Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione

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1 Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Coordinatore dei Servizi Educativi e dei Servizi Sociali L'Educatore Professionale in ambito sanitario: progetti educativi nelle strutture ospedaliere Gruppo Educatori in corsia: Aurora Carfagna Doriana Cioccolini Arianna Giuliani Silvia Mencarelli Samoa Rizzo Mariangela Spaltro Roberta Zingarelli Coordinamento e Supervisione delle Attività di Tirocinio (Prof.ssa Maria Buccolo Dott.ssa Eleonora Napolitano) Anno Accademico 2013/2014

2 INDICE 1 Introduzione 1 2 L'educatore in Pediatria Il reparto di Pediatria Il ruolo dell'educatore nel reparto di Pediatria La Clown Terapia Il progetto ABA.CO Parliamo di...autismo L'ABA Applied Behaviour Analysis Il centro ABA.CO Le attività del centro 12 3 L'educatore in Geriatria Il reparto di Geriatria Il ruolo dell'educatore nel reparto di Geriatria Un'esperienza di tirocinio presso l'r.s.a. della Casa di cura Policlinico 18 Italia (a cura di Arianna Giuliani) 3.4 Il progetto Teatro della smemoria Utilizzo delle tecniche teatrali 25 nella riabilitazione del malato di Alzheimer (a cura di Aurora Carfagna) 4 L'educatore in Psichiatria Il reparto di Psichiatria Il ruolo dell'educatore nel reparto di Psichiatria Un'esperienza di tirocinio presso l's.r.r. della "Casa Rossa" 47 (a cura di Roberta Zingarelli) 5 Considerazioni conclusive 50 6 Riferimenti bibliografici e sitografici 53

3 L'Educatore Professionale in ambito sanitario: 1. Introduzione progetti educativi nelle strutture ospedaliere Gruppo Educatori in corsia: Pediatria (Silvia, Samoa, Mariangela) Geriatria (Aurora, Arianna) Psichiatria (Doriana, Roberta) Operatore che, in base ad una specifica preparazione di carattere teorico-pratico, svolge la propria attività mediante la formulazione e la realizzazione di progetti educativi caratterizzati da intenzionalità e continuità, volti a promuovere lo sviluppo equilibrato della personalità, il recupero e l'integrazione sociale di persone di diversa età, condividendo con esse differenti situazioni di vita quotidiana. È questa la definizione che la proposta di Legge n 771 del 1996 all art. 1 dà dell'educatore Professionale. Questa figura professionale, nell'ambito del sistema delle risorse sociali e sanitarie, svolge interventi educativi riguardanti la relazione sia istituzionalizzata sia informale, con attenzione ai diversi contesti di vita del soggetto. Essa esercita funzioni di progettazione, organizzazione e gestione nell'ambito dei servizi socio-sanitari e socio-educativi, conducendo allo stesso tempo attività di studio, ricerca e documentazione. Nell ambito delle professioni a contenuto socioeducativo e socio-assistenziale, l educatore si caratterizza per l'attività che svolge, prevalentemente destinata a provvedere all istruzione, alla maturazione personale e all assistenza psicologica di coloro che sono in qualche modo ai margini della società. L ambiente nel quale questa figura professionale svolge la propria attività pedagogica è quello extrascolastico ed extrafamiliare. Tra i moltissimi ambiti in cui l'educatore professionale è abilitato a lavorare con la propria laurea, il nostro gruppo Educatori in corsia ha scelto di focalizzare l'attenzione sulla figura dell'educatore in ambito sanitario, specificatamente in ambito ospedaliero. L'interesse per questo specifico settore nasce in quanto come documentato dalla copiosa bibliografia sull argomento il ricovero ospedaliero costituisce una delle esperienze più destabilizzanti nella vita di una persona, contro la quale non sempre sono sufficienti le risorse e le strategie di adattamento che si riescono ad attivare autonomamente. Come scritto nei documenti ufficiali dell'o.m.s. (Oragizzazione Mondiale della Sanità), la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità. Alla luce di questa affermazione, premettendo che i bisogni espressi dagli utenti dei servizi sanitari 1

4 sono riferibili a tutte le dimensioni (cognitiva, emozionale, delle relazioni e comportamentale), è evidente come essi debbano essere il focus principale all interno di tutte quelle strutture ospedaliere che vogliano aprire i propri orizzonti per guardare ai pazienti da un punto di vista non solamente medico-fisiologico, ma con un approccio globale, avvalendosi del contributo di figure professionali provenienti anche dalle cosiddette scienze umane : l educatore costituisce, in questo panorama, una risposta fondamentale ai bisogni espressi dai bambini e dagli adulti malati ed ospedalizzati. La complessità che connota un Reparto ospedaliero fa sì che l intervento educativo debba essere pensato secondo criteri di flessibilità; in accordo con le altre figure professionali operanti nei Reparti, dovrebbero essere previste diverse attività da poter realizzare, così che a seconda del contesto e dell'utenza l'educatore sia nella condizione di poter scegliere quella che ritiene più adeguata: laboratori di manipolazione e costruzione di oggetti, attività espressive di vario tipo, scrittura di diari, giochi e attività ludiche, ma anche una semplice chiacchierata, a patto che sia la costruzione di una relazione d aiuto a fare da cornice comune e da orizzonte di senso ad ogni intervento. È bene non dimenticare quale sia il compito dell'educatore in ambito sanitario: farsi carico del sostegno psico-relazionale dei pazienti ricoverati, attraverso la progettazione ed il coordinamento di interventi educativi e ludici, specifici per ogni fascia di età ed ogni situazione, mirati a rinforzare la parte sana del malato. La obiettivo principale di tale figura è sempre quello di rendere possibile nel paziente un processo di elaborazione della malattia, perché essa possa essere inscritta in maniera matura e critica tra le tappe della sua esperienza esistenziale, senza lasciare spazio a traumi che, sul lungo termine, potrebbero risultare destrutturanti sulla struttura di personalità del ricoverato. Essendo il nostro gruppo composto da 7 persone, ed essendo quello ospedaliero un settore molto vasto, abbiamo pensato di organizzare il lavoro dividendoci in tre sotto-gruppi, così da cercare di offrire con questo percorso una panoramica più ampia sul modo in cui l'educatore interviene in questo ambito specifico a seconda dell'utenza di riferimento. In particolare, analizzeremo il modo in cui la figura dell'educatore agisce e fa progettazione nei Reparti di: Pediatria; Geriatria; Psichiatria. Sarà nostra premura, inoltre, per ogni sotto-settore di interesse, esporre personali riflessioni relative all'esperienza di tirocinio svolta durante il Corso, arricchendo in tutto riportando anche alcuni progetti svolti in questi ambiti specifici da alcune di noi in esperienze di tirocinio passate. 2

