Allegato 1: Metodologia per la stima della filiera economica ed occupazionale a situazione attuale

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2 Allegati Allegato 1: Metodologia per la stima della filiera economica ed occupazionale a situazione attuale Allegato 2: Metodologia di stima previsionale dell'occupazione nei servizi di raccolta Allegato 3: Evidenze della minore intensità di rifiuti per unità di consumo finale Allegato 4: Stime sul potenziale di riduzione Allegato 5: Criteri di stima delle quote di riutilizzo per rifiuti ingombranti, tessili e Raee Allegato 6: Criteri di stima degli obiettivi di Rd 2

3 Allegato 1: Metodologia per la stima della filiera economica ed occupazionale a situazione attuale Il sistema economico della gestione e del riciclo dei rifiuti include le seguenti attività: raccolta dei rifiuti (raccolta differenziata e non differenziata) trattamento e smaltimento finale dei rifiuti (trattamento meccanico-biologico, incenerimento, discarica etc) preparazione al riuso (attività di selezione e riparazione) preparazione al riciclo (attività di selezione, valorizzazione, trasformazione) commercializzazione di prodotti usati e di materie seconde produzione manifatturiera di materie seconde e di prodotti contenenti materie seconde. I dati statistici considerano distintamente solo le fasi della raccolta rifiuti (codice ateco 38.11), del trattamento e smaltimento finale al cui interno sono inclusi compostaggio e digestione anaerobica (codice ateco 38.21), della preparazione al riciclo (codice ateco 38.3 definito "recupero di materia") e della commercializzazione di materie seconde (codice ateco 46.77). Le attività di produzione manifatturiera da materie seconde tranne pochi casi - sono considerate congiuntamente alla produzione da materia prima vergine. La dimensione economica della produzione manifatturiera da materia seconda è pertanto generalmente stimata a partire dall'insieme del settore industriale. La stima del valore della produzione e degli occupati per singola filiera del sistema di gestione richiede una procedura di disaggregazione, interpolazione sulla base anche di stime di letteratura e successiva riaggregazione delle fonti originarie. La nostra stima ha: - assunto i costi del servizio di spazzamento e raccolta derivante dall'analisi ISPRA (dopo la riallocazione dei costi diversi da quelli diretti) come equivalenti al valore della produzione del settore della raccolta (per la parte relativa alla gestione dei rifiuti urbani); - determinato il totale degli occupati sulla base dei valori Istat della categoria 38.11, proporzionalmente al valore della produzione dei rifiuti urbani; - determinato gli occupati per singola filiera delle raccolte (differenziate e non differenziate, domiciliari e stradali) secondo coefficienti di produttività derivati principalmente da Bain e Federambiente; - assunto i costi del servizio di trattamento e smaltimento derivante dall'analisi ISPRA come equivalenti ai ricavi da corrispettivo per il settore trattamento e smaltimento; - assunto il valore della produzione del settore trattamento e smaltimento (relativamente alla gestione dei rifiuti urbani) come equivalente ai ricavi da corrispettivo incrementati dal valore della vendita al mercato dell'energia e di altri sottoprodotti; - ripartito i ricavi da corrispettivo del settore di trattamento e smaltimento sulla base dei prezzi medi di accesso italiani determinati con indagine RifiutiLab-Consorzio bacino Padova (Moretto 2012) per gli impianti di discarica e di incenerimento, sulla base del valore rilevato da Ispra per il totale dei trattamenti biologici da Rd, come differenza per i trattamenti meccanico-biologici (nei quali il prezzo di accesso generalmente incorpora il prezzi di successivo smaltimento in discarica e inceneritore); - determinato il totale degli occupati nei servizi di trattamento e smaltimento sulla base dei valori Istat del settore 38.21, proporzionalmente al valore della produzione dei trattamenti e smaltimenti da rifiuti urbani; - ripartito gli occupati totali a ciascuna filiera di trattamento e smaltimento sulla base del totale dei rifiuti trattati in ciascuna filiera e di fattori occupazionali derivati da dati di letteratura; - esclusi i servizi di preparazione al riciclo dal calcolo dei costi di trattamento e smaltimento (cioè esclusi i costi di "trattamento e recupero" delle raccolte differenziate diversi da quelle del trattamento biologico) in accordo con la metodologia Istat-Eurostat; - determinato il valore della produzione dei servizi di preparazione al riciclo concordemente con Istat (settore 38.3) e allocando ai rifiuti urbani la quota proporzionale alla quantità di rifiuti urbani, - determinato gli occupati per ciascuna filiera di recupero dei rifiuti urbani secondo parametri di produttività tecnica; - determinato il valore della produzione e degli occupati dell'industria manifatturiera di riciclo sulla base di dati specifici, laddove possibile e necessario per la specificità degli impieghi di riciclo, o in proporzione al tasso di riciclo (cioè di impieghi di materie seconde sulla produzione) caratteristico del settore laddove la produzione finale non presenta differenze in funzione del tipo di input o in assenza di informazioni specifiche. 3

4 All'interno del sistema economico della gestione dei rifiuti è possibile individuare un distinto sistema economico del riuso e del riciclo. Il perimetro del sistema economico del "riuso e riciclo" in accordo con la classica definizione fornita da Beck (2001) include: le attività dal lato dell'offerta impegnate nella raccolta e nella preparazione dei materiali raccolti per il riciclo o il riuso: - raccolta differenziata dei rifiuti e di prodotti usati per il riciclo o il riuso - recupero dei rifiuti per il riciclo da trattamenti del rifiuto residuo (ad es: deferrizzazione in trattamento meccanico biologici, impianti di recupero materia da rifiuto residuo, etc.) - trattamento intermedio di selezione, pulizia, disassemblaggio e/o di lavorazione meccanica e chimica finalizzata alla produzione di materie seconde che incontrano le specificazioni dei produttori manifatturieri, dei rivenditori di prodotti usati o comunque degli utilizzatori finali; le attività dal lato della domanda fino al primo punto (cioè fino al primo stadio del processo produttivo) nel quale i materiali recuperati o i prodotti usati competono direttamente con il loro equivalente primario o vergine e in particolare: - le attività di manifattura del "primo stadio" di prodotti contenenti materiali di riciclo, dove il "primo stadio" si riferisce alla prima tipologia di prodotto (generalmente materia prima o semilavorato) manifatturiero quali bobine di carta, profilati plastici o pannelli in legno; raggiunto questo livello i prodotti da materia seconda possono essere considerati equivalenti ai prodotti competitori in materia vergine; le attività industriali successive, che convertono le materie seconde o intermedi in semilavorati e prodotti finiti sono esclusi dal nostro perimetro; - attività di riparazione o valorizzazione dei prodotti usati per la successiva vendita; - le attività commerciali di vendita esclusiva o prevalente di prodotti usati o di materie seconde (come definite prime) da riciclo. 4

