POLITECNICO DI MILANO Dipartimento di Energia. in collaborazione con CESI RICERCA. Impatto della generazione diffusa sulle reti di distribuzione

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1 POLITECNICO DI MILANO Dipartimento di Energia in collaborazione con CESI RICERCA Relazione del progetto commissionato da Autorità per l energia elettrica e il gas Impatto della generazione diffusa sulle reti di distribuzione Responsabili ing. Maurizio Delfanti ing. Marco Merlo prof. Andrea Silvestri per Politecnico di Milano ing. Massimo Gallanti per CESI RICERCA Gennaio 2009

2 Indice Sintesi dello studio 4 1 Introduzione 7 2 Contesto regolatorio e normativo nazionale 13 3 Campione di reti impiegato Dati forniti dai Distributori Procedura di elaborazione e completamento dati 19 4 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Variazioni rapide di tensione Metodologia Parametri rilevanti ai fini della potenza installabile per variazioni rapide di tensione Risultati Conclusioni Incremento delle correnti di cortocircuito Metodologia Risultati Conclusioni 35 5 Procedura per la determinazione delle curve di carico Generalità Dati utilizzati Determinazione del coefficiente k MT Determinazione del coefficiente k MT/BT Determinazione del grado di utilizzo del trasformatore AT/MT in CP 41 6 Problemi legati alle protezioni, all automazione di rete e all isola indesiderata Generalità Problemi legati alle protezioni Portate a regime e limiti di transito Risultati Protezioni da cortocircuito e limiti associati Risultati Conclusioni Criticità legate all automazione di rete: inversione di flusso Metodologia Risultati Conclusioni 60 7 Criticità legate alla regolazione di tensione Generalità Metodologia Risultati Conclusioni 72 2

3 8 Conclusioni generali Vincoli sulla quantità massima di potenza installabile in ciascun nodo Vincoli sulla quantità massima di potenza installabile a livello di singola rete e di linea Possibili interventi sulla rete per superare gli attuali vincoli 79 Appendice A1 82 3

4 Sintesi dello studio Gennaio 2009 Sintesi dello studio Il crescente apporto della generazione diffusa 1 (GD) nelle reti elettriche di distribuzione richiede approfondimenti finalizzati ad individuare gli effetti tecnici ed economici che la GD può portare all intero sistema elettrico. Soffermandosi specificamente sugli impatti tecnici sulle reti, questo studio ha lo scopo di valutare, in modo quantitativo, il massimo livello di penetrazione della GD (inteso come massima potenza installabile) compatibile con le attuali reti di distribuzione MT. L analisi sulla quantità massima GD installabile sulla rete viene svolta su una porzione significativa dell attuale della rete di distribuzione MT italiana. Il campione, disponibile all Autorità ai fini di un indagine sulla potenza di cortocircuito, consiste in 318 reti 2 e nodi e rappresenta circa l 8% della complessiva consistenza delle reti MT su scala nazionale. L ampiezza e la distribuzione del campione portano a ritenere di poter estendere gli esiti dello studio all intera rete di distribuzione MT. Dopo una specifica elaborazione del campione di rete, nella quale sono state introdotte alcune ipotesi di carattere conservativo, si svolge l analisi di penetrazione della GD tramite algoritmi basati su calcoli di load flow. In linea con le criticità sottolineate nella delibera AEEG 160/06, è stata determinata la potenza massima installabile in funzione di una serie di vincoli tecnici che tengono conto delle attuali strategie di gestione di rete e dell attuale situazione normativa: 1. Corrente di cortocircuito: l incremento dato dalla GD non deve superare il potere di interruzione delle apparecchiature MT (a livello di complessiva rete) e non deve provocare interventi intempestivi delle protezioni (a livello di singola linea). 2. Variazioni rapide di tensione: la variazione della tensione nei nodi di rete in fase di transitorio non deve superare una soglia prefissata. 3. Portata a regime delle linee MT: su nessun tratto di linea deve essere superato il limite massimo di corrente (limite termico delle condutture). 4. Variazioni lente di tensione: il valore della tensione a regime nei nodi di rete deve essere compreso entro un intervallo predefinito. 5. Inversione del flusso di potenza sul trasformatore AT/MT, che si ammette per un numero limitato di ore annue, ritenuto accettabile dal punto di vista dell esercizio. 1 Detta comunemente anche Generazione Distribuita. 2 Per rete si intende l insieme di linee e nodi sottesi a una semisbarra di cabina primaria. 4

5 Sintesi dello studio Gennaio 2009 In primo luogo è stata condotta un analisi su tutte le reti, in cui si è valutata la massima potenza globalmente installabile per ciascuna rete, simulando la presenza di un generatore equivalente collegato direttamente alla sbarra MT di cabina primaria. Si è così determinata la massima GD collegabile sulla rete nel rispetto dei vincoli di inversione del flusso sul trasformatore AT/MT e di potenza di cortocircuito. Successivamente è stata svolta un indagine a livello di ciascuna linea di ogni rete, per determinare la massima GD che si può connettere a ciascun nodo della linea, compatibilmente con i vincoli di variazioni lente e rapide di tensione, e con il limite sul transito di potenza sulle linee 3. I risultati dell indagine possono essere sintetizzati come segue. Per quanto riguarda i vincoli sulle correnti di cortocircuito, essi non costituiscono, in primis, il limite più stringente per l installazione di GD in rete, quanto meno nei casi in cui la taglia del trasformatore non supera i 40 MVA. Nel caso più sfavorevole, costituito dalle reti con tensione nominale di 15 kv, la potenza massima di GD installabile sulla rete è di circa 7.5 MVA per generatori connessi alla rete tramite inverter e circa 5 MVA per generatori rotanti collegati alla rete senza l interposizione di convertitori statici. Per quanto riguarda il vincolo sulle variazioni rapide di tensione, la potenza massima installabile dipende fortemente dal valore della variazione ammissibile. Assumendo un valore pari al 6% della tensione nominale, il vincolo che ne deriva risulta comunque il più stringente tra quelli considerati nello studio, ed ha influenza in particolare sui nodi più distanti dalla sbarra MT. Il vincolo sulla portata a regime delle linee MT risulta più limitante nel caso di reti con un basso valore di tensione nominale oppure per le sezioni di linea più vicine alle sbarre primarie; in entrambi i casi il valore limite di GD installabile risulta comunque elevato. Il vincolo sulle variazioni lente di tensione, in generale, è il meno stringente. Infatti, solo i nodi con tensione più elevata (normalmente quelli prossimi alle sbarre MT) possono presentare problemi di variazioni lente di tensione. La condizione di inversione di flusso di potenza sul trasformatore AT/MT si traduce in un limite al valore massimo di GD da connettere a ciascuna rete nel suo complesso. I problemi posti da tale vincolo possono essere ovviati rivedendo i sistemi di protezione/automazione della sezione AT delle cabine primarie, e rendendo più selettive 3 Maggiori dettagli sulle metodologie impiegate sono disponibili in: Limits to dispersed generation on Italian MV networks, M. Delfanti, M. S. Pasquadibisceglie, M. Pozzi, M. Gallanti, R. Vailati, proceedings of cired 2009 Conference. 5