5 2. L'educatore in Pediatria 2.1 Il reparto di Pediatria La Pediatria è quella branca della medicina che si occupa sia dello sviluppo psicofisico sia della diagnosi e terapia delle malattie degli infanti, dei bambini e degli adolescenti, dalla nascita fino al diciottesimo anno di età. Essa si occupa non solo della gestione immediata del bambino malato, ma anche degli effetti a lungo termine sulla qualità della sua vita: il suo obiettivo è non solo gestire la diffusione delle malattie e diminuire la mortalità infantile, ma anche promuovere stili di vita sani e cercare di facilitare i problemi dei bambini che presentano malattie croniche. La Pediatria è una specialità frutto della collaborazione di diverse figure specializzate; tra queste, i più noti sono i pediatri, che si occupano di problemi e disordini inerenti allo sviluppo, problemi comportamentali, inabilità funzionali, sforzi sociali e disturbi mentali. Essi, per poter lavorare al meglio, devono comunque cooperare con altri specialisti medici. La vastità dei temi che riguardano la salute del bambino ha stimolato nel tempo il formarsi di numerose sottospecialità: Gastroenterologia Pediatrica; Pneumologia Pediatrica; Allergologia Pediatrica; Auxologia; Neonatologia; Immunologia Pediatrica; Cardiologia Pediatrica; Chirurgia pediatrica; Ortopedia; Medicina d urgenza; Otorinolaringologia; Dermatologia; Endocrinologia; Pedodonzia (odontoiatria dei bambini); Ematologia; Nefrologia; Oncologia. 3

6 La presenza di così tanti sotto-settori rende oggi più semplice trovare all'interno di un ospedale strutture totalmente specializzate nella cura dei pazienti pediatrici che non soltanto un singolo reparto di Pediatria. L attività assistenziale della Pediatria comprende : Degenza ordinaria o attività di ricovero; Pronto Soccorso Pediatrico; Day Hospital e Day Service. Nelle strutture ospedaliere il ricovero del paziente può essere: urgente, quando un medico di Pronto Soccorso (pediatrico, medico o chirurgico) lo ritiene necessario; programmato dal Pediatra di Libera Scelta o dal Medico di Medicina Generale; programmato da un Medico di Reparto o da uno Specialista esterno; in appoggio, quando uno specialista ospedaliero richiede la degenza in ambito pediatrico, ma l assistenza è a carico di un medico con una differente specialità. Il servizio di Pronto Soccorso Pediatrico è un attività ambulatoriale di soccorso urgente presente in ospedale 24 ore su 24. Esso prevede una fase di accettazione con una valutazione delle condizioni cliniche (triage) e l assegnazione di un codice di gravità per identificare i pazienti con più priorità di aiuto. Tali priorità sono espresse con un codice di gravità colorato che, in ordine decrescente, prevede il rosso, il giallo, il verde ed il bianco. Le attività di Day Hospital sono delle visite ambulatoriali programmate, che hanno l'obiettivo di effettuare degli accertamenti in un ambiente ospedaliero per alcune ore; essi a seconda del caso possono richiedere monitoraggi o anestesia del paziente. Il ricovero ambulatoriale in forma di Day Hospital permette di evitare ai piccoli pazienti il trauma psicologico di un prolungato ricovero. Oltre alle tipologie di servizi appena esposti, all interno del reparto di Pediatria vi sono degli spazi dedicati alle attività ludiche e a quelle di studio: una sorta di scuola in ospedale per i bambini e per gli adolescenti ricoverati. La scuola in ospedale è nata intorno agli anni Cinquanta, per permettere ai bambini che dovevano essere ricoverati per lunghi periodi di non interrompere il loro percorso scolastico; ad oggi sono 4

7 presenti negli ospedali non solo insegnanti di scuola d infanzia e primaria, ma anche di scuola media e superiore. La presenza della scuola in ospedale vuole garantire una sorta di ponte con la vita precedente del piccolo paziente, e perciò può rappresentare una fonte di rassicurazione e distrazione per il bambino; essa costituisce un elemento di normalità in una situazione non normale, ed offre ai bambini e ai ragazzi delle occasioni di crescita e di apprendimento. Come afferma lo Psicologo dello sviluppo Michele Capurso in uno dei suoi testi editi nel 2001, la scuola in ospedale è il luogo in cui il bambino può esprimere ciò che prova attraverso il disegno, gli scritti e le discussioni con i compagni o con gli insegnanti. Le aule sono attrezzate per soddisfare le esigenze di bambini di tutte le età, mentre le attività possono essere individuali o di gruppo, e sono in genere proposte sotto forma di gioco. Le attività ludiche aiutano il bambino a mantenere un certo grado di stabilità, perché è proprio attraverso il gioco che lui impara, esprime emozioni e rivela pensieri ed idee. L insegnante, lavorando con allievi di età differenti e con patologie diverse, dovrà essere in grado di adottare una strategia educativa non rigida, ma che si adatti giorno per giorno ai propri allievi. Per riuscire a lavorare al meglio all interno di queste realtà, inoltre, l insegnante che opera all'interno di un ospedale deve avere un ottima capacità di adattamento sia a livello didattico sia a livello di cooperazione con le altre figure professionale presenti nella struttura (medici, infermieri, volontari, etc.). 2.2 Il ruolo dell'educatore nel reparto di Pediatria Tra le figure professionali che operano all interno dei reparti di Pediatria vi è quella dell Educatore Professionale. Il ruolo dell'educatore ha dei contorni ancora piuttosto incerti, ed infatti molti sono i dibattiti tutt'oggi aperti su quale posizione egli debba occupare in ambito socio-sanitario, dove sembrano essere ben accolte solo le persone laureate e provenienti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il decreto del Ministero della Sanità n. 520/1998 definisce la figura dell Educatore Professionale quale operatore sociale e sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, attua specifici progetti educativi e riabilitativi volti ad uno sviluppo equilibrato della personalità con obiettivi educativo/relazionali. Il ricovero ospedaliero costituisce una delle esperienze più destabilizzanti nella vita di una persona, contro la quale non sempre sono sufficienti le risorse e le strategie di adattamento che si riescono ad attivare individualmente nelle persone, in particolare se si tratti di un bambino. I bisogni espressi 5

