Daniele Diotallevi SEICENTO NOBILE A FANO

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2 Daniele Diotallevi SEICENTO NOBILE A FANO Nelle usuali e ormai datate periodizzazioni storiografiche individuate anche con titolazioni o frasi che hanno da tempo perduto il loro effetto, il settecento è stato chiamato il secolo dei lumi. Ora tutti noi siamo convinti che il seicento ed i periodi precedenti fossero pur ricchi di tenui o vivide fiammelle, braci mai spente, senza le quali non sarebbe stato possibile accendere alcunché, per puri ed abbondanti che potessero essere i combustibili intellettuali a disposizione. Naturalmente non si può dimenticare come spesso queste faci si ritorcessero contro i tedofori del nuovo, dando fuoco a roghi, virtuali ma ugualmente distruttivi nel caso di Galileo Galilei, o purtroppo reali, per quanto riguardò Giordano Bruno. Questo ci potrebbe indurre anche a pensare che sia il positivo sia il negativo che ci fu nello sviluppo della conoscenza e della società avvenisse solo nei grandi centri di pensiero, nelle realtà politicamente ed economicamente più grandi o rilevanti. Va da sè che non era così, e non poteva esserlo, specialmente in Italia, dove la frammentazione politica era ancora tale da presupporre una vitalità culturale diffusa che continuava a portare avanti le idee e le scelte promosse dal umanesimo rinascimentale. Sarebbe poi doveroso non dimenticare come la presenza forte della Chiesa cattolica, anche come importante potere politico, fosse un condizionamento pesante, specie dopo il Concilio di Trento, per ogni e qualsiasi novità, in realtà dove conoscenza e religione avevano da secoli proceduto insieme, con la prima in posizione sempre subordinata. Rimanendo dunque per il momento a descrivere la situazione generale, è opinione comune che il periodo barocco per lo sviluppo della cultura costituisca un periodo di feconda attività. Il caso di Fano è certo particolare anche se non più di tante altre situazioni. Vediamo infatti una città non mediocre che, terminato violentemente nel 1463 il dominio malatestiano, è direttamente soggetta al governo centrale di Roma con un governatore autonomo fino alla dissoluzione del ducato di Urbino Solo a partire da quel momento cominciò a perdere parte di quella qualcerta individualità che la condizione di enclave, anche economica pur se via via meno forte, l aveva caratterizzata per secoli. In un territorio tutto sommato limitato senza grandi possibilità economiche, la situazione non era certo floridissima, alla pari però con il resto dello Stato della Chiesa nelle sue diverse ripartizioni, e un Ignoto del sec. XVII, I nobili Gasparo e Francesco Maria Gabuccini, cavalieri dell ordine di San Giovanni di Malta, col loro segretario, Fano, Pinacoteca civica A fronte: Francesco Borgogelli, Stemma della famiglia Nolfi, Mss. Borgogelli, Fano, Biblioteca Federiciana 57

3 poco, come si dice sempre a proposito del governo ecclesiastico, immobilista. Proprio nel 600 non solo nello Stato della Chiesa, ma in tutta l Italia c è un forte ristagno delle attività economiche, del commercio, in confronto al secolo precedente. In un sistema dove le autorità locali non avevano capacità decisionali vere e proprie, i maggiorenti della città, non dediti al commercio, e perchè poco se ne faceva, e per ragioni di decoro sociale, con ricchezze derivanti dalle proprietà terriere, non dovevano essere gran che, e in una logica normale, anche l attività culturale non avrebbe dovuto essere gran cosa. Nell approfondita analisi che Aldo Deli pubblicò nel , con riferimenti puntuali, delinea un panorama chiaro e conclusivo, facendo riferimento non solo alle documentazioni d archivio, ma anche alle molte memorie dei viaggiatori che per Fano passavano e osservavano, più o meno fuggevolmente la città ed il territorio. Di tali giudizi spesso contrastanti, oscillanti tra appannamenti talvolta paritissimi, negativi o anche indifferenti, ne scegliamo una, relativa alla fine del secolo, che delinea l aspetto delle istituzioni culturali 2 giace in bella pianura la città di Fano, quanto nobile, tanto vaga; v è copia di carrozze, e vi risplende il Cavaliere. Vi son cavalieri, e di Malta, e di S. Stefano; e son molte le famiglie, che ponno far prova di tutto rigor di giustizia. Il teatro fabbricato dalle generosità di quei Cavalieri è quanto possa dirsi nobile, e vago, capace di Macchine, e di mutazioni di scene nobilissime, nella casa de P.P. di S. Filippo Neri v è una libbraria delle più riguardevoli d Italia, sì per il numero sì per la sceltezza dei libri, contandosi fino a quindeci mila volumi, tutti ugualmente legati alla Francese, vien valutata questa libraria con il nobile Museo di Medaglie, che vi si vede, circa dieci mila doppie. L uno, e l altro tesoro della Libreria, e Museo, sono del P. Domenico Federici dell Oratorio di S. Filippo soggetto noto per le cariche sostenute al servigio dell Imperatore reggente cita poi il Collegio Nolfi. Quindi se chi poteva fare, anche in campo culturale, erano i nobili fanesi, quali e quanti erano, e che cosa, in effetti facevano? Bernardino Borgarucci verso la metà del secolo scrisse sulla nobiltà cittadina 3, un opera rimasta incompiuta, pubblicata, sempre a cura di Aldo Deli nel , in maniera piuttosto moderna, parlando di nobiltà scarsa, che certo entrava nel consiglio generale, il governo della città, ed era anche in contrasto con esso. Le antiche famiglie si vanno rarefacendo, con numerosi casi di ripicche e di contrasti. Niente di nuovo, dunque, come usuale l esclusione dalla nobiltà di artigiani, esercenti arti meccaniche e mercantili. Nobili a Fano col titolo di patrizi si diventava tramite l ammissione per mezzo del Consiglio Generale, per cooptazione, senza per questo ricevere titoli comitali, baronali, ecc. che derivavano da lettere regie. Nel seicento la nobiltà assume un atteggiamento rigidamente conservatore tanto che non si ammettevano nel consiglio soggetti pur nobili e di mezzi cospicui, anche se con varie modifiche si cercò a più riprese di modernizzare e velocizzare il sistema di cooptazione. Ma sino ad ora abbiamo variamente argomentato senza che apparissero luci grandi o piccole accese da questa nobiltà fanese. Nel secolo scorso Piercarlo Borgagelli Ottaviani 5 compilò una monumentale storia della nobiltà fanese, in molti volumi manoscritti 6, sunto e accrescimento di tutto quanto scritto e conosciuto sull argomento. Nelle pagine introduttive del primo volume sono riportate alcune massime che ci inquadrano questa nobiltà fanese, almeno a livello propositivo ed ideale, sul piano elevato nel quale pensava di dover essere. Giovanni Francesco Guerrieri, Ritratto di Vincenzo Nolfi nell atto di comporre la tragedia Romilda, Fano, Pinacoteca civica 58

