluristratificate...» 165 LE CASE E L APPARATO DECORATIVO MONICA SALVADORI, Edilizia privata e apparati decorativi ad Aquileia: lo stato della ricerca...» 181 MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI, Per un corpus dei mosaici di Aquileia: status quo e prospettive future...» 195

4 VI SOMMARIO MARTA NOVELLO, L autorappresentazione delle élites aquileiesi nelle domus tardoantiche... pag. 221 FLAVIANA ORIOLO, Modi dell abitare ad Aquileia: i rivestimenti parietali...» 243 FABRIZIO SLAVAZZI, Gli arredi di lusso di Aquileia: nuove ricerche...» 263 FEDERICA GIACOBELLO, Arredi in bronzo del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia...» 273 FULVIA CILIBERTO, Il lusso dell acqua: sculture con funzione di fontana ad Aquileia...» 281 FEDERICA FONTANA, EMANUELA MURGIA, La domus dei Putti danzanti lungo la via Gemina: alcuni elementi dell apparato decorativo...» 297 MAURIZIO GOMEZ SERITO, EDUARDO RULLI, I materiali lapidei naturali della domus dei Putti danzanti : marmi bianchi e colorati...» 309 LE CASE E I MATERIALI ANNALISA GIOVANNINI, Ninnoli, oggetti di devozione domestica, ricordi famigliari: immagini di terracotta da Aquileia tra scavi e dati d archivio...» 317 GRAZIA FACCHINETTI, Ritualità connesse alla costruzione di domus. Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia...» 337 FILOMENA GALLO, ALESSANDRA MARCANTE, GIANMARIO MOLIN, ALBERTA SILVESTRI, PATRICK DEGRYSE, MONICA GANIO, I vetri della casa delle Bestie ferite ad Aquileia: uno studio archeologico e archeometrico...» 353 DIANA DOBREVA, Studio e analisi di alcuni contesti della domus centrale presso i fondi ex Cossar.» 369 LE CASE FUORI DELLA CITTÀ PAOLA MAGGI, FLAVIANA ORIOLO, Luoghi e segni dell abitare nel suburbio di Aquileia...» 407 MAURIZIO BUORA, L interpretazione delle foto aeree di Aquileia e una sconosciuta villa extraurbana nel suburbio occidentale...» 429 LUDOVICO REBAUDO, La villa delle Marignane ad Aquileia. La documentazione fotografica di scavo ( ) - con appendici di Alberto Savioli ed Elena Braidotti...» 443 FABIO PRENC, Dinamiche insediative e tipologie edilizie nella Bassa Friulana...» 475 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN, Le ville romane nel territorio di Aquileia: alcune considerazioni in merito all articolazione e all uso degli spazi...» 487 VALENTINA DEGRASSI, RITA AURIEMMA, L edilizia residenziale lungo l arco costiero nord-orientale, tra il Lacus Timavi e Grignano...» 511 PAOLA VENTURA, Edilizia privata presso il Lacus Timavi: la villa di via delle Mandrie a Monfalcone (GO) - con appendice di Gabriella Petrucci...» 533 LE CASE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO GIUSEPPE CUSCITO, Edilizia privata ed edifici cristiani di culto: un problema aperto...» 555 YURI MARANO, Dopo Attila. Urbanesimo e storia ad Aquileia tra V e VI secolo d.c....» 571 LUCA VILLA, Modelli di evoluzione dell edilizia abitativa in Aquileia tra l antichità e il medioevo...» 591 MARINA RUBINICH, Dalle Grandi Terme alla Braida Murada : storie di una trasformazione...» 619

5 SOMMARIO VII LE CASE E LA VALORIZZAZIONE ANTONELLA CORALINI, Antichi vicini di casa. Presenze reali e virtuali nel mondo digitale...» 639 GIOVANNA MONTEVECCHI, PAOLO BOLZANI, La domus dei tappeti di pietra. Un sito archeologico nel cuore di Ravenna...» 665 EMANUELE MADRIGALI, Esperienze di restauro e valorizzazione di Aquileia: l esempio dei fondi ex Cossar...» 685 VILMA FASOLI, Tra frammento e contesto: la valorizzazione come progetto condiviso...» 699 FABIANA PIERI, GIULIA MIAN, VALENTINA DEGRASSI, La villa romana di Ronchi dei Legionari. Un esperienza di valorizzazione...» 707 MAURIZIA DE MIN, PIERLUIGI GRANDINETTI, EUGENIO VASSALLO, Un idea progettuale per la conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar...» 723

6 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI Maria Stella Busana*, Claudia Forin** *Università degli Studi di Padova, mariastella.busana@unipd.it **Università degli Studi di Padova, forinclaudia@yahoo.it RIASSUNTO Poche e parziali sono le indagini archeologiche sulle ville del vasto territorio di Aquileia, a dispetto dell importante ruolo politico ed economico svolto dalla città in età romana. Attraverso un analisi attenta dei complessi editi, schedati secondo i criteri del Progetto Cisalpina (diretto da Francesca Ghedini, Università di Padova), si propone una lettura dell organizzazione e delle caratteristiche degli spazi (aree scoperte, settori residenziali, settori rustici e produttivi) in relazione al contesto fisiografico e al ruolo economico delle ville. Riguardo all ambito residenziale, dallo studio sono emersi in alcuni casi stretti rapporti con la realtà abitativa urbana sia nell articolazione dei vani, sia nel gusto decorativo dei pavimenti, sia nell adozione di nuove soluzioni tecniche. Per quanto possibile si è cercato di leggere in chiave diacronica gli interventi edilizi (anche elaborando piante di fase), rapportandoli a dinamiche socio-economiche di carattere più generale. ABSTRACT The existing archaeological investigations on the villas located on the wide territory of Aquileia, despite the important political and economic role played by the city during the Roman age, are few and partial. Through a careful analysis of the villas with a published bibliography, filed according to the Cisalpine Project criteria (directed by Francesca Ghedini, Padua University), this text offers a reading of the organization and features of the spaces (open areas, residential areas, rural and manufacturing sectors) in relation to the physiographic context and the economic role of the villas. With respect to the residential context, in some cases close relationships with the urban living reality have emerged in the articulation of the spaces, in the decorative style of flooring, and in the adoption of new technical solutions. Whenever possible, we have tried to read the construction projects according to a diachronic key (also through the elaboration of phase plans), by comparing them to socio-economic dynamics of a more general nature. L architettura privata ad Aquileia in età romana, Atti del Convegno di Studio (Padova, febbraio 2011), a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori, Padova 2012, pp

