LEGIONELLA : SIGNIFICATO E MISURE DI SICUREZZA INTRODUZIONE

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1 LEGIONELLA : SIGNIFICATO E MISURE DI SICUREZZA Dr. Roberto Lombardi, Prof. Giuseppe Spagnoli, Angelo Olori Dipartimento Igiene del Lavoro ISPESL INTRODUZIONE Il D.Lgs. 626/94 e successive modifiche ed integrazioni, si riferisce al miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Questo spiega la necessità di introdurre una strategia prevenzionistica nuova incentrata sulla ricerca di più alti livelli di sicurezza e di confort lavorativi compatibili con l attuale disponibilità di soluzioni tecnologiche. Questa legislazione mette in risalto una procedura di tutela della salute di tipo attivo che vede le singole strutture protagoniste anche nell attività della sicurezza, in quanto considerata come parametro fondamentale del processo produttivo. L intero quadro normativo è basato su una costante correlazione fra le attività lavorative e relative misure di sicurezza, tra innovazione tecnologia ed i rispettivi interventi per la tutela della Sicurezza e della Salute degli operatori. Tale correlazione viene attuata attraverso l esame della tecnologia di processo e delle tecniche operative applicate e la contemporanea verifica dell attuazione delle adeguate misure di prevenzione, misure che devono essere, peraltro, scelte secondo criteri di idoneità e priorità, così come riportato in sede di indicazione delle misure generali di sicurezza, previste nel Titolo I. Nell ambito delle misure di tutela per la salute dei lavoratori evidenziate dalla legislazione, si evidenziano peculiari aspetti di innovazione nel Titolo VIII Protezione da Agenti Biologici (recepimento della Direttiva 679 / 90 CE ) che recentemente sono stati ulteriormente evidenziati nella Direttiva 54 / 2000 CE. ASPETTI INNOVATIVI E SIGNIFICATO DELLA PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI Gli interventi di protezione per il rischio di esposizione ad agenti biologici in relazione agli adempimenti previsti dal Titolo VIII del D.Lgs. 626/94 e successive modifiche ed

2 integrazioni, si considerano infatti attualmente di particolare interesse per il contenuto estremamente innovativo dell attuale normativa e per la necessità di garantire una adeguata ed efficace tutela del personale. Ai sensi dell art.4 del D.Lgs. 626/96, per quanto concerne il Titolo VIII è necessario evidenziare per luogo o ambiente se esiste o meno rischio di esposizione ad agenti biologici dei lavoratori (come più volte sottolineato nell art. 78 del Decreto) e quali siano le misure tecniche, organizzative procedurali attuate o da dovere attuare per evitare l esposizione individuando e definendo i necessari interventi di protezione. LA VALUTAZIONE DEL RICHIO BIOLOGICO PER LA DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROTEZIONE L osservare tali adempimenti è strettamente dipendente dalla valutazione del rischio biologico che rappresenta il cardine dell intero sistema prevenzionistico e deve essere effettuato attraverso una procedura applicativa e facilmente eseguibile ed in grado di garantire un corretto svolgimento per consentire la successiva pianificazione degli interventi di prevenzione- protezione. Al riguardo sono state pubblicate le Linee Guida ISPESL Il rischio biologico : procedura applicativa per la valutazione del rischio e la pianificazione degli interventi di prevenzione e protezione (AA. F.Benvenuti, R. Lombardi Dip. Igiene del Lavoro ISPESL e F.Pastoni Lab.Microbiologia Centro Comune di Ricerca CEE Ispra, Ann. Ig. Vol.12 N.4 Suppl. 2 p , 2000 ). In esse viene illustrata una metodologia operativa che uniformandosi ai criteri procedurali previsti dalle linee guida per la valutazione del rischio elaborate dall ISPESL per i diversi comparti operativi (PMI, Lab. di Ricerca, Controllo e Didatici, SSN etc..) [1,2,3 ], delinea in forma esplicativa un indirizzo attuativo dell intero procedimento valutativo del Rischio Biologico [4]. Seguendo la procedura valutativa prevista (Tab.1), l analisi dei rischi avrà inizio con la caratterizzazione degli AB, connessi con i processi e le tipologie presenti in ogni ambiente o posto di lavoro, per quanto lo consentano le attuali conoscenze tecnico-scientifiche e la classificazione degli stessi AB in gruppi da 1 a 4.

