Università: Ricerca e Innovazione
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1 7 Intervento dal titolo Università: Ricerca e Innovazione A cura di Prof. Silverio Bolognani Prorettore con delega per la Ricerca dell Università di Padova
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3 9 Premessa Si coglie l occasione di questo Convegno sul tema La domotica per la sicurezza per illustrare il ruolo dell Università nella ricerca e nell innovazione industriale, attraverso la descrizione delle modalità e degli strumenti per la collaborazione Università-Imprese. L argomento è di valenza generale, non necessariamento collegato alla domotica, ma quest ultima, in rapida evoluzione e ambiziosa di continui progressi, stimola una discussione su questo tema, comunque di grande attualità. La ricerca è alla base dell innovazione, cioè di quel processo che parte da una scoperta o da un invenzione (momento di passaggio dalla non conoscenza alla conoscenza), per giungere ad un risultato avente valore economico/ sociale, risultato prima inesistente oppure già presente ma per il quale si sono individuati processi di produzione più economici o energeticamente più efficienti ovvero capaci di apportare al prodotto o servizio caratteristiche superiori. Per una maggiore comprensione di quanto qui di seguito discusso, si ritiene necessario definire preliminarmente le diverse tipologie della ricerca, precisandone le peculiari caratteristiche e le finalità. La ricerca di base o fondamentale è l attività volta alla comprensione dei principi e dei meccanismi che sono alla base dei fenomeni di interesse, senza necessariamente fare riferimento a specifiche applicazioni, prodotti, processi produttivi o servizi. E un attività che richiede perseveranza, continuità, persistenza del gruppo di ricerca. Anche in presenza di questi fattori positivi, rimane l attività di ricerca a più alto rischio di insuccesso. Non avendo, come detto, una immediata ricaduta applicativa deve essere sostenuta da fondi e da risorse, pubbliche o private, ad essa specificatamente dedicate, nell ottica di un investimento con ritorno a medio e lungo termine. Università ed Enti di ricerca in tutto il mondo si dedicano alla ricerca di base, non ovunque con la stessa energia e la stessa disponibilità di mezzi. L Università di Padova ha finanziato 2 anni fa con 10 milioni di euro i costi della ricerca di 10 progetti strategici e una seconda tornata di 6 milioni di euro è in fase di preparazione. Non risulta che altre Università italiane abbiano programmi di ricerca così importanti. Purtroppo l Italia è uno dei paesi sviluppati ove meno si investe in ricerca di base e ciò ci costringe ad un ruolo di inseguimento e di sudditanza scientifici e tecnologici. Eppure le occasioni e le condizioni per sviluppare una primaria ricerca di base ci sono state e ancora ci sono: si pensi ai campi delle telecomunicazioni, della fisica nucleare, della biologia, della medicina ecc. ove prestigiosi ricercatori italiani, anche riconosciuti infine con premi Nobel, hanno avviato i loro studi in Italia, ma hanno presto continuato per necessità le loro attività all estero, lasciando conseguentemente i principali frutti della loro
4 10 ricerca alle nazioni ospitanti. Il mondo industriale italiano è poco dedito alla ricerca di base, tolte alcune poche imprese (in genere di grosse dimensioni), le sole dotate di strutture e di personale dedicato a questo scopo. La ricerca applicata è l attività volta all acquisizione di nuove conoscenze direttamente utili alla messa a punto di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi, oppure all introduzione di sostanziali miglioramenti qualitativi nei prodotti, processi produttivi o servizi esistenti (ricerca industriale) o alla traduzione dei risultati della ricerca industriale in un piano, progetto o disegno funzionale alla realizzazione di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi, oppure al sostanziale miglioramento qualitativo degli stessi, ivi compresa la realizzazione di prototipi (sviluppo sperimentale). Per le Università e gli Enti di ricerca, la ricerca applicata è uno strumento essenziale per instaurare collaborazioni con il mondo delle imprese e per acquisire le necessarie risorse da dedicare alla ricerca di base. Anche gli enti industriali svolgono ovviamente ricerca applicata, spesso in Italia solo nella forma di sviluppo sperimentale, in qualche caso perfino solo sulla base di un trasferimento tecnologico, trasferimento delle conoscenze e dei risultati delle ricerche tra enti di ricerca e sistema produttivo al fine di favorire l introduzione di innovazioni tecnologiche. Alla luce anche di quanto sopra esposto si intuisce che il livello di collaborazione in Italia fra Università/Enti di ricerca e Imprese è in genere riservato alle attività di ricerca più applicative, è non sistematico, ma pur tuttavia è presente e in continua crescita negli ultimi 20 anni. Per esempio il bilancio dell Università di Padova del 2009 vede i finanziamenti per la ricerca provenire per il 25% da soggetti privati (sostanzialmente contratti di ricerca; nel 2005 la stessa percentuale era il 10%), per il 19% da enti pubblici, 12% dalla UE e per il 44% da fondi propri dell Ateneo (e meno dell 1% dal MIUR!). Le ragioni che ancora frenano una più ampia e sinergica collaborazione Università-Imprese, a vantaggio anche dell innovazione industriale, sono molteplici, da una parte e dall altra. Vi sono ragioni strutturali: le aziende in Italia, e nel Veneto in particolare, sono in genere di piccole dimensioni, che difficilmente possono sostenere attività di ricerca a sé stanti staccate dall attività produttiva, preferendo mantenere una posizione primaria sul mercato sfruttando la loro dinamicità, la prontezza di risposta, ed anche la qualità del prodotto e del servizio che a volte sono perfino eccezionali. Nell Università/Enti di ricerca i tagli continui alle risorse e al personale e i vincoli pesanti al reclutamento dei collaboratori alla ricerca rendono sempre più difficile fornire un servizio a sostegno della ricerca capillare ed esteso sul territorio. Vi sono anche ragioni economiche: la ricerca è un investimento a medio e lungo termine i cui costi possono essere sostenuti da aziende di adeguate dimensioni ovvero in presenza di programmi di sostegno alla ricerca e all innovazione
