Principali aspetti della vegetazione d Italia

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1 Principali aspetti della vegetazione d Italia Cos è la vegetazione? E un insieme di individui vegetali che si sviluppa spontaneamente ed è coerente con il sito in cui si trova. A piccola scala è quindi l insieme delle comunità vegetali (erbacee, arbustive e arboree, cioè praterie, cespuglieti e boschi) che sono presenti all interno di un determinato territorio. Attenzione: Vegetazione non è sinonimo di Flora! La flora è il semplice elenco di specie vegetali presenti in un determinato territorio.

2 Perché ogni territorio ha un diverso numero e tipo di specie vegetali e di comunità vegetali? Dimensioni dell area Caratteristiche ambientali (clima, substrato litologico, morfologia) Localizzazione geografica (biogeografia) Disturbo antropico, cioè quanto è stato trasformato dall uomo il territorio considerato

3 Le ragioni della biodiversità in Italia L elevata diversità biologica dell Italia è dovuta: alla storia paleogeografica e paleoclimatica, che ha consentito all Italia di essere raggiunta da specie di origini molto diverse; alla diversità di ambienti (varietà di tipologie climatiche, litologiche, topografiche e di uso del suolo). La distribuzione degli organismi risponde, infatti, a: fattori biogeografici: possibilità per una specie di raggiungere un ambiente adatto, per la presenza, attuale o passata, di barriere e collegamenti geografici; fattori ecologici: caratteristiche ambientali e interazioni tra organismi. Blasi C. et al. (ed.), Stato della biodiversità in Italia. Palombi Editori.

4 Paleogeografia a b a) Paleogeografia nel Pliocene: in colore le terre emerse; b) Paleogeografia nel Pleistocene, glaciazione di Riss: in colore chiaro i ghiacciai, in grigio le terre emerse dell epoca, in marrone le terre emerse attuali

5 Regionalizzazione fitogeografica Giacomini e Fenaroli, Flora d Italia - TCI

6 Bioclimi Blasi C. et al. (ed.), Stato della biodiversità in Italia. Palombi Editori.

7 Morfologia

8 Sistemi di paesaggio (lito-morfologici) Legenda dei sistemi della Reg. Mediterranea

9 Blasi C. (ed.), Carta delle serie di vegetazione d Italia Vegetazione potenziale

10 CORINE Land Cover 2000 Legenda semplificata al III livello APAT, Rapporti, 36.

11 Principali aspetti della vegetazione d Italia Macroambiti vegetazionali italiani L Italia alpina L Italia appenninica La Pianura Padana La vegetazione costiera

12 L Italia alpina Fascia degli arbusti contorti Lariceti e cembrete Ghiacciai Praterie alpine Querceti caducifogli Peccete, abetine e pinete Boschi di latifoglie mesofile e castagneti Faggete

13 L Italia appenninica (Pinete oromediterranee) Praterie alpine Fascia degli arbusti contorti Faggete (e abetine) Boschi di latifoglie mesofile e castagneti Querceti caducifogli e sempreverdi

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15 Praterie soprasilvatiche Oltre il limite degli alberi e la fascia degli arbusti contorti (orizzonte alpino) troviamo le praterie primarie che costituiscono degli stadi dinamici stabili (curvuleti, firmeti, elineti). Si insediano dove le condizioni termiche sono troppo severe, la stagione vegetativa è troppo corta, il vento e lo stress idrico troppo elevati per consentire lo sviluppo degli alberi. Ne distinguiamo differenti tipologie in base alle quote, all umidità del suolo, alla natura e alla coerenza del substrato e alla gestione operata dall uomo.

