TRIBUNALE DI BRESCIA G.I.P. UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI. Dr. Lorenzo Benini VERBALE DI UDIENZA REDATTO IN FORMA STENOTIPICA
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1 TRIBUNALE DI BRESCIA G.I.P. UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI Dr. Lorenzo Benini Giudice VERBALE DI UDIENZA REDATTO IN FORMA STENOTIPICA PAGINE VERBALE: n. 113 PROCEDIMENTO PENALE N R.G. A CARICO DI: MAGGI CARLO MARIA + ALTRI UDIENZA DEL 29 Febbraio 2008 Esito: 1
2 INDICE ANALITICO PROGRESSIVO Errore. Nessuna voce di sommario trovata Febbraio
3 TRIBUNALE DI BRESCIA G.I.P. - UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI Procedimento penale n Udienza del 29 Febbraio 2008 Dr. Lorenzo Benini Dr. Di Martino Giudice Pubblico Ministero BETTINI ANDREA Trascrittore PROCEDIMENTO A CARICO DI MAGGI CARLO MARIA + ALTRI Febbraio
4 AVVOCATO RONCO - DIFESA MAGGI: Illustre Magistrato, sono il difensore di Maggi. Un primo doveroso ricordo va alle vittime della strage di Piazza della Loggia. Noi ci sentiamo profondamente partecipi del dolore dei i familiari e che tutta la Città di Brescia conserva, come piaga permanente, nel suo corpo vivo per quella orrenda strage compiuta nel mese di Maggio del Dobbiamo aggiungere un'osservazione di carattere generale a questa prima osservazione: dispiace però anche che oggi i Pubblici Ministeri abbiamo chiesto a lei, Giudice dell'udienza preliminare, di mandare a giudizio gli imputati e in particolare Carlo Maria Maggi per questa strage, perché, come emerge con chiarezza meridiana dalle carte processuali e da tutta la storia dei processi che hanno riguardato la chiamata in correità o le chiamate in reità di Carlo Digilio e di Tramonte, questi processi e questo processo in particolare sono costruiti su un castello di menzogne. Quindi, ci dispiace profondamente che la Città di Brescia possa, ancora, e i familiari delle vittime possano, ancora, coltivare la speranza, in loro certamente pura e onesta, che sia fatta giustizia condannando queste persone e, in particolare, condannando Carlo Maria Maggi per questi reati. Io seguo queste vicende dall'anno 1994, fine 1994, inizio 1995, da quando Carlo Maria Maggi venne in qualche modo avvicinato dal Capitano Giraudo perché facesse dichiarazioni di accusa e di autoaccusa in relazione alla strage di Piazza Fontana. Sono contento di avere trovato di fronte a me una persona come il Dottor Carlo Maria Maggi che, onestamente, nonostante le minacce ricevute dal Capitano Girando, che vennero immediatamente tramutate in una denuncia presentata all Autorità Giudiziaria di Venezia, fin da allora, mi Febbraio
5 disse:"io non posso accusare innocenti, né posso accusarmi di reati che non ho commesso. Patirò tutte le conseguenze di questo mio atteggiamento, perché sono stato minacciato di gravi conseguenze, di essere arrestato e di patire conseguenze straordinarie". E le ha patite, tutto quello che ha subito nel corso degli anni: dall'ictus, alla carcerazione, alla morte della moglie per il dolore della carcerazione, al tumore che è insorto, alle operazioni, alla mancanza della parola per un lungo periodo di tempo, alla incapacità di camminare che ancora oggi si trascina. Tutto questo abbiamo patito e ha patito il Dottor Maggi, ma ha detto a Giraudo: "No, io non accuso innocenti né sono disponibile ad autoaccusarmi di reati che non ho commesso. E io sono contento, nonostante tutte le sofferenze e le fatiche interminabili che io stesso ho dovuto patire per difendere Carlo Maria Maggi, senza denaro e senza fondi in questo processo, perché sono riuscito a far trionfare l'innocenza di Carlo Maria Maggi in due grandi processi: quello della Questura di Milano e quello relativo a Piazza Fontana. Entrambi i processi si sono conclusi con sentenze della Corte Suprema di Cassazione che hanno dichiarato la inattendibilità di Carlo Digilio, l'unica fonte di accusa in quei processi, come in questo processo. Qui si aggiungerà Tramonte (vedremo qualche cosa in relazione a Tramonte), avvicinato con gli stessi criteri con cui venne avvicinato Digilio da parte del Capitano Girando ed egli stesso disponibile ad accusare, nello stesso modo in cui Digilio ebbe ad accusare, parassitando elementi di informazione che riceveva dallo stesso Capitano Giraudo. Giudice, i Pubblici Ministeri di questo processo le hanno ricordato, nel corso della discussione, il giudicato cautelare che si è formato in questo processo a Febbraio
6 proposito della posizione di Zorzi e anche di Maggi, anche se a Maggi venne concessa immediatamente la libertà e quindi non ebbe mai, per questo processo, a subire alcun giorno di carcerazione. Quindi, noi non seguimmo tutta la vicenda in Cassazione se non nel primo annullamento; poi non la seguimmo più perché l'interesse pratico alla vicenda era completamente caduto, venne seguita soltanto nella fase ulteriore, quella che invece poi confermò l'ordinanza di custodia cautelare dalla difesa di Zorzi. Gli hanno ricordato questo, questa ordinanza. In un primo momento, il Giudice dell'indagine preliminare aveva respinto la richiesta, con motivazioni che concernevano proprio l'assoluta inattendibilità di Tramonte e che vedevano le posizioni di Digilio come posizioni di mero preteso riscontro non assolutamente convalidante. L'aveva respinta. L aveva respinta con una grande intelligenza, ma allora non c'erano ancora gli elementi che ci sono oggi, signor Giudice, e che si sono formati in una stratificazione straordinariamente chiara, limpida. Quando venne emessa la seconda ordinanza, cioè l'ordinanza poi di cautela, non vi erano gli elementi. Si riteneva che Digilio potesse avere fondamento. Eravamo in anni ancora in cui si poteva pensare, eravamo intorno al 2000, che Digilio trovasse riscontro. Era in via di celebrazione il processo di Piazza Fontana, Digilio si doveva presentare, ma dopo quello che è successo, signor Magistrato, dopo l'incidente probatorio di Digilio davanti al Giudice delle indagini preliminari di Brescia, quell'incidente probatorio, che è durato un anno e sei mesi (o quattro mesi), chi ha letto quell'incidente probatorio si è reso conto che il personaggio è totalmente inaffidabile, inattendibile, che è un mentitore spericolato. Ma vedremo qualche Febbraio
