Legislatura 16 ATTO CAMERA. INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE : 5/03765 presentata da MARIANI RAFFAELLA il 10/11/2010 nella seduta numero 393

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1 Camera dei Deputati Legislatura 16 ATTO CAMERA Sindacato Ispettivo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE : 5/03765 presentata da MARIANI RAFFAELLA il 10/11/2010 nella seduta numero 393 Stato iter : IN CORSO COFIRMATARIO GRUPPO DATA FIRMA BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 IANNUZZI TINO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 MORASSUT ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 BOCCI GIANPIERO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 ESPOSITO STEFANO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 GINOBLE TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 MARANTELLI DANIELE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 MOTTA CARMEN PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 VIOLA RODOLFO GIULIANO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2010 Assegnato alla commissione : VI COMMISSIONE (FINANZE) Ministero destinatario : MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE Attuale Delegato a rispondere : MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI, data delega 10/11/2010 Fasi dell'iter e data di svolgimento : MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/11/2010 Pagina 1 di 6

2 presentata da TESTO ATTO Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione RAFFAELLA MARIANI mercoledì 10 novembre 2010, seduta n.393 MARIANI, BRAGA, IANNUZZI, MORASSUT, BENAMATI, BOCCI, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, MARANTELLI, MARGIOTTA, MOTTA, REALACCI, VIOLA e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: nella XV legislatura sono state varate alcune significative misure per fronteggiare il disagio abitativo; in particolare, il programma nazionale di edilizia residenziale pubblica, elaborato dal tavolo di concertazione generale sulle politiche abitative, ha elaborato proposte largamente condivise da tutti gli operatori del settore, e ha determinato la ricognizione delle risorse presenti nel bilancio a legislazione vigente per l'edilizia sociale, con lo stanziamento di risorse aggiuntive per sperimentare strumenti finanziari innovativi, come i fondi immobiliari; l'edilizia residenziale pubblica dal 2007 non riceve nuove risorse pubbliche per investimenti in alloggi sociali e per la ristrutturazione e la riqualificazione del patrimonio esistente; la domanda di alloggi «sociali» si sta allargando a dismisura fino a ricomprendere categorie e famiglie che fino a poco tempo fa non potevano essere definite in condizione di bisogno: il problema abitativo riguarda oggi non solo gli indigenti, ma anche una parte consistente delle famiglie con reddito medio-basso che non hanno i requisiti per ottenere un alloggio a canone sociale, né un reddito sufficiente per sostenere un affitto di mercato o accedere un mutuo; con la crisi economica e finanziaria, crescono i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari; secondo dati dei tribunali, nell'ultimo triennio, i pignoramenti di immobili risultano aumentati del 60,5 per cento, le abitazioni all'asta sono più di 130 mila; il mutuo assorbe in media il 33 per cento del reddito familiare; il blocco del mercato del lavoro, i licenziamenti e la diminuzione del reddito (per cassa integrazione e mobilità) costringono molte famiglie all'insolvenza nei contratti di mutuo e di affitto; anche la mobilità «sociale» determinata dalle separazioni di fatto e legali quasi raddoppia il fabbisogno di immobili, in particolare di alloggi sociali per soggetti a basso reddito; appare evidente l'esigenza di accelerare la realizzazione di alloggi sociali e di ampliare l'offerta di abitazioni in affitto a canoni «sostenibili»; le risorse indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 luglio 2009, di attuazione del piano nazionale di edilizia abitativa, sono pari a 150 milioni di euro per la costituzione di un sistema di fondi immobiliari per alloggi sociali, e a 200 milioni di euro per la realizzazione di interventi di competenza dell'edilizia residenziale pubblica o dei comuni; si tratta, in entrambi i casi, di risorse già previste dal precedente Governo nel programma straordinario di edilizia residenziale pubblica approvato con decreto ministeriale del 28 dicembre 2007; si registra, peraltro, una netta decurtazione di fondi; nel programma straordinario citato i fondi inizialmente stanziati erano infatti pari a 550 milioni di euro; nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del luglio 2009 nessun finanziamento è previsto per l'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica; Pagina 2 di 6