16 Su substrati basici: Praterie a Sesleria varia e Carex sempervirens su detriti di pendio ed esposizioni meridionali A quote maggiori (fra 2200 e 2900m), dove vi sono le condizioni microclimatiche più estreme, nelle zone più ripide e pietrose, si sviluppano i firmeti (cenosi a Carex firma) con Dryas octopetala, Leontopodium alpinum e salici nani. In condizioni microclimatiche simili a quelle dei firmeti, ma con suolo più profondo, si hanno le formazioni ad Elyna myosuroides (Elineti). Praterie a Sesleria varia e Carex sempervirens Firmeto Carex firma Dryas octopetala Elyneto

17 Su substrati acidi o su suoli acidificati: Alle quote maggiori si hanno le praterie a Carex curvula (fino a 3000 m, al limite delle nevi persistenti). In stazioni molto ventose i curvuleti possono essere sostituiti dagli elineti. Dove le temperature sono più miti e l innevamento meno prolungato si insediano i festuceti a Festuca halleri. In ambiti caldo-aridi festuceti a Festuca varia. L eccessivo carico di pascolo porta all insediamento in queste praterie di Nardus stricta, specie poco appetibile e molto resistente al calpestio, che può divenire dominante. Festuceti a Festuca halleri Praterie a Carex curvula Praterie a Festuca varia Pascolo con Nardus stricta

18 Si hanno praterie primarie anche in Appennino: sulle cime più alte dell Appennino settentrionale troviamo ancora praterie con caratteristiche alpine come i seslerieti a Sesleria varia, su substrati basici, e i curvuleti su substrati acidi; su suoli più profondi festuceti a Festuca violacea. In Appennino centrale (Sibillini, Laga, Gran Sasso) ci sono formazioni ad Elyna myosuroides; su suoli profondi festuceti a Festuca violacea (Appennino lazialeabruzzese). Nell Appennino meridionale queste praterie si fanno più rare, per via delle minori quote dei rilievi, e si arricchiscono di specie termofile.

19 Formazioni ad arbusti contorti Tra il limite inferiore delle praterie primarie e il limite superiore degli alberi, si trova la zona dominata dalla boscaglia subalpina (arbusti contorti e prostrati; fra i 2000 e i 2500m). Gli arbusti dominanti sono i mirtilli (Vaccinium myrtillus, V. vitis-idaea, V. uliginosum), i rododendri (Rododendron hirsutum, R. ferrugineum), l azalea nana (Loiseleuria procumbens), il pino mugo (Pinus mugo), l ontano verde (Alnus viridis), il ginepro nano (Juniperus communis alpina), l uva orsina (Arctostaphylos uva-ursi).

20 E possibile distinguere diverse tipologie di arbusteti che occupano stazioni dalle caratteristiche ecologiche differenti: Pino mugo (gr. del pino montano): Il Pinus mugo si insedia su conoidi di detriti calcarei e dolomitici delle Alpi orientali arrestandone il movimento. Sotto il mugheto spesso si trova un denso strato di Erica carnea. Ontano verde Si insedia sulle ripide pendici dei versanti, soprattutto esposti a N, con abbondante umidità edafica, svolgendo su substrati silicei la funzione di arresto dei detriti che il pino mugo svolge su calcare.

21 Rododendri: I rodoreti sono le formazioni arbustive più diffuse nelle Alpi. Nelle Alpi costituite da rocce silicee prevale il rododendro ferrugineo. Si insedia soprattutto su i versanti ad esposizione settentrionale, dove la neve permane più a lungo (la neve protegge dal gelo le giovani foglie appena germogliate), su suoli che già hanno dell humus. Sulle pendici calcaree domina, invece, il rododendro irsuto (più gracile con i fiori più chiari), capace di insediarsi anche sulle rupi e su accumuli di detriti privi di humus, sempre preferibilmente su i versanti settentrionali più umidi. La distribuzione dei due rododendri ricalca abbastanza fedelmente la distribuzione delle rocce calcaree e silicee, ma il rododendro ferrugineo è capace di insediarsi anche su substrati calcarei se vi trova dell humus acido.