8 sono riferibili a tutte le dimensioni: cognitiva, emozionale, relazionale e comportamentale. Essi costituiscono una questione centrale all interno di tutte quelle strutture ospedaliere che vogliano aprire i propri orizzonti per guardare ai pazienti da un punto di vista non solamente medicofisiologico, ma con un approccio globale, avvalendosi del contributo di figure professionali provenienti anche dalle cosiddette scienze umane. L educatore si inserisce a pieno titolo fra queste figure, e costituisce una risposta fondamentale ai bisogni espressi dai bambini e dagli adulti malati ed ospedalizzati. Il suo compito è quello di farsi carico del sostegno psico-relazionale dei pazienti ricoverati, attraverso la progettazione ed il coordinamento di interventi educativi e ludici, specifici per ogni fascia di età ed ogni situazione, mirati a rinforzare la parte sana del malato. La finalità ultima è permettere un processo di elaborazione della malattia, perché sia iscritta tra le tappe della propria esperienza esistenziale. La complessità contestuale di un reparto ospedaliero fa sì che l intervento educativo sia pensato secondo criteri di flessibilità, con un ventaglio di attività da realizzare (laboratori di manipolazione e costruzione di oggetti e materiali, attività espressive di vario tipo, scrittura di diari, giochi e attività ludiche) e con estrema disponibilità a mettersi in gioco e ad essere aperti allo scambio verbale : il dialogo costruttivo con il paziente può costituire un intervento di grandissimo valore, a patto che sia la costruzione di una relazione d aiuto a fare da cornice comune e da orizzonte di senso ad ogni intervento. L educatore, ovviamente, deve integrarsi a pieno titolo con le figure operanti nei Reparti, ed il confronto e lo scambio con tutte le altre figure professionali con cui collabora sono alcuni dei suoi obiettivi fondamentali. Di fatto non esiste nessuna legge o documento che sancisca il compito istituzionalmente definito dell Educatore in Pediatria: egli, essenzialmente, deve occuparsi del bambino malato, accompagnandolo in un processo di crescita che non dovrebbe essere interrotto o alterato dalla malattia. L educatore che studia, vuole inserirsi in questa realtà per un desiderio di solidarietà umana, per amore verso i bambini nonché per esperienze già realizzate in contesti simili. La sua competenza fondamentale deve essere quella di essere in grado di portare benessere psicologico, emotivo e sociale al bambino malato. Come per ogni settore di intervento, per diventare educatore in Pediatria la formazione è importante, ma il Corso di Laurea in Educatore professionale non può considerarsi esaustivo: esso rappresenta la base strutturante, ma occorrono poi percorsi di formazione specifici ed attività di ricerca. 6

9 2.3 La Clown Terapia Tra i Progetti Principali della Pediatria a Misura di Bambino troviamo la Clown Terapia. I dottori clown che operano nel reparto di Pediatria sono generalmente giovani laureati in psicologia, medicina, scienze dell educazione e scienze motorie, adeguatamente formati e che utilizzano le tecniche del clown integrandole con conoscenze psico-socio-sanitarie. Questi sono professionisti che collaborano attivamente con i medici e gli infermieri, facilitando la relazione con il bambino: come è intuibile che sia, quando il Dottore Clown entra in Reparto l atmosfera in corsia cambia, e la loro azione crea gioia e positività. I Clown Dottori operano principalmente in équipe, possibilmente gestendo il gruppo di lavoro organizzandosi come coppia maschio-femmina, e questo è un meccanismo assai collaudato che consente sia di improvvisare sia di agire su più fronti (bambino/mamma, genitore o altro parente, comunità). In genere le attività dei Dottori Clown sono di due tipi: le Visite Clown : si tratta in genere di un giro di visite compiuto dalla coppia di Clown Dottori, stanza per stanza, in modo da essere efficaci con ogni singolo bambino (e genitore presente); l affiancamento allo staff durante le terapie mediche: il clown dottore opera in affiancamento allo staff durante le procedure mediche dolorose, accompagna i bambini in sala operatoria ed utilizza la sua creatività, fantasia ed improvvisazione per distrarre il bambino ed i genitori prima dell anestesia e dopo l intervento chirurgico. La Clown Terapia è uno strumento che consente di trasformare la realtà ospedaliera fredda e disumanizzante, e di alleggerire fin quanto possibile il peso dei piccoli e grandi traumi dei pazienti. Ciò che si cerca di fare è agevolare le terapie e ridurre lo stress pre e post-operatorio, circoscrivendo il dolore, esorcizzando le paure e contribuendo seppur in minima parte al traguardo della guarigione. L azione clown è mirata a favorire le relazioni tra paziente e familiari, tra paziente e personale medico e paramedico, tra paziente e compagni di stanza ed, infine, tra questi e la struttura ospedaliera. 7

