IL LUPO (Canis lupus) E I DANNI ALLA ZOOTECNIA NEL PARCO NATURALE DEI MONTI AURUNCI

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1 IL LUPO (Canis lupus) E I DANNI ALLA ZOOTECNIA NEL PARCO NATURALE DEI MONTI AURUNCI (DOTT. SILVIO GERARDO D ALESSIO)

2 Premessa Situazione italiana Il lupo era diffuso in Italia fino a circa la seconda metà dell 800, quando è stato sterminato nelle Alpi, ma è sopravvissuto su gran parte dell arco appenninico (Boitani e Ciucci, 993). In Sicilia si è estinto negli anni 40 e non è mai stato presente in Sardegna. La specie ha subito una forte riduzione negli anni a seguire la seconda guerra mondiale, come conseguenza della persecuzione umana e della rarefazione della fauna selvatica che costituisce la sua preda naturale (Cagnolaro et al. 976). Una stima ottenuta con estrapolazioni all areale complessivo di dati raccolti in limitate aree di studio indica che in Italia sono presenti lupi (Ciucci e Boitani, 998). Benché tali valori vadano considerati unicamente un ordine di grandezza della consistenza di questa specie in Italia, essa non appare ancora al di sopra di una soglia prudenziale che assicuri la sopravvivenza nel lungo periodo. La colonizzazione di territori liberi da parte di giovani coppie sembra essere stato il principale meccanismo che ha consentito il recupero della specie su scala locale e nazionale. Diversi fattori hanno contributo a quest incremento: l abbandono delle campagne da parte dell uomo, il regime di protezione della specie assicurato a partire dal 97, la riqualificazione ambientale di alcune aree dell Appennino permessa dalla creazione di aree protette, la reintroduzione e i ripopolamenti di ungulati selvatici. Boitani e Ciucci (993) sottolineano la necessità di distinguere le aree di presenza stabile dalle aree in cui la specie è presente nella forma di individui in dispersioni e considerano discutibile assumere l esistenza di una correlazione positiva tra individui uccisi e quelli ancora viventi (Francisci e Guberti, 993). La distribuzione attuale del lupo in Italia interessa l intera catena appenninica, dall Aspromonte fino alle Alpi Marittime, con importanti ramificazioni in corrispondenza del Lazio settentrionale e della Toscana centro-meridionale (Ciucci P. e L. Boitani, 998). Per i Monti Aurunci non ci sono al momento notizie certe, ma solo alcuni indici di presenza: si può ragionevolmente supporre però che l area Parco sia interessata, anche in modo saltuario, da movimenti di individui erranti provenienti dal nucleo riproduttivo ormai stabile dei vicini Monti Lepini (Corsetti L. 2002). In Italia la specie veniva legalmente cacciata fino al 23 luglio 97, data in cui con Decreto Ministeriale dell allora Ministro dell Agricoltura e delle Foreste veniva temporaneamente vietata la caccia alla specie con qualsiasi mezzo. La legge nazionale 968/77 e la successiva 57/92 hanno quindi definitivamente dichiarato il lupo specie pienamente e particolarmente protetta. A livello internazionale il lupo è attualmente incluso come specie vulnerabile nella Lista Rossa delle specie minacciate della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (I.U.C.N.) ed è anche incluso nella Convenzione di Berna e nella Convenzione di Washington. Il lupo rappresenta una delle priorità conservazionistiche e gestionali del nostro Paese e la popolazione italiana riveste particolare importanza anche a livello internazionale, essendo una delle poche popolazioni superstiti dell Europa occidentale. Per ragioni ecologiche e socio-economiche il ritorno di presenza del lupo nelle regioni del territorio italiano da cui mancava da decenni, sebbene da una parte stia ponendo dei nuovi e difficili problemi di gestione, dall altra offre interessanti spunti di ricerca (Ciucci, 994). I conflitti che nascono tra gli interessi degli allevatori e la presenza dei canidi rappresentano una delle principali minacce per la sopravvivenza della fauna selvatica e, in particolar modo, del lupo e per la diffusione di quest ultimo in tutto il suo areale potenziale. La risoluzione o l attenuazione di questi conflitti rappresenta pertanto una condizione essenziale per la conservazione del lupo (Boitani, 2000), per la quale le aree protette rivestono un ruolo critico. Infatti, nonostante nessuna area protetta del nostro Paese abbia una superficie tale da assicurare la salvaguardia di una popolazione vitale di lupi, la protezione di nuclei sorgente collegati da aree di connessione funzionale può permettere un efficace conservazione a livello di metapopolazione (Genovesi, 2002). 2

3 Figura. Areale di distribuzione del lupo in Italia nel 973 (linea nera) (Zimen e Boitani, 975) e nel 998 (retinato) (Corsi et al., 999). Ricavato da Ciucci e Boitani, 998 Il Parco Naturale dei Monti Aurunci rientra in quella parte dell areale storico del lupo in Italia e resta al giorno d oggi l unica area protetta del complesso montuoso (Lepini, Ausoni, Aurunci) che collega il Parco Regionale dei Monti Simbruini e il Parco Nazionale d Abruzzo al basso Lazio; quindi riveste un ruolo di primo piano per la conservazione delle eventuali metapopolazioni di lupo a livello locale. Sulla base dei risultati ottenuti nell agosto e settembre 2004 (per quanto riguarda l indagine preliminare sui danni subiti dal mondo zootecnico nell area Parco, nell ambito del progetto per la gestione dei S.I.C. e della Z.P.S. del Parco dei Monti Aurunci) e visto l eccezionale ritrovamento di una carcassa di lupo nei confini dell area protetta, a partire dal gennaio 2005 è iniziata una 3