22 Ginepro nano Il ginepro nano (Juniperus communis nana) è un arbusto prostrato che forma densi cuscini appiattiti su i versanti più aridi ed esposti del piano subalpino; di preferenza con esposizione meridionale, laddove le nevi si sciolgono prima (esigenze ecologiche complementari a quelle dei rododendri. Brughiera alpina Cenosi costituite da ericacee quali il brugo (Calluna vulgaris), l erica (Erica carnea), diverse specie di mirtilli e l uva orsina. I vaccinieti, prevalgono su i versanti a lungo innevati, esposti a N o a E, mentre su i pendii più caldi vengono sostituiti dal brugo e dall erica carnea.

23 Loiselerieto L aspetto di quote maggiori della brughiera alpina è costituito dalle formazioni ad azalea nana (Loiseleuria procumbens), pianta ipsofila alto-alpina (arriva fino a 3000m), originaria della tundra artica, che costituisce la vegetazione pioniera e finale di queste zone. Questa forma dei densi tappeti su i dossi e i crinali esposti e ventosi, non protetti dalla neve nemmeno in inverno, soggetti al disseccamento estivo e a temperature invernali che arrivano a -60 C. Fra i rami striscianti dell azalea nana si trova una ricca comunità di licheni, che costituisce un importante riserva di umidità, e solo pochissime specie di piante vascolari.

24 Arbusteti subalpini in Appennino In Appennino settentrionale e nelle Alpi Apuane i cespuglieti d altitudine hanno ancora forti somiglianze con quelli alpini, anche se mancano molte specie ad areale artico-alpino. Vi sono i cespuglieti a ginepro nano, a Pinus mugo, vaccinieti, mentre i rodoreti sono rari. In Appennino centrale, l economia prevalentemente agro-pastorale, ha determinato una forte riduzione delle formazioni ad arbusti nani. Si ritrovano cespuglieti densi a pino mugo, cespuglieti densi a ginepro nano, frammenti di vaccinieti (V. myrtillus e V. gaultherioides) legati a suoli profondi e acidi. In Italia meridionale gli arbusteti alto-montani si arricchiscono di specie endemiche,orofite S-mediterranee e di SE mediterranee, mentre scompaiono gli elementi legati all Europa. Es. arbusteti a ginepro nano del Pollino e le formazioni a pulvini spinosi delle montagne meridionali e insulari. Astragalus siculus

25 Lariceti e cembrete 3% (*) Spontanei solo sulle Alpi, altrove sono da impianto Larix decidua Pinus cembra (*) la % è riferita al totale dei boschi

26 Lariceti (formazioni a Larix decidua) Il larice (Larix decidua) è una conifera quasi esclusiva delle Alpi, presente, oltre che nell arco alpino, solo in aree disgiunte sui Carpazi e in Polonia. Si spinge alle quote più elevate, vivendo agli estremi superiori della vegetazione forestale (individui a 2600m). Specie molto eliofila che sopporta bene i venti e si adatta bene al suolo rupestre (sia calcareo che acido). Resiste ad inverni freddissimi e prolungati, ma anche alle elevate temperature che si possono avere in estate su versanti ad esposizione meridionale. Sopportando grandi escursioni termiche e condizioni di aridità dell aria elevate prospera nelle Alpi più continentali E l unica conifera delle nostre latitudini ad essere caducifoglia, caratteristica che gli permette di non perdere acqua che non potrebbe essere compensata per via del suolo gelato

27 la sua eliofilia elevata fa si che dia luogo a formazioni rade, il cui sottobosco, ricevendo molta luce, è abbondante e praticamente identico ai pascoli esterni al lariceto Vi sono anche lariceti più densi, non con l aspetto di pascolo arborato, con sottobosco ad ericacee (calluna, rododendri, mirtilli). quando si mescola al peccio, non sopportando l ombreggiamento deperisce e viene sostituito da quest ultimo. Riesce però a svilupparsi bene alle quote a cui l abete rosso non sopravvive (i lariceti arrivano fino a 2200m, i singoli larici a oltre 2600 m di quota).

