Campania illustrata EDIFICI PUBBLICI

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1 Campania illustrata EDIFICI PUBBLICI Antonio Verico realizzò per l Atlante illustrativo di Zuccagni-Orlandini (1845) un incisione con una veduta ancora approssimativa del foro di Pompei, del quale è immortalato il versante sud, ossia quello opposto al tempio di Giove. L area fu interessata da scavi archeologici a partire dai primi anni dell Ottocento, ma la vastità della superficie e la difficoltà nel dare una lettura a tanti edifici attigui e simili tra loro (lo stesso foro come la vicina basilica, il tempio di Apollo e l insieme degli edifici pubblici ad uso del governo cittadino) ha comportato una lenta prosecuzione dei lavori di scavo e di sistemazione dei reperti; i lavori al foro appaiono con tutta evidenza ancora in corso al tempo in cui è stato realizzato il bozzetto per l incisione. Il foro di Pompei è uno dei più significativi tra quelli romani esistenti. Il suo adeguamento alle forme e alla tipologia cristallizzata dall eruzione del 79 d.c., si data al II sec. a.c., mentre agli inizi del I sec. fu pavimentato e circondato da ulteriori strutture ad esso collegate. Si tratta di una piazza della lunghezza di ben 142 metri, con tre lati segnati da un porticato con loggiato. Si individuano al suo interno diversi basamenti per statue, mai ritrovate, così come molti materiali lapidei e la stessa pavimentazione, il che fa supporre un attività di saccheggio di poco successiva alla stessa eruzione. La cosiddetta basilica posta all angolo sud-occidentale del foro, coeva al ripensamento del foro stesso nel II sec. a.c., ci appare, nella litografia ideata da Giacinto Gigante e realizzata per il Viaggio pittorico di Cuciniello e Bianchi (1829) da Franz Wenzel, in uno stato non dissimile da quello odierno, con i gradoni in primo piano ovviamente meno consumati, e con il lato corto occidentale (sopraelevato di circa 2 metri) non 1

2 ancora parzialmente ricostruito come oggi. La struttura, deputata alle contrattazioni commerciali e all amministrazione della giustizia civile, si presentava originariamente con lo spazio centrale coperto da un tetto a falde. Una più approssimativa imitazione della litografia in questione, si ritrova nell Atlante illustrativo a firma di L. De Vegni. Sempre Giacinto Gigante, impegnato in opere con i soggetti degli scavi di Pompei per tutta la sua carriera, realizzò anche il disegno da cui Gioacchino Forino ricavò la litografia della scuola di Verna, che altro non era che il cosiddetto comitium ovvero l edificio deputato a seggio elettorale, dove gli elettori si recavano a deporre il proprio voto sotto il controllo del magistrato, dall alto di un seggio. La stampa riproposta anni dopo da L. De Vegni per la raccolta di Zuccagni- Orlandini, come di consueto non aggiunge nulla al modello originario del Viaggio pittorico. Laddove il connubio artistico Giacinto Gigante/Franz Wenzel ha probabilmente raggiunto l apice, tra le raffigurazioni pompeiane del Viaggio pittorico, in termini di resa artistica, di realismo delle scene e di sapiente uso delle ombre, è nelle due litografie rappresentanti le scene all interno delle terme del foro, in cui appaiono visitatori di un certo rango, compresa una dama intenta nel tratteggiare un disegno dell ambiente del calidarium, mentre si muovono incuriositi in una struttura sufficientemente conservata. Il confronto con le rispettive tavole di S. Corsi realizzate per l Atlante illustrativo, pur in considerazione della diversa tecnica con cui sono state realizzate, risulta alquanto imbarazzante. Le terme romane di Pompei, probabilmente le uniche in funzione all epoca della distruzione vesuviana perché uscite sostanzialmente indenni dal recente terremoto del 62 d.c., erano di dimensioni abbastanza modeste. Suddivise nelle sezioni femminile e maschile, la seconda delle quali è meglio conservata, si articolavano nei consueti ambienti dell apodyterium (spogliatoio), del frigidarium per i bagni freddi, del tepidarium per la preparazione del bagno caldo, che si effettuava infine nel già citato calidarium. La prima litografia inquadra 2

