Sperimentazione di gruppi dell attesa nell ASL Roma B

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1 Sperimentazione di gruppi dell attesa nell ASL Roma B Antonio Chiorlin Responsabile équipe adozioni 1. Premessa L équipe adozioni dell ASL Roma B è costituita da 21 operatori di cui 10 psicologi ASL, 7 assistenti sociali ASL e 4 assistenti sociali dei municipi afferenti. Tutti gli operatori provengono da un percorso formativo biennale curato dalla Regione Lazio che ha prodotto alla fine la stesura e la sottoscrizione di un protocollo metodologico operativo tra gli attori istituzionali del percorso adottivo. Il territorio in cui si opera è densamente abitato, abitanti ufficiali, e in forte espansione urbanistica e demografica. La caratteristica di età della popolazione che si rivolge all adozione ricalca le statistiche ufficiali nazionali e vede la prevalenza delle coppie in una fascia di età intorno ai 40 anni. Dopo il percorso formativo è stata costituita l équipe che mediamente si occupa di 150 nuove coppie ogni anno e mediamente coppie ogni anno adottano uno o più bambini. Il 70% circa dei minori adottati proviene dall adozione internazionale, il restante da quella nazionale. Il progressivo aumento dei minori adottati e i primi aspetti del loro inserimento familiare, scolastico e sociale si sono sommati ad alcune domande che da tempo si poneva il gruppo di lavoro in relazione allo spazio che intercorreva tra il decreto di idoneità e l adozione effettiva; inoltre, alcune coppie si proponevano per eventuali altre attività connesse al percorso. Sono nati quindi circa cinque anni fa i primi gruppi dell attesa che inizialmente hanno risposto a esigenze-bisogno delle coppie che trasmettono agli operatori un senso di incompletezza legato al percorso valutativo e al contempo gli operatori, con la percezione-desiderio di non abbandonare a lungo le coppie hanno iniziato a realizzare che quello che all inizio era definito il non tempo poteva diventare un laboratorio importante per la costruzione dei rapporti genitori-figli. I modelli prevalenti dei gruppi dell attesa sono caratterizzati dal confronto tra le coppie, richieste di chiarificazione, sostegno, autoaiuto. I gruppi si inseriscono storicamente in un percorso che vede il lavoro di gruppo come un parametro di continuità nel rapporto con l istituzione. Le coppie infatti iniziano il loro percorso con i gruppi di informazione-orientamento che costituiscono il primo concreto contatto con il servizio e ne traggono strumenti utili per la costruzione di una prima mappa di orientamento. 335

2 PARTE QUARTA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEI TEMPI DELL ATTESA CONTRIBUTI DEGLI ENTI AUTORIZZATI NEI SEMINARI DI APPROFONDIMENTO Segue l inserimento delle coppie in gruppi aperti nei percorsi predecreto che evolvono poi nei colloqui individuali e di coppia finalizzati alla valutazione. Questo tempo è molto importante non solo per costituire alcune forme fondamentali di accoglienza, ma anche per costruire un ponte adottivo tra coppie e operatori, per lavorare sul potenziale trasformativo delle coppie e sulla costruzione di rapporti di rete. 2. I gruppi dell attesa Concluso l iter valutativo e conseguita l idoneità, circa cinque anni fa, è stata avviata per le coppie la sperimentazione dei gruppi dell attesa che hanno visto la produzione di diverse modalità operative. Quella qui sintetizzata è un evoluzione di uno dei modelli che è stato modificato nel tempo in ragione del materiale portato ed elaborato nel lavoro con i gruppi. Il tempo dell attesa fino a oggi, è stato gestito da due operatori dell équipe. Non sono presenti in questi percorsi operatori degli enti autorizzati, non per una scelta autocratica ma per una serie di eventi interni ed esterni che storicamente hanno determinato una situazione di separatezza che non è in alcun modo preclusiva di prossime collaborazioni e attività comuni e condivise. Allo stato attuale la Regione Lazio ha ricostituito un Comitato tecnico per l adozione nazionale e internazionale che vede al suo interno ben rappresentati gli enti autorizzati e saranno sicuramente avviate proficue collaborazioni interistituzionali. I gruppi dell attesa sono costituiti da un minimo di cinque coppie fino a un massimo di dieci. La frequenza è mensile per una durata media di due ore ed è a termine, un anno. Gli obiettivi generali sono quelli di strutturare un ponte adottivo tra coppia e bambino e trasformare l attesa nella costruzione di una realtà possibile. In termini storici il gruppo nasce da diverse esigenze che trovano le origini per la coppia in una sensazione di vuoto, di abbandono, dopo il percorso intenso che ha portato all idoneità. Le coppie spesso si rivolgevano al servizio per sapere se erano in atto iniziative istituzionali o se si potevano avere confronti con coppie che avevano già adottato; per avere orientamenti sugli enti autorizzati; per sedare l ansia collegata al tempo e quella del possibile arrivo. La richiesta comunque si presentava per diversi aspetti di sostegno, ma ampliava una sensazione nel servizio di domanda di accompagnamento apparentemente paradossale nel momento in cui invece le coppie avevano tutte le carte in regola per potersi muovere con una discreta autonomia. 336