5 11 che dovrebbero presentare sufficiente consistenza e continuità temporale, oltreché attenta verifica finale dei risultati raggiunti. Infine vi sono ragioni culturali: molte aziende venete sono nate come spin-off di aziende operanti sul territorio, sullo spinta di specifici prodotti promettenti o competenze di spicco, e pertanto operano in un contesto spesso ristretto da queste caratteristiche congenite. Un ruolo significativo per superare questi ostacoli potrebbe e dovrebbe essere giocato dalle amministrazioni pubbliche e dalle associazioni di categoria, che dovrebbero farsi propomotori di attività di ricerca su tematiche strategiche. Anche la costituzione di reti industriali per l innovazione cosente di raggiungere quella massa critica sufficiente per affrontare progetti di ricerca di levatura anche internazionale. Vi sono efficienti strumenti di collaborazione Università-Imprese, adeguati al livello qualitativo e quantitativo dei progetti o programmi di ricerca che si volessero avviare e condurre insieme. E stato recentemente siglato un accordo fra Università di Padova e Confindustria Veneto, con il supporto della Regione, per attivare l Apprendistato in alta formazione per Dottorato di ricerca con lo scopo di favorire l inserimento dei dottori di ricerca nelle imprese. I dottorandi sono assunti dalle aziende con un contratto di 4 anni e durante tale periodo seguono un corso di dottorato, operando su una tematica di ricerca concordata con l azienda, lavorando anche nei laboratori di ricerca dell azienda, e frequentando in Università le attività formative richieste per acquisire il titolo di Dottore di ricerca (che è un titolo di studio con valore legale). Uno strumento similare è il Dottorato a tema vincolato adatto anche ad aziende non dotate di proprie risorse personali e strumentali per la ricerca. L azienda sostiene i costi di un triennio di studi per un dottando che ancora opera, principalmente in Università, su un tema di ricerca concordato. In questo come nel precedente caso, un rappresentante dell azienda è coinvolto nella gestione del percorso di dottorato. La stipula di Contratti di ricerca e consulenza è la forma più comune di collaborazione Università-Imprese. Con un contratto con l Università, l azienda chiede ad un gruppo di ricerca lo svolgimento di uno specifico progetto, dettagliato da un piano di lavoro, a fronte di un compenso concordato sulla base dell impegno strumentale e di personale e delle difficoltà dello studio. Altre forme di collaborazione includono l esecuzione di prove e misure, la partecipazione a consorzi di ricerca nel contesto di progetti nazionali o internazionali, il sostegno ai costi di giocani studiosi ecc. Un discorso specifico va fatto con riferimento all investimento sui giovani. L Italia dispone di un parco di laureati e dottori di ricerca fra i migliori del mondo, molto apprezzato all estero (la cosidetta fuga dei cervelli ne è la prova). Si lamenta che le Università italiane non compaiano nei primissimi posti nelle
6 12 classifiche internazionali che ognitanto vengono pubblicate, ma non si ricorda che quelle graduatorie comprendono migliaia di università e quelle italiane sono comunque nel primo 5-10% della gradutoria. Ed inoltre le graduatorie non riguardano la qualità della formazione, ma sono compilate sulla base della qualità dei servizi e dell immagine delle diverse università. Per un recente bando per il finaziamento di 1 milione di euro cadauno a 300 progetti da parte dell European Research Council, su oltre 9000 domande, 1600 provenivano dall Italia (il gruppo nazionale più numeroso). Sui 300 vincitori gli Italiani erano 35 (secondi dopo i 40 Tedeschi) e dei 53 vincitori a pieni voti 9 erano Italiani (ancora il gruppo nazionale più numeroso). La nota negativa è che la maggioranza dei vincitori italiani sono stati costretti a segliere una sede estera per svolgere la loro ricerca. E compito dell Università e del mondo produttivo, con il sostegno convinto e fattivo delle nostre amministrazioni e ancora della associazioni di categoria, quello di creare condizioni accattivanti e riconoscenti per i giovani laureati e dottori di ricerca, comparabili con quelle offerte loro all estero, così da attenuare la fuga dei cervelli (che peraltro ha anche degli aspetti positivi) ovvero di compensarla con l attrazione di giovani studiosi stranieri di eccellenza. L Università di Padova, fra le poche in Italia, ha attivato percorsi di formazione alla ricerca post-dottorale che prevedono anche il sostegno a progetti di ricerca proposti dagli stessi giovani studiosi, e sta partendo anche una nuova iniziativa per attirare giovani studiosi stranieri. In questo modo e con la ferma convinzione che la ricerca è una risorsa preziosissima per lo sviluppo e l innovazione nel nostro Paese e che possiamo giocare un ruolo importante per essa, si contrasta la crescente disaffezione verso la cultura e la scienza, che in modo serpeggiante colpisce sia gli studenti che i docenti e i ricercatori, non sempre protratti, con spirito compattivo, al raggiungimento del miglior risultato.
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