4 collaborazione con l Ente Parco che si propone il raggiungimento dei seguenti obiettivi entro giugno 2005: continuare l indagine conoscitiva sul tipo di conduzione di allevamento e sui danni subiti dal bestiame in tutte le aziende del Parco; continuare l accertamento di eventuali predazioni invernali sulla fauna domestica e selvatica; monitorare le zone che questo inverno saranno caratterizzate da una relativamente stabile copertura nevosa: individuando, riconoscendo e seguendo le tracce lasciate dalla fauna selvatica (lupo) sulla neve; tentare di utilizzare in zone mirate trappole fotografiche e non, per individuare gli autori dei numerosi danni al bestiame; cercare di stabilire una banca dati sulle informazioni riguardanti la fauna selvatica e i danni al patrimonio zootecnico raccolte in questi mesi di lavoro; Con la presente relazione si vuole informare gli amministratori dell Ente Parco dei risultati ottenuti.. RITROVAMENTO DI DUE CARCASSE DI LUPO NEL PARCO DEI MONTI AURUNCI Primo ritrovamento Il lupo (Canis lupus) ritorna sui Monti Aurunci dopo circa un ventennio dalle ultime segnalazioni. A dicembre, grazie alle informazioni pervenute da alcuni allevatori della zona, è stato rinvenuta una carcassa di canide in località La Valle, comune di Spigno Saturnia. La carcassa, in avanzato stato di decomposizione, era composta di cranio e colonna vertebrale (foto ). Al momento del ritrovamento sono state scattate diverse foto e sono stati prelevati dei campioni di tessuto e il cranio per sottoporli ad analisi. Le cause della morte sono da attribuirsi ad un colpo di arma da fuoco nella zona dell arcata orbitale destra del cranio. Il cranio (foto 2 e 3) è stato fatto visionare al Prof. Luigi Boitani e al Dott. Paolo Ciucci, esperti di fama internazionale per quel che riguarda la conservazione e la gestione del lupo, che hanno riconosciuto nei resti i caratteri morfologici di un lupo di circa un anno e mezzo di età. In seguito nel mese di febbraio è giunta la conferma dalle analisi di tipo genetico, effettuate dall equipe del Prof. Randi dell INFS (Istituto Nazionale della Fauna Selvatica), che la carcassa in questione era da attribuirsi certamente ad un lupo. Tale ritrovamento non ci permette di definire la situazione attuale per quanto riguarda la presenza del lupo sui Monti Aurunci. Ciononostante la segnalazione rappresenta un evidente tentativo di ricolonizzazione, che offre interessanti spunti di ricerca, da parte di una specie di interesse comunitario nell area dei Monti Aurunci; ma rappresenta anche un campanello di allarme visto che le cause del decesso dell animale sono di origine antropica. Secondo ritrovamento In data 05/08/05 alle ore 6.00 è stata trovata una carcassa di canide (foto 4 e 5), probabile lupo Canis lupus, nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci, in località Monte Appiolo, Comune di Lenola. Il decesso, sembra risalire a due o tre giorni prima. La carcassa ancora integra (eccetto che la parte distale di uno degli arti posteriori e parte del muso) presenta una parziale mummificazione dell epidermide e la presenza di uova e larve di insetti nella cavità orale e sugli arti. Nel luogo del ritrovamento non sono state riscontrate tracce che possano far ipotizzare le cause della morte. L individuo era riverso sul terreno con il fiano sinistro, alla base di due alberi. 4

5 Foto. Carcassa di lupo ritrovata nell area del Parco dei Monti Aurunci nel mese di dicembre Foto 2. Cranio di lupo ritrovato nell area del Parco dei Monti Aurunci e ripulito. 5

6 Foto 3. Cranio di lupo ritrovato nell area del Parco dei Monti Aurunci e ripulito. L Ente Parco in data 08/08/05 ha chiesto ufficialmente la possibilità di effettuare l autopsia per accertare le cause della morte all ASL di Latina, Distretto di Fondi-Terracina. In seguito, la carcassa è stata inviata all Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana per effettuerà l autopsia e qualora fosse necessario un analisi tossicologica allo scopo di individuare le cause del decesso. In zona è noto l uso, da parte di contadini e allevatori, di veleni come i molluschicida (principio attico Metaldehyde), alcuni topicida (tra i più usati il fosfuro di Zinco) e la stricnina. L Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana si è impegnato ad inviare campioni di tessuto all Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per la determinazione certa della specie e della sua impronta genetica. Risulta, infatti, estremamente interessante confrontare l identità genetica dell individuo appena ritrovato con le identità genetiche di un altro lupo e di 4 campioni fecali provenienti dai Monti Aurunci e già mappati dal suddetto Istituto. 6

7 IL LUPO (CANIS LUPUS) E I DANNI ALLA ZOOTECNIA NEL PARCO NATURALE DEI MONTI AURUNCI - DOTT. SILVIO GERARDO D ALESSIO Foto 4. Carcassa di lupo (Canis lupus) ritrovata su M.Appiolo nell area del Parco dei Monti Aurunci. Foto 5. Particolare della testa di una carcassa di lupo (Canis lupus) ritrovata su M.Appiolo nell area del Parco dei Monti Aurunci. 7

8 2. MONITORAGGIO DELLE TRACCE DI LUPO SU NEVE Premessa Il lupo è una delle specie più difficili da avvistare e censire (Mech, 982); questo predatore utilizza ampi territori, può percorrere diversi chilometri in una sola giornata, vive a basse densità ed è prevalentemente notturno, prediligendo ambienti densamente forestati e poco accessibili. Ciononostante esistono alcuni segni (tracce, escrementi, predazioni, lupi morti, risposte vocali) che possono essere indici della presenza del lupo in un territorio. In aree dove la presenza della neve è estesa e prolungata durante i mesi invernali è possibile rilevare le impronte dei lupi e analizzare composizione e andamento delle loro piste all interno del territorio. Ringraziamenti vanno a tutti i guardaparco del Parco Naturale dei Monti Aurunci per l aiuto nella fase di pianificazione e per la disponibilità durante le fasi di monitoraggio sul campo, in particolare ai guardiaparco Michele Salamena e Antonio Tedeschi per il loro valido aiuto spesso anche oltre gli orari di lavoro. Metodologia e risultati Nel mese di gennaio è stata preparata ed effettuata una lezione ai guardaparco del Parco Naturale dei Monti Aurunci riguardante: il riconoscimento dei segni di presenza del lupo su neve; i tempi e i modi di utilizzo di questa tecnica nell individuare la presenza del lupo nell area. Quindi è stata pianificata una strategia di rilevamento delle tracce del lupo su neve in diversi settori del Parco. In totale sono stati individuati e tracciati su carta 0 circuiti (tab.) da percorrere a piedi a partire da ore dopo la prima abbondante nevicata. Tali circuiti sono stati individuati in base alla conoscenza, alla copertura nevosa e alle caratteristiche ambientali del territorio del Parco. Ogni operatore al momento di percorrere il circuito era munito di binocolo, GPS e apposita scheda (vedi APPENDICE ). Nell esecuzione dei circuiti, quando venivano intercettate delle tracce di canide, queste erano seguite per almeno km se possibile, altrimenti si effettuava un sopralluogo nella stessa zona il giorno seguente e si seguivano le tracce il più possibile. Infatti, seguendo le tracce per lunghe distanze è possibile ridurre al minimo l errore di confusione tra lupo e cane, poiché i primi anche su lunghe distanze mantengono una tracciatura il più lineare possibile, mentre i secondi tendono a muoversi in maniera più confusionaria. Durante l esecuzione dei circuiti sono stati compiuti in totale (considerando le repliche, ma non i sopralluoghi mirati in alcune aree del Parco) circa 00 km a piedi nell area Parco. In 7 occasioni sono state intercettate delle tracce di Canide: tali tracce sono state attribuite a cane in 3 circostanze e a probabile lupo o a cani rinselvatichiti in 4 circostanze (Monte Appiolo, La Valle, Monte Petrella; fig. 2 e 3). Nelle tracciature di Monte Appiolo e della Valle è stato seguito un singolo individuo, mentre nelle due tracciature di Monte Petrella sono stati seguiti due individui. Durante una delle tracciature nel circuito n 0 La Valle sono stati raccolti dai Guardaparco (A. Tedeschi e M. Salamena) tre escrementi di Canide. Da tali escrementi, in seguito, sono stati prelevati dei campioni ed inviati all Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (I.N.F.S.) per essere analizzati e per identificarne l appartenenza alla specie lupo o cane (cfr. par.4). 8