28 Cembrete (formazioni a Pinus cembra) Il pino cembro nelle Alpi è diffuso soprattutto nelle vallate a clima continentale in una fascia altimetrica che va da 1700 a 2200 m. È ben adattato al clima freddo e continentale, spesso da luogo a formazioni miste con il larice (larici-cembrete), ma anche a boschi puri, specialmente su i versanti settentrionali. Si insedia dove il larice ha già umificato il suolo, si mescola con questo e, se si sviluppa molto diminuendo la luce disponibile per i larici, diviene dominante (mentre il larice domina sui versanti soleggiati e a quote maggiori).

29 Pinete a pino silvestre (Pinus sylvestris) Le formazioni dominate dal pino silvestre sono caratteristiche delle valli centroalpine a clima continentale, distinte da elevate escursioni termiche, scarse precipitazioni (Es. Val di Susa, Val d Aosta) e scarsissima umidità atmosferica per la frequenza di forti venti. Si sviluppano dalla fascia collinare (langhe piemontesi ed Appennino Emiliano) fino circa a 1800 m di quota E una pianta eliofila, resistente alla siccità e alle elevate escursioni termiche, capace di svilupparsi su suoli poveri, poco evoluti e in stazioni quasi rupestri.

30 Abetine e peccete 8% Peccete spontanee solo su Alpi e App.no sett.le Abetine presenti anche nel resto dell App.no Abies alba Picea abies A. nebrodensis Sicilia, Madonie

31 Peccete (formazioni a Picea abies) Le formazioni di abete rosso (Picea abies = Picea excelsa) costituiscono la formazione più rappresentativa delle foreste alpine. Hanno una grandissima diffusione (soprattutto nell orizzonte montano) dovuta al fatto che l abete rosso è una pianta mesofila, capace di resistere a condizioni di moderata aridità, nocive per il faggio, e a condizioni di luce sfavorevoli all abete bianco. Il peccio è una specie a carattere microtermo, rifugge climi marcatamente oceanici e preferisce suoli a reazione acida

32 Dalle specie presenti nel sottobosco si distinguono diverse tipi di peccete: pecceta subalpina con sottobosco costituito dalle diverse specie che costituiscono la fascia degli arbusti contorti (mirtillo nero, mirtillo rosso, rododendro, lampone), tipica è la presenza delle pirole (Pyrola uniflora, P. secunda), della Linnaea borealis. peccete montane (di quote modeste, m su versanti N, su versanti S più basse) che si mescolano con il faggio e l abete bianco.

33 Le stazioni appenniniche costituiscono una peculiarità biogeografica e sono considerate relitti del periodo glaciale. Ci sono tre piccoli esempi di peccete spontanee nella parte settentrionale della catena: uno nei pressi dell Abetone in provincia di Pistoia (Appennino toscano), detto Pigelleto Chiarugi, un altro presso Passo del cerreto nell Appennino Reggiano (il cui indigenato non è stato confermato da indagini recenti) e uno nell Appennino parmense (Val Cedra). Veduta del Pigelleto Chiarugi

34 Faggete Alpi, App.no e Sicilia No in Sardegna 12% Fagus sylvatica

35 Le faggete Il faggio (Fagus sylvatica) è presente in tutto il territorio nazionale ad esclusione della Sardegna e delle isole minori (è ben rappresentato in Sicilia, mentre è quasi assente dalla Val d Aosta). In Italia caratterizza il piano montano. Nelle Alpi occupa le stazioni a clima più oceanico generalmente al di sotto dei boschi di conifere (fra 600 e 1300m), in Appennino segna il limite della vegetazione arborea ( m; escludendo le faggete eterotopiche che possono trovarsi fra i 200 e i 500m), costituendo la specie forestale più importante. Indifferente al substrato, preferisce suoli freschi e profondi, ma si adatta anche a suoli meno fertili. É una specie oceanica, necessita di elevata umidità atmosferica, senza ampie escursioni termiche.

36 Le Faggete sono una delle formazioni boschive più estese: coprono il 10% di tutta la superficie boscata del Paese. Forma cenosi in cui è fortemente dominante (le faggete pure sono spesso il risultato della selezione operata dall uomo), a cui possono partecipare altre specie come Abies alba, Taxus baccata, Ilex aquifolium, Sorbus aucuparia, Fraxinus excelsior, Salix caprea, Acer pseudoplatanus, A. platanoides, A. lobelii).