3 per fronteggiare la scarsità di risorse degli enti di edilizia residenziale pubblica per nuovi investimenti e manutenzione del patrimonio residenziale, appare urgente quantomeno alleggerire il prelievo fiscale che grava su detti enti, sia mediante detassazione del reddito da canoni di edilizia residenziale pubblica, sia mediante riduzione del prelievo che grava sugli introiti derivanti da alienazione degli alloggi sociali, sia mediante incentivi fiscali al recupero e alla riqualificazione degli alloggi; il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 22 aprile 2008 emanato in attuazione della decisione 2005/842/CE della Commissione europea relativo all'applicazione dell'articolo 86, paragrafo 2, del Trattato CE agli aiuti di Stato, che prevede forme di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi d'interesse economico generale, ha definito «alloggio sociale» l'unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato; la citata decisione consente espressamente ai soggetti che gestiscono servizi d'interesse economico generale - tra questi, in particolare, gli enti di edilizia popolare che forniscono alloggi a cittadini svantaggiati o gruppi sociali più svantaggiati - di ricevere un sostegno finanziario dallo Stato destinato a coprire interamente o in parte i costi specifici relativi agli obblighi di servizio pubblico; tale compensazione deve essere commisurata ai costi effettivamente sostenuti dall'ente per l'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, tenendo conto dei relativi introiti nonché di un margine di utile ragionevole; in Italia, nessuna compensazione è prevista per gli enti che gestiscono l'edilizia residenziale pubblica, né agevolazioni fiscali compensative per favorire nuovi investimenti o la manutenzione del patrimonio abitativo di detti enti; gli enti di edilizia residenziale pubblica ex IACP comunque denominati, subiscono tuttora un'imposizione diretta e indiretta del tutto equivalente a quella che incide sull'edilizia privata a destinazione abitativa; tali enti sono pertanto costretti a coprire con gli esigui canoni sociali - pari, in media, a circa 75 euro - tutti i costi, compreso l'ingente prelievo fiscale, come un'impresa che opera sul libero mercato e beneficia di introiti da locazione e da vendita di immobili residenziali dal mercato liberamente determinati; secondo la Relazione sulla gestione dell'edilizia residenziale pubblica, elaborata dalla sezione delle autonomie della Corte dei conti, la combinazione di canoni ridotti con tassi di morosità che arrivano a superare il 50 per cento fa si che i costi per spese di manutenzione e gestione a carico degli enti proprietari siano spesso superiori ai flussi di risorse in entrata; gli enti si trovano costretti a mantenere la funzionalità e il decoro degli alloggi con risorse del tutto insufficienti, e a fronteggiare le legittime sollecitazioni di nuove costruzioni e di ristrutturazione di alloggi oggi non accessibili; la vendita degli alloggi di edilizia sociale, più volte prospettata come soluzione per reperire nuove risorse da destinare a nuovi investimenti nel settore, considerata l'esiguità dei prezzi di vendita degli immobili offerti agli assegnatari, costringe a vendere almeno quattro alloggi sociali per ottenere risorse sufficienti a costruirne uno; secondo dati della Corte dei conti, in dodici anni, dal 1993 al 2005, le Regioni hanno alienato 140 mila alloggi ex-iacp, realizzando un'entrata di 3,5 miliardi di euro, con una media di 25mila euro ad alloggio; tali dismissioni, nel medesimo periodo, hanno determinato un ridimensionamento del 17 per cento del patrimonio immobiliare iniziale che aveva un valore stimato pari a circa 20 miliardi di euro; i vantaggi acquisiti dai nuovi proprietari (già beneficiari, per anni, dell'alloggio a canone sociale) compromettono pertanto le possibilità di accesso agli alloggi Pagina 3 di 6