7 passaggio tra poco. Dopo quello che è emerso nelle sentenze di merito e poi di Cassazione, che hanno riconosciuto la inattendibilità totale di Digilio, io pensavo, credevo, confidavo, che questo processo non ci sarebbe stato. Lo confido ancora oggi e mi affiderò certamente alla sua sapienza, alla sua intelligenza, perché pronunci una sentenza di non luogo a procedere. Illustre Magistrato, io non ho potuto compulsare il fascicolo processuale così immenso. Non ho potuto compulsarlo, i mezzi economici del mio assistito, che sono pari a zero, non mi consentono di fare queste visioni complete. Non mi hanno consentito di fare queste visioni degli atti, ma io non so se lei ha, nel fascicolo processuale, la sentenza di appello, la prima sentenza di appello pronunciata dalla Corte d'assise d'appello di Milano nella vicenda relativa alla Questura. Ora, la sentenza è stata poi annullata dalla Corte di Cassazione, siamo ritornati in Corte d'assise d'appello e una nuova composizione della Corte d'assise d'appello ha riconfermato la sentenza di assoluzione con motivazione diversa. Ma quello che mi preme in questo momento ricordare è quella motivazione di due Giudici coraggiosi, straordinariamente attenti al dato processuale, i quali avevano detto: "Siamo di fronte ad una costruzione millantatoria, totalmente millantatoria. La vicenda relativa alla strage della Questura va ricondotta alla attività esclusiva di Bertoli, tutto il resto è superfetazione che si è aggiunta, attraverso una tensione di carattere indagatorio che è stata mal condotta da parte degli inquirenti. E quella sentenza mostrava come Digilio avesse mentito, mentito spudoratamente. Siamo andati in Cassazione, non su nostro ricorso, ovviamente, ma del Procuratore Generale, e la Corte di Cassazione, Febbraio
8 pur annullando quella sentenza e rivalorizzando qualche elemento di carattere veramente incidentale, disse: "Digilio è comunque inattendibile. Rivaluterà la motivazione il Giudice di seconde cure sul punto relativo che Bertoli sia stato da solo, perché non ci si poteva attestare su questa verità straordinaria che Bertoli aveva agito da solo e che la Corte d'assise d'appello di Milano aveva riconosciuto in una composizione straordinaria: Presidente Belfiore, Magistrato a latere estensore Caiazzo, i quali ebbero questo straordinario coraggio, si tornò indietro e la motivazione fu diversa. E' possibile che ci sia stato un raccordo con altri imputati, con altre persone, con terze persone, insieme con Bertoli, ma certamente le accuse di Digilio sono false, infondate, inattendibili. E poi la sentenza, Illustre Magistrato, della Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione, che ha giudicato definitivamente della strage di Piazza Fontana. Io non posso adesso ritornare su tutti questi elementi. Vorrei che la leggesse, se non già letta, questa sentenza. Questa motivazione è scritta da una sezione presieduta da un magistrato di straordinario valore, e con motivazioni di un altro magistrato tra i migliori che la nostra giustizia possa riconoscere, anche quella sentenza spiega le ragioni per cui Digilio è assolutamente inattendibile. Ma non è una inattendibilità, è una falsità, è una inattendibilità che nasce dalla dimostrazione, ex parte difensoris, dalla parte delle difese, di innumerevoli falsità. Quindi, non è una inattendibilità generica, di carattere meramente soggettivo, è una inattendibilità sul piano soggettivo e oggettivo. Lei sa benissimo che la inattendibilità o attendibilità si verifica sia sul piano soggettivo strettamente inteso, Febbraio
9 sia sul piano oggettivo, cioè della coerenza delle dichiarazioni, della consistenza delle dichiarazioni, del loro congiungersi insieme, collegarsi insieme. Inattendibilità soggettiva e oggettiva perché? Perché è stato riscontrato il falso, la menzogna, il castello, ma noi abbiamo dimostrato, l'avvocato Franchini, l'avvocato Tebaldi ed io, abbiamo dimostrato le menzogne innumerevoli, abbiamo dimostrato il castello costruito ad arte da parte di Digilio su insufflazioni, certamente su sollecitazione di qualche inquirente. Ma abbiamo dimostrato questo castello accusatorio e, se non fosse riuscita la difesa di Zorzi a dimostrare, con quell'atto di difesa raccolto negli Stati Uniti in cui si è dimostrato che non esisteva David Carret, se non fosse riuscita a fare questo, dimostrando che quella persona identificata in fotografia corrispondeva a Charles Smith, caporal maggiore di fureria, fino al 1968 in Italia e dal 1968 trasferito negli Stati Uniti, poi andato in Vietnam, poi andato in Germania e ritornato per qualche giorno in Italia solo nel 1974; se non si fosse dimostrato questo, sarebbe ancora possibile dire:"digilio ha detto il vero o, comunque, non sappiamo se ha detto il vero, a proposito della sua pretesa compartecipazione ad attività di carattere investigativo con non ben segnalati e non ben chiarificati organismi di intelligence statunitensi. E invece, grazie a quell'atto, sappiamo per certo che ha mentito. Questo non è un particolare minore perché, su questa pretesa partecipazione all'attività di intelligence, questo Digilio ha costruito una vicenda mastodontica, enorme, che corrispondeva a quello che era l'intento dei consulenti storici e giornalisti del Pubblico Ministero o, meglio, del Giudice istruttore di allora e del Capitano Giraudo, che pretendevano che queste stragi fossero collegate ad una attività di Febbraio
10 carattere di intelligence e di carattere destabilizzante da parte dell'intelligence americana e da parte dei servizi deviati italiani, a cui sarebbero state associate persone dell estrema destra veneta e, in particolare, di Ordine Nuovo Veneto. E invece l'abbiamo dimostrato, signor Magistrato, e oggi farò qualche tratto, dirò qualche cosa su questi punti, perché anch ella possa sentire la nostra campana che è stata ascoltata. E noi ringraziamo i Giudici italiani, perché è vero che vi sono dei Giudici in Italia, molti Giudici in Italia, non solo qualcuno, ma molti Giudici in Italia, che, pur prendendo sul serio e in modo straordinariamente approfondito, tutti i portati dell'accusa, però sanno vagliare nell accusa il grano dall'olio e sanno anche dire: Questo è menzogna, questo è bugia, o, se non hanno questo coraggio, dicono almeno: Questa persona è totalmente inattendibile, perché l'abbiamo riscontrata falsa qui, qui, qui, qui. E allora sono importanti, signor Magistrato, non soltanto quelle sentenze di Cassazione, le tre sentenze di Cassazione, le due relative alla strage della Questura e quella relativa a Piazza Fontana, perché concludono in modo definitivo. Io credevo definitivo e, quando sono stati depositati gli atti ex articolo 415 bis in questo processo, mi sono precipitato in qualche modo chiedendo aiuto ai colleghi, fra cui Franchini: Ma, ditemi, c'è qualcosa di nuovo?. Non c'è nulla di nuovo rispetto a quel quadro che si era formato nel 1998, 1999, 2000, che è un quadro totalmente privo di valore probatorio. E io non posso trovarmi d'accordo, anzi, contesto vigorosamente la tesi dei signori Pubblici Ministeri che dicono: Be, in fin dei conti, badiamo soltanto al giudicato cautelare della Cassazione. No, badiamo alle Febbraio