7 1. INTRODUZIONE: I PROBLEMI, I DATI, I TEMI Ad oggi la conoscenza delle ville romane nel vasto territorio di Aquileia e del relativo sistema produttivo è molto limitata, a dispetto dell importante ruolo economico e strategico svolto dalla città in età romana 1. Le indagini archeologiche che hanno interessato questa forma insediativa e produttiva caratteristica della civiltà romana sono in genere frutto di interventi occasionali e d emergenza, tanto nelle epoche passate che in tempi più recenti, con i limiti, i primi, delle metodologie di ricerca e documentazione proprie del tempo, i secondi, del carattere parziale delle indagini, anche quando condotte secondo corretti metodi stratigrafici. Escludendo le ville suburbane dei fondi Tuzet 2 (fig. 1.1) e Marignane 3 (fig. 1.2), strettamente legate al contesto cittadino, la documentazione edita ci mette a disposizione ventitre casi di studio: sette sono concentrati nella zona oggi compresa nel territorio di Monfalcone, anticamente occupata dal Lacus Timavi e dalle Insulae Clarae che lo delimitavano verso il mare, quindi esempi di ville costiere 4 (fig , 13-17); uno si trova lungo la strada per Trieste, presso le cave di pietra di Aurisina 5 (fig. 1.7); solo una quindicina è situata in contesti più propriamente rurali, tra alta e soprattutto bassa pianura. Purtroppo disponiamo della planimetria solo per quindici complessi e solo in pochi casi sono note le fasi edilizie e le trasformazioni subite dagli edifici nel corso della loro vita. Ancor più grave è che nessun edificio sia stato integralmente scavato: assai rilevante nella valutazione del significato architettonico ed economico dei complessi è infatti il dato dimensionale, per quel principio della proporzionalità tra villae e fundi su cui insistono le fonti trattatistiche (CATO agr. 3, 2; VARRO rust. 1, 11, 1-2; VITR. 6, 6, 1; COLUM. 1, 4, 5-6). Possiamo solo rilevare che le maggiori ville rurali note dovevano superare l estensione di 2600 e 2300 mq, riscontrata rispettivamente nei com- 1 Un quadro sulle ville aquileiesi e sul loro sistema economico tra tarda Repubblica e tardo Impero è stato presentato nel recente volume Moenibus et portu celeberrima. Aquileia: storia di una città (BUSANA 2009, pp ; MAGGI, ORIOLO 2009, pp ). Sul tema, stimolato dalla IX Settimana di Studi Aquileiesi (Territorio di Aquileia 1979) rimangono fondamentali i contributi di STRAZZULLA RUSCONI, ZACCARIA , pp ; VERZÁR-BASS 1986; ZAC- CARIA, TONEATTO, PRENC, BOSCHIAN, MAGGI, CIVIDINI 1992; un censimento delle ville aquileiesi si trova anche in DE FRANCESCHINI 1998, pp BRUSIN 1929, pp ; STRAZZULLA , pp LOPREATO 1986, pp. 2-4; LOPREATO 1987, pp Si veda ora il contributo di L. Rebaudo nel presente volume. 4 Si tratta della ville di Duino-Aurisina, loc. Poloska; Duino-Aurisina, loc. Randaccio; Monfalcone, via Colombo; Monfalcone, via della Mandrie; Monfalcone, loc. Collina della Punta; Monfalcone, loc. Lisert; Monfalcone, loc. Tavoloni. Le planimetrie delle ville e una sintesi dei dati sono stati pubblicati in DEGRASSI,VENTURA 2001; si vedano ora il contributo di V. Degrassi e R. Auriemma e quello di P. Ventura nel presente volume. 5 Si tratta della villa di Duino-Aurisina, loc. Cave: cfr. DEGRASSI, VENTURA 2001, pp

8 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 489 Fig. 1. Distribuzione delle ville nel territorio di Aquileia in età romana (i numeri corrispondono a quelli del database delle ville aquileiesi elaborato nella tesi di C. FORIN ). 1. Aquileia-fondo Tuzet; 2. Aquileia-loc. Marignane; 3. Aquileia-loc. Strazzonara; 4. Carlino-loc. Planais; 5. Castions di Strada-loc. Paradiso; 6. Coseano-loc. Il Cristo; 7. Duino Aurisina-loc. Cave; 8. Duino Aurisina-loc. Poloska; 9. Duino Aurisina-loc. Randaccio; 10. Farra d Isonzo; 11. Joannis-loc. Macillis; 12. Lucinico; 13. Monfalcone, via Colombo; 14. Monfalcone, via delle Mandrie; 15. Monfalcone-loc. Collina della Punta; 16. Monfalcone-loc. Tavoloni-Lisert; 17. Monfalcone-loc. Tavoloni; 18. Pavia di Udine; 19. Pradamano-loc. Lovaria; 20. Ronchi dei Legionari; 21. Staranzano; 22. Teor-loc. Pirin; 23. Vidulis-loc. Tumbules; 24. Villesse (Rielaborazione di C. Forin da MAGGI, ORIOLO 2009). plessi di Strazzonara 6, nel suburbio ad est di Aquileia (fig. 1.3) e di Joannis 7 (fig. 1.11), mentre quelle costiere di 1900 e di 1300 mq, rilevata rispettivamente negli edifici di Duino-loc. Randaccio (fig. 1.9) e di Monfalcone-loc. Collina della Punta 8 (fig. 1.15). Su questo campione, benché limitato e problematico, è stata condotta un analisi approfondita, volta a registrare le informazioni desumibili dai testi e dalle piante, nelle pubblicazioni e talora negli archivi 9. I dati sono confluiti in un database, adattando la scheda realizzata nell ambito del progetto di censi- 6 BRUSIN 1957, p. 326, n. 5247; BRUSIN 1958, pp STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc Le superfici indagate secondo un ordine decrescente sono: per le ville rurali, Strazzonara: 2592,5 mq, Joannis: 2300 mq, Vidulis: 1700 mq, Ronchi dei Legionari: 824 mq, Lucinico: 812 mq, Carlino-Planais: 400 mq, Farra d Isonzo: 244 mq, Coseano: 213,42 mq, Teor-Pirin: 200 mq, Staranzano: 122 mq, Villesse: 110 mq; per le ville costiere: Duino- Randaccio: 1895 mq, Monfalcone-Collina della Punta: 1292 mq, Monfalcone-via Mandrie: 633 mq?, Monfalcone-via Colombo: 616 mq?, Duino-Cave: 130 mq. 9 La ricerca è stata condotta nell ambito della tesi di laurea specialistica in Archeologia di FORIN C., Il territorio di Aquileia in età romana: le ville, Università degli Studi di Padova, rel. prof. M.S. Busana, A.A

