Droga, che (af)fare?

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1 Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione - Diritti - Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora Droga, che (af)fare? Ce l'hanno fatta. Il progetto di lotta alla droga del vice premier Gianfranco Fini è diventato legge; è stato l'ultimo regalo della destra agli italiani. Lo stralcio Fini-Giovanardi, così è chiamato il contorsionismo legislativo che ha modificato la legge sulle droghe legiferando sulle olimpiadi invernali, equipara droghe pesanti e leggere, inasprisce le pene per queste ultime ed è più indulgente con chi consuma e spaccia quelle pesanti. Non è tutto. Le condanne fino a 6 anni potranno essere scontate in comunità terapeutiche accreditate (ma la legge Cirielli, di fatto, limita questa possibilità), e gli stessi enti privati potranno certificare lo stato di tossicodipendenza, prerogativa dei Sert fino a qualche settimana fa. Conflitto d'interessi e ingresso di privati nella gestione di strutture di detenzione sono dietro l'angolo. Piazza Grande ha condotto un'inchiesta per capire quale sarà il nuovo scenario che questa legge sta aprendo, quali conseguenze avrà sulla vita quotidiana dei milioni di persone che fumano canne, quale sarà il futuro delle strategie di riduzione del danno, come si giocherà il rapporto tra Sert e comunità terapeutiche, se e chi trarrà profitto dai cambiamenti in atto. Com'è nella natura di questo giornale, abbiamo legato l'inchiesta al nostro territorio. Ad Antigone, l'associazione che tutela diritti e garanzia nel sistema penale, abbiamo chiesto di analizzare le prospettive della nuova legge. Visitando la comunità di San Patrignano abbiamo provato a capire quanto siano autentici i successi nel recupero dei tossicodipendenti. - Segue a pag. 2 PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO QUELLO CHE DATE IN PIU E IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA DELL OFFERTA LIBERA NON E AUTORIZZATA Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 2 per Poste Spa)

2 piazza Grande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora Tendere un giornale è meglio che tendere una mano Proprietà Associazione Amici di Piazza Grande Onlus Direttore Responsabile Antonino Palaia Caporedattore Leonardo Tancredi Ai lettori Nel secondo numero dell anno, Piazza Grande parla della nuova legge sulle droghe approvata dal Governo italiano. Da sempre il mondo della droga e quello della strada sono strettamente connessi, abitati entrambi dagli ultimi, dai reietti della società. Dunque abbiamo ritenuto doveroso occuparci della nuova legge, che equipara le droghe pesanti e le droghe leggere, e inasprisce le misure che verranno applicate a chi verrà colto in fallo. In questa maniera l Italia a fatto un un lungo salto all indietro. Almeno questo è quello che dicono gli esperti e gli addetti ai lavori. Nelle pagine seguenti trovate le loro opinioni. Il giornale che avete tra le mani è il numero di Piazza Grande di marzo. Le temperature si stanno facendo più miti, e il grande freddo di quest inverno è ormai quasi un ricordo. La vita di strada rimane difficile, ma almeno per qualche mese sarà più difficile morire di freddo. Questo numero è dedicato alle centinaia di persone scomparse per il gelo dello scorso inverno, in Italia e nel resto d Europa. Redazione: via Libia, Bologna Tel Fax Sommario - Ai lettori pag 2 redazione@piazzagrande.it - Accade davvero pag 3 Distribuzione: Antonino Palaia Redazione Web Jacopo Fiorentino - L inchiesta del mese pag Dal basso verso l alto pag 13 - Le pagine dell Associazione pag 14 e 15 Idea Grafica: Jacopo Fiorentino - Indirizzi utili pag 16 Immagini: Le foto di pag 1 e 13 sono dell Archivio Fotografico di Piazza Grande. L immagine a pag 2 è di Andrea Pazienza. La foto a pag 5 è di Emiliano Facchinelli. Le foto a pag 7 e 9 sono di Eikon Studio. Le foto a pag 4 e 11 è di Gaetano Massa. La foto a pag 12 è di Armando Giorgini. La foto a pag 14 è di Antonio Dercenno. In Redazione: Jacopo Fiorentino, Massimiliano Salvatori, Matteo Artoni, Nicola Ferrari, Dario Coriale, Giuseppe Scandurra, Mattia Caiulo, Mariella Libergoli, Gabriella Penna, Giulia Lasagni, Gaetano Massa, Silvia Sola, Laura Caretto, Viviana Melchiorre, Stefano Bruccoleri e Vincenzo Conte, Tango e Lu. Hanno collaborato a questo numero: Antonio Dercenno, Gigi, Luca Lambertini, Sara Sartori, Daniele Barbieri. Bologna Anno XII - Numero 2-16 pagine Tipografia Nuova Cesat Firenze Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n Segue da pag. 1 A Castelfranco Emilia abbiamo affrontato il muro di silenzio che circonda l'ex Casa di lavoro, probabile nuovo carcere-comunità. Con Susanna Ronconi, del coordinamento operatori bassa soglia del Piemonte e redattrice di Fuoriluogo, abbiamo discusso di riduzione del danno, repressione e comunità terapeutiche. Cecco Bellosi, autore di un bel libro "Piccoli Gulag", ci ha spiegato in che modo la comunità reprime più del carcere e di come le droghe possano diventare strumento di controllo sociale. Il quadro generale che ne abbiamo ricavato è di un vertiginoso salto nel passato, di un ritorno ai tempi bui del drogato pericoloso deviante, soggetto da reprimere o perlomeno da curare. In totale controtendenza col resto d'europa, dove in alcuni Paesi (Svizzera, Olanda) si è arrivati a sperimentare la somministrazione controllata di eroina, e in altri la marijuana è stata depennata dalle sostanze tossiche (Inghilterra), in Italia si punta tutto sulla repressione del consumo e sul trattamento coatto in strutture private. Come per la legge sulla legittima difesa, anche in questo caso si parla di provvedimenti legislativi elettorali, di iniziative del governo per guadagnare voti. Secondo un'indagine dell'eurispes del 2004 la maggioranza degli italiani (69,5%) pensa che sia giusto perseguire penalmente chi fa uso di droghe leggere, ma sono molti di più, l'84,7%, quelli favorevoli al consumo a scopo terapeutico. Attualmente nelle carceri italiane sono detenute persone a fronte di posti disponibili, di queste sono tossicodipendenti e la metà circa ha commesso reati per violazione della legge sulle droghe. La percentuale dei suicidi in carcere è 17 volte superiore a quella che si registra oltre le sbarre (dati raccolti da Ristretti Orizzonti) e le vittime sono soprattutto giovani tra i 18 e i 24 anni. A nostro avviso, e come noi la pensano il Forum Droghe, la redazione di Fuoriluogo, la rete ConfiniZero, il Movimento di massa antiproibizionista, nei mesi che seguiranno le elezioni, si giocherà una partita importante, la cui posta in palio sarà la difesa di una buona fetta di libertà di cittadini. Sarà fondamentale comunicare che il progetto di ferreo controllo sociale di Fini, Moratti e soci non fa altro che oliare l'ingranaggio dell'esclusione e del conflitto sociale. E chi crede di poter risolvere problemi sociali spalancando le porte delle prigioni, per giunta private, dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze. di Leonardo Tancredi leonardotancredi@gmail.com Abbonati a Piazza Grande. Per abbonarsi e ricevere ogni mese il giornale a casa propria, basta un versamento sul c/c postale n , intestato all'associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Causale: "Abbonamento giornale". Potete anche telefonare allo dalle 9.00 alle alla Redazione del giornale. Per i privati la quota indicativa di sottoscrizione è di 31euro annue. Per enti, biblioteche e associazioni 51 euro 2 piazza grande n 122, 03.06

3 Accade Dal nostro sito, una rubrica che parla di casa, nuove povertà, diritti, immigrazione. A Bologna e non solo A Parigi. Andare aò bagno è gratis L amministrazione pubblica della capitale francese si è convinta che è più conveniente spendere 17 centesimi (costo stimato per la manutenzione delle toilettes pubbliche) piuttosto che sostenere ingenti costi per la pulizia delle strade costellate da numerosi escrementi di cittadini bisognosi. E così, le famose sanisettes parigine verranno modificate per permetterne il funzionamento senza l abituale inserimento dei 40 centesimi, consentendo così l accesso a tutti, senza fissa dimora compresi. Sarà una misura sufficiente ed efficace per garantire la pulizia delle Dal disagio sociale al conflitto culturale Ebreo, Musulmano, o senza fissa dimora? Questo l interrogativo che molti senza tetto hanno dovuto affrontare di fronte alla provocatoria iniziativa di distribuire una calda zuppa fumante di carne di maiale. Rispettare i propri precetti culturali o cedere alla fame di fronte ad un caldo piatto fumante in questo gelido inverno francese? Da Parigi a Strasburgo, Nantes e Nizza fino in Belgio, alcuni volontari di gruppi dell estrema destra hanno gentilmente offerto un piatto caldo ai senza tetto infreddoliti, sostenendo cinicamente che si mangia quel che passa il convento, surclassando ogni diversità Architettura etica. Design per i senza dimora Si chiama Architettura Etica, ed è l ultimo esempio di Socially Correct. E un nuovo modo di intendere la progettazione e il design, e i possibili fruitori dovrebbero essere i senza fissa dimora di tutto il mondo. Alcuni studi di architettura e design hanno infatti tentato di dare una soluzione ad uno dei problemi più annosi della società odierna: quello di dare un tetto a chi, per definizione, un tetto non ce l ha. A Los Angeles, lo studio Electroland di Cameron McNall e Damon Seeley ha realizzato il prototipo dell Urban Nomad. Si tratta di una sorta di enorme guscio, sgargiante e colorato, con un mini letto estraibile. Per il momento l Urban Nomad rimane solo allo stato di prototipo, nonostante il costo per la realizzazione di un esemplare non dovrebbe superare i 24 dollari. Ma il progetto di McNall e Seeley non è l unico di questo genere. Anche designboom.com, il magazine on line che da anni dà spazio ai progetti di architetti e designer attenti alle tematiche sociali, ha indetto un concorso, intitolato Shelter in a cart. Il bando richiede la realizzazione di un carrello che possa essere sfruttato sia come ricovero, sia come A Bologna, convegno pubblico sulle tv dal basso Il 7 marzo a Bologna si terrà un convegno pubblico sulle tv dal basso (telestreet e altre esperienze) quali strumenti di partecipazione ai problemi del territorio, come strumenti di dialogo con l amministrazione. Il convegno si terrà presso il Dipartimento di Discipline Storiche, Piazza San Giovanni in Monte 2, Aula Prodi. Info Florida. Violenze contro i senza tetto La Florida raccontata per immagini da un qualsiasi motore di ricerca: una successione ininterrotta di eleganti villette, motoscafi parcheggiati davanti ai moli privati, spiagge dalla sabbia bianca come farina. Ma la Florida raccontata dalla cronaca è diversa e la National Coalition for the homeless ribalta la prospettiva. In un rapporto recentemente pubblicato si legge che, nell ultimo anno, negli Stati Uniti, il 37% degli attacchi violenti ai senzatetto si è verificato in Florida. Molto spesso le violenze vedono colpevoli ragazzi annoiati. Come quelli su cui si concentrano i sospetti circa l omicidio di un senzatetto a gennaio a Fort Lauderdale. E come quelli che hanno confessato di aver ucciso un uomo a Holly Hill lo scorso anno. Come unico movente la ricerca di un po di divertimento. Prima che i riflettori tornino ad illuminare le allettanti villette, i viali ben curati e le vetrine grondanti articoli costosi, sarebbe bene chiedersi come mai i crimini di cui sono vittime i senzatetto raggiungano in Florida livelli così preoccupanti. Ann Marissa Ambacher, analista della National Coalition for the Homeless a Washington, ammette che ovunque i senzatetto sono vittime di attacchi e di violenze e ipotizza che le statistiche relative alla Florida siano particolarmente alte perché particolarmente accurato è in quello Stato il monitoraggio di questo tipo di crimini e perché, a causa del clima caldo, i senzatetto sono più visibili e quindi più esposti. Ma, continua Ambacher, è ragionevole pensare che i crimini commessi ai danni dei senzatetto siano sottostimati dai rapporti pubblicati perché le stesse vittime sono piuttosto restie a rivolgersi alle Usa: detenuti verso libertà per carenza avvocati Oltre quattromila detenuti in attesa di processo dovranno essere liberati a New Orleans nelle prossime settimane a causa della carenza di avvocati d ufficio. L ammonimento è giunto da due dei dodici giudici della Corte Distrettuale della città. La devastazione dell uragano Katrina e della conseguente inondazione ha lasciato le casse statali senza fondi. Il dipartimento degli avvocati d ufficio, che difendono ogni anno migliaia di imputati, è rimasto con sei legali (anziché 42), una sola segretaria ed un solo ispettore. "Non abbiamo telefoni, non abbiamo computers, non abbiamo esperti in casi di pena di morte", ha protestato un dipendente. I giudici hanno ammonito che, se la situazione non cambierà, oltre 4000 accusati, tutti a basso reddito, dovranno essere messi in libertà. I giudici hanno convocato le autorità della Louisiana e il sindaco di New Orleans Ray Nagin a un audizione il 23 febbraio per discutere il Senza dimora al Carnevale di Bologna La Fraternal Compagnia di Piazza Grande presenta "Come pesci fuor d'acqua", un progetto che domenica 26 febbraio ha portato i senza fissa dimora a sfilare nel carnevale dei bambini di Bologna. Nell ambito del progetto Oltre la Strada, volto all orientamento e all accompagnamento all inclusione sociale di persone senza dimora ed attivo dal 2002, l Associazione Fraternal Compagnia di Piazza Grande ha realizzato un laboratorio per la costruzione di mascheroni sonori e costumi con materiali di riciclo. Al laboratori hanno partecipato sei senza dimora che hanno costruito le strutture prendendo ispirazione dai mostri marini. Gli stessi senza dimora hanno sfilato domenica 26 al Carnevale dei bambini. Quest iniziativa rientra nella filosofia di intercultura sociale della Fraternal Compagnia. Quello che ci auguriamo è che grazie a queste iniziative di visibilità si riduca nel tempo la distanza tra i cittadini e le persone con problemi di esclusione. Alla sfilata hanno partecipato anche gli allievi della scuola di teatro Louis Jouvet con le maschere della Commedia dell Arte, il tutto accompagnato dalla fisarmonica di Salvatore Sansone e la chitarra di Pierpaolo Pederzini, entrambi operatori del progetto Oltre la Strada. Il progetto grafico e la realizzazione sono stati curati da Tania Passarini della Fraternal Compagnia di Piazza Grande Info info@fraternalcompagnia.it a cura della Redazione Web piazza grande, n 122,