5 1. LA FILIERA ECONOMICA ED OCCUPAZIONALE DI RACCOLTA E TRATTAMENTO DEI RIFIUTI Per definire una stima economica e occupazionale del comparto dei servizi di igiene urbana, disaggregato nelle sue varie funzioni, abbiamo utilizzato, integrandole, tre fonti diverse: la contabilità economica Istat basata sulla classificazione Ateco e riferita al 2011; la ricognizione sulle aziende di igiene urbana di Utilitatis (2014 riferita la 2012 basata su proprie rilevazioni e sul sistema camerale Aida Bureau Van Dijk); la rilevazione sui costi del sistema di gestione dei rifiuti compiuta da Ispra (2013) sulla base dei dati MUD comunali e riferita al Oltre a queste fonti, per effettuare una disaggregazione interna alle filiere, abbiamo utilizzato i risultati di altri studi di settore. La stima Istat. Il settore della raccolta e trattamento dei rifiuti urbani costituisce, nella classificazione Ateco impiegata da Istat, un sottoinsieme non disaggregato della voce "3811: raccolta di rifiuti non pericolosi" per quanto attiene alle fasi di raccolta e di spazzamento e della voce "3821: trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi" per quanto attiene alle operazioni di trattamento e smaltimento (includendovi compostaggio, trattamento meccanico-biologico, incenerimento e discarica). Queste due voci non riguardano però la sola componente dei rifiuti urbani, ma anche quella dei rifiuti speciali non pericolosi. Complessivamente queste voci valgono 13,8 miliardi di euro di valore della produzione e addetti a tempo pieno equivalente. Tab 52 - Principali dati economici dei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti non pericolosi (da Istat), : raccolta di rifiuti non pericolosi 3821: trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi numero delle imprese valore della produzione - migliaia di euro numero occupati dipendenti in unità eq. tempo pieno produttività ( val prod per occupato) Totale Fonte: Istat Dalla contabilità Istat possiamo anche determinare la produttività occupazionale dei due macrosettori della raccolta (incluso spazzamento) e del trattamento e smaltimento. Le attività di raccolta generano un occupato ogni 116 mila euro di valore della produzione (e un dipendente ogni 137 mila), mentre le attività di trattamento e smaltimento, meno labour intensive, generano un occupato ogni 245 mila euro di valore della produzione (e un dipendente ogni 286 mila euro). I dati Istat, però, non scorporano il settore dell'igiene urbana da quello della gestione dei rifiuti industriali non pericolosi. La stima Utilitatis. Una quantificazione specifica del comparto urbano è invece condotta secondo il Green Book 2014 di Utilitatis (Utilitatis, 2014), che annualmente analizza il settore dell'igiene urbana. Secondo Utilitatis, l'insieme delle attività di igiene urbana - raccolta, spazzamento, trattamento e smaltimento hanno un valore della produzione di , all'anno 2012, con un totale di addetti. Utilitatis, che utilizza una base dati diversa da quella Istat, non separa attività di raccolta e attività di smaltimento, ma riaggrega il solo comparto dell'igiene urbana, scorporandolo da quello destinato alla raccolta e trattamento dei rifiuti speciali, tipicamente rifiuti industriali ed edili. Utilitatis però, distingue tra aziende che gestiscono il ciclo integrato (raccolta e trattamento), aziende dedite solo a raccolta e/o spazzamento, aziende dedite solo a trattamento e smaltimento. Rispetto ai valori Istat, le attività di igiene urbana così come rilevate da Utilitatis rappresentano approssimativamente il 68% del valore della produzione e il 67% dei dipendenti del totale delle voci di raccolta e trattamento dei rifiuti non pericolosi, come definite da Istat. La produttività occupazionale delle attività di igiene urbana rilevata da Utilitatis concorda con quella Istat. 5 Tab 53 - Principali dati economici dei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani (stima Utilitatis), 2012 valore della produzione - produttività ( val dipendenti migliaia di euro prod/dipendente) Ciclo integrato Raccolta Trattamento/Recupero/Smaltimento Totale

6 Una verifica del dimensionamento dei servizi di igiene urbana, che porta risultati coerenti con quella di Utilitatis, proviene dal rilevamento Ispra sui costi del sistema di gestione dei rifiuti urbani. La stima Ispra. I costi del sistema di gestione dei rifiuti urbani sono monitorati annualmente da Ispra attraverso i valori trasmessi dai comuni con il modello unico di dichiarazione, che costituiscono un campione molto ampio della popolazione (equivalente per l'anno 2011 all'83% dei comuni e all'82% degli abitanti). Su scala nazionale i costi complessivi del sistema di gestione sono equivalenti a 9,3 miliardi di euro, un valore del tutto coerente con quello rilevato, per altra via, da Utilitatis (anche se i valori monitorati da Ispra non si sovrappongono esattamente con i valori monitorati da Utilitatis, i costi del sistema di gestione infatti non corrispondono al valore della produzione dei servizi di igiene urbana e, inoltre, le attività di recupero sono contabilizzate diversamente). I dati predisposti da Ispra consentono anche pur nei limiti del rilevamento di disaggregare i costi tra le varie funzioni. La scomposizione dei costi, derivata dalla normativa, è rappresentata nella successiva tabella. Tab 54 - Costi dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti (stima Ispra), 2011 /ab milioni Crt= costi raccolta rifiuto indifferenziata 34, Cts=costi trattamento e smaltimento rifiuto indifferenziato 31, Cac=altri costi di gestione rifiuto indifferenziato 3,3 193,8 Crd= costi raccolta differenziata 29, Ctr=costi trattamento e recupero raccolte differenziate (incl ricavi cessione materiali) 8,5 504,7 di cui trattamento biologico RD organico e verde 4,0 235,7 Csl=costi servizi spazzamento e lavaggio 22, Cc= costi comuni di gestione indivisibili 20, Ck=costi del capitale investito 7,1 424 Ctot= Costi totale 157, Fonte: Ispra, 2013, La stima dei costi del trattamento biologico è derivata dal costo medio di trattamento e recupero di frazione organica e verde determinato da Ispra su un campione di comuni Per quantificare i costi dei servizi di spazzamento, dei servizi di raccolta e dei servizi di trattamento e smaltimento abbiamo proceduto ad allocare le altre voci di costo come i costi comuni, gli altri costi e i costi di capitale, che includono ammortamenti e anche spese di personale operativo e non operativo proporzionalmente al valore delle altre funzioni. Con questa riaggregazione, otteniamo una incidenza dei servizi di spazzamento e igiene urbana per circa 1,7 miliardi, mentre i servizi di raccolta e quelli di trattamento e smaltimento valgono rispettivamente 4,7 e 2,6 miliardi di euro (di cui 2,3 afferenti allo smaltimento dell'indifferenziato e il resto a compostaggi e digestione anaerobica). Sono da qui esclusi i costi di trattamento e recupero delle raccolte differenziate ad eccezione dei compostaggi perché questi sono processi di preparazione al riciclo (classificati autonomamente da Istat) il cui costo del servizio reso ai comuni non è assimilabile al valore della produzione (i costi sono infatti al netto dei ricavi retrocessi ai comuni e al valore dei materiali ceduto dagli operatori). Tab 55 - Costi dei servizi di gestione dei rifiuti urbani con riaggregazione delle voci di costo (milioni di ) costo diretto costi altri allocati costo totale stimato Servizi spazzamento (Cls) Servizi raccolta (Crd+Crt) Servizi trattamento (Cts+compostag) Totale Preparazione riciclo Totale con preparazione riciclo I servizi di raccolta dei rifiuti Complessivamente il costo dei servizi di raccolta, che possiamo considerare equivalente al valore della produzione dei servizi di raccolta, è pari a 6,4 miliardi di (4,7 al netto dei servizi di spazzamento) e di questo la raccolta differenziata rappresenta il 34%. Applicando i coefficienti occupazionali derivati da Istat che abbiamo verificati congrui anche rispetto ad altre rilevazioni possiamo stimare gli addetti associati alle diverse fasi del servizio. Purtroppo, a questo livello, la stima è ancora basata su coefficienti che non distinguono né tra raccolta e spazzamento né tra le varie forme di servizio di raccolta (gli addetti alla raccolta pertanto potrebbero essere sovrastimati e corrispondentemente sottostimati gli addetti allo spazzamento). 6