11 sentenze della Cassazione. Vediamo che cosa hanno detto a proposito dell'attendibilità, della validità di questa persona, di questo accusatore, e vediamo anche che cosa hanno detto i Giudici del merito e, poi, non più neanche sollecitati, quelli della Cassazione, della pubblica accusa, a proposito di Tramonte. Vediamo che cosa dicono i Giudici di primo grado della sentenza di Piazza Fontana, quelli che ci condannarono all'ergastolo, vediamo che cosa hanno detto di Tramonte. Che era già noto, con tutte le dichiarazioni accusatorie, sia per Piazza della Loggia sia per Piazza Fontana, perché Tramonte si mise anch egli nel carro di coloro che volevano accusare, e, dice la sentenza di primo grado, anzi, questo lo dice, per la verità, il Giudice che respinse la richiesta di cautela la prima volta nei confronti di Maggi e di Zorzi, dice: "Personaggio che si ha motivo di dubitare che fosse mosso da un interesse di carattere commerciale. Così com era stato mosso da interessi di carattere commerciale anche un altro personaggio delle vicende di Piazza Fontana che, in questa storia, è comparso solo per la parte relativa al favoreggiamento, Siciliano, per cui è stata dimostrato l'interesse di carattere patrimoniale, di carattere commerciale, ed è stato dimostrato grazie anche alla denuncia che Carlo Maria Maggi fece alla Procura di Venezia, da cui la Procura di Venezia poté accertare che effettivamente Siciliano aveva ricevuto extra ordinem, cioè al di fuori dei canali della legittima collaborazione e della legittima retribuzione, del denaro per poter fare dichiarazioni accusatorie. E fu, questo, ottenuto grazie alla nostra denuncia e, anche qui, ringraziamo un Pubblico Ministero di straordinario valore, un accusatore straordinario per certi versi, con il quale ci siano confrontati, il Dottor Casson, perché Febbraio
12 anch egli ha detto, anch egli ha pronunciato delle richieste di rinvio a giudizio per il capitano Giraudo e poi per il delitto di abuso d'ufficio in relazione a questa vicenda, poi chiuse attraverso delle pronunce di archiviazione del Giudice dell indagine preliminare. Ma, comunque, il Dottor Casson accertò l'esistenza di interessi di carattere commerciale che si erano insinuati in maniera inquinante nel rapporto collaborativo di quell'altra persona, Siciliano, con gli inquirenti. E il Giudice che emise il rigetto la prima volta della ordinanza di custodia cautelare disse anch egli che su Tramonte c'erano motivi di sospettare dello stesso interesse di carattere commerciale. E, allora, noi non possiamo essere d'accordo con una valutazione così tronca, così limitata, così riduttiva, come se, in questi ultimi dieci anni, non fosse successo nulla. E a noi dispiace, signor Magistrato, certo, dispiace per Carlo Maria Maggi se dovesse essere rinviato a giudizio, ma a noi dispiace per la Città di Brescia e per le vittime che, attraverso un rinvio a giudizio, potrebbero credere, potrebbero pensare legittimamente che vi sono elementi per poter condannare queste persone, per aver trovato finalmente i responsabili della strage: dopo tanti tentativi, finalmente si è trovato il colpevole o i colpevoli della strage. E a noi dispiace per la Città di Brescia e dispiace ancora di più per le persone offese che possano coltivare una simile convinzione, in seguito ad un non auspicabile rinvio a giudizio da parte della Signoria vostra, che possano ancora pensare che sia possibile fondare una prova di condanna su questi elementi probatori, su queste persone, su questi accusatori. Veda, signor Magistrato, dice, la sentenza di primo grado relativa a Piazza Fontana, quella che ci condannava, a Febbraio
13 pagina 845: "Senza Digilio, questo processo - si riferisce a quello di Piazza Fontana - non ci sarebbe stato". E noi possiamo ripetere la stessa proposizione con riferimento a questo processo: senza Digilio, questo processo non sarebbe neanche iniziato. Cerchiamo di analizzare brevemente i profili relativi alla attendibilità di Digilio, scendendo anche in qualche particolare sulle sue conclamate falsità. Vediamo il tema relativo alla spontaneità. Sono note, e ne parleremo approfonditamente tra poco, le pressioni ricevute dal Digilio da parte degli inquirenti, continue pressioni cui egli era sottoposto in un momento, Giudice (ne parleremo bene di questo punto sotto il profilo dell'arco temporale), nel periodo antecedente al 15 Aprile 1996 da parte di un ufficiale di polizia giudiziaria. Di ciò vi è documentazione in atti non controvertibile a firma dell'ispettore Emiremi della Digos di Venezia, che scrisse ai suoi superiori una nota in data 15 Aprile del 1996, nella quale dava conto di una telefonata disperata che aveva ricevuto da Digilio, il quale chiedeva aiuto per potersi sottrarre alle pressioni del Capitano Giraudo che pretendeva da lui nuove dichiarazioni, pena il castigo. Ne parleremo tra poco, collocheremo questo aspetto relativo alle pressioni nell'arco temporale giusto, per mostrare come le dichiarazioni circa la strage di Piazza della Loggia nascano proprio pochi giorni dopo questo tentativo disperato di Digilio di sottrarsi alle pressioni di Giraudo e dopo la sua definitiva caduta nell'abisso della induzione accorta. Ne parleremo. Le prime dichiarazioni, se non sbaglio, sono del Maggio del 1996, le prime della Procura di Brescia sono del 4 Maggio del 1996 e poi del 15 Maggio del 1996, pochi giorni dopo, ma vedremo e le collocheremo nell'arco temporale giusto, Signor Magistrato Febbraio
