Aree diverse sono state interessate in tempi diversi alla domesticazione delle piante: innanzitutto il Vicino Oriente con grano, orzo e legumi.

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1 Con il passaggio dalla raccolta alla coltivazione delle piante si entra nel Neolitico, termine tradizionalmente associato ad un nuovo tipo di lavorazione della pietra, ma che è ormai utilizzato per indicare la fase in cui nasce l agricoltura. In questo periodo si passa dallo sfruttamento delle risorse vegetali disponibili in natura ad un economia di produzione, attraverso la selezione di un piccolo numero di piante dalle notevoli capacità nutritive che diventano domestiche, cioè non più spontanee, ma controllate dall uomo. Aree diverse sono state interessate in tempi diversi alla domesticazione delle piante: innanzitutto il Vicino Oriente con grano, orzo e legumi. Centro di Origine Vicino Oriente America Centrale Ande Asia Orientale Africa sud-sahariana Nascita agricoltura a.c a.c a.c. Habitat a.c. Mediterraneo Tropicale Alta montagna Zona stepposa o temperata a.c. Savana erbosa Vegetali Domesticati Cereali e leguminose Mais, fagioli, zucca, peperoncino Patata, quinoa Miglio, riso Sorgo, miglio, palma da olio Sviluppi Sociali Grandi villaggi stabili e complessi Villaggi stabili dal a.c. Villaggi stabili dal a.c. Villaggi stabili Pastorizia nomade In seguito l America centrale con mais, fagioli, zucca, peperoncino e pomodori, le Ande peruviane con la patata, l Asia orientale con il riso, l Africa sud-sahariana con il miglio e il sorgo, oltre ad altre piante minori. Processo di diffusione In Europa, Asia, Africa Nel Nord e Sud America No In Cina, Giappone, Sud-Est Asiatico No Strutture complesse del villaggio di Çayonü - Turchia Intorno a anni da oggi è ormai avvenuta la selezione definitiva di un gruppo di specie vegetali che comprende tra i cereali anche i frumenti nudi, ovvero il grano duro (Triticum durum) e il grano tenero (Triticum aestivum), tra i legumi la veccia (Vicia sativa) e le cicerchie (Lathyrus cicera e L. sativus) e inoltre il papavero da oppio (Papaver somniferum). A partire da anni da oggi (Neolitico Preceramico A) in differenti regioni del Vicino Oriente si cominciò a operare un controllo e una selezione su cereali e legumi presenti allo stato spontaneo, inducendo dei cambiamenti significativi in alcuni dei loro caratteri morfologici. Si è trattato di un processo lento, che ha visto a lungo raccolta e coltivazione praticate contemporaneamente e poi la seconda prendere gradualmente il sopravvento. È intorno a anni da oggi (Neolitico Preceramico B medio), che appaiono con certezza specie con caratteristiche domestiche nel Sud-est dell Anatolia, Nord dell Iraq, Ovest dell Iran e Levante (Siria, Palestina, Giordania). Si tratta di farro, piccolo farro, orzo, lenticchia, pisello, ervo, cece e lino. In questo periodo si constatano cambiamenti in numerosi insediamenti (Asikli e Çayönü in Turchia, Abu Hureyra e Halula in Siria, Ain Ghazal in Giordania), con un aumento sensibile delle dimensioni degli abitati e strutture complesse, a testimonianza di una reale economia di produzione e di una forte esplosione demografica. Si tratta dunque di villaggi ormai completamente basati su una economia di tipo agricolo a larga scala. Campo di grano duro

2 La nascita dell agricoltura, oltre a comportare notevoli conseguenze nell organizzazione sociale dell uomo, ha determinato significativi cambiamenti anche nelle piante da lui coltivate. Un esempio di modifiche determinate dalla domesticazione è ben evidente nel Farro, un gruppo di frumenti chiamati scientificamente TRITICUM MONOCOCCUM subsp. MONOCOCCUM e TRITICUM TURGIDUM subsp. DICOCCUM, coltivato già anni fa. Le piante selvatiche più primitive di frumento presentano un particolare adattamento per la dispersione del seme: la spiga che porta i chicchi è molto fragile e a maturità si spezza facilmente lasciando cadere i semi avvolti dal loro rivestimento. A seguito di mutazioni genetiche avvenute nel tempo, alcune piante hanno prodotto spighe più resistenti per cui i chicchi maturi