7 L'occupazione generata complessivamente può essere stimata pari a addetti ( al netto dei servizi di spazzamento) e la raccolta differenziata ne rappresenta il 42%. Nel segmento della raccolta che, lo ricordiamo, è complessivamente caratterizzato da gravi inefficienze e improduttività -, la raccolta differenziata presenta maggiori costi unitari e minori produttività rispetto alla raccolta indifferenziata. La filiera della raccolta differenziata però presenta minori costi (e maggiori ricavi) nel segmento del trattamento rispetto alla raccolta indifferenziata. Tab 56 - Dimensione economica dei servizi di raccolta e spazzamento dei rifiuti urbani (milioni di ) costo diretto costi altri costo totale /addetto occupati allocati stimato stimati Servizi spazzamento (Cls) Servizi raccolta (Crd+Crt) Per una disaggregazione dell'occupazione associata alle differenti modalità e tipologie di raccolta abbiamo utilizzato le indicazioni provenienti dagli studi Bain (2009, 2014) condotti per FederAmbiente. Sulla base di una estesa ricognizione, in questi studi si è valutata la quota di raccolta coperta con servizi domiciliari sia nella raccolta degli imballaggi (ca. 51%), sia nella raccolta della frazione organica (ca. 67%). Bain (2009) ha quindi stimato un fabbisogno medio di personale nelle raccolte per gli imballaggi pari a 2,6 addetti ogni 1000 tonnellate (equivalente a 385 t/a per addetto, operativo e non operativo) nelle raccolte domiciliari e a 1,2 addetti ogni 1000 tonnellate (equivalente a 833 t/a per addetto) nelle raccolte stradali. I dati utilizzati da Bain non costituiscono una comparazione di "best practice", ma una fotografia di valori medi che incorporano le inefficienze attuali. Un primo calcolo della ripartizione occupazionale tra servizi prevalentemente domiciliari e servizi prevalentemente stradali può essere fatta assumendo i valori della stima Bain (2009) per le raccolte di imballaggi e organico e mantenendo il rapporto tra produttività domiciliare e stradale anche per i rifiuti indifferenziati. Nella nostra stima si è assunta una produttività intermedia tra domiciliare e stradale per tutte le altre raccolte diverse da imballaggi e organico (assumendo, in analogia agli imballaggi, che il 51% delle quantità sia raccolto in ambiti prevalentemente serviti da raccolte domiciliari) e si è definita una quantità di rifiuto indifferenziato nelle raccolte porta a porta pari al 40% del totale, assumendo implicitamente un tasso medio di RD pari al 60% nelle aree servite da raccolte domiciliari. Si è inoltre mantenuta la stessa produzione di rifiuti procapite (pari, nel 2011, a 528 kg/ab) nelle aree con servizio domiciliari e in quelle con servizi stradali (ancorché, secondo i dati disponibili in alcune regioni, la produzione procapite nelle aree con raccolte porta a porta sia inferiore). Sulla base di questo approccio si può disaggregare la stima degli addetti dei servizi di raccolta, tra domiciliare e stradale e tra servizi di raccolta indifferenziata e servizi di raccolta differenziata, individuando un totale di ca addetti per i servizi di raccolta domiciliare di circa addetti per i servizi di raccolta stradale e un totale di circa addetti nelle raccolte differenziate dell'umido, nelle raccolte di imballaggi, nelle altre raccolte differenziate (ingombranti, raee, tessili etc), nelle raccolte di rifiuto indifferenziato. In conclusione, il settore dei servizi di raccolta vale circa 4,7 miliardi di euro (6,4 incluso spazzamento) e genera posti di lavoro ( con spazzamento) che sono principalmente concentrati nei servizi di raccolta differenziata, più labor intensive. La produttività è pari a 776 t/a per addetto, più alta per la raccolta indifferenziata e minore per le differenziate. Tab 57 - Fabbisogni occupazionali dei servizi di raccolta disaggregati per materiale e tipo di servizio (anno 2011) Pap - Domiciliare Stradale t/a raccolta t/a PaP t/a *add add pap t/a Str t/a*add add stra tot addetti organico imballaggi altre RD indifferenziato Totale % Rd 38% 60% 25% stima popolazione (milioni) 21,3 38,1 7

8 Tab 58 - Principali dati economici dei servizi di raccolta (anno 2011) val produzione (M ) occupati /t t/addetti Servizi spazzamento (Cls) Servizi raccolta differenziata di cui organico e verde di cui carta e imballaggi di cui altre Rd Servizi raccolta indifferenziata Totale Totale al netto spazzamento Nota. Il valore della produzione è calcolato sulla base dei dati Ispra come somma del costo diretto e della quota di altri costi (altri costi, costi comuni, costi del capitale) proporzionalmente al valore del costo diretto. I servizi di trattamento e smaltimento Dai dati Ispra deriviamo il costo dei servizi di trattamento e smaltimento e questi costi sostanzialmente corrispondono ai ricavi per le prestazioni. Con la sola eccezione del trattamento biologico delle raccolte differenziate (compostaggio e digestione anaerobica), da Ispra non possiamo derivare i costi per le varie filiere di trattamento. Per una valutazione disaggregata del fatturato e degli occupati nel settore di trattamento e smaltimento abbiamo utilizzato i valori riportati nella più recente stima RifiutiLab (Moretto 2012), confrontandola con i costi rilevati da varie fonti (Regione Lombardia, Regione Veneto, Regione Emilia Romagna, Cewep, Federambiente, Cic), mentre abbiamo utilizzato valutazioni di letteratura e dati di un campione di impianti per quanto attiene all'occupazione connessa alle varie filiere di trattamento. Tab 59 - Stime su costi di accesso agli impianti di trattamento e smaltimento (Euro/t) Italia Italia (stima AR ER) Veneto Regione Lombardia (stima Rifiutilab 2012) (Arpav) min-max media (2) min-max media (2) media (2) min-max (1) media (2) Discarica , Incenerimento Trattamento mec-bio compostaggio (*) , (*) i valori di minimo e massimo per il compostaggio sono riferiti alla Forsu; la media è riferita alla media di Forsu e Verde. (1) il valore include iva e ecotassa per la discarica (2) il valore è al netto di iva e di ecotassa Tab 60 - Stime su fattori occupazionali caratteristici di impianti di trattamento e smaltimento (t/annue per addetto) Nostra stima Ademe AR - ER valore riferimento min-max tonnellate (annue) per addetto Discarica Incenerimento Compostaggio TMB Digestione anaerobica I costi del servizio di trattamento e smaltimento delle diverse filiere sono stati calcolati moltiplicando le quantità smaltite in discarica e incenerimento per il rispettivo prezzo medio di accesso, utilizzando direttamente il valore calcolato da Ispra per i trattamenti biologici (compostaggio e digestione anaerobica) e calcolando i costi totali di TMB come differenza con i costi totali di trattamento (il prezzo di accesso dei TMB, infatti, include generalmente anche i costi di smaltimento in discarica o incenerimento dei sottoprodotti: il valore medio così ricalcolato è pari a 65 /t). Poiché il valore della produzione dei trattamenti e smaltimenti include, oltre ai ricavi derivanti dai corrispettivi pagati dai comuni per il servizio, anche i ricavi derivanti dalla cessione al mercato dell'energia e degli altri sottoprodotti, questi ultimi sono stati calcolati, sulla base di un campione di casi, come pari ad una incidenza media dei ricavi da cessione di energia del 26% del prezzo medio di accesso agli inceneritori, del 5% alla discarica, del 10% alla digestione anaerobica e dell'1,5% (da vendita di compost) per gli impianti di compostaggio. Il valore della produzione del settore di trattamento e smaltimento dei gestione dei rifiuti urbani - che appare un valore coerente - risulta incidere in maniera molto rilevante sul valore della produzione complessivamente stimato da Istat per il trattamento dei 8