3 Successivamente, in base alle modalità operative adottate ed alle misure di sicurezza attuate, si individueranno i rischi residui o di esposizione ad AB e si procederà alla loro stima attraverso la misura dei parametri di rischio e la loro quantificazione, se tecnicamente realizzabile. Nel caso sia identificabile anche solo una potenziale esposizione all agente Legionella, essendo questo classificato al gruppo 2 tra i patogeni, in base a quanto evidenziato dal DLgs 626 / 94 si devono attuare tutte le misure di sicurezza necessarie.. MODALITA DI SELEZIONE DEGLI INTERVENTI Un attenta osservazione meritano le misure di sicurezza attuate, per constatarne l adeguatezza sulla base delle attuali acquisizioni del settore che ci pervengono dalla comunità scientifica e dagli Organismi dello Stato istituzionalmente competenti, esaminando nei particolari l idoneità degli interventi di protezione collettiva individuale, al fine di evitare l esposizione dei lavoratori agli specifici AB. Si sottolinea inoltre che assume una valenza imperativa poter dimostrare, qualora non sia possibile attestare la conformità a specificare norme tecniche di riferimento, in quanto non elaborate, l adeguatezza dei suddetti interventi di protezione collettiva ed individuale se realizzabili ( vedi II fase in tab.1), attraverso una valida documentazione tecnico-scientifica considerando sempre con attenzione quanto riportato nell Art.3 comma 1 lettera b) del DLgs 626 / 94, eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non è possibile, loro riduzione al minimo, nell Art. 4 comma 5 lettera b) il datore di lavoro aggiorna le misure di prevenzione, ovvero in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e protezione, nonché quanto enunciato da una recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione, la n del , che ha sancito ancora una volta il principio della fattibilità tecnologica per la tutela della salute di un lavoratore. La suddetta documentazione tecnico-scientifica deve essere disponibile e deve evidenziare come un operatore sia protetto nei confronti della potenziale esposizione ad AB. Questo significa che gli interventi di protezione sia di tipo collettivo che individuale, per una appropriata e reale salvaguardia del lavoratore, devono essere realizzati e selezionati in

4 funzione delle specifiche tecniche, dei requisisti ed in relazione alle proprietà peculiari degli AB in esame. E indispensabile a tal fine tener presente, a differenza del rischio di natura chimica, per il rischio biologico non esistono limiti di esposizione utilizzabili come valori di soglia, sia per la limitatezza dei valori disponibili, sia per l impossibilità di determinare una dose minima infettante. Di conseguenza non si può procedere ad una completa stima del rischio di esposizione e l attività di prevenzione deve ridurre al più baso livello possibile la contaminazione ambientale e parallelamente l entità dell esposizione individuale. CONSIDERAZIONI PER LA VALIDAZIONE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE In particolare si raccomanda un accurata determinazione dei requisiti e delle caratteristiche tecniche, che devono poi mantenersi tali nel tempo per la scelta di ogni protezione collettiva e di tutti i DPI nel caso l adozione di questi dispositivi sia necessaria per alcune mansioni lavorative all interno di una struttura. INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DI TIPO COLLETTIVO Nell ambito della tutela della salute da legionellosi in un ambiente di lavoro è doveroso considerare alcuni importanti interventi di prevenzione protezione di tipo collettivo : Le procedure di pulizia,decontaminazione e disinfezione degli impianti di ventilazione e condizionamento ( o di singole apparecchiature ),degli apparati di umidificazione dell aria,delle vasche e piscine utilizzate per terapie,dei dispositivi medici per trattamenti respiratori, esercitano un ruolo di preminenza per quanto concerne la prevenzione e la protezione collettiva. Sono parte integrante di