37 La faggeta presenta una grande variabilità passando dall Italia settentrionale a quella meridionale: le faggete alpine e dell Appennino settentrionale sono floristicamente più simili a quelle dell Europa centrale, mentre lungo l Appennino si arricchiscono di elementi orientali (presenti anche nel NE) e nel sud e in Sicilia di endemiti mediterranei. Le Faggete dell Appennino settentrionale, più affini a quelle alpine e centro-europee, possono essere distinte in: faggete neutro-basifile, che si sviluppano su suoli profondi ricchi di nutrienti, caratterizzate dalla frequente presenza delle dentarie (Cardamine bulbifera, C. heptaphylla, C. kitabelii); faggete acidofile, che si insediano su substrati acidi e oligotrofici, distinte dalla presenza di diverse specie del genere Luzula (L. pedemontana, L. nivea, L. sylvatica) e da un sottobosco dominato dal mirtillo nero.

38 faggete termofile, essenzialmente rupicole, spesso caratterizzate da una copertura discontinua che permette l ingresso di specie delle praterie circostanti, distinte dalla presenza di diverse specie di Cephalanthera. faggete microterme, che si sviluppano a quote maggiori delle precedenti, e sono caratterizzate da un generale impoverimento floristico (sono frequenti Oxalis acetosella, Adenostyles glabra e Trochiscanthes nodiflorus). Le Faggete dell Appennino centrale mostrano un impoverimento floristico legato al loro ruolo di cerniera biogeografica: si perdono le specie alpine che hanno il loro limite distributivo meridionale nell Appennino settentrionale e sono assenti o sporadiche le specie delle faggete di quello meridionale.

39 Le Faggete dell Appennino meridionale manifestano un autonomia più spiccata, arricchendosi di entità endemiche o subendemiche ad areale meridionale (come Ranunculus brutius e Campanula trichocalycina) e da specie con baricentro distributivo Sud-appenninico e balcanico centro-meridionale (come Geranium versicolor e Doronicum orientale). Anche in questo caso possiamo distinguerne due tipologie: una termofila ed una a carattere microtermo caratteristica di quote maggiori.

40 Castagneti 9% Castanea sativa Alnus cordata Acer obtusatum

41 Querceti caducifogli 25% Quercus cerris Q. pubescens Q. robur Q. petraea

42 Querceti a prevalenza di cerro (Quercus cerris) L areale del cerro si estende principalmente nell Europa centro-meridionale e orientale. In Italia è diffuso in buona parte della penisola (soprattutto sulla dorsale appenninica dalla Toscana verso Sud), manca in Sardegna ed è raro in Pianura Padana e in Sicilia. È diffuso dalla bassa collina fino al limite del piano montano (può raggiungere quote superiori in esposizioni soleggiate). Ha un comportamento mesofilo sia nei riguardi della temperatura che dell umidità; si adatta a tutti i substrati, purchè dotati della giusta umidità. Il cerro partecipa molto frequentemente alla costituzione di querceti e boschi misti o dà luogo a formazioni in cui è fortemente dominante. Spesso queste cenosi presentano una notevole diversità floristica.

43 Cerrete submediterranee, che occupano le aree pianeggianti costiere e subcostiere, ricche di specie termofile ad areale mediterraneo e orientale; nello strato arboreo oltre al cerro sono frequenti la roverella, il farnetto, l orniello,, il sottobosco è ricco di specie arbustive (come Crataegus monogyna, Malus sylvestris e Mespilus germanica) ed erbacee. Cerrete delle aree collinari e submontane, che si arricchiscono di elementi mesofili, più vicini alla flora delle faggete, e nello strato arboreo troviamo anche l Acer obtusatum, il nocciolo (Corylus avellana), il carpino bianco e il tiglio (Tilia platyphyllos).

