CARTA FORESTALE E PRODUZIONI TARTUFICOLE DELLA BASILICATA

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1 4 Corso di aggiornamento sulle conoscenze idnologiche lucane CARTA FORESTALE E PRODUZIONI TARTUFICOLE DELLA BASILICATA Giuseppe Mancino Università degli Studi della Basilicata Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e dell Ambiente giuseppe.mancino@unibas.it

2 Nel 2004 il Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità ha finanziato la predisposizione della Carta Forestale in formato numerico, a scala di elevato dettaglio, al fine di ottenere una conoscenza analitica della risorsa forestale e soprattutto di consentire la quantificazione e la distribuzione spaziale di questo patrimonio, a oggi scarsamente conosciuto a causa di informazioni non aggiornate e non supportate da criteri classificatori omogenei. La Carta Forestale è una carta tematica, in formato numerico, che fornisce informazioni relative alla fisionomia, composizione, struttura, modalità gestionali e attitudini funzionali delle risorse forestali

3 La superficie territoriale Basilicata: ha La superficie forestale in Basilicata: ha 1/3

4 Bosco Definizione di bosco FAO FRA 2000 (Forest Resources Assessment) Territorio con copertura arborea maggiore del 10% su un estensione maggiore di 0,5 ha. Gli alberi devono poter raggiungere un altezza minima di 5 m a maturità in situ. Può trattarsi di formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli forestali giovani, anche se derivati da piantagione, o aree temporaneamente scoperte per cause naturali o per l intervento dell uomo, ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); strade forestali, fratte tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aperture del bosco; boschi inclusi in parchi nazionali, riserve naturali e altre aree protette; barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a 20 m, purché maggiori di 0,5 ha. Sono incluse anche le piantagioni finalizzate a scopi forestali comprese quelle di alberi da gomma e le sugherete. Altre terre boscate Territorio con copertura arborea del 5-10% di alberi in grado di raggiungere un altezza minima di 5 m a maturità in situ oppure territorio con una copertura maggiore del 10% costituita da alberi che non raggiungono un altezza di 5 m a maturità in situ o da arbusti e cespugli.

5 Criteri dimensionali minimi usati per la Carta forestale della Basilicata Estensione > m² Larghezza > 20 Grado di copertura > 10% bosco? bosco? bosco?

6 DEFINIZIONE DI BOSCO DELLA REGIONE BASILICATA Deliberazione Giunta Regionale n.956 del 20/4/2000 Ai fini dell applicazione del presente regolamento, si definisce bosco l area coperta da vegetazione arborea, di origine naturale o artificiale, con una superficie minima di mq., una larghezza minima di mt. 20 e un area di insidenza non inferiore al 20%, nonché le aree che, pur essendo di superficie inferiore ai mq, sono accorpate ad altre aree a bosco, indipendentemente dalla proprietà. Sono, altresì, da considerarsi bosco le aree temporaneamente prive di soprassuolo, per cause naturali o artificiali, ma suscettibili di ricopertura, nonché le formazioni rupestri e ripariali e quelle del tipo macchia mediterranea. Non sono da considerarsi bosco gli arboreti da legno, quali noceti, ciliegeti e castagneti, le colture legnose specializzate, quali noccioleti, castagneti da frutto e popolamenti impiantati per la produzione del tartufo, le colture legnose a rapido accrescimento, quali pioppeti e, in genere, tutte le formazioni legnose con funzione essenzialmente frutticola e quelle con funzione di arredo urbano.

7 A Boschi di faggio, B Pinete oro-mediterranee e altri boschi di conifere montane e submontane, C Boschi di castagno, D Querceti mesofili e meso-termofili, E Altri boschi di latifoglie mesofile e meso-termofile, F Arbusteti termofili, G Boschi di pini mediterranei, H Boschi (o macchie alte) di leccio, I Macchia, L Gariga, M Formazioni igrofile, N Piantagioni da legno e rimboschimenti con specie esotiche, O Aree temporaneamente prive di copertura forestale.