4 L inchiesta del mese Romagna: "Posti come San Patrignano o le comunità di don Gelmini vivono una sorta di 'crisi di vocazioni', questa legge potrebbe fornire nuovi utenti inasprendo le pene e irrigidendo i principi della modica quantità. La nuova legge innalza a 6 anni, rispetto ai 4 della precedente, la pena massima che può beneficiare di misure alternative. E l'alternativa è la comunità." Questo emendamento, se in qualche modo mitiga gli effetti nefasti della legge Cirielli che aveva abolito le misure alternative per i recidivi, apre di fatto il solco per un inedito modello di detenzione: il carcere per tossicodipendenti. Le Olimpiadi invernali di Torino si sono aperte con un bel salto. All'indietro e senza sci. Lo ha compiuto il ministro per i rapporti col parlamento Carlo Giovanardi, inserendo nella legge di conversione del decreto sulla sicurezza ai giochi olimpici un maxi emendamento che riporta la legislazione sulle droghe al 1990, anno dell'approvazione della legge Jervolino- Vassalli. Il colpo di coda di Giovanardi realizza il progetto del vice premier Gianfranco Fini che già in occasione della Giornata mondiale della lotta alla droga del 2003 aveva esternato le sue intenzioni di intervenire sulla legislazione attuale. a droga è droga" dice Gianfranco Fini, quindi basta con ipocrite distinzioni tra "pesanti" e "leggere", basta con la discrezionalità di magistrati e forze dell'ordine, chi ha un grammo in più dell'uso personale detiene per vendere e scattano condanne penali. E basta anche col monopolio dei SerT: anche le strutture private possono certificare la tossicodipendenza. Questo era la visione di Fini della lotta alla droga, questo contiene lo stralcio Giovanardi, approvato dal Senato lo scorso 26 gennaio, sul quale il Governo ha chiesto e ottenuto la fiducia. Un passo indietro netto col quale si scavalca il referendum popolare del 1993 che modificava la legge Jervolino-Vassalli, fissando il principio della non punibilità dell'uso personale. " Il referendum distingue tra chi detiene per consumo e chi detiene per spaccio - precisa Elia De Caro 4 piazza grande n 122, Il futuro delle carceri La nuova legge sulle droghe apre nuovi scenari, quali? Intervista a Vincenza Scalia ed Elia De Caro di Antigone Bologna avvocato di Antigone a Bologna - Per il solo consumo sono previste sanzioni amministrative (ritiro patente, passaporto ecc.), per lo spaccio le pene vanno da 1 a 6anni per le droghe leggere, da 8 a 20 anni per le pesanti, per la lieve entità si passa da 6 mesi a 4 anni per le leggere, e da 1 a 6 anni per le pesanti. La magistratura è invitata a non interpretare la legge in senso repressivo, non c'è un vero e proprio intento vessatorio." Se il presidente della repubblica Azeglio Ciampi dovesse firmare la nuova legge lo scenario cambierebbe radicalmente. Secondo la nuova legge, la detenzione di qualunque sostanza ritenuta illegale, leggera o pesante che sia, oltre una quantità ancora da stabilire, è punibile con la reclusione da 6 a 20 anni, e con una multa da a euro. "Torniamo al mito della droga, all'idea vecchia di trent'anni del drogato come diverso, come deviante - continua De Caro - adesso invece il consumatore può essere perfettamente inserito nella società, anzi paradossalmente il consumo di droga può essere funzionale in alcuni casi al pieno inserimento sociale, pensiamo a chi usa sostanze per reggere i ritmi di lavoro." Il principio della discrezionalità orientata all'indulgenza verso i casi di lieve entità viene del tutto superata: i prefetti emetteranno le condanne in automatico e non saranno convalidate da un magistrato, bensì da un giudice di pace. "Le sanzioni amministrative possono essere comminate addirittura direttamente dal questore e convalidate dal giudice di pace - continua il legale di Antigone. Molte funzioni sono state delegate al giudice di pace per liberare dal carico di lavoro la magistratura, spesso si tratta di persone molto preparate, ma non hanno comunque l'adeguata formazione. Il potere esecutivo dello Stato non è bilanciato da quello giudiziario." L'intento vessatorio in questo caso è evidente ed è rivolto soprattutto ai consumatori di droghe leggere: se il minimo è 6 anni per tutti, per le leggere quello che era il massimo della pena è diventato il minimo, invece per chi detiene droghe pesanti il minimo è passato da 8 a 6 anni. "Inoltre, nonostante le tabelle sulle quantità d'uso personale non siano state ancora emesse, si parla di 2,5 grammi di marijuana e 5 di cocaina, quantità dalla quale si ricavano molte più dosi. Per il solo consumo è prevista la sospensione della patente anche se non sei alla guida, se hai precedenti (anche solo violazioni del codice stradale) si rischia l'obbligo di firma in questura, di non lasciare il comune di residenza o di rientrare a casa entro una data ora. Pare si voglia punire un certo stile di vita, una certa generazione." Sul versante del recupero uno stravolgimento vero e proprio dello scenario, verrà dalla modifica dell'articolo 116 e seguenti del Testo Unico sulle droghe col quale si consente anche alle strutture private di certificare la tossicodipendenza. In questo caso il pericolo del conflitto d'interessi è concreto, poiché chi certifica è anche gestore della comunità deputata all'accoglienza. Secondo gli addetti ai lavori, il trend di richieste di ingresso in comunità è in calo, in relazione al cambiamento del tipo di consumo. Il sistema-comunità potrebbe andare in crisi, o forse già lo è. La pensa così Vincenzo Scalia, sociologo e coordinatore di Antigone Emilia- "Potremmo assistere a una frammentazione del sistema carcerario - aggiunge Scalia - avremo carceri "normali", carceri speciali (41 bis), carceri minorili, ospedali psichiatrici giudiziari, cpt e carceri per tossicodipendenti. Una differenziazione dell'utenza penale che lede il principio fondamentale dell'uguaglianza del cittadino di fronte alla legge." Ma non è tutto. L'ibrido fatto di carceri e comunità terapeutiche dischiude un'ulteriore oscura prospettiva: la gestione privata della detenzione. Nel 2003, mentre Fini parlava della sua lotta alla droga, nasceva Dike Aedifica (vedi box), una società istituita da Patrimonio Spa, con lo scopo di attuare la dismissione di strutture penitenziarie e progettarne di nuove costruite da privati e prese in affitto dallo Stato. "Credo che la nuova legge e l'istituzione di Dike - dice Scalia - vadano nella stessa direzione, portino alle carceri private secondo il modello statunitense (e cileno, ndr). Non solo la struttura sarà privata, ma anche il personale interno, educatori, medici, infermieri e soprattutto gli agenti. Chi garantirà il rispetto dei diritti all'interno di questi posti?" In seguito a numerosi atti di autolesionismo e morti sospette nei cpt inglesi (oltremanica si chiamano immigration removal center) si è aperta un'inchiesta su UK detention services, società privata gestore di alcune strutture, indicata come responsabile di violenze e razzismo. È questo il futuro del sistema carcerario italiano? di Leonardo Tancredi leonardotancredi@gmail.com

5 Carceri all'asta. Il business dell'edilizia penitenziaria Le vecchie carceri sono state vendute, quelle nuove prese in affitto da privati. Se ne occupa la Dike Spa, una società da poco al centro di una vicenda giudiziaria. Che ne sarà dell'edilizia penitenziaria in Italia? Diventerà, come in America, il business del futuro? L La privatizzazione si insinua sempre più profondamente nel sistema penitenziario italiano. La recente vicenda del carcere per tossicodipendenti di Castelfranco non è che l'ultimo esempio della tendenza a inserire forme di gestione privatistica in un settore tradizionalmente pubblico. Ispirata, almeno in teoria, a criteri di efficienza e risparmio, questa rivoluzione gestionale fa sorgere non pochi dubbi rispetto alla possibilità di garantire i diritti dei detenuti rinchiusi in Italia. E poi, siamo davvero sicuri che lo stato spenderà meno? In molti non la pensano così. L'invitante business dell'edilizia penitenziaria, già sperimentato in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e, più recentemente in Francia, è approdato da un pezzo, seppur piuttosto in sordina, anche in Italia. Se in America un'approfondita inchiesta del New York Times (Harsh Medicine) ha da poco puntato il dito contro una gestione penitenziaria appaltata a vere e proprie multinazionali della sicurezza a scapito della salute dei detenuti, in Italia la soluzione al problema del sovraffollamento carcerario sembra andare gradualmente verso questa direzione. Fu il governo di centrosinistra a varare un piano di espansione e recupero dell'edilizia penitenziaria, ripreso poi dal centrodestra, che prevedeva il ricorso alla locazione finanziaria, o leasing, e alla finanza di progetto. E visto che gli 800 miliardi di stanziamenti per l'edilizia penitenziaria previsti dalla finanziaria erano ormai agli sgoccioli, e di indulto e aministia non se ne voleva sentir parlare, queste nuove e appetitose forme di finanziamento misto hanno ispirato il piano straordinario per la costruzione di nuove carceri voluto dal ministro Castelli, a cominciare da quelle di Varese e Pordenone. In poche parole, i privati costruiscono un carcere e lo stato si impegna a pagare un canone mensile per tutti gli anni necessari a far recuperare i capitali investiti. Alla fine di questo periodo l'amministrazione penitenziaria può decidere di riscattare il carcere con l'acquisto. In realtà, il carcere acquistato con un leasing è molto più costoso, perché deve assicurare il privato contro il rischio che l'immobile non venga riscattato. Ma da dove vengono i soldi del leasing? Per rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro, al luglio 2003, quando è stata istituita la Dike spa, una società per "la realizzazione dei programmi di edilizia carceraria e giudiziaria del ministero della Giustizia". Controllata dalla Patrimonio dello Stato spa, nata nel 2002 con l'obiettivo di censire, dismettere e vendere i beni paesaggistici e storico-artistici dello stato, la Dike spa è finanziata attraverso la dismissione dell'edilizia penitenziaria storica. Presidente della Dike è il rettore della Luiss, Adriano De Maio, mentre amministratore delegato è Vico Valassi, già presidente dell'associazione nazionale costruttori (Ance). Il sospetto che quello delle carceri possa trasformarsi in un grande business per l'industria edilizia è venuto a galla nell'aprile 2005, quando un articolo di Marco Lillo sull'espresso ha raccontato i retroscena di una vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto Giuseppe Magni, sindaco leghista di Calco (Lecco) ma, soprattutto, superconsulente di Castelli per l'edilizia penitenziaria in qualità di segretario generale della Dike spa. Magni attualmente risulta iscritto nel registro degli indagati per corruzione dal pm romano Pietro Giordano di Giulia Lasagni gilasagni@tin.it Cosa cambia? La nuova legge sulle droghe Le nuove norme di contrasto alla tossicodipendenza, inserite nel decreto per le Olimpiadi invernali di Torino, sono diventate legge. La normativa abolisce la storica distinzione tra droghe leggere e pesanti, parifica le strutture pubbliche e private (anche in tema di certificazione della tossicodipendenza), inasprisce le pene per chi spaccia, ma annuncia severe sanzioni anche per i consumatori occasionali. Il testo approvato dalla Camera dei Deputati e dal Senato prevede la reclusione da 6 a 20 anni e la multa da 26 mila a 260 mila euro per chi "coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa, consegna" qualsiasi tipo di droga (art 49). Scompare la modica quantità, i limiti massimi per l'uso personale verranno stabiliti da un successivo atto amministrativo del Ministero della Salute, fondamentale per stabilire il confine tra consumatore e spacciatore. E' prevista la possibilità per chi viene condannato a meno di 6 anni di usufruire delle misure alternative alla galera, in particolare di un programma terapeutico e socio-riabilitativo predisposto dal servizio pubblico per le tossicodipendenze o da L inchiesta del mese una struttura privata iscritta all'albo (art 50). Chi detiene una quantità di sostanze stupefacenti per uso personale potrà essere sottoposto, per un periodo non inferiore a un mese e non superiore a un anno, ad una delle seguenti sanzioni amministrative: a) Sospensione della patente di guida o divieto di conseguirla b) Sospensione della licenza di porto d'armi o divieto di conseguirla; c) Sospensione del passaporto o divieto di conseguirlo; d) Sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario. Se l'interessato risulta già condannato per reati contro la persona, contro il patrimonio o pericoloso per la sicurezza pubblica può essere sottoposto, per un massimo di due anni, ad alcune misure "speciali" come l'obbligo di presentarsi in questura, di non uscire di casa in orari notturni o il divieto di frequentare determinati locali pubblici (art 51). Il ministero pubblicherà prossimamente le quantità di droga che faranno scattare le sanzioni. a cura di Laura Caretto carelaur2001@yahoo.it Perquisizione (Foto di Emiliano Facchinelli) piazza grande, n 122,