44 Le cerrete dell Italia meridionale (Campania meridionale, Basilicata e Calabria) possono essere distinte da quelle dell Appennino centro-settentrionale per la presenza di orofite Sud-Est Europee, di specie endemiche e dalla grande abbondanza di specie a distribuzione mediterranea. Fra queste ricordiamo Lathyrus digitatus, L. jordani, Melittis albida, Physospermum verticillatum ed Euphorbia corallioides. Melittis albida Lathyrus digitatus Lathyrus jordani Physospermum verticillatum Euphorbia corallioides

45 formazioni a Quercus pubescens La roverella ha un areale a gravitazione Sud-Europea. In Italia è presente in tutte regioni, in ambienti molto diversi grazie alla sua grande adattabilità. È una specie eliofila, xerofila e termofila (anche se resiste anche a temperature piuttosto rigide), che si ritrova fra i 200 e gli 800m. Cresce su terreni di natura differente, anche aridi e rocciosi. Partecipa a diverse formazioni miste e caratterizza i boschi di latifoglie eliofile. I boschi dominati dalla roverella sono in genere delle cenosi rade con sottobosco ben sviluppato ricco di specie eliofile.

46 Possiamo distinguere delle formazioni collinari più termofile, che si insediano principalmente su substrati calcarei del versante tirrenico, caratterizzate dall abbondanza di specie sempreverdi e mediterranee, come Rosa sempervirens, Rubia peregrina e Asparagus acutifolius. Formazioni che si insediano su pendii calcarei del piano submontano (fra i 600 e i 1000m, nelle vallate dell Appennino centrale). Nello strato arboreo la roverella, dominante, è spesso accompagnata da Fraxinus ornus e Ostrya carpinifolia; nel sottobosco sono comuni Cytisus sessilifolius, Juniperus oxycedrus e Brachypodium rupestre.

47 Pinete montane e oromediterranee Pinus leucodermis Pinete a pino nero d Austria spontanee solo su Alpi or.li e App.no cent.le e mer.le Pinete a pino silano (o di Calabria) in Calabria, Sicilia e M.ti Pisani Pinus nigra - calciofilo Pinete a pino loricato in Campania, Basilicata e Calabria Pinus nigra subsp. calabrica (sub P. nigra subsp. laricio) - substrati silicatici

48 Pinete montane dell Appennino Pinete a Pinus nigra Il pino nero è una specie pioniera, xerofila, eliofila, resistente al gelo, che si adatta facilmente a molti tipi di substrato. Per queste sue caratteristiche e per il rapido accrescimento è stato ampiamente utilizzato per i rimboschimenti. In Appennino sono da segnalare alcuni frammenti di pinete naturali a pino nero in Abruzzo (es. presso Villetta Barrea) oltre ad alcuni presenti in Friuli all estremo occidentale del suo areale.

49 Pinete a Pinus nigra subsp. laricio Le nostre più vaste pinete di pino laricio si hanno in Sila, Aspromonte e sull Etna (endemismo di Calabria, Sicilia e Corsica), fra i 1000 e i 1700m di quota. Il pino laricio si insedia nella fascia di pertinenza del faggio, occupando le pendici rupestri, con suoli poco evoluti e a clima più continentale.

50 Pinete a Pinus leucodermis: Il pino loricato è una specie montana, legata a stazioni rupestri e substrati calcarei, che si spinge fino ai 2200 metri di quota. Ha un areale limitato alla penisola balcanica e ad alcuni massicci dell Italia meridionale. In Italia è segnalato in Calabria (sul Pollino e presso Orsomarso) e in Lucania (M. Alpi e M. La Spina). Non forma dei popolamenti con sottobosco nemorale, anche dove è presente in modo consistente da luogo ad una pineta inserita in un contesto di pascolo arido.