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9 A Boschi di faggio, B Pinete oro-mediterranee e altri boschi di conifere montane e submontane, C Boschi di castagno, D Querceti mesofili e meso-termofili, E Altri boschi di latifoglie mesofile e meso-termofile, F Arbusteti termofili, G Boschi di pini mediterranei, H Boschi (o macchie alte) di leccio, I Macchia, L Gariga, M Formazioni igrofile, N Piantagioni da legno e rimboschimenti con specie esotiche, O Aree temporaneamente prive di copertura forestale.

10 Distribuzione a livello provinciale

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12 3 livelli principali Esempi del 2 livello

13 Esempi del 3 livello

14 SEZIONE FORESTALE

15 COMUNE DI FILIANO

16 Superficie forestale totale 3034 ha Superficie comunale totale 7078 ha Indice di boscosità 43 %

17 Gariga a lentisco Gariga Gariga a rosmarino e cisto Le garighe sono tipiche formazioni cespugliose discontinue che si estendono su suolo involuto, ricco di roccia affiorante o sabbioso, in un ambiente caratterizzato da elevate luminosità, temperatura e aridità. È costituita da arbusti bassi e frutici, che al massimo raggiungono 1-1,5 metri, ma in genere inferiori ai 50 cm.

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19 Macchia Macchia a leccio con altre sclerofille, leccio arborescente accompagnato da fillirea, lentisco, erica, mirto, ginepro, Macchia termofila con fillirea e/o lentisco prevalenti Macchia mista di altre sclerofille

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21 Boschi di leccio

22 Quercia sempreverde a diffusione circum-mediterranea. In Basilicata, i boschi, o le macchie alte, di leccio non sono molto diffuse ma rappresentano comunque un aspetto di rilievo sul piano paesaggistico e ambientale leccete costiere leccete accantonate su versanti accidentati (leccio rupestre), anche con penetrazioni nell orizzonte sopramediterraneo e, in favorevoli condizioni microclimatiche, in quello submontano, dove il leccio si mescola alle altre latifoglie presenti (roverella, orniello, acero opalo, acero campestre, acero monspessulano, frassino ossifillo, ecc.), nell ambito di boschi misti. Per lo più governati a ceduo per il soddisfacimento di usi civici (legna da ardere) e in molti casi pascolati, i boschi e le macchie a partecipazione di leccio si presentano in condizioni vegetative variabili, a seconda delle pregresse modalità di uso e delle caratteristiche ambientali. Quando presente, il degrado è da imputare a fattori come l incendio, la ceduazione a turni troppo ravvicinati, il pascolo: tutti fattori che tendono, soprattutto negli ambienti più esposti alla siccità, a determinare perdite di vigore, frammentazione della copertura, compattamento del suolo, potendo così determinare la transizione verso formazioni lacunose dominate da specie arbustive

23 Lecceta costiera (Maratea) Lecceta «accantonata» (Val d Agri)

24 Boschi di pini mediterranei Boschi costituiti in prevalenza da Formazioni di pino d Aleppo Rimboschimenti con pino marittimo e/o pino domestico prevalenti Rimboschimenti misti di conifere mediterranee (pini mediterranei, cupressacee, cedri)

25 Pineta mediterranea (Craco)

26 Pineta mediterranea (Metaponto)

27 Pineta mediterranea (Pisticci)

28 Formazioni ripariali Formazioni riparali a salice Alneti ripariali Pioppeti artificiali a pioppo ibrido Formazioni planiziali o retrodunali (con farnia, pioppo bianco, frassino angustifolio, ecc.) Altre formazioni igrofile

29 Formazioni ripariali con pioppi e salici (Potenza)

30 Formazioni planiziali (Bosco Pantano di Policoro)

31 Pinete oro-mediterranee Boschi di pino loricato Rimboschimenti con pino nero prevalente Abetine naturali con abete bianco prevalente Rimboschimenti con abete bianco prevalente Rimboschimenti con abete rosso prevalente Rimboschimenti misti