9 490 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN mento delle domus della Cisalpina coordinato da Francesca Ghedini; analogamente le planimetrie sono state rielaborate con il programma AutoCad a partire dagli originali editi e seguendo la normativa dello stesso progetto 10. In questa sede ci concentreremo in particolare sulle ville che chiameremo rurali, inserite quindi in un contesto economico che traeva dall agricoltura, dall allevamento e talora dalle manifatture le sue risorse, benché i complessi aquileiesi abbiano restituito pochissime informazioni riguardo alle attività che vi si svolgevano. La documentazione archeologica rimanda alla produzione di vino nella villa di Joannis con torcularia pavimentati in mosaico dalle caratteristiche completamente differenti rispetto all ambito centroitalico e note invece in Emilia Romagna (Forlimpopoli, Russi) 11, alla lavorazione di cereali a Teor-Pirin (fig. 1.22), dove è stato riconosciuto un granaio a pilastrini o forse un essiccatoio 12, all economia dell allevamento e della lana nei complessi di Lucinico (fig. 1.12), Vidùlis (fig. 1.23) e Carlino-loc. Planais (fig. 1.4), dove è stata riscontrata la presenza di stalle, vasche e canalette 13, mentre tracce di attività figulinarie e metallurgiche sembrano emergere dai dati raccolti a Pavia di Udine 14 (fig. 1.18). Saranno riservati solo brevi riferimenti alle ville costiere, su cui si soffermano specificamente altri due interventi nel presente volume. In questi complessi la funzione residenziale risulta prevalente; tuttavia, quando è stato possibile indagare in modo più estensivo gli edifici, sono sempre state documentate anche attività produttive, rivolte ad ambiti economici molto diversificati: è ipotizzata la produzione e/o conservazione di vino nella villa di Monfalcone-loc. Lisert (fig. 1.16) per la presenza di dolia defossa, e forse in quella di Monfalcone-loc. Randaccio, in cui è stato individuato un dolio interrato in un vano pavimentato in cementizio a base fittile 15 ; la produzione di olio è testimoniata nella villa di loc. Collina della Punta dal recupero di una mola e dei resti di un torchio 16 ; ad un probabile allevamento di ostriche o pesci erano destinate le strutture lignee entro un bacino-vivaio documentate nella villa di Monfalconevia Colombo 17 (fig. 1.13), mentre vasche di dubbia interpretazione sono state portate alla luce nella villa di loc. Tavoloni a Monfalcone 18 (fig. 1.17); una fiorente attività di estrazione della pietra dalle vicine cave è infine attestata nella villa di Duino-Aurisina-loc. Cave 19. A partire dai contesti più affidabili, proporremo alcune riflessioni in merito all organizzazione degli spazi e delle funzioni. Va detto che, anche prescindendo dalla lacunosità della documentazione, non risulta né fattibile, né utile, cercare di inquadrare le ville in rigide tipologie: più di altre categorie edilizie private, infatti, la progettazione di una villa doveva tenere conto, non solo delle scelte della committenza, ma anche di una molteplicità di fattori connessi al contesto ambientale e alle esigenze economiche (geomorfologici, climatici, logistici). Sembra invece possibile e opportuno analizzare gli edifici alla 10 Si veda Atria longa 2011, in particolare il contributo di M. Annibaletto, Introduzione alle schede (ANNIBALETTO 2011a) e di M. Annibaletto e I. Cerato Introduzione alla lettura delle planimetrie (ANNIBALETTO, CERATO 2011) rispettivamente nel secondo e nel terzo volume. Da questa prima applicazione si sta ora elaborando un progetto di schedatura delle ville romane esteso alla Cisalpina. Inoltre, in prospettiva tale schedatura, come già avvenuto per le domus, potrà essere collegata al censimento dei rivestimenti pavimentali di età romana realizzato nell ambito del Progetto Tess (cfr. GHEDINI, KIRSCHNER, RINALDI, TOGNON 2007; RINALDI 2007). 11 STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc. 4-5; per la documentazione dell Emilia Romagna: RUGGINI 1961, pp Cfr. MAGGI, PRENC 1991, cc Sui granai romani con pavimenti sopraelevati documentati nella Venetia, molto diffusi nei territori umidi, si veda BUSANA 2002, pp Si veda STUCCHI 1950, p. 6 (Lucinico); VERZÁR-BASS , p. 27 (Vidùlis); ANDREASSI, PRENC 1991, c. 257 (Carlino-loc. Planais). 14 BUORA 1988, cc Cfr. DEGRASSI, VENTURA 2001, pp (Monfalcone, loc. Tavoloni), pp (Monfalcone, loc. Randaccio). 16 Cfr. BERTACCHI, BERTACCHI 1988; DEGRASSI, VENTURA 2001, pp Cfr. DEGRASSI, VENTURA 2001, pp ; AURIEMMA, DEGRASSI, DONAT, GADDI, MAURO, ORIOLO, RICCOBONO 2008, p AURIEMMA, DEGRASSI, DONAT, GADDI, MAURO, ORIOLO, RICCOBONO 2008, pp , dove le vasche sono attribuite alla lavorazione del pesce. 19 DEGRASSI, VENTURA 2001, pp

