VAR. MET.: DERIVAZIONE PER MARATEA DN 250 (10 ) 75 bar RELAZIONE SCREENING

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1 VAR. MET.: DERIVAZIONE PER MARATEA DN 250 (10 ) 75 bar RELAZIONE SCREENING DOCUMENTAZIONE PER PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A V.I.A. (SCREENING) 1 Giu. 12 Emissione per variato tracciato Cava Gf Malito Barci 0 Feb. 12 Emissione Cava Gf Malito Barci Indice Data Revisione Redatto Controllato Approvato Cliente: Progettista: Comm. Prog.: 4101/429 Comm. SNAM: Tavola: NR/11118/R-L01 RE-E-004

2 INDICE 1 SCOPO DELL OPERA STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E DI TUTELA STRUMENTI DI TUTELA E VINCOLI NAZIONALI E COMUNITARI STRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE REGIONALI E PROVINCIALI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA INTERAZIONE DELL OPERA CON GLI STRUMENTI DI TUTELA E DI PIANIFICAZIONE CRITERI DI SCELTA PROGETTUALE INQUADRAMENTO DELL AREA DESCRIZIONE DELL INTERVENTO NORMATIVA DI RIFERIMENTO CARATTERISTICHE TECNICHE DELL OPERA LINEA Tubazioni Materiali Protezione anticorrosiva Fascia di asservimento IMPIANTI DI LINEA MANUFATTI (OPERE COMPLEMENTARI) FASI DI REALIZZAZIONE DELL OPERA ESERCIZIO DELL OPERA GESTIONE DEL SISTEMA DI TRASPORTO Organizzazione centralizzata: Dispacciamento Organizzazioni periferiche: Centri ESERCIZIO, SORVEGLIANZA DEI TRACCIATI E MANUTENZIONE Controllo dello stato elettrico delle condotte Controllo delle condotte a mezzo pig DURATA DELL OPERA E IPOTESI DI RIPRISTINO DOPO LA DISMISSIONE SICUREZZA DELL OPERA VALUTAZIONI DI POSSIBILI SCENARI DI EVENTI INCIDENTALI GESTIONE DELL EMERGENZA Introduzione Attivazione del dispositivo di emergenza I responsabili dell emergenza Procedure di emergenza Mezzi di trasporto e comunicazione, materiali e attrezzature di emergenza Principali azioni previste in caso di incidente INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RIPRISTINO RIPRISTINI VEGETAZIONALI Sistemazione luoghi interessati dagli scavi Sistemazione di manufatti esistenti ASPETTI AMBIENTALI CENNI CLIMATICI GEOLOGIA

3 9.3 GEOMORFOLOGIA IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA PEDOLOGIA VEGETAZIONE E USO DEL SUOLO PAESAGGIO POTENZIALI FATTORI D IMPATTO INDIVIDUAZIONE DELLE AZIONI PROGETTUALI E DEI RELATIVI FATTORI DI IMPATTO Azioni progettuali Fattori d impatto INTERAZIONE TRA AZIONI PROGETTUALI E COMPONENTI AMBIENTALI IMPATTI POTENZIALI E PREVEDIBILI EFFETTI INDOTTI DALLA REALIZZAZIONE DEL OPERA CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

4 1 SCOPO DELL OPERA La presente relazione fa parte del progetto relativo alla variante al Met.: Derivazione per Maratea - DN 250 (10 ) 75 bar, da eseguirsi nel comune di Lauria in provincia di Potenza. La variante si rende opportuna la fine di posizionare un tratto del suddetto metanodotto, sito in prossimità della sponda destra del Torrente Fiumicello, in una posizione geomorfologica più stabile rispetto all attuale ubicazione che risulta interessata da un movimento franoso. La variante in progetto ha una lunghezza di 508 m e interesserà il comune di Lauria in provincia di Potenza in località San Filippo. Fg Area di ubicazione dell opera in progetto. 4

5 2 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E DI TUTELA Nella fase preliminare della progettazione si sono individuati e analizzati tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione che interessano il territorio dell opera in progetto, sia a livello nazionale che locale. L analisi ha avuto lo scopo di verificare la rispondenza tra la normativa vigente e l opera proposta. Gli strumenti di pianificazione territoriale definiscono, infatti, le aree su cui insistono vincoli di tipo urbanistico e/o ambientale che possono, in varia misura, condizionare le scelte progettuali. La progettazione ha preso in esame le interazioni tra l opera da realizzare e gli strumenti di pianificazione, nazionali e regionali, oltre ai provvedimenti di tutela paesaggistica, nell ottica di ottimizzare le opere previste. 2.1 S TRUMENTI DI TUTELA E VINCOLI NAZIONALI E COMUNITARI La legislazione a livello nazionale che definisce i principali vincoli volti alla tutela del territorio e dei beni ambientali, è ampiamente rappresentata dalle seguenti Normative: il Regio Decreto n del 30 Dicembre 1923; il DPR n. 357 dell 08 Settembre 1997; il DM 3 Aprile 2000; il Decreto Legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004 (ex D. L. n. 490 del 29/10/1999); Legge 18/04/2005 n. 62; Decreto legislativo 03/04/2006 n. 152 e s.m.i. Il Regio Decreto n del 30 dicembre 1923 si occupa di boschi e terreni montani, con due tipologie di vincolo: idrogeologico, riferito a quei terreni, di qualsiasi natura e destinazione, che possono subire scoticamenti, perdita di stabilità o un diverso regime delle acque; un secondo vincolo è posto invece sui boschi che, per la loro particolare ubicazione, difendono terreni o fabbricati da caduta di valanghe, dal rotolamento dei sassi o dalla furia del vento. Per i territori vincolati, sono segnalate una serie di prescrizioni sull utilizzo e la gestione; il vincolo idrogeologico deve essere tenuto in considerazione soprattutto nel caso di territori montani dove tagli indiscriminati e/o opere di edilizia possono creare gravi danni all ambiente. 5

6 Il DPR 08/09/97 n. 357, Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, istituisce le Zone speciali di conservazione, ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione di definiti habitat naturali e di specie della flora e della fauna, così come modificato dal DPR 12/03/2003. La norma prevede che, avvenuta la definizione dell elenco dei siti da parte della Commissione europea, il Ministero dell ambiente, in attuazione del programma triennale per le aree naturali protette, designi entro il termine massimo di sei anni i siti da considerare come zone speciali di conservazione. I proponenti la realizzazione, nell ambito relativo alle aree di tali siti, per progetti riferibili alle tipologie di cui all Art.1 del D.P.C.M. 10/08/88, n. 377, se non è richiesta la procedura di impatto ambientale, sono tenuti a presentare una relazione volta alla individuazione e alla valutazione dei principali effetti che il progetto può avere sul sito da sottoporre ai competenti enti che, in merito, procederanno alla valutazione di incidenza. Il DM 3 aprile 2000 del Ministero dell Ambiente rende pubblico l elenco dei siti di importanza comunitaria proposti, unitamente all elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. In applicazione alla Direttiva 92/43/CEE il 22/12/2003 è stato approvato dalla Commissione delle Comunità Europee il primo elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) della regione biogeografia alpina, il quale contempla 959 Siti localizzati nel territorio comunitario delle Alpi, dei Pirenei, degli Appennini e delle montagne della Fennoscandinavia. Con Decreto del 25/03/2004, il Ministero dell Ambiente e della tutela del territorio ha pubblicato una lista con 452 Siti ricadenti nel territorio nazionale, i quali, ai sensi dell Art. 3 del DPR 357/97, con decreto del medesimo Ministero saranno designati entro il termine di sei anni quali ZSC (Zone Speciali di Conservazione). L è entrato in vigore il nuovo codice dei beni culturali, che aggiorna le norme riguardanti la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico nazionale, risalenti al 1939 e già superate dal D.lgs. 490/1990 che aveva assorbito le citate norme. 6

7 Il nuovo codice dei beni culturali, che abroga il citato D.lgs. 490/1990 n.490 e s.m.i., è stato promulgato a seguito del cambiamento del quadro istituzionale con la modifica del Titolo V della Costituzione operata dalla L.Cost. 18/10/2001 n. 3. Il D.lgs. 22/01/2004 n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell Art. 10 della Legge 06/07/2002 n. 137, approva con l Art.1 il Codice dei beni culturali e del paesaggio, composto da 184 Articoli e suddiviso in cinque parti. Se nella parte Prima vengono indicate le disposizioni Generali, nella parte Seconda, Beni Culturali, sono identificati al Titolo I nell Art.10 i beni culturali oggetto di tutela e nell Art. 11 i beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela (gli affreschi, gli stemmi, gli studi d artista etc); al Titolo II la fruizione e valorizzazione dei beni culturali. Nella parte Terza Beni Paesaggistici, al titolo I Tutela e valorizzazione, sono indicati, nell Art.136, gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico, quali: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Nell Art.142, sono invece annoverate, fino all approvazione del Piano paesistico ai sensi dell Art.156, le aree tutelate per il loro interesse paesaggistico: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente metri sul livello del mare per la catena alpina e metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; 7

8 g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell elenco previsto dal D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice. In base all Art.143 Piano Paesaggistico, esso, secondo le caratteristiche naturali e storiche ed in relazione ed integrità dei valori paesaggistici, ripartisce il territorio in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati, attribuendo a ciascun ambito corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica. La Parte Quarta individua le sanzioni, amministrative e penali, mentre la Parte Quinta fornisce le disposizioni transitorie, le abrogazioni e l entrata in vigore. Con la Legge 18/04/2005 n. 62 definita Legge Comunitaria 2004 vengono recepite una serie di direttive comunitarie, tra cui la direttiva 2001/42/Ce, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani o programmi sull ambiente (VAS). La VAS, che è un processo sistematico di valutazione della conseguenze ambientali di determinati piani e programmi, preparati ed adottati da un autorità competente (nazionale, regionale, o locale) e destinati a fornire il quadro di riferimento delle attività di progettazione consiste in una determinazione preventiva degli effetti complessivi derivanti dalla realizzazione di programmi o piani che assumono orizzonti temporali di medio e lungo termine. Il decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 recante Norme in Materia Ambientale è il Nuovo Codice dell Ambiente che dà attuazione ad un ampia delega conferita al Governo dalla legge n. 308 del 2004 per il riordino, il coordinamento e l integrazione della legislazione in materia ambientale. Il provvedimento, un corpus normativo di 318 articoli, semplifica, razionalizza, coordina e rende più chiara la legislazione ambientale in sei settori chiave suddivisi in 5 capitoli: procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d impatto ambientale (VIA) e per l autorizzazione ambientale integrata (IPPC); difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall inquinamento e gestione delle risorse idriche; 8