51 Leccete e sugherete 9% Quercus ilex Q. suber

52 Leccete Il leccio (Quercus ilex) è una quercia sempreverde mediterranea. È più abbondante nel settore occidentale, dove forma boschi puri molto vasti. In Italia è diffuso principalmente nelle isole e nelle regioni costiere tirreniche e ioniche, sul versante adriatico i popolamenti diventano discontinui; troviamo nuclei isolati e relittuali lungo le coste dei laghi insubrici, sui colli euganei, in Friuli e nel ferrarese. Lungo la penisola risale spesso le valli interne occupando versanti soleggiati calcarei. E tipico della fascia mesomediterranea ma dove le condizioni stazionali non sono favorevoli alle latifoglie più esigenti (versanti ripidi, calcarei, ad esposizione meridionale) sale in quota arrivando fino al contatto con le faggete. Lo troviamo dalla riva del mare fino a oltre È una specie molto xerotollerante e relativamente termofila anche se resistente al freddo e alle brusche variazioni di temperatura. Si adatta a diversi tipi di terreno, evitando solo quelli molto argillosi o con ristagno idrico; allontanandosi dalla fascia mesomediterranea si comporta da specie calcicola termica.

53 La lecceta è una formazione che crea condizioni di grande sciafilia, in cui il leccio tende ad essere dominante, e in genere è caratterizzata da una scarsa diversità floristica. Caratteristica della lecceta è la presenza di molte specie lianose, fra cui Rubia peregrina, Smilax aspera, Clematis flammula, C. vitalba, Tamus communis. Possiamo distinguere molti tipi diversi di lecceta, fra queste: le leccete tipiche della fascia litorale (coste tirreniche della penisola), ricche di elementi sempreverdi come Viburnum tinus, Phillyrea sp. pl., Arbutus unedo, Pistacia lentiscus, Myrtus communis.

54 le leccete miste della fascia collinare e submontana, caratterizzate dalla presenza di diverse latifoglie decidue: nello strato dominante assieme al leccio possono essere comuni l orniello (Fraxinus ornus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia), la roverella (Quercus pubescens), Acer monspessulanum e Carpinus orientalis.

55 L Italia alpina Giacomini e Fenaroli, Flora d Italia - TCI

56 Appennino centrale NORD Veg.ne non forestale Faggeta ca m. Ostrieto SUD Querceto mesofilo Querceto termofilo + Lecceta Querceto meso-igrofilo Boschi igrofili

57 Successione catenale reale in un settore dei M.ti Sabini SW 1300 m 1300 NE Catena di M.te Pizzuto 1283 m Catena di M.te Tancia 1292 m Valle Gemini M.te Cesa 756 m 300 m 300 Fosso di Galatina Faggete (Anemono-Fagetum sigmetum) Boschi di forra (Tilio-Acerion) Boschi misti (Melittio-Ostryetum sigmetum) Ostrieti termofili (Asparago-Ostryetum sigmetum) Leccete (Orno-Quercetum ilicis sigmetum)

58 Appennino calabro Giacomini e Fenaroli, Flora d Italia - TCI

59 Macchie alte e macchie basse e garighe 12% e 32% (della sup. arbustiva) Olea europaea Ceratonia siliqua Chamaerops humulis

60 Macchia mediterranea Con il termine macchia si intende la vegetazione arbustiva sempreverde, dominata da specie sclerofille, caratteristica dell area mediterranea. Si tratta di cenosi molto dense e compatte, alte da 2 a 4m, dominate da arbusti e ricche di specie lianose. È la principale formazione legnosa presente nelle aree costiere e subcostiere del Mediterraneo. Interessa gran parte della penisola e le isole, spesso penetra verso l interno sviluppandosi su i versanti più caldi dei rilievi antiappenninici. Esistono aspetti differenti di macchia, in base alle caratteristiche climatiche, del substrato, al tipo e all intensità di disturbo cui possono essere soggette. Gli arbusti che più frequentemente la costituiscono sono il mirto, il lentisco, l erica, il leccio, il corbezzolo, i ginepri, i cisti, il ramno, la fillirea

