BIOGRAFIA ( PAG. 3) L ESPERIENZA DI BRAMANTE AD URBINO ( PAG. 5) L ESPERIENZA DI BRAMANTE IN LOMBARDIA ( PAG. 6) PIAZZA DUCALE DI VIGEVANO ( PAG.

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3 Donato Bramante nasce in provincia di Urbino a Fermignano, allora chiamato Monte Asdrualdo, nel Il suo nome di battesimo è Donato di Angelo di Pascuccio. Dell'infanzia del Bramante e della sua prima formazione purtroppo si sa pochissimo, poiché la sua storia inizia a essere documentata dal Gli inizi sono sicuramente ambientati a Urbino, dove si forma sotto la guida di fra' Carnevale e diventando successivamente allievo di Piero della Francesca. Il Ducato di Urbino è una piazza molto viva e molto colta, venendo considerata uno dei centri più prestigiosi dell'umanesimo in Italia e Bramante ha l'occasione di conoscere tantissimi artisti dell'epoca, come il Perugino, il Pinturicchio e Giovanni Santi. Non si sa molto della sua produzione artistica, in questa fase della vita, ma gli viene comunque attribuito il progetto della chiesa di San Bernardino degli Zoccolanti (anche se oggi ci sono dei dubbi sulla paternità dell'opera), e una Flagellazione situata nell'oratorio dei Disciplinati di San Francesco a Perugia. Bramante viaggia molto per l'italia e una delle regioni in cui si esprime al meglio è sicuramente la Lombardia. Nel 1477 a Bergamo, affresca la facciata del Palazzo del Podestà, mentre nel 1478 arriva a Milano, dove lascerà il segno. Il suo primo incarico è il recupero del palazzo di Porta Ticinese di Federico da Montefeltro, e qui inizia anche la sua attività di pittore, regalando numerosi contributi. L'opera più importante di questo momento è considerata l' Incisione Prevedari, del 1481: si tratta d'incisione firmata da Bernardo Prevedari su disegno del Bramante. Il riconoscimento all'architetto è tale che il suo nome è riportato in caratteri lapidari con la seguente scritta "Bramantus fecit in mediolano". Per quanto riguarda gli affreschi non è rimasto molto, ma alla Pinacoteca si possono ancora ammirare alcune parti di Eraclito e Democrito e di Uomini d'arme, eseguiti tra il 1486 e il 1487 per la casa del poeta Gaspare Visconti. 3

4 Il periodo milanese è una fase molto viva a livello artistico, tanto che esercita anche la sua passione per le lettere. È apprezzato come musicista e come poeta. Esiste un suo canzoniere con ben 25 sonetti, di cui più della metà legati al tema dell'amore. Significativa, nel 1482, è l'amicizia con uno tra i più famosi geni rinascimentali, Leonardo da Vinci, con cui collabora ai cantieri del Castello Sforzesco e nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. A Milano si trasferisce in pianta stabile nel 1490 e svolge la sua attività di architetto quasi in esclusiva per il cardinale Ascanio Sforza e Ludovico il Moro, che gli commissiona lavori di grande prestigio, tra cui il cortile della Basilica di Sant'Ambrogio. Il lavoro prevede la realizzazione due chiostri (che sono poi costruiti da altri nel Cinquecento) e una canonica (rimasta purtroppo incompiuta). Successivamente arriva un nuovo incarico, molto importante, ovvero la tribuna di Santa Maria delle Grazie, inoltre imposta la Sagrestia Vecchia e il chiostro minore. Sempre di questo periodo è la sistemazione della bellissima piazza Ducale di Vigevano. In questi anni Milano è occupata dai francesi, la potenza degli Sforza è crollata, e molti artisti decidono di lasciare la città, tra cui anche Leonardo. Nel 1499 decide anche egli di trasferirsi a Roma dove realizza il Chiostro di Santa Maria della Pace (molto apprezzato e che permette all'architetto di mettersi in mostra), il Tempietto di San Pietro in Montorio e il Cortile del Belvedere. Qui è costretto a lasciare l'amico di sempre, Leonardo, ma incontra architetti molto importanti, come fra' Giocondo, Giuliano da Sangallo e soprattutto Raffaello e Michelangelo, da cui impara molto. L'ambiente romano è ideale per un rinnovamento artistico: trova una dimensione più matura, ormai l'artista ha 50 anni e ha voglia di sperimentare. Nel 1506 Bramante è nominato architetto pontificio da Giulio II, che succede a Pio III, e deve ricostruire l'antica basilica costantiniana di San Pietro. Il nuovo Papa vuole accanto degli artisti capaci di realizzare opere colossali. Bramante accetta la sfida e il progetto è incredibile, perché non solo esprime totalmente il genio dell'architetto, ma fonde anche gli studi teorici di alcuni grandi dell'epoca, come Francesco di Giorgio Martini e Leonardo da Vinci. Purtroppo però dal progetto su carta alla reale realizzazione, subentrano dei grossi problemi. Bramante demolisce l'abside il transetto dell'antica basilica, sollevando un'enorme polemica dentro al Clero che ha una visione dell'architettura decisamente tradizionale, inoltre, muore Giulio II. I lavori sono così 4