9 gestione dei rifiuti e bonifiche; tutela dell aria e riduzione delle emissioni in atmosfera; danno ambientale. Quattro i profili strategici adottati per la redazione del Testo Unico: 1. recepimento delle direttive comunitarie ancora non entrate nella legislazione italiana nei settori oggetto della delega, in totale si tratta di otto direttive; 2. accorpamento delle disposizioni concernenti settori omogenei di disciplina, in modo da ridurre le ripetizioni; 3. integrazione nei vari disposti normativi della pluralità di previsioni precedentemente disseminate in testi eterogenei, riducendo così la stratificazione normativa generatasi per effetto delle innumerevoli norme che si sono nel tempo sovrapposte e predisponendo una serie di articolati aggiornati e coordinati; 4. abrogazione espressa delle disposizioni non più in vigore. A questo riguardo, benché sia noto come la semplificazione normativa non dipenda unicamente dalla quantità delle disposizioni formalmente in vigore, il risultato dell opera di riordino ha condotto all abrogazione di cinque leggi, dieci disposizioni di legge, due decreti legislativi, quattro D.P.R., tre D.P.C.M. ed otto decreti ministeriali, cui sono da aggiungere le disposizioni già abrogate e di cui viene confermata l abrogazione da parte dei decreti delegati. Il Codice dell Ambiente è stato modificato dal decreto legislativo n. 4 del 16 Gennaio 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 29 gennaio 2008, che prevede ulteriori disposizioni correttive e integrative. La Parte Seconda del D.lgs. 152/06 viene completamente sostituita da un nuovo testo: diversi articoli risultano abrogati o riordinati. In particolare, è stato sostanzialmente modificato il campo di applicazione (ossia la definizione dei piani e progetti soggetti a VIA o VAS). Per quanto riguarda l autorità competente in materia di VIA e VAS, viene definito con precisione il ruolo della Commissione tecnica di verifica dell impatto ambientale, istituita dall Art. 9 del DPR 14/05/07 n. 90. L Art. 10 detta poi le norme per il coordinamento e la semplificazione dei procedimenti, in caso di progetti soggetti a VAS/VIA e anche ad autorizzazione ambientale integrata. Il Titolo II e il Titolo III definiscono in dettaglio i vari passaggi della procedura relativa, rispettivamente, alla VAS e alla VIA. In particolare, per la VIA, l iter procedurale diventa più veloce, con la limitazione a 150 giorni, che possono diventare 330 nei casi di particolare complessità. 9

10 Il Titolo IV, di nuova istituzione, riguarda le Valutazioni Ambientali interregionali e transfrontaliere. Sono poi modificate le parti terza e quarta del Codice, in particolare le norme sugli scarichi idrici, la definizione di rifiuto e la disciplina delle materie prime secondarie, dei sottoprodotti e delle terre e rocce da scavo. 2.2 S TRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE REGIONALI E PROVINCIALI Con l entrata in vigore della L.R. 47/98 la Regione Basilicata ha recepito la Direttiva Europea 11/97 e ha dato attuazione alle indicazioni espresse nel D.P.R. 12/04/1996, disciplinando la procedura per l impatto ambientale dei progetti pubblici e privati, riguardanti la realizzazione di impianti, opere ed interventi che possono avere incidenza sull ambiente. Le Leggi Regionali n 47 del e n 7 dell classificano i metanodotti come opere da assoggettare a Verifica di Impatto Ambientale (V.I.A.). E inoltre vigente un ulteriore strumento di pianificazione interregionale, il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, denominato Piano Stralcio o Piano o PAI (Piano Assetto Idrogeologico), redatto ai sensi dell Art. 17, comma 6-ter, L. 183/89, dell Art. 1, comma 1, D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell Art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000. Esso ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso riguardanti la difesa dal rischio idraulico e idrogeologico del territorio compreso nell Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. L individuazione delle aree da proteggere dalle possibili crisi dell assetto dei versanti collinari e montani degli alvei fluviali, dovute rispettivamente agli eventi franosi ed alle piene, costituisce la premessa per una pianificazione organica e sistematica del territorio avente come obiettivo fondamentale la tutela, la valorizzazione ed il recupero socio culturale ed ambientale dei sistemi naturali nell ambito dei territori antropizzati e non. Il Piano stralcio ha pertanto la funzione di eliminare, mitigare e prevenire i maggiori rischi derivanti da fenomeni calamitosi di natura geomorfologica (dissesti gravitativi di versanti) o di natura idraulica (esondazioni dei corsi d acqua). 10

11 Il PAI è strutturato in due titoli: il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali e il Piano Stralcio delle Aree di Versante. Vengono individuate le seguenti zone soggette a limitazioni delle attività di trasformazione del territorio: le fasce di territorio di pertinenza dei corsi d acqua che si suddividono in: fasce ad alta frequenza di inondazione, corrispondenti alle porzioni di territorio soggette ad esondazioni al verificarsi di eventi di piena con tempi di ritorno (Tr) fino a 30 anni (fascia A); fasce con moderata frequenza di inondazione, corrispondenti alle porzioni di territorio soggette ad esondazioni al verificarsi di eventi di piena con tempi di ritorno (Tr) fino a 200 anni (fascia B); fasce a bassa frequenza di inondazione, corrispondenti alle porzioni di territorio soggette ad esondazioni al verificarsi di eventi di piena con tempi di ritorno (Tr) fino a 500 anni (fascia C); le aree a rischio idrogeologico elevato (R3), nelle quali è possibile l instaurarsi di fenomeni comportanti rischi per l incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l interruzione delle attività socioeconomiche, danni al patrimonio ambientale e culturale; le aree a rischio idrogeologico medio (R2), nelle quali è possibile l instaurarsi di fenomeni comportanti danni minori agli edifici alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, che non pregiudicano le attività economiche e l agibilità degli edifici; le aree a rischio idrogeologico moderato (R1), nelle quali è possibile l instaurarsi di fenomeni comportanti danni sociali ed economici marginali al patrimonio ambientale e culturale; le aree a pericolosità idrogeologica (P), definita come aree che, pur presentando condizioni di instabilità o di propensione all instabilità, interessano aree non antropizzate e quasi sempre prive di beni esposti e, pertanto, non minacciano direttamente l incolumità delle persone e non provocano in maniera diretta danni a beni ed infrastrutture; le aree assoggettate a verifica idrogeologica (ASVI), definite come aree nelle quali sono presenti fenomeni di dissesto e instabilità, attivi o quiescenti. Le NdA, per ciascuna tipologia di area, dettano divieti e prescrizioni specifiche per ciascuna area; in particolare la realizzazione di infrastrutture, nel caso in cui siano ritenute indispensabili per l interesse pubblico, è consentita sia nelle fasce fluviali (Art. 9), sia in tutte le aree a rischio idrogeologico (Art. 20). 11

12 Tale realizzazione è subordinata al parere vincolante dell Autorità di Bacino per la verifica della compatibilità con le finalità del PAI. 2.3 S TRUMENTI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA A livello regionale, la legge n. 23 dell 11/08/99 norma la pianificazione territoriale e urbanistica della regione Basilicata. Nel dettaglio la pianificazione territoriale ed urbanistica prevede interventi in ambito: regionale; provinciale (Potenza); comunale; dei parchi naturali; dei bacini regionali ed interregionali. Gli strumenti urbanistici si suddividono in generali e di attuazione. Lo strumento generale è costituito dal Piano Regolatore Generale Comunale, che detta prescrizioni esecutive concernenti i fabbisogni residenziali pubblici, privati, turistici, produttivi e dei servizi connessi. Contestualmente all adozione del piano regolatore generale i Comuni sono tenuti a deliberare il regolamento edilizio di cui all Art. 33 della L. 17 Agosto 1942, n Il PRG è approvato con decreto dell Assessore regionale per il territorio e l ambiente. Gli strumenti urbanistici di attuazione sono costituiti dai piani particolareggiati e dai piani di lottizzazione. Il Piano Regolatore Generale è articolato distinguendo le zone del territorio comunale, ai sensi dell Art.2 del DM 2 Aprile 1968, ed indicando in particolare: le parti di territorio comunale delimitate come centri edificati ai sensi dell Art.18 della legge 22 ottobre 1971, n. 865; le restanti parti dei territorio comunale. Ai sensi del DM del 02/04/1968 e dell Art.17 della L. 6 agosto 1967, n. 765, sono considerate zone territoriali omogenee: 12

13 A) le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi; B) le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq; C) le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi, che risultino inedificate o nelle quali la edificazione preesistente non raggiunga i limiti di superficie e densità di cui alla precedente lettera B); D) le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali o ad essi assimilati; E) le parti del territorio destinate ad usi agricoli, escluse quelle in cui - fermo restando il carattere agricolo delle stesse - il frazionamento delle proprietà richieda insediamenti da considerare come zone C); F) le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale. 2.4 I NTERAZIONE DELL OPERA CON GLI STRUMENTI DI TUTELA E DI PIANIFICAZIONE L esame delle interazioni tra opera e Strumenti di Pianificazione, nel territorio interessato dalla variante in progetto, è stato effettuato prendendo in considerazione quanto disposto dagli strumenti di pianificazione territoriale e dai provvedimenti di tutela, sia a livello nazionale e comunitario che di ambito locale (regionale e comunale) sopra ricordati. Le risultanze dell indagine effettuata sono state riportate nelle tavole allegate al presente studio. Strumenti di tutela e vincoli nazionali e comunitari La variante in progetto Var. Met.: Derivazione per Maratea DN 250 (10 ) 75 bar interferisce con aree tutelate ai sensi dell articolo 142, lettera c, del D.lgs. 42/04 (ex D.lgs. 490/99): - I fiumi, i torrenti, i corsi d acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto dell 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una 13

14 fascia di 150 metri ciascuna; infatti, il Torrente Fiumicello è soggetto al suddetto vincolo. Strumenti di tutela e pianificazione regionali e provinciali In base al Piano Stralcio per la difesa del rischio idrogeologico redatto dall Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, il tracciato della variante in progetto ricade parzialmente in aree perimetrale R3 (Aree a rischio idrogeologico elevato) ed in aree a Rischio R1 (Aree a rischio moderato). 3 CRITERI DI SCELTA PROGETTUALE La scelta finale dell ubicazione della variante nasce dalla necessità di soddisfare alcuni fondamentali criteri di base a garanzia di un buon inserimento dell opera nell ambiente interessato, della massima sicurezza e dell efficienza nel tempo. Lo studio cartografico preliminare, l insieme dei criteri e dei procedimenti adottati e successivamente seguiti ed infine i sopralluoghi sul territorio, hanno permesso di definire l ubicazione ottimale del tracciato. Il rispetto della legislazione vigente e della Normativa tecnica relativa alla progettazione dei gasdotti risulta condizione necessaria, mentre le caratteristiche dell area di ubicazione, gli strumenti urbanistici e di salvaguardia, nonché le difficoltà tecniche esecutive sono determinanti per la ricerca e la scelta della posizione ottimale. 3.1 INQUADRAMENTO DELL AREA Il criterio progettuale di base seguito è stato quello di scegliere un percorso che meglio si inserisce nel contesto paesaggistico arrecando il minor impatto possibile dell opera sul territorio e quindi minimizzazione al massimo l impatto ambientale. La scelta progettuale di base è dettata dall ottemperanza della Normativa Tecnica di pertinenza ed è inoltre condizionata dal rispetto dei criteri di base di buona progettazione di seguito riportati: 14