6 Sintesi dello studio Gennaio 2009 ed efficaci le protezioni per la disconnessione degli impianti di GD dalla rete, in caso di perdita della rete. In conclusione si può affermare che le reti di distribuzione analizzate hanno dimostrato una più che discreta capacità di accoglimento della GD. Livelli ancora maggiori di penetrazione della GD nelle reti di distribuzione potranno necessitare di interventi sui dispositivi di protezione e automazione di rete, nonché di una più efficiente gestione delle protezioni di interfaccia. Tali misure potrebbero costituire oggetto di ulteriori approfondimenti. 6

7 Introduzione Gennaio Introduzione Il soddisfacimento del fabbisogno energetico mondiale, in costante crescita, sta divenendo in questi anni sempre più problematico, per via delle forti oscillazioni dei prezzi delle fonti energetiche tradizionali, nonché per la necessità di ridurre le emissioni inquinanti e climateranti. In questo contesto si sta assistendo ad un grande cambiamento nella configurazione dei sistemi elettrici: la generazione di energia elettrica, tradizionalmente effettuata in grandi siti centralizzati afferenti alle reti di trasmissione, sta oggi sempre più coinvolgendo anche impianti di taglia mediopiccola, da connettere alle reti di distribuzione, in prossimità degli utenti. Questo nuovo paradigma, denominato Generazione Diffusa (GD), garantisce la possibilità di differenziare le fonti energetiche da convertire in energia elettrica, permettendo di aumentare in modo sostanziale lo sfruttamento di quelle rinnovabili. La penetrazione di GD nel sistema elettrico non è però esente da una serie di problematiche, dovute non solo al fatto che le attuali reti di distruzione di energia elettrica sono gestite come reti passive, cioè senza iniezione di potenza attiva dall utente verso la rete, ma anche alla struttura stessa delle reti, ai valori delle correnti di guasto, e, non da ultimo, alla quantità dei flussi di potenza per cui sono state sviluppate, sia in termini di regime di funzionamento, sia rispetto a transitori di inserzione/disinserzione di unità di generazione. Il presente studio intende investigare la capacità in termini di potenza installabile nelle reti elettriche di distribuzione MT, in accordo con i vincoli tecnici attualmente vigenti, affinché non si debba incorrere nella modifica dei sistemi di protezione, regolazione e automazione delle cabine primarie (CP nel seguito). Facendo riferimento alle criticità evidenziate qualitativamente nella Delibera AEEG 160/06, si è voluto fornire un contributo di carattere quantitativo per quanto riguarda l effettivo impatto della generazione diffusa sulle reti elettriche di distribuzione MT. In particolare l analisi è stata svolta in base ad un campione significativo di reti di distribuzione MT (circa l 8% del totale sistema di distribuzione nazionale), che comprende dati reali relativi a reti di diversi distributori, appartenenti a zone geografiche piuttosto estese del territorio nazionale (capitolo 3). Tale campione, raccolto dall Autorità ai fini di un indagine svolta da incaricati del Politecnico nel 2006 circa la potenza di cortocircuito 4, ha un ampiezza e una distribuzione tali per 4 Si tratta di un indagine volta ad accertare il livello di potenza di cortocircuito sulle reti di distribuzione MT nell ambito della quale sono stati raccolti dati relativi a 400 reti MT sottese ad altrettante semisbarre di cabina primaria. 7

8 Introduzione Gennaio 2009 cui i risultati ottenuti presentano una forte rilevanza statistica che consente di estendere le conclusioni dello studio all intera rete di distribuzione MT nazionale. Il campione ridotto analizzato è formato da 318 reti di distribuzione in MT che contengono complessivamente nodi. I dati forniti dai diversi distributori consentono di individuare univocamente la topologia delle reti MT tramite le informazioni relative a ciascun nodo e ai suoi collegamenti con tutti gli altri nodi della rete (questo in quanto tutte le reti analizzate presentano una struttura esclusivamente radiale). Per ciascun nodo, sono disponibili la sua tensione nominale, la sua potenza di cortocircuito, e la sua potenza disponibile (per nodi clienti MT) o potenza nominale del trasformatore (per le cabine di trasformazione secondaria). Inoltre, sono forniti i parametri delle linee (lunghezza, resistenza e reattanza equivalente dei conduttori) e dei trasformatori (tensione di cortocircuito, perdite nel rame e potenza nominale). A partire da tali dati è stato possibile eseguire una serie di analisi volte alla quantificazione delle correnti di guasto in presenza di GD e alla quantificazione delle perturbazioni, in termini di profilo di tensione, legate alla disinserzione repentina delle unità di generazione. Le successive analisi di dettaglio hanno poi richiesto la modellizzazione esplicita dei carichi della rete, nelle varie condizioni operative (profili di carico). In questa seconda fase, sono state stimate curve di prelievo tipiche per ciascuna tipologia di nodo considerato. Ciò è stato fatto in mancanza di dati di consumo rilevati in campo. 1. Utenti alimentati direttamente dalla rete MT: la relativa curva è applicabile alle utenze MT direttamente afferenti alle reti in esame. Sono carichi di tipo prevalentemente industriale/terziario, caratterizzati da un utilizzo più regolare e da un numero di ore equivalenti di utilizzazione della potenza massima maggiore di quello relativo alle utenze di tipo domestico. 2. Utenti alimentati dalle cabine secondarie (CS): la relativa curva è rappresentativa dell assorbimento di potenza effettuato dalle CS di trasformazione MT/BT, per alimentare le utenze BT afferenti alle reti di distribuzione secondaria. Queste utenze, tipicamente domestiche o piccolo-industriali, sono dell ordine di qualche kw (decine di kw) ciascuna e sono caratterizzate da un utilizzo di energia abbastanza scostante, che segue appunto l andamento del consumo domestico. 8