9 Tab.. Risultati dei circuiti percorsi a piedi su neve, con l aiuto dei Guardiaparco. N Circuito Km Circuito Repliche Tracce N lupi Km Tracce Monte Appiolo 4,5 Lupo/Cane rinsel.,2 2 Sant Onofrio 6,5 No Monte Faggeto 0,0 Cane Campello 0,0 Cane Monte Ruazzo 6,0 No Monte Viola 4,0 No Valle Cerretello 4,0 No Monte Petrella,5 2 Lupo e Cane 2; 2 2,2;,6 9 Campo di Venza 7,0 2 No La Valle 7,0 3 Lupo; Escrementi 2 3,7 Discussione La copertura nevosa che ha caratterizzato l inverno , ci ha permesso di monitorare una parte del territorio del Parco relativamente ampia e anche a quote non elevate. Purtroppo quando si parla di lupo il primo problema che bisogna affrontare nel decifrare i segni di presenza è la possibile confusione con il cane. Infatti, cani di taglia medio-grande possono lasciare gli stessi segni (forma e grandezza dell impronta, escrementi, grandezza dei morsi) che lascerebbe un lupo. La situazione è resa ancor più complicata dalla realtà dell area di studio (densamente antropizzata con centri abitati che superano anche i abitanti), in cui dilaga il problema del randagismo (cfr. par.3), come un po in tutta l Italia centro-meridionale. Tale fenomeno viene alimentato a causa, soprattutto, delle abitudine sbagliate nella conduzione dei cani da compagnia, da caccia o da guardiania delle persone del posto e dei turisti nel periodo estivo, ma anche a causa della carenza nel controllo e nelle applicazioni delle leggi vigenti in materia di randagismo. L attribuzione certa delle tracciature a cane (tab. ) è stata possibile poiché seguendo le tracce intercettate su neve queste avevano un andamento confusionario e a zig-zag (tipico dei cani); inoltre tutte e tre le tracciature erano riconducibili a impronte umane poco distanti. Per quanto riguarda le tracciature attribuite al lupo, queste avevano delle caratteristiche (foto 6-7) imputabili al lupo: la dimensione dell impronta; il tipo di andamento (rettilineo, tipico del lupo che cerca di risparmiare energia); la sovrapposizione degli arti posteriori e anteriori, destri e sinistri sulla stessa linea; l assenza di collegamento con segni di presenza umana contemporanea alla tracciatura; la provenienza e la direzione delle tracciature. Purtroppo il dubbio (cane/lupo) resta nel momento in cui nella zona ci sia la presenza di cani inselvatichiti, cioè che hanno riacquistato la vita selvatica rifuggendo l uomo. Le tracciature sono state seguite in zone a quote elevate (fino alla vetta del Petrella, fig.2 e 3) con una certa copertura nevosa e boscosa, difficilmente raggiungibili dall uomo dopo un abbondante nevicata. Purtroppo la mancanza di neve a quote bassa non ci ha permesso di seguire in modo completo gli spostamenti degli animali. 9

10 Foto 6. Tracciatura attribuibile di lupo seguita per circa 3,700 km nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci (Inverno ). Foto 7. di un Istrice (Hystrix cristata) nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci (Inverno ). 0

11 Fig. 2. I pallini rappresentano la ricostruzione informatizzata della tracciatura di un singolo individuo seguito su neve tramite i punti presi con il GPS. Fig. 3. I pallini rappresentano la ricostruzione informatizzata della tracciatura seguita su neve tramite i punti presi con il GPS. In rosa è raffigurato lo spostamento di un singolo individuo, in grigio e in blu lo spostamento di due individui in due date differenti. In rosso lo spostamento di tre individui di cui reste il dubbio cane/lupo a causa della breve spostamento seguito.