14 E allora la spontaneità: la spontaneità è fuori gioco. L'autonomia delle dichiarazioni di Digilio. Non so, lei sicuramente ha visto gli atti importanti di questo processo e sicuramente, allora, ha visto anche il famoso colloquio registrato del 2 Febbraio 1995 tra Digilio e Maggi presso la Questura di Venezia. Ora, che cosa successe in quel colloquio? Successe uno degli episodi più oscuri, in cui si cercò di ottenere la collaborazione di Maggi attraverso informazioni fornite da Digilio circa lo stato del procedimento. Allora, che in una vicenda di questo genere il collaboratore, colui che era il collaboratore ancora grezzo, ma già collaboratore (era già da due anni che Digilio collaborava) venga messo a contatto con una persona che si vuole indurre a collaborare (per altro verso, proprio nello stesso torno di tempo capitava che il Capitano Giraudo cercasse di indurre Maggi a collaborare), che venga a contatto il collaboratore con un suo conoscente perché collabori, è una cosa gravissima. E' una cosa che inquina già di per sé tutto l'impianto delle dichiarazioni corrispettive. Ma che cosa succede? Che, in quella registrazione, ella potrà leggere la circostanza, più volte ripetuta da parte di Digilio, che egli poteva sapere certe cose e le raccontava perché aveva potuto vedere tutti gli atti da parte dei suoi danti causa. Io ho visto tutti gli atti, lo ripete parecchie volte in quell'interrogatorio. A un certo punto, per esempio, dopo avere riferito di sapere di essere stato chiamato Otto", il Digilio, rivolgendosi al Maggi, osserva: "Adesso io ti spiego come sono andati a finire, perché io ho avuto sotto mano tutto. E' bene che tu capisca, non dico che è in mala fede, ma, a volte, nelle indagini E siccome Maggi gli dice: "E una manovra, allora, tutto questo?, il Digilio risponde: Febbraio
15 "Sì, è una manovra. Negli anni 85 io non c ero qua, però sono saltati fuori un sacco di verbali che ho potuto vedere e c'erano soldi. Poi è anche il discorso che il Giraudo poi mi ha fatto vedere: va be, questi dicono questo, questo e questo (cioè è stato e non è stato utile) e un pentito dichiara che negli anni Ottanta c'era una voce che girava. Ecco da dove parassita le sue notizie Digilio, parassita le sue notizie dalle informazioni che riceve attraverso la lettura dei verbali. In un altro passo del colloquio, di poco antecedente a quello prima menzionato, il Digilio, rivolgendosi al Maggi, gli dice: "Ma sai cos'è che mi ha disturbato? Sto Vinciguerra (è un altro soggetto che ha narrato, è intervenuto nel processo, che era intervenuto già nel 1992 facendo dichiarazioni di vario genere, non accusatorie, assolutamente, su queste stragi, ma accusatorie in ordine all attività di carattere eversivo compiuta dal gruppo di Ordine Nuovo Veneto) dice - sto Vinciguerra dice che mi ha conosciuto da te e che c'era uno con i capelli rossi". Il Maggi risponde: No, io non l ho mai fatto". Ma quello che conta è che effettivamente il Digilio si riferisce ad una dichiarazione puntualmente resa dal Vinciguerra in data 16 Giugno del Siamo nel 1995, egli conosce perfettamente una dichiarazione resa da Vinciguerra nel E poi veda, signor Magistrato, questi sono dati che hanno una dimostratività straordinaria. Vedano, questa circostanza che Digilio veicola a Maggi in quel colloquio registrato del 2 Febbraio 1995, circostanza che il primo riferisce come proveniente dal Vinciguerra per averla vista, apparirà come circostanza di conoscenza diretta del Digilio soltanto nell'interrogatorio 16 Maggio 1997, a più di due anni e tre mesi di distanza dal colloquio, Febbraio
16 come una notizia sua. "Confermo quello che ha detto Vinciguerra o, meglio, E vero quello che ha detto Vinciguerra, come se fosse una novità. Veda, Magistrato, il proseguire, l articolarsi del castello che si organizza, si prepara, sul lungo periodo, non in un giorno, in due giorni o in qualche mese, ma sul lungo periodo, attraverso una costruzione che è articolata. In un altro passo del colloquio, sempre registrato, il Digilio informa il Maggi che negli atti processuali vi è un'altra storia, purtroppo molto grave, tirata fuori da Vinciguerra: "Vinciguerra accusa Delfo Zorzi e te di essere andati da lui quando, dopo i fatti di Piazza Fontana, che era stato per l'innesco di un colpo di Stato, siccome Rumor non ha voluto fare il colpo di Stato, il Vinciguerra sembra che sia collegato, lo dice il capitano, con questi elementi, che tu sei andato". Questo per collaborare, per indurlo a collaborare, per indurlo a credere che la situazione fosse compromessa, che vi fossero degli elementi. Questa questione di Rumor si ricollega alla strage della Questura, non si ricollega all'altra storia, perché l'accusa ha ricostruito, totalmente in modo infondato, la strage di Bertoli alla volontà di punire Rumor, mentre Rumor era già uscito da dieci minuti dalla Questura di Milano quando Bertoli scagliò quella famosa bomba. E, allora, vi era la necessità di collegare in qualche modo Rumor al colpo di Stato, che non c'è mai stato, comunque a quel tentativo eversivo del 1969, come se Rumor fosse stato l'organizzatore del colpo di Stato poi abortito del 1969, o comunque a conoscenza. Per cui, la strage di Piazza Fontana sarebbe stata in qualche modo organizzata, secondo la prospettiva di accusa, dai servizi e Rumor ne sarebbe stato a conoscenza e poi, siccome Rumor si sarebbe fermato, allora si sarebbe dovuto punirlo e, allora, ecco il preteso tentativo Febbraio
17 eversivo per uccidere Rumor nel 1973 attraverso la famosa bomba di Bertoli. La manovra è ben chiara e la manovra si costruisce su dichiarazioni che vengono fatte da questi personaggi a cui vengono insufflate delle informazioni che non hanno costrutto, che non sono vere. Lo dice il capitano che tu sei andato a incontrare Vinciguerra per uccidere Rumor, per indurlo a uccidere Rumor. In un altro passo di quel colloquio, signor Magistrato, debbo citare queste cose, debbo citarle perché sono indispensabili per capire l'assenza completa di autonomia nel dichiarato di Digilio, in un altro passo del colloquio Digilio rivela al Maggi che il suo coinvolgimento nell'attentato alla scuola slovena, ovvero nell'attentato di Piazza Fontana, ma il riferimento non è chiaro. La scuola slovena e Piazza Fontana hanno un certo collegamento in questa storia, non so se è ella è a conoscenza bene di questo particolare, hanno un certo collegamento ed è stato l elemento indiziante originario a carico di Delfo Zorzi, di Maggi, eccetera, a proposito della strage di Piazza Fontana. Allora, in un altro passo del colloquio, Digilio rivela al Maggi che il suo coinvolgimento consisterebbe nell'avere egli prestato la sua macchina. "Dicono che tu devi aver dato una macchina o qualcosa del genere, che tu hai collaborato direttamente o, forse, senza neanche sapere. Tu hai prestato la macchina a qualcuno, loro sanno. Cosa c'entra la tua macchina?, e Digilio, che sa questo elemento, riferirà come di scienza propria, la bellezza di un anno e mezzo dopo, il 5 Ottobre 1996, la tesi secondo cui la famosa macchina di Maggi sarebbe stata usata, partiti alla volta di Milano, viaggiando con la Fiat 1100 di Maggi, salvo poi modificare ancora questa dichiarazione, perché poi sarebbe stata utilizzata una Mercedes, per coinvolgere Febbraio