6 L inchiesta del mese legge sono a disposizione dei tossicodipendenti a cui è stata assegnata una pena inferiore ai sei anni. Questo fattore incrina il processo di certificazione dello stato di tossicodipendenza, di prassi affidato ai servizi pubblici dei SerT (Servizi Tossicodipendenti): se è il carcere stesso a svolgere questa certificazione, chi garantisce che il detenuto sia effettivamente tossicodipendente? E ancora: chi garantisce che la certificazione sia equa per tutti? Inoltre, i SerT non partecipano ancora alle attività per i detenuti: di che forma di carcerazione si tratta se non sono attivate le normali procedure di collaborazione? Cosa avviene davvero all'interno della struttura a beneficio dei tossicodipendenti? Mura di disinformazione Nel marzo 2005 due ministri del governo Berlusconi inauguravano in pompa magna il discusso carcere per tossicodipendenti di Castelfranco Emilia. Oggi, dopo più di un anno, ancora non si sa quasi nulla di come vanno le cose all interno della struttura. Abbiamo cercato di raccogliere informazioni, questo è il risultato. A Una manifestazione contro il Carcere per tossicodipendenti di Castefranco. (Foto da italy.indymedia.org) lle porte di Castelfranco Emilia, proprio lungo la storica strada che attraversa l'emilia-romagna, c'è una struttura risalente al diciassettesimo secolo adibita a carcere. Il 20 marzo scorso, il ministro dei rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi, e il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, hanno partecipato all'inaugurazione di quello che è stato definito come un nuovo modello di struttura per la detenzione dei carcerati tossicodipendenti. Questa giornata è stata preceduta dalle proteste di Rifondazione Comunista, Verdi, Rete Lilliput. Il disappunto era generato dall'orientamento che sembrava caratterizzare la nuova struttura: il carcere di Castelfranco si profilava come un inedita istituzione totale fortemente voluta da Giovanardi, da sempre in prima linea contro la tossicodipendenza, ma anche noto sostenitore delle comunità terapeutiche come San Patrignano di Andrea Muccioli. Proprio la comunità di Muccioli, all'inizio, sembrava direttamente coinvolta nel progetto: sarebbe stata chiamata in causa nella gestione del carcere, insieme alle comunità del Ceis, avvalendosi della loro esperienza nel campo. Questa intromissione del privato nell'ambiente penitenziario è stata smentita dal ministro Castelli e dei dirigenti di San Patrignano. In realtà la comunità di Muccioli non gestirà direttamente la struttura, ma si occuperà di formare degli agenti di polizia penitenziaria e gli operatori secondo il modello educativo di San Patrignano. Tuttavia, questa formazione, comunque indispensabile per una corretta gestione del luogo, non è ancora avvenuta. Tale erronea circolazione di informazioni è simbolo dell'oscurità informativa che aleggia attorno a Castelfranco. La struttura nei pressi di Modena sembra inavvicinabile, abbandonata a sé stessa per quasi un anno o volutamente lasciata in una condizione di oblio. Ben poche persone sanno esattamente cosa accada al suo interno, come se la reclusione fosse portata alle sue estreme conseguenze: non solo nessun accesso al mondo civile dall'interno, ma anche nessuna possibilità di infiltrazione dell'esterno tra le mura del carcere. Il legittimo sospetto È legittimo sospettare, undici mesi dopo, che la festa d'apertura sia stata soltanto un atto propagandistico in vista delle elezioni regionali del L'orgoglio e la sicurezza per questo "carcere innovativo" erano precoci, ingenui o volutamente sbandierati. In primo luogo, l'inaugurazione non fu assolutamente un inizio; era piuttosto una sorta di ri-apertura in occasione di quella che potremmo definire la ristrutturazione di un edificio adibito a carcere già da molti anni. Questa antica fortezza nei pressi di Castelfranco ha ospitato fin dalla Seconda Guerra Mondiale una Casa di lavoro: un luogo nel quale i detenuti, a seguito di una pena già scontata in carcere, trascorrono un lasso di tempo (indefinito) sotto osservazione, per la verifica della loro capacità di rispettare determinate regole. Il passaggio, però, a una formula concreta e "innovativa" di carcere - in quanto una Casa di lavoro è un luogo di post-detenzione - non è mai stato chiaro. Alla base della struttura, infatti, c'è un progetto non ancora approvato, né sviscerato nei particolari: il carcere per tossicodipendenti ha iniziato il suo percorso senza che ci fosse una normativa precisa a riguardo. Informazioni inesistenti Ad oggi non è neppure certo se la struttura ospiti dei detenuti e, nel caso, quanti essi siano. Alcuni giornali parlano di 40 persone. Voci dall'interno, non confermate dalla direzione del carcere, riferiscono che 12 di queste non hanno le caratteristiche adeguate per la permanenza a Castelfranco. Il fatto che la polizia penitenziaria non abbia avuto la dovuta formazione è già un pre-requisito mancato per l'introduzione dei detenuti. A questo si aggiunge che alcuni carcerati hanno richiesto direttamente alla struttura di essere accolti, senza passare per le normali forme di alternativa alla detenzione che per Il carcere può avere buone ragioni per proseguire nella sua attività, anche in assenza di un'approvazione definitiva e di pre-requisiti adeguati: una struttura che inizia la sua attività ha maggiori opportunità di non essere in seguito bloccata e di ottenere le certificazioni desiderate. Un progetto non chiaro è più facile da modificare a seconda delle esigenze. Castelfranco è effettivamente un luogo a favore dei tossicodipendenti? Oppure è soltanto un luogo di detenzione che rende concreto il paradigma: tossicodipendente uguale crimine? Il carcere di Castelfranco è un edificio murato, non solo fisicamente, ma soprattutto a livello informativo. I tentativi di raccogliere dati reali sulla sua strutturazione si sono rivelati tutti infruttuosi. La fonte primaria, il carcere stesso, è inaccessibile. Il 21 febbraio scorso era in programma un incontro importante riguardo l'approvazione del progetto, che doveva coinvolgere il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), la Regione, la Provincia e il Comune. Al momento della stesura di questo articolo, tuttavia, è impossibile avere accesso ai risultati di questo incontro, qualsiasi essi siano. Il timore è che il carcere per tossicodipendenti continui a funzionare, accogliendo detenuti senza che ci sia un progetto alla base preciso e condiviso dai SerT. Di fatto, il silenzio aiuta la sopravvivenza di un posto che dovrebbe essere tenuto sotto stretta osservazione, al pari dei suoi "affittuari". di Nicola Ferrari ferrari.nicola@gmail.com 6 piazza grande n 122, 03.06

7 L inchiesta del mese Sanpa da i numeri Cronaca dalla Comunità più celebre d Italia "San Patrignano non deve fare un fatturato, deve utilizzare uno strumento di educazione perché i ragazzi si innamorino di quello che fanno". A dirlo è Carlo Fourquet, direttore responsabile de "il Giornale di San Patrignano", la rivista mensile nata nel 1984 all'interno della comunità per tossicodipendenti più conosciuta d'italia. L e parole di Fourquet sono una delle tante prospettive da cui si può partire per descrivere San Patrignano che, oggi, a distanza di 27 anni dalla sua nascita, conta la Fondazione San Patrignano e il Consorzio San Patrignano, che dipende dalla Fondazione e che, a sua volta, raccoglie 3 cooperative sociali di prodotti e servizi e la cooperativa Arcipelago, che si occupa del reinserimento degli ex ospiti. E, poi, una costellazione di associazioni, tra le 60 e le 70, sparse su tutto il territorio italiano e non solo, che servono a catalizzare le richieste di aiuto e a monitorare gli ospiti di San Patrignano, formulando percorsi di recupero personalizzati e seguendo gli ex tossicodipendenti anche dopo la loro uscita dalla comunità. Una macchina autarchica e imponente, capace di vendere la sua immagine e i suoi successi all'esterno, come una grande impresa, anche se impresa non si definisce. Tanto che senza stare a sottilizzare su un passato controverso e contestato da molti, Fourquet, mio secondo interlocutore in una visita guidata a San Patrignano, anticipa la risposta ad una domanda che percepisce come ovvietà, ma che pure non era stata formulata. Un passato scomodo "Non esiste che a San Patrignano possano verificarsi casi come quelli che sono successi, a suo tempo, delle catene - afferma - che appartengono a un periodo, se vogliamo, pionieristico, in cui c'era Muccioli e 30 volontari, di cui 20 coatti dell'alberone di Roma, e te lo raccomando. Questa è una cosa passata", che San Patrignano rivendica, comunque, come utile errore, compiuto in buona fede da un uomo che ha imparato dai tossici tutto quello che c'era da sapere sulle dipendenze e ha posto, così, le fondamenta di una struttura destinata a crescere e ad imporsi come modello nel campo del recupero dalle tossicodipendenze. Ma non si vive di solo passato e anche in tempi più recenti San Patrignano è stata oggetto di critiche per la gestione propagandistica del suo metodo. Il 28 settembre 2005 la Consulta delle Società Scientifiche e delle Associazioni Professionali del campo delle Dipendenze Patologiche, un organismo che coordina le attività delle principali associazioni e società scientifiche, ha protestato contro uno studio multidisciplinare di follow-up condotto da alcuni studiosi dell'università di Pavia e di Urbino su ex ospiti della comunità di San Patrignano. "Oltre la comunità", la ricerca in questione pubblicata da Franco Angeli, dimostrerebbe come il 70% degli ex ospiti di San Patrignano presi in considerazione nello studio siano drug-free a distanza di 2-4 anni. "Non c'è una riga di bibliografia - commenta Paolo Jarre, coordinatore nazionale della Consulta - Qualunque dato scientifico deve confrontarsi con quello che c'è nel mondo. La ricerca considera solo un campione minimo di utenti, 511 (la ricerca tossicologica è stata effettuata su un campione di 100 persone, mentre il questionario è stato compilato da 252 ex ospiti, ndr) e poi le ricerche si fanno partendo dal tempo zero". A questo Jarre aggiunge come pratica non condivisibile il fatto che questa ricerca sia stata presentata in una conferenza stampa "per giunta blindata perché i giornalisti potevano prendere appunti, ma non fare domande. Le ricerche scientifiche si pubblicano sulle riviste. Questo ne fa un'operazione puramente propagandistica", conclude Jarre. "La Una tossicodipendente (Foto Eikon Studio) ricerca non l'abbiamo fatta noi - è entrate, invece, raggiungono 19,9 la risposta di Fourquet - e poi siamo milioni di euro, ripartite in 8,7 gli unici in Italia a sottoporci a milioni ricavati dalla creazione di ricerche di questo tipo, perchè riteniamo sia nostro dovere farci stu- da donazioni e 2 milioni di contribu- beni e servizi, 9,2 milioni ottenuti diare da enti terzi". ti da parte del F.S.E. e di enti pubblici per assistenza Aids, con una Gli abitanti di San Patrignano, infatti, trasudano garbo e positività, perdita di esercizio di 4,4 milioni di come confermano anche i toni entusiastici di Patrizia, che vive in que- poi rientrare anche le spese relative euro. In questo bilancio dovrebbero sta comunità da più di 6 anni, ha a ciascun ospite, che non paga concluso il suo percorso, ma ha rette, ma costa annualmente alla deciso di rimanere in comunità comunità euro. Cifra che ancora un po'. moltiplicata per le attuali presenze fa 23,9 milioni o, a non voler È lei ad illustrarmi il modello San considerare i 120 bambini e i 160 Patrignano come un disegno composto da diversi cerchi concentrici, a 19,7 milioni, sforando in ogni tra operatori e volontari, calerebbe quelli che circondano ogni ospite, caso i 17,3 milioni previsti come abbracciandolo e "facendogli tana", spese di gestione. secondo una sua espressione, fino alla fine del percorso. Chiunque entri in questa comunità ha al suo Altre voci altre stanze fianco una persona che è più avanti Ma lasciando perdere i conti che, si di lui/lei nel percorso di recupero, è sa, fanno venire il mal di testa, e inserito in una stanza di 6-8 persone e in un settore di formazione quale sia l'approccio di San tornando alla comunità, si capisce professionale. Ciascun settore, poi, Patrignano. "Non entri qui per interagisce con altri segmenti della smettere di farti, ma per smettere comunità. Il tutto per un periodo di di essere dipendente", spiega 3-4 anni. Patrizia. Per questo motivo, secondo Fourquet, la battaglia è contro I dati di oggi tutte le sostanze e contro la dimensione di fuga dalla realtà che esse Attualmente a San Patrignano sono in 1.800, un piccolo paese che vive innescano in un adolescente, la di donazioni e di ricavi da prodotti e canna come la pasticca o la pera, servizi. A maggio sarà pubblicato il "anche se non direi mai che fumare bilancio sociale, ma per il momento una canna porta a bucarsi - conclude Fourquet - ma dico che quando bisogna accontentarsi di un estratto di bilancio aggregato, risalente al fumi una canna entri in una stanza 2004 e pubblicato sulla rivista. che ha una porta, puoi decidere di Questo bilancio calcola in 24,3 rimanere lì o di aprire altre stanze". milioni di euro il totale delle uscite, suddivise in costo del lavoro, pari a di Mariella Libergoli 7 milioni (circa 200 persone, tra mlibergoli@gmail.com dipendenti e collaboratori) e generici altri costi di gestione, che ammontano a 17,3 milioni. Le piazza grande, n 122,