15 Mantenimento della distanza di sicurezza dai fabbricati, dai nuclei abitativi, dalle infrastrutture civili e industriali, secondo il D.M. 17/04/2008 e della distanza da zone di particolare interesse (zone turistiche, luoghi di culto, ecc.) Utilizzo, per quanto possibile di aree di proprietà Snam Rete Gas; Facilità di accesso agli impianti da parte del personale preposto all esercizio e alla manutenzione, al fine di operare in sicurezza; Salvaguardia dell ambiente interessato evitando: - zone di sviluppo urbanistico esistenti e/o previste dagli strumenti di pianificazione urbanistica; - aree a rischio; - zone di valore paesaggistico ed ambientale, zone boschive o di colture pregiate o specializzate ad altro reddito. Definiti i criteri di progettazione è stata acquisita la cartografia di base, su cui è stato possibile effettuare un attenta analisi al fine del posizionamento del costruendo metanodotto. La morfologia, l urbanizzazione, la rete stradale e le infrastrutture presenti sono stati gli elementi analizzati sulla cartografia per definire le varie ipotesi progettuali, studiando tutte le possibili situazioni di origine naturale ed antropica, le cause di criticità per la realizzazione e gestione delle opere e per la salvaguardia dell ambiente. 3.2 D ESCRIZIONE DELL INTERVENTO L analisi degli elementi geomorfologici, geolitologici e idrogeologici dell area in esame ha consentito di acquisire un quadro sufficientemente chiaro sulla stabilità dei luoghi che accoglieranno la variante in progetto. Il tracciato della condotta si sviluppa su un terreno collinare montuoso a una quota compresa tra 250 m e 270 m s.l.m. circa. La variante all esistente metanodotto denominato Met.: Derivazione per Matera DN 250 (10 ) si stacca in corrispondenza del Picchetto P213. Dal punto di origine si dispone sul lato della strada comunale Contrada San Filippo, costeggiandola per circa 77 m fino al giungere al Vertice V215. Curva quindi verso sinistra senso gas e si dispone per attraversare il Torrente Fiumicello. L attraversamento in subalveo del torrente Fiumicello varrà eseguito mediante uno scavo a cielo aperto e la predisposizione di un tubo di protezione. 15

16 Superato il torrente la condotta si ridispone per un breve tratto sulla strada comunale Contrada San Filippo e poco dopo si discosta da questa per seguirne l andamento parallelamente poco a monte della stessa fino al Vertice V220 dove inizia una breve percorrenza sulla strada comunale Contrada Coro Monaci. Dal Vertice V221 il tracciato del metanodotto lascia la strada comunale per percorrere un terreno coltivato fino a giungere al Picchetto P226 dove si ricollega alla condotta esistente. Per l intera variante, della lunghezza complessiva di 508 m, sarà predisposto un tubo di protezione e comunque per maggiori dettagli si rimanda alle allegate planimetrie. 3.3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO L opera sarà progettata e realizzata in conformità alla normativa vigente in materia ed in particolare: D.P.R. n 327 del 8 giugno 2001 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 189 del 16 agosto 2001, Supplemento Ordinario n D. Lgs. n 330 del 27 dicembre 2004 Integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001m n. 327, in materia di espropriazione per la realizzazione di infrastruttura lineari energetiche pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 25 del 1 febbraio D. Lgs. n 164 del 23 maggio 2000 Attuazione della direttiva n. 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, a norma dell articolo 41 della legge 17 maggio 1999, n. 144 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 142 del 20 giugno In particolare l Art. 8, comma 1, del presente Decreto cita: L attività di trasporto e dispacciamento di gas naturale è attività di interesse pubblico. D.M. del 17 aprile 2008 Regola Tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere 16

17 e degli impianti di trasporto di gas naturale con densità non superiore a 0,8 - pubblicato nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n 107 del 08/05/2008; D.M. n del 23/02/1971 Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie e altre linee di trasporto - pubblicato nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n 32 del 26/05/1971, e successive modifiche ed integrazioni; D.M. del 03/08/1981 del Ministero dei trasporti Determinazione, ai sensi dell art 10, comma secondo, della legge 12 febbraio 1981, n. 17, della distanza minima da osservarsi nelle costruzioni di edifici o manufatti nei confronti delle officine e degli impianti dell Azienda autonoma delle ferrovie dello Stato nei quali si svolgono particolari lavorazioni pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 229 del 21/08/1981; D.M. prot. n 975(54) 06 ATTR del 02/11/1987 del Ministero dei Trasporti Aggiunte all Art. 1 punto del DM n del 23/02/1971; Circolare n del , Ente Ferrovie dello Stato Condizioni Generali FS/Snam per attraversamenti e parallelismi ferroviari; EN 1594 Gas Supply systems - Pipelines for maximum operating pressure over 16 bar Functional requirements ; L. n 349 del 08/07/1986 Istituzione del Ministero dell ambiente e norme in materia di danno ambientale - pubblicato nel Supplemento Ordinario n 59 alla Gazzetta Ufficiale n 162 del 15/07/1986, e successive modifiche ed integrazioni; D.P.C.M. n 377 del 10/08/1988 Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del Ministero dell ambiente e norme in materia di danno ambientale - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 204 del 31/08/1988, e successive modifiche ed integrazioni; D.P.C.M. del 27/12/

18 Norme tecniche per la redazione degli studi d impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all Art. 6, L. 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell Art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 4 del 05/01/1989; L. n 146 del 22/02/1994 Disposizioni per l adempimento di obblighi derivanti dall appartenenza dell Italia alle Comunità Europee (Legge Comunitaria 1993) - pubblicata nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n 52 del 04/03/1994; D.P.R. del 12/04/1996 Atto d indirizzo e coordinamento per l attuazione dell Art. 40, comma 1, della L. 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 210 del 07/09/1996; D.P.R. n 357 del 08/09/1997 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - pubblicato nel Supplemento Ordinario n 219/L alla Gazzetta Ufficiale n 284 del 23/10/1997, e successive modifiche ed integrazioni; L. n 308 del 15/12/2004 Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione pubblicata nel Supplemento ordinario n 187 alla Gazzetta Ufficiale n 302 del 27/12/2004; D.P.R. n 616 del 24/07/1977 Attuazione della delega di cui all Art. 1 della L. 22 Luglio 1975, n. 382 pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 234 del 29/08/1977; D.P.R. n 383 del 18/04/1994 Regolamento recante disciplina dei procedimenti di localizzazione delle opere di interesse statale pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 141 del 18/06/1994; D.Lgs n 42 del 22/01/

19 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n 137 pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 45 del 24/02/2004; D.P.C.M. del 12/12/2005 Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell articolo 146, comma 3, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 25 del 31/01/2006 e successive modificazioni; R.D.L. n 3267 del 30/12/1923 Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 117 del 17/05/1924; R.D. n 1775 del 11/12/1933 Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 5 del 08/01/1934; L. n 898 del 24/12/1976 Nuova regolamentazione delle servitù militari pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 8 del 11/01/1976, e successive modificazioni ed integrazioni; R.D. n 1740 del 8/12/1933 Testo unico di norme per la tutela delle strade e per la circolazione pubblicato nella Gazzetta ufficiale n 301 del 30 dicembre 1933; L. n 729 del 24/07/1961 Piano di nuove costruzioni stradali ed autostradali pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 200 del 12/08/1961, e successive modificazioni ed integrazioni; D.Lgs n 285 del 30/04/1992 Nuovo Codice della Strada - pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 114 del 18/05/1992, e successive modificazioni ed integrazioni; D.P.R. n 495 del 16/12/19/92 19

20 Regolamento di esecuzione e di attuazione del Nuovo Codice della strada - pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 303 del 28/12/1992, e successive modificazioni ed integrazioni; R.D. n 523 del 25/07/1904 Approvazione del testo unico delle disposizioni di Legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 234 del 17/10/1904; D.Lgs n 22 del 05/02/1997 Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 38 del 15/02/1997 e successive modificazioni ed integrazioni; D.M. n 471 del Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell Art. 17 del decreto legislativo 5 febbraio 97, n 22 e successive modificazioni e integrazioni pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 293 del 15/12/1999; L n 64 del 02/02/1974 Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 76 del 21/03/1974; Ordinanza P.C.M. n 3274 del Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica pubblicata nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 105 del 08/05/2003 e successive modificazioni ed integrazioni; R.D. n del 29/07/1927 Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere nel regno pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 194 del 23/08/1927; L. n 198 del 04/03/

21 Delega al Potere Esecutivo ad emanare in materia di polizia delle miniere e delle cave e per la riforma del Consiglio Superiore delle Miniere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n 75 del 27/03/1958; D.P.R. n 128 del 11/04/1959 Norme di polizia delle miniere e delle cave pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 128 del 09/04/1959; L. n 46 del 05/03/1990 Norme per la sicurezza degli impianti pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n 59 del 12/03/1990; D.P.R. n 447 del 06/12/1991 Regolamento di attuazione della Legge 5 Marzo 1990 n. 46 in materia di sicurezza degli impianti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 38 del 15/02/1992; L. n del 05/11/1971 Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato normale e precompresso ed a struttura metallica pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n 321 del 21/12/1971; D.P.R. n 246 del 21/04/1993 Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione - pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n 170 del 22/07/1993 e successive modificazioni ed integrazioni; D.P.R. n 380 del 06/06/2001 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - pubblicato nel Supplemento Ordinario n 239/L alla Gazzetta Ufficiale - serie generale n 245 del 20/ e successive modificazioni ed integrazioni; D.M. 09/01/96 del Ministero dei Lavori Pubblici Norme tecniche per il calcolo, l esecuzione e il collaudo delle opere in cemento armato, normale e precompresso, e per le strutture metalliche pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 29 del 05/02/1996; 21

22 D.M. 16/01/96 del Ministero dei Lavori Pubblici Norme tecniche relative ai Criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 29 del 05/02/1996; D.M. del 11/03/1988 del Ministero dei Lavori Pubblici Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, criteri generali e prescrizioni per progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle fondazioni pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 127 del 01/06/1988; D.M. 14/09/2005 Norme tecniche per le costruzioni pubblicato nel Supplemento Ordinario n 159 alla Gazzetta Ufficiale n 222 del 23/09/2005; D.M Norme tecniche per le costruzioni D.Lgs n 81 del 09/04/2008 Attuazione dell articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 101 del 30/04/2008; D.Lgs n 528 del 19/11/1999 Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, recante attuazione della direttiva 92/57/CEE in materia di prescrizioni minime di sicurezza e di salute da osservare nei cantieri temporanei o mobili pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 13 del 18/01/2000; D.P.R. n 222 del 03/07/2003 Regolamento sui contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, in attuazione dell articolo 31, comma 1, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 193 del 21/08/2003; D.P.R. n 37 del 12/01/1998 Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi a norma 22

23 dell articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 57 del 10/03/1998; D.M. del 04/05/1998 del Ministero dell Interno Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l avvio dei procedimenti di prevenzione incendi, nonché all uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 104 del 07/05/1998; D.P.R. n 126 del 23/03/1998 Regolamento recante norme per l attuazione della direttiva 94/9/CE in materia di apparetchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 101 del 04/05/1998; Guida alla ATEX - Guida all applicazione della direttiva 94/9/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23 marzo 1994, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative agli apparetchi e sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva Maggio 2000; D.Lgs n 93 del 25/02/2000 Attuazione della direttiva 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 91 del 18/04/2000; D.Lgs n 233 del 12/06/2003 Attuazione della direttiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 197 del 26/08/2003; Norme C.E.I del VII-1981; L n 1341 del 13/12/1964 Norme per la disciplina della costruzione e l esercizio di linee elettriche aeree esterne pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 316 del 22/12/1964; D.P.R n 1062 del 21/06/68 23