9 Introduzione Gennaio 2009 Per sviluppare compiutamente le analisi sul campione di reti MT si è reso necessario integrare i dati del campione con alcune ipotesi aggiuntive: i carichi prelevano potenza dalla rete con fattore di potenza costante e pari a 0,9, sia per quanto riguarda le utenze direttamente alimentate in MT, che per quanto concerne le CS; per ciascuna delle due tipologie di utenti, è stata determinata una curva cumulata di variazione del carico all interno di un intero anno di esercizio, discretizzata rispetto ad un numero limitato di punti, e costruita a partire dai profili di prelievo mediamente più ricorrenti nei vari tipi di utenza (capitolo 5); tale approssimazione si rende necessaria perché tra i dati forniti dai distributori è specificata esclusivamente la potenza disponibile (o nominale) di ciascun nodo di carico, e non la curva temporale della potenza effettivamente prelevata; si è considerato l effetto della regolazione della tensione sulle sbarre MT supponendo di variare con continuità il rapporto di trasformazione di CP, al fine di mantenere la tensione sulla sbarra MT sempre costante e pari ad un setpoint (unico per ciascuna rete) prefissato in modo opportuno; i generatori connessi alla rete MT iniettano potenza in rete con fattore di potenza unitario (tale ipotesi è conforme con l attuale pratica di esercizio, così come definita dalla norma CEI 11-20); la GD viene simulata installando sulla rete un solo generatore per volta, di potenza crescente fino ad un limite massimo di 10 MW; tale generatore è posizionato, progressivamente, a partire dalla sbarra MT della cabina primaria, su tutti i nodi della linee sottese; ai soli fini della determinazione dell inversione di flusso, i generatori iniettano in rete la massima potenza secondo un diagramma di produzione piatto durante tutte le ore dell anno. È importante evidenziare che le suddette approssimazioni sono conservative rispetto alla situazione reale; pertanto i valori di potenza di GD installabile in rete, ottenuti dalle analisi, sono da considerarsi generalmente come dei limiti approssimati per difetto. E altrettanto significativo evidenziare che la taglia massima implementata per gli impianti di generazione (10 MW), pur essendo ben superiore alle taglie usualmente riscontrabili sulle reti MT (specialmente lungo linea), permette di trovare vincoli nodali che, nella realtà pratica, potrebbero essere raggiunti per mezzo di più generatori, installati in nodi diversi della stessa linea MT. 9

10 Introduzione Gennaio 2009 Per svolgere le analisi di penetrazione della GD presentate nel rapporto sono stati sviluppati specifici algoritmi basati sull esecuzione di calcoli di load flow. Essi effettuano una verifica quantitativa della massima penetrazione di GD rispetto ai vincoli tecnici di seguito elencati. 1. Inversione del flusso di potenza sul trasformatore AT/MT. Si determina l inversione del flusso quando la potenza prodotta dalla GD supera il prelievo dei carichi della rete. Secondo quanto stabilito dalla norma CEI 0-16, un livello indicativo della soglia accettabile di ore/anno in cui l inversione di flusso può essere tollerata, considerandone trascurabili gli effetti, è stabilito nel 5% del tempo annuo. 2. Incremento della corrente di cortocircuito. La GD determina un aumento della corrente di cortocircuito che interessa le linee e i nodi della rete. Essa deve essere mantenuta al di sotto del potere di interruzione degli organi di manovra MT, sia del Distributore, sia degli Utenti (assunto semplificativamente pari a 12,5 ka). 3. Variazioni lente di tensione. La connessione di un generatore lungo una linea MT determina l incremento della tensione in quel punto e, più in generale, la variazione del profilo di tensione lungo la linea. In conformità a quanto indicato dalla EN 50160, la tensione di esercizio di ogni nodo della rete deve comunque essere compresa tra il 90% ed il 110% della tensione nominale per almeno il 95% del tempo (per il restante 5% è concesso che la tensione scenda fino all 85%). Nello studio svolto, si considera la tensione accettabile solo se il suo valore è compreso tra il 96% ed il 110% della tensione nominale, in modo tale da lasciare un margine di caduta di tensione del 6% sulla rete BT (trasformatore MT/BT, a prese fisse, e linee BT sottese). 4. Variazione rapida di tensione. L improvvisa disconnessione di un generatore dal nodo di una linea MT determina una variazione della tensione in quel nodo e lungo la linea. Si è fatto riferimento a quanto contenuto nella EN 50160; tale norma, per le variazioni rapide di tensione, non fissa un limite vincolante, ma fornisce solo un valore indicativo pari al 4 6% della tensione nominale per reti MT. 5. Limiti di transito per vincoli termici sulle linee. La GD può dar luogo ad inversioni di flusso lungo tratti di linea MT. In tal caso occorre garantire che, in nessun tratto della linea, il valore della corrente sia superiore alla portata di regime dei conduttori. Ancorché tale portata risulti specifica di ogni conduttore, in quanto funzione delle sue caratteristiche costruttive (es. sezione, isolante), nello studio si è assunto un limite unico pari a 250 A; esso è legato alla soglia a cui sono regolate le protezioni di massima corrente dei vari feeder. 10