10 L'idea di fondo è che migliorando la qualità della vita del paziente si può migliorare di conseguenza la sua storia clinica, alleggerire il peso del suo ricovero e favorire la diffusione della gioia e del pensiero positivo anche alla famiglia. Generalmente, con il termine Clown Terapia si indica l applicazione di un insieme di tecniche che derivano dal circo e dal teatro di strada (gag, magie e piccoli giochi di prestigio) in contesti di disagio (sia esso sociale o fisico) quali ospedali, case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri diurni, centri di accoglienza, etc.. Il Clown di corsia è colui che abbraccia la filosofia del Ridere aiuta a guarire : egli si mette in gioco al 100%, seguendo una costante formazioni per mantenere alta dentro di lui la consapevolezza dei benefici che porta la sua Azione. L'aspetto più interessante di tale tecnica progettuale nei reparti di Pediatria è che, molto spesso, i benefici maggiori da tali attività li ottiene la stessa persona che applica la Clown Terapia! Poter essere utili agli altri, infatti, accresce la propria autostima e favorisce l appartenenza ad un gruppo di persone che sposano i valori di unione, fratellanza e condivisione: ciò contribuisce ad elevarsi come persone, a crescere in positivo e ad affrontare la vita con uno spirito più leggero e positivamente predisposto. INSOMMA...LA CLOWN TERAPIA AUMENTA IL BENESSERE DI TUTTI! Ridere fa buon sangue, dice un vecchio proverbio. Bisogna crederci! Ridere fa bene al cuore, lo confermano diverse ricerche in campo medico e scientifico. La risata è un vero e proprio farmaco, suggeriscono i ricercatori: favorisce la distensione dell apparato respiratorio, il rilascio di endorfine (gli ormoni della felicità), migliora la circolazione del sangue e previene le malattie cardiovascolari. Controindicazioni: nessuna. Ridere è una medicina che fa bene a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne. La terapia del sorriso non è una novità: tutti ormai conoscono la storia di Patch Adams, il medico americano con il naso da clown che ha trasformato in cura il potere benefico della risata. 8

11 2.4 Il progetto ABA.CO Parliamo di Autismo Le persone affette da autismo sono sempre esistite, ma prima del 1943 non c'era un'attenzione particolare per questa sindrome. Oggi, sia l'organizzazione Mondiale della Sanità che la Società Psichiatrica Americana inseriscono l'autismo nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo e non nelle Psicosi. I Disturbi dello Spettro Autistico sono disordini dello sviluppo neurobiologico che compromettono la capacità del bambino di comunicare, comprendere il linguaggio, giocare e relazionarsi con gli altri: essi comprendono l'autismo, i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo Non altrimenti Specificati e la Sindrome di Asperger. Ciascuno di questi disturbi risponde a precisi criteri diagnostici riportati nel DSM-IV-TR. Il Disturbo autistico presenta un esordio della sintomatologia prima dei tre anni di età, ed una severa compromissione in tutte le tre aree di sviluppo indicate; esso si manifesta qualitativamente con i seguenti sintomi: Menomazione qualitativa nelle interazioni sociali reciproche a. mancanza di comportamenti non verbali di regolazione della interazione (contatto di sguardo, gestualità, mimica); b. incapacità di sviluppare relazioni con i pari appropriare al livello di sviluppo; c. mancanza di condivisione spontanea di esperienze con gli altri; d. mancanza di reciprocità sociale o emozionale. Menomazione qualitativa della comunicazione a. assenza o grave ritardo di linguaggio; b. linguaggio bizzarro, alterato nel ritmo, tono e volume, con neologismi o ecolalie, inversioni pronominali e incapacità a sostenere una conversazione; Restrizione marcata del repertorio di comportamenti, interessi e attività a. intensa preoccupazione relativa ad uno o più interessi stereotipati o ristretti, anormali sia per intensità che per peculiarità; b. adesione compulsiva a routine o rituali non funzionali; c. manierismi motori e stereotipie. 9

12 Il Disturbo Autistico si associa, nel 75-80% dei casi, a Ritardo mentale. La Sindrome di Asperger è caratterizzata da menomazione grossolana e prolungata dell'interazione sociale, combinata con forme di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati; non è presente ritardo cognitivo e lo sviluppo del linguaggio nei primi tre anni di vita è adeguato. Il DGS - NAS riguarda la menomazione grave e pervasiva nello sviluppo della interazione sociale reciproca e della capacità di comunicazione verbale e non verbale, i cui sintomi non soddisfano i criteri per il Disturbo Autistico, per la Sindrome di Asperger o per il Disturbo Disintegrativo; essa include i casi ad esordio più tardivo, con sintomatologia atipica o sottosoglia L ABA Applied Behaviour Analysis Tra le terapie più note per elaborare progetti educativi e di riabilitazione con i bambini autistici spicca per riconoscimenti scientifici e per efficacia l'a.b.a. (Applied Behaviour Analysis), un approccio di analisi che si basa su una terapia di tipo comportamentale. Questo metodo, utilizzato negli USA già da oltre un decennio, ha iniziato ad essere oggetto di interesse delle comunità scientifiche italiane solo da qualche anno. L analisi comportamentale è l applicazione dei principi del comportamento per incrementare specifici comportamenti e contemporaneamente valutare i cambiamenti attribuibili a tale processo. L ABA enfatizza la valutazione continua del trattamento comportamentale attraverso una sistematica raccolta di dati. Il Comportamentismo ha le sue fondamenta nelle ricerche di Skinner: egli ha il merito di aver sviluppato un metodo scientifico allo studio del comportamento, e cioè l analisi sperimentale del comportamento. Il suo libro Science and Human Behaviour (1953) mette le basi dell ABA, di cui è considerato il fondatore. L ABA si basa sulla convinzione che il comportamento di un individuo sia determinato da eventi ambientali passati ed attuali, insieme alle variabili organiche. Sulla base di ciò, questa tipologia di analisi si focalizza sulla spiegazione del comportamento in termini di eventi esterni (che possono essere manipolati) piuttosto che di costrutti interni (che non possiamo controllare): solide basi scientifiche ne provano l efficacia. Se si volessero riassumere i caratteri che connotano l'aba, si potrebbe ottenere una lista come quella che segue: Applicata si riferisce a comportamenti socialmente significativi; Comportamentale il comportamento deve essere direttamente osservabile e quantificabile; 10