24 Regolamento di esecuzione della Legge 13 dicembre 1964, n 1341, recante norme tecniche per la disciplina della costruzione ed esercizio di linee elettriche aeree esterne pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 264 del 16/10/1968; Decreto 21/03/1988 Approvazione delle norme tecniche per la progettazione, l esecuzione e l esercizio delle linee elettriche esterne pubblicato nel Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 79 del 05/04/1988; D.M. 05/08/1998 Aggiornamento delle norme tecniche per la progettazione, l esecuzione e l esercizio delle linee elettriche aeree esterne pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n 209 del 08/09/1998; Normalizzazione Gasdotti Snam. Materiali UNI - DIN ASTM - Caratteristiche dei materiali da costruzione Strumentazione e sistemi di controllo API RP-520 PArt. 1/ Dimensionamento delle valvole di sicurezza API RP-520 PArt. 2/ Dimensionamento delle valvole di sicurezza Sistemi elettrici CEI 64-8/ Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a V CEI 64-2 (Fasc.1431)/ Impianti elettrici utilizzatori nei luoghi con pericolo di esplosione CEI 81-1 (Fasc.1439)/ Protezione di strutture contro i fulmini Impiantistica e Tubazioni ASME B31.8 Gas Transmission and Distribution Piping Systems (solo per applicazioni specifiche es. fornitura trappole bidirezionali) ASME B1.1/ Unified inch Screw Threads ASME B l.20.1/ Pipe threads, generai purpose (inch) ASME B l 6.5/1 988+ADD.92 - Pipe flanges and flanged fittings ASME B16.9/ Factory-made Wrought Steel Buttwelding Fittings 24

25 ASME B16.10/ Face-to-face and end-to-end dimensions valves ASME B16.21/ Non metallic flat gaskets for pipe flanges ASME B16.25/ Buttwelding ends ASME B16.34/ VaIves-flanged~ and welding end.. ASME B l 6.47/1 990+Add.91 - Large Diameters Steel Flanges ASME B18.21/1991+Add.91 - Square and Hex Bolts and screws inch Series ASME B18.22/ Square and Hex Nuts MSS 5P44/ Steel Pipeline Flanges MSS SP75/ Specification for High Test Wrought Buttwelding Fittings MSS SP6/1990 Standard finishes contact faces of pipe flanges Welding of pipeline and related facilities API Spo Welding of pipeline and related facilities API 5L/ Specification for line pipe EN / Steel pipes for pipelines for combustible fluids API 6D/ Specification for pipeline valves, and closures, connectors and swivels; ASTM A Alloy steel and stainless steel-bolting materials ASTM A Carbon and alloy steel nuts for bolts for high pressure ASTM A Standard specification for forging carbon steel for piping components ASTM A Standard specification for carbon steel casting suitable for fusion welding for high temperature service ASTM A Piping fitting of wrought carbon steel and alloy steel for moderate and elevate temperatures ASTM A Standard methods and definitions for mechanical testing of steel products ASTM A Standard specification for forging, carbon and alloy steel, for pipe flanges, fitting, valves, and parts for high pressure transmission service ASTM E 3 - Preparation of metallographic specimens ASTM E 23 - Standard methods for notched bar impact testing of metallic materials ASTM E 92 - Standard test method for vickers hardness of metallic materials ASTM E 94 - Standards practice for radiographic testing ASTM E Determining average grain size ASTM E Standards test method for Wet Magnetic Particle ASTM E Standards test method for microhardness of materials ISO 898/1 - Mechanical properties for fasteners - part 1 - bolts, screws and studs ISO 2632/2 - Roughness comparison specimens - part 2 : spark-eroded, shot blasted and grit blasted, polished 25

26 ISO Metallic materials - tensile testing ASME Sect. V - Non-destructive examination ASME Sect. VIII - Boiler and pressure vessel code ASME Sect. IX - Boiler construction code-welding and brazing qualification CEI Norme per Lastre di materiali isolanti stratificati a base di resine termoindurenti ASTM D Standard method of tests for tear resistance of vulcanised rubber ASTM E Standard practice for liquid penetrant inspection method ASTM E Standard reference radiographs for steel castings up to 2 in thickness ASTM E Standard recommended practice for magnetic particle examination Sistema di Protezione Anticorrosiva ISO /1988 Preparazione delle superfici di acciaio prima di applicare vernici e prodotti affini. Valutazione visiva del grado di pulizia delta superficie -parte 1: gradi di arruginimento e gradi di preparazione di superfici di acciaio non trattate e superfici di acciaio dalle quali è stato rimosso un rivestimento precedente UNI /1986 Rivestimenti metallici protettivi applicati a caldo (rivestimenti di zinco ottenuti per immersione su oggetti diversi fabbricati in materiale ferroso) UNI 9782/1990 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - criteri generali per la misurazione, la progettazione e l attuazione UNI 9783/1990 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - interferenze elettriche tra strutture metalliche interrate UNI 10166/1993 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - posti di misura UNI 10167/1993 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - dispositivi e posti di misura UNI CEI

27 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - misure di corrente UNI CEI 6/1992 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - misure di potenziale UNI CEI 7/1992 Protezione catodica di strutture metalliche interrate - misure di resistenza elettrica 4 CARATTERISTICHE TECNICHE DELL OPERA La condotta sarà realizzata in conformità ai criteri di sicurezza contenuti nel Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 17 Aprile Linea: condotta DN 250 (10 ) interrata a una profondità mai inferiore a 1,50 m e una lunghezza complessiva di 508 m. L opera sarà dimensionata per una pressione di esercizio pari a 75 bar. Il metanodotto in oggetto sarà realizzato in base alle seguenti modalità tecniche di esecuzione: 4.1 L INEA Tubazioni La copertura minima prevista sarà costante e uguale a quella del metanodotto esistente di 1,50 m e comunque in conformità alla normativa vigente (D.M ). Il materiale derivante dallo scavo (a sezione obbligata) per la messa in opera del tubo, sarà impiegato successivamente per riempire lo scavo. Per il metanodotto in oggetto, il diametro nominale della condotta è DN 250 (10 ) con diametro esterno di 273,1 mm e lo spessore della tubazione è di 7,8 mm. 27

28 4.1.2 Materiali Le tubazioni sono fabbricate in acciaio prodotti e controllati secondo quanto riportato nella norma UNI EN edizione Luglio 98, aventi carico unitario al limite di allungamento totale minimo garantito Rt min = 360 N/mm 2. Il corpo delle valvole, le curve, i raccordi e gli altri pezzi speciali saranno di acciaio, con esclusione degli acciai di base, e saranno in grado di resistere alla pressione nelle condizioni d esercizio previste per la condotta Protezione anticorrosiva La condotta sarà protetta da due sistemi: protezione passiva: La protezione passiva esterna sarà costituita da un rivestimento di nastri adesivi in polietilene estruso a bassa densità, applicato in fabbrica, dello spessore minimo di 3 mm; internamente sarà realizzato un rivestimento interno in vernice epossidica e i giunti di saldatura saranno rivestiti in linea con fasce termorestringenti. protezione attiva (catodica): Realizzata attraverso un sistema di correnti impresse con apparecchiature poste lungo la linea che rende il metallo della condotta elettricamente più negativo rispetto all elettrolita circostante (terreno, acqua, ecc.). La protezione attiva sarà realizzata contemporaneamente alla posa del metanodotto, collegandolo a uno o più impianti di protezione catodica, costituiti da apparecchiature che, attraverso circuiti automatici, provvedono a mantenere il potenziale della condotta più negativo o uguale a 1 V rispetto all elettrodo di riferimento Cu-CuSO 4 saturo Fascia di asservimento Per la costruzione e per l esercizio del metanodotto sui fondi altrui è imposta solo una servitù, il cui esercizio permette di lasciare inalterate le possibilità di sfruttamento agricolo dei fondi interessati, consentendo l edificabilità al di fuori di una fascia di asservimento a cavallo della condotta (servitù non edificanti). 28

29 L asservimento è imposto in via bonaria, mediante scrittura privata autenticata, debitamente registrata e trascritta ai sensi di legge e ove sussistano difficoltà di accordo tra le parti, in via coattiva, mediante provvedimenti di occupazione di urgenza, ai sensi delle Leggi n del e n. 136 del , del D.P.R. del n. 327 e s.m.i. Nel caso specifico la servitù imposta è di 13,5 m per lato dall asse del metanodotto, per complessivi 27,00 m. 4.2 I MPIANTI DI LINEA Nella variante in oggetto non sono previsti impianti. 4.3 MANUFATTI (OPERE COMPLEMENTARI) Nella variante in oggetto non sono previste opere complementari. 5 FASI DI REALIZZAZIONE DELL OPERA Le operazioni di realizzazione del suddetto intervento avvengono per stadi successivi di lavoro, seguendo le fasi e le tecniche operative appresso riportate: Delimitazione dell area del cantiere La ditta appaltatrice provvederà ad eseguire le necessarie attività per l impianto di un cantiere temporaneo di lavoro. Prima dell inizio dei lavori, saranno predisposte all interno dell area di lavoro delle piazzole per l accatastamento della tubazione necessaria, delimitando l area del cantiere con lo scopo di consentire una buona esecuzione dei lavori e il transito dei mezzi di servizio. Lungo la linea del metanodotto in progetto, la pista di lavoro opportunamente dimensionata nella sua larghezza, sarà recintata con barriere mobili, onde evitare l ingresso alla suddetta area di persone non autorizzate. 29

30 In funzione delle aree interessate saranno adottati diversi accorgimenti, con particolare riferimento alle prescrizioni minime di sicurezza e salute dettate dal D.Lgs. 81/08 e s.m.i. Picchettamento delle tubazioni esistenti Questa fase consiste nell individuare e picchettare le tubazioni esistenti nell intorno dell area di lavoro, cui seguono saggi e scavi a mano sulla tubazione in esercizio. Scavo della trincea Lo scavo sarà del tipo a trincea e sarà eseguito, tramite mezzi idonei, fino alla profondità di posa da raggiungere. Sarà effettuato, se necessario, l aggottamento dell acqua presente negli scavi e sarà predisposto un adeguato letto di posa. Al fine di evitare il prodursi di frane e smottamenti che possano danneggiare il rivestimento dei tubi e per mantenere pulito il fondo dello scavo, si adeguerà l inclinazione delle pareti dello stesso alla natura del terreno. La rifinitura del fondo dello scavo si realizzerà in modo da evitare che siano presenti asperità che possano danneggiare il rivestimento dei tubi. Il materiale di risulta dello scavo verrà depositato lateralmente, per poi essere utilizzato per il ricoprimento dello scavo, se di qualità e consistenza adeguata, altrimenti si ricorrerà a materiale proveniente da cave. Da tutto il materiale di risulta sarà scartato l asfalto derivante dallo scavo su strada, il quale non potendo essere usato per il tombamento della condotta, sarà portato e smaltito in discarica autorizzata. Le operazioni di scavo saranno realizzate mediante opportune macchine escavatrici (escavatori in terreni sciolti, martelloni in roccia). Saldatura di linea Tale fase permette di collegare i vari elementi attraverso motosaldatrici ad arco elettrico, al fine di realizzare una colonna di lunghezza adeguata alle modalità di posa. Essa sarà così disposta parallelamente alla traccia dello scavo, adagiandola o su piccoli tronchi di legno o su dei piccoli cumuli di terra allo scopo di evitare un eventuale danneggiamento del rivestimento esterno. I trattori posatubi, le motosaldatrici e i compressori ad aria saranno essenzialmente i mezzi utilizzati in questa fase. Controlli non distruttivi delle saldature L utilizzo di metodi non distruttivi, tecniche radiografiche e a ultrasuoni, permette di effettuare controlli sulle saldature. 30