18 dentro Fachini, che sarebbe stata usata la Mercedes di Fachini, l'avrebbe ancora variata. L'avrebbe ancora variata, però, siccome la 1100 di Maggi era stata forse realmente utilizzata, forse, per la vicenda della scuola slovena, ecco che allora si è voluto fare il collegamento e, dal collegamento, si è voluto dire: Hai usato quella macchina. Digilio non lo sa questo, risulta chiaramente da queste parole che dice a Maggi e soltanto un anno e mezzo dopo dirà: E vero, Maggi è partito o, meglio, Zorzi è partito con la macchina di Maggi alla volta di Milano, per poi variare e dire: No, in realtà è andato fino a Padova, poi a Padova è venuto fuori un Mercedes di Fachini, con cui è stata portata la bomba, i candelotti a Milano. In un altro passo del colloquio, il Digilio, riferendosi (questo è un particolare di un'importanza straordinaria per dimostrare la circuitazione delle notizie, la totale assenza di autonomia nelle informazioni che Digilio propina all Autorità Giudiziaria), riferendosi a Martino Siciliano, dichiara che quest'ultimo l'avrebbe combinata grossa, specificando che Egli è andato a dire che la bomba di Piazza Fontana l'ho fatta io". E questo è un dato che abbiamo poi dimostrato come fosse un dato ricavabile da un famoso colloquio di Tolosa, il famoso colloquio di Tolosa di cui Digilio non poteva non essere stato informato se non dal Capitano Giraudo, che era stato l'autore del colloquio con Digilio in quel di Tolosa. Allora, ma, Giudice, lo dico già prima, poi ne vedremo riscontri, lo dico già subito, che cosa disse Maggi nella sua denuncia contro il Capitano Giraudo, denuncia del mese di Marzo, Giugno (per la verità, Giugno, perché, Marzo, mi mandò lui le lettere perché, per avere la conferma che era tutto, dovetti farmi mandare delle Febbraio
19 lettere da parte di Maggi) e poi la denuncia del mese di Giugno del 1995 contro Giraudo. Che cosa disse? Disse: "Mi ha detto il capitano Giraudo: <<Guarda, se collabori, ti faremo tante cose belle, ti daremo dei soldi, potrai rimanere medico, se vuoi, potrai andare all'estero>>, eccetera, eccetera, ma mi disse che comunque non avrei avuto problemi, anche se io non sapevo. Maggi diceva che non sapeva. Perché le cose sarebbero andate così: al mattino ci sarebbero stati dei colloqui informativi nei quali sarebbero stati redatti, non dei verbali, degli appunti da parte dell ufficiale di Polizia Giudiziaria e poi, al pomeriggio, sarebbe andato dal Giudice a confermare quello che aveva detto al mattino. Il riscontro che abbiamo trovato, illustre Magistrato, è straordinario perché, grazie a Dio, venne modificata una legge in quel frattempo, nel mese di Gennaio: a partire dal mese di Gennaio del 1996, fu istituito il principio della registrazione degli interrogatori delle persone detenute. Digilio era ancora detenuto in quel periodo di tempo e per qualche mese c'è il riscontro, dalle trascrizioni integrali, che alcune volte il Digilio non sa che cosa dire o dice delle scempiaggini a proposito di Carret, a proposito di Richards, li confonde insieme, non sa chi sia l uno, non sa chi sia l'altro, eccetera, e il Magistrato lo richiama dicendo: "Guardi, confermi quello che ha detto e gli legge una parte del verbale della mattina, quello che non è mai comparso, e il Capitano Giraudo ha dovuto confermare a dibattimento che effettivamente c'erano dei colloqui informativi, prima degli interrogatori, ma colloqui informativi non verbalizzati prima degli interrogatori del Magistrato. Ma che cosa è capitato in questi colloqui informativi? E Maggi lo ha dichiarato in quella denuncia: Mi ha detto che le cose sarebbero andate così", e noi vediamo che la Febbraio
20 collaborazione di Digilio si articola così. E allora, signor Magistrato, di autonomia non se ne può parlare, Mettiamo in disparte l'autonomia. La regola di questo processo, così come del processo di Piazza Fontana, ma, meglio, la regola della collaborazione di Digilio è la regola della circuitazione di notizie. Egli propina come proprie notizie che gli sono state date, certamente alcune (non posso seguire tutto il processo, certamente alcune). L'ho detto e l'ho dimostrato per quanto riguarda il Generale Magi Braschi, l'ho dimostrato, l'abbiamo dimostrato, l'abbiamo scritto nei motivi di appello. Magi Braschi, per esempio. Dopo che la collaborazione di Digilio diventerà tumultuosa, parlerà della Questura, parlerà di Piazza della Loggia, eccetera, parlerà del coinvolgimento dei servizi segreti italiani, dello stato maggiore dell'esercito italiano, e che cosa dirà? Dirà, nei primi interrogatori: "Non conosco, non so chi sia il Generale Magi Braschi", che era un raffinato ufficiale, generale, dello stato maggiore italiano, studioso delle politiche di contenimento della guerra fredda, uno dei massimi esperti di guerra fredda dell'esercito italiano, capo di stato maggiore. Dice: Non so chi sia e, dopo qualche interrogatorio, verrà a dire: "Conosco benissimo il Generale Magi Braschi, veniva con noi nelle pizzerie per concertare insieme con noi gli attentati da fare contro forze politiche diverse. Ma questo al Generale Magi Braschi nelle osterie del Veneto a mangiare la pizza e a bere birra, con gli ordinovisti scalcagnati e, in qualche modo, fuori della legge?! Il Generale Magi Braschi (e così per altre, tante altre cose), Persona che non conosceva e che poi diventerà invece un suo sodale nelle cene di pizzeria. Adesso passo Ad un altro argomento che, come lei sa, Febbraio
