La Casa Famiglia: affetto e accoglienza a misura di bambino

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1 La Casa Famiglia: affetto e accoglienza a misura di bambino Premessa AiBi - Amici dei Bambini è un Organizzazione Umanitaria Internazionale costituita il 21 gennaio 1986, i cui principi ispiratori nascono dalla centralità del bambino e dal riconoscimento del suo interesse come superiore a qualsiasi altro. Di qui l impegno a prevenire l abbandono del minore e a sostenerlo nella sua crescita per fornirgli una concreta possibilità di inserirsi attivamente nella società. L associazione è operativamente impegnata, oltre che nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo al servizio dei minori, nell Educazione allo Sviluppo, nell Adozione Internazionale, nel Sostegno a distanza e nella Promozione dei diritti del minore, anche nella promozione dell Affido e del sostegno di minori e famiglie in difficoltà. Il presente progetto nasce dall esigenza di rispondere ad un emergenza, da sempre presente, che si è nuovamente evidenziata nel panorama sociale, quello del minore fuori famiglia. La Casa Famiglia nasce, con l obiettivo di tutelare e sostenere il bambino garantendogli per quanto possibile il potersi vivere figlio. Il progetto ha quindi l obiettivo generale di dover rispondere ad un bisogno ampio, un emergenza ancora più evidente dopo la chiusura degli istituti. Di fatto, gli istituti dovrebbero essere stati totalmente chiusi, nella realtà in molti casi c è stata solo una trasformazione. Si è assistito, infatti, al travisamento del termine strutture di tipo familiare laddove anziché promuovere l apertura di strutture fondate sulla presenza di una famiglia, si perpetua il sistema di assistenza basato sul modello della comunità alloggio e della comunità educativa, fondata su professionisti (prevalentemente educatori professionali), modello incapace di replicare la dimensione affettiva e relazionale tipica ed esclusiva di una famiglia. L associazione di Amici dei Bambini vuole, dunque affermare con forza, la sua missione:

2 dare una famiglia al bambino temporaneamente privato e garantendo, al contesto civile, un servizio che possa essere di utilità sociale, sensibilizzando e formando coloro che intendono sostenere chi è privato della propria famiglia. La casa-famiglia è una struttura educativa residenziale a dimensione familiare che si caratterizza per la convivenza continuativa e stabile di un piccolo gruppo di minori con due coniugi che svolgono funzioni genitoriali. Per la coppia accogliente la struttura costituisce residenza abituale. Le figure educative di riferimento possono essere affiancate e integrate da altro personale dipendente o convenzionato, volontario o obiettore, secondo le esigenze e le presenze del gruppo degli ospiti, come previsto dalle normative locali. La Casa Famiglia vuole offrire un servizio diverso da quello della comunità educativa. La struttura comunitaria, per il servizio stesso che è chiamata a compiere, cioè curare ed educare il bambino in attesa di una sua collocazione definitiva in una famiglia (meglio la sua), non è in grado di fornire figure di riferimento così stabili da garantire al bambino la possibilità di elaborare una propria strategia di attaccamento affettivo. Il lavoro all interno della comunità con il minore si configura soprattutto come cura dei bisogni primari del bambino, nello sviluppo biologico e nello sviluppo psicomotorio, rimanendo esclusa o comunque poco considerata, la dimensione dello sviluppo affettivo-relazionale. 1 Ogni regione stabilisce dei requisiti strutturali e organizzativi per l apertura di una comunità di tipo familiare. Dalla Chiusura degli Istituti alla nascita delle Case Famiglia L abbandono minorile è un fenomeno storicamente presente in ogni società umana, nei Paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. La sua portata storica è probabilmente una delle ragioni che ha prodotto una sorta di rimozione collettiva di questo fenomeno sociale, al punto che ci si è abituati ad accontentarsi delle risposte fornite dalle politiche di assistenza sociale tradizionalmente consolidate (la formula degli orfanotrofi si è tramandata, nella sostanza immutata, dai tempi antichi fino ai giorni nostri) e in molti casi il problema è stato volutamente nascosto all attenzione pubblica (gli orfanotrofi e gli istituti per minori sono quasi sempre stati collocati ai margini delle città, all esterno, con poche relazioni con la vita della comunità, quasi come 1 G. Barbanotti, P. Iacobino, Comunità per minori. Pratiche educative e valutazione degli interventi, Carocci Editore, Roma 1998