8 L inchiesta del mese za. Il che è preoccupante, ma non se guardiamo al futuro prossimo. Nel '90 le comunità si spaccarono in due partiti: da una parte Don Gelmini e Muccioli favorevoli alle maniere dure della legge. Dall'altra Don Ciotti e il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, schierati contro le norme coercitive. E' probabile che oggi accada la stessa cosa con la Fini-Giovanardi? L a rdd - ci spiega la Ronconi - è una politica sociosanitaria che mira a contenere i rischi legati al consumo di sostanze, che di per sé non porta alla morte, alla malattia o all'emarginazione. Si può governare. Su 100 consumatori, solo 15 sono "problematici". Gli altri 85 smettono o consumano saltuariamente e in modo controllato. Anche l'overdose, rispettando alcune regole si può evitare. Un passo indietro Oggi si è tornati a prima del referendum del '93, ma con qualche peggioramento in più. In primis, per la legge l'unico obiettivo legittimo è l'astinenza. Tutti i servizi sono orientati ad essa. Così si nega il sostegno a chi sceglie di convivere con il suo stile di vita senza per questo ammalarsi, emarginarsi o morire. La rdd non sarà più possibile. Si avrà un sistema di servizi che seleziona i suoi utenti e lascia crepare gli altri. La riduzione ridotta Manifestazione antiproibizionista (Foto di Stefano Santi) La Fini-Giovanardi, con le sue limitazioni, sembra aver riportato la situazione al periodo pre-referendum, soprattutto perché si contrappone alla politica di riduzione del danno (rdd). In secondo luogo, tutti i consumatori sono "malati per legge", vengono definiti "devianti" e inseriti in qualche galera terapeutica. E' un mostruoso meccanismo che trasforma un problema sociale in in questi anni i mass-media hanno attuato un bombardamento di disinformazione per convincerci che la repressione significhi prevenzione, ma non credo che il buon senso sia stato sconfitto del tutto. Ne abbiamo parlato con Susanna Ronconi formatrice del Gruppo Abele di Torino e collaboratrice della rivista Fuoriluogo, dedicata ai temi della droga e dei diritti. un problema penale patologico. Poi c'è la questione della "modica quantità" (il limite fissato per legge e assurdamente uguale per Nel 2001 lei sosteneva che un'alleanza tra il paradigma medico, quello etico-educati- tutti, al di sopra del quale si diventa automaticamente spacciatori, anche se si acquista solo per sé o per gli amici), che è un meccanismo potente e incostituzionale di criminalizzazione. vo e la componente antiproibizionista aveva sdoganato la rdd contro la Jervolino- Vassalli, sconfiggendo "nonostante alcuni rigurgiti, il paradigma della devianza, del carcere, della repressione, e reggendo E infine, pubblico e privato sono equiparati. Viene meno quel potere del pubblico che garantiva qualità ed equità dei servizi. Il la prova di un referen- dum popolare". Quali erano quei rigurgiti e quanto di loro c'è nella nuova legge? controllato sarà anche il controllore, e le comunità, in mancanza di eroinomani, faranno business riempiendosi di ragazzini che fumano le canne. Oggi non si può fare, grazie al ruolo dei SerT, ma I rigurgiti erano quella minoranza rumorosa e potente che ha sostenuto questa legge: la lobby dell'astinenza coatta, del privato domani certamente sì. sociale autoritario, di San Patrignano e di Don Gelmini. Non penso di aver sbagliato il mio giudizio. Anche oggi, la maggioranza Nel 2003 l'82% dei cittadini era d'accordo con trattamenti non repressivi. Sono dati attualmente confermabili? di chi opera nel settore si oppone all'ideologia autoritaria di questa legge; basta ricordare che, tra le circa 500 comunità italiane, sono sufficienti le dita di una mano per contare quelle che Già nel '93 gli italiani ci stupirono: in piena guerra alla droga, votarono per rendere meno repressiva la legge 162. I nostri governanti sottovalutano il buon senso dei loro governati. Certo, la sostengono; o che la conferenza nazionale sulle droghe del dicembre scorso è stata polemicamente disertata da operatori e società scientifiche. Oggi abbiamo perso, ma come maggioran- La mia percezione è che oggi le comunità schierate con la legge repressiva siano meno che nel '90. Gran parte di esse ha maturato in esperienza e serietà metodologica. Gli operatori vogliono fare gli operatori, non i carcerieri. Si tratta di coerenza deontologica e di responsabilità educativa. La contrapposizione tra comunità e SerT è annosa, e l'opinione pubblica divisa. Cosa induce i comunitaristi a opporsi alla rdd? E quali vantaggi traggono le comunità contrastando i SerT? Prima di questa ondata d'ideologia autoritaria, si era lavorato per proporre servizi più variegati. Si era detto che la rdd andava inserita nel sistema, che le comunità servivano un certo tipo di persone, che il metadone era un farmaco e non un'ideologia, e che andava prescritto se avesse avuto esiti positivi. La centralità assoluta della comunità era sostenuta solo dai soliti noti, mentre gran parte del privato sociale si apprestava a differenziare i propri servizi. Questo è un patrimonio sedimentato. Adesso, l'imperativo dell'astinenza vorrebbe immiserire questa ricchezza riproponendo la "soluzione unica". Ma è un interesse di pochi, che sono comunque accerchiati dal buon senso, dalla scienza, dalla ragionevolezza e da una necessaria dose di tenacia. a cura di Dario Coriale dariostraits@yahoo.it 8 piazza grande n 122, 03.06

9 Spaccio ai giardini. (Foto Eikon Studio) I Sert e le comunità. C'eravamo tanto odiati Seduto con una tazzina di caffè in mano, davanti a una scrivania ingombra di carte, Giuseppe Cervino, coordinatore della commissione di monitoraggio dell'accordo locale tra Sert e comunità terapeutiche, disegna la mappa dei rapporti tra i servizi pubblici per le tossicodipendenze e le comunità che operano nello stesso settore. Si tratta di una mappa che fotografa una realtà in evoluzione: la tradizionale contrapposizione tra Sert e strutture residenziali private sta lasciando il posto allo sforzo comune di raggiungere un equilibrio che preveda la collaborazione e lo scambio. Dalla contrapposizione alla cooperazione: questo il nuovo scenario. L La disponibilità all'accordo ha implicato, da parte di entrambi i soggetti coinvolti, anche la disponibilità a mettere in discussione i presupposti e gli obiettivi stessi delle proprie strategie di intervento. E grazie a questa disponibilità più di qualche "pregiudizio pregiudicante", per dirla con Cervino, è venuto meno. Se da una parte scricchiola il pregiudizio che liquidava l'operato dei Sert come il tentativo di tamponare i problemi legati alla tossicodipendenza con la somministrazione del metadone e con l'intervento farmacologico, dall'altra si riduce fortemente, tra gli operatori delle strutture pubbliche, la tendenza a sottovalutare le potenzialità e i vantaggi di un trattamento residenziale. E se da parte delle comunità terapeutiche vi è una cauta apertura alla somministrazione del metadone e all'adozione di un trattamento farmacologico anche all'interno delle proprie strutture, da parte dei Sert si inizia a prendere coscienza della pericolosa perentorietà di quell'equazione che, equiparando le comunità a luoghi di segregazione, incoraggia una visione quasi manichea e spesso mistificatoria dei possibili interventi legati alla tossicodipendenza. Giuseppe Cervino, tra un sorso di caffè e l'altro, non esita a propormi un esempio della solidità dell'equilibrio che il dialogo tra Sert e comunità terapeutiche sta rendendo possibile. Infatti proprio dalle comunità si levano numerose voci che denunciano la preoccupazione per gli eventuali effetti collaterali della legge Fini sulle droghe: la legge riduce i margini del trattamento a base di metadone e la preoccupazione, sottolinea Cervino, è particolarmente viva per quanto riguarda i trattamenti domiciliari e l'affido terapeutico. Quando è quasi finito il caffè nella tazzina, è quasi finito anche l'elenco degli aspetti più discutibili della legge tra i quali particolare considerazione va all'impostazione punitiva che mira ad accentuare il controllo facendo leva sulla sostituzione della relazione terapeutica con una relazione di potere che, a sua volta, comporta la sostituzione della pena con il trattamento terapeutico. Cervino trova una sola parola per giudicare dal punto di vista psichiatrico quest'impianto ideologico: "mostruoso". Non mostruoso ma sicuramente discutibile è il silenzio che le arene mediatiche hanno riservato al ricomponimento della tradizionale contrapposizione tra i Sert e le Comunità terapeutiche: all'opinione pubblica è arrivato poco o nulla degli accordi e della cooperazione tra i due tipi di strutture. Inevitabile il sospetto: le asperità di questi sforzi per garantire un accordo e diversificare i servizi sono poco vendibili televisivamente perché non ci sono imbonitori che assicurino l'happy end necessario per ritagliarsi un quarto d'ora di celebrità televisiva. E su questa riflessione, va giù anche l'ultimo sorso di caffè. di Viviana Melchiorre bibibilla@yahoo.it Sguardi altrove. Cosa succede in Europa? Febbraio 2006, periodo pre-elettorale, a giudicare dalle leggi sull'utilizzo delle droghe l'italia sembra trovarsi in una nuova ondata di proibizionismo. Questo atteggiamento si basa sempre sulla stessa presunzione: la repressione riduce i comportamenti devianti. Ma in Europa che succede? Il caso italiano fa ancora più pensare se lo si mette in relazione a paesi come la Svizzera e la Germania, che già da 10 anni sperimentano nuove terapie, o come l'olanda e la Spagna, che seguono la logica del doppio binario droghe leggere - droghe pesanti. Olanda. Dalle scuole ai Coffee Shops. L'Olanda è notoriamente un caso interessante: uno degli elementi più famosi della città di Amsterdam sono proprio i Coffee Shops (in città ve ne sono più di 400), luoghi simbolo della tolleranza nei confronti delle droghe, dove è possibile acquistare una dose di droga leggera e consumarla sul posto. Questi "negozi", in vita da circa 15 anni, rischiano oggi di essere chiusi in seguito ad una decisione presa dal governo olandese per uniformarsi alle direttive dell'unione Europea in materia di droga. L inchiesta del mese In Olanda la politica che si occupa della tossicodipendenza si basa su tre pilastri: la prevenzione primaria, che prevede nelle scuole, a partire da 12 anni, due ore settimanali nella quali vengono affrontati i temi riguardanti l'uso di droghe, alcol e tabacco; i trattamenti terapeutici disintossicanti, comprensivi di psicoterapia e riabilitazione; la riduzione del danno: in merito a ciò diventa rilevante la scelta politica di rendere legale o illegale l'utilizzo di certe sostanze. Una maggiore accettazione sociale dell'uso di droga, infatti, riduce fortemente l'emergere di quei fenomeni connessi, quali episodi criminosi e rischi sanitari. Svizzera. Eroina di Stato. Il Consiglio Federale Svizzero approva, nell'ottobre 1998, una disposizione di legge che prevede in via sperimentale la somministrazione di eroina a scopo terapeutico, rivolto a tossicodipendenti che risultano non integrabili con i metodi tradizionali. Le condizioni per accedere a tale trattamento sono molto rigorose: il paziente deve avere almeno 18 anni e vivere in stato di dipendenza da almeno due anni, deve avere almeno due fallimenti in precedenti trattamenti terapeutici, infine deve presentare gravi deficit di tipo psichico, sanitario o sociale. Dopo quasi 10 anni sono circa 2500 i tossicodipendenti che hanno usufruito dell'"eroina di stato": uno studio recente rileva che il 10% di essi ha smesso di utilizzare stupefacenti per almeno sei mesi. Di per sé questo dato non sembra particolarmente interessante, ma ciò che va messo in evidenza è il fatto che gli episodi di delinquenza, commessi dai tossicodipendenti che hanno seguito questi programmi, sono diminuiti dell'80%. Germania. Eroina e cultura. Gia da qualche anno in Germania è presente la sperimentazione terapeutica di eroina su alcuni gruppi di persone, accompagnata da misure di sostegno psico-sociale e da un controllo rigoroso dei risultati. Questa sperimentazione va ad aggiungersi alla fitta rete integrata di servizi sanitari e sociali già presente sul territorio tedesco; diversi sono i programmi di riduzione del danno a base di metadone, con l'obiettivo finale della fuoriuscita dalla dipendenza. Inoltre sono state realizzate le konsumraume, locali nei quali i tossicodipendenti possono consumare droghe in condizioni igeniche garantite. Un intervento del tutto inedito è quello rappresentato dall'istituto Herman Hesse di Francoforte: questa struttura che può accogliere fino a 150 persone, prepara i soggetti con problemi di tossicodipendenza ad affrontare gli esami scolastici fino al diploma. I risultati sembrano essere buoni: il 50% degli iscritti riesce a superare l'esame di maturità e circa il 25% continua con gli studi universitari. Spagna. Zapatero guarda la Svizzera. Il governo spagnolo, invece, favorevole all'utilizzo di eroina e cannabis per scopi terapeutici, ha dichiarato di attendere i risultati decennali della sperimentazione svizzera prima di prendere qualsiasi decisione in merito. Italia. Bambini drogati. Forse in negativo, ma il caso italiano rimane infine il più eclatante. In Italia, infatti, l'unica sperimentazione autorizzata negli ultimi anni è quella del metalifenidato, una sostanza simile alle anfetamine e agli oppiacei. Per questa droga il Ministero della Salute ha iniziato nel 2000 una sperimentazione allo scopo di utilizzarla con i bambini che presentano difficoltà di attenzione e iperattività. di Matteo Artoni matteo_artoni@yahoo.it piazza grande, n 122,