5 interrotti. In contemporanea cura anche la sistemazione dei Palazzi vaticani, in particolare dei due cortili di S. Damaso e del Belvedere. Bramante muore a Roma l'11 aprile 1514, dopo più di dieci anni di intenso lavoro nella città eterna, forse il più importante e rappresentativo della sua storia. Nonostante Urbino sia la città natale di Bramante, ben poco si sa della sua permanenza all interno di questa località. Egli infatti nacque a Monte Asrualdo, nei pressi di Urbino, nel 1444, e venne chiamato Bramante a causa di un soprannome che venne attribuito al padre. Egli risiedette nella città dei Montefeltro sino al 1476, e ben poco è stato documentato su questa permanenza. Poche cose, infatti, sono certe: il suo apprendistato presso Fra Carnevale, famoso pittore e uomo di religione di quel tempo del quale parla anche Vasari nelle sue vite, parlando di Bramante, il quale studiò egli molto le cose di fra' Bartolomeo, altrimenti fra' Carnovale da Urbino, che fece la tavola di Santa Maria della Bella in Urbino. Tramite questo apprendistato, Bramante fu capace di divenire pittore prospectivo, diventando, cioè, specializzato nell uso della prospettiva per realizzare uno spazio all interno di una scena dipinta. Scrisse infatti Vasari, commentando questa sua abilità: Perché se pure i Greci furono inventori della architettura et i Romani imitatori, Bramante non solo imitandogli con invenzion nuova ci insegnò, ma ancora bellezza e difficultà accrebbe grandissima all'arte, la quale per lui imbellita oggi veggiamo. Inoltre, sembrerebbe che all interno dell ambiente Urbinate egli divenne anche aiutante di Piero della Francesca, così come sottolineato dalla ricerca compiuta da Arnaldo Bruschi, grande studioso del rinascimento italiano e in particolare di Bramante. Questo periodo è risultato decisamente difficile per gli studiosi, in quanto 5

6 al suo interno le attribuzioni delle numerose opere create in quel tempo nel territorio a Bramante risulta problematica. E probabile che abbia lavorato nel cantiere del Palazzo Ducale di Federico da Montefeltro progettato da Luciano Laurana. Gli viene inoltre tradizionalmente attribuito il progetto della chiesa di San Bernardino Degli Zoccoli posta poco fuori della cinta muraria cittadina, voluta del duca Federico III e destinata a diventare il mausoleo dei Montefeltro in quanto esso ospita attualmente le tombe di Federico III e Guidobaldo I Duchi d'urbino. Tuttavia, attualmente prevale l'attribuzione a Francesco di Giorgio Martini, anche se è ritenuta possibile una collaborazione diretta del giovane Bramante, quantomeno nella fase realizzativa del Mausoleo. Gli è stata autorevolmente attribuita una Flagellazione posta nell Oratorio dei Disciplinati di San Francesco a Perugia. Una sua, improbabile, collaborazione è ipotizzata anche per la Cappella del Perdono, posta all'interno del Palazzo Ducale. In Lombardia, come già a Pavia e negli schizzi leonardeschi, Bramante nega la distinzione tra disegno e struttura. L esterno non è più costituito da superfici da qualificare mediante un disegno. L esterno nasce simultaneamente all interno; L architettura si concreta in organismo, in macchina spaziostrutturale tridimensionale nella quale il problema della superficie della facciata perde valore. L architettura tende cioè a risolversi nei suoi termini primari, ovvero spazio interno e volume esterno: termini di una architettura nella quale si valuta il particolare, l elemento singolo disegnato con raffinatezza e personalizzato per puntare sui valori di insieme. Questi caratteri, non certo inediti nella storia dell architettura, trovano in Bramante il massimo interprete cinquecentesco. Le tecniche innovative sono applicate da Bramante in maniera eccezionale in 6