4 sociali di nuovi inquilini che avrebbero tutti i requisiti per poter ottenere una casa a canone sociale; una possibilità contrastata anche dal fenomeno delle occupazioni abusive, che interessano non meno di 40 mila alloggi (circa il 5 per cento del totale); nonostante il 3 per cento dei nuclei familiari assegnatari non abbia più, oggi, i requisiti per avere un alloggio sociale, sia lo sfratto degli abusivi che l'accertamento dei requisiti reddituali non possono essere effettuati dagli enti gestori, che si trovano a sostenere anche i costi derivanti dalla gestione di condomini «misti» formati in parte da assegnatari ERP e in parte da persone divenute proprietarie dell'alloggio; questa condizione impegna gli enti proprietari in onerosi interventi deliberati dall'assemblea di condominio; gli enti proprietari di alloggi sociali devono affrontare spese molto elevate per la manutenzione del patrimonio, in molti casi fortemente degradato e non adeguato ai regolamenti edilizi e alle norme sulla sicurezza, e per interventi necessari all'assegnazione degli alloggi a nuovi inquilini e conseguenti ad occupazioni abusive; gli Istituti autonomi case popolari ex IACP comunque denominati o trasformati sono soggetti IRES ai sensi dell'articolo 73 comma 1, lettera b) del TUIR e, come tali, esclusi dalla possibilità di fruire della detrazione sulla ristrutturazione del patrimonio edilizio del 36 per cento riservata unicamente agli immobili ad uso abitativo in proprietà di soggetti Irpef; parimenti, risultano esclusi anche dal beneficio delle detrazioni del 55 per cento) sulle riqualificazioni energetiche, in quanto gli alloggi sociali sono fiscalmente classificati come «beni merce» (e come tali esclusi dalle agevolazioni sulle riqualificazioni energetiche che sono riservate agli immobili residenziali o strumentali); nonostante l'emergenza abitativa renda necessario recuperare, per la locazione sociale, almeno alloggi nell'immediato, ora non abitabili - anche in vista dell'imminente scadenza del blocco degli sfratti - gli enti proprietari e gestori non possono pertanto beneficiare di alcuna agevolazione fiscale per il recupero e la riqualificazione di tali alloggi; i canoni di locazione degli alloggi sociali, non sufficienti a coprire i costi di un'efficiente gestione dell'edilizia residenziale pubblica, sono regolati da leggi regionali che si applicano in modo indifferenziato al patrimonio immobiliare indipendentemente dal fatto che questo sia di proprietà degli enti gestori, o degli enti locali del territorio di riferimento, con significative sperequazioni: sulle entrate da canoni derivanti dal patrimonio di proprietà degli Enti locali non grava l'imposta IRES che invece incide tutti gli altri enti; si viene così a creare una disparità di trattamento fiscale su un identico servizio e quindi su un identico sistema di entrate da canoni; nello schema di decreto legislativo 4 agosto 2010, che detta disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale, in attuazione delle legge delega n. 42 del 2009, e nella relazione concernente il quadro generale di finanziamento degli enti territoriali e la struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, presentata dal Ministro dell'economia e delle finanze, il 30 giugno 2010, si prevede la «devoluzione» a favore dei comuni del gettito delle imposte erariali sugli immobili e, in una fase successiva, di raggruppare i tributi che gravano sul comparto immobiliare in un unico tributo (Imup), nell'intento di semplificare il sistema di tassazione sugli immobili, escludendo la prima casa e introducendo la cedolare secca sugli affitti; le imposte attribuite ai comuni da tale decreto legislativo, sono imposte vigenti quali l'imposta di registro e di bollo sugli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà dei beni immobili o di altro diritto reale; l'imposta di registro e di bollo sui contratti di locazione di immobili residenziali qualora il Pagina 4 di 6

5 locatore non eserciti attività d'impresa o sia un ente commerciale; l'imposta ipotecaria e catastale (esclusi gli atti soggetti ad Iva); l'irpef per la parte relativa ai redditi da fabbricati residenziali (al netto della nuova imposta sui canoni di locazione); i tributi speciali catastali; le tasse ipotecarie; l'imposta sostitutiva sui canoni di locazione di fabbricati residenziali, di nuova istituzione, che non sostituisce l'attuale sistema di tassazione dei canoni; la novità più rilevante del federalismo «municipale» è l'introduzione di un'imposta sostitutiva sui canoni di locazione dei fabbricati a uso abitativo ad esclusivo beneficio dei proprietari di immobili residenziali (non di altre tipologie di immobili) dati in locazione, su contratti in vigore e su contratti nuovi, in alternativa al regime ordinario che prevede l'inclusione del canone nel reddito complessivo Irpef (più relative addizionali regionali e comunali) e del pagamento dell'imposta di bollo; tali proprietari avranno la possibilità di optare per un sistema di tassazione del reddito da locazione di immobili residenziali particolarmente favorevole: una imposizione proporzionale, nella forma di cedolare secca, con aliquota del 20 per cento; il beneficio non si applica a locazioni concesse per l'esercizio di un'attività di impresa o di arti e professioni oppure effettuate da enti commerciali; a partire dal 2014 la cedolare secca sostituisce anche l'imposta di registro sul contratto di locazione, con l'eccezione delle abitazioni ubicate nei comuni ad alta tensione abitativa; il beneficio fiscale così concesso è particolarmente vantaggioso per i «grandi proprietari ad alto reddito»; nonostante tale radicale riforma della tassazione degli immobili, nessun beneficio fiscale è previsto - per i grandi proprietari a reddito basso - o bassissimo - da immobili come gli ex IACP; l'imposizione proporzionale, nella forma di cedolare secca, con aliquota del 20 per cento, di nuova introduzione, non si applica infatti alle locazioni di alloggi sociali; a questi continua ad applicarsi - secondo il decreto di attuazione del federalismo - anche l'imposta di registro sul contratto di locazione, incorporata invece nella cedolare secca del 20 per cento per i proprietari privati di immobili residenziali; il nuovo sistema appare dunque del tutto iniquo e sperequato; anche la prevista nuova imposta comunale sugli immobili (Imup) che, secondo il decreto sul federalismo municipale, dovrà sostituire le imposte erariali sugli immobili devolute ai comuni soppresse dalla riforma, dovrebbe applicarsi in modo indifferenziato anche agli alloggi sociali, sia in relazione al possesso (dal 2008 non più gravato da ICI) sia in relazione al trasferimento della proprietà di tali immobili o di altro diritto reale, trasferimenti oggi soggetti all'imposta di registro e all'imposta ipo-catastale; si prospetta dunque una situazione di surrettizia reintroduzione dell'ici sugli alloggi sociali (l'imup, che graverebbe sul medesimo presupposto impositivo dell'ici, il possesso dell'immobile) mentre non si prevede alcuna riduzione del prelievo sul trasferimento della proprietà o di altro diritto reale sugli alloggi sociali; nella riforma nessuno sgravio è previsto per le imposte sulle entrate derivanti da alienazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica; una scelta paradossale, considerando che il decreto attua la legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale che pone al centro l'autonomia impositiva degli enti decentrati, e che la competenza in materia di alienazione di patrimonio ERP è esclusiva delle regioni; le entrate dall'imposizione sugli introiti da alienazione del patrimonio ERP sono, per lo Stato, entrate indistinte che vanno ad alimentare anche spesa corrente anziché, come auspicabile, investimenti per il ripristino di patrimonio ERP; si calcola che tali imposte dall'alienazione del patrimonio ERP ai sensi della legge n. 560 del 1993 abbiano prodotto per lo Stato entrate non inferiori a 500 milioni di euro; l'ires versata allo Stato dagli enti gestori dell'erp è di circa 150 milioni di euro all'anno; Pagina 5 di 6