32 Formazioni infraperte di Pino loricato (Pollino)

33 Rimboschimenti di Pino nero (M. Serranetta)

34 Rimboschimenti misti con Pino silvestre

35 Boschi con presenza di Abete bianco

36 Abies alba Sull appennino meridionale vegeta tra gli 800 e i 1700 metri di quota; le popolazioni di abete bianco delle zone meridionali appaiono differenziate ecologicamente, morfologicamente e anche geneticamente da quelle settentrionali. In Basilicata l abete bianco forma boschi in consociazione con il cerro e il faggio. È presente sia sulle pendici del massiccio del Pollino, che in altre località, fra cui ricordiamo Laurenzana, Ruoti, Vaccarizzo di Carbone e Bosco Rubbio; sono casi in cui la presenza dell abete bianco conferisce al biotopo un importante valore naturalistico attualmente tutelato, nell ambito della Direttiva Habitat 92/43/CEE, con l istituzione di Siti di Interesse Comunitario (SIC). Abetina di Laurenzana. Si estende su circa 320 ettari nel Comune di Laurenzana e rappresenta una porzione di un più vasto complesso boscato che interessa anche il territorio di Viggiano. L abetina, che occupa una fascia di transizione tra la cerreta e la faggeta, fra 1100 e 1330 m di quota, è un biotopo già segnalato dalla Società Botanica Italiana nel Abetina di Ruoti. Occupa un area di circa 110 ettari nel Comune di Ruoti, fra 900 e 1000 m di quota Bosco Vaccarizzo. L abete bianco si rinviene nella faggeta del Bosco Vaccarizzo, nel Comune di Carbone, tra 900 e 1200 metri di quota, sul versante nord orientale del torrente Serrapotamo. Bosco Rubbio. In comune di Francavilla sul Sinni, esteso fra 1200 e 1600 metri di altitudine, costituisce un significativo relitto dell associazione faggio-abete che originariamente rivestiva le pendici del monte Pollino. Bosco Rubbio è classificata come Zona di Protezione Speciale (ZPS), nell ambito della rete Natura 2000, in virtù della presenza di avifauna dal consistente valore naturalistico.

37 Abete bianco sul Pollino

38 Abetina di Ruoti

39 Abetina di Laurenzana

40 Abetina di Laurenzana

41 Bosco Vaccarizzo

42 Bosco Rubbio

43 Boschi di latifoglie mesofile e meso-termofile Formazioni forestali distribuite nella fascia collinare e submontana, rappresentate prevalentemente da: Ostrieti e carpineti Alneti non ripariali a ontano napoletano Altre formazioni miste

44 Boschi di latifoglie mesofile (Val d Agri)

45 Boschi di latifoglie mesofile e meso-termofile (Marmo Platano)

46 Boschi di castagno In Basilicata i principali boschi di castagno vegetano sui suoli vulcanici del Vulture, dove sono governati sia a ceduo che ad alto fusto; quest ultima forma di governo si è però contratta a causa dei problemi patologici causati dalla presenza degli agenti del cancro corticale e del mal dell inchiostro. Altri nuclei sono presenti nella Comunità Montana Marmo Platano, in Val d Agri, nel lagonegrese, nella valle del Sinni. In generale, lembi di castagneti tuttora in coltivazione si conservano soprattutto vicino ai centri abitati. Oltre alla tradizionale funzione produttiva, ai boschi di castagno va oggi riconosciuta anche una rilevante valenza paesaggistica e storicoculturale.