13 Analitica le decisioni circa la modifica dell intervento si basano su dati, si manipola sistematicamente l ambiente per provocare cambiamenti; Tecnologica trattamento replicabile attraverso procedure descritte e definite in modo preciso; Concettualmente sistematica procedure derivate dai principi base del comportamento; Efficace i cambiamenti sono significativi; Generalizzabile i risultati permangono nel tempo e si manifestano in altri ambienti, estendendosi ad altri comportamenti e altre persone Il centro ABA.CO Il progetto educativo e di socializzazione "ABA.CO" nasce dal lavoro e dalla forte determinazione di un gruppo di genitori di ragazzi e bambini autistici. E' un progetto cardine rispetto alla mission della Onlus Genitori e Autismo, dagli stessi fondata nel giugno 2006 a Roma. Il progetto ABA.CO ha avuto come primo obiettivo quello di costituire a Roma un Centro dove potessero venire accolti bambini da 2 a 12 anni con diagnosi di autismo, così che potessero essere seguiti da esperti in educazione comportamentale di tipo ABA. L'obiettivo preminente era quello di migliorare in modo significativo il loro comportamento, con benefici in termini di qualità della vita sia dei bambini sia delle famiglie, a loro volta coinvolte nella formazione e nel progetto educativo. Nel rispetto dell individualità del soggetto preso in carico, ogni programma è differente dall altro. Il progetto ABA.CO prevede il consolidamento e l ampliamento di un offerta educativa che metta il bambino con diagnosi di autismo in condizione di poter esprimere al meglio le proprie potenzialità cognitive, affettive e relazionali. La finalità ultima del progetto è la reale integrazione del bambino nel suo ambiente di vita, che si realizzerà attraverso lo sviluppo della sua personalità e l acquisizione di saperi, competenze, autonomie personali, strumentali e sociali. Anche la famiglia sarà direttamente coinvolta nell attività di formazione, per essere in prima fila nell applicazione del metodo educativo stesso. 11

14 Le finalità del progetto sono: il miglioramento della qualità di vita dei bambini con autismo; il miglioramento della qualità della vita della famiglia; il miglioramento dell immagine del bambino con autismo come persona educabile; il miglioramento soggettivo della qualità di vita del bambino (maggiore serenità) attraverso la gestione e/o l estinzione dei problemi di comportamento; il miglioramento dell autostima del bambino attraverso il successo in compiti adeguati all età di sviluppo e alle predisposizioni individuali; il miglioramento oggettivo della sua qualità di vita (maggiore competenza) attraverso: - il miglioramento delle prestazioni nelle aree di sviluppo (imitazione, percezione, motricità globale, motricità fine, coordinamento occhio-mano, prestazioni cognitive, abilità cognitive); - il miglioramento dell autonomia personale; - il miglioramento delle capacità linguistiche, comunicative e sociali; - la preparazione ad una vita adulta indipendente nei limiti delle possibilità individuali Le attività del centro Il centro attualmente ospita 12 utenti, suddivisi in fasce d età in 2 turni pomeridiani: il primo turno dalle alle e il secondo turno dalle alle L équipe è formata da 3 Consulenti-Supervisor che, a turno, coordinano gli 8 Terapisti durante le sessioni di attività con i bambini. Il lavoro dei terapisti comincia alle 14:00 per la preparazione del materiali necessario per le attività. La sessione di lavoro dure 2 ore, tempo durante il quale il terapista e il bambino giocano e lavorano insieme. Il termine lavoro, di per sé, sembrerebbe avere una connotazione negativa, ma in realtà il lavoro che il bambino è tenuto a fare riguarda principalmente attività e giochi che sono per lui interessanti, per questo il bambino accetterà di buon grado di lavorare con il suo terapista. Gli organizzatori del progetto hanno ritenuto importante parlare di lavoro in quanto alla base del principio ABA vi è il concetto che i bambini devono essere motivati a fare qualcosa e non costretti, perché si sa: fare le cose controvoglia di certo non giova all apprendimento. 12

15 L obiettivo del programma d intervento è quello di identificare le fonti naturali di motivazione del bambino, manipolarle ed utilizzarle al fine di insegnare nuove abilità: per questo tutte le attività hanno alla base il divertimento con giochi interessanti per il bambino. In tale contesto, l arduo compito del terapista è quello di inventare e creare attività sempre nuove, e conciliare i giochi preferiti dal bambino con le attività necessarie al suo equilibrato sviluppo psico-fisico. Come ogni progettazione individualizzata, prima di poter programmare gli interventi educativi la necessità primaria è quella di conoscere il punto da cui si parte, occorre quindi che venga fatta una valutazione del bambino al fine di valutarne i punti di forza ed i punti di debolezza. Per ogni piccola unità che costituisce le sue capacità, bisogna valutare a che punto si trova il bambino, le priorità su cosa si debba lui insegnare e su quali abilità si andranno a costruire quelle nuove. Come detto in apertura, l ABA è un metodo analitico basato sulla raccolta dati, e questo è un elemento fondamentale per la valutazione e la programmazione riabilitativa: in questo modo si garantisce un buon punto di partenza per la progettazione individualizzata, e in base ad essa si possono pianificare gli obiettivi da porsi nell insegnamento, considerando i deficit e le potenzialità del bambino. Avendo ogni bambino il suo programma, i terapisti all inizio di ogni intervento hanno modo di consultare gli obiettivi per organizzare le attività specifiche ritenute più opportune. La sessione d intervento è scandita da momenti di gioco libero alternati a momenti di attività da fare a tavolino; è importante sottolineare quanto il terapista sia a stretto contatto con il bambino anche nei momenti di gioco libero, perchè anche in questi momenti può cogliere opportunità per insegnare, sempre in modo divertente e giocoso, le abilità al bambino. All entrata nel centro, i bambini respirano l aria di un ambiente positivo: al contrario di quello che si potrebbe pensare, capita molto spesso che i bambini-utenti del centro non vedano l ora di entrare, e quando è l ora di andare via alcuni fanno difficoltà ad andarsene, questo perché il divertimento è davvero l elemento principale nel centro. Come è noto, comunque, i bambini autistici non sempre sono ben predisposti al divertimento, e capita che essi abbiamo dei comportamenti inadeguati. Dati derivanti da studi epidemiologici sembrano indicare che tra il 40% e il 60% delle persone con disturbi dello sviluppo manifestano frequenti comportamenti problema. In questi casi si parte dall analisi specifica di quel comportamento (cosa lo ha generato e come si manifesta), e dalla suddetta analisi funzionale si programma il tipo di intervento individualizzato. 13