61 Per quanto riguarda l origine la macchia può essere distinta in macchia primaria e macchia secondaria: la macchia primaria, molto più rara, è propria di aree con caratteristiche che non permettono lo sviluppo di vegetazione forestale, per via dell esistenza di qualche fattore limitante (caratteristiche del substrato, pendenze molto elevate, continua azione inaridente del vento, elevato tenore salino). Un esempio di macchia primaria a carattere spiccatamente rupestre e la macchia a palma nana (al Circeo la palma nana si mescola con l euforbia arborea). la macchia secondaria è legata alla scomparsa della vegetazione forestale in seguito a disturbi prolungati. Costituisce quindi uno stadio di degradazione della pre-esistente vegetazione forestale spesso legato alla ceduazione, ad incendi ricorrenti e al pascolo che spesso segue i primi due facendo regredire ulteriormente la vegetazione.

62 È possibile distinguere diversi gradi di evoluzione (o di degradazione) della macchia, fra i termini più evoluti ci sono gli aspetti a erica e corbezzolo e le boscaglie a leccio, mentre fra gli aspetti meno evoluti (o più degradati) possiamo ricordare le macchie a cisti, che si avvicinano ad una gariga. In base allo sviluppo in altezza delle formazioni la macchia può essere distinta in macchia alta o macchia-foresta (4-5m) e macchia bassa (1,5-2m).

63 Macchia a erica (Erica arborea) e corbezzolo (Arbutus unedo) La macchia ad erica e corbezzolo è una formazione di macchia alta frequente su i substrati silicei lungo tutto il litorale tirrenico. Queste comunità nel Lazio si trovano in corrispondenza di substrati acidi, come su i Monti Ceriti e i Monti della Tolfa. Sia il corbezzolo che l erica hanno una grande capacità di ripresa dopo il passaggio del fuoco (il corbezzolo è tra le prime specie a riprendere a vegetare) e la loro dominanza è probabilmente legata al regime degli incendi.

64 Macchia a mirto (Myrtus communis) e lentisco (Pistacia lentiscus) Tipologia diffusa in tutto il bacino del mediterraneo, comune nel Lazio costiero, si spinge anche sui versanti calcarei dei rilievi non propriamente costieri. Aspetti di macchia, spesso secondaria, dominati da Myrtus communis e Pistacia lentiscus, a cui si aggiungono spesso Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia e le lianose Lonicera implexa, Smilax aspera, Clematis flammula, Rubia peregrina e Asparagus acutifolius.

65 Macchia ad euforbia arborea (Euphorbia dendroides) L Euphorbia dendroides è la più grande euforbia europea (arriva a 2m). È specie termofila che predilige stazioni soleggiate ed è competitiva su falesie e versanti acclivi e rocciosi indipendentemente dalla natura del substrato. È adattata a condizioni di spiccata aridità: è una caducifoglia estiva (fenomeno dell estivazione), cioè perde le foglie da giugno a settembre entrando in riposo in corrispondenza del periodo estivo più caldo e arido. Gli arbusteti a Euphorbia dendroides si rinvengono lungo i litorali più caldi, in ambiti rocciosi.

66 La Pianura Padana (e altre pianure) Boschi igrofili Querceti caducifogli (Boschi di specie aliene, es. Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima, Prunus serotina, Quercus rubra, ecc.)

67 Boschi igrofili 1% Populus nigra P. alba Salix alba

68 Alnus glutinosa Boschi igrofili Fraxinus oxycarpa Altre specie: Laurus nobilis Sambucus nigra Ulmus minor

69 Robinia pseudoacacia Quercus rubra Ailanthus altissima Specie aliene Prunus serotina

70 MARE Coste basse Vegetazione dunale erbacea La vegetazione costiera Macchia mediterranea Garighe Querceti sempreverdi (Pinete litoranee) Querceti caducifogli e boschi igrofili

71 Coste basse Crucianelletum

72

73 La vegetazione costiera Coste alte Querceti caducifogli termofili Macchia mediterranea Querceti sempreverdi (Pinete litoranee) Garighe Vegetazione casmofitica alofila MARE

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75 Pinete mediterranee 3% Pinus pinaster P. pinea P. halepensis

76 Pinus pinaster P. pinea P. halepensis

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