3 una vergogna sociale da nascondere). Negli ultimi decenni, nonostante i progressi fatti in materia di politiche di inclusione sociale, il fenomeno è rimasto sostanzialmente sommerso e marginale a livello nazionale e internazionale, da un punto di vista conoscitivo (carenza di dati aggiornati ed attendibili) e da un punto di vista culturale (sensibilità diffusa al problema). In Italia, Amici dei Bambini ha sollevato la questione nel corso di numerose audizioni parlamentari, tenutesi in occasione dell elaborazione e dell approvazione della legge di riforma dell adozione e dell affidamento (Legge n.149 del 2001). Il legislatore italiano, consapevole della gravità e dell urgenza della situazione, ha voluto infine accogliere tali istanze, dando avvio ad un epocale rivoluzione: il superamento del ricovero in istituto per i minori allontanati dalla famiglia d origine entro il 31 dicembre La stessa legge n. 149 ha, infatti, smantellato il vigente sistema legato all istituzionalizzazione, favorendo la dimensione più prettamente familiare dell accoglienza, quella cioè dell affidamento familiare. Il Governo, inoltre, nell ambito del Piano Infanzia per il , presentato ufficialmente il 18 settembre 2002, ha previsto un apposito Piano straordinario per la chiusura degli istituti assistenziali entro il 2006, impegnandosi ad incentivare il ruolo delle Associazioni nell opera di sostegno educativo e psicologico alle famiglie accoglienti. Alcune Associazioni, come Amici dei Bambini, si sono difatti impegnate a sensibilizzare sul territorio attività di informazione alla cittadinanza in merito alle tematiche dell abbandono minorile e del minore fuori famiglia, proponendosi come enti che si occupano della formazione di coloro che vogliono avvicinarsi all affido familiare. Tuttavia oggi si assiste al tentativo di svuotare il senso reale della legge, percorrendo strade e politiche di facciata che nella sostanza non prevedono di attivare nessun cambiamento: anche la definizione di strutture di tipo familiare elaborata dalla Conferenza Stato-Regioni aggira l ostacolo perdendo di vista il riferimento alla relazione familiare e perpetuando un sistema di accoglienza sul modello di comunità alloggio e comunità educative, ben lontane dalla dimensione affettiva e relazionale di una famiglia. L obiettivo di istituire un servizio come la Casa Famiglia nasce dal bisogno di dare una risposta concreta e vera alla nuova esigenza che si è stagliata nel panorama sociale che prevede la necessità di collocare i minori in difficoltà in un contesto familiare. Si vuole così rispondere al reale bisogno del minore in difficoltà di essere accolto in una famiglia, con l intento di istituire un percorso di sostegno e recupero anche della famiglia d origine. 2 Linee per il piano d azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva

4 La casa famiglia servizio e risorsa La legge 149/2001 ha sancito che entro il 31 dicembre 2006 fosse superato il ricovero dei bambini e ragazzi negli istituti d'assistenza, proponendo l affido familiare come strumento principale per garantire il diritto di ogni bambino a crescere in una famiglia. Quando una famiglia sta attraversando un momento di difficoltà e per vari motivi (difficoltà educative e/o genitoriali, malattia, carcerazione, ecc.) non riesce a prendersi cura dei figli, i minori possono essere allontanati per un periodo di tempo determinato, e accolti in un altra famiglia: la famiglia affidataria. La durata dell'affidamento è temporanea (da alcuni mesi fino a un massimo di due anni come disposto dalla legge) e viene definita, di volta in volta, nell'ambito dell'accordo tra i servizi socio-assistenziali, la famiglia naturale e quella affidataria e/o stabilita dal provvedimento dell'autorità Giudiziaria. L'affidamento può essere: diurno, quando è limitato ad alcune ore durante la giornata; residenziale, quando il minore va a vivere, per un periodo di tempo, presso la famiglia affidataria, pur mantenendo, di norma, rapporti e incontri con la propria famiglia naturale; per i week end e le vacanze. La casa-famiglia, grazie alla presenza costante di una coppia che dà la sua disponibilità ad accogliere più minori in difficoltà, opera per la creazione di una rete fra le famiglie che già dimostrano un forte interesse all'affido o già lo vivono e che hanno dichiarato il bisogno di sentirsi unite per "camminare insieme", testimoniando poi nei propri luoghi di residenza che essere famiglie aperte è possibile e bello. La Casa Famiglia: si promuove come contesto di accoglienza ampio, fino ad un massimo di sei minori, rispondendo all esigenza di accoglienza e allo stesso tempo garantendo la risorsa famiglia come fulcro centrale di tale modello di accoglienza aperta; dà accoglienza ad un minore facendosi carico dei suoi bisogni, delle sue esigenze, dei suoi timori, offrendo un clima di serenità e ascolto necessario perché un bambino si possa sentire accettato, così che l accoglienza affidataria e il lavoro con la famiglia di origine diventano le soluzioni migliori per sviluppare un progetto di vita per il minore; fornisce ai minori abbandonati o allontanati dalla famiglia di origine, l opportunità di vivere in un ambiente di tipo familiare in grado di garantire lo sviluppo di un sereno rapporto personalizzato con le figure educative principali (la coppia genitoriale);