5 qualsiasi attività nell ambito della struttura sanitaria e si utilizzano continuamente per il paziente ed il personale. La procedura di disinfezione,la più importante sotto il profilo della tutela della salute, si considera idonea al fine prefissato se è efficace verso gli agenti biologici che costituiscono la sorgente dell infezione o delle infezione. A tal riguardo si devono impiegare le sostanze disinfettanti che possiedono l attività richiesta considerando anche i necessari tempi di contatto, i diversi substrati ed i possibili mezzi interferenti nei quali siano presenti gli agenti infettivi poichè le proprietà microbicide potrebbero essere insufficienti, annullate o fortemente ridotte. Contemporaneamente è doveroso porre altrettanta oculatezza nella scelta di questi composti valutando anche le caratteristiche di tossicità per i soggetti esposti in relazione alle concentrazioni di impiego. - Il trattamento di decontaminazione delle reti di distribuzione di acqua sanitaria è considerato attualmente di rilevante importanza per la frequenza di casi di. Legionellosi imputabili ad inquinamento di tali impianti. Attualmente,a nostro parere, dai risultati sinora constatati l unica soluzione generalmente applicabile in tutti gli impianti anche in quelli molto vetusti è l adozione di appositi sistemi filtranti tecnologicamente avanzati, disponibili sul mercato, da predisporre in modo appropriato. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Nell ambito delle misure di protezione individuale,i DPI che più frequentemente si devono rendere disponibili per la protezione dell operatore, comprendono: - i guanti E necessario che venga emessa una certificazione dall Organismo Notificato per il Produttore che attesti la marcatura CE come DPI, i requisiti prescritti dalla Norma tecnica EN 374 per la protezione da microrganismi, e che dichiari che il DPI è in III categoria;

6 - gli indumenti di protezione Devono possedere una marcatura CE per la protezione da agenti biologici ai sensi del D. Lgs 475/92 ed essere classificati in terza categoria (deve essere stata emessa una certificazione CE dall Organismo Notificato per il Produttore che attesti la marcatura CE come DPI in III categoria e la protezione da agenti biologici) Possono essere di diversa tipologia in relazione alle modalità lavorative ed alle mansioni da espletare. Attualmente sono disponibili nella foggia di tuta e di camice. Gli indumenti costituiti da più parti devono essere progettati in modo tale da garantire la protezione in tutte le prevedibili posture di lavoro e per qualsiasi indumento si deve assicurare sempre un adeguata protezione lungo le parti di chiusura. Nel caso in cui la valutazione del rischio evidenzi che il rischio di esposizione dell operatore comporti la necessità di utilizzare altri DPI specifici, gli stessi devono essere compatibili con l indumento e devono avere caratteristiche di protezione adeguate. Gli indumenti devono essere indossati per tutto il tempo in cui permane il rischio di esposizione agli agenti biologici Ogni indumento di protezione, infine, deve essere accompagnato da una nota informativa nella quale deve risultare evidente il possesso delle proprie caratteristiche e specifiche tecniche. Le modalità di gestione dopo l uso dovrebbero essere stabilite con apposite procedure aziendali. Dovrebbero essere stabilite le modalità di conservazione, eventuale decontaminazione oppure le modalità per un corretto smaltimento. L utilizzatore deve rispettare le indicazioni di manutenzione stabilite dal fabbricante. - i dispositivi di protezione delle vie respiratorie E necessario accertare la tutela del soggetto esposto rispetto agli specifici agenti biologici che costituiscono il rischio di esposizione [4] valutando attentamente una documentazione tecnico-scientifica che attesti tale requisito di protezione.

7 Nella difficoltà di effettuare tale verifica, in base all attuale stato dell arte, per tutelare l operatore potenzialmente esposto a Legionella sp. è necessario far indossare allo stesso un DPI monouso denominato facciale filtrante FFP3, preferibilmente munito di valvola di espirazione (deve essere stata emessa una certificazione CE dall Organismo Notificato per il Produttore che attesti la marcatura CE come DPI in III categoria, i requisiti prescritti dalla norma tecnica EN 149 e la tipologia FFP3). I facciali filtranti non dovrebbero essere riutilizzati dopo l uso e vanno in ogni caso scartati se danneggiati, sporchi o contaminati da sangue o altri fluidi biologici. Nel caso si debbano eseguire attività con particolari modalità di esposizione (quali ad es. attività di manutenzione in sezioni di impianto con evidente contaminazione), si raccomanda l impiego di una maschera a pieno facciale con filtro P3 (deve essere stata emessa una certificazione CE dall Organismo Notificato per il Produttore che attesti la marcatura CE come DPI in III categoria, i requisiti prescritti dalla norma tecnica EN 143 e la tipologia P3 del filtro o eventualmente HEPA). - sistemi per la protezione del volto da schizzi di liquidi biologici e da altro materiale similare, del tipo a visiera od equivalente, Devono avere marcatura CE come dispositivi di protezione individuale ed una certificazione che attesti l ottemperanza alla norma tecnica EN 166, "protezione da gocce e spruzzi di liquidi". CONCLUSIONI La selezione e la pianificazione degli interventi di protezione inerenti il rischio biologico è strettamente dipendente dalla valutazione del rischio e dalla conseguente individuazione dei rischi di esposizione ad agenti infettivi.