7 Lombardia, dove avviò e portò a termine il progetto urbanistico della piazza di Vigevano (1492), della Canonica di S. Ambrogio dello stesso anno, del convento e chiostro di Sant Ambrogio e della facciata di santa Maria nascente ad Abbiategrasso, realizzata anche essa nel A Milano, le sue opere principali sono certamente l architettura del finto coro della chiesa milanese di Santa Maria presso San Satiro, alla cui ricostruzione Bramante lavorò dal 1482 sino al 1486, e la Tribuna della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, realizzata tra il 1492 e il Durante le sue prove milanesi e particolarmente in quelle della Canonica e dei Chiostri di S. Ambrogio, il suo legame alla matrice Brunelleschiana è maggiore che nelle sue precedenti realizzazioni. L urbinate giunge ai modelli del mondo classico dopo aver prima sperimentato nel vivo quelli tardoantichi, negli uni come negli altri trovando una propria vena artistica. Concepita, oltre che come spazio pubblico, di attività civili, come elemento di decoro urbano e insieme come parte integrante della residenza signorile - al punto da assumere essa stessa la denominazione di 'ducale' - la piazza veniva a incidere radicalmente sulla forma urbis di Vigevano, riqualificando una vasta zona aperta e in parte porticata nelle vicinanze del palazzo comunale e della chiesa principale, dove si svolgeva abitualmente una intensa attività commerciale. In una lettera del 3 maggio 1492 Ludovico il Moro legava la volontà di accrescere il decoro urbano di Vigevano alla necessità di "in medio ipso loco plateam extollere". Ne conseguì l'ordine di 7

8 espropriare e far demolire alcune case per impostare un ampio spazio rettangolare porticato, formato da una sequenza di archi a pieno centro su solide colonne in serizzo. È evidente qui l'intento, tipico del Rinascimento maturo, di contrapporre al tessuto della città medievale preesistente il modello di una città astratta, ispirata a rigorosi principi geometrici. La scelta del serizzo per le colonne dei portici è assai meno scontata di quanto si possa credere e conferma l'ingente impegno finanziario. Sul lato settentrionale, il perimetro delle colonne circondava completamente il palazzo comunale, esaltando simbolicamente la volontà di primato del duca sul potere civico. Altrove si interrompeva invece in più punti: all'altezza dell'accesso al Castello, costituito da una rampa che saliva alla torre; in corrispondenza della facciata, posta di sbieco, della chiesa maggiore, che chiudeva il quarto lato della piazza; infine, di fronte alla chiesa maggiore e al Castello, nei punti di inserzione di due archi trionfali che segnavano lo sbocco delle vie del borgo sullo spazio della piazza stessa. Una ricca ornamentazione a fresco decorava e completava con motivi all'antica le pareti della piazza-salone, con trabeazioni, fregi e colonnine a candelabra che furono oggetto di pesanti ridipinture nel Novecento. In epoca barocca, per iniziativa del vescovo Caramuel, alcuni interventi strutturali contribuirono ad accrescere l'unità formale della piazza e la sua capacità quasi teatrale di coinvolgimento visivo, falsando però la percezione del suo assetto originario. La questione dell'attribuzione del progetto della piazza resta fissata alle posizioni assunte da Francesco Malaguzzi Valeri, che riconosceva a Bramante la paternità dell'intero intervento. È comunque probabile che l'architetto urbinate fosse impiegato nei lavori decorativi della piazza. La magnifica 'stanza urbana' di 8