10 L inchiesta del mese Gabbie e voliere Intervista a Cecco Bellosi, autore di Piccoli Gulag "Il carcere è il luogo della segregazione e dell'ozio imposto. La comunità è il luogo dell'autoriaffermazione attraverso una socialità forzata e dell'attività obbligatoria. In linea di principio tra i due c'è una grande differenza: in carcere ti mandano, in comunità ci vai, ma non è più detto per molti motivi che sia una libera scelta." Sono parole di Cecco Bellosi, autore di "Piccoli Gulag" (DeriveApprodi, 2004) e co-fondatore della LILA, che dopo una lunga detenzione per motivi politici da più di quindici anni ha deciso di occuparsi di dipendenza da sostanze stupefacenti. Nel suo libro Bellosi evidenzia alcuni aspetti in cui queste esperienze convergono. Con lui abbiamo parlato della sua duplice esperienza e dei rischi della nuova legislazione sulle droghe. "La Fini-Giovanardi non cambia il segno alla Jervolino-Vassalli, bensì si innesta sul suo corpo accentuandone il carattere repressivo. Alla radice di entrambe c'è l'idea del tossico da redimere; semplicemente la nuova legge estende quest'idea del cambiamento forzato all'ampia platea dei consumatori, invece di limitarsi a colpire le sole persone con problemi di dipendenza reale." E' giusto secondo te affermare che alcune sostanze pericolose siano in realtà funzionali agli attuali ritmi produttivi? Anche in carcere, dove si finisce per possesso di droghe leggere, vengono distribuite legalmente droghe pesanti... Al di là della cocaina, penso che paradossalmente le sostanze più funzionali all'organizzazione del lavoro siano le pastiglie legali, gli psicofarmaci: addormentano le emozioni e rendono autonomi la casalinga e il precario. Negli ultimi anni il loro consumo è letteralmente esploso: bloccano l'ansia dell'oggi e sopiscono l'angoscia del domani. Alcool e psicofarmaci sono esempi eclatanti di droghe pesanti di Stato. La cannabis è mediamente la sostanza che fa meno male (dico mediamente perché qualcuno potrebbe rivelarsi allergico!). Il suo difetto principale agli occhi del potere è quello di essere una droga socializzante in grado di creare gruppi di persone che potrebbero opporsi allo stato delle cose. La somministrazione di sostanze pesanti all'interno di luoghi come il carcere è ben nota: serve a quietare gli animi. Alla fine degli anni Ottanta a San Vittore venivano distribuiti ogni mese quarantatre litri di Valium e venti di Darkene: immagino che oggi siano molti di più. Nel tuo libro Piccoli Gulag sembri sottolineare il ruolo delle politiche di governo che hanno permesso all'eroina di concorrere all'affossamento dei movimenti politici a cui hai personalmente preso parte. Ritieni che questo possa dirsi ancora attuale? Non ho mai creduto che l'eroina sia stata la causa della morte del movimento negli anni Settanta, ma ho sempre pensato che l'abbia accompagnata. L'eroina è amica della sconfitta, ne lenisce il dolore. Oggi la situazione mi sembra diversa: da una parte alcune droghe come la cocaina hanno invaso il mondo degli integrati e scontenti, dall'altra alcool di cartone, pillole ed eroina sono il viatico della moltitudine ai margini, senza redditi e senza diritti. Entrambe le storie sono giustificate dalle politiche di governo in quanto nemiche del conflitto. Nella tua esperienza hai riscontrato differenze e attinenze tra carcere e comunità; puoi citarmene alcune? Fondamentalmente i metodi repressivi sono molto simili per quanto possano apparire divergenti: l'ozio e l'attività sono entrambi forzati; ciò che costituiva una differenza era la scelta della comunità rispetto all'imposizione del carcere. Oggi come oggi effettivamente neanche questa differenza appare più così evidente; in ogni caso anche quella che poteva apparire come libera iniziativa costituiva l'alibi per imporre in comunità limitazioni carcerarie: possono leggerti la posta e commentarla in pubblico, impedirti di sentire o vedere persone care, negarti ogni forma di affettività non conforme ai valori dell'istituzione. Pura violenza psicologica, se va bene. Il ministro Giovanardi ha giustificato la costruzione di nuove carceri-comunità come quella di Castelfranco Emilia con il buon intento di aiutare i tossicodipendenti detenuti. Come vedi questa svolta in realtà coercitiva? Il carcere-comunità è l'unione del peggio di due istituzioni repressive, è il luogo dell'assistenza forzata e del condizionamento operante. E' come quando si dice di un figlio che ha preso il peggio di entrambi i genitori. So che collabori con diverse comunità e centri diurni. In che modo sei riuscito a fronteggiare le incongruenze riscontrate durante la tua precedente esperienza di operatore? Quali sono a tuo parere le alternative possibili? Lavoro attualmente in una comunità che penso come altra da quel modello ossia che cerchi di rispondere ai bisogni delle persone che chiedono aiuto e non di imporre la propria regola, che sia vissuta più come riparo che come necessità. Vi accedono spesso persone che non hanno famiglia, casa o reddito. In questo senso oggi le comunità hanno una forte occasione di cambiamento: diventare luoghi per l'affermazione dei diritti delle persone che vengono ospitate. di Gabriella Penna matrigea@yahoo.it Foto. La copertina del libro Piccoli Gulag di Cecco Bellosi, edito nel 2004 da DeriveApprodi 10 piazza grande n 122, 03.06

11 Lo scorso 15 febbraio a Bologna si è tenuto un convegno organizzato dai Verdi, sull uso delle sostanze stupefacenti. Piazza Grande era presente all appuntamento. Vi riportiamo l intervento di Raimondo Maria Pavarin, dell Osservatorio Epidemiologico Metropolitano Dipendenze Patologiche di Bologna e un resoconto del convegno L inchiesta del mese Periferie a rischio L intervento di Raimondo Maria Pavarin Il consumo di droghe senz'altro non è un fatto univoco. Esistono diversi stili di consumo così come diversi sono i rischi connessi a ciascuno di essi. Attraverso un recente studio, l'osservatorio Epidemiologico Metropolitano Dipendenze Patologiche di Bologna ( ha esaminato i fenomeni relativi all'uso di sostanze, focalizzando l'attenzione sul rapporto tra lo strato sociale di appartenenza del consumatore e il livello di rischio al quale è sottoposto. Una delle prime certezze che si palesa dall'indagine, condotta sul territorio bolognese, è che l'uso problematico di sostanze e la tossicodipendenza hanno un filo diretto con situazioni di marginalità sociale. E' infatti in costante aumento il numero di tossicodipendenti detenuti (e questo è un dato che deve far riflettere se si pensa che il numero generale di tossicodipendenti decresce ormai da tempo). Sembra quasi che "per una fetta consistente di tossicodipendenti, la detenzione e le politiche repressive stiano diventando un percorso obbligato, e che la segnalazione abbia perso il significato preventivo e appaia invece come il risultato di un processo di etichettamento di soggetti e di zone della città". Ad esprimersi così è il Dottor Raimondo Maria Pavarin, Responsabile dell'osservatorio Epidemiologico. Inoltre, la maggior parte degli interventi di Pronto Soccorso Sanitario per uso di sostanze stupefacenti si è spostata dal centro della città verso la periferia, in modo particolare in zona Carracci. Bassa soglia. Numeri in aumento Altro dato importante a conferma del sempre maggior incremento del rapporto droghe/marginalità sociale è quello relativo al costante aumento del numero di utenti SerT che si rivolgono anche ai servizi a bassa soglia, quali i dormitori o lo sportello sociale. Tende a salire anche il rischio di overdose tra i soggetti segnalati dalle forze dell'ordine per uso di stupefacenti rispetto a quelli che hanno almeno un contatto con i Sert, la cui attività, dunque, contribuisce ad abbassare sensibilmente la media dei deceduti per overdose, il cui numero totale invece è addirittura raddoppiato tra il 2002 e il 2005, e tra questi sono in aumento anche i residenti oltre che gli stranieri. Tra gli eroinomani seguiti dai SerT cala anche il rischio di AIDS. L'efficacia di questi servizi dipende sostanzialmente dall'aumento della durata media di presa in carico di ogni singolo caso, dall'aumento della quota di trattatamento con metadone, dall'abbassamento della soglia di accesso, e dalla messa a regime delle politiche di riduzione del danno nel territorio. Pensieri sul futuro L'auspicio dell'osservatorio Epidemiologico è quello di un'efficace politica preventiva, fondata sulla diversificazione: "Nella città di Bologna - conclude Pavarin - va ripensato il sistema di riduzione del danno, e si evidenzia la necessità di impostare le politiche sanitarie sulle droghe in modo diversificato rispetto ai soggetti con problemi di dipendenza ed ai semplici consumatori. Vanno inoltre presi in considerazione target e obiettivi diversi a seconda del tipo di sostanza utilizzata." Info Il sito dell osservatorio epidemiologico metropolitano dipendenze patologiche - Azienda USL Bologna di Dario Coriale dariostraits@yahoo.it Il convegno del 15 febbraio 2006 sull uso di sostanze stupefacenti. Foto di Gaetano Massa Uso, abuso e dipendenza Distinguere tra consumi, consumi problematici e dipendenze e pensare interventi diversi a seconda del tipo di sostanze utilizzate. Questo il punto nodale del convegno sull'uso di sostanze stupefacenti organizzato dai Verdi al Comune di Bologna lo scorso 15 Febbraio. Nuove sostanze, nuovi scenari e gruppi di popolazione coinvolti, diverse motivazioni di consumo ed effetti ricercati, nuovi rischi personali e sociali connessi. Dal convegno sulle politiche di prevenzione e di intervento sul consumo, organizzato dai Verdi, emerge la necessità di considerare la "questione droghe" in tutta la sua complessità, per strapparla alla guerra ideologica in cui è spesso rilegata. L'uso di droghe è un comportamento umano molto diffuso, che ha a che fare con culture, stili di vita, scelte e libertà individuali, condizioni sociali, agio e divertimento, disagio e sofferenze. Raimondo Pavarin, responsabile dell'osservatorio Epidemiologico Metropolitano Dipendenze Patologiche, spiega: "Il riduzionismo della complessità non paga mai, tanto meno in questo campo: solo per fare un esempio, dare il messaggio che tutte le droghe sono uguali porta paradossalmente a sottovalutare i rischi legati all'utilizzo di sostanze, come l'eroina, la cocaina, più pericolose di altre". I profili dei consumatori odierni sono i più vari, le sostanze utilizzate variano nel tempo anche in relazione all'offerta prevalente sul mercato, negli ultimi anni si è diffuso il consumo massiccio di cocaina. I consumatori di tali sostanze hanno caratteristiche personali e sociali del tutto differenti da quelle del tossicodipendente da eroina, non appartengono alle fasce sociali più svantaggiate, vanno anzi ricercati nelle categorie relativamente benestanti e acculturate. Solo una minoranza di loro sarà interessata da problematiche di disagio psicosociale ed esclusione tipiche di alcolisti e tossicodipendenti. Bisogna considerare target e obiettivi diversi in base alle sostanze utilizzate e alle modalità di consumo (che vanno dall'uso, all'abuso, fino alla dipendenza), per questo occorrerebbero nuovi e differenziati servizi. Le strutture pubbliche sono impreparate alle nuove richieste, che comunque arrivano con molta difficoltà perché il cocainomane, come il poliassuntore, fatica a riconoscersi come tossicodipendente e a venire allo scoperto. Molte le perplessità degli operatori del settore sulla Legge Fini. "Una legge che agisce sui comportamenti e non sul problema, e da cui sparisce la riduzione del danno" dice Luisa Prata, direttore del SerT di Bologna. Franco Corleone, presidente di Forum Droghe, dichiara: "La criminalizzazione della canapa rivela un odio per i giovani e per i loro stili di vita. Si rischia la persecuzione di una fascia molto ampia di consumatori, non di tossicodipendenti" Panzacchi, Consigliere dei Verdi, sostiene: "E' una legge dannosa, sposta l'attenzione sul consumo e non si concentra sullo spaccio". Carcere e sanzione penale restano i principali strumenti di intervento dello Stato in materia di droghe e in questo senso vengono spese gran parte delle risorse, "attualmente si investe più in telecamere che in prevenzione", afferma Pavarin. di Laura Caretto carelaur2001@yahoo.it piazza grande, n 122,