12 3. DANNI AL PATRIMONIO ZOOTECNICO Durante l estate del 2004 è stata condotta un indagine preliminare su danni subiti dalle aziende zootecniche nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci. Tale indagine è stata proseguita durante l inverno, la primavera e l estate del Le informazioni raccolte serviranno a creare una banca dati sul numero e il tipo di danni che subiscono in un anno le aziende zootecniche e forniscono una tutta una serie di informazioni riguardanti il tipo di conduzione del bestiame nell area protetta. Una riunione con i veterinari dell ASL è stata svolta nella sede dell Ente Parco per informali delle conoscenze attuali sulla presenza del lupo nell area Parco e per decidere una linea comune da tenere durante i sopralluoghi sui danni subiti dagli allevatori. Quindi, 46 sopralluoghi sono stati condotti dall inizio di gennaio fino alla fine di agosto per accertare l avvenuta predazione da parte di canidi sul bestiame domestico. Durante gli accertamenti sono stati raccolti indizi e campioni genetici, sono state scattate foto e compilate schede e domande di risarcimento. Risultati Su 46 sopralluoghi (tab. 2 e 3) 5 sono avvenuti nel mese di marzo, 7 nel mese di aprile, 0 nel mese di maggio, 3 nel mese di giugno, 5 nel mese di luglio e 5 nel mese di agosto. Su 79 animali predati il 34,2% sono bovini, il 30,4% caprini, il 9% ovini e il 6,4% equini vedi (tab.2). I bovini e gli equini erano tutti animali giovani (primi mesi o addirittura primi giorni di vita), tranne due bovini, rispettivamente di e 2-3 anni di età. I sopralluoghi sono avvenuti tutti entro massimo 72 ore dall avvenuta o tentata predazione. In 3 occasioni è stato possibile risalire ad un avvenuta o meno predazione, in particolare: in 2 occasione non si è trattata di predazione, mentre in 29 è stata accertata l avvenuta o tentata predazione; di queste 0 sono molto probabilmente riconducibili a lupo, 7 a cane e 2 sono dubbie tra lupo e cane. Infine in 6 occasioni non è stato possibile risalire alle cause del decesso a causa della mancanza di evidenze o dell elevato grado di consumo delle carcasse, mentre in 9 occasioni l accertamento è stato condotto dai guardiaparco. Discussione Già durante la prima indagine e ancora in questi mesi i danni maggiori subiti dalle aziende sono a carico dei bovini, probabilmente a causa della loro maggiore presenza nell area Parco, ma anche a causa del tipo di conduzione da parte degli allevatori. I bovini, infatti, sono lasciati allo stato brado di giorno e di notte, d estate e in molti casi d inverno, senza nessuna possibilità di raggruppare o tanto meno rientrare gli animali almeno in particolari periodi dell anno (per es. nel periodo del parto l animale adulto o giovane ha bisogno di maggiori attenzioni). In quest ottica il fatto che nei mesi di gennaio e febbraio non sono stati lamentati danni è dovuto all assenza di nascite tra i bovini. Infatti, nel 59 % (6/27) dei casi i decessi tra i bovini sono avvenuti a carico di animali entro i 2 mesi di vita (in 2 casi il decesso è molto probabilmente legato a complicazioni durante il parto), quindi basterebbe rendere inaccessibili ai predatori gli animali partorienti o nei primi mesi di vita per ridurre sensibilmente i danni a carico del bestiame. Il danno purtroppo alimenta il malcontento tra gli allevatori, che esasperati possono arrivare a soluzioni estreme (abbattimento diretto o tramite bocconi avvelenati di esemplari di lupo); il problema è di non facile soluzione visti gli interessi, soprattutto economici, in gioco. Quando la gestione delle attività di pascolo rientra tra i compiti degli enti gestori delle aree protette, queste amministrazioni dovrebbero promuovere un attenta programmazione delle attività zootecniche finalizzata a contenere il rischio di predazione ed i potenziali conflitti tra il lupo e gli allevatori (Genovesi, 2002) Durante due sopralluoghi sono stati raccolti due campioni fecali per l analisi genetica. Di tali campioni uno è risultato appartenere alla specie lupo, dell altro non è stato possibile risalire alla specie. 2

13 Tab. 2. Tabella riepilogativa sui danni subiti dagli allevatori da gennaio 2005 ad agosto 2005 Tipo Ore tra Allevatore Data Località del danno attacco e sopralluogo Simeone 06/03/05 Spigno Saturnia Mattei 2/03/05 Pietropaoli* 8/03/05 Franchi 2/03/05 Pannone 3/03/05 Di Prete 06/04/05 Pannone /04/05 Pelliccia C. 3/04/05 Mattei F. 9/04/05 Minchella M. 20/04/05 Grossi A. 25/04/05 Crocette (Lenola) Campo Soriano (Terracina) Monte Calvo (Fondi) Pianara (Fondi) Monte S.Martino (Esperia) Pianura (Fondi) Trasta (Itri) Crocette (Lenola) Maranola (Formia) Sant Onofrio (Campodimele) Di Prete 27/04/05 Sant Onofrio (Esperia) Fusco 03/05/05 Raino (Itri) 3 ( gg) Puledro (7 gg) Capre (7 gg) Mucca e ( gg) (7 gg) (7 gg) 48 h 24h 72 h 4 Capre Puledro ( mese) (-2 mesi) ( anno) (2 mesi) 72 h 48 h 72 h Conte 03/05/05 Raino (Itri) Ipotesi sulle cause della morte Nessuna evidenza di predazione Impossibile risalire alle cause probabile lupo probabile cane. Mucca cause naturali; vitello impossibile risalire alle cause Accertata predazione, probabile cane Impossibile risalire alle cause probabile lupo accertata Animale ferito, accertato tentativo di predazione Impossibile risalire alle cause Impossibile risalire alle cause probabile cane probabile cane

14 Conte M. /05/05 Raino (Itri) Nardone L. /05/05 Monte Trella (Lenola) Spirito 6/05/05 M.Appiolo(Campodimele) Aceto Anna 7/05/05 Polleca (Esperia) Zottola 8/05/05 Trasta (Itri) 5 Puledri (2 mesi) Puledro (2 mesi) (5 gg) 48 h 72 h 48 h 2 2 Filosa 27/05/05 Campetelle (Formia) ( gg, mese) 22 Filosa 28/05/05 Campetelle (Formia) (-2 48 h mesi) 23 Minchella 25/05/05 Sciro (Formia) M. (3 mesi) 48 h 24 Lauretti M. 0/06/05 Fossa della Neve (Lenola) Capra La Valle 03/06/05 Polleca (Esperia) Pecora (3 anni) Lauretti G. 06/06/05 Monte Schierano (Lenola) capra Minchella L. 06/06/05 Monte Revole (Formia) Villani 3/06/05 Fraile (Esperia) Palazzo 09/06/05 Campo di Venza (Esperia) Forte 6/06/05 Filetto (Formia) Minchella L. 3 Vitelli (2 gg, 2 gg e 3 mesi) Puledro (45 gg) Puledro (20 gg) 3 pecore, 2 agnelli e capretto 48 h 48 h 22/06/05 Filetto (Formia) 4 pecore Lauretti G. 24/06/05 Fosso della Neve (Lenola) Aceto A. 26/06/05 La Valle (Esperia) Puledro (5 gg) 48 h Impossibile risalire alle cause accertata probabile cane probabile lupo probabile cane probabile lupo Impossibile risalire alle cause accertata. accertata accertata accerata probabile lupo. probabile lupo. accertata probabile lupo probabile lupo accertata 4