16 3. L'educatore in Geriatria 3.1 Il reparto di Geriatria La Geriatria è quella branca della medicina che, mediante un approccio interdisciplinare, è specializzata nel trattamento delle malattie e delle inabilità della persona anziana (oggi tendenzialmente intesa come la persona con un'età maggiore di 65 anni). Il compito della geriatria è quello di valutare gli aspetti fisici, mentali e socio-economici della persona presa in carico, in quanto essi più di tutti concorrono a determinare alterazioni sullo stato di salute dell'utente, e quindi incidono sul rischio di essere soggetti ad eventi morbosi invalidanti. Preso atto del fatto che l'età media della popolazione italiana fosse in deciso aumento, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha pensato che fosse il caso di predisporre maggiori servizi finalizzati alla cura ed alla riabilitazione della persona anziana, dato che il fisiologico decadimento organico aumenta la possibilità nelle persone di contrarre patologie o di andare incontro a cadute invalidanti. L'età, il livello di attività fisica, lo stile di vita e la fragilità della propria corporatura sono tra i fattori predisponenti più noti quando si parla di contrarre patologie debilitanti: quanto più si è anziani, quanto meno ci si muove e quanto più si conduce uno stile di vita sregolato, infatti, quanto più cresce la probabilità di essere soggetti a patologie muscolo-scheletriche, cardiovascolari, neurologiche e psichiatriche. Le suddette patologie, per la sintomatologia associata loro, contribuiscono a connotare la vita della persona anziana con status persistenti di dolore e debolezza, ma soprattutto la mette nella condizione di poter svolgere in maniera molto limitata qualsiasi attività fisica. Con un effetto a valanga, in un'ottica di circolarità viziosa tra i sintomi dovuti a questo status dell'anziano ed i caratteri genetici che gli sono propri, molto spesso in età avanzata ci si ritrova a vivere in uno stato di disabilità, associato per lo più a deficit psico-fisici (difficoltà di movimento, compromissioni al livello cognitivo). La medicina interna si è ormai accorta che la gran parte dei pazienti che afferiscono ai suoi servizi sono anziani, affetti da malattie di lunga durata e bisognosi di una cura che si faccia carico di tutti i problemi, superando il tradizionale modello che imputava le difficoltà della persona anziana ad uno specifico organo (cuore, cervello, polmoni, etc.), e dimenticando che invece quasi mai è possibile identificare una condizione così semplice nel quadro clinico di un anziano. Alla luce di quanto affermato finora, risulta evidente come in tempi recenti si sia sentita la necessità per far sì che venissero offerti e garantiti servizi adeguati alle persone anziane di predisporre 14

17 strutture e formare del personale specializzato che potessero accoglierle, comprenderle, aiutarle e sostenerle in quel percorso di vita che prima o poi accompagna tutti noi: l'invecchiamento. Le strutture nelle quali sono attivi reparti di Geriatria sono di varie tipologie, ed ognuna adotta un differente approccio nei confronti della propria utenza di riferimento: L'Ospedale Sulla base di quanto previsto dalla sua mission, ogni struttura ospedaliera possiede un propio reparto di Geriatria. L'incidenza delle cadute aumenta con l'aumentare dell'età, e ciò concorre ad aumentare anche le operazioni a carico delle persone anziane: il reparto in cui esse vengono condotte viene comunemente denominato Reparto di orto-geriatria in acuto, a cui è spesso associato anche il Reparto neurologico. Il limite del reparto di Geriatria negli Ospedali pubblici è che, dopo un certo termine, costringe il paziente ad allontanarsi dalla struttura, o comunque gli permette di rimanere solo se possibilitato ad affrontare una spesa per la permanenza. A causa di ciò, spesso, una volta dimessi, i pazienti geriatrici vengono solitamente indirizzati dai familiari in strutture apposite, dove poter seguire un percorso di riabilitazione in strutture specializzate. La Casa di cura Pubbliche, Private o Convenzionate che siano, le Case di cura sono strutture in cui poter seguire specifici percorsi di riabilitazione, accompagnati da figure professionali che lavorano in équipe e che si dedicano esclusivamente a quella tipologia di utenza (diversamente dall'ospedale, dove alcune figure possono essere intercambiabili tra i vari Reparti). Esse hanno diverse strutturazioni interne, e possono occuparsi di: riabilitazione motoria (es. pazienti che, nella fase del post-intervento, fanno fisioterapia), lunga degenza post-acuzie (il percorso fisioterapico di protrae per periodi più lunghi), riabilitazione neuro-motoria (per pazienti con disturbi neurologici, es. malati di Alzheimer), riabilitazione cardio-respiratoria (per utenti con disturbi cardiaci o respiratori). Nel caso di Case di cura Private, le prestazioni professionali di cui si usufruisce sono a pagamento. Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A.) Come è evidente dalla sua stessa denominazione, le R.S.A. sono strutture all'interno delle quali i pazienti vivono dormendo, mangiando e facendo attività per un certo lasso di tempo. Per tutte quelle famiglie che hanno parenti anziani con deficit cognitivi o fisici particolarmente problematici, spesso questa è la soluzione più scelta, anche se forse è anche la più costosa. 15

18 Gli utenti delle R.S.A. sono persone con disabilità importanti, il più delle volte con alterato status psico-fisico; esse sono categorizzate in tre diverse fasce, che ne denotano il livello di funzionamento o malfunzionamento: R1 (pazienti con disturbi gravissimi), R2 (pazienti con disturbi intermedi), R3 (pazienti con disturbi lievi). Centri diurni/centri anziani Pur non essendo categorizzabili come reparti geriatrici, questi due ambiti sono molto interessanti in quanto permettono alla persona anziana di esprimere se stessa in una dimensione conviviale e di dedicarsi ad attività di tipo occupazionali e ludiche. A prescindere dalla struttura entro la quale è analizzato il reparto di Geriatria, le figure professionali con le quali il paziente anziano entra in contatto in esso solitamente sono: medico, neurologo, cardiologo, psicologo, fisiatra, logopedista, educatore, infermiere, ausiliario, fisioterapista, terapista occupazionale ed assistente sociale. 3.2 Il ruolo dell'educatore nel reparto di Geriatria Tra le figure professionali che operano all'interno dei reparti di Geriatria vi è quella dell'educatore Professionale. Il profilo professionale dell'educatore ha dei contorni ancora piuttosto incerti, ed infatti molti sono i dibattiti tutt'oggi aperti a quale posizione degli debba occupare in ambito sociosanitario, dove sembrano essere ben accolte solo le persone laureate provenienti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Come recita la Legge n 771 del 1996 all art. 1, l'educatore Professionale è un operatore che, in base ad una specifica preparazione di carattere teorico-pratico, svolge la propria attività mediante la formulazione e la realizzazione di progetti educativi caratterizzati da intenzionalità e continuità, volti a promuovere lo sviluppo equilibrato della personalità, il recupero e l'integrazione sociale di persone di diversa età, condividendo con esse differenti situazioni di vita quotidiana. Perché dunque tale discriminazione verso questo professionista? Egli, evidentemente, ha competenze tanto relazionali quanto tecniche, pertanto è necessario rivalutare quanto accaduto finora e descrivere brevemente il modo in cui una figura professionale tale possa essere preziosa in un percorso di cura e riabilitazione nei reparti di Geriatria. Spesso l intervento riabilitativo geriatrico si rivolge a persone molto anziane che presentano una perdita severa quanto rapida della propria autosufficienza in seguito ad un evento clinico acuto. È frequente che un anziano, durante il ricovero in ospedale, perda in parte o del tutto la propria abilità 16