21 Magistrato, è fondamentale per accertare l attendibilità di un dichiarante, quello relativo non tanto alla spontaneità, all autonomia, che sono aspetti, relativamente all attendibilità soggettivamente intesa, ma all attendibilità oggettivamente intesa, cioè ai profili di costruzione di assetto logico, coerente, o non coerente o illogico, del dichiarato nel suo sviluppo. Se noi prestiamo attenzione a questo sviluppo, ci rendiamo conto della totale abnormità del dichiarato complessivo di Digilio e, in particolare, dell'abnormità che riguarda le dichiarazioni circa la strage di Piazza della Loggia. Giudice, vanno individuate tre fasi nella collaborazione di Digilio, tre fasi, le denuncerò temporalmente. Nei miei motivi di appello contro la sentenza di primo grado di Piazza Fontana, le ho descritte analiticamente, qui mi atterrò ai dati essenziali. La prima fase inizia con uno spunto originario del 3 Agosto 1993 e termina con la primavera 1995, quando Digilio subisce l'insulto cerebrale nel mese di Aprile La seconda fase va dal Dicembre 1995, quando Digilio riacquista la parola. Se noi potessimo leggere qui le trascrizioni registrate, integrali, delle dichiarazioni del Dicembre 1995, Gennaio 1996, Febbraio 1996, di Digilio, ci renderemmo conto che è una persona che non è in grado di rendere dichiarazioni, ma direttamente, perfettamente, immediatamente. Ora, questa seconda fase va dal Dicembre 1995 fino al 15 Aprile 1996, quando egli chiama, disperato, al telefono, dal suo luogo di libertà vigilata, in un centro specializzato, in un centro libero, perché è libero in questo momento, chiama disperato al telefono, l'ispettore Emiremi perché sia cambiata la gestione di polizia che lo protegge onde egli possa sottrarsi alle pressioni del Capitano Febbraio
22 Girando. 15 aprile del Bene, che cosa capita nella prima fase? Nella prima fase, Digilio racconta di episodi di armi, di trasferimento di armi, di attività eversive svolte nell'ambito di Ordine Nuovo, anzi, lui dice: Io non sono di Ordine Nuovo. Racconta e qui inserisce la sua storia: Io mi occupavo di tenere sotto controllo questi uomini di Ordine Nuovo perché avevo un rapporto con la C.I.A e, dunque, so delle cose e potrei sapere di più perché io controllavo queste persone attraverso..., e poi racconta di episodi. Racconta del primo accesso al casolare di Paese, il famoso primo accesso, in cui dice di essere stato mandato a Paese per controllare delle armi, per verificare la loro tenuta, la loro funzionalità, e quindi racconta delle cose che hanno una valenza generica, di carattere così eversivo, lasciano intendere che egli potrebbe dire di più, ma dice che Io so questo cose perché ero componente di una struttura della C.I.A.. E qui racconta, per molti interrogatori (Ella potrà sicuramente rileggerli, signor Magistrato), racconta, per molti interrogatori, questa sua intraneità, ma questa sua intraneità, Magistrato illustre, egli la può consustanziare di pochissimi elementi perché non ne conosce, non ne ha. E, quindi, metterà come componenti di questa struttura chi? I suoi amici, conoscenti. Bandoli, il quale è un sergente maggiore italiano, ma della Caserma Ederle di Vicenza. Metterà dentro Minetto, che è un modestissimo artigiano, marinaio semplice nella seconda guerra mondiale, che non ha mai svolto attività di qualunque genere di carattere eversivo, che era addirittura iscritto al partito socialdemocratico, di Soffiati. Personaggi che, egli dice, Sono questi gli uomini della C.I.A.. Minetto è il capo maglia, Bandoli e Soffiati sono i due referenti che Febbraio
23 mi hanno introdotto in questo mondo e non sa altro. Racconta come se fossero uomini della C.I.A., questi tre personaggi che sono di una modestia intellettuale, umana, professionale, che va al di là di ogni pensiero. Lei si domanderà, Magistrato, perché Minetto, che pure sarebbe stato presente, secondo Digilio, in quel famoso incontro a Colognola ai Colli, dove vennero consegnati addirittura gli ordigni, quindi, lei si domanderà: perché Minetto è fuori? Minetto è fuori perché è un personaggio talmente modesto, talmente infimo dal punto di vista umano, di personalità, che, metterlo dentro la strage di Piazza Fontana o metterlo dentro la strage di Piazza della Loggia, sarebbe stato un qualche cosa di assurdo. Eppure, Minetto è quello di Colognola ai Colli in questo processo. Poi ci metterà dentro anche il Persich. I Pubblici Ministeri, all'udienza del Gennaio del 2001, gli contesteranno: Ma perché prima non ha parlato di Persich?. Perisch il camionista, un altro personaggio assolutamente minimo Minetto non è mai stato toccato, perché? Perché, lo ha detto Minetto a dibattimento Piazza Fontana, quando venne arrestato, il Capitano Giraudo gli si avvicinò e gli disse: Lei dica che è dei servizi e che mette il segreto di Stato, la liberiamo subito e di lei non se ne parla più. Minetto dice: No, non dissi questo perché io, dei servizi, non ne ho saputo mai nulla. Senta, signor Magistrato, che forza avrebbe avuto se un Minetto avesse detto: Non dico nulla perché sono dei servizi per ottenere la libertà quel giorno?! Un artigiano di 74 anni all'epoca, pensi se avesse detto: Sì, sono dei servizi! Allora, in questa prima fase della collaborazione, il Digilio che cosa dice? Dice: Io so delle cose: attività Febbraio
24 eversive, armi, scambio. Casolare di Paese, ho visto delle armi, c'era Zorzi, c'era Ventura, perché il collegamento a Piazza Fontana viene attraverso Ventura. Cosa significa? Non dice che il casolare di Paese fosse un controllo di armi per eventuali delitti a Piazza Fontana, ma dice: Il casolare di Paese, perché lì c'era Ventura. Io non so cosa è capitato, ero lì a controllare. Ero lì a controllare, però non viene fuori niente. La C.I.A.: se ne parla per decine di interrogatori, ma non c'è nulla, nessun elemento. E c'è tutta quell attività che abbiamo visto, si cerca di coinvolgere Maggi. Il colloquio del 2 Febbraio del 1995 con Maggi, quello registrato. Gli si dà tutte le notizie precedentemente esistenti negli atti, tutte le notizie, perché lui le possa riversare su Maggi e perché Maggi venga convinto, attraverso la minaccia di una carcerazione, che peraltro Giraudo gli stava facendo negli stessi giorni, perché possa portare elementi contro Maggi. Però, non viene fuori niente; viene fuori quel grave insulto cerebrale di Digilio, che avviene nel mese di Aprile del Fino al Dicembre del 1995 Digilio non può parlare, è ricoverato in ospedale, c'è la cartella clinica e quella perizia di Scaglione e dell'altro medico di cui adesso non ricordo il nome, quindi non può parlare. A Dicembre, il 2 Dicembre in particolare, si recherà, lo sappiamo, il Capitano Giraudo e raccoglierà delle dichiarazioni che non abbiamo visto, ma che sappiamo per certo che vi sono. Raccoglierà delle dichiarazioni spontanee, chiamiamole così, raccoglierà degli atti su cui è fissato un canovaccio. Il 5 di Dicembre, è un dato importante questo, il Dottor Casson, Magistrato di Venezia, si reca a sentire Digilio. L'interrogatorio è registrato e, Febbraio