15 Aceto C. 22/06/05 Fosso Rotella (Esperia) Aceto C. 26/06/05 Fosso Rotella (Esperia) (20 gg) 2 capre, capretto, vitello (5 mesi) 48 h Manzo 29/06/05 Campello Vecchio (Itri) 48 h Mattei F. 08/07/05 M.Appiolo (Lesola) Puledro Aceto C. 0/07/05 Fenetizzie (Esperia) 6 capre 72 h 39 Minchella L. 5/07/05 Filetto (Formia) Pecora 48 h 40 Costa Campo di Venza Aceto C. 27/07/05 (Esperia) 2 capre 72 h 4 Mucca Pelliccia M. 27/07/05 Sant Arcangelo (Fondi) (,5 48 h anni) 42 Capra (6 Moretti 04/08/05 Sant Onofrio Pontecorvo mesi) 43 Mattei G. 06/08/05 Camposerianni (Lenola) Pecora Marrone 09/08/05 S.Onofrio (Campodimele) Grossi A. 2/08/05 Vallevona (Pico) La Valle 22/08/05 Costa Serini (Esperia) *predazione avvenuta nell area protetta di Campo Soriano (6 mesi) Puledro (6 mesi) 3 pecore, capra 48 h probabile lupo accertata probabile lupo Accertamento guardaparco accertata Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco probabile cane Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco Accertamento guardaparco Tab. 3. Tabella riepilogativa sui danni subiti dagli allevatori da gennaio ad agosto 2005 N N Prezzo di Totale N non Fuori Totale % predati dubbi mercato ( )* risarcimento predati Parco deceduti deceduti Bovini ,2% Caprini ,4% Ovini ,0% Equini ,4% Totale % *i prezzi sono stati ricavati dal mercuriale della Camera di Commercio di Latina. 5

16 Fig. 4 La figura mostra la distribuzione dei danni all interno dell area Parco. Conclusioni Il risarcimento dei danni è al momento il più diffuso metodo di attenuazione dei conflitti nel nostro Paese. Una corretta e razionale politica di risarcimento dovrebbe essere basata sui seguenti principi (Genovesi, 2002):. il risarcimento deve coprire il valore di mercato dei capi uccisi; 2. il risarcimento deve tenere conto anche dei danni indiretti provocati dalla predazione (capi dispersi, aborti, diminuzione della produzione di latte, ecc.); 3. i tempi di erogazione devono essere rapidi; 4. il risarcimento dei danni va erogato per tutti i casi di predazione da canide. È infatti molto difficile distinguere le predazioni del lupo da quelle dei cani; 5. nonostante la difficoltà di distinguere la predazione da cani da quella da lupi, la valutazione condotta tramite sopralluoghi sul terreno deve restare comunque un elemento indispensabile, perché permette comunque di prevenire truffe e false dichiarazioni; l accertamento dovrebbe essere condotto in tempi molto rapidi da personale preparato; 6. il risarcimento deve, ove necessario, coprire i costi di sopralluogo. Tuttavia, il risarcimento dei danni resta valida solo se utilizzata nel breve periodo in accordo con un attenta operazione di prevenzione che ha bisogno di tempi più lunghi. Gli interventi a lungo termine da attuare al fine di diminuire i danni a carico del bestiame domestico si possono racchiudere in due tipi: 6

17 . rendere il bestiame inaccessibile ai predatori; 2. effettuare un controllo dei predatori.. Nel primo caso la dotazione di cani da guardiania, come il cane pastore maremmano abruzzese, sembra ad oggi l unico mezzo efficace di protezione del bestiame. Questi cani sono stati selezionati dall uomo proprio per la loro capacità di affezionarsi al bestiame e di difenderlo dai predatori. Naturalmente questi cani devono stare fin dalle prime settimane di vita a contatto con il bestiame. In genere bisognerebbe mantenere la proporzione di un cane pastore per ogni 30 pecore o capre. La Regione Lazio o l Ente Parco potrebbero acquistare delle coppie addestrate di questi cani e distribuire i loro cuccioli alle aziende zootecniche maggiormente colpite dai danni, assicurandosi, tramite sopralluoghi, che gli animali vengano allevati nel modo giusto. Questo intervento oltre a fornire un mezzo efficace nella lotta contro i danni al patrimonio zootecnico, offre anche la possibilità di sostituire nel tempo i cani poco adatti al lavoro di guardiania e che a volte sono gli stessi autori dei danni. La pratica della difesa tramite cani è meno utilizzata ed efficace con i bovini e gli equini a causa dell abitudine di questi animali a restare più o meno fermi durante le ore calde del giorno e a dividersi durante la notte in cerca del cibo. Questa tendenza è ancora più accentuata nelle zone in cui il pascolo eccessivo diminuisce la capacità trofica dell ambiente e obbliga questi animali a spostamenti maggiori. In tali casi sono proprio gli individui giovani o appena nati che, non riuscendo a tenere il passo degli adulti, disgregano il gruppo. Per questa ragione un attenta pianificazione delle attività di pascolo, in particolare degli alpeggi nelle aree montane - finalizzata a minimizzare le opportunità di stretto contatto tra animali domestici e predatori, a favorire la coesione del gregge e ad aumentare l efficienza del controllo esercitato dal pastore e dai cani - può permettere di prevenire efficacemente gli attacchi al bestiame (Genovesi, 2002). Infine altri mezzi utilizzati per la difesa del bestiame sono i fili o recinzioni elettrificate con basso voltaggio e alimentazione tramite pannelli solari. Sono strutture leggere e facili da utilizzare che gli allevatori possono montare anche su prati in quota. 2. Il controllo dei predatori non si riferisce al lupo, la cui densità e il cui stato di protezione impediscono in Italia qualsiasi tipo di prelievo, spostamento o abbattimento, ma si riferisce alla situazione dei cani vaganti. In questa direzione sarebbe utile conoscere la situazione del randagismo nelle aree protette e nelle zone adiacenti, effettuando interviste, ricerche e censimenti coinvolgendo gli enti locali (comuni, ASL). Il randagismo canino, infatti, presenta una serie di problematiche non solo ecologiche, ma anche economiche ed igenico-sanitarie. I cani, oltre ad entrare in competizione con il lupo e a comprometterne la purezza genetica, sono autori di molti dei danni subiti dalle aziende venatorie e dal patrimonio zootecnico (attribuite ingiustamente al lupo) e sono vettori di alcune malattie (rabbia, echinococcosi, etc..) che possono essere trasmesse anche all uomo. L applicazione delle norme vigenti in materia di randagismo, l iscrizione all anagrafe canina, campagne di educazione e sensibilizzazione pubblica sul problema, il potenziamento dei canili comunali e campagne di sterilizzazione e controllo sanitario sono solo alcune delle azioni volte a mitigare il fenomeno, che sta dilagando soprattutto nell Italia centro-meridionale. 4.ANALISI GENETICHE SU CAMPIONI FECALI Durante il presente progetto sono stati raccolti 5 campioni fecali da escrementi di canidi ritrovati sul campo. Tutti i campioni sono stati raccolti e posizionati in appositi contenitori con etanolo puro al 95%, catalogati (sigla identificativa: AUR per Aurunci, AUS per Ausoni e codice sequenziale: 0, 02, 03 ) e conservati in congelatore a temperature intorno ai -30 C. In seguito sono stati inviati all Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per essere esaminati dall equipe del Dr. E. Randi. 7