11 Introduzione Gennaio 2009 La modalità di analisi del valore massimo di GD installabile dipende dal tipo di vincolo che si vuole verificare. In particolare, i vincoli relativi all inversione del flusso di potenza sul trasformatore AT/MT, e alla corrente di cortocircuito, sono stati verificati attraverso analisi svolte a livello di singola rete MT 5. Ai fini della verifica di tali vincoli è infatti sufficiente simulare la totale GD operante sulla rete tramite un singolo generatore direttamente connesso alla sbarra MT della rete stessa. Al contrario, i vincoli relativi alle variazioni lente e rapide di tensione, così come i limiti di transito per vincoli termici sulle linee, sono verificati tramite un analisi a livello di singolo nodo di ciascuna rete, in quanto la massima quantità di GD installabile dipende sensibilmente dalla posizione del nodo al quale il generatore è connesso; l analisi di compatibilità rispetto a tali vincoli è condotta collocando sequenzialmente il generatore su tutti i nodi delle linee della rete. Si sottolinea come i vincoli relativi alle variazioni rapide di tensione (capitolo 4.1) e all incremento delle correnti di cortocircuito (capitolo 4.2) non dipendano dalle ipotesi fatte per stimare il carico elettrico sui nodi di ciascuna rete. Viceversa, la valutazione dei vincoli associati ai limiti termici delle linee (capitolo 6.2.1), all inversione dei flussi di potenza sul trasformatore AT/MT (capitolo 6.3) e alle variazioni lente di tensione (capitolo 7), è influenzata anche dalle ipotesi adottate per la ricostruzione del carico elettrico. E quindi necessario precisare che i risultati relativi alla valutazione di questi vincoli sono da intendersi come una prima stima approssimata, che troverà riscontro definitivo solo a valle di ulteriori analisi di dettaglio, effettuate sulla base di dati di consumo misurati. Il valore massimo della potenza di GD installabile è stato valutato per ognuno dei vincoli tecnici precedentemente elencati, fino ad un valore massimo di 10 MW, sull intero campione di reti. Per inquadrare il presente rapporto in una prospettiva più ampia di evoluzione delle reti di distribuzione, è utile considerare degli stati esemplificativi di evoluzione nel tempo della incidenza della GD. Il primo scenario corrisponde all attuale situazione del sistema elettrico nazionale, in cui la penetrazione di generazione su reti a tensione minore è ancora modesta, tale da non implicare 6 variazioni né nella struttura né nella gestione del sistema di distribuzione. Gli stati successivi prevedono un apporto di generazione diffusa tale da richiedere un aggiornamento delle logiche delle protezioni al fine di gestire reti attive, ossia reti in cui i flussi non sono vincolati all unidirezionalità verso i carichi (utenti finali). 5 Come già detto, si ricorda che per rete si intende l insieme di linee e nodi sottesi a una semisbarra di cabina primaria. 6 Se non in casi estremamente circoscritti, gestibili come eccezioni. 11

12 Introduzione Gennaio 2009 E possibile immaginare che si arrivi, per gradi, fino alla necessità di predisporre dei sistemi di comunicazione e controllo che interessino i vari generatori, necessari ad evitare problematiche di alimentazione di porzioni di rete in condizioni di guasto (isola indesiderata), e a migliorare la gestione dei flussi di potenza reattiva 7. L obiettivo del presente rapporto è di quantificare, secondo ipotesi concrete e corrispondenti alla realtà attuale del sistema elettrico nazionale, i vincoli che l odierna struttura delle reti di distribuzione pone alla crescente presenza di GD. Per le principali criticità evidenziate nella Delibera AEEG 160/06, si arriva alla definizione di quantità nodali limite di GD che è possibile connettere alle reti MT in ottemperanza agli attuali vincoli di qualità dell energia fornita all utenza. 7 Una prospettiva più a lungo termine e ad ampio spettro è stata tratteggiata in Cost-benefit analysis of distributed generation: an application to the Italian power system, D. Lucarella, M. Gallanti, M. Benini, M. Delfanti, A. Silvestri, proceedings of IAEE 2008 Conference. 12

13 Contesto regolatorio e normativo nazionale Gennaio Contesto regolatorio e normativo nazionale Lo studio di seguito riportato è stato condotto in collaborazione tra il Politecnico di Milano - Dipartimento di Energia, e il CESI RICERCA - Dipartimento Sviluppo dei Sistemi Elettrici. Esso contiene i risultati di un'attività commissionata dall Autorità per l energia elettrica e il gas al Politecnico di Milano sul tema dell impatto della generazione diffusa sulle reti di distribuzione, e di un'attività condotta da Politecnico di Milano (responsabile prof. A. Silvestri) e CESI RICERCA (responsabile ing. D. Lucarella) su tematiche congruenti nell'ambito della Ricerca di Sistema. Relativamente a quest'ultima attività, maggiori dettagli possono essere trovati nel rapporto CESI RICERCA n Valutazione del potenziale di sviluppo della GD nel rispetto dei limiti tecnici delle attuali reti di distribuzione. E necessario premettere che, ai fini dello studio di seguito riportato, si preferisce definire il fenomeno in esame come Generazione Diffusa (GD), a sottolineare la natura non prevedibile e non preordinata della dislocazione spaziale e temporale delle immissioni di potenza sulla rete elettrica. Al fine di inserire opportunamente il presente documento nel contesto nazionale rispetto alle diverse possibili definizioni di GD, si riprendono qui quelle date nella Delibera AEEG 160/06 (e la successiva 328/07). Dall analisi delle diverse definizioni di GD in ambito internazionale, nonché dall analisi del quadro normativo nazionale e delle caratterizzazioni della generazione distribuita è possibile dedurre che la cosiddetta GD consiste nel sistema di produzione dell energia elettrica composto da unità di produzione di taglia medio-piccola (da qualche decina/centinaio di kw a qualche MW), connesse, di norma, ai sistemi di distribuzione dell energia elettrica (anche in via indiretta) in quanto installate al fine di: alimentare carichi elettrici per lo più in prossimità del sito di produzione dell energia elettrica (è noto che la stragrande maggioranza delle unità di consumo risultano connesse alle reti di distribuzione dell energia elettrica) molto frequentemente in assetto cogenerativo per lo sfruttamento di calore utile; sfruttare fonti energetiche primarie (in genere, di tipo rinnovabile), diffuse sul territorio e non altrimenti sfruttabili mediante i tradizionali sistemi di produzione di grande taglia. 13