31 Rivestimento dei giunti di saldatura e riparazione dei danni In tale fase è realizzata la protezione passiva della condotta: i giunti della saldatura vengono avvolti con apposite fasce termorestringenti, realizzando la continuità del rivestimento in polietilene e isolando completamente la condotta dal terreno. Attraverso l apparecchiatura a scintillio (holiday detector), il rivestimento della condotta viene interamente controllato e, se necessario, sarà riparato con l applicazione di mastice e pezze protettive. Per il sollevamento della condotta possono essere utilizzati trattori posatubi. Posa Soddisfatta la verifica della perfetta tenuta del rivestimento, è possibile sollevare la condotta per disporla all interno dello scavo, utilizzando mezzi tali da evitare deformazioni e sollecitazioni alla tubazione e al suo rivestimento. Per tale operazione sono impiegati idonei mezzi meccanici, verificando l assenza di asperità sul fondo dello scavo, al fine di garantire l integrità del rivestimento della condotta. Se il caso lo richiede, deve essere realizzato un letto di posa con materiale inerte (sabbia, ecc.), per mitigare le asperità. Rinterro della condotta Dopo la posa viene effettuato il rinterro della condotta posta nello scavo con il materiale di risulta disposto nella fase precedente in luogo idoneo. Il terreno di risulta in esubero sarà distribuito uniformemente su tutta la superficie interessata durante le fasi di sistemazione e ripristino, mentre per la quantità risultante in esubero o di qualità inadeguata si ricorrerà a conferimento in discarica autorizzata. Tutte le operazioni sopra descritte saranno eseguite utilizzando gli usuali mezzi di lavoro: ruspe, escavatori, pale meccaniche. Recinzione In questa fase vengono realizzate le recinzioni di delimitazione del cantiere. Collaudo idraulico e collegamento e controllo della condotta. Dopo la posa in opera della condotta, si procederà al collaudo idraulico della stessa secondo le modalità di cui alla norma UNI-EN 12327:2003. Il collaudo idraulico consiste in una prova combinata di resistenza e di tenuta a una pressione non inferiore a 1,3 volte la pressione di progetto DP e comunque non superiore alla pressione 31

32 corrispondente al carico unitario di snervamento minimo garantito per il materiale impiegato. Il collaudo idraulico della condotta sarà eseguito per tratti. La durata del collaudo sarà di almeno 48 ore sui tronchi costituenti la condotta. Dopo il collaudo, i vari tronchi collaudati a parte saranno collegati tra loro con saldatura per fusione. Tali saldature di collegamento, che non saranno collaudate idraulicamente, saranno invece controllate con metodo non distruttivo in conformità alla norma UNI-EN 12732:2005. Portato a termine il collaudo idraulico e il successivo rinterro della condotta, per garantire l integrità del rivestimento della condotta stessa, viene eseguito un ulteriore controllo mediante opportuni sistemi di misura del flusso di corrente dalla superficie del terreno. Esecuzione dei ripristini In questa fase sono compresi tutti gli interventi necessari per restituire al paesaggio dell area interessata dai lavori, un aspetto quanto più possibile uguale all originario. Sistemazione luoghi interessati dagli scavi Una volta terminati i lavori, il terreno interessato dagli scavi sarà ripristinato allo stato originario, nel più breve tempo possibile, impedendone, così, un eventuale degrado o alterazione. Sistemazione di manufatti esistenti Ogni altra opera o manufatto danneggiato durante l esecuzione dei lavori, sarà ricostruita con materiali e tipologie costruttive tipiche dei luoghi per riportarla allo stato originario. Nel caso in esame, poiché la condotta percorrerà la strada asfaltata la stessa sarà ripristinata per il tratto interessato dai lavori. 6 ESERCIZIO DELL OPERA Dopo il collaudo dell opera occorrerà provvedere alla messa in esercizio della tubazione, per attuare il trasporto e la distribuzione del gas. Tutte le attività non sono casuali, ma si svolgono secondo criteri organizzativi ben precisi: le funzioni di coordinamento e controllo connesse al trasporto del gas sono affidate a unità organizzative sia centralizzate che distribuite sul territorio. 32

33 Le prime sono competenti per le attività tecniche, di pianificazione e controllo, finalizzate alla gestione della linea e degli impianti; le seconde per le attività di sorveglianza e manutenzione della rete. Le unità sono strutturate in diversi livelli: Distretti, Esercizio, Centri. La sorveglianza dei tracciati, l effettuazione di una metodica manutenzione, la conoscenza anche particolareggiata dello stato di protezione catodica o del rivestimento della condotta costituiscono idonee garanzie di sicurezza. 6.1 G ESTIONE DEL SISTEMA DI TRASPORTO Organizzazione centralizzata: Dispacciamento Il Dispacciamento è l unità operativa che gestisce le risorse di gas naturale programmando, su base giornaliera, l esercizio della rete di trasporto e determinando le condizioni di funzionamento dei suoi impianti. A causa, infatti, delle significative oscillazioni nell arco del giorno e della settimana, nonché della grande variabilità stagionale che subisce la domanda di gas, il dispacciamento ha il compito di valutare tempestivamente la disponibilità di gas dalle diverse fonti di approvvigionamento, le previsioni del fabbisogno dell utenza, la situazione della rete, le caratteristiche funzionali degli impianti ed i criteri di utilizzazione. L attività del Dispacciamento si svolge nella sede operativa di San Donato Milanese (MI), la quale è presidiata per tutti i giorni dell anno da personale specializzato, secondo turni che coprono le 24 ore. Oltre al personale di sala, agisce, quale suo sostegno, il personale di assistenza tecnica, il quale ha il compito di assicurare sia lo sviluppo dei programmi di simulazione, di previsione della domanda e di ottimizzazione del trasporto, che la gestione del sistema informatico (per l acquisizione dei dati di telemisura e l operatività dei telecomandi), nonché la programmazione a breve termine del trasporto e della manutenzione sugli impianti. I principali strumenti di controllo del Dispacciamento sono la sala operativa, il sistema di elaborazione e il sistema di telecomunicazioni. 33

34 6.1.2 Organizzazioni periferiche: Centri I Centri di manutenzione hanno il compito di svolgere attività prevalentemente operative nel territorio, di sorveglianza e di manutenzione di gasdotti, che vengono costantemente integrati ed aggiornati con i nuovi impianti che entrano in esercizio. Tra gli altri compiti di genere organizzativo le sedi periferiche svolgono le attività inerenti gli assetti della rete dal punto di vista dell esercizio, il mantenimento in norma degli impianti, l elaborazione e l aggiornamento dei programmi di manutenzione per il controllo e la sicurezza degli impianti. 6.2 E SERCIZIO, SORVEGLIANZA DEI TRACCIATI E MANUTENZIONE Le attività di sorveglianza sono svolte dai Centri SNAM, secondo programmi eseguiti con frequenze diversificate, in funzione della tipologia della rete e della sua ubicazione (zone urbane, zone extraurbane di probabile espansione e zone sicuramente extraurbane). I Centri assicurano le attività di manutenzione ordinaria pianificata e straordinaria degli apparati meccanici e della strumentazione costituenti gli impianti, delle opere accessorie e delle infrastrutture, mentre il controllo linea viene effettuato con automezzo o a piedi qualora il metanodotto interessi tratti di montagna di difficile accesso. L attività consiste nel percorrere il tracciato delle condotte o traguardare da posizioni idonee per rilevare la regolarità delle condizioni d interramento delle condotte, la funzionalità e la buona conservazione dei manufatti, della segnaletica, ecc., nonché eventuali azioni di terzi su condotte e aree di rispetto. Qualora i tracciati sono in zone interessate da movimenti di terra rilevanti o da lavori agricoli particolari, a fronte di tali esigenze particolari, vengono attuate ispezioni da terra aggiuntive a quelle pianificate Controllo dello stato elettrico delle condotte Al fine di verificare, nel tempo, lo stato di protezione elettrica della condotta, viene rilevato e registrato il suo potenziale elettrico rispetto all elettrodo di riferimento. I piani di controllo e di manutenzione Snam Rete Gas prevedono il rilievo e l analisi dei parametri tipici (potenziale e corrente) degli impianti di protezione catodica in corrispondenza di posti di misura significativi ubicati sulla rete. 34

35 La frequenza e i tipi di controllo previsti dal piano di manutenzione vengono stabiliti in funzione della complessità della rete da proteggere e, soprattutto, dalla presenza o meno di correnti disperse da impianti terzi. Le principali operazioni sono: controllo di funzionamento di tutti gli impianti di protezione catodica; misure istantanee dei potenziali; misure registrate di potenziale e di corrente per la durata di almeno 24 ore. Figure professionali specializzate, che operano a livello di unità periferiche, analizzano e valutano le misure effettuate, nonché effettuano l eventuale adeguamento degli impianti Controllo delle condotte a mezzo pig L attività di manutenzione o di controllo dello stato della condotta può essere eseguita dall interno della condotta attraverso un apparecchiatura, detta pig. I pigs possono essere suddivisi in due categorie principali, in funzione dell uso per cui sono utilizzati: pigs convenzionali Essi realizzano funzioni operative e/o di manutenzione della condotta e sono generalmente composti da un affusto metallico e da coppelle in poliuretano che sotto la spinta del prodotto trasportato (liquido e/o gassoso), permettono lo scorrimento del pig stesso all interno della condotta. Essi vengono impiegati durante le fasi di riempimento e svuotamento dell acqua del collaudo idraulico, per operazioni di pulizia, messa in esercizio e per la calibrazione della sezione della condotta stessa mediante l installazione di dischi in alluminio. pigs intelligenti o strumentali Forniscono informazioni sulle condizioni della condotta, benché molto simili nella costruzione ai pigs convenzionali, essi vengono definiti intelligenti o strumentati perché sono equipaggiati con particolari dispositivi atti a rilevare una serie di informazioni, localizzabili, su caratteristiche o difetti della condotta. Generalmente i pigs intelligenti attualmente più utilizzati sono quelli relativi al controllo della geometria della condotta ed allo spessore della condotta stessa. La conoscenza delle condizioni d integrità delle condotte è di notevole importanza nella gestione di una rete di trasporto. 35