possono restare sulla pianta più a lungo. Nell ambito di questa diversità, l uomo ha selezionato, forse all inizio inconsciamente, esemplari con spiga resistente, che si offrivano alla raccolta molto meglio di quelli con spiga fragile, i cui semi cadevano a terra e venivano persi a.c. MONOCOCCO SELVATICO TRITICUM MONOCOCCUM subsp. BOEOTICUM Diploide (AA) Spiga fragile + SPECIE SELVATICA AEGYLOPS SPELTOIDES Diploide (BB) I frumenti oggi conosciuti derivano da ripetute ibridazioni di specie del genere TRITICUM con esponenti del genere AEGYLOPS. Il processo, iniziato nel Neolitico, può essere così schematizzato: 7000 a.c. MONOCOCCO COLTIVATO TRITICUM MONOCOCCUM subsp. MONOCOCCUM Diploide (AA) DICOCCO SELVATICO TRITICUM TURGIDUM subsp. DICOCCOIDES Tetraploide (AABB) Spiga fragile Il MONOCOCCO SELVATICO Triticum monococcum subsp. boeoticum (2n=14) si incrociò spontaneamente con Aegylops speltoides (2n=14) dando il DICOCCO SELVATICO Triticum turgidum subsp. dicoccoides (2n=28) Le prime esperienze di coltivazione e di selezione portarono alla nascita del Dicocco (Triticum turgidum subsp. dicoccum) e del Grano duro (Triticum durum) tutti a corredo cromosomico tetraploide (2n=28). Parallelamente ulteriori ibridazioni con Aegylops squarrosa (2n=14) portarono alla nascita del Gran farro (Triticum spelta) (2n=42) a.c. Largamente coltivato in passato (PICCOLO FARRO) DICOCCO COLTIVATO TRITICUM TURGIDUM subsp. DICOCCUM Tetraploide (AABB) Largamente coltivato in passato (FARRO) Aggiunta del genoma D attraverso ibridazione + GRAN FARRO TRITICUM SPELTA SPECIE SELVATICA Esaploide (AABBDD) Spiga fragile AEGYLOPS SQUARROSA Diploide (DD) Non è stata mai domesticata ma il suo corredo cromosomico ha contribuito alla costituzione dei grani esaploidi Infine si è ottenuto il frumento tenero Triticum aestivum quando il Dicocco coltivato, Triticum turgidum subsp. dicoccum si è reincrociato con Aegylops squarrosa nelle pianure meridionali del Mar Caspio. Questa evoluzione fu accelerata dall estensione dell area geografica delle superfici coltivate e dalla selezione operata dalle popolazioni umane, consentendo la produzione di frumento da pane a partire dal 6000 a.c. Il frumento è il cereale più importante nel mondo e viene oggi coltivato quasi esclusivamente per l alimentazione dell uomo. Le specie più diffuse sono il Grano tenero (Triticum aestivum), che serve per la panificazione, ed il Grano duro (Triticum durum) adoperato essenzialmente per la fabbricazione della pasta. Oggi GRANO DURO TRITICUM DURUM Tetraploide (AABB) Cariosside nuda GRANO TENERO TRITICUM AESTIVUM Coltivato un tempo, oggi in disuso Esaploide (AABBDD) Cariosside nuda

3 Le prime forme domestiche di cereali e legumi si diffondono rapidamente dalle loro aree originarie, secondo un processo di rapida propagazione piuttosto che di adozione indipendente, per arrivare nella penisola greca a partire da anni da oggi e poi in Europa occidentale, segnando l inizio del Neolitico europeo. In Europa, poiché le specie vegetali adatte alla domesticazione erano assenti allo stato spontaneo, i cereali e le leguminose coltivati furono introdotti completamente dal Vicino Oriente. Si passò però da una agricoltura di tipo estensivo, propria di aree aride, a una di tipo orticolo, presso sorgenti e rive di fiumi o laghi. Tra i cereali l orzo divenne particolarmente diffuso, forse perché resistente a un clima più freddo e umido. Una pianta di pistacchio Grotta Franchti - Grecia. Neolitico antico Orzo e lenticchie coltivati Campo di orzo coltivato A Grotta Franchti, in Grecia, a partire da anni da oggi i cereali e legumi selvatici presenti nel Mesolitico vengono completamente sostituiti da quelli coltivati nel Neolitico. Non si tratta pertanto di domesticazione in posto ma di adozione di cereali coltivati provenienti dal Vicino Oriente. Esempio di agricoltura tradizionale in Grecia Con il passaggio all Età dei metalli anni da oggi - nacque l agricoltura diversificata: oltre alle colture di cereali e legumi cominciarono anche quelle delle piante da frutto (arboricoltura) come meli, peri e susini in Europa