14 Contesto regolatorio e normativo nazionale Gennaio 2009 Pertanto è adottata la seguente definizione di GD (compatibile con la definizione della direttiva 2003/54/CE e con la caratterizzazione della GD e della MG 8 emersa dalle analisi effettuate): Generazione distribuita (GD): l insieme degli impianti di generazione con potenza nominale inferiore a 10 MW e connessi, di norma, alla rete di distribuzione. Nel seguito ci si riferirà quindi in termini generici alla GD, identificando un limite unitario di potenza installabile pari a 10 MW. Tale limite è congruente con quanto contenuto nell ambito della normazione tecnica vigente: infatti, la recente norma CEI 0-16 (ed. II, allegato A della Delibera ARG/elt 119/08) riporta un limite indicativo, per la connessione in BT degli utenti attivi, pari a 100 kw, nonché pari a 10 MW per gli utenti attivi MT. Nella stessa Norma CEI è riportata un ulteriore soglia indicativa di 3 MW oltre la quale gli utenti attivi sono indirizzati alla connessione diretta con la sbarra MT del trasformatore di cabina primaria (c.d. connessione in antenna). Più recentemente, a completare il quadro regolatorio, la Delibera ARG/elt 99/08, recante il Testo Integrato delle Condizioni tecniche ed economiche per la connessione alla reti con obbligo di connessione di terzi degli impianti di produzione (c.d. TICA), esplicita che il servizio di connessione alle reti di distribuzione deve essere erogato: al livello BT nel caso di richieste di connessione per potenze in immissione fino a 100 kw; al livello MT nel caso di richieste di connessione per potenze in immissione fra 100 kw e 6 MW. Nel medesimo TICA, è lasciata facoltà al Distributore di connettere al livello BT utenze attive per potenze superiori a 100 kw (e, similmente, oltre i 6 MW in MT) 9. Da quanto premesso, discende che l impatto della GD sulle reti elettriche è da determinare concentrando l attenzione, dal punto di vista tecnico, sulle reti di distribuzione in media e bassa tensione, destinate ad ospitare la stragrande maggioranza di GD, in accordo con le definizioni e specificazioni appena date (vedi Figura 2.1). D altro canto, le eventuali unità di GD che dovessero affacciarsi alle reti AT non costituirebbero un problema tecnico significativo: le reti appartenenti a 8 Micro Generazione. 9 E inoltre previsto che un utente passivo con una data potenza disponibile in prelievo (per esempio, 150 kw in BT) possa immettere lo stesso valore di potenza qualora divenga utente attivo. 14

15 Contesto regolatorio e normativo nazionale Gennaio 2009 questo livello di tensione (132 / 150 kv, per il caso italiano) sono già adatte ad accogliere la presenza di generatori, e non ne sarebbero di fatto impattate. Figura 2.1. Rappresentazione di una rete MT e BT sottesa a una cabina primaria. Le frecce rosse indicano la provenienza dei flussi di potenza. Partendo da tale paradigma, il presente rapporto contiene alcuni approfondimenti specifici circa i vincoli tecnici associati alla generazione su reti a tensione minore, raccogliendo e sviluppando gli spunti introdotti nella Delibera AEEG 160/06. In tale Delibera erano sintetizzate le principali criticità (anche potenziali) associate alla penetrazione della GD, di seguito elencate: a) gestione di transitori derivanti da fenomeni di avviamento, sincronizzazione e messa in parallelo degli impianti di produzione; b) variazione dei livelli di correnti di cortocircuito e connessa sollecitazione termica/dinamica delle linee elettriche e dei componenti; c) corretto funzionamento dei sistemi di protezione; d) attuazione delle procedure di ricerca dei tronchi guasti; e) funzionamento in isola indesiderata di porzioni di rete; f) profili di tensione e regolazione della tensione in rete. Le problematiche sopra riportate, trattate in maniera qualitativa nella Delibera suddetta, sono state studiate per quanto possibile in maniera quantitativa su un campione significativo di reti 15

16 Contesto regolatorio e normativo nazionale Gennaio 2009 elettriche. In questa fase dello studio, si è concentrata l attenzione sulle reti di media tensione, per una serie di motivi: il quadro regolatorio e normativo per le reti di questo livello di tensione è completo (regole procedurali: TICA; regole tecniche di connessione: Delibera ARG/elt 119/08, che reca la Norma CEI 0-16 in Allegato A); tali reti hanno struttura abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale; grazie a precedenti attività di richieste dati poste in essere dall Autorità, sono disponibili dati sufficienti a garantirne una rappresentazione significativa. I sistemi BT sono stati oggetto di studi condotti (con le stesse metodologie di calcolo applicate al livello MT) su reti test; tali studi preliminari consentono un estensione solo parziale delle conclusioni qui raggiunte. In una successiva fase di lavoro, sulla base di dati reali, anche le reti BT potranno essere oggetto di uno studio quantitativo. Riprendendo l elencazione di criticità tratta dalla Delibera 160/06, per quanto attiene ai punti a) e b) è stato possibile impiegare le informazioni contenute in un campione esteso (circa l 8% distribuzione del totale sistema MT nazionale) di reti di distribuzione MT disponibili all AEEG a seguito di un precedente studio circa la potenza di cortocircuito. Il capitolo 3 del presente studio è dedicato alla descrizione del campione di reti utilizzato, mentre il capitolo 4 riporta gli esiti delle simulazioni condotte circa i suddetti punti a) e b). Le rimanenti indagini condotte hanno richiesto informazioni ulteriori rispetto a quanto contenuto nel campione originario: in particolare, è stato necessario introdurre opportune ipotesi circa i diagrammi di carico delle reti studiate. Tali diagrammi sono stati ricavati in maniera semplificata da dati pubblici, come dettagliato nel capitolo 5. Le analisi circa le problematiche di cui ai punti c), d) ed e) sono oggetto del capitolo 6, nell ambito del quale sono state raggiunte determinazioni quantitative solo per alcuni dei fenomeni trattati: altri problemi affrontati, infatti, sono strettamente legati alle modalità operative tipiche di ciascun Distributore; essi devono pertanto essere indagati sulla base di ulteriori informazioni e per mezzo di analisi congiunte con le citate imprese di distribuzione. Il capitolo 7 è dedicato al complesso problema dei profili di tensione a regime, che ha forti interazioni con le modalità di regolazione delle tensioni di rete. 16

17 Campione di reti impiegato Gennaio Campione di reti impiegato Le informazioni topologiche ed elettrotecniche delle reti MT impiegate nell analisi sono state derivate da un campione di dati raccolto in un precedente studio commissionato dall Autorità al Politecnico di Milano relativo ai livelli minimi di potenza di cortocircuito. Nel seguito si danno alcuni dettagli circa i dati impiegati. 3.1 Dati forniti dai Distributori La struttura delle informazioni contenute nel campione raccolto presso le imprese distributrici è schematizzata nella Figura 3.1. Figura 3.1. Struttura tipica delle reti contenute nel campione analizzato. Nel seguito del rapporto, con il termine linea (o feeder) si indicherà l insieme di nodi e lati racchiuso nell ellisse di colore rosso, ossia tutti i nodi sottesi ad una dorsale in derivazione dalla sbarra MT del trasformatore in cabina primaria. Il termine rete individua, invece, l insieme di più linee, afferenti alla stessa sbarra di media tensione, racchiuso nell ellisse di colore blu. Il numero di reti che è stato possibile utilizzare ai fini delle analisi è (per ragioni che chiariremo subito oltre) di 318, con numero medio di linee per ciascuna rete pari a circa 6. 17