9 rifiuti non pericolosi (circa il 79% a fronte del 63% della raccolta). Per quanto ciò possa essere attribuibile anche a rilevazioni improprie (una sottostima complessiva del settore), è anche da rilevare che nel settore Istat non figurano i conto proprio, che le raccolte di rifiuti speciali afferiscono in maniera prevalente alla filiera del recupero, che gli smaltimenti di rifiuti speciali sono usualmente in filiere con minor costo unitario. Tab 61 - Stima del costo del servizio e valore produzione del trattamento e smaltimento dei rifiuti (2011) per tecnologia di trattamento costo servizio valore della produzione M M % Discarica ,3% Incenerimento ,4% TMB ,9% Compostaggio ,4% Digestione anaerobica ,0% Totale ,0% Il totale degli occupati nel settore di trattamento e smaltimento è derivato dal settore Istat 38.21, proporzionalmente al valori della produzione del settore trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani. In termini di occupati, il settore dei rifiuti urbani ne impiegherebbe , il 79%. La ripartizione degli occupati alle varie filiere di trattamento è stata effettuata sulla base del rapporto tra i coefficienti occupazionali (tonnellate per addetti) individuati (in altri termini: posto pari a 100 il valore di addetti per tonnellate in discarica, l'incenerimento ha un valore di 36,67 etc). Per quanto i risultati possano essere in parte falsati da errori o incompletezza di rilevazione, la produttività apparente del settore appare comunque molto inferiore a quella stimabile in base a fattori occupazionali derivati dalla letteratura tecnica. Tab 62 - Stima degli occupati nel trattamento dei rifiuti urbani (2011) per tecnologia Occupati T/addetto Discarica incenerimento TMB Compostaggio Digestione anaerobica Totale LA FILIERA ECONOMICA ED OCCUPAZIONALE DELLA PREPARAZIONE AL RICICLO L'industria di preparazione al riciclo è costituita da quell'insieme di imprese che selezionano e qualificano rifiuti avviabili al riciclo predisponendo la "materia seconda" impiegata dalle industrie di riciclo. Questa qualificazione include tutte le attività di selezione, lavorazione e commercializzazione preliminari all'impiego industriale vero e proprio, con la sola eccezione del compostaggio (che intendiamo come una attività industriale di riciclo, di produzione di ammendanti, per la quale la preparazione al riciclo è inclusa nella stessa fase di produzione industriale). Operativamente sono ricomprese in questa dizione di "preparazione al riciclo" anche quelle attività (che Istat aggrega nella classe 46.77) che potremmo più appropriatamente definire di "preparazione al riutilizzo" e che comportano il disassemblaggio di prodotti per recuperarne delle parti e riutilizzarle (ad esempio come pezzi di ricambio). Nella nostra classificazione noi consideriamo come "preparazione al riciclo" due classi di imprese, secondo le categorie ISTAT: le imprese del settore industriale del "recupero di materia" (gruppo 38.3) e le imprese del settore commerciale del "commercio all'ingrosso di rottami e cascami" (classe 46.77). Consideriamo assieme queste imprese perché precedenti studi da noi svolti (Bianchi, 2010) con analisi di dettaglio a scala regionale hanno mostrato una ampia sovrapposizione e similitudine di attività, ancorché le attività del settore del "commercio all'ingrosso di rottami e cascami" siano rivolte essenzialmente ai rifiuti industriali (e in parte ricomprendano anche attività di raccolta e trasporto degli stessi). D'altra parte, la stessa definizione delle attività svolte secondo la classificazione Ateco mostra che i due insiemi di imprese hanno molti elementi in comune, con la sola sostanziale differenza che quelle di tipo commerciale non devono svolgere attività di "trasformazione" meccanica o chimica, ma anche le attività commerciali includono "cernita, selezione, separazione, smontaggio di prodotti usati". Non casualmente, lo studio di settore dell'agenzia delle entrate sul settore del "riciclaggio" raggruppa nello stesso cluster le imprese del gruppo 38.3 e della classe Il settore industriale del "recupero di materia", dall'ultima revisione della classificazione delle attività economiche, è identificato da Istat come il settore 38.3 ed include le seguenti attività: 9

10 - ( ) smantellamento di carcasse di ogni tipo (automobili, computer, televisori e altre apparecchiature) per il recupero di materiali, ad esclusione delle attività di riutilizzo (che sono classificate alla voce 46.77, cioè come commercio all'ingrosso di rottami e sottoprodotti); - ( ) cantieri di demolizione navali; - ( ) recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici, con inclusi frantumazione meccanica di rifiuti metallici da autovetture usate, lavatrici, biciclette, eccetera; riduzione meccanica, tagli, pressature di rifiuti ferrosi o di altri metalli ( ); - ( ) recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico per produzione di materie prime plastiche, resine sintetiche, che include sia il recupero di gomma e pneumatici, sia la cernita, selezione, pellettizzazione e lavorazione di plastiche (e gomme) per ottenere granulati; in questa classe (o nella successiva) rientrano anche gli impianti di selezione "multimateriale" dei rifiuti; - ( ) recupero e preparazione per il riciclaggio di tutte le altre frazioni di rifiuto (la dizione ufficiale recita, traendo in parte in inganno, "Recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse" ), anche attraverso selezione e lavorazioni di trasformazione meccanica o chimica dei materiali, ma con alcune importanti esclusioni: gli impianti di compostaggio (le biomasse considerate in questa dizione sono ad esempio gli oli e i grassi), gli impianti di recupero energetico (inclusa la digestione anaerobica), gli impianti di recupero materiali dalle scorie di combustione, che sono tutti classificati come impianti di trattamento e smaltimento (quindi afferiscono al gruppo 38.2.). In generale e in accordo anche con la nostra classificazione la classificazione delle attività economiche esclude dalla preparazione al riciclo tutte le attività di lavorazione della materia seconda per produrre semilavorati o prodotti finiti (come la produzione di cellulosa o di carta, la produzione di filati, etc.). Accanto al settore industriale del recupero dei materiali occorre considerare anche il settore commerciale del commercio all'ingrosso di rottami e cascami (classe 46.77) che include le seguenti attività: - commercio all'ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici che include anche cernita e selezione di materiali e smontaggio e smantellamento di prodotti usati per ottenere parti riutilizzabili ( ), - commercio all'ingrosso di altri materiali di recupero non metallici (vetro, carta, cartoni eccetera); sottoprodotti non metallici della lavorazione industriale (cascami), relativa in particolare (ma non esclusivamente) a carta, stracci, vetro e plastica ( ). Nel suo insieme il settore della "preparazione al riciclo", così come lo abbiamo definito - escludendo, lo ricordiamo, le attività di riciclo della frazione umida e verde - conta più di imprese, un valore aggiunto di circa 2,4 miliardi, e quasi addetti. Il fatturato e il valore della produzione sono molto sensibili alla variazione dei prezzi delle materie prime (e seconde) e perciò presentano forti oscillazioni, non necessariamente significative dell'andamento del volume della produzione. Tab 63 - Principali dati economici del settore preparazione al riciclo (Ateco ), (da Istat) numero delle imprese fatturato - migl euro valore della produzione - migl euro valore aggiunto (c.f) - migl euro numero di persone occupate Addetti in FTE Recupero dei materiali (Ateco 38.3) Commercio all'ingrosso di rottami e cascami (Ateco 46.77) Totale Essendo nota la ripartizione tra flussi urbani e flussi non urbani, il valore della produzione della preparazione al riciclo dei rifiuti urbani e il valore della produzione della preparazione al riciclo dei rifiuti non urbani è stato in via provvisoria ripartito in funzione delle quantità trattate. Si tratta, ovviamente, di una allocazione rozza e non rappresentativa. D'altra parte, l'impiego di altre tecniche di valutazione si scontra con insuperabili deficit informativi. Il valore della produzione del settore di preparazione al riciclo dei rifiuti urbani, in ogni caso, non appare incongruo considerando che, senza considerare gli autonomi ricavi dalla cessione di materiali, a carico dei comuni vi sono costi di trattamento e recupero per almeno 334 milioni e a carico di Conai costi per attività di selezione e preparazione al riciclo per 155 milioni di. Le attività in gran parte sovrapponibili direttamente a quelle industriali di preparazione al riciclo riferite al commercio di rottami sono state allocate integralmente in capo ai rifiuti industriali. 10 Tab 64 - Valore produzione della preparazione al riciclo da rifiuti urbani e non urbani rifiuti urbani rifiuti non urbani Quantità (t) valore produzione settore 38.3 (M ) 1.378, ,561 valore produzione settore (M ) ,900 totale valore produzione (M ) 1.378, ,461