5 garantisce l avvio di attività di supporto e sostegno alla coppia genitoriale, ai minori e alle famiglie d origine, con l obiettivo di affrontare i problemi che impediscono la crescita serena del minore accolto; promuove la sensibilizzazione in merito al problema del minore in istituto e all emergenza del minore allontanato dalla famiglia; incentiva le famiglie ad aprirsi all esperienza dell affido e orienta coloro che stanno maturando la scelta di offrirsi come affidatari; incoraggia quelle famiglie già aperte all esperienza dell affido affinché mantengano e incrementino, ove possibile, il loro impegno in tal senso, sostenendole anche mediante un azione che aiuti soprattutto a gestire l aspetto della temporaneità dell intervento sul minore in difficoltà e, soprattutto, mediante la creazione di una rete di aiuto e mutuo aiuto. Attualmente, Amici dei Bambini è presente aperto sul territorio nazionale con 4 Case Famiglia. La Casa Famiglia e i suoi componenti Il progetto di istituire la Casa Famiglia, nasce dal bisogno di diventare un vero e proprio servizio nel territorio di appartenenza di una coppia che si rende disponibile, garantendo la caratteristica peculiare della famiglia come perno centrale in questo percorso. La Casa Famiglia potrà accogliere fino ad un massimo di sei minori, nella fascia di età dagli zero anni alla maggiore età, con progetti differenti che vanno dall accoglienza residenziale, a progetti part-time. All interno di queste accoglienze i minori verranno seguiti con progetti individualizzati che puntano a valorizzare i bisogni di ciascun minore che viene accolto, nello stesso tempo si cerca di garantire al minore accolto di avere assicurato i suoi diritti, specie quello di essere figlio. Il percorso come famiglia affidataria all interno dell esperienza Casa Famiglia porta con sé l esigenza di attivare figure di sostegno che aiutino nel difficile percorso: - Educatore Professionale Il compito dell educatore in tale struttura è di essere uno strumento di supporto e di sostegno alla coppia di riferimento. Con le sue competenze, deve fare da ponte tra il minore accolto e le figure genitoriali presenti in casa famiglia, aiutando la coppia a rileggere i comportamenti e i bisogni dei bambini accolti.

6 - Responsabile Educativo L efficienza e la completezza del servizio è tuttavia garantita dalla presenza di un responsabile educativo che si occupa di coordinare le attività che vengono svolte all interno della struttura, di mantenere i contatti continui con i servizi di riferimento per garantire un passaggio di informazioni continuo, necessario anche per apporre eventuali modifiche ai progetti educativi pensati per ciascun minore. Il responsabile educativo coordina le attività svolte dall educatore professionale, un lavoro satellite che è necessario anche per essere risorsa professionale per la coppia, per consentire un lavoro personalizzato su ogni singolo minore accolto, rispondendo ai suoi bisogni ed esigenze primarie, cercando di strutturare un Progetto Educativo Individualizzato (P.E.I.) dove ciascuno è responsabile di una tappa del percorso educativo. - Psicologa di Supporto La coppia accogliente e gli operatori vengono supportati e sostenuti dalla presenza e dal lavoro svolto da un supervisore psicologico garantendo momenti mensili di supervisione. Tale supporto ha come obiettivo di garantire a tutti i membri della Casa Famiglia di riprendere gli aspetti emotivi del lavoro a contatto con i minori e delle situazioni presenti in struttura. - Figura Amministrativa Altra figura presente che svolge un attività prettamente economica, è la figura che si occupa dell amministrazione e che gestisce e coordina l aspetto economico/di budget che riguarda la struttura. - Rete di Famiglie Intorno alla Casa Famiglia si cerca di dar vita ad una rete di famiglie grazie alla sensibilizzazione del servizio stesso e la possibilità di usufruire del buon inserimento della famiglia all interno del territorio. Ovviamente l obiettivo è quello di partire da famiglie locali, aperte al tema dell accoglienza per poter avvicinare altre famiglie, geograficamente distanti, ma col desiderio e la volontà di ritrovarsi periodicamente per poter avere momenti di socializzazione e confronto. La creazione di famiglie che potrebbero ruotare intorno alla Casa Famiglia risponde inoltre ad un bisogno molto importante che è quello del confronto tra famiglie, ricordando che la prima causa del fallimento di affidi familiari è il sentirsi soli nel percorso di affido.

7 Il progetto e le sue azioni Le famiglie sono il vero motore attivo, partecipe e protagonista di questa tipologia di accoglienza, consapevoli sempre dell importanza dei servizi specialistici di supporto. - Formazione delle coppia Una componente molto importante del progetto è senza dubbio quella di garantire la formazione della coppia sia nella fase iniziale del percorso, che in quello in itinere, con attività di supporto e sostegno che possano offrire un lavoro sulle difficoltà che si possono incontrare nella relazione e nella quotidianità con i minori accolti. La formazione viene realizzata da Amici dei Bambini di concerto con gli operatori specializzati precedentemente menzionati. - La casa e la ristrutturazione La Casa Famiglia è una struttura educativa residenziale a dimensione familiare che deve rispondere ad una serie di normative relative alla regione di appartenenza. Infatti, ogni regione presenta dei requisiti strutturali e organizzativi per l apertura di una comunità di tipo familiare. - Attivazioni delle figure di supporto all interno della Casa Famiglia Come menzionato in precedenza intorno alla Casa Famiglia ruotano delle figure professionali di supporto che vanno attivate intorno alla struttura: educatore, supervisore, psicologa e amministratore.

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