18 Campione di reti impiegato Gennaio 2009 Considerando il fatto che ogni linea di media tensione è riconducibile ad una struttura radiale, è stato possibile definire una procedura di acquisizione dati basata sul legame tra un nodo ed il suo diretto precedente (nodo immediatamente a monte, dal quale - nel contesto di reti passive - proviene l alimentazione al carico). La struttura di acquisizione dati adottata contiene informazioni tali da descrivere le caratteristiche di ciascun nodo ed il legame topologico con il resto della rete. Ogni nodo mappato della rete di distribuzione risulta caratterizzato da una serie di informazioni: quelle di maggiore rilievo per l analisi presente sono riassunte nella Tabella 3.1. codice ambito territoriale di appartenenza codice della rete su cui si attesta la linea a cui appartiene il nodo codice linea MT cui appartiene il nodo tipo di nodo ( Cliente MT, Misto cliente-trasformazione (MT/MT o MT/BT), Trasformazione secondaria, Sbarra MT cabina primaria, Trasformazione intermedia MT/MT ) tensione nominale (in kv) potenza disponibile (kw) o - potenza nominale trasformatore (kva) per CS o trasf.int. MT/MT se il collegamento è di tipo linea : lunghezza (in km), resistenza (ohm) e reattanza (ohm) Tabella 3.1. Informazioni fornite per ogni nodo delle reti appartenenti al campione in analisi. Ogni nodo risulta pertanto descritto in modo univoco rispetto a tutti gli altri della rete. 18

19 Campione di reti impiegato Gennaio Procedura di elaborazione e completamento dati Le tabelle elaborate dai distributori hanno evidenziato alcune disomogeneità nella compilazione delle informazioni tali da impossibilitare l acquisizione automatica dei dati mediante il programma di calcolo implementato. Queste difficoltà hanno condotto a una riduzione del campione: infatti, a partire dalle 400 semisbarre MT di cabina primaria 10 per le quali sono stati richiesti i dati, è stato possibile ricostruire la topologia di 318 reti MT. Il campione utilizzato per le analisi comprende dati reali relativi a reti di diversi distributori, collocate su tutto il territorio italiano, di diversa grandezza e composizione, comprendenti aree ad alta, media e bassa densità di carico. Le elaborazioni che nel seguito verranno presentate faranno dunque riferimento al solo campione di dati ritenuti congruenti; è infatti risultato impraticabile l inserimento dei dati rimanenti nel database e la conseguente elaborazione. I dati acquisiti sulla base della struttura sopra dettagliata sono stati processati mediante algoritmi dedicati, al fine di ricostruire in maniera opportuna lo schema topologico di ciascuna delle reti analizzate. Una volta individuati i nodi terminali delle varie dorsali, è stato sviluppato un procedimento che, andando a ritroso, ricollega ogni nodo a quello immediatamente precedente, fino alla sbarra MT di CP: in tale modo è stato possibile riottenere l intero percorso di tutti i feeder. In questa fase, si è anche proceduto a determinare la taglia dei trasformatori di CP, allo scopo di costituire un modello completo per ciascuna rete considerata. La taglia del trasformatore AT/MT (dato non contenuto nel campione di partenza) è stata individuata sulla base della potenza di cortocircuito fornita dai Distributori; in particolare, si è confrontato tale dato con le taglie tipiche fornite dai costruttori. A livello generale, nel campione analizzato, si è riscontrata la presenza dei trasformatori AT/MT riportati in Tabella 3.2. Taglia trasformatore AT/MT [MVA] Numero di reti Incidenza % , , , ,3 Tabella 3.2. Taglie dei trasformatori AT/MT delle reti del campione. 10 Il campione di reti le cui informazioni sono state fornite dai Distributori coincide con le semisbarre di cabina primaria equipaggiate con le Apparecchiature di Misura (AdM) del sistema QUEEN (queen.ricercadisistema.it). 19

20 Campione di reti impiegato Gennaio 2009 Nel database iniziale manca inoltre il valore di suscettanza da attribuire a ciascun collegamento tra due nodi successivi 11, indispensabile per controllare che a rete scarica non vi sia aumento della tensione all'estremità delle linee più lunghe (effetto Ferranti). Per calcolare le suscettanze dei vari collegamenti è stato innanzitutto definito il tipo di collegamento in esame. Quelli presenti nelle 318 reti in esame sono: conduttori aerei, conduttori in cavo, conduttori nudi; sulla base del tipo di collegamento (e di opportune ipotesi sulle sezioni) si è poi rilevato dai cataloghi commerciali il valore di capacità del conduttore. A questo punto la suscettanza in p.u. è stata calcolata come: s=2πf C cond L Z rif 3.1 dove la capacità kilometrica C cond dipende, appunto, dalla natura del collegamento secondo la Tabella 3.3. Conduttore Capacità kilometrica Cavo interrato 0,31 μf Conduttore nudo 0,04 μf Cavo aereo 0,2 μf Tabella 3.3. Valori delle capacità dei conduttori da cataloghi commerciali. In definitiva, il database impiegato per il già citato studio sulla potenza minima di cortocircuito è stato completato come sopra detto, ed è stato impiegato per individuare possibili criticità legate alla presenza di utenti attivi (utenti i cui impianti prevedano la presenza di GD): tali analisi sono oggetto del capitolo seguente. 11 Dato inessenziale ai fini dell analisi sui livelli minimi di cortocircuito. 20