9 Vigevano è stata spesso letta come la declinazione rinascimentale della tipologia antica del foro urbano, con riferimento a una cultura letteraria che spazia dal De Architectura di Vitruvio ai trattati quattrocenteschi dell'alberti e del Filarete, in cui il tema architettonico della piazza cittadina è assai rilevante. All'Alberti richiama anche, peraltro, l'idea dell'arco trionfale a fornici ripreso dal prospetto del S. Andrea di Mantova. Tale piazza fu commissionata da Lodovico il Moro a partire dal 1490, demolendo il vecchio tessuto medioevale, fu immaginata come corte del suo palazzo. Rappresenta il primo esempio, realizzato di spazio architettonico unitario, secondo le riflessioni già dibattute dal Brunelleschi a Firenze e da Leonado e Bramante a Milano, sullo spazio aperto della "Piazza", come nuova elaborazione laica dei chiostri medioevali. Alle maestranze locali si deve l'esecuzione artigianale (volte, archi, capitelli), forse dirette dall'ing. ducale Guglielmo da Camino, o secondo un documento del 1492, da Ambrogio de Curtis. Nel 1680, in pieno spirito barocco, il cardinale Juan Caramuel, fa demolire la rampa di collegamento alla torre del Castello, per costruire la nuova facciata della cattedrale. Nel XIX sec. si ha la risistemazione del selciato. Nel 1902 si ha il rifacimento della decorazione pittorica delle facciate dei palazzi che si affacciano sullo spazio, sulla base di alcuni lacerti di precedenti pitture. Dopo che Ludovico il Moro, che aveva fatto dell artista l ingegnere ducale dello stato di Milano, morì nel 1499, Bramante decise di abbandonare Pavia per trasferirsi a Roma. Qui gli furono subito affidati importanti incarichi, come la realizzazione di un affresco in occasione dell anno giubilare a San Giovanni in Laterano, il Chiostro della Pace, il Palazzo Caprini e il Tempietto di San Pietro. 9

10 Fu proprio lo stesso Papa Alessandro VI a nominarlo sottoarchitetto. Successivamente Bramante lavorò al servizio di Giulio II in veste di primo architetto, vincendo la concorrenza di Giuliano da Sangallo. È probabile che l artista prima del 1499 avesse già visitato Roma, ma riguardo a questo fatto non ci sono dati certi. Risulta invece evidente che il contatto con i resti dell architettura romana ebbe su Bramante una grande influenza, al punto tale da provocare in lui una profonda evoluzione, nonostante avesse già un età avanzata, in quanto il maestro all epoca aveva 55 anni. Infatti si può notare che le sue prime opere romane risultano essere totalmente diverse dalle ultime milanesi. La nuova importante esperienza dello studio dell antico si piò riscontrare subito nei primi progetti romani di Bramante. Questo si piò notare per esempio nel chiostro della chiesa di S Maria della Pace, progettato nel 1500, dove l artista fissò un modulo proporzionale quadrato che regola la planimetria, rifacendosi a quattro ordini architettonici diversi nei loggiati a due piani. Trovò così una soluzione originale per usare in un architettura i quattro ordini presenti all interno del Colosseo: invece della classica successione di quattro ordini in quattro piani, ne accoppiò due per ogni piano.si possono riscontrare gli insegnamenti dell architettura classica anche nel tempietto di San Pietro in Montorio sul Gianicolo, dove secondo la tradizione è avvenuta la crocifissione di San Pietro, e Bramante venne incaricato di realizzare un piccolo tempio commemorativo con lo scopo di ricordare il martirio dell apostolo. Per la realizzazione di questa architettura, l artista utilizzò la struttura del tempio rotondo circondato da colonne, riprendendo anche la tradizione dei tempietti a forma circolare che i romani costruivano per ricordare i personaggi importanti. Durante il suo soggiorno a Roma, Bramante si dedicò anche al progetto per la nuova basilica di San Pietro, incarico molto importante. 10