10 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 491 luce di alcuni parametri che fonti scritte e documentazione archeologica indicano come significativi per comprendere le modalità di recezione e di rielaborazione dei modelli italici: secondo un impostazione ormai consolidata nello studio delle domus 20, si tratta cioè di ricercare i modelli concettuali a cui i domini aquileiesi possono essersi ispirati sia nel progetto architettonico generale, sia soprattutto nella realizzazione della pars urbana, dove più trovavano espressione implicazioni di carattere ideologico-culturale. Gli aspetti che verranno affrontati riguardano le aree scoperte, veri fulcri architettonici e funzionali degli edifici, la disposizione dei settori rustico-produttivi e di quelli residenziali, infine alcune caratteristiche planimetriche e decorative di questi ultimi. Si tratta di considerazioni preliminari stimolate dai recenti studi di sintesi condotti sull edilizia abitativa urbana di Aquileia e della Cisalpina, nell auspicio che, come per le domus di Aquileia, siano presto avviate indagini archeologiche programmate ed esaustive anche su alcune ville campione aquileiesi, scelte magari nell ambito dei settori dell agro già sottoposti alle ricerche topografiche e di superficie che da anni studiosi afferenti all Università di Trieste conducono in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per il Friuli Venezia Giulia e con altri centri di ricerca stranieri LA PLANIMETRIA DELLE VILLE: LE AREE SCOPERTE Tre sono gli schemi planimetrici più diffusi tra le ville rurali in area centroitalica: il modello base di fattoria mediterranea con settori rustici e residenziali gravitanti su una stessa area scoperta, quella in cui i due settori gravitano su distinte aree scoperte, oppure ancora, nell esempio della villa perfecta, quello in cui la pars urbana si incentra su un sistema assiale atrio/peristilio e la pars rustica su uno o più cortili rustici 22. Tre modelli che vennero progressivamente adottati, tra VI e III sec. a.c., nei rifacimenti della villa dell Auditorium, nel suburbio di Roma, probabilmente associati tra I e II fase ad un cambio di proprietà 23 (fig. 2). Il modello della villa con pars urbana ad atrio e/o peristilio, a cui fa esplicito riferimento Vitruvio 24, non trova attualmente riscontro nella documentazione aquileiese e ha rare attestazioni in tutta l Italia settentrionale (ricordiamo la prestigiosa villa di Varignano, sul litorale ligure di Portovenere) 25. Del resto, l indagine sistematica recentemente condotta sull edilizia residenziale urbana della Cisalpina ha documentato solo sporadiche attestazioni della domus ad atrio canonica (Rimini, Sarsina, Aosta), tutte databili entro l età augustea, pur riconoscendo più numerose applicazioni del sistema concettuale dell atrio, realizzato in forme ibride (ad esempio senza ali/tablino), che non superano la metà del I sec. d.c.: è evidente che solo i vertici delle comunità locali aderirono alla cultura abitativa di matrice centroitalica e limitatamente nella fase di formazione e sviluppo dell architettura domestica Lo sottolineano bene Pierre Gros (GROS 2001) e Francesca Ghedini (GHEDINI 2011) nei loro studi sull edilizia residenziale di età romana. 21 Di particolare rilevanza è il progetto di ricerca interdisciplinare che interessa il suburbio di Aquileia (cfr. MAGGI, ORIOLO 1999; MAGGI, ORIOLO 2008, pp ). 22 A questi tre modelli fanno riferimento il Rossiter (1978) e poi Carandini (1989), che ha raccolto una numerosa casistica soprattutto dal territorio vesuviano, oltre naturalmente alla villa di Settefinestre, esempio paradigmatico di villa perfecta. 23 La fattoria e la villa dell Auditorium Parlando delle case di campagna, dopo aver descritto la classica fattoria incentrata su una corte, Vitruvio aggiunge: Si quid delicatius faciundum fuerit, ex symmetriis, quae in urbanis supra scripta sunt, constituta ita struantur, uti sine impeditione rusticae utilitatis aedificentur (6, 6, 5). 25 SCAGLIARINI CORLAITA 1997, pp Lo Stucchi aveva riconosciuto anche in una delle problematiche ville scavate nel 700 da Michelle Della Torre nel territorio di Forum Iulii, quella di Bottenicco, lo schema a domus pompeiana (STUCCHI 1951, pp ). 26 Un ampia riflessione sulla diffusione dell atrio nell edilizia residenziale della Cisalpina (complessivamente 19 casi, tra canonici e ibridi, nell ambito delle 325 domus censite) si trova in BONINI 2011, pp

11 492 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN Fig. 2. Roma. Fattoria e Villa dell Auditorium. I fase: a.c.; II fase: a.c.; III fase: a.c.; IV fase: a.c. (da La fattoria e la villa dell Auditorium 2006). Tra le ville del territorio di Aquileia non risulta particolarmente diffusa nemmeno l articolazione base della fattoria, incentrata su una sola area scoperta. Tale schema costituisce senza dubbio quello più attestato nella X regio, con una particolare fortuna nelle ville (anche di notevoli dimensioni) del territorio veneto 27 e una notevole presenza tra le problematiche ville del Cividalese 28 e tra quelle 27 Le ville di S.Pietro in Cariano-Ambrosan, S.Maria di Zevio, Sossano, Straelle di Camposampiero, Roncaglia, Corte Cavanella, Marina di Lugugnana, forse quelle di S.Eusebio-La Corte, Borgoricco, Levada-Teson, oltre al complesso di Costabissara, tutte databili agli inizi del I sec.d.c., ad eccezione del più tardo edificio di Roncaglia (II d.c.). Cfr. BUSANA 2002, pp Le ville di Moimacco, Cividale, Firmano, Togliano, Premariacco. Cfr. STUCCHI 1951, pp , che parla di schema a U.

12 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 493 Fig Strazzonara (UD). I fase: I sec. d.c.; 2- Joannis (UD). I fase: I sec. d.c.; 3- Lucinico (GO). I-III sec. d.c.; 4- Ronchi dei Legionari (GO). I fase: I sec. a.c.; 5- Vidulis (UD). I-V sec. d.c. Planimetrie delle ville romane. Il retino grigio chiaro indica le aree scoperte, quello grigio medio i settori residenziali, quello grigio scuro i settori rustico-produttivi. In bianco sono gli ambienti indeterminati (rielaborazione grafica di C. Forin da BUSANA 2009 (1), STRAZZULLA RUSCONI 1979 (2), STUCCHI 1950 (3), DEGRASSI 2008 (4), VERZÁR-BASS (5).