11 Complessivamente, il valore della produzione di preparazione al riciclo da rifiuti urbani vale poco meno di 1,4 miliardi di, mentre il settore dei rifiuti non urbani vale 9 miliardi di euro. Come abbiamo già notato, le attività di preparazione al riciclo dei rottami industriali sono spesso inclusive anche delle operazioni di raccolta. Anche se il valore unitario per t di rifiuto speciale appare molto più alto di quello per i rifiuti urbani si deve considerare che l'ammontare dei rifiuti speciali trattati include anche una quota non quantificabile di rifiuti inerti (che però dovrebbero essere in maggior parte fuori dal calcolo, dal momento che molte imprese di recupero inerti sono registrate come imprese edili o del settore costruzioni). L'occupazione generata dal settore della preparazione al riciclo dipende dalla complessità delle operazioni. Il settore di preparazione al riciclo è costituito da imprese molto disomogenee che vanno dalla pura commercializzazione a complesse lavorazione meccaniche e chimiche, passando per attività di cernita e selezione più o meno articolate. Anche all'interno di un medesimo processo di lavorazione possono esistere cicli di lavorazione molto diversificati in funzione sia del tipo di input ricevuto che di output ricercato in termini di fabbisogni di personale per unità lavorata e in termini di rendimenti. Inoltre, un elevato numero di imprese, anche di rilievo, opera su una molteplicità di materiali e l'allocazione delle risorse umane alle diverse frazioni di rifiuto presenta un certo grado di arbitrarietà. Un esame dei dati di un campione di aziende (aziende con registrazione Emas) ha mostrato una discreta variabilità in tutti i settori: per il trattamento Raee da 425 a 685 t/addetto, per la lavorazione delle materie plastiche si registrano indici variabili da 508 t/addetto fino a 2730 t/addetto (per attività di selezione elementare), per la lavorazione della carta si registrano indici variabili da 650 t/addetto a 1220 t/addetto, per la lavorazione del vetro si registrano indici attorno a 5000 t/add (per flussi anche industriali), per il recupero di metalli preziosi l'indice registrato è di 61 t/addetto (in tutti questi casi con addetto si intendono sia quelli operativi che quelli non operativi, come impiegati, dirigenti etc). Altri studi (Ademe, 2010) riportano produttività specifiche pari a t/addetto per il vetro e 276 t/addetto per la plastica, ma sempre basandosi su numeri limitati di casi. In via puramente teorica, se tutti i materiali raccolti in Italia fossero avviati a riciclo passando da un impianto del settore di preparazione al riciclo (e da solo uno di questi impianti), il tasso di produttività sarebbe pari per il 2011 a 806 t/addetto (o 1,24 addetti per 1000 t) considerando l'insieme del settore industriale e commerciale e a 1260 t/addetto (o 0,79 addetti per t) considerando solo il settore industriale del recupero materiale. E' bene, ancora, ricordare che questi indicatori di produttività non possono essere considerati come dei parametri tecnici di produttività degli impianti di selezione, essi rappresentano invece valori medi di addetti complessivamente impiegati nei servizi operai, tecnici, impiegatizi, tanto industriali che di commercializzazione propri dell'insieme delle fasi di preparazione al riciclo. Inoltre, il valore totale fornito da Istat per il settore, è probabilmente, comprensivo (come emerge anche dagli studi di settore della Agenzia per l'entrate) di attività di raccolta, in particolare per i flussi industriali. Sulla base di altre fonti e di valutazione degli operatori si sono assunti dei fattori correttivi, in particolare tra raccolta dei rifiuti urbani e raccolta di rifiuti industriali (questi ultimi hanno generalmente caratteristiche qualitative più omogenee e richiedono minori o nessun trattamento e si è pertanto assunto che la produttività sia superiore rispetto alla raccolta urbana). Si è distinto tra flussi metallici e altri flussi e si sono introdotti specifici valori relativi al vetro, plastica, inerti e Raee sulla base di dati specifici. Gli addetti riconducibili alle attività del settore sono stati allocati alla sola gestione di rifiuti industriali. Su un totale di addetti derivato da Istat e riferito al 2011 pari a circa unità, la nostra stima è che gli addetti alla preparazione per il riciclo da rifiuti urbani siano circa In sintesi il settore della preparazione al riciclo da rifiuti urbani presenta un valore della produzione di circa 1,4 miliardi di euro grosso modo equivalente a circa la metà del valore dei processi di trattamento e smaltimento (che includono anche i compostaggi) e genera occupazione per circa addetti (poco meno di in termini di FTE), un valore superiore alla somma degli addetti a discarica e incenerimento. 11 Tab 65 - Occupati nella preparazione al riciclo da rifiuti urbani e non urbani da rifiuti urbani da rifiuti non urbani occupati t per addetto occupati totale addetti (38.3) di cui alluminio e non ferrosi di cui carta di cui ferrosi di cui inerti di cui legno di cui piombo di cui plastica di cui pneumatici di cui vetro di cui Raee di cui Tessili totale addetti (46.77) totale addetti

12 Tab 66 - Dimensione economica ed occupazionale del settore della preparazione al riciclo volume produzione - tonnellate valore della produzione - migliaia di euro numero di persone occupate recupero materiale (38.3) commercio all'ingrosso rottami (46.77) Totale preparazione al riciclo di cui raccolta urbana di cui raccolta industriale numero di dipendenti in unità equivalenti a tempo pieno 3. LA FILIERA DEL RIUSO E RIUTILIZZO La complessa struttura della filiera del riuso e del riutilizzo ne rende difficile e incerta la quantificazione. Questa filiera include il mercato formale (negozi registrati), il mercato degli ambulanti e delle microimprese informali, il mercato dello scambio online, il mercato della riparazione e del re-design. Secondo i dati ufficiali delle Camere di Commercio nel 2013 il mercato dell usato in Italia conta esercizi commerciali. Questi numeri, secondo la rete Rete O.N.U. ( acronimo che sta Operatori Nazionali dell Usato, rappresentano solo una piccola fetta della realtà degli operatori d'usato e non include gli operatori ambulanti formali e informali (al cui interno è molto importante anche la componente degli operatori di etnia rom), delle fiere e dei mercati storici, delle cooperative sociali, degli enti di solidarietà. La rete Onu calcola un insieme di oltre operatori del settore. Il fatturato, includendo il sommerso e il non professionale, è stimato tra i due e i tre miliardi di euro l anno. Si tratta di valori molto elevati, anche se confrontati con quelli disponibili su scala internazionale e difficilmente accertabili. In ogni caso, le attività di mercato relative ai prodotti usati e al seconda mano non costituiscono propriamente una componente della filiera dei gestione dei rifiuti, perché attengono ad attività economiche che riguardano beni che non sono ancora divenuti rifiuti. Le attività economiche finalizzate al riutilizzo di rifiuti sono oggi rilevanti in particolare nel settore tessile e nella rigenerazione dei pallet. I valori forniti costituiscono in ogni caso delle approssimazioni, che potrebbero considerare anche (per ingombranti e pallet) flussi di prodotti "prima" della loro formazione come rifiuti. La gran parte dei rifiuti tessili destinati a riutilizzo o, più correttamente, commercializzati in Italia e soprattutto all'estero come prodotti di seconda mano riutilizzabili deriva da raccolte dei rifiuti. I rifiuti raccolti sono secondo i principali operatori avviati a riutilizzo per circa il 68%. Poiché l'avvio a riutilizzo richiede una attività di selezione manuale degli abiti usati raccolti da cui si originano sia i flussi a riutilizzo che quelli a riciclo l'attività di selezione è già contabilizzata nella quota di "preparazione al riciclo". L'occupazione generata specificamente dal processo di riutilizzo è quella della selezione (con una produttività media di 725 t ad addetto, da Wrap 2012) e quella legata alle eventuali attività commerciali di vendita del seconda mano recuperato da rifiuti (con una produttività pari a circa 15 addetti per t di venduto, calcolata però sulle attività tipo Onlus che includono aggiuntivamente del lavoro volontario, da Ademe, 2012). Nel settore tessile, sulla base dei dati relativi al 2011, si stima una selezione finalizzata al riutilizzo di circa t/a (raccolta da rifiuti urbani) e una vendita di abiti di seconda mano (derivanti anche da importazioni) per ca t/a. Per gli ingombranti (prodotti di arredo) si stima un recupero finalizzato al riutilizzo pari a t/a di cui il 25% commercializzato. il fabbisogno occupazionale è calcolato equivalente a quello registrato da Wrap per la sola preparazione al riutilizzo, pari a 19,86 addetti (full time, retribuito esclusi i volontari) ogni 1000 tonnellate riutilizzate. Analogo al tessile il fattore occupazionale per la commercializzazione. Per la rigenerazione pallet si è considerata la quota gestita da Rilegno, per t/a. Il valore della produzione di queste attività è stato stimato facendo riferimento al valore aggregato stimato per la Francia da Ademe (2012) per le attività di riutilizzo gestite dal cosiddetto settore dell'economia sociale, pari a un valore di /t di prodotti a riutilizzo. 12 Tab 67 - Principali dati economici del settore del riutilizzo Tessili (selezione) Tessili (commercializ) Ingombranti (preparaz) Ingombranti (commerc) Legno (pallet) riutilizzo (t) occupati valore produzione (migliaia ) Totale