11 I papi, ormai da parecchi decenni, desideravano rinnovare la vecchia basilica paleocristiana, in quanto a causa di problemi statici legati al fatto che i muri fossero relativamente sottili e legati anche al tetto a capriate che minacciavano di crollare, era sempre meno in grado di far fronte alle sue molteplici funzioni. Già Papa Niccolò V aveva cominciato dei lavori per aggiungere alla vecchia navata un coro e un transetto, sormontare la chiesa con una cupola e rinnovare la navata. Però, dopo un lungo periodo di inattività del cantiere, Giulio II decise di riprendere in considerazione la ricostruzione della Basilica di San Pietro, così nel 1505 il Papa decise di costruire una nuova colossale basilica che accogliesse anche il mausoleo per la propria sepoltura, che aveva affidato a Michelangelo Buonarroti. Così, dopo aver consultato i più grandi artisti dell epoca, il Papa scelse di affidare i lavori al maestro Bramante. Di questi ci rimangono alcuni progetti, tra i quali il famoso piano pergamena, in cui propose una perfetta pianta centrale a croce graca, caratterizzata da una grande cupola emisferica al centro del complesso e con altre quattro croci greche più piccole disposte simmetricamente attorno alla cupola centrale. Questo progetto risulta essere di notevole importanza, in quanto rappresenta un momento cruciale nell evoluzione dell architettura rinascimentale, ponendosi come conclusione di varie esperienze progettuali e intellettuali. Bramante aveva deciso di ispirarsi per la realizzazione della grande cupola della basilica, a quella del Pantheon, e 11

12 avrebbe dovuto essere realizzata in conglomerato cementizio. In generale, tutto il progetto fa riferimento all architettura romana antica, in quanto le pareti murarie sono concepite come masse plastiche in grado di articolare lo spazio in senso dinamico. Nella realizzazione di questa architetture, Bramante avrebbe inoltre rappresentato la più grandiosa applicazione degli studi teorici di Francesco di Giorgio Martini e Leonardo da Vinci per chiese a pianta centrale. Inoltre egli si rifà anche ad artisti della scuola fiorentina, come Giuliano da Sangallo, in quanto anch egli aveva usato la pianta a croce greca e aveva proposto un progetto per la realizzazione della Basilica di San Pietro. Tuttavia, non tutti i disegni di Bramante denotano una soluzione di pianta centrale perfetta. Nei mesi del 1505 vennero elaborate soluzioni in grado di integrare quanto già era stato costruito del nuovo e il corpo longitudinale della navata con una nuova crocera con transetto e cupola. L unica certezza che si ha riguardo alle ultime intenzioni di Bramante e Giulio II, è la realizzazione dei quattro possenti pilastri uniti da quattro grandi arconi volti a sorreggere la cupola, elemento fin da subito fondante per la nuova basilica. Pertanto, i progetti bramanteschi influenzarono lo sviluppo dell edificio, con l uso della volta a botte e con i quattro piloni sormontati da altrettanti pennacchi diagonali a sostegno di una vasta cupola emisferica. Ad oggi, l esterno e gran parte dell interno della Basilica di san Pietro indicano l esperienza di Michelangelo, ma nonostante ciò, furono proprio Bramante e Giulio II gli ideatori di questo centro spirituale di notevole importanza per tutta la città. I lavori, condotti da Donato Bramante, partirono nel 106 con la demolizione dell abside e del transetto dell antica basilica già esistente; questo suscitò numerose polemiche sia interne sia esterne alla chiesa. L artista, in questa occasione, fu soprannominato maestro ruinante. La realizzazione di questo progetto, che però in realtà non fu costruito come specificatamente Bramante aveva indicato, fu di notevole importanza per la figura dell artista, in quanto gli fece acquisire un ruolo ancora più centrale rispetto a quello che già aveva in quel periodo in Italia. Donato Bramante terminò l esecuzione della grande e nuova basilica nel 1513, per poi dedicarsi ad altre opere. 12

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