36 6.3 D URATA DELL OPERA E IPOTESI DI RIPRISTINO DOPO LA DISMISSIONE Il mantenimento dei requisiti tecnici e strategici determina la durata. I parametri tecnici sono continuamente tenuti sotto controllo tramite l effettuazione delle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, le quali garantiscono le condizioni di sicurezza per il trasporto del gas. Qualora, per motivi di ordine gestionale, viene effettuata una riduzione della pressione del gas all interno delle condotte, la funzione di trasporto, anche se per quantitativi inferiori di gas, resta inalterata, ma se la tubazione ed i relativi impianti si ritengono non più utilizzabili per il trasporto del metano, essi vengono messi fuori esercizio. In questo ultimo caso la messa fuori esercizio della condotta è regolata da una procedura aziendale che consiste nel mettere in atto le seguenti operazioni: intercettare, scaricare e bonificare la linea; fondellare il tratto di tubazione interessato per separarlo dalla condotta in esercizio; riempire tale tratto con azoto alla pressione di 0,5 bar; applicare allo stesso la protezione elettrica; mantenere in essere le servitù e le concessioni stipulate all atto della realizzazione della linea; continuare ed effettuare tutti i normali controlli alla linea. Poiché la procedura per la messa fuori esercizio comporta interventi molto limitati sul terreno, rendendo minimi gli effetti sull ambiente, essa è da preferirsi alla rimozione della condotta, soprattutto nel caso in cui si debba intervenire a dismettere lunghi tratti di linea. La rimozione di una condotta comporterebbe, infatti, una serie di operazioni che inciderebbero sul territorio alla stregua di una nuova realizzazione. La messa fuori esercizio di una linea può, infatti, in alcuni casi, comportare l inutilizzo di impianti fuori terra ad essa connessi (impianti accessori) con conseguente rimozione e ripristino dell area da essi occupata, qualora essi non siano perfettamente inseriti nel contesto ambientale. In questo caso gli interventi consistono nel riportare il terreno nelle condizioni originarie, garantendo la protezione della coltre superficiale da possibili fenomeni erosivi e favorendo una rapida ricostituzione della vegetazione superficiale. 36

37 7 SICUREZZA DELL OPERA L elevato standard di sicurezza durante le fasi di progettazione e costruzione, nonché la predisposizione di una efficace struttura organizzativa per la gestione di condizioni di emergenza, consolidatisi nel corso degli anni hanno contribuito a fare del sistema di trasporto del gas una rete molto sicura. Si riportano comunque di seguito la valutazione di possibili scenari, che possono crearsi in caso di incidente, e la gestione dell emergenza. 7.1 V ALUTAZIONI DI POSSIBILI SCENARI DI EVENTI INCIDENTALI Per incidente s intende qualsiasi fuoriuscita di gas accidentale, indipendentemente dalle dimensioni del danno verificatosi. Le principali cause che potrebbero generare un incidente sono: la corrosione, sia esterna che interna, fenomeno tipico di una rete cittadina che trasporta gas di città; La possibilità che si verifichi il fenomeno della corrosione interna è da escludere poiché il gas trasportato non è corrosivo. Per il tratto in esame sono previste misure di protezione dalla corrosione esterna sia di tipo passivo sia attivo: i tubi disporranno di un rivestimento di polietilene estruso ad alta densità con spessore minimo di 3 mm e saranno costantemente protetti catodicamente con un sistema di correnti impresse che garantirà la protezione del metallo anche in caso di accidentale danneggiamento del rivestimento. Inoltre la tubazione sarà inserita in tubo di protezione, il quale ne garantirà una valida protezione. Per tutte le considerazioni sopra esposte si ritiene trascurabile la probabilità di avere perdite da corrosione. i difetti di costruzione o di materiale; La prevenzione d incidenti da difetti di materiale o di costruzione viene messa in atto operando secondo le più moderne tecnologie: - in regime di qualità nell acquisizione dei materiali; - con una continua supervisione dei lavori di costruzione; - con verifiche su tutte le saldature tramite radiografie e controlli a ultrasuoni; 37

38 - con un collaudo idraulico prima della messa in esercizio della condotta. La segnalazione della presenza del metanodotto attraverso apposite paline poste in corrispondenza del suo tracciato è un costante monito ad operare comunque con maggiore cautela in corrispondenza del metanodotto stesso. L utilizzo di uno spessore come quello previsto è tale da garantire in generale l assorbimento di un impatto anche violento. Tutte queste considerazioni portano a ritenere che la probabilità di un incidente dovuto a interferenza esterna sia trascurabile. i movimenti franosi del terreno; In considerazione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio attraversato, non si rilevano situazioni di particolare rischio per la condotta. altre cause quali errori di progettazione, di manutenzione, eventi naturali come l erosione o la caduta di fulmini. In questo dato sono compresi anche quegli incidenti la cui causa non è nota. Le caratteristiche dell impianto, i collaudi e i controlli sono, anche per tale aspetto, tali da garantire uno standard di sicurezza superiore a quanto prescritto dalla legge. In conclusione, l analisi e le considerazioni fatte sulle soluzioni tecniche, in particolare l adozione di spessori e fattori di sicurezza elevati, la realizzazione di una più che adeguata copertura del metanodotto, i controlli messi in atto nella fase di costruzione, l ispezione del metanodotto in esercizio permettono di minimizzare la possibilità di rischio e diminuire la frequenza d incidente per il metanodotto in esame. 7.2 G ESTIONE DELL EMERGENZA Introduzione Benché l adozione di soluzione tecniche permette di diminuire la frequenza di incidente, la SNAM RETE GAS dispone di normative interne che definiscono le procedure operative e i criteri di definizione delle risorse, attrezzature e materiali per la gestione di qualunque situazione di emergenza che dovesse verificarsi sulla rete di trasporto. 38

39 L insieme di tali normative costituisce un dispositivo di emergenza Attivazione del dispositivo di emergenza Il dispositivo di emergenza viene attivato per fronteggiare possibili inconvenienti sulla rete di trasporto gas mediante: la ricezione di segnalazioni di condizioni di emergenza riscontrate da terzi da parte delle unità operative decentrate, durante il normale orario di lavoro, e, al di fuori dello stesso, da parte del Dispacciamento di S. Donato Milanese, che è presidiato 24 ore su 24 per tutti i giorni dell anno; il costante e puntuale monitoraggio a cura del Dispacciamento di S. Donato Milanese di parametri di processo quali pressioni, temperature e portate, che consentono l individuazione di situazioni anomale o malfunzionamenti; segnalazione a cura del personale aziendale durante le attività di manutenzione, ispezione e controllo della linea e degli impianti I responsabili dell emergenza La gestione di eventuali situazioni di emergenza è assicurata dall espletamento di funzioni, assegnate dal Dispositivo di Emergenza SNAM RETE GAS, con l attribuzione gerarchica al personale di ruoli e di responsabilità. Infatti tutti i livelli operativi partecipano, con responsabilità ben definite, a garantire la gestione di emergenza, con una turnazione che copre tutto l arco della giornata. In particolare l organizzazione corrente della Società è la seguente: Il Centro o Centrale è responsabile dell emergenza a livello locale ed assicura l analisi e l attuazione degli interventi mitigativi, atti a ripristinare le preesistenti condizioni di sicurezza degli impianti e dell ambiente coinvolto dall emergenza e a garantire le normali condizioni di esercizio; Una struttura articolata a livello superiore, nella gestione di condizioni di emergenza complesse, fornisce il necessario supporto tecnico e di coordinamento operativo al responsabile locale, assicura gli opportuni provvedimenti a fronte di fatti di rilevante importanza e gestisce i rapporti decisionali e di coordinamento con le autorità 39

40 istituzionalmente competenti. Nel caso in cui si verificano problemi di rilevante importanza inerenti la gestione del trasporto di gas con ripercussioni sui relativi contratti di importazioni ed esportazioni gas, tale struttura assicura anche il necessario supporto tecnico specialistico al responsabile dell emergenza presso il Dispacciamento; Il responsabile dell emergenza presso il Dispacciamento assicura i provvedimenti di coordinamento, l assistenza durante la fase di emergenza e gli interventi operativi finalizzati alla mitigazione degli effetti sulle persone e sull ambiente, mediante l intercettazione della linea tramite valvole telecomandate o con l ausilio di personale reperibile locale. Garantisce l esecuzione degli interventi operativi sul sistema di trasporto nazionale, atti a mitigare le alterazioni alle normali condizioni di esercizio durante il persistere di condizioni anomale o di emergenza. Assicura inoltre, durante emergenze complesse o con ripercussioni su contratti d importazioni ed esportazioni gas, l informazione alla Direzione Snam Rete Gas, attuando i provvedimenti dalla stessa ritenuti opportuni Procedure di emergenza Le procedure di emergenza definiscono gli obiettivi dell intervento in ordine di priorità: 1. eliminare nel minor tempo possibile ogni causa che possa compromettere la sicurezza delle persone e dell ambiente; 2. intervenire nel minor tempo possibile su quanto possa ampliare l entità dell incidente o delle conseguenze ad esso connesse; 3. contenere, nei casi in cui si rende indispensabile la sospensione dell erogazione del gas, la durata della sospensione stessa; 4. eseguire, tenuto conto della natura dell emergenza, quanto necessario per il mantenimento o il ripristino dell esercizio. A causa della peculiarità di ogni intervento in emergenza le procedure lasciano ai preposti la responsabilità di definire nel dettaglio le azioni mitigative più opportune, le quali devono però rispettare i seguenti principi base: la maggior rapidità possibile nell eseguire l intervento e nel coinvolgimento e nell informazione tempestiva dei responsabili dell emergenza competenti; flessibilità nel predisporre le risorse umane, le attrezzature e i materiali; 40

41 presidio del punto dell emergenza per tutto il perdurare di eventuale fuoriuscita incontrollata di gas dalle tubazioni e raccolta di informazioni necessarie ad intraprendere le opportune decisioni per l intervento, quali effetti possibili per le persone e per l ambiente, conseguenze per le utenze e l assetto della rete, etc. nel rispetto degli obiettivi e delle priorità precedentemente indicati Mezzi di trasporto e comunicazione, materiali e attrezzature di emergenza Le unità periferiche dispongono di veicoli e di sistemi di comunicazione adatti alla gestione delle emergenze. Sono inoltre attivi contratti di trasporto di materiali e contratti per la reperibilità di personale specialistico, mezzi d opera e attrezzature per intervento di ausilio e di supporto operativo al responsabile dell emergenza a livello locale che possono essere attivati anche nei giorni festivi. Le unità periferiche dispongono altresì di attrezzature utilizzabili in emergenza, costantemente allineate e adeguate alle variazioni impiantistiche della rete. I materiali di scorta per emergenza, costantemente mantenuti in efficienza, sono opportunamente dislocati sul territorio Principali azioni previste in caso di incidente Responsabile del primo intervento di emergenza è il responsabile dell emergenza a livello locale territorialmente competente. Informato, infatti, della condizione pervenuta, configura i limiti dell intervento e provvede ad attuarlo nel più breve tempo possibile, nel seguente modo: ordina, se necessario, la chiamata di emergenza dei reperibili; accerta e segnala gli elementi riconducibili alla condizione di emergenza e segnala gli stessi al Dispacciamento e al responsabile a livello superiore, fornendo ad essi inoltre ogni ulteriore informazione che consenta di seguire l evolversi della situazione; valuta eventuali interruzioni di fornitura di gas agli utenti, indispensabili al ripristino delle condizioni di sicurezza preesistenti, gestendo con gli stessi gli interventi e le fasi di sospensione della fornitura; assicura gli interventi operativi necessari al ripristino, nel minor tempo possibile, delle condizioni di sicurezza degli impianti delle persone e dell ambiente. 41