13 4. LA FILIERA ECONOMICA DELL'INDUSTRIA DA RICICLO IN ITALIA Le attività dal lato della domanda nelle quali i materiali recuperati o i prodotti usati competono direttamente con il loro equivalente primario o vergine costituiscono l'ultimo stadio della filiera del riciclo e della gestione dei rifiuti. Queste attività comprendono: le attività di manifattura del "primo stadio" di prodotti contenenti materiali di riciclo, dove il "primo stadio" si riferisce alla prima tipologia di prodotto (generalmente materia prima o semilavorato) manifatturiero quali bobine di carta, profilati plastici o pannelli in legno; raggiunto questo livello i prodotti da materia seconda possono essere considerati equivalenti ai prodotti competitori in materia vergine; le attività industriali successive, che convertono le materie seconde o intermedi in semilavorati e prodotti finiti sono esclusi dal nostro perimetro; - attività di riparazione o valorizzazione dei prodotti usati per la successiva vendita; - le attività commerciali di vendita esclusiva o prevalente di prodotti usati o di materie seconde (come definite prime) da riciclo. I settori economici che consideriamo sono descritti nella tabella seguente: Tab 68 - Settori manifatturieri nei quali si svolge il riciclo di materia Codice Ateco Descrizione settore Fabbricazione di fogli da impiallacciatura e di pannelli a base di legno [non include i settori di fabbricazione di prodotti da pannelli in arredamento e edilizia] 17.1 Fabbricazione di pasta-carta, carta e cartone [non include i settori di "fabbricazione di articoli di carta e cartone"] Preparazione o miscelazione di derivati del petrolio, di cui fabbricazione di oli o grassi lubrificanti derivanti dal petrolio, inclusi quelli ottenuti da oli residui [dati disaggregati sul settore non disponibili per segreto statistico; utilizzati dati specifici da bilanci Viscolube] Fabbricazione di pneumatici e camere d aria; rigenerazione e ricostruzione di pneumatici Fabbricazione di altri prodotti in gomma Fabbricazione di imballaggi in materie plastiche [i prodotti derivanti dalla preparazione al riciclo delle materie plastiche sono direttamente impiegati nella fabbricazione di materiali plastici; per rappresentatività si è considerato il solo settore imballaggi] Fabbricazione di vetro cavo [per rappresentatività si è considerato il solo settore del vetro cavo] Produzione di cemento [non include i settori di fabbricazione dei prodotti in cemento, gesso e calcestruzzo] Produzione di calcestruzzo Siderurgia - fabbricazione di ferro, acciaio e ferroleghe [non include i settori di fabbricazione di prodotti in acciaio e ferro] Produzione di alluminio [non include i settori di fabbricazione di prodotti in alluminio e leghe] Produzione di piombo, zinco e stagno e semilavorati [non include i settori di fusione di metali non ferrosi e di fabbricazione di getti di metalli leggeri] Produzione di rame Settori non valutabili Fabbricazione di tappeti e moquette [sono un minor mercato di sbocco di plastiche, gomme, tessili] Fabbricazione di altri articoli tessili tecnic e industriali [sono un minor mercato di sbocco di tessili] 112 Seguiamo qui la classica definizione di Beck (2002): "The end-point of recycling is considered to be the first-stage manufactured product. First stage refers to the first product produced from recycled materials, such as a roll of paper, sheet of plastic, glass bottle or metal billet. First-stage products are often converted into finished products (e.g., envelopes, plastic bottles, or metal parts), sometimes at the same facility. Only production of first-stage products is intended to be included in this definition. At this stage, the recycled material has successfully competed against virgin material and is often indistinguishable from other first-stage products that are made from those virgin materials. 13

14 Fabbricazione di altri prodotti chimici nca - tra i quali fabbricazione di biocarburanti [sono il mercato di sbocco degli oli vegetali e grassi] Fabbricazione di piastrelle in ceramica [sono un minor mercato di sbocco per rifiuti di vetro] La dimensione dell'industria del riciclo è stata stimata, laddove non erano disponibili fonti idonee ad una quantificazione diretta, in accordo con le procedure adottate in altri studi (Ademe 2008, 2010), in proporzione al tasso di produzione da materie seconde dello specifico settore industriale. Questa assunzione appare corretta e rappresentativa nella gran parte dei settori industriali ove l'impiego di materia seconda o è strutturalmente equivalente alla materia prima come è tipicamente per la gran parte delle produzioni metallurgiche o è miscelato con materia prima vergine per garantire prestazioni equivalenti all'uso di materia prima. In questi casi, i prodotti non presentano differenze in termini di valore economico dovuti alla quantità di materia seconda incorporata, né vi sono apprezzabili differenze nelle tecnologici di processo sotto il profilo occupazionale. Il settore plastico, dove in parte il riciclo di materia comporta un downgrading del materiale, è l'unico settore per il quale segnaliamo la possibilità che tale procedura determini una sovrastima della dimensione economica della componente del riciclo. Una procedura specifica di quantificazione è stata effettuata per: - il legno, sulla base del volume di produzione e vendita dello specifico settore dei pannelli - gli oli minerali esausti sulla base di dati specifici del principale operatore di rigenerazione - frazione organica (comunque considerata nello smaltimento) sulla base sia dei dati Ispra che di fonti regionali per gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica. All'interno della stima complessiva sul valore della produzione e l'occupazione da riciclo, la quota derivante da riciclo dei rifiuti urbani è calcolata in proporzione alla quantità di materia seconda da rifiuti urbani sul totale della materia seconda utilizzata. Il totale di materia seconda utilizzata è calcolata sulla quantità avviata a riciclo (e non sulla raccolta), include le importazioni ed esclude le esportazioni di materia seconda. Per quanto riguarda i flussi di materia seconda da rifiuti urbani, la quantità avviata a riciclo è calcolata considerando laddove disponibili i dati specifici sull'export delle raccolte differenziate urbane o applicando il tasso medio di export (per i soli materiali per i quali l'italia è esportatrice netta). L'industria manifatturiera di riciclo è in primo luogo basata sull'impiego di rottami e materie seconde di provenienza industriale e su una forte quota di importazioni. L'insieme delle materie seconde impiegate dall'industria italiana inclusa la frazione organica nella produzione di compostaggio ha raggiunto nel 2011 le 40 milioni di tonnellate (36 senza la frazione organica), anche se nel 2012 e 2013 è leggermente declinata in primo luogo per l'aggravarsi della crisi nel settore siderurgico e per la debolezza dell'insieme dell'industria manifatturiera. Tab 69 - Materie seconde impiegate nell'industria italiana del riciclo (tonnellate) frazione organica ferro carta cemento vetro pannelli legno alluminio piombo secondario plastica lubrificanti pneumatici rigenerati gomma Totale Ai fini del calcolo del valore della produzione e dell'occupazione dell'industria del riciclo si è fatto riferimento ai valori La quantità di materie seconde totali e di materie seconde da rifiuti urbani impiegate nei settori specificamente utilizzati per il calcolo sono sintetizzate nella tabella successiva. 14