12 L inchiesta del mese Cercando rispetto Drug economy e cultura della strada. Un libro di P. Bourgois Lo scorso anno DeriveApprodi ha pubblicato Cercando rispetto. Drug economy e cultura di strada, un libro dell antropologo Philippe Bourgois, che racconta la sua esperienza in un quartiere di New York. L'antropologo Philippe Bourgois si trasferisce, per cinque anni, a East Harlem, uno dei ghetti più degradati e malfamati di New York. Cinque anni in sui sarà a stretto contatto con gli spacciatori di crack di origine portoricana, nella sala giochi sotto casa e con le loro rispettive famiglie allargate. Bourgois descrive le relazioni sociali che strutturano questa economia clandestina, i processi di costruzione delle gang e delle loro gerarchie interne, la formazione di nuove figure identitarie e sistemi di valori. "Sono finito in mezzo al crack contro la mia volontà. Quando mi sono trasferito a East Harlem - El Barrio - appena sposato, nella primavera del 1985, cercavo un appartamento economico a New York, dove poter scrivere un libro sulla povertà e la segregazione etnica nel cuore di una delle città più costose del mondo [ ]. Da un punto di vista personale e politico, volevo svelare il tallone d'achille della più ricca nazione industrializzata del mondo, documentando la segregazione razziale e la marginalizzazione economica che essa impone ai latinos e agli afro-americani [ ]. Quando misi piede nel quartiere non avevo mai sentito parlare del crack, nessuno ne sapeva ancora granché, poiché questo fragile composto di cocaina e bicarbonato di sodio sotto forma di cristalli da fumare non era ancora un prodotto commerciale di massa. Ma prima della fine dell'anno, molti dei miei amici, vicini e conoscenti erano stati travolti dal ciclone multimiliardario del crack". Violando i confini che solcano la metropoli americana in un regime di "apartheid simbolico", Bourgois documenta la sofferenza sociale del ghetto portoricano di East Harlem, New York, spazio urbano off-limits dall'america bianca e middle class (Anderson, 1990). Qui, il paternalismo punitivo della nuova destra americana è efficacemente racchiuso dentro il termine underclass (Wacquant, 2000). Nel lessico moralistico e punitivo della nuova destra, l'esclusione dall'american way of life delle classi marginali viene imputata a presunti deficit culturali, attitudinali e persino intellettivi che consegnerebbero irrimediabilmente le minoranze povere residenti nell'inner city a un destino di microcriminalità, violenza e dipendenza dallo stato sociale. Bourgois, all'opposto, ha un approccio di orientamento critico e materialista: egli ritiene che la desolazione sociale ed economica oggi osservabile nei ghetti americani possa essere compresa solo a partire dall'oppressione materiale e culturale - e nel caso dei portoricani anche coloniale - che ha connotato la storia delle minoranze negli Stati Uniti. Inoltre, a ciò si deve aggiungere la crisi del settore industriale, la ristrutturazione del mercato del lavoro, l'aumento della flessibilità e la crescente terziarizzazione, tutti processi avvenuti negli ultimi venti anni. Bourgois insegue allora i personaggi, tutti spacciatori, di questo libro - Primo, Caesar, Candy, Ray - quando si congedano momentaneamente dalle strade di Harlem per avventurarsi oltre i confini del ghetto, negli ambienti dell'america "normale" e "perbene", in un estremo tentativo di mettersi a posto. Bourgois si riferisce, dunque, alla violenza strutturale esercitata da un mercato del lavoro che relega i giovani portoricani privi di istruzione ai margini dell'economia dei servizi; da uno Stato sociale la cui ristrutturazione neoliberale è consistita fondamentalmente nell'introduzione di pratiche vessatorie che hanno di fatto trasformato i diritti in concessioni. Da un apparato penale, infine, che negli ultimi tre decenni ha visto la popolazione detenuta aumentare vertiginosamente. Ma, alla ricerca di un'occupazione part-time che li sottragga all'economia underground dello spazio di crack, i protagonisti di Cercando rispetto si scontrano anche con una sottile violenza simbolica esercitata attraverso la stigmatizzazione di comportamenti e modi di fare che, se appaiono del tutto normali nel contesto relazionale della strada. Tuttavia, evocare astrattamente le condizioni storiche ed economiche di produzione dell'underclass non è sufficiente. Lo sguardo etnografico consente allora a Bourgois di interpretare la violenza quotidiana (Sheper-Hughes, 1992) di East Harlem - una violenza del tutto normalizzata, che si consuma in particolare contro le donne del Barrio e prolifera al riparo di un'assoluta indifferenza istituzionale dettata dalla circostanza che dopotutto si tratta di "violenza dei dominati su altri dominati" - come esito di una contraddittoria elaborazione soggettiva e culturalmente codificata di altre forme di violenza che la società dominante impone ai poveri dell'inner city. Così il continuum della violenza si richiude su se stesso. La rivendicazione ossessiva di un rispetto sistematicamente negato ai giovani portoricani dell'inner city dalla società dominante bianca, si codifica in una street culture che intensifica la sofferenza sociale del ghetto, normalizzando la quotidianità di una violenza al contempo distruttiva e autodistruttiva. Quale proposta politica può emerge- New York. Foto di Armando Giorgini re dal quadro dipinto da Bourgois? Se le pratiche oppositive costituiscono uno strumento paradossale di perpetuazione del dominio, quale futuro è pensabile per le marginalità oppresse che popolano i bassifondi delle metropoli globali? L'unica alternativa, allora, risiede ovviamente nella possibilità di immaginare un progetto politico di trasformazione radicale - ma il compito dell'etnografo si ferma qui. di Giuseppe Scandurra giuseppescandurra@gmail.com Bibliografia Anderson E., 1990 Streetwise. Race, Class, ancd Ch'ange in an Urban Community, University Of Chicago Press, Chicago Bourgois P., In Search of respect. Selling Crack in El Barrio, Cabridge University Press, Cambridge, Usa 1996; trad. It. Cercando rispetto. Drug economy e cultura di strada, Derive Approdi, Roma, 2005 Sheper-Hughes N., 1992, Death Without Weeping: the Violence of Everiday Like in Brasil, University of California Press, Berkeley Wacquant L., 2002 Simbiosi mortale. Neoliberismo e politica penale, Ombre Corte, Verona Williams T. 1992, Crackhouse: Notes from the End of the Line, Addison-Wesley, New York 12 piazza grande n 122, 03.06