42 richiede al responsabile dell emergenza a livello superiore l eventuale intervento di personale reperibile, mezzi d opera, e attrezzature delle imprese terze convenzionate; Il responsabile di livello superiore, svolge un complesso di azioni, quali: assicura e coordina il reperimento e l invio di materiali e attrezzature previste nel dispositivo di emergenza, richieste dal responsabile di emergenza a livello locale; assicura, in relazione alla natura dell emergenza, il supporto al responsabile di emergenza a livello locale di altre Unità operative Snam Rete Gas, se necessario, di personale, mezzi d opera ed attrezzature di imprese terze convenzionate; assicura il supporto tecnico specialistico e di coordinamento al responsabile dell emergenza a livello locale durante l intervento e nella fase dei rapporti con gli utenti eventualmente coinvolti in seguito all intervento di emergenza; concorda, se del caso, le azioni da intraprendere con il responsabile dell emergenza presso il Dispacciamento. Il responsabile di turno presso il Dispacciamento: valuta attraverso l analisi dei valori strumentali rilevati, negli impianti telecontrollati, eventuali anomalie di notevole gravità e attua o assicura qualora necessario, le opportune manovre o interventi, ivi compresa l intercettazione della linea e la fermata della Centrale; segue l evolversi delle situazioni di emergenza e provvede all attuazione delle manovre atte a contenere le disfunzioni di trasporto connesse con la stessa, mantenendosi in contatto con il responsabile dell emergenza locale e di livello superiore; effettua, se del caso, operazioni di coordinamento ed appoggio operativo al responsabile dell emergenza locale nelle varie fasi dell emergenza. Il responsabile dell emergenza presso il Dispacciamento: decide gli opportuni provvedimenti relativi al trasporto del gas; è responsabile degli assetti distributivi della rete primaria conseguenti all emergenza; coordina l informazione alle unità specialistiche di Sede e l intervento delle stesse, per problemi di rilevante importanza. 42

43 8 INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RIPRISTINO Le scelte progettuali adottate sono effettuate anche in funzione del minore impatto ambientale dell opera da realizzare con l ambiente circostante; tali scelte sono evidentemente diversificate a seconda delle diverse caratteristiche del territorio interessato. Dopo il rinterro della condotta e a completamento dei lavori di costruzione saranno eseguiti gli opportuni interventi di ripristino ambientale; questi ultimi avranno lo scopo di ristabilire nell area gli equilibri naturali preesistenti e, nel contempo, di impedire lo sviluppo di dissesti non compatibili con la sicurezza della condotta stessa. Le opere in genere previste per il ripristino dei luoghi attraversati dai metanodotti, possono essere raggruppate nelle seguenti tre principali categorie: Ripristini morfologici; Ripristini idrogeologici; Ricostituzione della copertura vegetale. Successivamente alle fasi di rinterro della condotta e prima della realizzazione delle suddette opere accessorie di ripristino, si procederà preliminarmente alle sistemazioni generali di linea che consistono nella riprofilatura dell area interessata dai lavori e nella riconfigurazione delle pendenze preesistenti, ricostituendo la morfologia originaria del territorio e provvedendo alla riattivazione di fossi e canali irrigui, nonché delle linee di deflusso eventualmente preesistenti. Nella fase di rinterro della condotta viene utilizzato dapprima il terreno con elevata percentuale di scheletro e successivamente lo strato superficiale di suolo accantonato, particolarmente ricco di humus. 8.1 RIPRISTINI VEGETAZIONALI La prima fase del ripristino della copertura vegetale naturale e seminaturale si colloca nella fase di apertura della fascia di lavoro e consiste nello scotico e accantonamento dello strato superficiale di suolo, ricco di sostanza organica, in parte mineralizzata, e di elementi nutritivi. Detta operazione è necessaria soprattutto quando ci si trova in presenza di spessori di suolo relativamente modesti. L asportazione dello strato superficiale di suolo, per una profondità approssimativamente pari alla zona interessata dalle radici erbacee è importante per mantenere le potenzialità e le 43

44 caratteristiche vegetazionali di un determinato ambito e, normalmente, sarà eseguita con l ausilio di una pala meccanica. Il materiale risultante da questa operazione sarà accantonato a bordo pista e opportunamente protetto con teli traforati per evitarne l erosione ed il dilavamento. La protezione dovrà inoltre essere tale da non causare disseccamenti o fenomeni di fermentazione che potrebbero compromettere il riutilizzo del materiale Sistemazione luoghi interessati dagli scavi Saranno ripristinate le livellette originarie del terreno e si rinterrerà la trincea col terreno accantonato a bordo pista Sistemazione di manufatti esistenti Ogni altra opera o manufatto danneggiato durante l esecuzione dei lavori, sarà ricostruita con materiali e tipologie costruttive tipiche dei luoghi per riportarla come all origine. 9 ASPETTI AMBIENTALI In questa parte saranno descritte le caratteristiche, dal punto di vista ambientale, del sito di ubicazione della variante in progetto. L area esaminata si colloca geograficamente nella Basilicata Sud Occidentale, individuata sulla Tavola denominata Lauria della Carta Tecnica Regionale della Regione Basilicata. 44

45 Area in oggetto Figura 9.1: Area di ubicazione del metanodotto. 9.1 C ENNI CLIMATICI La Basilicata gode di un clima molto vario, determinato dalla latitudine e dall altitudine. La montagna, dunque, ha un clima tipicamente continentale, mentre le coste ionica e tirrenica decisamente mediterraneo. Un anello di congiunzione tra questi due opposti è costituito dall interno del Materano e dal Vulture in particolare. La disposizione dei rilievi influenza la piovosità: a sud-ovest, per esempio, a ridosso del Tirreno, si registra un regime di precipitazioni annue attorno ai mm, mentre tra i bacini dei fiumi Bradano e Basento si riscontrano livelli minimi di 600 mm/anno. La principale caratteristica delle precipitazioni è comunque sicuramente l irregolarità, a causa della quale i torrenti si riempiono velocemente e impetuosamente, ma poi si seccano con altrettanta velocità dando luogo ai noti fenomeni torrentizi. L opera in progetto ricade in un area che si colloca geograficamente nella Basilicata meridionale praticamente al confine con la regione Calabria. Osservazioni climatiche vengono registrate mediante un sistema di monitoraggio diffuso sul territorio. Nel caso in esame, le stazioni meteorologiche più vicine sono quelle di Potenza e quella di Picerno. In base alla media trentennale di riferimento ( ), la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,5 C; quella del mese più caldo, agosto, è di 45

46 +20,2 C. Le precipitazioni medie annue si aggirano sui 650 mm, mediamente distribuite in 91 giorni, con minimi relativi in estate e picco massimo moderato in autunno. Gli afflussi meteorici iniziano quasi sempre a settembre, assumono una certa importanza dalla fine di ottobre e raggiungono il massimo valore in dicembre; continuano abbondanti a gennaio e poi gradatamente, diminuiscono fino a diventare praticamente trascurabili, anche nei confronti dei deflussi, con l inizio dell estate. Per le informazioni termopluviometriche si è fatto riferimento ai dati disponibili relativi alla stazione di Potenza. Figura 9.1.1: Dati termopluviometrici. Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nei mesi autunnali e invernali, caratterizzate da un regime variabile. Si riporta di seguito la classificazione del clima italiano in funzione della temperatura. La figura individua le diverse zone climatiche che caratterizzano la penisola italiana, secondo la classificazione di Koppen. 46

47 Fig : Classificazione secondo Koppen. In particolare, il tracciato del metanodotto, secondo tale classificazione, ricade in un area classificata come temperata calda di tipo C di Koppen. Clima temperato subcontinentale (Regione padano veneta, alto adriatica e peninsulare interna) Interessa tutta la pianura padana e quella veneta, la pianura friulana, la fascia costiera dell alto adriatico e la peninsulare interna. Media annua da 10 C a 14 C Media del mese più freddo da -1 a 3.9 C 2 mesi con temperatura > 20 C Escursione annua da 16 a 19 C Clima temperato sublitoraneo (Regione sublitoranea interna) Interessa le zone collinari del preappennino tosco - umbro - marchigiano ed i versanti bassi dell Appennino meridionale. Media annua da 10 C a 14.4 C Media del mese più freddo da 4 C a 5.9 C 3 mesi con media > 20 C Escursione annua da 16 C a 19 C Clima temperato caldo (Regioni litoranea ligure-tirrenica, medio adriatica e ionica) Interessa le aree più calde di ristrette fasce costiere dell Italia meridionale ed insulare Media annua > 17 C Media del mese più freddo > 10 C 5 mesi con media > 20 C Escursione annua da 13 C a 17 C Clima temperato subtropicale (Regioni litoranea liguretirrenica, medio adriatica e ionica) Interessa le aree più calde di ristrette fasce costiere dell Italia meridionale ed insulare Media annua > 17 C Media del mese più freddo > 10 C 5 mesi con media > 20 C Escursione annua da 13 C a 17 C Fig : Particolare della classificazione secondo Koppen. 47

48 9.2 G EOLOGIA L area esaminata si colloca geograficamente in Basilicata e rappresenta il risultato di un evoluzione prevalentemente neogenica di un sistema orogenico (catena-avanfossaavampaese) adriatico vergente, che ha portato alla sovrapposizione di più unità tettoniche di diversa età derivanti dalla deformazione di domini continentali e oceanici messisi in posto a partire dal Cretacico Sup. La teoria più accreditata per questa porzione meridionale della catena appenninica è quella di Amodio-Morelli, secondo cui la catena è la risultante della sovrapposizione, avvenuta nel Miocene, di elementi della catena alpina cretacico-eocenica (Europa vergenti) su unità appenniniche (Africa vergenti), il tutto verso Est sull avampaese apulo. Sotto il profilo geologico, la Basilicata è caratterizzata, infatti, dalla presenza di un impalcatura di rocce calcareo-silico-mamose (formatesi nel mesozoico: da 225 a 65 milioni di anni fa) sulle quali sono depositati complessi calcareo-dolomitici (anch essi del mesozoico), con spessori variabili fino a metri, affioranti soprattutto nella fascia occidentale della regione. Spesso sovrapposte alle precedenti e affioranti, sono le formazioni dell era terziaria (da circa 65 milioni a 2 milioni di anni fa) denominate flysch e costituenti la media montagna e la collina lucana. I materiali di questi ultimi complessi sono molto plastici e facilmente erodibili e, pertanto, predispongono a fenomeni d instabilità e di dissesto idrogeologico vasti versanti. I maggiori movimenti orogenetici dell era terziaria che portano alla formazione delle più estese catene montuose del pianeta, producono nella nascente Basilicata, l emersione della dorsale appenninica. In quest era, la regione comincia ad assumere un aspetto simile all attuale. Le potenti spinte provenienti principalmente dal versante tirrenico hanno un effetto diverso sulle varie formazioni descritte: le masse calcaree dolomitiche subiscono spostamenti verticali, si fratturano e si accavallano; le masse flyscioidi incoerenti, si frazionano e si smembrano, rimanendo intrappolate in rocce di formazione più antica. Questi spostamenti determinano la nascita, tra le dorsali, di estesi bacini lacustri (oggi Valle d Agri, Valle di Vitalba, Valle del Mercure, conca di Baragiano). Le poderose spinte sulle dorsali in formazione, di intensità superiore sul versante tirrenico, provocano un piegamento degli strati verso est - nordest e la conseguente formazione, nella parte nordorientale della regione, della estesa depressione denominata Fossa Bradanica (che continua nelle Puglia). 48