occidentale, vite, olivo, fico, mandorlo, pistacchio nell area egea e mediterranea. Il modello agricolo si diffuse rapidamente in Europa sud-orientale (Grecia, Bulgaria, Balcani, Romania) ed Europa mediterranea (Italia, Francia e Spagna meridionali, Africa del Nord) grazie alla propagazione lungo le coste. La transizione fu molto più lenta in Europa settentrionale, dove le tecniche agricole rimasero a lungo secondarie rispetto alla raccolta. Durante la diffusione dell agricoltura in Europa si aggiunsero via via nuove piante coltivate: spelta o farro grande (Triticum spelta), originaria del Caucaso, adatta a vivere in climi freddi, l orzo nudo (Hordeum vulgare), la segale (Secale cereale), il miglio (Panicum miliaceum) e il panico (Setaria italica), provenienti dalla Cina, e infine l avena (Avena sativa), coltivata in Europa dal II millennio a.c. Campo di grano coltivato Spighe mature di segale (Secale Cereale) Campo di segale (Secale cereale)

4 Nel Neolitico antico, a partire da anni da oggi, in Italia meridionale (Puglia e Basilicata) nacquero i primi villaggi agricoli basati su un economia di produzione, in cui sono stati ritrovati resti carbonizzati di semi delle specie vegetali coltivate provenienti dal Vicino Oriente: farro, piccolo farro, orzo, lenticchia; più rari pisello, veccia, cicerchia e fava. Il Tavoliere foggiano offre una documentazione eccezionale della densità di insediamenti durante le prime fasi del Neolitico. La foto aerea evidenzia un villaggio con fossato esterno e strutturazioni interne presso Masseria S. Cecilia, Foggia Semi di cereali e leguminose ritrovati nell insediamento neolitico di Sammardenchia in Friuli: a) Triticum monococcum, base di spighetta; b) Triticum monococcum, cariosside in norma dorsale, ventrale, laterale; c,d) Triticum dicoccum, due cariossidi nelle tre norme; e,f) Triticum dicoccum, basi di spighetta; g,h) Triticum spelta, base di gluma e cariosside i) Triticum aestivum/durum, cariosside; m-o) Hordeum vulgare/ distichum, base di spighette Semi carbonizzati dallo insediamento neolitico di Sammardenchia in Friuli In seguito l area di diffusione dell agricoltura si allargò al resto dell Italia centro-meridionale, il farro divenne prevalente e si diffusero i frumenti nudi (Triticum aestivum e T. durum), mentre l orzo nudo sostituì quello vestito. In Italia settentrionale i cereali coltivati comparvero tutti insieme più tardi, intorno a anni da oggi, per cui già agli inizi del Neolitico erano presenti soprattutto orzo, ma anche farro, piccolo farro e frumenti nudi. Grano tenero (Triticum aestivum) a) Lathyurus cicera/sativus, seme; b) Lens culinaris; c,d) Leguminosae tipo piccolo, semi; e) Vicia ervilia, seme; f) Vicia faba var. minor, seme Durante l Età dei Metalli l orzo e il farro rimasero i due cereali più diffusi (mentre il piccolo farro divenne un infestante dei campi) e si diffusero nuove specie come la spelta o farro grande e tra i cereali minori l avena e la segale, tipiche delle aree centro-settentrionali. Spighe carbonizzate dallo insediamento neolitico della Marmotta sul Lago di Bracciano Siti neolitici dell Italia settentrionale con le prime attestazioni dell agricoltura cicerchia, veccia, ervo e forse il favino (Vicia faba var. minor). Nel villaggio della Marmotta sul Lago di Bracciano è stato ritrovato anche il papavero. Nel Neolitico medio-finale ( anni da oggi) negli insediamenti umidi si diffusero lino e papavero e i primi cereali minori, come miglio e panico. Le leguminose rinvenute sono soprattutto lenticchia e pisello, ma anche Campo di veccia Nell insediamento di Nola (Antica Età del Bronzo, anni da oggi), negli strati di cinerite dovuti a una fase eruttiva del Vesuvio sono state recuperate numerose impronte di spighe di tre cereali (piccolo farro, farro e orzo), alcune impronte di ghianda e una di mandorla. Un lento processo di fossilizzazione ha trasformato i vegetali in impronte perfette, che riproducono fedelmente tutti i particolari delle spighe. Si tratta pertanto di un ritrovamento davvero eccezionale. Impronta di spiga da Nola In particolare l avena, fino ad allora considerata una erbaccia infestante dei campi di grano, con il peggioramento climatico del periodo di passaggio alla Età del Ferro ( anni a.c.) divenne un cereale importante, assieme al panico e alla segale. Fra le leguminose si impose il favino, mentre il cece comparve soltanto durante la Età del Ferro nel Sud Italia. Spiga di avena Panicum miliaceum