18 Tre campioni (AUR0, AUR02 e AUR03) sono stati raccolti in data 02/02/05 dai guardaparco Antonio Tedeschi e Michele Salamena, durante l esecuzione del circuito che da località Biviano (Spigno Saturnia) porta a località Polleca (Esperia), passando per località La Valle. Gli escrementi sono stati trovati all ingresso di un pianoro alla base di alcuni alberi (foto 8), molto probabilmente utilizzati come sito di marcatura del proprio territorio dai lupi. Altri due escrementi sono stati raccolti durante gli accertamenti dei danni subiti dagli allevatori della zona: in data 8/03/05 (AUS0) durante l accertamento condotto fuori Parco e più precisamente nell area del Monumento Naturale di Campo Soriano (Terracina) e in data 3/04/05 (AUR04) durante l accertamento condotto in località Trasta nell area Parco. I risultati hanno dato esito positivo confermando DNA di lupo per 4 dei campioni raccolti, più precisamente per tutti quelli raccolti nell area Parco Monti Aurunci (AUR0, AUR02, AUR03, AUR04), mentre la quantità e la qualità del DNA estratto dal campione proveniente dai Monti Ausoni (AUS 0) non ne ha permesso l analisi. Inoltre l analisi genetica ha accertato che si trattava di 4 lupi distinti, più precisamente due maschi e due femmine. Foto 8. Sito di marcatura nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci (Inverno ). 5. MONITORAGGIO FAUNISTICO CON TRAPPOLE FOTOGRAFICHE Dopo varie ricerche e dopo aver valutato differenti aziende sono stati scelti due modelli di trappole fotografiche, tra le migliori in circolazione, prodotte da una azienda negli U.S.A. Questi strumentazioni sono dotati di (foto 9): un apparecchio fotografico, che può essere a pellicola o digitale; di una struttura di protezione contro gli agenti atmosferici; di un sensore a infrarossi sensibile al calore e allo spostamento; vernice mimetica per renderle meno appariscenti. 8

19 Foto 9. Trappole fotografiche a raggi infrarossi: a sx il modello con macchina fotografica digitale e a dx il modello con macchina fotografica a pellicola. Grazie a queste apparecchiature, opportunamente posizionate in varie zone del Parco è stato non solo possibile monitorare la varietà della fauna (mammiferi) del territorio e le ore di maggiore attività, ma anche individuare specie animali non facili da avvistare (Lupo, ma anche cani rinselvatichiti). Si vuole, comunque, sottolineare come non sia cosa facile costringere un animale scaltro e diffidente come il lupo, che vive in territori di circa 00 km 2 di grandezza, a passare davanti l obiettivo di una trappola fotografica. Risultati Le due trappole sono state utilizzate in modo non continuo dal periodo che và dall marzo fino al 26 luglio, vale a dire quattro mesi e mezzo. Le trappola digitale è stata usata maggiormente grazie alla sua maggiore funzionalità: maggiore durata delle batterie; possibilità di controllare la riuscita delle foto già durante il posizionamento senza dover aspettare lo sviluppo del rullino; possibilità di utilizzare un flash addizionale; maggiore capacità di memorizzare le foto; possibilità di osservare e contare le foto ad ogni controllo, eliminando quelle non interessanti. In totale la trappola digitale è rimasta attiva sul terreno per 76 giorni ed è stata posizionata in 4 aree boscate tra loro distanti del Parco. La trappola è stata posizionata ad un altezza di circa cm dal suolo e in un occasione a circa 5-6 m d altezza, utilizzando sempre tronchi d albero come sostegno. Tre tipi di habitat sono stati monitorati (bosco misto di querce, bosco di carpino e bosco di faggio) in un range altitudinale che varia da circa 200 m a circa 400 m (s.l.m.). La trappola a pellicola è rimasta sul terreno per 24 giorni, ma spesso nella fase di controllo le batterie risultavano già scariche e quindi non si conoscono i giorni reali di attività. La trappola è stata posizionata in 4 aree boscate tra loro distanti del Parco, ad un altezza di circa cm dal suolo ed utilizzando tronchi d albero come sostegno. Tre tipi di habitat sono stati monitorati (bosco di leccio, bosco misto di querce e bosco di carpino) in un range altitudinale che và da circa 500 m a circa 000 m (s.l.m.) Le esche utilizzate per attirare il lupo (oggetto principale del monitoraggio) sono state di tipo alimentare (piccoli pezzi di carne o tracce di sangue) e di tipo olfattivo (escrementi di lupo). 9