15 Nel calcolo del riciclo da rifiuti urbani si è assunto che: - per le materie plastiche: che la totalità di plastica riciclata sia impiegata nel solo settore della produzione di imballaggi (che rappresenta il principale, ma non unico, destino) - per il vetro: che la totalità del vetro riciclato sia impiegato nel solo settore della produzione di vetro cavo (che rappresenta il principale, ma non unico, destino) - per gli pneumatici: che la totalità della frazione rigenerata e riciclata sia impiegata nella fabbricazione di pneumatici e prodotti in gomma (che rappresentano il principale, ma non unico, destino), considerando ai fini del calcolo del valore della produzione e degli occupati la somma dei settori e per piombo e altre frazioni metalliche non ferrose: che la totalità dei metalli da rifiuti urbani classificati come "metalli e leghe non ferrosi" fosse destinata a riciclo come piombo (si tratta di una semplificazione) - per inerti: che la totalità degli inerti avviati a riciclo sia impiegata nella produzione di calcestruzzo (che rappresenta uno degli impieghi). I tassi di impiego di materie seconde da rifiuti urbani sul totale della produzione impiegati per il calcolo del valore della produzione e degli occupati da riciclo sono sintetizzati nella seguente tabella: Tab 70 - Produzione totale, produzione da riciclo e da riciclo dei rifiuti urbani (tonnellate) produzione industriale 2011 di cui da riciclo di cui da riciclo rifiuti urbani % riciclo da rifiuti urbani produzione di alluminio % produzione di carta e cartoni % produzione siderurgica % produzione piombo % produzione imballaggi plastici % fabbricazione pneumatici e gomma % produzione vetro cavo % produzione di calcestruzzo % produzioni oli lubrificanti rigenerati % Fabbricazione pannelli truciolari % tessili nv olii vegetali nv Sulla base dei criteri di allocazione ricordati (e con specifica valutazione in due ambiti nei quali i valori di settore non sarebbero stati rappresentativi: oli rigenerati, dove la stima è basata su Viscolube; pannelli truciolari, dove la stima è basata su specifici studi di settore) è stata fatta l'attribuzione del valore della produzione e degli occupati all'attività di riciclo interna all'industria di riferimento. Nella tabella seguente sono riportati i soli settori di riciclo da rifiuti urbani: Tab 71 - Stima del valore della produzione e occupati (2011) nell'industria basata sul riciclo (valori totali e per riciclo da rifiuti urbani) Cod istat settore quantità (t) (legno in migliaia mc) % riciclo totale % riciclo RU valore della produzione - migliaia di euro numero persone occupate Fabb pannelli truciolari* % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani 900 0% 30% di prod di carta e cartoni % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 27% oli lubrificanti rigen * % 0% di cui da rifiuti urbani % 0% fabb prodotti in gomma % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 2%

16 22.22 prod imballaggi plastici % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 14% prod vetro cavo % 0% di cui quota da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 44% prod calcestruzzo % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 0% prod siderurgica % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 1% prod di alluminio % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani % 4% prod di piombo % 0% di cui da riciclo % 0% di cui da rifiuti urbani ** % 22% * basati su dati specifici di settore, costituiscono solo una quota del relativo settore Istat ** include altri metalli non ferrosi diversi da alluminio 16

17 Allegato 2: Metodologia di stima previsionale dell'occupazione nei servizi di raccolta La previsione dei fabbisogni occupazionali nello scenario "economia circolare" può essere condotta con due approcci: a produttività costante rispetto allo stato attuale o a produttività variabile con una analisi bottom up dei singoli servizi. 1. STIMA A PRODUTTIVITÀ COSTANTE La prima stima è basata sui livelli di produttività stimati per lo stato attuale. Assumiamo che la totalità della raccolta sia svolta con i livelli di produttività (cioè la quantità di rifiuti gestita da ciascun addetto) stimati nella situazione attuale1 nei servizi a prevalenza domiciliare. Con questa ipotesi la conversione del sistema di raccolta in senso domiciliare determinerebbe una rilevante crescita occupazionale, nell'ordine del 67%, pari a circa 27 mila addetti in più nelle sole fasi di raccolta. Tab 72 - Evoluzione occupazionale nello scenario di progetto a produttività costante degli addetti scenario di progetto 2020 addetti stimati t/a raccolta t/a *add addetti attuale organico e umido imballaggi altre RD indifferenziato Totale STIMA BOTTOM-UP: CRITERI E METODOLOGIA La stima bottom up attribuisce invece specifici fattori di produttività ai diversi servizi. Come abbiamo ricordato, però, non esistono basi statistiche affidabili per definire la produttività delle diverse tipologie di servizi, che sono molto sensibili sia all'efficienza organizzativa aziendale che alle condizioni di contesto urbanistico e gestionale dei rifiuti. Analisi bottom-up, con modello ingegneristico, della produttività dei servizi di raccolta sono state prodotte per singoli studi e progetti, in parte basandosi su rilievi condotti da singole aziende. Generalmente queste analisi si riferiscono alla produttività tecnica della squadra operativa. In altre parole, esprimono il numero di sacchi presi o cassonetti svuotati da una squadra operativa (senza considerare i servizi non operativi di coordinamento, supporto e amministrativi). Sulla base di studi di letteratura e di rilevazioni presso operatori, si possono definire dei range di produttività tecnica per le diverse modalità operative (Bianchi, 2009). L'ampia oscillazione dei dati dipende non solo dall'efficienza organizzativa delle diverse aziende, ma anche e soprattutto dalle scelte gestionali (ad esempio frequenze di svuotamento o di raccolta) e dal contesto territoriale. Le condizioni al conferimento influiscono sulla produttività sia nella raccolta a sacchi (che si incrementa nel caso di conferimenti collettivi in un unico punto) che nella raccolta a bidoni o cassonetti in funzione delle distanze necessarie al posizionamento. Tab 73 - Produttività tecnica dei servizi di raccolta Mezzo Contenitore Addetti Svuotamenti per turno monoperatore cassonetti 2,4-3,2 mc monoperatore bidoni l posteriore cassonetti 1,1-1,7 mc veicolo leggero secchielli - bidoni < (*) veicolo leggero secchielli - bidoni < (*) veicolo leggero Sacchi autocarro gru Campana Fonte: Bianchi, (*) questi valori, apparentemente elevati sul contesto italiano, risultano dai benchmarking operati in Germania e corrispondono a servizi resi in aree con sistemi porta a porta individuali in contesti condominiali La produttività tecnica non è però, da sola, un appropriato indicatore di efficienza. Un indicatore più significativo è la misura dei kg/addetti raccolti (o degli utenti serviti/addetto) che misura la produttività complessiva del sistema, considerando anche la saturazione dei contenitori (o il tasso di esposizione). Una elevata produttività tecnica, infatti, non corrisponde ad una elevata efficienza se si effettuano svuotamenti di contenitori a basso tasso di riempimento. 17

18 Dai dati rilevati o resi disponibili in molti contesti italiani ad esempio le produttività rilevate da Hera riportate nella tabella seguente si può rilevare una ampia oscillazione della produttività oraria complessiva (qui espressa in kg/h per addetto) in funzione sia della tipologia di raccolta che della modalità operativa o del contesto territoriale. Tab 74 - Produttività oraria raccolta indifferenziato [kg/ora_addetto] nelle aree servite da Hera Tipo di mezzo di raccolta Kg/h_ad CL >6 t (media) CL >6 t (grandi comuni) CL >6 t (pianura) CL >6 t (montana) CL<6 t Post > 12 t 728 Post >6t <12 t 684 Post < 6 t 693 Veicolo Leggero 716 Veic. Leggero a Sacchi 225 Cassoni Fonte: Hera, "Logistica e livello di meccanizzazione della raccolta e ricaduta sulla gestione", SEP Padova, STIMA A PRODUTTIVITÀ SPECIFICA DEI SERVIZI La valutazione bottom-up che segue, dunque, rappresenta una stima del tutto preliminare, sulla base di standard di produttività comunque arbitrari per quanto derivati da una ampia varietà di esperienze. I criteri e le assunzioni sono qui sinteticamente riepilogati. Tab 75 - Assunzioni della stima bottom-up Raccolta Indifferenziato Rd Carta Rd Forsu Rd Multi leggero Rd Vetro Rd Raee - Ingombranti Rd Verde Rd Tessili Rd PSA (pannolini) Centri di raccolta: guardiania Centri di raccolta: trasporto servizio di raccolta domiciliare basato su turno di servizio con frequenza settimanale e produttività di 1 addetto ogni 1600 abitanti servizio di raccolta domiciliare basato su un turno di servizio con frequenza settimanale e produttività di 1 addetto ogni 1600 abitanti servizio di raccolta domiciliare basato su un turno di servizio con frequenza bi-settimanale e produttività di 1 addetto ogni 1600 abitanti servizio di raccolta domiciliare basato su turno di servizio con frequenza settimanale e produttività di 1 addetto ogni 1600 abitanti servizio di raccolta domiciliare basato su turno di servizio con frequenza quattordicinale e produttività di 1 addetto ogni 1600 abitanti 25% dei rifiuti oggetto di raccolta puntuale e il 75% conferito a centro di raccolta. Per il servizio di raccolta puntuale: raccolta con autocarro e 2 operatori con 20 interventi a turno per un totale di kg turno 25% dei rifiuti oggetto di raccolta puntuale e il 75% conferito a centro di raccolta. Per il servizio di raccolta puntuale: raccolta con autocarro e 1 operatore con 70 interventi a turno per un totale di kg turno raccolta stradale con contenitori dedicati e 1 operatore, con resa di kg a turno servizio di raccolta domiciliare con un operatore, 300 utenze a turno, carico medio di circa 1000 kg, frequenza di raccolta bisettimanale fabbisogno di guardiania considerata la necessità di centri di raccolta diffusi è equivalente alla gestione di 900 t annue con un operatore annuo (che equivale circa ad un addetto a tempo pieno per un CdR al servizio di ab o a un mezzo tempo, cioè 18 ore di apertura settimanale, per un Cdr al servizio di 5000 abitanti) movimentazione del materiale con autocarro con produttività di 9 t turno (3 movimentazioni turno di scarrabili con carico medio di 3 t ciascuno) Le assunzioni di servizio sono rappresentative di situazioni frequenti nel centro-nord dell'italia, ma non rappresentano le best practice in termini di efficienza. In particolare è da osservare che solo per il vetro (qui sempre gestito in forma domiciliare e non con la modalità a campana, più efficiente in termini di tonnellate per addetto) si è assunta una frequenza inferiore a 1 volta a 18