4 SEICENTO NOBILE A FANO A pagina 2, dalle Satire di Vittorio Alfieri è il passo: - Vano è il vanto degli Avi ma se prod uom di prodi figlio, intatte le avite glorie, anzi accresciute, manda ai figli suoi; quest è splendor che abbatte l oscuro volgo. Più in carattere e chiaramente esplicita la seconda massima 7 : - Se il ricordare i propri antenati poteva far sorridere perché lasciava supporre il desiderio di procacciarsi un titolo di prominenza su gli altri, oggi non può procurare ai vanitosi che qualche mortificazione di amor proprio, se il confronto tra il passato ed il presente riesce - come talvolta accade - a mettere in maggior luce le miserie intellettuali e morali di chi non sa rispettare l eredità di un nome. Se possiamo ritenere poco adatte queste parole per essere di un periodo troppo vicino a noi, nulla possiamo eccepire su quanto dice Dante nel canto XVI del Paradiso: - O poca nostra nobiltà di sangue! Se gloriar di te la gente fai quaggiù dove l affetto nostro langue, mirabil cosa non mi sarà mai; chè là, l appetito non si torce, dico nel Cielo, io me ne gloriai ben se tu manto che presto raccorce si che, se non s appon di die in die lo tempo va dintorno con le torce. Dunque la vera nobiltà deve dar prova di essere tale non solo per il nome o per la tradizione di famiglia, ma soprattutto per quanto si fa di nuovo, o nel confermare la linea di azione positiva degli antenati. Agire nel campo della cultura parve ad alcuni il modo migliore, sulla scia di quanto si faceva, diciamo così, più in alto, a Roma, anche sull esempio dell attività portata avanti dal Papa fanese, Clemente VIII Aldobrandini. Si ebbero dunque esempi luminosissimi in alcune famiglie, fra le prime anche sotto l aspetto economico, che produssero effetti di tutto rilievo, quasi sproporzionati, per eccesso, rispetto alla situazione delle città, e anche a quanto si era fatto nei secoli precedenti o a quello che si farà dopo. Il caso eclatante della Cappella fatta realizzare nella Cattedrale da Guido Nolfi, con i primari artisti che vi lavorarono per decorarla nelle varie parti, e con le Storie della Vergine affrescate dal Domenichino, mostra tutta l importanza, il peso della famiglia. L azione di Guido Nolfi ( ), a parte il cursus honorum, a Fano e a Roma e la Cappella Nolfi, fu di vero mecenate, e portò ad una istituzione culturale di cui ora resta solo il nome, in quanto lasciò una parte del cospicuo patrimonio per realizzare un Collegio degli Studi, intitolato alla famiglia. Se ne occupò l erede universale Vincenzo ( ), (nato Galassi che cambiò nome proprio per le disposizioni testamentarie di Guido) non avendo figli, con continui ritardi per vari motivi, tanto che in realtà il Collegio fu aperto nel 1680 per questioni alla sua morte, e divenne Università nel 1729, funzionando come tale sino al 1824, per confluire nel Collegio dei Gesuiti, ed essere soppresso dopo il Lo stesso Vincenzo fu poeta, letterato e storico di vaglia. Per quanto riguarda la situazione delle famiglie nobili fanesi, emblematico e simbolico, seppure solo come primo impatto, è il caso dell Accademia degli Scomposti, nata nel 1641 dall Accademia dei Musici Fanesi, attiva appunto nei primi decenni del secolo XVII, con finalità di ricerca e di studio che come al solito non sempre si realizzarono. Pur se è chiaro trattarsi di una delle solite accademie che nel seicento prolificavano un po dappertutto, anche se nei luoghi dove più vivo era un certo attivismo culturale, e questo è già significativo, interessante è l impresa, un dipinto ad olio che raffigura un cannocchiale diviso in più tubi, con il motto compositi ad seposita sovrastato da una testa di drago alato facente parte dello stemma di casa Amiani, dove avvenivano le riunioni, e con al di sotto Gli Scomposti. Il carattere quasi esoterico del tutto è certo coinvolgente, con l idea, magari banale e più volte detta, di concetti come l unione fa la forza, nelle varie forme, e lingue, che troviamo in stemmi nobiliari e statuali, fra cui possiamo anche ricordare, una fra tutti, appunto il E pluribus unum degli Ignoto del sec. XVII, impresa della Accademia degli Scomposti (un cannocchiale diviso in più tubi sovrastato dal motto: Compositi ad seposita), Fano, Pinacoteca civica, in deposito presso la Biblioteca Federiciana 59