47 Castagneti da legno (M. Vulture)

48 Castagneti da frutto

49 Querceti mesofili e mesotermofili

50 I boschi di querce mesofile e meso-termofile (in prevalenza cerro, roverella e farnetto), costituiscono le formazioni di maggiore estensione del paesaggio forestale lucano, occupando ampiamente la fascia collinare e montana. Cerro. forma boschi puri o misti nel piano sub-montano; principale costituente del querceto mesofilo, è specie eliofila, che predilige terreni profondi e con discreta dotazione di umidità. Farnetto. è moderatamente esigente per quanto riguarda il terreno, prediligendo substrati fertili e sciolti; è specie generalmente sporadica, che raramente dà luogo ad addensamenti monospecifici. Roverella. in Italia è ubiquitaria, dalle basi delle Alpi a tutto l Appennino; specie frugale, tollerante l aridità, è la principale costituente del querceto xerofilo. La cerreta mesofila tipica, presente fino alla quota di circa 1000 m, è costituita da un bosco a prevalenza di cerro in cui, nelle situazioni più evolute e meno disturbate, è possibile individuare uno strato secondario arboreo-arbustivo composto da Carpinus orientalis, Carpinus betulus, Pirus malus, Acer campestre e A. opalus. sottobosco arbustivo è piuttosto sviluppato e vario, con specie presenti anche in faggeta (edera, pungitopo, ligustro, dafne, agrifoglio) Cerreta submontana, che si sviluppa a quote superiori ai 1000 m, spesso con mescolanze di specie mesofile come gli aceri e faggio Cerreta meso-xerofila è diffusa sui versanti più caldi, spesso nelle zone sommitali di grandi pianori argilloso-arenacei, con presenza più cospicua del farnetto. Boschi a prevalenza di roverella nel piano sub-montano inferiore e in quello sopramediterraneo, il querceto di impronta xerofila è spesso rappresentato da cedui misti a marcata; si tratta di cedui semplici o matricinati, con matricinatura irregolare, molto spesso caratterizzati dalla presenza di uno strato inferiore composto da arbusti mediterranei, nella maggior parte dei casi utilizzati per il soddisfacimento di usi civici.

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52 Bosco a prevalenza di Cerro

53 Bosco misto di Cerro e Farnetto (Anzi)

54 Boschi di faggio

55 Al di sopra dei 1000 m di quota, i boschi di faggio rappresentano la manifestazione forestale dominante, assumendo grande valenza sul piano paesaggistico e ambientale. Tipologia di faggeta: faggeta montana termofila (faggeta ad agrifoglio: Aquifolio-fagetum). ambienti caratterizzati da adeguata umidità atmosferica ed edafica; verso l alto confina con la faggeta altomontana, in basso transita verso i querceti a foglia caduca. Specie arbustive l agrifoglio (Ilexaquifolium), il tasso (Taxus baccata) e la dafne (Daphne laureola). Specie arboree quali: acero di Lobelius, acero montano, acero riccio, olmo montano, tiglio platifillo, ontano napoletano, sorbo degli uccellatori faggeta altomontana tipica delle stazioni più elevate, ove costituisce il limite della vegetazione forestale, (faggeta a campanula: Asyneumati-fagetum) Spesso vegeta in situazioni ambientali difficili, su suoli poveri e superfici scoscese (Pignatti, 1998; Gavioli, 1932). Talvolta il soprassuolo è limitato a gruppi di alberi più o meno sparsi, con individui di altezza modesta e, frequentemente, con portamento ramoso, contorto, talvolta policormico.

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57 Faggeta (Pollino)

58 Boschi di faggio (ceduo)

59 Boschi di faggio (fustaia)

60 Faggeta ai limiti della vegetazione

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62 Tuber aestivum Tuber uncinatum

63 Carta Forestale Carta Pedologica Caratteristiche morfo-topografiche Caratteristiche climatiche AGGIORNAMENTO DELLA CARTA DELLE VOCAZIONI TATUFIGENE

64 Definizione della specie di tartufo Definizione dei requisiti della specie (Land Use Requirements ) Definizione dei criteri diagnostici del territorio Identificazione dei dati di input LAND EVALUATION (FAO) Attribuzione dei punteggi di idoneità ad ogni singolo layer per ognuna delle specie Applicazione del modello di combinazione Validazione (letteratura, conoscenze acquisite sul territorio, ecc.) Elaborazione delle mappe di IDONEITA Calibrazione

65 Metodologia di Land suitability» (FAO, 1976) ORDINE CLASSE Definizione Adatto S1 (Molto adatto) Territori senza significative limitazioni o con limitazioni facilmente superabili e che comunque non ne limitano la produttività e i benefici S2 (Moderatamente adatto) Territori con limitazioni abbastanza severe o che comunque riducono la produttività per un determinato uso S3 (Marginalmente adatto) Territori con severe limitazioni per l applicazione dell uso proposto; la produttività è ridotta e gli investimenti hanno costi solo parzialmente giustificabili Non Adatto N (Non adatto) Territori con severe limitazioni tali da precludere qualsiasi possibilità d uso

66 Mancino et al., 2012

67 GRAZIE PER L ATTENZIONE

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