6 la tassazione attuale e quella che si va prospettando con i decreti di attuazione del federalismo fiscale, configurano una situazione paradossale, in cui l'edilizia pubblica versa allo Stato più di quanto riceve per nuovi investimenti e per la manutenzione dell'esistente, senza alcuna compensazione né in conto gestione, né in conto capitale - come previsto dalla legislazione comunitaria - per i costi sostenuti per un servizio - l'edilizia residenziale pubblica - riconosciuto di interesse economico generale in tutti i paesi dell'unione, ai sensi dell'articolo 8 della Decisione 2005/842/CE della Commissione Europea del 28 novembre 2005; quali urgenti iniziative anche normative i Ministri intendano assumere: a) per la riduzione del prelievo Ires che grava sugli enti di edilizia residenziale pubblica, mediante interventi sull'imponibile ai fini IRES sia nella determinazione del reddito sia sul fronte della classificazione dei proventi di natura immobiliare, nonché sulla deducibilità delle svalutazioni dei crediti e degli accantonamenti per rischi, in considerazione dello svolgimento di un servizio essenziale di interesse economico generale; b) per l'esenzione da IRAP, limitatamente agli ex-iacp comunque denominati, alle cooperative edilizie e agli altri soggetti che operano nell'ambito dell'housing sociale, dei contributi pubblici che vengono erogati all'edilizia residenziale sociale in modo da evitare un'inutile partita di giro, che si genera per l'assoggettamento a Irap dei contributi erogati dalle Regioni - che hanno competenza in materia di edilizia residenziale pubblica - per la costruzione e/o la ristrutturazione di alloggi sociali posto che tali contributi, in tal modo, vengono in parte «restituiti» sotto forma di IRAP alla regione medesima; c) per la riduzione delle aliquote IVA per le transazioni relative alla costruzione e all'acquisizione di fabbricati da destinare all'edilizia residenziale pubblica a canoni sociali, come anche per l'esecuzione delle opere di manutenzione e la relativa fornitura di beni e servizi; d) per la riduzione delle aliquote IVA applicate sugli acquisti da parte degli enti gestori dei servizi che sono riaddebitati agli utenti (quali il riscaldamento, le pulizie delle parti comuni, la manutenzione del verde comune) degli immobili di edilizia residenziale a canone sociale a sostegno degli inquilini conduttori di alloggi sociali; e) per la soppressione dell'imposta di registro sui contratti di locazione, stipulati a seguito delle assegnazioni di alloggi edilizia residenziale sociale, ovvero per disporre, in alternativa, il pagamento una tantum dell'imposta sull'intero periodo di durata contrattuale ed una restituzione dell'imposta in caso di risoluzione contrattuale; f) per estendere le agevolazioni fiscali previste per il recupero e la riqualificazione delle abitazioni dei privati, con la detrazione del 36 per cento per interventi di ristrutturazione edilizia e con la detrazione del 55 per cento per interventi di riqualificazione energetica, anche alle spese sostenute, per interventi analoghi, dagli enti che hanno in proprietà o gestiscono alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale. ( ) Pagina 6 di 6

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