13 Dal basso verso l alto Rubrica di contributi senza filtro dal mondo altro Comunità. Si o NO di Donatella Non crediamo possa esistere una risposta assoluta a questa domanda, le parole di Donatella sono sicuramente più efficaci di ogni tipo di risposta scientifica, perché dipende dai vissuti personali, tutti diversi. Se dici a un tossicodipendente che deve andare in comunità, è come dirgli di andare a morire: è dura da mandare giù. Per alcuni è addirittura meglio il carcere! La COMUNITA' è un posto che non conosci, dove non puoi più fare ciò che vuoi e già questo ti prende male, è un posto dove devi vivere con altre persone e sottostare a delle regole che non ti vanno bene. Io in totale ho fatto 8 anni di comunità e 5 lo sono stati di fila. Sono una di quelle persone che ti dice che le regole sono di base nella vita, basta saperle prendere come insegnamento. Il mio Coordinatore diceva sempre "Provate a prendere la comunità come una palestra di vita!". Io con questa persona, e con la voglia di capire perché ero così debole nei confronti dell'eroina, sono riuscita ad iniziare una quasi vita, sempre sulla soglia, perché come è vero che ho una casa, è altrettanto vero che fatico a BESTIA per tenerla, anche se non faccio fatica a non farmi proprio per nulla. Le comunità possono valere, basta prenderle a giuste dosi. [ ]*** Io sono entrata in comunità nell'89, in affidamento dal carcere e rivendicavo la mia libertà a bandiera tratta aspettando solo per l'amnistia che arrivò dopo 10 mesi di comunità, nel '90, quando ho avuto l'opportunità di decidere da me: rimasi! Avevo cominciato un cammino che senza rendermene conto mi stava aiutando [ ]** Non credo però che tutte le comunità siano valide. Io sono stata anche a San Patrignano, 5 giorni, ma lì la gente lavora manualmente e basta! Deve seguire tante regole molto assurde ma soprattutto, con le tue compagne puoi parlare solo del presente, il tuo passato è tabù! Quando sono stata alla S.Aquilina, una casa di prima accoglienza a Rimini, della Giovanni XXIII di Don Benzi, ho visto con i miei occhi 2 ragazzi che erano usciti da San Patrignano e avevano subito ricominciato a farsi; uno c'era stato 15 anni e l'altro quasi 18: ASSURDO! Lì ci sono rimasta 11 mesi, duri molto duri! Vivevamo sul cucuzzolo di una montagna e dovevamo andare a farci la doccia a 10 Km da casa e non avevamo neanche l'acqua potabile! E poi si era troppo assillati dalla preghiera: al mattino, colazione con lettura delle lodi; a mezzogiorno, recitazione della preghiera a turno; alla sera dopo cena, lettura del vangelo; e infine, una volta alla settimana ADORAZIONE! Ma ooohhh!!! Il bello era che ti dicevano che se volevi potevi anche solo fare la preghiera delle 13, però in realtà o pregavi o le prendevi e poi ti toglievano anche le sigarette!!! Va bene far avvicinare una persona alle Sacre Scritture, ma non la puoi obbligare! Il ricatto mette in atto un meccanismo di difesa che rende difficile il dialogo e poi come fai a instaurare un percorso di recupero se l'utente non ha fiducia in te? Le regole non devono essere prove di forza o di onnipotenza. Quando un operatore pensa di essere il "perfetto colui che non sbaglia", finisce di essere un buon operatore. Il BUON OPERATORE, quello vero, è quello che, quando si discute e tu hai ragione, ammette che tu hai ragione ma dice che deve comunque punirti perché è un'autorità e tu non puoi rispondere in un certo modo e ci sono delle regole da seguire. Per capire le regole dobbiamo provare ad immaginarle fuori: se dai addosso alle autorità vai in galera! Comunque rimane un solo fatto, se lo decidi tu la comunità serve, se sono gli altri a decidere per te forse va un po' peggio. Però a volte ci si può almeno provare! di Donatella Frikkettoni di Massimo C. Cazzo ma cioè insomma, qualcuno si è accorto di come vanno in giro vestiti adesso? Certo, uno può vestirsi come vuole ma il culo fuori dai pantaloni non è il massimo della vita, almeno non quello di chiunque. Beh a me piaceva più prima, già da come iniziava la giornata, e la mia cominciava cosi. La prima cosa appena sveglio, mi esce un spontaneo e sentitissimo porcaputt perché chiaramente vorrei dormire, anche se non c'ho un cazz'à fà. Come tutti i cristiani, mi scappa, e sfido chiunque a non schizzare in qua e là: quell' oggetto, fra "virgolette" a quell'ora del mattino e/o comunque appena sveglio, è veramente intrattabile. Consiglio a tutti di sedersi, anche se non fa molto uomo ma non litighi col coinquilino. Poi, dopo un inumidita al viso, così.. tanto per tanto per giustificare a mé stesso di essermi lavato, procedo verso la cucina dove mi aspetta un meritato caffè. Quindi vado in cucina e spero di trovarne un po' da scaldare, troppo sbattimento farne del nuovo. Ok, lo trovo, lo scaldo lo bevo e mi rifondo in camera. Cerco di svegliarmi con un po' di musica, aprendo l'anta della finestra faccio entrare un l'aria fresca e pulita, ma la nuvola di THC si riforma all'istante perché mi faccio subito una torcella che ridà vita, luce e colore alla mia grigia stanza. Quindi richiudo la finestra, con quel che costa drogarsi, meglio risparmiare, EVVAI!! Decido di vestirmi mentre gremo, e vestirsi è un impresa, almeno vestirsi come dio comanda; notato come vanno in giro mò mò? Il culetto di fuori col bordo dei pantaloni sotto le scarpe, nei passanti dei pantaloni è quasi obbligatorio attaccarci le cose più pesanti e rumorose, dalla catena più semplice al pentolino per caffè, dal collare per cani al collare per cristiani, e piercing in ogni dove, fondamentale non lavarsi e scollettare, insomma scollettare da sporchi. Questi sono quelli che io chiamo PUNKABBESTIA in borghese, cioe quei ragazzetti che vogliono imitare le persone che realmente non hanno niente e vivono di poco, non spacciano il fumo, delle 2 si fanno e criticano (praticamente come sto facendo io adesso), e non trilla certo il telefono nelle loro tasche. OK! Tornando a noi, sono in camera a sfumazzare e tento la vestizione, che poi dovrebbe esser questo il tema dell'articolo; la mia generazione ne a viste un po di tutte, dai paninari o Zanarini che dir si voglia, dai figli dei fiori ai punk (senza bbestia) ai punk con le bbestie, ai frikkettoni, ed è proprio con questa etichetta che sono cresciuto, ESSI', mi sento FRICK!! cazz ragaz, che tempi. Il vero freak (non c'è scritto da nessuna parte però) veste sempre allo stesso modo, la fruit bianca, jeans levi's 501 con bottoni, scarpa clarck non original da 12 sacchi in piazzola, cinta di cuoio marron molto tamarrata e portafoglio con cinque sacchi dentro in tinta con la cinta. Il calzino va bianco ed è un tubolare; e i capelli il più lunghi possibile. Anche l'accessorio abbellente è molto importante; tutto color argento: al collo laccio di cuoio con fogliolina di maria, tanto per non farsi notare. Al polso, un pezzo di saffi (pezzo di stoffa) che serviva sì per abbellire il polso, ma anche per pulire il cilone, compagno inseparabile di gran parte dei miei pomeriggi "forse tenevo più a illo che a Mammata", anello argentato da mezz'etto, e il tatuaggio, cazzo il TATUAGGGGGIO: un piccolo bambulé sul braccio: il mio orgoglio. Poi il pezzo forte: l'orecchino, che era una bella incognita! Pensate: si diceva che a portarlo sulla destra eri frocio e sulla sinistra eri un drogato (?) e io che ne avevo 4 in tutte e due le parti, cosa sarei stato, un doppio frocio bii drogato? BOH, non me ne è mai fottuto niente. Anche perché un po' drogatello lo ero e il gusto di farmi una canna non l'ho perso e non c'è dubbio che lo perda ora, anche perché ormai sono completamente cancellato dall'elenco delle persone serie, poi, sai che figata dopo una giornata di lavoro; stacchi il cartoncino, lo arrotoli a piacere ma che prenda la forma di un filtro, eh, è un filtro, con la sua bella esse in mezzo; poi scaldi il caccolo, apri una paglia, fai la mista, prendi la cartina rizla+slim, ci metti sopra il tabacco mistato, Eeeeh ZIPPETE, una bella tromba. Regaz, che svacco; farsi una porra in polleggio. L'accedo, ci do 2 colpi, e nel mio cervello arriva pian piano SBEMH, ecco la tronka!! La chimica sale, ho fame, ho sete, sono irrequieto, il frigo è vuoto scendo giù al bar. I testi di questa pagina arrivano dal Laboratorio Informatico di Coop La Strada Redazione di Strada è a cura di Massimiliano Salvatori Contatti: tel. 051/ mail: massimiliano.salvatori@fastwebnet.it - redazione@piazzagrande.it piazza grande, n 122,

14 Continuano le attività della Fraternal Compagnia di Piazza Grande I nostri stage per gli esterni Stage di Marco Manchisi Stage intensivo sulla maschera della Commedia dell'arte marzo 2006 info info@fraternalcompagnia.it Costo 120 euro. Per iscriversi occorre venire previo appuntamento in Via Libia 69 - Bologna 14 piazza grande n 122, Lo studio laboratoriale che propongo si prefigge di attraversare la maschera della Commedia dell'arte in modo non filologico, ne attraverso lo studio di clichè tipici, ma rileggendo le regole del palchetto della Commedia, vorrei rivalutare il lavoro dell'attore comico partendo dalle condizioni contemporanee che lo attraversano e dalle urgenze che ha necessità di comunicare. La maschera intesa quindi come elemento disvelatore di un linguaggio nuovo, letteralmente inventato attraverso l'energia del corpo e la creatività di una libera parola. Il compito sarà quello di restituire all'attore il suo potere originario di essere anche autore, in un processo teatrale che lo vede assoluto protagonista, così come fu ai tempi della Commedia. Sulla base di questa spinta, lavorare quindi per restituire i giusti valori agli ordini dell'improvvisazione attraversata non come condizione di libertà assoluta per poter cambiare sera per sera a proprio piacimento battute, intonazioni e gesti, bensì per avere piena consapevolezza delle regole della scena, a tal punto da approfondire il proprio percorso testuale e fisico con il massimo della padronanza e insieme della spontaneità.le relazioni a cui l'attore in maschera è sottoposto sono infinite e nessuna di esse è meno importante delle altre. Dalla immedesimazione nel carattere alla relazione con lo spazio che ospita i movimenti, dalla voce inventata all'intreccio con il movimento degli altri attori, dalla cura del testo alla visione del mondo e della vita che da quel testo trapela, dalla relazione con l'energia animalesca a cui la maschera sottende al rapporto lucido e controllato che permette di non esagerare, ma che consente di trovare la giusta collocazione nell'universo poetico e narrativo della vicenda che si va mettendo in scena. Stage di Giorgia Penzo Stage intensivo sulla Commedia dell'arte maggio Vernerdi serale, sabato e domenica tutto il giorno Info info@fraternalcompagnia.it Costo 120 euro. Per iscriversi occorre venire previo appuntamento in Via Libia 69 - Bologna Alla scoperta dei principali caratteri della commedia dell'arte tradizionale, attitudine della maschera, relazioni gerarchiche e spaziali, meccanismi dell'improvvisazione; esplorazione e potenziamento del proprio "tipo"; costruzione di un breve canovaccio. Nel seminario si utilizzeranno maschere in cuoio del Maestro Stefano Perocco Da Meduna. E' a Venezia e nei suoi dintorni che, tra la metà del secolo XVI e primi anni del secolo XVIII, si formano le prime "fraternal compagnie" che praticano la "commedia all'improvviso" o "a braccio", successivamente battezzata Commedia dell'arte. Le "migrazioni" delle compagnie in giro per l'europa lasciano contaminazioni e suggestioni in molti paesi, dalla Francia all'inghilterra, dai Paesi Bassi alla Spagna, e permettono di mantenere vivo un genere teatrale e un fatto culturale anche dopo che in Italia, verso la fine dell'800, esso pare spegnersi. La riscoperta della Commedia dell'arte avviene attraverso le ricerche del teatro d'arte russo agli inizi del '900. Da allora gli studiosi si interrogano sul "Segreto della commedia dell'arte": esso ci parla di una modalità di fare teatro tuttora in Italia piuttosto in disuso, in favore della prosa da testo scritto; un' Arte centrata sul presente e sulla freschezza dell'improvvisazione, in cui l'attore si esprime in una versatilità che ne fa un "artista totale" (all'epoca ella commedia dell'arte quasi tutti gli attori e le attrici italiane, contesi da tutti i palcoscenici d'europa sapevano suonare, ballare, improvvisare versi). Altrettanto incessantemente, l'interesse che oggi gli attori rivolgono allla commedia dell'arte come forma di teatro tradizionale e palestra d'attore testimonia la vitalità di una tradizione, che, come tutti i mestieri artigianali, è trasmissibile e va difesa e appresa con la pratica. 17 marzo 2006 ore Associazione Mattei Martelli e il centro Sociale Culturale Croce del Biacco presentano Fraternal Compagnia di Piazza Grande Arlecchino Grigio Work in progress Spettacolo dimostrazione sulla Commedia dell'arte di Massimo Macchiavelli Centro Sociale Culturale Croce del Biacco - Via Rivani 1 - Angolo via Martelli- Autobus 14A Bologna Con Massimo Macchiavelli, Tania Passarini, Alessandro Gioia, Valentina Occhionero. Musici: Pierpaolo Pederzini e Salvatore Sansone Entrata Libera Programma: Graziano e il polmone Gli Zanni e la Madonna Arlecchino e la distanza dalla Luna da Italo Calvino Del nascimento della donna dalle lettere di Isabella Andreini Spavento rap o i figli bastardi del Capitano da Francesco Andreini info@fraternalcompagnia.itwww.fraternalcompagnia.it

15 ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE ONLUS: Le attività L'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus è il luogo in cui i cittadini svantaggiati si organizzano per risolvere i propri problemi, per mettere assieme capacità e idee, per costruire occasioni di reddito, per affrontare il problema della abitazione, per migliorare le prestazione dei servizi della città e per autogestirsi. L Associazione, in oltre dieci anni di vita ha dato impulso ad una progettualità ricca di iniziative. Attualmente tra le attività di Piazza Grande ci sono il giornale, il BiciCentro, la Sartoria, il Servizio Mobile di Sostegno e lo Sportello di Avvocato di Strada. Fare Mondi La Cooperativa Fare Mondi affonda le radici nel percorso associativo degli aderenti all Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Ritiriamo i vostri vecchi computer e pensiamo noi al loro riutilizzo Sgomberiamo il solaio, la cantina Forniamo un servizio per piccoli trasporti, pulizia stabili e piccoli lavori di manutenzione Riutilizzo ecologico di carta, vetro, legno, residui metallici, residui di fibre naturali; Piccoli sgomberi di cantine, solai. Pulizie. Lavorazioni manuali d assemblaggio. Assemblaggi meccanici ed elettrici. bologna@avvocatodistrada.it telefoni: mail: faremondi@piazzagrande.it In via del Gomito 22, il terzo giovedì del mese, dalle ore 20 alle Via Antonio Di Vincenzo 26/F (BO) Tel e Fax Sito web: Mail:info@cooplastrada.it Grazie! Questo mese Piazza Grande ringrazia il panificio Gran Fonte di via Porrettana 91, Bologna, per la fornitura gratuita del pane che è stato distribuito in strada dagli operatori del Servizio Mobile di Sostegno di Piazza Grande. piazza grande, n 122,