20 IL LUPO (CANIS LUPUS) E I DANNI ALLA ZOOTECNIA NEL PARCO NATURALE DEI MONTI AURUNCI - DOTT. SILVIO GERARDO D ALESSIO La trappola fotografica digitale in 7 occasioni distinte (tab. 4) ha scattato foto ad animali selvatici e in 4 ad animali domestici o inselvatichiti. I mammiferi selvatici fotografati sono stati un tasso (Meles meles), 6 volpi (Vulpes vulpes), 4 faine (Martes foina), 2 lupi (Canis lupus), 2 cinghiali (Sus scrofa), molto probabilmente, considerando le abitudini territoriali di alcuni animali e le date e i luoghi delle foto i medesimi individui potrebbero essere stati fotografati in più di un occasione (faina, volpe e lupo). Due specie di uccelli cornacchia grigia (Corvus corone cornix) e gazza ladra (Pica pica) sono state fotografate. Infine sono stati fotografati anche un bovino, due cavalli e due cani. Tab. 4.Nella tabella sono indicate il numero di occasioni distinte in cui le varie specie di animali selvatici e domestici sono stati fotografati considerando l arco della gionata diviso in fasce di tre ore Bovino 2 Cane Cinghiale Cornacchia 2 Equino 2 Faina Gazza ladra Lupo Tasso 2 2 Volpe Senza considerare gli uccelli e gli animali domestici, il 26,7% delle foto ricade nella fascia 0-3, niente nella fascia 3-6, il 3,3% nella fascia 6-9, niente nella fascia 9-2, il 6,7% nella fascia 2-5, niente nella fascia 5-8, il 3,3% nella fascia 8-2, il 40,0% nella fascia Risulta significativo che nella fascia tra le 2 di sera e le 3 di mattina ricadono il 66,7% degli animali fotografati. Da sottolineare come le foto dei cani sono state scattate dalle alle in un bosco di faggio a circa 00 m di altezza da una strada sterrata e a circa 700m di distanza dall abitazione più vicina. Foto 0. Cani (Canis familiaris) vaganti o rinselvatichiti fotografati nel Parco Naturale dei Monti Aurunci tramite trappola fotografica digitale. 20

21 Foto. Lupo fotografato nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci ( Luglio 2005) Foto 2. Lupo fotografato nell area del Parco Naturale dei Monti Aurunci (Luglio 2005). 2

22 Foto 3. Altra fauna selvatica fotografata nel Parco Naturale dei Monti Aurunci tramite trappola fotografica digitale: Volpe (Vulpes vulpes), Faina (Martes foina), Cinghiale (Sus scrofa), Volpe (Vulpes vulpes) su neve, Tasso (Meles meles), Cinghiale (Sus scrofa) in fuga. 22

23 6. CONSIDERAZIONI FINALI La presenza del lupo nell area dei Monti Aurunci è ormai certa, grazie ai vari segni di presenza raccolti e alla distribuzione di tali segni nell arco delle stagioni (autunno 2004-estate 2005). I risultati fanno pensare che da una presenza saltuaria nel corso degli ultimi anni si sia arrivati ad una presenza stabile di almeno 3-4 individui. Le tracciature su neve hanno evidenziato in almeno due occasioni la presenza di due individui (anche se è mancata la conferma del loro sesso) associati tra loro. In seguito le analisi genetiche hanno confermato la presenza di 4 individui differenti, di cui 2 di sesso maschile e 2 di sesso femminile. Infine, l elevato numero di carcasse (due in poco più di sei mesi) e le foto, scattate dalle trappole, hanno evidenziato come l incontro con questi animali sui monti Aurunci non sia poi così raro e casuale. Mancano dati su un avvenuta riproduzione di tali individui, evento che ci permetterebbe di parlare con certezza di unità sociale stabile e cioè di branco dei Monti Aurunci. Tale affascinante ipotesi potrebbe trovare conferma nell estate 2006 tramite un monitoraggio sistematico dell area con emissioni di ululati indotti (wolf-howling). D altronde il problema dei danni al bestiame resta indipendentemente dalla presenza accertata del lupo nella zona, a causa della presenza di cani vaganti (foto 0). Nel mese di maggio 2005 nella zona di Lenola (località Sterzapiano) è stato più volte avvistato un canide, le cui caratteristiche morfologiche hanno fatto gridare al lupo ad alcune persone del posto. Dopo un osservazione più accurata è risultato essere un cane di grosse dimensioni e colore scuro, molto diffidente e quasi sicuramente inselvatichito, attirato nella zona da un cane padronale in estro. Tale animale nel giro di 2 mesi è stato autore di danni ad alcuni puledri (circa 0). Pertanto l animale è stato catturato con l aiuto dei guardaparco e dell ASL di Fondi, senza non pochi problemi di tipo logistico-funzionale, risolti più dalla buona volontà del personale coinvolto che dalle norme tuttora in vigore a livello regionale e nazionale. Tutto ciò pone l accento sul fenomeno del randagismo e sulle problematiche ad esso connesse (cfr. par.3). Le aree protette rivestono un ruolo critico per la conservazione del lupo che è prioritario valorizzare. Infatti, nonostante nessuna area protetta del nostro Paese abbia una superficie tale da assicurare la conservazione di una popolazione vitale di lupi, la protezione di nuclei sorgente collegati da aree di connessione funzionale può permettere un efficace conservazione a livello di metapopolazione (Genovesi, 2002). Oltre alla tutela diretta delle popolazioni di lupo, le aree protette possono svolgere un ruolo primario in diversi altri settori chiave della conservazione di questa specie, in particolare per quanto riguarda l attivazione di programmi di monitoraggio delle popolazioni, di ricerca sulla biologia ed ecologia della specie e di comunicazione ed informazione delle diverse componenti della società. A questo riguardo va anche sottolineata l importanza di programmi di valorizzazione del lupo dal punto di vista turistico ed economico, al fine di promuovere una più positiva opinione dei residenti sulla specie. Altri potenziali strumenti di conservazione del lupo per i quali le aree protette e le aree contigue possono svolgere un ruolo primario sono: - l organica pianificazione ed applicazione di misure di prevenzione, accertamento e risarcimento dei danni; - l attenta gestione dei pascoli e dell allevamento brado e semibrado finalizzata alla mitigazione dei conflitti tra il lupo e gli allevatori; - la tutela e il recupero degli habitat non solo del lupo, ma anche delle specie preda; - la gestione dei flussi turistici; - la repressione del bracconaggio. Alla luce dei risultati ottenuti nell arco del presente lavoro e delle notizie che arrivano da altre aree protette del Lazio sembra opportuno affrontare la situazione in modo univoco a livello regionale e nazionale. Il sistema di prevenzione e di risarcimento dei danni dovrebbe tenere conto del nuovo contesto di espansione della popolazione di lupi, dell aumentato fenomeno del randagismo canino e 23

24 dell impatto economico che queste realtà hanno sul patrimonio zootecnico. Studi e monitoraggi sulla situazione del lupo e sul fenomeno del randagismo dovrebbero essere condotti in tutto il Lazio per permettere una visione accurata e globale del problema e un successivo adeguamento delle norme vigenti a livello sia provinciale che regionale. 24