3 il lato del tepidarium, caratterizzato dai tanti telamoni che sostengono l architrave e da volta e pareti finemente decorati in stucco (in buona parte recuperati rispetto alle condizioni visibili nelle immagini, di poco successive al ritrovamento del 1823); nel locale trovava collocazione il grande braciere e le tre panche in bronzo, rimasti ancora oggi al loro posto. Nella seconda illustrazione invece figura in primo piano la grande vasca del calidarium, sul cui bordo siede la donna intenta nel disegno, mentre sul lato opposto, sotto un abside, altri soggetti si soffermano sul labrum che raccoglieva acqua fresca, probabilmente attratti dall iscrizione in bronzo dei donatori del manufatto marmoreo. Nel novero degli edifici pubblici, in questa sede rappresentato dalla sola stampa tratta dall Atlante illustrativo a firma di L. De Vegni, vi è l anfiteatro passato alla storia (grazie alla testimonianza di Tacito) per la clamorosa lite sanguinaria tra pompeiani e nocerini del 59 d.c., costata la squalifica della struttura per dieci anni: condanna poi mitigata a causa dei danni del terremoto avvenuto tre anni dopo. Posto all estremità sud-orientale della cinta muraria della città, ancora sostanzialmente circondato dalla campagna all epoca dell incisione, suppur affiorato già in superificie con i primi saggi di scavo a metà del Settecento, l anfiteatro appare qui in una veduta esterna con la quale si coglie il buono stato di conservazione e le dimensioni di una struttura che era progettata per contenere circa ventimila spettatori. 3

4 Originariamente interpretato dagli studiosi come un pantheon, e come tale presentato ancora da Gioacchino Forino nel rendere in una litografia il bozzetto di Giacinto Gigante (Viaggio pittorico), il macellum di Pompei fu scavato tra il 1818 e il Si trattava di una struttura in origine parzialmente coperta, più volte rimaneggiata anche in seguito al terremoto del 62 d.c., dedicata alla vendita di generi alimentari. Nell illustrazione non è messo bene in evidenza il nucleo centrale con le dodici basi in cerchio che reggevano una struttura di copertura in legno, ma sono comunque ben riconoscibili i tre ambienti distinti sulla parete in fondo, il primo a sinistra per i banchetti sacrificali, quello centrale con funzioni di sacello per la casa imperiale e il terzo a destra riservato alla vendita della carne e del pesce. Nella stampa allestita da L. De Vegni per l Atlante illustrativo, notiamo un inconsueto particolare, ossia la sparizione di un soggetto rispetto ai due gruppi di individui proposti nella litografia presa a modello. In questa veloce rassegna sugli edifici pubblici, è da segnalare infine la tavola litografica che R. Müller nel Viaggio pittorico ha dedicato ad un sito della città riservato alla produzione del pane, con un pubblico forno, adiacente a mulini e locali per la lavorazione e la conservazione dei prodotti. Questo raffigurato è uno dei tanti forni, circa una trentina, che verranno ritrovati nell area archeologica di Pompei: era ovvio che uno spaccato della vita quotidiana dei suoi abitanti suscitasse tanto interesse nei visitatori dell area, e quindi anche negli artisti che si sono avvicendati nell area degli scavi. Praticamente identica la tavola realizzata da L. De Vegni per l Atlante illustrativo. 4

5 Questo percorso web è stato realizzato dal Dott. Giuseppe Gianluca Cicco nell ambito del Progetto POR FESR Obiettivo Operativo1.10 La cultura come risorsa attività C Sviluppo di tecnologie per la digitalizzazione e messa in rete di archivi e biblioteche, dal titolo: Riversamento dell OPAC di Bibliorete nella Rete SBN Polo CAM e digitalizzazione del patrimonio antico relativo al territorio campano nei secoli XVII-XVIII 5