19 ad eseguire le comuni attività quotidiane, come lavarsi, vestirsi o camminare. Tale situazione si verifica sia in seguito ad interventi chirurgici che per ricoveri di tipo internistico (infezioni, malattie cardiache o respiratorie). E compito della riabilitazione geriatrica la valutazione e l intervento rispetto allo status in ingresso dell'utente: dopo la disabilità acuta, spesso instaurata su una disabilità pre-esistente, la persona malata sarà in grado di tornare al domicilio? Avrà bisogno di assistenza? Nonostante il primo intervento sia quello clinico che mira a far raggiungere al paziente una stabilizzazione delle condizioni mediche per far sì che possa essere effettuato un trattamento che possa permettere il recupero delle funzioni premorbose la riabilitazione dell anziano è un atto molto complesso, e deve prevedere aree di intervento ben più ampie: vanno sì affrontati problemi clinici e funzionali, ma anche psicologici ed extra-clinici. Come afferma Giovanni Jervis, l'esperienza della lunga degenza spesso porta il ricoverato a chiudersi in se stesso, facendolo diventare abulico, dipendente, indifferente, inerte, spesso scontroso e regredito a comportamenti infantili; è pertanto necessario adottare un approccio empatico ed umano con i pazienti: l'educatore più di altri, grazie alla cassetta degli attrezzi di cui dispone, è in grado di fornire risposte adeguate in tempo reale ai bisogni di questa tipologia particolare di utenza. Le competenze richieste ad un Educatore che opera in un reparto di Geriatria sono certamente quelle relative alla sfera comunicativa e relazionale; egli deve inoltre essere dotato di particolare sensibilità e deve essere in grado di leggere i bisogni anche dove tutto sembra tacere. Rispetto alle altre figure professionali con cui entra in contatto il paziente geriatrico, tutte conducenti attività tecniche (es. fisioterapista, neurologo, logopedista, infermiere), l'educatore ha la particolarità di doversi confrontare sempre con il singolo soggetto, con la sua unicità, e deve essere in grado di accostarsi ad esso per accompagnarlo in un percorso di crescita e di presa di coscienza che lo porti al miglioramento del proprio status quantomeno psichico. Avendo a che fare con persone in difficoltà, questa figura professionale deve avere un profilo umano più che asettico, ma soprattutto deve essere competente a lavorare sulle e con le emozioni, ad esempio proponendo piccoli laboratori che possano giovare al paziente in termini di benessere psichico, soprattutto laddove le menomazioni o compromissioni fisiche non possano trovare in alcun modo rimedio nella medicina. Il mondo medico non deve sembrare all anziano un luogo chiuso e misterioso, ma il luogo dove si muovono specialisti ben formati con l unico scopo di migliorare la qualità della vita delle persone ormai non più giovani, garantendo loro interventi tempestivi di cura, un ambiente sereno e soprattutto la certezza che il loro disagio, quando compare, è al centro dell interesse dell attenzione dell intera collettività. 17

20 3.3 Un'esperienza di tirocinio presso l'r.s.a. della Casa di cura Policlinico Italia (a cura di Arianna Giuliani) Con l'obiettivo di osservare e comprendere come la figura dell'educatore Professionale sia inserita in ambito sanitario, ho deciso di svolgere le 20 ore di tirocinio osservativo in una casa di cura romana situata a Piazza del Campidano, zona Piazza Bologna, denominata Policlinico Italia. Individuare una struttura disponibile ad accogliermi per così poche ore non è stato semplice, pertanto ho deciso di contattare questa struttura in quanto tramite conoscenze familiari sapevo per certo della presenza di una educatrice nel reparto R.S.A.. Al colloquio preliminare con il Direttore Sanitario, il Dott. Leone Antonelli, egli si è mostrato fin da subito disponibile a farmi fare questa esperienza ed ha manifestato la sua curiosità relativamente al fatto che una educatrice volesse svolgere una attività di tirocinio in una struttura sanitaria, ricevendo solitamente richieste di collaborazioni da studenti provenienti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il Policlinico Italia è una Casa di cura privata accreditata, specializzata in riabilitazione motoria e nella quale è possibile usufruire dei servizi di: Day-Hospital riabilitativi, R.S.A. (Residenza Sanitaria Assistenziale), Ambulatorio Polispecialistico, Radiologia, Laboratorio di Analisi Cliniche. Affidata alla tutor-educatrice Professionale Tiziana Tango, ho svolto la mia attività in particolar modo nel reparto R.S.A., nel quale collaborano in un ottica di équipe multidisciplinare: medico geriatra, medico internista, neurologo, cardiologo, psicologo, fisiatra, logopedista, infermieri, ausiliari, 8 fisioterapisti, 1 educatrice, 1 terapista occupazionale ed 1 assistente sociale. Il reparto R.S.A. del Policlinico Italia è composto da 90 pazienti, suddivisi in due palazzine e classificati, a seconda del tipo di patologia, in R1 (pazienti con un grado di disabilità elevato, non autosufficienti) ed R2 (pazienti con un alto grado di disabilità, ma che riescono comunque ad avere un discreto grado di autonomia nella normale esecuzione delle attività della vita quotidiana). Il personale medico e paramedico è legato alla struttura in parte con Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) ed in parte presta servizio al suo interno tramite cooperativa (Professional Service). L'educatrice a cui sono stata affidata come tirocinante, nello specifico: si è laureata presso la Facoltà di Scienze della Formazione; è assunta dal Policlinico Italia con contratto a tempo indeterminato da 14 anni; ha avuto precedenti esperienze in comunità per minori problematici e in centri diurni per disabili. Pur non essendo mia tutor, l'altra collaboratrice che si occupa in particolare dei pazienti geriatricineurologici-dementi è una Terapista Occupazionale (laureata presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia II) che presta servizio nella struttura R.S.A. per conto della cooperativa legata al 18