13 494 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN istriane 29, ma anche nel territorio dell VIII regio 30. La variante a U di questo modello (con ambienti disposti su tre lati di una corte), è stata talora ipotizzata dagli studiosi per alcune ville aquileiesi (ad esempio per quelle di Joannis 31 e di Pavia di Udine 32 ), ma in realtà non è stata mai accertata archeologicamente. In alcuni casi è stata individuata parte di un area scoperta, su cui gravitano ora ambienti rustici Teor-loc. Pirin 33, ora residenziali Staranzano 34 (fig. 1.21) e Villesse 35 (fig. 1.24), ma si tratta di indagini troppo poco estese per poter trarre delle indicazioni di carattere planimetrico. Ci sembra invece che in più ville aquileiesi, nei progetti originari (databili tra I sec. a.c. e I sec. d.c.), sia possibile riconoscere la presenza di due corti distinte, su cui gravitano rispettivamente la parte urbana e quella rustica, separate da un muro divisorio o da alcuni ambienti: le ville di Strazzonara (fig. 3.1), di Joannis (fig. 3.2), di Lucinico 36 (fig. 3.3), di Ronchi dei Legionari (fig. 3.4) (dove le aree scoperte destinate al dominus erano più numerose, forse con un giardino anche nel settore sud-orientale, oltre il loggiato meridionale). Aree scoperte distinte dovevano essere presenti anche nella più tarda villa di Vidùlis (probabilmente organizzata a nuclei separati urbano a ovest, rustico a est già nella fase di prima età imperiale) (fig. 3.5). Un giardino dotato di una fontana-ninfeo, certo destinata al dominus, era presente anche nella villa di Carlino, loc. Planais, dove però le indagini hanno interessato una superficie limitata (400 mq). In nessun caso è possibile calcolare la superficie totale delle aree scoperte, ma le planimetrie suggeriscono dimensioni elevate (soprattutto per le corti rustiche), giustificate dalla disponibilità di spazio e dalle esigenze delle attività economiche (sostanzialmente agricoltura e allevamento, con trasformazione dei relativi prodotti). Volendo precisare alcune caratteristiche di queste corti, quelle urbane sono risultate talora fiancheggiate da portici (oltre che a Vidùlis, anche a Staranzano (fig. 7), Lucinico, Carlino-loc. Planais, forse a Strazzonara per il rinvenimento di una colonna), mentre tra le corti rustiche era certamente porticato solo il piccolo cortile tetrastilo settentrionale di Ronchi dei Legionari-III fase, ma non si può escludere altrove la presenza di tettoie lignee. I piani d uso erano preferibilmente rivestiti (in cotto, in ciottoli o in battuto di pietrisco), sia che vi gravitassero ambienti lavorativi (Ronchi dei Legionari, Joannis, Teor-loc. Pirin, Coseano, Vidùlis), che residenziali (Ronchi dei Legionari, Lucinico, Staranzano- II fase); solo nella corte con ninfeo di Carlino-loc. Planais è stata documentata una sistemazione a giardino. Se la presenza di un area scoperta interna, porticata/colonnata o meno, non costituiva un elemento distintivo dell abitazione romana di rango, non solo in ambito urbano (nella Cisalpina la domus a un solo cortile, porticato o meno, costituisce senza dubbio il modello più diffuso) 37, ma anche in quello rurale (dove peraltro l area scoperta rispondeva alle esigenze economiche) 38, ben più prestigioso si 29 Ad esempio, le ville di Monte Collisi, Barbariga, Sijana, Redeki, Saraja, il cosiddetto Castrum bizantino di Brioni Maggione (I fase). Cfr. MATIJAŠIC 1982, pp Ad esempio, le ville bolognesi di Cognento, S.Vitale di Calderara, Calcarata di Bentivoglio: cfr. GIORDANI 1988, pp ; ORTALLI 1994, pp In generale per le ville dell VIII regio: SCAGLIARINI CORLAITA STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc TAGLIAFERRI 1986, pp ; BUORA 1987, cc ; BUORA 1988, cc ; FASANO 1991, pp MAGGI, PRENC 1991, cc ; BUIATTI, GOMEZEL1991, c. 264; GOMEZEL 1991, pp SCRINARI 1955, cc VENTURA, MIAN 2006, cc ; VENTURA, MIAN 2007, pp STUCCHI 1950, pp. 1-9; STUCCHI 1948, pp Cfr. BONINI 2011, pp (domus a cortile porticato), (domus a cortile). 38 Sono tuttavia documentate anche piccole fattorie e case coloniche (estese tra i 50 e i 250 mq) prive di aree scoperte interne e spesso dotate di aree cortilizie esterne, per le quali non si ricava dalle fonti una precisa definizione terminologica (cfr. BUSANA 2002, pp per i casi documentati nel Veneto e alcuni confronti in ambito italico; ORTALLI 1994, pp , 195 per le fattorie bolognesi). `

14 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 495 Fig. 4. Monfalcone, loc. Collina della Punta (GO). I sec. a.c.-iii sec. d.c. Planimetria della villa. Il retino grigio chiaro indica le aree scoperte, quello grigio medio i settori residenziali, quello grigio scuro i settori rustico-produttivi. In bianco sono gli ambienti indeterminati (rielaborazione grafica di C. Forin da DEGRASSI, VENTURA 2001). configura, in città come nel territorio, il modello che prevede una moltiplicazione delle aree scoperte: esso consente infatti di separare il settore residenziale e quello rustico-produttivo, creando percorsi e spazi autonomi, da una parte per il dominus, la sua famiglia e i suoi ospiti, dall altra per gli addetti alla produzione/servizio. Lo conferma il fatto che, come per le domus 39, tale soluzione si riscontri nelle ville architettonicamente più impegnative. Dietro la varietà delle realizzazioni, la preferenza manifestata da parte dei domini aquileiesi per questo modello sembra quindi manifestare l adesione a una soluzione abitativa di prestigio culturale e sociale ispirata a modelli centro italici (dove è documentata sin dal V sec. d.c., con la II fase della villa dell Auditorium). Di contro, una serie di altre caratteristiche riscontrabili nelle ville aquileiesi sembra riconducibile a considerazioni di opportunità climatica. Ad esempio, la presenza, oltre che dei portici attorno alle aree scoperte, che potrebbero anche essere stati corridoi finestrati a garanzia di una minor dispersione di calore, anche di percorsi tutti interni agli edifici, con vani comunicanti tra loro o serviti da corridoi e vestiboli, ben documentati ad esempio nella villa di Ronchi dei Legionari e di Monfalcone-Collina della Punta (fig. 4) (cfr. infra): caratteristiche planimetriche riconosciute in tutta l edilizia domestica della Cisalpina 40. Analogamente, la netta prevalenza dei rivestimenti pavimentali, attestata nelle corti sia a carattere residenziale sia rustico, rivela uno stesso pragmatico adattamento alle caratteristiche climatiche del territorio Cfr. BONINI 2011, pp Per le ville si veda SCAGLIARINI CORLAITA 1997, pp , che attribuisce a motivi climatici anche la diffusione in Cisalpina di ampie sale riccamente decorate, che funzionalmente sostituiscono i peristili delle dimore dell Italia centromeridionale. 41 Un analoga tendenza è stata documentata nelle aree scoperte urbane della Cisalpina (cfr. BONINI 2011, pp , 54-55).