3 SPERIMENTAZIONE DI GRUPPI DELL ATTESA NELL ASL ROMA B Per altro gli operatori, nei loro regolari incontri di équipe, avevano rilevato l incongruenza della sospensione molto lunga che si frapponeva tra l idoneità e l arrivo del minore. La sensazione di disagio del gruppo è diventato punto di partenza per cercare di comprendere cosa potesse avvenire o non avvenire nella discontinuità per gli operatori e ipotizzare cosa potesse avvenire relativamente alle coppie. Negli operatori è maturata la consapevolezza che la continuità dei rapporti rimaneva attiva anche nel tempo in cui non c era frequentazione e per altro la presa in carico dell evoluzione della coppia aveva attivato un nucleo di responsabilità riconducibile al percorso nella sua interezza. Inoltre è apparso un punto centrale e ineludibile il fatto che le coppie nel loro percorso con gli operatori avevano mobilizzato una serie di tematiche interne e intime che rimanevano attive e la loro richiesta al servizio sostanzialmente era di dare continuità a quanto era solo iniziato. Da un punto di vista strettamente pratico non era possibile seguire le coppie singolarmente e il gruppo, come in precedenza, è apparso il luogo fisico e mentale più opportuno nel quale convogliare la richiesta di continuità. Le prime esperienze di gruppo hanno messo in evidenza l esplicitazione di molte domande che le coppie, come detto, hanno formulato al servizio e a loro stesse. Gli operatori nell accogliere tali richieste e relativi comportamenti hanno riflettuto sulla complessità dei tanti e ripetuti interrogativi, su quello che era sotteso e sul fatto che non potesse essere eluso. Il gruppo è apparso il contenitore più consono, un luogo in cui dare continuità al progetto, avere regolarità, conservare una cornice e allo stesso tempo sviluppare aspetti processuali in gran parte impliciti. Il gruppo dell attesa è il luogo della trasformazione, le persone possono sfruttare una libertà diversa che è fuori da possibili aspetti persecutori o di giudizio che comunque sono presenti nell iter valutativo. I timori collegati all effetto che suscita nell altro quel che io racconto rappresentano sempre una paura interna presente nella valutazione che può fungere da interruttore, nel gruppo dell attesa invece ci si può permettere una continuità psichica, senza interruzioni. Si può lavorare su uno spazio libero, riempirlo di immagini e i propri desideri possono riempire di contenuti l oggetto del desiderio, possono inoltre entrare molte più informazioni se aumenta la curiosità che per definizione ha il carattere della passività che ci consente di essere permeabili, di assorbire. Temi quali il bambino immaginato e il bambino reale, che viene da lontano, le sue ferite, l incontro, le competenze, le ferite del singolo e della coppia, la 337

4 PARTE QUARTA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEI TEMPI DELL ATTESA CONTRIBUTI DEGLI ENTI AUTORIZZATI NEI SEMINARI DI APPROFONDIMENTO dote che ognuno di questi attori porta con sé, sono solo alcuni degli aspetti che trovano accoglienza nel gruppo che può diventare il luogo dove questi oggetti psichici possono essere portati e metabolizzati. Nel contempo si è sperimentato quanto il gruppo potesse invece essere un luogo estremamente tranquillo: accoglie, rende anonimi, non si è più protagonisti, si è presenti ma si appartiene al coro che rappresenta una armonia ma lascia sul fondo il contenuto contraddittorio, protegge rispetto alle difficoltà, ai dolori, alla rabbia per ciò che non c è stato, proietta fuori ciò che non funziona e sublima quello che rimane. In questo senso abbiamo visto quanto può essere per altri versi pericoloso, quanto, in caso di mancata formazione alla gestione di queste dinamiche, si possa diventare conniventi e collusivi con tutto ciò che rappresenta il non detto e il non agito. Il gruppo protegge veramente in senso evolutivo se i conduttori facilitano le identificazioni e i rispecchiamenti (identificazioni con i propri genitori, con gli altri genitori, con i figli degli altri e rispecchiamenti che forniscono continuità storica e affettiva e fanno sì che ognuno possa mettersi in contatto con esperienze emotive che prima non erano state espresse); in questo caso il gruppo nello sfondo diventa un contenitore sano e protettivo che agevola il fluire di tutti questi aspetti, compresa la possibilità di toccare o anche intaccare la nobiltà familiare. Trattare i temi di cui sopra rappresenta comunque una fonte di difficoltà in quanto mette in gioco un aspetto sostanziale dei rapporti tra genitori e figli e cioè la loro relazione affettiva. Molto più concretamente che nel percorso valutativo possono qui emergere aspetti collegati alla famiglia e a quanto la stessa tramanda. Per esempio quanto siano stati capaci i bravi genitori se hanno generato figli che non sono in grado di procreare e quanto i figli possano percepire e attualizzare la differenza tra quello che sono, non fertili, e le aspettative idealizzate e proiettate dei loro genitori. È molto importante, nel risalire a questi contenuti biografici, far emergere le fantasie e ricollegarsi alle idealizzazioni per lavorare sul bambino reale, per far sì che il futuro genitore possa decentrarsi, uscire dai propri bisogni, quali quelli di essere un figlio valido che sa dare soddisfazione ai propri genitori, o non diventare un genitore che per identificazione proiettiva vede nel figlio aspetti di sé che rifiuta, o ancora vivere il vuoto come desiderio che invade la vita del bambino non riconoscendo quindi i bisogni del bambino reale. In sintesi il figlio non può fornire soddisfazione a una affettività narcisistica. In questo percorso il futuro genitore può iniziare a confrontarsi nella sua funzione genitoriale con il sostegno del gruppo che a sua volta ha una funzione genitoriale. 338