21 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio Analisi legate alla potenza di cortocircuito Nel presente capitolo sono date alcune determinazioni quantitative circa le criticità che la GD determina sulle reti MT con riferimento alla potenza di cortocircuito. Nella prima parte del capitolo, si trattano le variazioni rapide di tensione, direttamente associabili alla potenza di cortocircuito: in maniera approssimata, si può infatti affermare che un nodo della rete è in grado di tollerare una presenza di GD tanto più elevata (senza avere variazioni rapide significative ai fini della qualità della tensione) quanto maggiore è la potenza di cortocircuito al nodo medesimo. Relativamente agli utenti passivi, le variazioni rapide sono associate ad alterazioni improvvise del carico (tipicamente inserzione di motori asincroni) che accadono di frequente nelle installazioni industriali. Per quanto riguarda i generatori, le variazioni rapide sono associabili ai transitori di inserzione in parallelo e disconnessione. Nel caso di generatori rotanti connessi alla rete senza interposizione di convertitori statici, tali transitori avvengono potenzialmente alla messa in parallelo, e con maggior probabilità in caso di distacco repentino durante l erogazione di una potenza significativa; nel caso di generatori connessi alla rete per mezzo di inverter (fattispecie prevalente per la GD che sta interessando il sistema italiano), il transitorio significativo a questi fini è costituito solo dal distacco repentino, in quanto alla messa in parallelo non si hanno fenomeni di rilievo. Nella seconda parte del capitolo, si affronta poi il problema dell incremento delle correnti di cortocircuito dovuto alla presenza della GD. In questo caso, il limite alla possibilità di installare GD è (cautelativamente) associabile a ciascuna rete, e viene raggiunto allorché la complessiva GD installata porta la corrente di cortocircuito (fornita in maniera prevalente dalla rete a monte, in maniera minore dalla GD stessa) a superare i limiti di tenuta elettromeccanica delle apparecchiature e dei componenti. 21

22 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio Variazioni rapide di tensione Metodologia Lo studio dei limiti alla potenza installabile dovuti alle variazioni rapide di tensione ha come scopo la determinazione della massima generazione connettibile ad un nodo della rete, in modo da causare una variazione rapida di tensione nel nodo stesso non superiore a un valore definito. In particolare, alcuni criteri di connessione stabiliti dai Distributori assumono come limite il 4% della tensione nominale, traendolo dalla norma europea che stabilisce le caratteristiche della tensione fornita dalle reti di distribuzione (EN ). Si precisa fin da ora che tale valore è inserito a titolo puramente indicativo nella norma suddetta, che reca anche il valore del 6% (questo problema sarà ripreso alla fine del capitolo). Le analisi condotte hanno quindi investigato anche i limiti conseguenti a variazioni rapide di tensione pari al 6% della nominale. Al fine di determinare tale variazione transitoria è necessario considerare che, per la definizione stessa di variazione rapida, la ΔU rapida si ottiene come differenza tra le seguenti tensioni: dove: ΔU rapida =U post - U pre U post è la tensione nel punto della rete in esame dopo l insorgere del disturbo; U pre è la tensione nel punto della rete in esame prima dell insorgere del disturbo. 4.1 Le indagini condotte nello studio precedentemente compiuto sulle variazioni rapide di tensione, dovute a incrementi repentini del carico, erano state basate su valutazioni dell impedenza a monte del nodo in esame. Infatti, per le variazioni rapide dovute a incrementi di carico è stato possibile impiegare un metodo semplificato, basato sulla formula della cd caduta di tensione industriale: ΔU rapida = R cc ΔP+ X cc ΔQ Si tratta della Norma Europea EN 50160: Voltage characteristics of electricity supplied by public distribution systems. 22

23 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 dove: R cc è la resistenza di cortocircuito vista dal nodo in esame [p.u.]; X cc è la reattanza di cortocircuito vista dal nodo in esame [p.u.]; ΔP è la potenza attiva assorbita dal carico in esame e dai carichi a valle di esso (positiva), oppure generata in quel nodo e nei nodi a valle (negativa) [p.u.]; ΔQ è la potenza reattiva assorbita dal carico in esame e dai carichi a valle di esso (positiva), oppure generata in quel nodo e nei nodi a valle (negativa) [p.u.]. Poiché le analisi qui condotte sono finalizzate a valutare l impatto sulla rete di prese/rilasci repentini di carico attivo 13, le semplificazioni che hanno condotto alla formula 4.2 non sono più accettabili. Pertanto, in questo rapporto, per la valutazione quantitativa di entrambi i valori di tensione (U pre ed U post ) è stato effettuato un calcolo di load flow sull intera rete di distribuzione MT in esame Parametri rilevanti ai fini della potenza installabile per variazioni rapide di tensione In termini generali l entità delle variazioni rapide di tensione in un nodo della rete è funzione: della distanza elettrica 15 del nodo in esame dalle sbarre MT; della variazione di potenza assorbita in rete (entità e collocazione). La distanza elettrica ha un forte impatto sulla quantità di potenza installabile in un nodo affinché non vengano violati i limiti sulle variazioni rapide di tensione. Infatti, un aumento della distanza elettrica corrisponde ad una riduzione della GD installabile. Essendo le variazioni rapide di tensione basate sulla variazione della potenza, assorbita o generata, ed essendo la potenza reattiva generata nulla, secondo l espressione 4.2, la reattanza di cortocircuito non influenza le variazioni rapide di tensione. La resistenza elettrica ha invece un contributo consistente sulla GD installabile: per valori di resistenza di cortocircuito trascurabili, la potenza installabile tende ad infinito; all aumentare di questi, invece, la potenza installabile diminuisce fino ad annullarsi. 13 Come premesso, si assume che le macchine di generazione operino a fattore di potenza unitario, in congruenza con i vincoli imposti dalla Norma CEI Di fatto, sono stati impiegati i soli parametri elettrotecnici della rete; il calcolo di load flow è stato basato su un carico fittizio. 15 Per distanza elettrica si intende l impedenza tra il nodo considerato e la sbarra di cabina primaria. 23

24 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Si consideri, a titolo esemplificativo, il feeder rappresentato in Figura 4.1: il colore con cui è rappresentato ciascun nodo corrisponde al livello di tensione a cui esso si porta secondo la scala cromatica riportata, nella figura stessa, in basso a destra. Supponendo di installare un generatore nel nodo 68, è possibile osservare che, al variare della resistenza e della reattanza a monte del nodo stesso, si ha, nel primo caso una forte variazione della quantità di potenza installabile in accordo con le variazioni rapide di tensione (Figura 4.2), nel secondo caso invece la GD installabile non subisce variazioni consistenti (Figura 4.3). Figura 4.1. Profili di tensione di un feeder di una rete del campione nel caso base a pieno carico (no GD). Figura 4.2. Potenza installabile per variazioni rapide in un nodo di un feeder di una rete del campione a pieno carico al variare della resistenza a monte del nodo. 24