25 APPENDICE SCHEDA-TRACCIATURA SU NEVE Scheda N : circuito: Cod. Circuito: Data: / / Ora iniz.: : Ora fin.: : Tracce Canidi: SI NO N piste intercettate: Località: Coord.X Coord.Y Provenienza : Direzione: N individui: Età tracce (gg.): Località: Coord.X Coord.Y Provenienza: Direzione: N individui: Età tracce (gg.): Località: Coord.X Coord.Y Provenienza: Direzione: N individui: Età tracce (gg.): Raccolta peli acciambellamenti: SI NO Marcature Urina N : RLU N : SQ N : Coord.GPS SI NO Escrementi N : Tipo: Età (gg.): Coord.GPS SI NO Scavature su neve N : Coord.GPS SI NO Carcasse: Coord.X Coord.Y Evidenze : Tracce di altri animali: Note: Rilevatore: 25

26 COMPILAZIONE SCHEDA Scheda N : numero sequenziale per inserimento dati Cod.circuito: Codice circuito effettuato Circuito: Nome del circuito effettuato Data: giorno / mese / anno in cui si effettua il circuito Ora iniz.: ora d inizio percorrenza del circuito Ora fin.: ora di fine percorrenza del circuito Tracce Canidi: indicare se sono state riscontrate tracce durante il circuito N piste intercettate: numero di tracciature tra loro indipendenti rilevate durante il circuito Località: nome del toponimo più vicino alle tracce intercettate Coord.X e Coord Y: coordinate UTM del punto in cui sono state intercettate le tracce Provenienza e Direzione: gradi (bussola) rispetto al Nord magnetico della direzione e provenienza delle tracce e nome del Monte che viene intercettato dalla prosecuzione della tracciatura, N individui: stima del numero degli individui riscontrati durante la tracciatura Età tracce: stima del numero di giorni passati da passaggio degli animali Urina N : numero di marcature di urina riscontate durante le tracciature RLU e SQ: tipo di postura degli animali durante la minzione Coord. GPS: indicare se sono state prese le coordinate della marcatura Escrementi N : numero di fatte riscontrate durante le tracciature Tipo: indicare, se possibile, in base alla presenza di peli la specie mangiata Età: stima del numero di giorni passati dalla marcatura Scavature su neve: numero di scavature trovate durante le tracciature Carcasse: indicare il numero e la specie di carcasse riscontrate durante le tracciature Coord.X e Coord Y: coordinate UTM del punto in cui sono state trovate le carcasse Evidenze di : indicare se e quali evidenze sono state riscontrate per avvalorare l ipotesi di avvenuta predazione Tracce altre animali: indicare se sono state riscontrate durante il circuito impronte di altri animali ed indicare a quale specie appartengono Note: qualsiasi informazione possa riguardare il circuito o la tracciatura Rilevatore: nome e cognome delle guardie che hanno effettuato il circuito 26

27 BIBLIOGRAFIA BOITANI L., Action Plan for the Conservation of Wolves in Europe (Canis lupus). Nature and Environment Series n. 3, Convention on the Conservation Of European Wildlife and Natural Habitats. Council of Europe, Strasburgo. BOITANI L., Ecological and cultural diversities in the evolution of wolf-human relationship. In: Carbyn L. N., S. H. Fritts, D. R. Seip (eds.), Ecology and conservation of wolves in a changing world. Canadian Circumpolar Institute, Occasional pubblication n. 35, Edmonton, Canada: 3-. BOITANI L., 984. Genetic considerations on wolf conservation in Italy. Boll. Zool., 5: BOITANI L. e CIUCCI P., 996. Stato delle conoscenze del lupo(canis lupus)in Italia:prospettive di ricerca e conservazione. Pag. 530, in (F.Cecere. Ed.): Atti del Convegno "Dalla parte del lupo". WWF Italia, seri atti e studi n 0" BOITANI L. e P. CIUCCI, Wolves in Italy: critical issues for their conservation. In: Promberger C e W. Shroeder (eds.), Wolves in Europe, Status and perspectives. Oberammergau, Germania, WGM: BOITANI L. e FABBRI M. L., 983. Strategia Nazionale di conservazione per il lupo (Canis lupus). Ric. Biol. Selv.,72:3 BOITANI L. e RACANA A., 984. Indagine eco-etologica sulla popolazione di cani domestici e randagi di due comuni della Basilicata. Regione Basilicata Dipartimento Agricoltura e Foreste. BREITENMOSER U., Large predators in the Alps: the fall and rise of man s competitors. Biological Conservation, 83: CAGNOLARO L., D. ROSSO, M. SPAGNESI e B. VENTURI, Inchiesta sulla distribuzione del Lupo (Canis lupus) in Italia e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera). Ric. Biol. Selvaggina, 59. CIUCCI P., 994. Movimenti, Attività e Risorse del Lupo (Canis lupus) in due aree dell'appennino centro-settentrionale. Tesi di Dottorato Università di Roma "La Sapienza CIUCCI P. e BOITANI L., Il lupo, elementi di biologia, gestione, ricerca. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica Alessandro Ghigi, Documenti tecnici, 23, 4 pp. CORSETTI L., Parco dei Monti Aurunci: wilderness mediterranea. Eds. Belvedere. FRANCISCI F. e V. G UBERTI, Recent trends of wolves in Italy as apparent from kill figuresand specimens. In: Promberger C e W. Shroeder (eds.), Wolves in Europe, Status and perspectives. Oberammergau, Germania, WGM: GENOVESI P. (a cura di), Piano d azione nazionale per la conservazione del lupo (Canis lupus). Quad. Cons. Nat. 3, Min. Ambiente Ist. Naz. Fauna Selvatica. HARRINGTON F.H., 987. Aggressive howling in wolves. Animal Behaviour, 35:7-2. HARRINGTON F.H., ECH L.D., 982. An analysis of wolf howling response parameters useful for wolf pack censuning. J.Wildl.Manage., 46(3): HARRINGTON F.H., MECH L.D., 979. Wolf Howling and its role in territory maintenance. Behaviour, 68: HARRINGTON F.H. e MECH L.D., 978. Howling at two Minnesota wolf Pack summer homesites. Can.J.Zool., 56: HARRIS R.B. e REAM R.R., 983. A method to aid in discrimination of tracks from wolves and dogs. In:Carbyn L.N. (ed.), Wolves in Canada and Alaska: their status, biology, and management. Can. Wildl. Serv. Rep. Ser. n. 45, Ottawa, Canada: JOSLIN P. W. B., 967. Movements and home sites of timber wolves in Algaquin Park. Am.Zool., 7:

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