15 496 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN 3. DISPOSIZIONE DEI SETTORI RESIDENZIALI E RUSTICO-PRODUTTIVI La progettazione architettonica delle ville aquileiesi dimostra anche un attento studio della distribuzione delle funzioni: da un lato quella residenziale, dall altro quelle rustiche e più propriamente produttive. Le diverse soluzioni che si riscontrano sembrano tenere in considerazione aspetti climatici, geomorfologici e logistici, ma anche estetici. Nelle ville rurali, agli ambienti rustici e produttivi, identificati da pavimentazioni in terra battuta, in cementizio a base fittile e a commessi laterizi, ma fortunatamente talora anche da specifici apprestamenti, generalmente si cerca di garantire una buona e prolungata esposizione solare, come suggerito dalle fonti trattatistiche 42 : questo comporta soprattutto una diretta apertura sul cortile, con una netta predilezione per i versanti orientale e meridionale; ai settori residenziali, spesso di notevole estensione e decoro, risultano di conseguenza riservati generalmente i versanti settentrionale o occidentale 43. Tale disposizione si riscontra nelle ville di Joannis (fig. 3.2), di Strazzonara (fig. 3.1) e di Vidùlis (fig. 3.5), ribadita in tutte le trasformazioni edilizie a cui gli edifici furono sottoposti. Una grande attenzione è però riservata anche all efficienza pratica e logistica, che in caso di morfologia irregolare del terreno porta a preferire per i settori rustici e produttivi le aree a quota inferiore, riservando agli aspetti residenziali le aree più rilevate, che così godono peraltro di un migliore clima e di un buon potenziale visivo sulle attività economiche e sul territorio circostante: proprio questa seconda esigenza spiega la dislocazione anomala della pars rustica nelle ville di Lucinico (nel settore occidentale) (fig. 3.3) e di Ronchi dei Legionari (nel settore nord-occidentale) (fig. 3.4), situate su terreni in pendenza rispettivamente verso ovest e verso nord, in modo da favorire funzionalità logistica alla pars rustica e visione e clima migliori ai vani residenziali. Un discorso a parte va fatto per le ville costiere, frequentate dal I sec. a.c. al III d.c. 44. Tratti caratterizzanti di queste ville risultano l articolazione su terrazze rivolte verso il bacino d acqua, al quale accedevano tramite una darsena privata, la presenza di aree scoperte dotate di loggiati aperti verso il Lacus Timavi, sulle quali gravitano i numerosi ambienti residenziali e quelli di servizio: un modello che trova una diretta ispirazione nelle ville costiere dell Italia tirrenica. A una peculiare progettazione planimetrica, dove l amoenitas loci giocava un ruolo maggiore, fanno riscontro principi distributivi dei settori rustico-produttivi e di quelli residenziali analoghi a quelli evidenziati nelle ville rurali, ancora più accentuati dalla morfologia costiera: i primi vengono realizzati nella terrazza inferiore, collegata al bacino d approdo, in risposta ad esigenze economico-funzionali, mentre i numerosi ambienti residenziali si collocano sempre sulle terrazze superiori, dove si aprono loggiati, per godere del paesaggio e trarre i maggiori benefici dal clima. Un caso particolare è rappresentato dalla villa di loc. Collina della Punta (fig. 4), l unica indagata in modo pressoché totale, con ambienti disposti su tre lati di un unico cortile, di forma stretta e allungata in senso nord-sud, destinati al dominus nella metà settentrionale (residenziale a est e termale a ovest), al personale di servizio in quella meridionale (rustica a est e produttiva a ovest); tale cortile era fiancheggiato sul lato orientale da un portico o corridoio pavimentato in cotto, funzionale a mediare il rapporto tra cortile e vani residenziali (tutti preceduti da vestiboli) e a collegare questi ultimi con i vani di servizio meridionali. Forma e superficie dell area scoperta si distaccano decisamente dai cortili delle ville rurali, manifestando un rapporto diverso con l attività economica e il territorio circostante; 42 Indicazioni molto precise sull esposizione ottimale dei diversi vani rustici e produttivi sono fornite da Vitruvio e dagli autori de re rustica. Ad esempio, la disposizione nel settore più caldo del cortile è raccomandata per la cucina e per la stalla dei buoi (VITR. 6, 6, 1; VARRO rust. 1, 13, 1). 43 Tali criteri trovano ampi riscontri anche nell articolazione di numerose ville rurali del territorio veneto: S. Pietro in Cariano-Ambrosan, S. Maria di Zevio, Straelle di Camposampiero, Roncaglia, S.Eusebio-La Corte, Marina di Lugugnana (cfr. BUSANA 2002, pp ). 44 Per una più approfondita analisi di questi complessi si rimanda al contributo di V. Degrassi e R. Auriemma e a quello di P. Ventura nel presente volume.

16 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 497 attività che comunque era presente, come dimostra il rinvenimento del citato impianto per la produzione di olio, che venne previsto nel settore sudoccidentale, probabilmente in diretta connessione con l uliveto, mentre l approdo lagunare (dove è stata rinvenuta un imbarcazione per la navigazione in alto mare) era situato a nord, verso il lacus, presso il versante residenziale della villa. M. S. B. 4. ALCUNE OSSERVAZIONI SUI SETTORI RESIDENZIALI 4.1 Nuclei di ambienti autonomi e spazi riservati Per quanto riguarda i settori residenziali, la cui analisi è talora resa maggiormente efficace grazie alla coerenza tra il dato planimetrico e quello decorativo, ci limitiamo in questa sede a sottolineare alcuni elementi particolarmente significativi, soprattutto alla luce dei recenti studi sui contesti residenziali della Cisalpina e della stessa Aquileia. L analisi della pars urbana delle villae del territorio aquileiese ha consentito di rilevare o comunque di ipotizzare la presenza di alcuni modelli planimetrico-funzionali riconosciuti nell edilizia residenziale di tradizione centroitalica, dove vengono canonizzati e in seguito ripetutamente riproposti nell architettura privata urbana in ambiti geografici differenti. Particolarmente diffuso nel mondo romano appare l abbinamento di triclinio e cubicolo, ambiente quest ultimo caratterizzato da una connotazione ibrida, potendo essere destinato al riposo notturno ma anche al ricevimento di ospiti selezionati 45, come suggerisce il riferimento di Plinio il Giovane a cubicula nocturna e diurna mentre descrive la sua villa del Laurentino (Plin. Epist. 1, 3, 1; 2, 17, 10). Tale abbinamento, attestato a partire dal II sec. a.c. a Roma e Pompei 46, è stato riconosciuto anche ad Aquileia, ad esempio nella Casa del Pastore dall Abito singolare e nella Casa di piazza Capitolo 47. Una soluzione altrettanto nota è rappresentata dal nucleo costituito da tre ambienti, uno centrale di dimensioni maggiori (con funzione tricliniare) affiancato da due più piccoli (per un ricevimento più selettivo), direttamente aperto su uno dei lati della corte o collegato ad essa attraverso un corridoio/portico. Per quanto riguarda la presenza di tale blocco funzionale, è stato osservato come, nelle domus della Cisalpina, ricorra quasi esclusivamente in edifici databili tra la tarda età repubblicana e il I sec. d.c.: alcune attestazioni 48 riferibili a quest epoca si hanno ad Imola, nella Domus dell ex Convento di S. Domenico 49, a Brescia, nella Domus B del complesso di S. Giulia e nella Domus dell Istituto Arici (dove il nucleo tripartito è il risultato di rifacimenti inquadrabili tra il I e il II sec. d.c.), e infine nella stessa Aquileia, nella Casa sotto la Basilica 50. Entrambe le soluzioni vengono interpretate come appartamenti privati 51 laddove gli ambienti siano articolati intorno ad un area scoperta più piccola, o comunque secondaria, e localizzata in posi- 45 Per questa valenza è stata introdotta dalla critica la definizione di cubicoli d apparato (cfr. BUENO 2011, pp ). 46 ZACCARIA RUGGIU Attraverso l attenta analisi delle fonti e l eccezionale riscontro del dato archeologico rappresentato dalle domus pompeiane, l autrice argomenta il fatto che il nesso triclinio-cubicolo, assente nelle residenze romane arcaiche, compaia nel corso del II sec. a.c. come prodotto della penetrazione della luxuria asiatica e del mutare della natura e del significato del triclinio. 47 BUENO 2011, pp Un ulteriore esempio della combinazione di cubicolo e ambiente di rappresentanza è documentato nella Domus di Prato della Fiera a Brixellum. 48 RINALDI 2011, p. 70; GHEDINI, NOVELLO 2009, pp Da un braccio della corte si accedeva al blocco di rappresentanza costituito da una grande sala a T (10 x > 19 m) collegata a due vani laterali più piccoli (circa 10 mq). 50 La soluzione adottata prevede un ambiente centrale di dimensioni maggiori (inferiore ai 20 mq) e forma quadrata affiancato simmetricamente da due stanze da letto notevolmente più piccole (circa 6 mq); tale nucleo sembra affacciarsi sulla corte o atrio. 51 Cfr. MULÈ 2003, nell ambito dei contesti africani con relativa bibliografia. Nella Proconsolare la presenza di nuclei di ambienti interpretati come appartamenti risulta una peculiarità tipica soprattutto delle dimore aristocratiche di età imperiale e tardoantica.