21 Policlinico. Rientrando tra gli obiettivi della mia attività di tirocinio quello di osservare il modo in cui l'équipe lavorativa si coordina relativamente alla progettazione da portare avanti con gli utenti, ho intervistato la mia tutor ed alcune altre figure con cui ho avuto modo di collaborare durante queste ore. La supervisione dei pazienti segue tale iter: inizio settimana incontro multidisciplinare su valutazione e rivalutazione del Progetto Riabilitativo; durante la settimana esecuzione e tentativo di raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel Progetto Riabilitativo (miglioramento o mantenimento status psico-fisico dell'utente); fine settimana incontro multidisciplinare per la valutazione dei risultati raggiunti, ed eventuale riconfigurazione del Progetto Riabilitativo. In questo percorso di Progettazione, come dichiarato dalle stesse figure professionali facenti parte dell'équipe, la figura dell'educatore rimane piuttosto marginale, in quanto vengono enfatizzati prevalentemente gli aspetti medici, infermieristici e fisioterapici. Nonostante questo, comunque, l'educatrice afferma di riuscire a coordinarsi bene con i suoi colleghi, grazie anche al buon clima che si respira nel reparto. Effettivamente, l'affiatamento tra il personale che lavora nel reparto R.S.A. risulta subito evidente, ed io stessa sono stata accolta in maniera positiva e sono stata messa immediatamente nella condizione di poter partecipare attivamente alle attività e di proporre miei personali laboratori. Come concordato con la Docente tramite la quale ho svolto questo tirocinio, ho tentato di impostare un piccolo laboratorio sulle emozioni, ma data la poca consistenza delle ore e soprattutto a causa della mancata collaborazione dei pazienti, per lo più in status psico-fisici che non gli permettevano di cogliere a pieno le proposte fatte loro, il progetto è rimasto incompleto. La tutor e la sua collega Terapista Occupazionale, comunque, hanno affermato di essere molto colpite da esso e di voler proseguire il progetto non appena avranno un utenza che ne permetta lo sviluppo. Il progetto consisteva nel parlare singolarmente con i pazienti meno compromessi dal punto di vista psico-fisico al fine di individuare eventuali traumi, far disegnare al paziente il proprio stato d'animo e condurre con esso un colloquio al fine di renderlo consapevole del proprio status e, semmai, affrontarlo e superarlo insieme. Schematicamente, seguono le attività fatte nelle varie giornate in cui mi sono recata presso la struttura: 19

22 16 Gennaio ore in clinica, dalle ore 8 alle ore 13. Con la tutor, mi sono recata nella Sala Polivalente della Palazzina B, dove mi ha mostrato lo studio in cui lei e la collega impostano le attività da fare durante la giornata. Dopo la progettazione, la T.O. è rimasta con alcuni pazienti nella Palazzina B, mentre io e l'educatrice siamo salite al primo piano della Palazzina A, nella Sala Polivalente. Dopo aver raccolto circa 20 pazienti, di cui molti in sedia a rotelle, intorno ad un grande tavolo, Tiziana ha iniziato la giornata con: buongiorno, invito a dire che giorno fosse, lettura del giornale e commento. Dopo questa attività introduttiva, abbiamo impostato il lavoro con i pazienti collaborativi (disegni da colorare, incastri, matriosche, esercizi basati sul problem-solving) e ci siamo recate mentre alcuni erano rimasti con gli infermieri nella stanza ed altri erano portati a turno a camminare dai fisioterapisti a fare le visite mirate nelle stanze delle persone che non erano riuscite a recarsi nella Sala Polivalente. Dopo aver parlato ad aiutato un po' questi pazienti a sistemarsi (moralmente ed esteticamente, ad esempio mettendo della crema o del profumo per farsi belle ), siamo tornate nella Sala Polivalente ed abbiamo proseguito, con la collaborazione degli infermieri, con la distribuzione dei medicinali e del succo di frutta. Alle 12, arrivato il pranzo, abbiamo lasciato la stanza per recarci nella Medicheria, dove Tiziana ha firmato le cartelle (pazienti con cui ha lavorato nella giornata). 20

23 18 Gennaio ore in clinica, dalle ore 8 alle ore 13. Sabato, nella Sala Polivalente della Palazzina B dell'r.s.a., è la giornata del film. Dato il clima pesante che si respirava tra i pazienti, e dato l'appena passato Natale, Tiziana ha deciso di far vedere un film divertente: La banda dei Babbi natale, con Aldo, Giovanni e Giacomo. La visione del film è stata intervallata da pause circa ogni 20 minuti, durante le quali ci sono state discussioni relative a ciò che si era appena visto. Durante il film ad alcune persone particolarmente vogliose di lavorare è stato affidato un disegno, da colorare con una tecnica particolare: fare delle palline di carta pesta ed incollarle nell'area desiderata, ovviamente in base al colore ed al soggetto. Durante il film, a turno, gli utenti sono stati portati dai fisioterapisti a fare attività individuale. Al termine del film, è stato dato del tempo ai parenti di intrattenere del tempo con i loro cari nella Sala Polivalente; all'ora di pranzo, ogni paziente è stato riportato nella sua stanza e con la tutor ci siamo recate in ogni piano a firmare le cartelle, così che i responsabili del Piano sapessero chi era sceso a fare attività e chi non lo aveva fatto. 21

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