25 nell'interrogatorio, il Digilio mostra la totale incapacità di rendere dichiarazioni, totale, assoluta. Il Dottor Casson fa domande anche su vicende già passate in giudicato che aveva esaminato come Pubblico Ministero e su relative alle vicende eversive degli anni Ottanta, e gli farà domande su quelle vicende eversive che sono già passate in giudicato per cui Digilio aveva già ricevuto la condanna definitiva. Gli domanderà: Ma lei ha venduto delle armi?, in particolare a Torta, in un traffico di armi tra malavita comune e malavita di carattere politico, e Digilio risponde: No, no, cosa dice?! Ma non è vero niente! Lei cosa dice, ma come si permette?,in un interrogatorio della più assoluta che rileva la più assoluta incapacità dichiarativa e comunque di attenersi a dati di realtà. Il 22 Dicembre, invece, ci sarà un interrogatorio davanti al Dottor Salvini, Giudice Istruttore di Milano, nel quale si dà atto di quelle dichiarazioni rese il 2 Dicembre davanti al Girando, perché? Perché Digilio viene sollecitato a dare delle risposte sulle attività eversive, il Giudice di Milano e il Capitano Girando, dopo l'insulto cerebrale, cercano di mettere, ormai, fieno in cascina, come si suole dire, bisogna cercare di trovare le prove. Deve parlare e, siccome Digilio, quel 20 Dicembre, la data forse me la sbaglio di qualche giorno, comunque siamo nel mese di Dicembre, verso la fine di Dicembre, viene sentito, siccome non dà risposte congrue, e allora è il Giudice stesso che gli dice: Ma conferma quello che ha detto il 2 Dicembre?, e gli dà lettura. Questa persona, il 20 Dicembre, era incapace di rendere dichiarazioni, il 5 Dicembre era incapace perché c'è quel verbale di Casson che dimostra che è incapace, però il 2 Dicembre era perfettamente in grado di rendere dichiarazioni accusatorie su Piazza Fontana davanti al Febbraio
26 Capitano Giraudo. Allora, illustre Magistrato, tutte le dichiarazioni di Digilio che vanno dal Dicembre fino alla tarda primavera del 996, tutte queste dichiarazioni, sono registrate, ella le potrà leggere tutte. Si renderà conto di come il Digilio non abbia capacità di rendere dichiarazioni. E in questa seconda fase si muove la collaborazione su Piazza Fontana. Passeremo al secondo accesso a Paese e avanti. Si muove la collaborazione su Piazza Fontana e si muove anche, illustre Magistrato, la collaborazione sulla C.I.A., cioè lui deve parlare dei suoi referenti americani. Finora ha parlato dei referenti italiani il Sergente Maggiore Bandoli, il signor Soffiati, il padre di Soffiati, vecchio fascista di ottant anni che è di Verona, personaggi il più inimmaginabili come uomini dei servizi. Il Minetto, l'artigiano dei frigoriferi. Allora, comincerà a parlare di un capitano Garret, con la g. Lei forse non ricorda, ma negli anni Settanta c'era una famosa canzone western musicata da Bob Dylan che era proprio Garret and the kid, era un famoso western musicato da Bob Dylan. Il Capitano Garret, che diventerà poi Carret nel corso degli interrogatori. Una volta il Giudice Salvini gli domanda: Ma Garret o Carret? Forse è Carret, dice: Sì, sì, Carret, non Garret, senonché di Garret o di Carret non c è traccia. Però vede, e qui giungiamo al terzo della collaborazione, da Dicembre 1995 al mese di Aprile del 1996, non viene fuori niente. Un secondo accesso al casolare di Paese, accuse qua e là di carattere generico, tematiche sulla Spagna, tante cose che adesso non è il caso di trattare, che non sono direttamente rilevanti. Il 15 Aprile 1996 il Digilio è disperato. Chiama al telefono, come ricordavo prima, l'ispettore Emiremi Febbraio
27 Dobbiamo un po' parlarne di questa chiamata all'ispettore Emiremi, perché Emiremi, Emiremi riferisce ai suoi capi della Digos e chiama il Magistrato competente per la strage di Piazza Fontana, che è la Dottoressa Pradella, perché non è il Dottor Salvini, il Dottor Salvini indaga senza giurisdizione sulla strage di Piazza Fontana, sia chiaro. Questo è un dato pacifico, che è stato acclarato ormai da molti anni, indaga su un processo relativo a varie attività eversive, di vari movimenti milanesi, eccetera, veneti, ma non indaga su Piazza Fontana, formalmente, perché viene istituito nel 1995 un fascicolo, nella Procura di Milano, che il Dottor D Ambrosio, aggiunto competente per questa tematica, affida alla Dottoressa Pradella. E, allora, correttamente, l Ispettore Emiremi e la Digos di Venezia chiamano la Dottoressa Pradella dicendo: Questo si lamenta, dice di essere sottoposto a pressioni. Allora, bisogna un attimo che andiamo a vedere queste pressioni, occorre che ci andiamo un attimo, perché dobbiamo vedere che cosa dice il Digilio alla Dottoresa Pradella. L'interrogatorio è registrato. Sono le pressioni di Giraudo e i verbali suppletivi, così li ho chiamati io, ma così li ha chiamati Digilio. Vede, dopo il 31 Gennaio 1996, abbiamo parlato del Dicembre 1995, la ripresa degli interrogatori, e poi Gennaio 1996, vi sono soltanto due altri interrogatori del Giudice istruttore Dottor Salvini, il 24 e il 25 Febbraio 1996, del tutto improduttivi sotto il profilo accusatorio. Ma se cessano gli interrogatori ufficiali, non cessano le visite informali di personale inquirente, che vuole e pretende dal Digilio una collaborazione diversa. Il 14 aprile, l'ispettore della Digos telefonpa e dice, in un rapporto, Dopo avere brevemente esposto il suo attuale stato di salute, sarebbe stato colpito da infarto e Febbraio