17 498 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN zione appartata rispetto a quella centrale della casa, o risultino disimpegnati da un sistema di corridoi che ne garantisce in qualche modo un accesso filtrato e il carattere di riservatezza. Focalizzando ancora una volta l attenzione sul quadro cisalpino, è in particolare dalla città di Aquileia che ricaviamo uno dei pochi esempi di appartamento, nella Casa della Scena di Pesca, dove una serie di ambienti di soggiorno e una stanza da letto, riferibili al primo impianto dell edificio datato alla fine del I sec. a.c., si trovano in posizione appartata rispetto al nucleo centrale della casa, da cui sono raggiungibili attraverso un lungo corridoio che prolunga un lato del portico del peristilio 52. Tornando alle ville aquileiesi, tali soluzioni risultano purtroppo difficili da riconoscere in una situazione di già citata parzialità delle planimetrie, che non consente di posizionare i vani all interno dei percorsi di fruizione dell intero complesso e quindi di avanzare ipotesi interpretative sicure riguardo ai rapporti che intercorrevano sia tra i singoli vani, sia tra un nucleo di ambienti e il resto del settore residenziale. Un caso di particolare interesse è rappresentato dalla villa di Collina della Punta a Monfalcone (fig. 4), dove è forse riconoscibile l unica attestazione del modulo tripartito, costituito in questo caso dal triclinio 9 (5,30 x 4,55 m), situato in posizione centrale, affiancato a nord dall ambiente 6 (circa 18 mq), con medesima lunghezza e larghezza inferiore, e a sud dagli ambienti 11 (circa 15 mq) e 12 (circa 8 mq); va sottolineato che tale nucleo è preceduto dal lungo vestibolo 8, verosimilmente aperto sul corridoio 15, a garanzia, come accennato, di maggior riservatezza e di isolamento termico. Per quanto riguarda invece la combinazione triclinium-cubiculum, alcune ipotesi possono essere avanzate per le ville di Ronchi dei Legionari, di Staranzano e di Lucinico. Il caso più significativo, anche perché meglio documentato e studiato nella sua evoluzione edilizia, è quello di Ronchi dei Legionari 53 (fig. 5). Il primo impianto della villa, datato intorno alla metà del I sec. a.c. (fig. 5.1), prevede un settore residenziale articolato in una serie di ambienti affacciati sul lungo portico/loggiato 2 aperto verso sud: tra questi, avevano certamente destinazione residenziale il vano 3 (3,70 x 6,95 m), che rispetta i rapporti dimensionali del triclinio vitruviano (1:2), e il vano 4 (3,30 x 5 m), caratterizzati entrambi da un rivestimento in tessellato con pannello rettangolare in opus sectile. In età augustea vengono mantenuti in funzione il portico meridionale e gli ambienti 3 e 4, quest ultimo aperto in questa fase anche verso nord sulla corte 16 (fig. 5.2); contemporaneamente viene realizzato un nucleo di ambienti sul lato orientale della stessa corte, costituito dai vani 17 (circa 8 mq) e 18 (circa 12 mq), comunicanti tra loro e interpretati rispettivamente come vestibolo e cubicolo ad una alcova, sulla base delle caratteristiche planimetriche e decorative 54. Tali ambienti erano accessibili attraverso un piccolo corridoio ad L, collegato alla corte 16, mentre rimane dubbia l esistenza di un rapporto diretto dei vani con la corte. In età augustea quindi il settore residenziale della villa a noi noto viene ampliato con l inserimento di un nucleo di ambienti riservati, anche se la parzialità della planimetria non consente di comprendere a pieno i percorsi di fruizione e quindi definirne il grado di riservatezza. Appare tuttavia piuttosto evidente un adesione intenzionale, sia planimetrica che decorativa, al modello centroitalico del cubicolo preceduto da vestibolo, con l inserimento in questo caso di un corridoio che sembra assolvere una funzione di schermatura degli spazi riservati all interno dei percorsi 52 BUENO 2011, pp ; GHEDINI, NOVELLO 2009, p Un altro esempio tra i più evidenti di questo tipo di soluzione è restituito dalla Villa della Consolata ad Augusta Praetoria, dove è stato interpretato come appartamento un nucleo di vani databile alla fine del I sec. a.c., costituito da un piccolo corridoio collegato a due cubicoli. 53 Cfr. DEGRASSI 2008, pp Si veda anche il contributo di M. Cecada, V. Degrassi, G. Mian, F. Pieri nel presente volume. 54 La decorazione del cubicolo 18 è bipartita, con rivestimento pavimentale in tessellato con riquadro al centro e settore dell alcova pavimentato in tessellato monocromo bianco, e conserva le tracce dei pilastri che affiancavano il letto e sostenevano verosimilmente una copertura a volta; il vano era preceduto dal vestibolo 17, pavimentato in tessellato con pannello rettangolare a decorazione geometrica. L identificazione delle stanze da letto risulta generalmente molto difficoltosa data la rarità con cui si conservano indicatori funzionali di tipo architettonico-planimetrico o decorativo. Sull interpretazione e la polifunzionalità degli spazi riservati cfr. BUENO 2011, pp e nota 36.

18 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 499 Fig. 5. Ronchi dei Legionari (GO). Planimetria della villa romana. I fase: metà I sec. a.c.-inizi I sec. d.c.; II fase: età augustea; III fase: metà I-inizi II sec. d.c.; IV fase: II-III sec. d.c. Il retino grigio chiaro indica le aree scoperte, quello grigio medio i settori residenziali, quello grigio scuro i settori rustico-produttivi. In bianco sono gli ambienti indeterminati (rielaborazione grafica di C. Forin da DEGRASSI 2008).