16 Informazioni e punti di ascolto 1. Comune di Bologna, Servizio Sociale Adulti Per tutti gli adulti in difficoltà, dai 18 ai 65 anni. Via Sabatucci, 2. Tel. 051/ Aperto lun, merc, ven e sab, h.9-13 e mart e giov, h Associazione Posto d Ascolto ed Indirizzo Città di Bologna. Informazioni relative a dormitori, mense, docce. 1 binario Stazione Centrale - Piazza Medaglie D Oro, Tel. 051/ Dal lun al ven, h.9-12, 15-18, sab h Sportello Sociale e delle opportunità Comune di Bologna Via del Porto, 15/b, Tel 051/ Lun-Sab, h , merc h (senza appuntamento). 4. Centro di Ascolto Italiani della Caritas Adulti italiani in difficoltà, assistenza, informazioni e percorsi di reinserimento sociale. Via S. Caterina 8/A. Tel. 051/ Lun, Mart, Ven, h Giov, h , h (senza appuntamento). 5. Centro di Ascolto Immigrati della Caritas Diocesana Ascolto, informazioni e assistenza per persone straniere. Via Rialto, 7/2. Tel. 051/ Lun, giov, h.9-11, mart, h Servizi per gli Immigrati del Comune di Bologna Cittadini stranieri con permesso di soggiorno o in attesa di regolarizzazione. Informazioni e orientamento. Via Drapperie, 6. Tel. 051/ Lun h.9-13, mart e giov h.15-18, sab, h Associazione L Arca Ascolto e informazione per tutte le persone disagiate. Via Zago, 14, Tel. 051/ Dal lun al ven h Ufficio Casa Comune di Bologna Informazioni su bandi per la assegnazione della casa. Viale Vicini, 20 Tel. 051/ Lun- ven, h.8,30-13, mart e giov, h Aiuto e assistenza legale 9. Avvocato di Strada Consulenza e assistenza legale gratuita per le persone senza fissa dimora. Via Libia, 69 presso Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.Tel 14. Istituto Beretta Via XXI Aprile 15,Tel.051/ Distribuzione numeri, dal lun al ven, h.8-9 e h. 14. Sab soltanto al mattino. Domenica pronto soccorso odontoiatrico h Poliambulatorio AUSL Via Tiarini 10/12 Tel.051/ Dal lun al ven. Dalle ore 7.30 vengono distribuiti 12 numeri Pasti gratuiti 7. Associazione L'Arca Via Zago, 14. Tel. 051/ Dal lun al ven, h Centro Diurno Comune di Bologna Distribuisce pasti caldi. Via del Porto, 15/C. Tel. 051/ Tutti i giorni dell'anno h Centro Beltrame Comune di Bologna Distribuisce pasti caldi agli ospiti del centro stesso - Via F. Sabatucci, 2. Tel. 051/ Oratorio di San Donato Tutte le domeniche mattina alle ore colazione. Via Zamboni, 10. Tel. 051/ Mensa dell'antoniano Distribuisce pasti caldi. Via Guinizelli, 3. Tel. 051/ Tutti i giorni h Per accedere al servizio occorre un buono che viene distribuito alle h Mensa della Fraternità Caritas Diocesana Fornisce pasti caldi. Via Santa Caterina, 8/A. Tel. 051/ Tutti i giorni mensa h Punto d'incontro della Venenta Distribuisce alimenti. Via Serlio, 25. Aperto Mart e Giov, h Parrocchia Cuore Immacolato di Maria Distribuzione di cibo da cucinare. Via Mameli, 5 Tel. 051/ Mart, h.10-12, Ven, h Parrocchia S. Cuore Distribuzione viveri. Via Matteotti, 25. Tel. 051/ Dal lun al sab, h Parrocchia S. Maria della Misericordia Distribuisce razioni di generi alimentari. P.zza Porta Castiglione, 4. Tel. 051/ La distribuzione avviene al sabato munendosi alle ore 8.00 di un numero con cui 25 persone ogni giorno. Piazza San Domenico, 5/2 Tel. 051/ Lun e giov, h Parrocchia Cuore Immacolato di Maria Distribuzione vestiario. Via Mameli, 5. Tel. 051/ Tutti i Merc, h Parrocchia S. Egidio Distribuzione vestiario. Via S. Donato, 36. Tel. 051/ Dal Lun al Ven, h Parrocchia S. Giuseppe Cottolengo Distribuisce indumenti, Via Don Orione 1, Tel. 051/ A giovedì alterni, h Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore Distribuisce indumenti in genere. Via Marziale, 7, Tel.051/ Il primo e terzo mercoledì di ogni mese, h Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione abbigliamento. Via Lombardi, 37. Tel.051/ Tutti i merc, h Dove dormire 1. Centro Beltrame Offre 115 posti letto. Via F. Sabatucci, 2. Tel. 051/ Si accede tramite lo Sportello Sociale di Via Del Porto, 15/B. 30. Casa del Riposo Notturno M.Zaccarelli Offre 80 posti letto. Via Carracci, 69. Aperto h Si accede attraverso lo Sportello Sociale di via del Porto, 15/b. 31. Opera di Padre Marella Offre 60 posti letto. Via del Lavoro, 13. Tel. 051/ Aperto h Rifugio Notturno della Solidarietà Offre 30 posti letto a persone tossicodipendenti senza dimora. Via del Gomito, 22/2. Tel.051/ Aperto h Casa del Riposo Notturno Offre 32 posti letto per adulti italiani e immigrati con permesso di soggiorno e rifugiati politici. Via Lombardia, 36. Tel.051/ Aperto h Si accede attraverso la segnalazione dello Sportello Sociale di Via del Porto, 15/B. 33. Struttura Madre Teresa di Calcutta Offre 19 posti h e h Comunità S.Maria della Venenta Onlus Accoglienza in comunità e in case famiglia di ragazze madri. Via della Venenta, 42/44/46. Argelato (Bo) Tel. 051/ Aperta tutto l'anno Donne che hanno subito abusi e violenze 38. Casa della Donna per non subire violenza Ascolto, assistenza psicologica e legale, ospitalità temporanea, gruppi di auto-aiuto e sostegno. Via Dell'Oro, 3. Tel. 051/ Lun-ven, h.9-18 S.O.S. Donna NUMERO VERDE Linea telefonica contro la violenza, fornisce informazioni, aiuto, consulenza ed assistenza psicologica e legale. Tel. 051/ fax 051/ Lun, mart e ven, h , giov, h Disagio relazionale A.S.P.I.C. Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell'individuo e della Comunità Servizio psico-socio-assistenziale. Via De' Gombruti 18 Tel / Fax Il centro è aperto (previo appuntamento) dal lunedì al venerdi. Disagio psichico 39. Percorso vita Informazioni e assistenza a persone con disagio mentale e alle loro famiglie, attività culturali e ricreative, gruppi di auto-aiuto. Via Polese, 23. Tel/Fax 051/ Alcool Alcolisti Anonimi Gruppi di auto-aiuto. Tel. 335/ Acat h.9-19, Cell Carcere 40. A.VO.C. Associazione volontari carcere Attività in carcere, sostegno psicologico e sociale a detenuti ed ex-detenuti. Piazza del Baraccano, 2. Tel. 051/ Gruppo carcere del Centro Poggeschi Attività di animazione e lavoratori all'interno del carcere Dove andare per... dormire, mangiare, lavarsi, curarsi, lavorare. A Bologna 051/ Lun-Ven, h Servizi per gli Immigrati del Comune di Bologna Consulenza ai cittadini stranieri. Via Drapperie, 6. Tel. 051/ Aperto tutti i giorni, escluso il ven, h Unità di strada Unità di Aiuto del Comune di Bologna Intervento di strada con camper attrezzato. Tel Fax Il servizio viene svolto tutti i giorni. Punti di sosta del camper: Piazza Puntoni, h.17-18, Via Bovi Campeggi, h Servizio Mobile di Sostegno Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Informazioni, generi alimentari, abiti, panni o coperte alle persone che dimorano in strada. Tel.051/ Servizio attivo lun, merc e ven, h Il giov h Assistenza medica gratuita 10. Poliambulatorio Biavati Visite mediche gratuite per persone non assistite dal Servizio Sanitario Nazionale e persone in stato di grave indigenza. Strada Maggiore, 13. Tel. 051/ Aperto tutti i giorni h Mart e giov h.8-17 (senza appuntamento). 11. Croce Rossa Italiana Somministrazione farmaci, attrezzatura ortopedica e occhiali. Via del Cane, 9. Tel. 051/ Lun, Merc, Ven, h Mart, Giov, h Sokos Visite mediche gratuite per immigrati privi di assistenza sanitaria, persone senza fissa dimora e tossicodipendenti. Si prescrivono visite specialistiche, farmaci ed esami. Via de' Castagnoli 10, Tel Lun h Merc, h.16-19, sab, h Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini Vengono erogate prestazioni a donne e bambini stranieri. Poliambulatorio Zanolini, Via Zanolini, 2. Tel. 051/ Lun, h Mart, h Giov, h Ven, h Urgenze odontoiatriche si prenota il ritiro che avviene dalle h.9.30 alle Parrocchia S. Maria Maddalena Offre alimenti. Via Zamboni, 47. Tel.051/ Merc, h Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione generi alimentari. Via Lombardi 37, Tel. 051/ Lun, h , mart, giov e ven, h.9-12, merc, h Bagni e docce calde 4. Centro S. Petronio Caritas Diocesana Servizio docce Via S. Caterina 8/A Bus Tel. 051/ Prenotazione alla mattina h Gli stranieri debbono prenotare il Mart mattino per usufruire dei servizi il Mart e il Merc dalle 14 alle 15. Gli italiani debbono prenotare il Ven mattino o Lun mattino per usufruire dei servizi il Lun dalle 14 alle 15. Le donne, italiane e straniere, usufruiscono del servizio il Giov, dalle 14 alle Bagni pubblici Toilette e servizio gratuito di lavanderia, con lava-asciuga, per persone senza fissa dimora. Piazza IV Novembre Tel. 051/ Aperto sempre h Rifugio notturno della solidarietà Servizio docce per persone senza fissa dimora. Via del Gomito 22/2. Tel. 051/ Il servizio è attivo il Mart h per gli uomini. Il Ven, h per le donne Distribuzione abiti 17. Antoniano Fornisce vestiario. Via Guinizelli, 13. Tel. 051/ Merc e Ven, h Tel. 051/ Associazione L'Arca Fornisce vestiario a chi si presenta direttamente. Via Zago, 14. Bus 38, Tel. 051/ Dal lun al ven, h Opera San Domenico Distribuisce vestiario a max letto per adulti italiani e immigrati con permesso di soggiorno e rifugiati politici. Viale Lenin, 20. Tel.051/ Aperto h Si accede attraverso la segnalazione di tutti i servizi sociali del territorio. 34. L'isola che non c'è Struttura dedicata ai punkabestia. Offre 35 posti letto con punto cucina, punto docce e accoglie persone con animali, per le quali è previsto un servizio veterinario. Via Dell'Industria, 2. Si accede direttamente dalla strada nei limiti di posti disponibili Un servizio per i tuoi problemi 9. Associazione Amici di Piazza Grande Onlus Assistenza e percorsi di recupero per senza fissa dimora. Via Libia, 69, Bologna. Tel. 051/ Lun-ven, h.9-12, h Centro Diurno Comune di Bologna Accoglienza, relazione d'aiuto e ascolto, attività per il tempo libero e laboratoriali. Via del Porto, 15/C. Tel. 051/ Tutti i giorni h Centro accoglienza La Rupe Promozione sociale e progetti di inserimento lavorativo per persone con problemi di marginalità. Via Rupe, 9. Sasso Marconi. Tel. 051/ Laboratorio Abba-Stanza Destinato a persone senza fissa dimora e individui con gravi disagi sociali. Via Della Dozza, 5/2. Tel/Fax 051/ Cittadini Stranieri NUMERO VERDE SERVIZIO SANITARIO Servizi plurilingue di informazione e mediazione culturale Ufficio Stranieri della CGIL. Via Guglielmo Marconi 69 - Tel Fax Lun-ven, h.9-13, Il sab, h.9-13 Maternità 37. SAV, Servizio Accoglienza alla Vita Via Irma Bandiera, 22. Tel. 051/ Dal lun al giov, e progetti di inclusione sociale. Via Guerrazzi 14. Tel.051/ Tossicodipendenze 42. Il Pettirosso Comunità di accoglienza per tossicodipendenti e autoaiuto per familiari. Via dei Mattuiani, 1. Tel. 051/ S.A.T. Servizio Accoglienza Tossicodipendenti. Presso Casa Gianni, Via Rodolfo Mondolfo, 8. Tel. 051/ Aperto tutti i giorni previo appuntamento. Aids Telefono verde Aids della Ausl Bologna: C.A.S.A. Centro Attività Servizi della USL Bologna Informazioni e servizi sanitari a persone affette da HIV e sieropositive. Via S. Isaia, 90. Tel Dal lun al ven, h ANLAIDS Gestisce una Casa Alloggio, un centro diurno per persone con Hiv e sieropositive ed una linea telefonica per informazioni e supporto con esperti. Organizza gruppi di auto-aiuto e laboratori artigianali gratuiti. Via Irnerio, 53. Tel. 051/ Per informazioni e aiuto sulla malattia 051/ La linea funziona lun, mart e giov, h La sede è aperta dal lun al ven, h IDA Iniziativa Donne Aids Informazione, prevenzione e tutela dei diritti per persone con Hiv, AIDS e persone detenute. Via San Mamolo, 55. Bus Tel/Fax 051/ Cell. 339/ LILA Lega Italiana per la Lotta contro l' AIDS. Ascolto, accoglienza, informazioni, assistenza, centro di documentazione e consulenza legale e previdenziale. Via Agucchi, 290/A. Tel. 051/ / Info: 051/ (lun, merc, ven, h )

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