8 Solo un corretto approccio può realmente garantire la tutela della salute del lavoratore e di quanti afferiscono negli ambienti lavorativi migliorando le condizioni di igiene ambientale e definendo le misure protettive che ancora necessitano sulla base dei criteri menzionati. Si sottolinea, infine ulteriormente, che tali obbiettivi sono conseguibili se tra l altro si stabiliscono in contemporanea sempre le corrette procedure operative per il personale, si effettuano le opportune modifiche strutturali, tecniche, organizzative e si esegue una capillare informazione e formazione. Quanto sopra in relazione ad un corretto sistema di prevenzione che impone un attenta salvaguardia nei casi in cui si possa determinare una esposizione a rischi che possano costituire una rilevante minaccia per l integrità della salute e su cui è doveroso concentrare gli sforzi dell intera Comunità Scientifica. BIBLIOGRAFIA [1] F. Benvenuti, A. Di Mambro, R. Lombardi, S. Giambattistelli, ISPESL - Linee Guida per la Valutazione del rischio, D.Lgs. 626/94: applicazione alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale ; Allegato al n 1 dei Fogli di Informazione ISPESL, [2] ISPESL, Gruppo di Lavoro Tecnico dell Osservatorio della Sicurezza (D.Lgs. 626/94), Linee Guida per la Valutazione del rischio, D.Lgs. 626/94 nella P.M.I.; Fogli di Informazione ISPESL, numero monografico [3] F. Benvenuti, A. Di Mambro, R. Lombardi, S. Giambattistelli, ISPESL - Linee Guida per la Valutazione del rischio, D.Lgs. 626/94: applicazione agli Uffici Amministrativi ed ai Laboratori di ricerca, controllo e didattica ; Allegato al n 4 dei Fogli di Informazione ISPESL, 1995.

9 TAB. 1 FASI DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI I FASE: IDENTIFICAZIONE DELLE SORGENTI DI RISCHIO, DEFINIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI DESCRIZIONE DELL ATTIVITÀ LAVORATIVA ED ANALISI DELLE MODALITÀ LAVORATIVE INDIVIDUAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI CONNESSI CON L AMBIENTE O CON IL POSTO DI LAVORO CHE SONO DA CONSIDERARSI SORGENTI DI RISCHIO. MODALITÀ DI TRASMISSIONE DEI POSSIBILI AGENTI EZIOLOGICI DI PATOLOGIE PER L UOMO IN RELAZIONE ALLE RISPETTIVE CARICHE INFETTANTI PRESENZA EVENTUALE DI FATTORI DI SINERGISMO E/O ULTERIORI EFFETTI SULLA SALUTE UMANA DA METTERE IN EVIDENZA CONSIDERAZIONE DEI RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE DOVUTI A FATTORI TRASVERSALI: ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI-ERGONOMICI, CONDIZIONI DI LAVORO DIFFICILI II FASE: INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE QUADRO DEI POTENZIALI FATTORI DI RISCHIO MISURE DI SICUREZZA ATTUATE: FORMAZIONE, INFORMAZIONE, PIANI DI LAVORO, PROCESSI A CICLO CHIUSO, AUTOMAZIONE, DISPOSITIVI INDIVIDUALI DI PROTEZIONE, SORVEGLIANZA SANITARIA RISCHI RESIDUI DI INTERESSE PREVENZIONISTICO III FASE: STIMA DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE O RESIDUI VERIFICA DELL ACCETTABILITÀ DELLE CONDIZIONI IGIENICO-AMBIENTALI PER LA PROTEZIONE DELL OPERATORE MISURA DEI PARAMETRI DI RISCHIO E LORO QUANTIFICAZIONE NEL CASO DI SITUAZIONI DI ELEVATO RISCHIO POTENZIALE ACQUISIZIONE DI DOCUMENTAZIONE E CERTIFICAZIONI AGLI ATTI DELL AZIENDA RISULTATI DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI RESIDUI SULLA BASE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE DEFINITI: PROGRAMMA INTEGRATO DELLE MISURE DI SICUREZZA DOCUMENTO DELLA SICUREZZA

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