49 Seguono poi vari cicli sedimentari (fine Era Terziaria ed Era Quaternaria), alcuni in ambiente marino, altri in ambiente terrestre che depositano spesse coltri di materiali. Questa deposizione si riscontra con maggiore intensità nella zona centro-orientale della regione e in particolare, nella zona compresa tra l Appennino lucano e le Murge dove, all inizio dell Era Quaternaria (da 2 milioni di anni fa ad oggi), esisteva un ampio canale, poco profondo, che metteva in comunicazione l attuale Golfo di Manfredonia con lo Ionio e che tutt ora si riempie progressivamente dei sedimenti erosi dalle dorsali tirreniche. Contestualmente con l inizio delle glaciazioni, sono trattenute enormi quantità di acqua sotto forma di ghiaccio con il conseguente abbassamento del livello marino. A testimonianza delle glaciazioni permangono diverse tracce ancora evidenti sui maggiori rilievi della regione, in forma di circhi (Pollino, Sirino, Volturino) o di morene (alcune delle quali costituiscono lo sbarramento naturale di laghetti d altitudine come quello di lago Remmo di Lagonegro). Le alluvioni interglaciali del quaternario trasportando enormi quantità di detriti soprattutto verso lo Ionio, provocano la formazione della pianura metapontina. All era quaternaria appartengono infine, i fenomeni vulcanici dell area del Vulture. Il paesaggio della provincia potentina presenta aspetti morfologici molto vari in uno spazio molto ristretto. Vicino ai rilievi dell Appennino Meridionale, all edificio vulcanico del Vulture, si hanno le pianure dei fondovalle dei fiumi. Nell area di studio le litologie sono annoverabili a terreno caotici costituiti da argille e argille siltose per lo più grigio piombo, inglobanti pezzame di arenarie, calcari, diaspri e brecciole di macroforamminiferi. Per quanto concerne il luogo di ubicazione del tracciato del costruendo metanodotto esso non risulta interessato da fenomeni di dissesto. La porzione di territorio, interessata dalla variante, ricade nel Foglio 210 (Lauria) della Carta Geologica d Italia, in scala 1: La figura mostra la zona interessata dall intervento e la relativa formazione geologica. 49

50 Area in oggetto Fig Carta geologica d Italia 1: Foglio 210 Lauria 9.3 G EOMORFOLOGIA Il paesaggio della provincia potentina presenta aspetti morfologici molto vari in uno spazio molto ristretto. Vicino ai rilievi dell Appennino Meridionale, all edificio vulcanico del Vulture si hanno le pianure dei fondovalle dei fiumi. Il sistema orografico può essere distinto in due elementi: 1. la dorsale appenninica con direzione NO-SE, con quote che raggiungono anche i m di altezza, che rappresenta anche lo spartiacque tra i bacini ionici e quelli tirrenici; 2. il massiccio del Pollino, che raggiunge anch esso quote notevoli (2.200 m max). 50

51 La catena appenninica è costituita da formazioni litologicamente e morfologicamente omogenee. I rilievi costituiti da materiale roccioso sono caratterizzati da picchi e creste con versanti che a volte presentano delle pareti verticali; dove invece i rilievi sono costituti da terreni di natura argillosa si hanno morfologie eterogenee con rilievi più dolci e versanti meno acclivi. Il semicerchio montuoso dell Appennino Lucano degrada poi verso la provincia materana con un ampia fascia collinare. Le colline materane costituite prevalentemente da argille e da conglomerati si susseguono a perdita d occhio, con dolci ondulazioni e sono spesso dominate dal profilo di un centro abitato. Il paesaggio collinare subisce continue modificazioni a causa dell azione modellante delle acque di ruscellamento che incidono terreni facilmente erodibili. In alcune aree, questa erosione prolungata nel tempo, ha determinato la formazione dei tipici calanchi che caratterizzano vaste contrade. Nella zona sud orientale della regione, si protende la pianura metapontina originata dall accumulo del materiale eroso e trasportato fino a valle dai principali corsi d acqua lucani, sfocianti tutti nello Ionio. Nel materano nord-orientale, si ritrova il paesaggio delle Murge, caratterizzato dall affioramento di stratificazioni calcaree fessurate e profondamente incise nel tempo dai corsi d acqua. Numerosi, sempre in relazione alla tipologia dei terreni affioranti, risultano i fenomeni di dissesto imputabili all azione delle acque dilavanti quali calanchi, solchi di erosione concentrata, movimenti di soliflusso e scivolamenti gravitativi di diverso tipo. Questi fenomeni se pur diffusi nell intero territorio regionale, non si verificano specificatamente nell area interessata dalla variante oggetto della presente relazione, dove la morfologia di pianura scongiura movimenti gravitativi indotti da fenomeni erosivi. Le valli fluviali incise dai corsi d acqua danno poi origine al paesaggio delle pianure di fondovalle costituite da elementi clastici depositati nelle piene. La bassa permeabilità dei litotipi favorisce il deflusso superficiale che, sommato alla facilità di erosione, dà origine a un reticolo idrografico molto fitto. In particolare, le principali successioni stratigrafiche affioranti nel territorio del Distretto Idrografico Unità dei Monti Bulgheria-Verbicaro, costituite da successioni calcareo dolomitiche mesozoico-terziarie e successioni di calcareniti, calcilutiti, argille e marne con calcari con liste e noduli di selce di margine di scogliera, di età compresa tra il Giurassico e il Cretacico affioranti in corrispondenza dei Monti di Lauria, Monte Bulgheria. 51

52 9.4 I DROLOGIA E IDROGEOLOGIA La variabilità della geomorfologia della Basilicata origina una complessa rete idrografica, sia superficiale sia sotterranea. Il regime dei corsi d acqua lucani è tipicamente torrentizio, caratterizzato da massime portate durante il periodo invernale e da un regime di magra durante la stagione estiva. Ben evidenziate risulta essere l Idrostruttura di Monte Lauria: ricade all interno dei bacini dei fiumi Noce, Lao e in minima parte nel Sinni. Presenta due direttrici principali di deflusso: la prima in direzione nord-ovest e alimenta la sorgente Caffaro Mandarino nel comune di Lauria (Bacino del fiume Noce), la seconda orientata verso sud-est e alimenta le sorgenti San Giovanni e Santoianni nel comune di Castelluccio (Bacino del fiume Lao). L idrostruttura dei Monti di Lauria appartiene al Sistema Acquifero di Tipo A - Carbonatico, in quanto è costituita dal complesso calcareo ed dal complesso dolomitico. I termini carbonatici risultano contraddistinti da elevata permeabilità per fratturazione e per carsismo, quelli dolomitici da permeabilità medio-alta per fratturazione. I rilievi carbonatici dei Monti di Lauria rappresentano una delle principali idrostrutture ricadenti lungo il confine Calabro-Lucano. Il settore settentrionale e centrale dell Idrostruttura appartiene alla regione Basilicata (circa il 79% della superficie totale), e afferisce in parte al bacino del Noce, e in minima parte al bacino del Sinni e in parte al bacino del Lao. Il settore meridionale, appartiene alla regione Calabria (circa il 21% della superficie totale) ed afferisce ai baci del Lao e del Noce. L idrostruttura è dissecata da sistemi di faglie dirette e trascorrenti, che svolgono un ruolo di spartiacque interni e che consentono di individuare al suo interno almeno cinque substrutture principali caratterizzate da acquiferi con propri caratteri idrogeologici e idrodinamici e con propri recapiti sorgivi: 1. Substruttura di Serra San Filippo: il deflusso idrico sotterraneo è diretto verso la valle del fiume Noce e trova recapito principale nelle sorgenti: San Filippo, Malfitano, Squeglia, Camporotondo, La Sorgente, Piano Mancoso. 2. Substruttura di Lauria: trova recapito principale nelle sorgenti Caffaro, Caffaro Mandarino I (Q media circa 800 l/s), Arena Bianca, Montepesco (Regione Basilicata). 3. Substruttua di Monte Fossino: presenta recapito del deflusso idrico sotterraneo diretto verso nord-ovest, con recapiti principali nelle sorgenti di Fiumicello, Pesce e Santa Maria (Regione Basilicata). 52

53 9.5 PEDOLOGIA L analisi pedologica inerente l area di studio è stata eseguita sulla base della carta dei suoli della Basilicata. Di seguito si riporta per l area interessata dai lavori lo stralcio della carta dei suoli. Area in oggetto Fig Carta Pedologica della Basilicata. I suoli di questa unità si sono sviluppati nelle aree sommitali dei rilievi costituiti prevalentemente da calcareniti o calciruditi. I versanti presentano elevata pietrosità superficiale, e sono generalmente acclivi (pendenza > 25%), ma sono spesso associati ad ampie superfici sub-pianeggianti o debolmente acclivi. Sono presenti aree di affioramenti rocciosi. Le principali culminazioni sono il monte Paratiello (1.445 m, a ovest di Muro Lucano), Il Monte (1.727 m, presso Marsicovetere), l Alpi (1.900 m) e il Coccovello (1.505 m). Le quote sono comprese tra gli 800 e i m s.l.m. 53

54 Le più elevate si raggiungono nel Pollino, presso la Serra di Crispo. L unità è formata da 18 delineazioni, per una superficie complessiva di ha. La vegetazione è costituita da boschi misti e praterie montane, utilizzate a pascolo. I suoli sono in genere a moderata differenziazione del profilo, per melanizzazione, brunificazione, e parziale rimozione dei carbonati. I suoli Lepre moderatamente profondi sono diffusi soprattutto nelle aree colluviali e nei versanti meno soggetti a fenomeni erosivi, mentre nelle aree a maggiore pendenza o più erose prevalgono i suoli Lepre sottili. 9.6 VEGETAZIONE E USO DEL SUOLO Da un punto di vista della vegetazione e dell uso del suolo, l area in cui sarà ubicata l opera in progetto, risulta essere collocata in zona collinare. I suoli più diffusi hanno profilo moderatamente differenziato per parziale rimozione dei carbonati, brunificazione e melanizzazione. Sui versanti più ripidi e nelle aree poste alle altitudini più elevate dei rilievi circostanti, prevalgono i boschi di latifoglie associate ad ampie aree con vegetazione cespugliosa utilizzate a pascolo. Queste formazioni lasciano il posto, in condizioni di minori pendenze, alle coltivazioni ortive e piante di ulivo, da frutto e comunque di maggior pregio, si tratta comunque, di estensioni limitate ed eterogenee. Fig Area di coltivazione ortiva adiacente al metanodotto. 54

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