19 settimana, mentre per rifiuto residuo, plastica e carta la frequenza è sempre di 1 volta a settimana anche se vi sono ormai esperienze con frequenze ridotte anche in Italia. Come indicatori di produttività e di servizio utilizziamo le seguenti grandezze: - "abitanti equivalenti anno serviti per turno", misura (sulla base della produzione procapite annua e quindi in termini di abitanti equivalenti annui) la quantità di servizio necessaria per ogni tipologia di servizio; la grandezza è ottenuta come rapporto tra la quantità di rifiuto gestito in un turno di lavoro e la quantità di rifiuto procapite prodotta (ad esempio: se un turno di lavoro gestisce 1000 kg e la quantità procapite annua di rifiuto è di 50 kg ciò significa che ogni turno gestisce 20 abitanti-anno); - "tonnellate anno per addetto", misura la quantità di rifiuto gestita da ogni singolo addetto (considerato FTE come 1600 ore di lavoro annue) su base annua. La quantità di addetti (sempre Full Time Equivalent) necessaria è normalizzata per 1 milione di abitanti. Tab 76 - Stima bottom-up: fabbisogni di servizio di raccolta nello scenario di progetto RD kg/ab kg turno ab eq annui serviti per turno (1) add anno per milione abitanti (2) t/a per add (3) Umido 106, Verde raccolta (25%) 13, Carta 97, Plastica imb e simili 30, Vetro 34, Metalli 8,6 considerato in plastica (come multi leggero) Tessili 12, Raee + Ing a raccolta (25%) 8, Rup 0, Pannolini 8, terre spazzamento 12,1 n.a. n.a. n.a. n.a. CDR guardiania 79, CDR trasporto 79, di cui Verde CRR (75%) 39, di cui Raee + Ing a CRR (75%) 24, di cui Legno imb 12, di cui Inerti 2, RUR indifferenziato 91, Totale (1) calcolato come [kg per turno] / [kg/ab] (2) calcolato come [ ] / [ab eq annui serviti per turno] * [ore turno] / [1600] dove 1600 sono le ore convenzionali annue di lavoro di 1 addetto FTE (3) calcolato come [kg/ab] * [1000] / [add anno per milione di abitanti] Con queste valutazioni di maggior dettaglio il fabbisogno occupazionale è inferiore rispetto a quello individuato precedentemente, in primo luogo per effetto di una maggiore efficienza dei servizi di raccolta primari e di quelli a centro di raccolta. Complessivamente la domanda di lavoro equivale a 57 mila addetti (sempre Full Time Equivalent) a fronte di una stima attuale di circa , con un incremento del 42%. Tab 77 - Evoluzione occupazionale nello scenario di progetto a produttività specifica dei servizi (bottom-up) scenario di progetto 2020 t/a raccolta t/a *add addetti addetti stimati attuale 2012 organico e umido imballaggi altre RD indifferenziato Totale

20 Allegato 3: Evidenze della minore intensità di rifiuti per unità di consumo finale Le dinamiche della produzione dei rifiuti sono, in letteratura, tradizionalmente associate alle dinamiche demografiche e macroeconomiche (consumi delle famiglie, turismo, valore aggiunto dei settori economici). La produzione di rifiuti urbani è correlata a questi indicatori proprio perché i rifiuti non sono altro che oggetti, beni, imballaggi che vengono dapprima acquistati dal cittadino e poi trasformati in rifiuti non appena interviene la decisione di disfarsene. Nel corso degli anni '80 e '90 è aumentata l'intensità di rifiuto per unità di reddito e di consumo, cioè la produzione dei rifiuti è cresciuta come e più del valore della stessa quantità dei consumi, come effetto sia di dinamiche demografiche che di struttura e tipologia dei consumi e delle attività produttive (incremento dei prodotti imballati, introduzione di prodotti monouso o a breve ciclo di vita, maggiore terziarizzazione dell'economia). Un disaccoppiamento tra produzione dei rifiuti e crescita economica analogo a quello già riscontrabile per altre variabili, in primo luogo i consumi energetici o molte tipologie di emissioni inquinanti, coerentemente con le ipotesi della Environmental Kuznets Curve si è invece evidenziato nel corso dell'ultimo decennio a scala internazionale. In Europa si è registrata, in maniera pressoché generalizzata, una riduzione dell'intensità di produzione dei rifiuti per unità di reddito (o di spesa per consumi) che, almeno in alcuni paesi, si è tradotta anche in una riduzione assoluta della produzione dei rifiuti (indipendentemente dal ciclo recessivo). Nel decennio l'intensità di rifiuti si riduce in 23 dei 27 paesi (con l'eccezione di Italia, Grecia, Portogallo e, con il concorso di una revisione delle quantificazioni, Danimarca) con una media dell'unione pari al -12,1%. La riduzione è particolarmente marcata nel periodo precedente alla recessione (tra il 2002 e il 2008): una riduzione si riscontra in 22 dei 27 paesi e il valore medio ponderato europeo è del -11%. Nel periodo coincidente con la recessione, per effetto della contrazione del Pil, la riduzione dell'intensità media europea è meno accentuata (-1,3%) e si riscontra solo in 17 dei 27 paesi. Fig. 35 Indice di intensità dei rifiuti per unità di Pil (indice base 2000). Elaborazione su dati Eurostat Alla riduzione dell'intensità di produzione dei rifiuti per unità di Pil corrisponde anche, come media europea, una minima riduzione assoluta (-1%) e una più significativa riduzione procapite della produzione dei rifiuti (-4,4% nel decennio ). Non si tratta però di un fenomeno omogeneo in tutti gli stati europei. Una situazione che potremmo definire di "dematerializzazione assoluta" si riscontra solo in un numero limitato di paesi, tra i quali il Regno Unito (-8,7% di produzione totale, -13,5% di procapite), la Germania (-4,9% di produzione totale e -6,7% di procapite), l'austria (-5,7% di produzione totale, -9,2% di procapite), l'olanda (-0,7% di produzione totale, -3,9% di procapite), la Spagna (-7,2% di produzione totale, - 16,9% di procapite). Per l'italia, invece, i dati segnalano complessivamente soprattutto una forte attenuazione del tasso di crescita della intensità di produzione dei rifiuti a partire dal 2004 (+5,5% nel periodo , +0,5% nel periodo e anche considerando il periodo ). Questo fenomeno di stabilizzazione o di vera e propria riduzione della intensità di rifiuto sembra confermata in una analisi disaggregata a scala regionale in particolare per alcune importanti regioni del Centro-Nord, mentre i dati sono molto variabili (probabilmente riflettendo anche un problema di qualità della stima sulla produzione dei rifiuti) per le regioni meridionali. 20

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