5 Scena etnogra ca di abbattimento di alberi con ascia in pietra Gli inizi dell agricoltura vedono la messa a coltura di aree mai coltivate prima. Per creare nuovi spazi coltivabili a spese delle foreste, presenti alle nostre latitudini intorno ai 6000 anni a.c., l uomo adottò varie tecniche: abbattere gli alberi tramite asce e accette, con lame prima in pietra poi in metallo, o farli seccare incidendo la corteccia e il libro sottostante con strumenti in selce. Ma il metodo più semplice consiste nel bruciare la vegetazione selvatica e seminare cereali e legumi (pratica del debbio o ignicoltura). Dopo l azione di diboscamento la preparazione del suolo avveniva tramite zappe in corno, legno e pietra, mentre per interrare le sementi si usavano i bastoni da scavo, noti già dal Paleolitico. Con l Età del Rame fa la sua comparsa l aratro trainato da bovini, poi da cavalli e asini, attestato sia dalle incisioni rupestri del Monte Bego e della Valcamonica che dalle tracce fossili dei solchi conservatisi in alcuni siti, come ad Aosta, dove l aratura era forse legata a pratiche rituali, o a Gricignano, dove le tracce sono state conservate dalle eruzioni del Vesuvio. Falcetto dal villaggio di pla tte dell Età del Bronzo di Fiavè, Trento. Lo scheletro è in legno di faggio, le lamelle in selce sono ssate al manico con bitume Gricignano, Aversa (Caserta). La super cie di un campo arato dopo la rimozione dei prodotti di una eruzione egrea. Eneolitico - Antica Età del Bronzo A Gricignano le arature sono estese su decine di ettari e distribuite su un arco di circa mille anni (inizi IIIinizi II millennio a.c.), con canalette per irrigazione o drenaggio che testimoniano di un agricoltura specializzata ed intensiva. Scene agricole neolitiche raf gurate sulle pareti di grotte del Levante spagnolo Zappetta di corno di cervo dal sito della Recente Età del Bronzo di Moscosi di Cingoli (Macerata) Scena etnogra ca di agricoltura dopo diboscamento Incendio del bosco a scopi agricoli Il più antico aratro conservatosi in Italia è quello interamente in legno di quercia proveniente dall acquitrino del Lavagnone (Brescia) e risalente all Antica Età del Bronzo. Lo sviluppo della lavorazione del corno di cervo in Italia settentrionale durante l Età del Bronzo può far pensare ad un suo apporto nella pratica dell aratura grazie all uso di vomeri o punte di vomere in corno, essendo il rame e il bronzo troppo teneri o fragili. Il più antico aratro italiano è in quercia e proviene dall acquitrino del Lavagnone (Brescia) Uso del coltello da mietitore Alla raccolta delle messi, attuata tramite i falcetti, seguiva la trebbiatura che consiste nel separare il chicco dalla gluma. La sgranatura delle spighe avveniva con violente percussioni tramite dei bastoni appositi (correggiato e battitoio), con particolari attrezzi come il coltello da mietitore o con costole di bovini, per calpestio animale, o strisciamento col tribulum i cui primi ritrovamenti risalgono ad 8000 anni fa. Si tratta di una pesante tavola in legno munita di lame e schegge in selce infisse che viene trascinata sopra il raccolto da un animale; il conducente vi sta sopra per aumentare col peso del corpo l effetto trebbiante. Tale strumento è ancora in uso in Europa meridionale e nei Balcani. Incisione su pietra dalla Valcamonica (Brescia) con la rappresentazione di un aratro trainato da due buoi. Età dei Metalli Un tribulum tto di selci davanti ad una casa dell altipiano turco Un contadino greco guida un tribulum trascinato da un cavallo. L uso del tribulum suggerisce la lavorazione su larga scala di cereali per il recupero della paglia, utilizzabile come cibo o lettiera e come materiale da costruzione