5 SPERIMENTAZIONE DI GRUPPI DELL ATTESA NELL ASL ROMA B Di conseguenza possono fluire liberamente i desideri, ma soprattutto i traumi del genitore che potrà allora accogliere il trauma del bambino e non negarlo, facendo sì che il bambino non si sottometta al desiderio del proprio genitore. In molti casi infatti ci si trova di fronte ad adulti che hanno bisogno di riconoscimento, che devono riconoscere i propri bisogni, che devono lavorare un po di più con il loro mondo interno e il lavoro nel gruppo condotto con cautela non minaccia, non destabilizza e diventa funzionale al raggiungimento di un obiettivo di salute. Per esempio consente di ripercorrere eventi sostanziali della propria storia in relazione ai genitori o, come accennato tra gli obiettivi, consente di lavorare sul bambino ideale favorendone la trasformazione in un bambino che non avrà il compito di conformarsi al desiderio dell adulto o di farsi carico di quegli aspetti dell adulto negati e proiettati, compiacendolo. Nell adulto si può quindi far spazio per accogliere le ferite di un bambino che è stato rifiutato. Il futuro genitore ha l opportunità di pensare a ciò che il bambino ha dentro e ha a disposizione un terreno di confronto. Un terreno nel quale si vanno a inserire anche tutti i concetti connessi alla terminologia dell adozione e che riconducono sostanzialmente spesso al termine trapianto. Evoca comunque un aspetto traumatico anche se l azione viene compiuta a fin di bene ma ha in sé anche aspetti di perdita, sottili e profonde relazioni che si interrompono all improvviso. Nel gruppo possono uscire allo scoperto le fantasie che hanno al loro interno elementi identificatori con i propri genitori e si possono scoprire elementi familiari caratterizzati da aspetti fortemente egoistici e poco portati al cambiamento verso la dipendenza emotiva che caratterizza la relazione sicura tra genitore e figlio. Gli aspetti fin qui esposti hanno trovato la possibilità di emergere nel lavoro di gruppo e hanno incrementato la dote che ogni genitore può offrire a se stesso e al proprio figlio. Come appena detto, la dote può avere molte caratteristiche ma appare utile che il genitore sia attrezzato per dare spazio a quella del bambino che arriverà con un bagaglio pesante e con il quale non ha avuto alcuna possibilità di elaborazione. Avrà quindi bisogno di aprire e dispiegare la sua valigia senza doverla appesantire con gli orpelli della valigia di qualcun altro, questo è almeno nelle intenzioni di chi ha condotto l esperienza. Il gruppo ha quindi consentito di sciogliere alcuni dei nodi di cui si è accennato e l attuale sperimentazione è volta alla ricerca della formulazione dello sviluppo programmato di alcune tematiche per formulare percorsi confrontabili. 339

6 PARTE QUARTA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEI TEMPI DELL ATTESA CONTRIBUTI DEGLI ENTI AUTORIZZATI NEI SEMINARI DI APPROFONDIMENTO Allo stato attuale si sono potuti osservare alcuni esiti consistenti: possono essere scritte relazioni per i Paesi esteri con maggiori e più articolati aspetti sulla situazione della coppia; alcune coppie procedono con maggiore motivazione; alcune coppie abbandonano il progetto adottivo. Infine, non è stata fatta ancora una valutazione in termini temporali anche se si ritiene interessante pensare a una osservazione longitudinale che comprenda un tempo di lavoro con la nuova famiglia nel postadozione, anche con adeguati supporti tecnici che devono essere messi a punto, e ciò potrebbe fornire elementi di riscontro sulla qualità dell intervento sia in termini preventivi che di ridefinizione dell intervento stesso. 340

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