28 successivamente sottoposto a un intervento al cervello (è il famoso ictus del mese di Aprile del 1995), ha stigmatizzato, questo Digilio, l'atteggiamento del Magistrato di Milano, così definito, che, a suo dire, dopo averlo utilizzato e spremuto, avrebbe intenzione di scaricarlo, soggiungendo che di tale situazioni sarebbe responsabile quel tale Capitano Massimo. Il giorno successivo 16 Aprile 1996 (16 aprile 1996), il Pubblico Ministero di Milano, Dottoressa Pradella, che è stata informata dalla Questura di Venezia, si reca a sentire il Digilio. E che cosa dice il Digilio alla Dottoressa Pradella? Il verbale è integrale, io cito soltanto qualche spunto, lei lo potrà rivedere. Dottoressa, ho avuto l'impressione di essere in pericolo di perdere i benefici che ho acquisito in questi ultimi anni. E al Pubblico Ministero che gli domanda: Perché, è in pericolo?. Negli ultimi tempi, sono stato sottoposto a continue pressioni da parte della Procura di Milano, noti che la Procura di Milano era il Magistrato Pradella, in particolare nelle visite di un tale capitano, il quale mi paventava che lei avrebbe potuto togliermi tutti i benefici che io ho acquisito in questi anni di collaborazione. Mi sono spaventato, mi sono sentito solo, a un certo punto ho detto: <<Vediamo un po' se è possibile creare un ponte tra Venezia e Milano>>. Sì, è che, se mi togliete di qua, io morirò, perché la mia salute è malferma. Io ho bisogno di essere curato e non posso più ritornare in prigione, per me sarebbe la morte. Alla Dottoressa Pradella, che vuole sapere quando sono stati gli ultimi contatti con il Giudice, con il capitano Girando, il Digilio mostra incertezze sui tempi delle ultime visite e dichiara sul punto circa la collocazione temporale: Mi perdoni la memoria, ma il in capitano Febbraio
29 Giraudo in passato è venuto molte altre volte. Il Pubblico Ministero legge poi al Digilio la relazione di servizio dell'ispettore Emiremi e il Digilo conferma che essa corrisponde a verità. Il Pubblico Ministero introduce un altro discorso, chiede al Digilio: Ma perché? Chi le fa perdere la protezione?. Digilio dichiara: "Io non so, purtroppo non mi sono approfondito in questo"; e interviene l'avvocato di Digilio, che dice: Te l'ho spiegato più volte questo sistema di protezione e quello che era il tuo stato, e quello che in sostanza era il tuo ruolo. Probabilmente, diciamo che le tue condizioni fisiche fanno sì che tu non abbia ben presente quello che ti è stato spiegato più volte. Cerca di fare mente locale". Non è capace, l'avvocato dice: Non sei capace di ricordarti? Cerca di far mente locale, di ricordare, anche se sono ricordi abbastanza recenti, ricordi dei quali tu, evidentemente, non hai presenza". Vi è poi una sospensione dell'interrogatorio e, alla ripresa dell'interrogatorio, il Pubblico Ministero chiede ancora al Digilio di precisare che cosa intende per pressioni. Digilio: La richiesta è dovuta alle visite (noti questo passaggio, Magistrato), alle visite che ricevo a volte da parte di un tale Capitano Massimo Girando, il quale viene a farmi delle interrogazioni suppletive ai verbali che io rilascio. E al Pubblico Ministero che domanda Cosa intende per interrogazioni suppletive?, il Digilio rispende: Viene a farmi domande, insomma", e il suo difensore soggiunge (noti questo passaggio, che è prezioso), il difensore aggiunge: "Definiamole spontanee". E Digilio: "Sì, intendo che i miei verbali non erano completi, (secondo Girando), che erano lacunosi, verbali rilasciati che non andavan bene perché, secondo lui, non Febbraio
30 avrei detto a sufficienza e che rischiavo di perdere tutti i benefici acquisiti, che sarei rimandato in prigione. Io mi sono spaventato". Siamo al giorno del 16 di Aprile del Il Pubblico Ministero dice: "Ma io non comprendo", si mette dalla parte di quello che non vuole intervenire su questa situazione abnorme. Non comprendo. Siamo qui con tutta la pazienza, però non mi è ben chiaro, allora Digilio la interrompe: "Ma possibile che non sia riuscito a esprimermi? Che essendo continuamente visitato da questo capitano Massimo " Pubblico Ministero: Continuamente, anche l ultima volta, quando?. "Sarà una settimana fa, una decina di giorni fa. Il quale dice che sono lacunosi, i miei verbali, e pertanto, se non do altre notizie, perderò tutti i diritti, che sarei stato seriamente castigato. Il Pubblico Ministero a questo punto tronca il problema, ritenendo probabilmente che la questione sia più grande di lei e lei, che è titolare della indagine di Piazza Fontana, dice: "Be, allora io non capisco, allora si rivolga al Giudice Salvini. Si rivolga al suo naturale interlocutore, che è il Giudice Salvini. Vede questa vicenda, signor Magistrato, è la prova provata della mancanza del requisito della spontaneità delle dichiarazioni del Digilio. A proposito di tutto quello che verrà dopo, il terzo accesso a Paese, Canal Salso, cioè le accuse per Piazza Fontana e poi le accuse per Piazza della loggia e poi le accuse, in quegli stessi giorni, immediatamente dopo, per la Questura. Diiglio è, nell'aprile 1996, persona fisicamente e psichicamente menomata, costretta al ricovero in stato di detenzione, fisicamente impossibilitato a compiere qualsiasi movimento, dunque in totale stato di Febbraio
31 dipendenza dai dirigenti delle strutture di protezione. Gli si dice reiteratamente e insistentemente che i suoi verbali sono lacunosi, che la sua collaborazione non è soddisfacente, che egli perderà la protezione se non rende dichiarazioni ulteriori. Egli è convinto che "Se mi togliete di qua, io morirò, io ho bisogno di essere curato e non posso più tornare in prigione". Egli chiede soccorso, a questo punto, in condizioni di ansia e di disperazione all'ispettore Emiremi, alla Procura di Venezia, alla Procura di Milano. La dottoressa Pradella gli risponde: Rivolgiti al tuo interlocutore, che è il Dottor Salvini e lui si rivolgerà al suo interlocutore, che è il Dottor Salvini, e il 19 Aprile ci sarà la più mostruosa delle falsità di questo processo, non la più mostruosa, la più patente, la più clamorosa (di mostruose ce ne sono altre), ma la più clamorosa menzogna di questo processo, il 19 aprile. "Rivolgiti al tuo interlocutore" e il 19 Aprile sarà dal Dottor Salvini e gli dirà: "Questo è il capitano Carret", nella fotografia che gli viene rammostrata, Questo è il capitano Carret. Vi svelo chi è il mio referente. E, su questo capitano Carret, che cosa avrebbe potuto fare la difesa? Che cosa avrebbe potuto fare la difesa, se non ricercare, pazientemente, negli atti, chi era veramente questa persona? Per poi apprenderlo attraverso la dichiarazione dibattimentale del Bandoli, il quale dirà: Ma questo non è, nel modo più assoluto, il Capitano Carret, questo è Charlie Smith, caporal maggior di fureria, mio amico, e queste fotografie sono state scattate quando è venuto a casa mia, nel 70 e qualche cosa, 71, 74, non mi ricordo la data esatta. E noti, Magistrato illustre, che il Bandoli aveva già detto queste cose al Giudice istruttore anni prima e il Giudice istruttore gli aveva Febbraio
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