5 Stati Uniti d America, ma possiamo anche riandare al famoso apologo di Menenio Agrippa. Quindi, religiosi, professionisti di ogni genere, letterati, tutti, riuniti, che cosa producono? Certamente cultura, dallo speculare proprio del secolo in ambito scientifico, che lo strumento caro a Galileo sta a rappresentare. Forse stupefacenti risultati non ci furono da queste riunioni periodiche che, con interruzioni anche lunghe si susseguirono sino al 1730 quando gli Scomposti scompaiono, soppiantati da altre Accademie, ma già l idea della costituzione mostra una sua validità indiscutibile. Torniamo alle relazioni che la spesso feconda attività della nobiltà fanese produsse nel settore delle arti figurative, e specialmente della pittura, più in particolare all artista di cui qui si tratta. Senza entrare nello specifico del collezionismo delle famiglie fanesi, subito ritroviamo Vincenzo Nolfi, per cui il Guercino eseguì l Angelo Custode per la cappella di famiglia in Sant Agostino, la pala con lo Sposalizio della Vergine, già nell altare Mariotti di San Paterniano, poi acquisita dalla Cassa di Risparmio di Fano ed ora nella collezione della Fondazione, per finire con il San Giovanni Battista alla fonte, presentemente al Musée Fabre di Montpellier da dove è tornato in questa occasione, ma realizzato per la Cappella di San Giovanni Battista, titolata alla famiglia Alavolini, nella Chiesa di San Pietro in Valle. La chiesa come è noto era della Congregazione dell Oratorio, ma in essa per quasi un secolo i Nolfi, i Marcolini, i Petrucci, gli Alavolini appunto, gli Uffreducci, i Montevecchio e i Gabrielli, cui apparteneva il fondatore stesso della Congregazione a Fano, Girolamo, si impegnarono più che validamente. Esempio che fa da positivo contraltare alla Cappella Nolfi della Cattedrale, e di questa più considerabile ancora, se possibile, per la corresponsione di amorosi sensi, e di sonanti scudi, che vide a gara alcune delle famiglie cittadine, veramente primarie in questo caso, che diedero testimonianza in maniera incontrovertibile della loro nobiltà d animo, e del loro amore per la cultura. Francesco Borgogelli, Stemma della famiglia Mariotti, Mss. Borgogelli, Fano, Biblioteca Federiciana Francesco Borgogelli, Stemma della famiglia Alavolini, Mss. Borgogelli, Fano, Biblioteca Federiciana 60

6 SEICENTO NOBILE A FANO Note 1 A. Deli, a cura di, Fano C. E. Fontana 1696, pp B. Borgarucci, Istoria della nobiltà di Fano, in Mss. Amiani, 35, fonte manoscritta nella Biblioteca Federiciana di Fano, rimasta incompiuta. 4 A. Deli, a cura di, Fano Di famiglia di antica nobiltà fanese, Ispettore onorario del Ministero della Pubblica Istruzione, Soprintendente Onorario del Museo Civico, che in pratica costituì quasi dal nulla, studioso di araldica. 6 Libro d oro della nobiltà e del patriziato di Fano con aggiuntevi altre notizie attinenti a tali soggetti e gli stemmi a colori di ciascuna famiglia, composta e completamente scritto da me Conte Piercarlo Borgogelli Ottaviani Patrizio di Fano, ms. [sec. XX], Biblioteca Federiciana di Fano. 7 C. Imperiale di S. Angelo