6 Le varietà vestite dei cereali, in cui i chicchi anche dopo la separazione dalla spiga con la trebbiatura restavano racchiusi nelle glume, prima di venire consumati dovevano essere denudate : il rivestimento veniva eliminato mediante la pilatura, cioè pestando le cariossidi essiccate in un mortaio con un pestello, entrambi in legno o pietra. Un altra tecnica per eliminare le glumelle consisteva nel tostare leggermente le spighe, che potevano essere poggiate su piani di cottura in argilla, su pietre che venivano riscaldate, oppure in forni, o anche bollite in buche foderate di argilla in cui venivano poste pietre arroventate per riscaldare l acqua. Si tratta di strutture ben documentate nei villaggi pre-protostorici. La pianura friulana intensamente abitata n dai primordi dell agricoltura conserva numerose strutture infossate atte a contenere granaglie, talvolta impermeabilizzate da una camicia di argilla indurita dal fuoco Le granaglie venivano immagazzinate e conservate in silos sotterranei, ben documentati in molti villaggi neolitici. Si tratta di fosse circolari o pozzetti scavati nel terreno, che talvolta conservano ancora parte dell originaria chiusura in argilla; le pareti di queste fosse potevano essere rivestite di argilla indurita e arrossata dal fuoco. Probabilmente erano utilizzati anche silos aerei, costruiti con rami rivestiti di argilla. Il terreno arrossato e i ciottoli spaccati suggeriscono che su questo focolare venissero abbrustoliti i semi dei cereali. Torre Sabea, Lecce. Neolitico antico, circa 6000 a.c È quindi più facile che si conservino le varietà vestite, che necessitano di tostatura per il distacco delle glume, e che l archeologo trova negli scavi sotto forma di resti carbonizzati, che non quelle nude che perdono il loro duro rivestimento spontaneamente durante la battitura. La tostatura di cereali e frutti spontanei prima dell immagazzinamento poteva essere adottata anche contro l attacco di muffe e parassiti. Sono attestati però anche casi in cui le spighe venivano conservate senza trebbiatura che doveva avvenire dilazionata nel tempo. Una donna della Mauritania pila i cereali con mortaio e pestello in pietra Donna pueblo del Nuovo Messico intenta alla molitura del mais su una rozza macina di pietra scabrosa. La pelle di animale è distesa a raccogliere la farina I chicchi potevano essere quindi ridotti in farina tramite la macinatura, utilizzando le macine, grandi pietre piatte, sulle quali si sfregava una pietra più piccola, lunga e stretta, il macinello. La materia prima utilizzata per questi strumenti consisteva in rocce dal potere abrasivo. L uso di macine e macinelli è generalizzato in tutti i periodi della Preistoria e della Protostoria, arrivando fino alla piena età storica. Indigeni BaNyoro dell Uganda coprono un granaio sopraelevato realizzato con materiali vegetali intrecciati Nola, Napoli - Un archeologo è intento a mettere in luce un grande silos in vimine per la conservazione delle granaglie, risalente a 4000 anni fa circa. La traccia in negativo restituita dai sedimenti vulcanici ha conservato l impressione del vimine adoperato per la fabbricazione del manufatto e ha fossilizzato l impronta dell ultimo prelievo del contenuto, avvenuto probabilmente tramite una paletta di legno In alcuni casi le granaglie erano raccolte anche in grandi vasi di terracotta o in panieri di vimini intrecciati, conservati in casa, in recinti o in appositi granai. In molti siti venivano conservate insieme piante coltivate e parti commestibili di piante selvatiche come è testimoniato dagli essiccatoi in argilla dell Età del Rame di Eberdingen (Germania), che contenevano mele dimezzate e cariossidi di frumento monococco. Vasi d argilla di grandi dimensioni per contenere grani o prodotti vegetali lavorati, come la farina, sono attestati per tutta l Età dei Metalli, ma assumono dimensioni molto grandi e sono riuniti in ambienti appositi a partire dalla Tarda Età del Bronzo. Una famiglia della tribù dei Somba, nello stato africano del Benin, sta costruendo serbatoi di argilla pressata per conservare il miglio

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