19 500 MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN Fig. 6. Ronchi dei Legionari (GO). Rivestimenti pavimentali in tessellato degli ambienti 17 e 18, realizzati in età augustea e unificati in una fase intermedia IIIB (da MASELLI SCOTTI 2008). residenziali e costituisce allo stesso tempo un ottima soluzione per l isolamento termico 55. Successivamente, tra il I e il II sec. d.c., al cubicolo 18 viene affiancato il più grande ambiente 20 (5 x 4 m), accessibile dalla corte rustica 25 (mentre è incerta l esistenza di un apertura sulla corte 16), la cui funzione tricliniare è suggerita dallo schema con riquadro in posizione eccentrica del tessellato (fig. 5.3). L ulteriore ampliamento del blocco funzionale di età augustea potrebbe testimoniare l intento del padrone di casa di creare un rapporto stretto tra la sfera conviviale, legata al banchetto e al ricevimento degli ospiti, e quella più intima e meno accessibile degli spazi riservati; la relazione planimetrica che in questa fase si crea tra cubicolo e triclinio costituisce infatti un blocco di rappresentanza che acquista sempre maggiore autonomia funzionale. La situazione varia nuovamente in occasione di un parziale rifacimento della villa attuato nel II-III sec. d.c. (fig. 5.4), che prevede il mantenimento in uso della sala 20, il cui accesso dalla corte 25 viene però obliterato, e la realizzazione, a spese dei precedenti vani 17, 18 e 19, di un nuovo nucleo costituito dagli ambienti 33, 34 e (fig. 6). Il nuovo ambiente 33, di forma quadrangolare (circa 25 mq), è pavimentato in tessellato policromo con pseudoemblema a decorazione geometrica ancora una volta in posizione eccentrica a suggerirne una destinazione come triclinio aperto verso la corte ; al vano 33 vengono 55 Nelle domus della Cisalpina sono documentati esempi di ambienti riservati separati dalla corte attraverso un corridoio o un anticamera nella Domus B di via Settabile di Este e nella Casa presso l Istituto Arici a Brescia (cfr. BUENO 2011, pp ). 56 In una fase intermedia IIIB è documentata l unificazione dei vani 17 e 18 e dei rispettivi pavimenti, con la messa in opera di una fascia in tessellato nero: questa superficie sarà successivamente interessata dal vano Il rivestimento dell ambiente 33 risulta particolarmente degno di nota in quanto costituisce un esempio ragguardevole nel territorio della rielaborazione originale di modelli centroitalici da parte delle maestranze aquileiesi (cfr. CLE- MENTI 2005).

20 LE VILLE ROMANE NEL TERRITORIO DI AQUILEIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALL ARTICOLAZIONE E ALL USO DEGLI SPAZI 501 Fig. 7. Staranzano (GO). Planimetria della villa romana. I fase: fine I sec. a.c.-i sec. d.c.; II fase: II sec. d.c. Il retino grigio chiaro indica le aree scoperte, quello grigio medio i settori residenziali (rielaborazione grafica di C. Forin da SCRINARI 1955). affiancati a nord-est i due piccoli ambienti quadrati 35 (circa 9 mq), poco noto, e 34 (circa 8 mq), pavimentato inizialmente in cotto, poi in tessellato bicromo con riquadro centrale a decorazione geometrica, e caratterizzato dalla presenza di suspensurae che potrebbero riferirsi ad un sistema di riscaldamento o di deumidificazione (cfr. infra). Quest ultimo vano comunicava direttamente con la sala 33, attraverso cui riceveva la luce proveniente dalla corte 16, ed era collegato al settore meridionale attraverso il corridoio 32. Tale soluzione sembra riproporre ancora una volta l associazione triclinium-cubiculum, avvalorata dalla posizione interna del cubicolo 34, a garanzia di una maggior riservatezza e di un accesso selezionato. Va sottolineato come la scelta dello schema decorativo con riquadro centrale adottato in questa fase risulti piuttosto generica e meno vincolante in chiave funzionale, in linea con quanto riscontrato nello sviluppo delle soluzioni stilistiche di cubicoli e triclini nelle domus della Cisalpina in età medio-imperiale 58. Anche nelle ville di Staranzano (nell impianto originale di I sec. d.c. e nel rifacimento del secolo successivo) (fig. 7) e di Lucinico (I-III sec. d.c.) (fig. 3.3) i tre ambienti residenziali messi in luce si configurano come nuclei autonomi, separati dai vani adiacenti attraverso un corridoio di disimpegno e gravitanti sull area scoperta tramite un portico o corridoio, verosimilmente funzionale a garantire maggior riservatezza e a ridurre la dispersione del calore, soprattutto a Lucinico, dove i vani minori erano riscaldati. In entrambi i casi le ville sono state indagate per una superficie piuttosto ridotta, per cui, ancora una volta, non è stato possibile ricostruire i percorsi che collegavano gli ambienti in questione agli altri spazi destinati alla fruizione del dominus all interno della villa. Dall osservazione delle planimetrie sembra tuttavia emergere il carattere di riservatezza di questi nuclei architettonici, che si collocano nei settori marginali delle ville. A Staranzano, oltre il portico 5, che delimita a est l area scoperta 4, si dispongono paratatticamente due piccoli ambienti (1: circa 10 mq e 2: circa 11 mq, il primo pavimentato in tessellato bicromo con pseudoemblema a scacchiera) e un vano meridionale più grande (3: circa 18 mq nell impianto originario, circa 32 mq dopo l ampliamento avvenuto nel corso del II sec.) 59 ; tale nucleo risulta definito sui lati orientale e meridionale dagli spessi muri perimetrali contraffortati dell edificio, mentre a nord da un piccolo corridoio che isola l intero nucleo dal restante sviluppo settentrionale del complesso. Il passaggio dalla prima alla seconda fase a Staranzano comporta un espansione degli spazi abitativi 58 Cfr. il contributo di T. Clementi in CLEMENTI, RINALDI, NOVELLO, BUENO 2009 e CLEMENTI L ambiente 3, che nella I fase presenta una più modesta pavimentazione in cementizio, nel corso del II secolo viene notevolmente ampliato (2,5 m) verso sud e dotato di un nuovo rivestimento a cubetti di cotto e pseudoemblema in tessellato con decorazione a scacchiera. La soluzione decorativa che prevede un pannello musivo centrale di forma quadrata, utilizzata soprattutto in sale quadrangolari, si riscontra nelle abitazioni private della prima età imperiale localizzate in particolar modo nella Cisalpina orientale (RINALDI 2011, p. 81).

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