25 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Figura 4.3. Potenza installabile per variazioni rapide in un nodo di un feeder di una rete del campione a pieno carico al variare della reattanza a monte del nodo. Il lieve aumento di potenza installabile in accordo con variazioni rapide di tensione evidenziato dalla Figura 4.3 è dovuto al fatto che la (4.2) è comunque un espressione semplificata che non considera il legame, modesto, tra reattanza e potenza attiva Risultati Dall analisi della Figura 4.4, relativa alla potenza installabile in accordo con le variazioni rapide di tensione limitate al 4%, è osservabile che approssimativamente il 31% dei nodi del campione presentano una quantità di GD connettibile (compatibilmente con questo vincolo specifico) superiore ai 10 MW. Tali nodi corrispondono, nel campione in analisi, alle sbarre poste in prossimità della cabina primaria (ad una ridotta distanza elettrica). I nodi distribuiti lungo i vari feeder presentano invece dei limiti di potenza installabile ripartiti sull intero arco di potenze tra 0,5 e 10 MW, con una maggiore densità in prossimità delle taglie da 2 a 2,5 MW. 16 Inoltre essa non può mettere in evidenza i minimi effetti che le perdite, attive e reattive, hanno sul fenomeno delle variazioni rapide, variando lievemente la potenza installabile da carico minimo a carico massimo. 25

26 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Figura 4.4. Percentuale di nodi che presentano potenza installabile per variazioni rapide di tensione (4%) pari al valore indicato in ascissa. Per meglio quantificare la limitazione della potenza installabile al fine di contenere le variazioni rapide di tensione entro il 4%, si rappresenta in Figura 4.5 la curva cumulata dei risultati calcolati, mettendo in evidenza la progressiva riduzione della percentuale del numero di nodi del campione compatibili con l installazione (nodale) della generazione indicata in ascissa. Dall analisi dei risultati riportati appare chiaramente come il valore indicativo per le variazioni rapide di tensione, riportato nella EN 50160, risulti sensibilmente limitante in termini di generazione massima installabile nei vari nodi del campione di reti (a titolo indicativo si evidenzia come un generatore di taglia pari a 2 MW risulti non compatibile con circa il 20% dei nodi analizzati, percentuale che sale oltre il 25% per taglie di 3 MW). 26

27 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Figura 4.5. Diagramma cumulato della percentuale di nodi che presentano potenza installabile per variazioni rapide di tensione (4%) pari al valore indicato in ascissa. Adottando invece per le variazioni rapide di tensione un limite pari al 6%, Figura 4.6, si può osservare che approssimativamente più del 45% dei nodi del campione presenta una quantità di GD connettibile (compatibilmente con questo vincolo specifico) superiore ai 10 MW, che corrispondono sempre alle sbarre poste in prossimità della cabina primaria (a distanza elettrica ridotta). I nodi distribuiti lungo i vari feeder presentano invece dei limiti di potenza installabile ripartiti sull intero arco di potenze tra 0,5 e 10 MW, con una maggiore densità in prossimità delle taglie da 2,5 a 3,5 MW. 27

28 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Figura 4.6. Percentuale di nodi che presentano potenza installabile per variazioni rapide di tensione (6%) pari al valore indicato in ascissa. Anche in questo caso è utile la curva cumulata dei risultati ottenuti (Figura 4.7). Figura 4.7. Diagramma cumulato della percentuale di nodi che presentano potenza installabile per variazioni rapide di tensione (6%) pari al valore indicato in ascissa. 28

29 Analisi legate alla potenza di cortocircuito Gennaio 2009 Le curve rappresentate in Figura 4.5 e in Figura 4.7 evidenziano chiaramente come l indicazione del 6% (riportata nella EN relativamente alle variazioni rapide di tensione), risulti meno limitante in termini di generazione massima installabile nei vari nodi del campione di reti disponibile; a titolo indicativo si evidenzia come un generatore di taglia pari a 2 MW risulta non compatibile con circa il 5% dei nodi analizzati, percentuale che resta inferiore al 15% per taglie di 3 MW e invece supera il 20% per generazioni istallate tra i 4 e 4,5 MW Conclusioni La potenza installabile, in accordo con le variazioni rapide di tensione, è funzione in modo prevalente della resistenza a monte del nodo d installazione 17, mentre è solo in via trascurabile influenzata dal carico installato in rete, dal setpoint del trasformatore di CP, e dalla reattanza di cortocircuito (dal momento che viene iniettata in rete solo potenza attiva). La criticità di tale vincolo è inoltre, come espresso in precedenza, maggiormente rilevante a fondo linea (cresce al crescere della distanza elettrica dalla sbarra MT in CP). Come rilevabile dai grafici precedenti, i limiti alla potenza installabile riferiti a variazioni rapide di tensione differenti comportano diverse limitazioni alla potenza nodale iniettabile, a seconda che si impieghi un valore del 4% o del 6%. Più in generale, è opportuno considerare con attenzione le informazioni contenute nella EN 50160, di cui si riporta un breve stralcio. Ampiezza delle variazioni rapide della tensione Le variazioni rapide della tensione sono principalmente causate sia da variazioni di carico negli impianti utilizzatori, sia da manovre nel sistema. In condizioni normali di esercizio una variazione rapida della tensione generalmente non supera il 4% di Uc, ma una variazione fino al 6% di Uc con una breve durata può aver luogo alcune volte al giorno in talune circostanze. Come risulta dal testo della Norma 18, i valori del 4 o del 6% non sono da intendere come vincolanti, ma come descrittivi di situazioni che generalmente accadono. Dato che l evento per cui un generatore può condurre a una variazione rapida di tensione può aver luogo (nell ipotesi peggiore) alcune volte al giorno, in talune circostanze, si ritiene più appropriata l analisi condotta assumendo un limite del 6%. 17 Sempre nell ipotesi di che la GD inietti a fattore di potenza unitario, come previsto attualmente dalle norme. 18 Dove con U c si indica la tensione dichiarata, che in Italia coincide di fatto con la tensione nominale delle reti MT. 29

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