LA MINORANZA LINGUISTICA GRECA

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1 115 LA MINORANZA LINGUISTICA GRECA Cultura e immagini dei gruppi linguistici di antico insediamento presenti in Italia

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3 117 Area geografica e lingua La minoranza linguistica greca si è costituita insediandosi nelle regioni Puglia e Calabria. In particolare: - in provincia di Lecce nei centri di Calimèra, Castrignano dei Greci, Corigliano d'otranto, Martano, Martignano, Sternatìa, Zollino, Melpignano e Soleto; in questi ultimi due paesi la lingua minoritaria non è più usata, se non da pochissimi anziani, ma dal 1988 tutti i comuni si sono consorziati per la valorizzazione e lo sviluppo dell'area ellenofona del Salento; - in provincia di Reggio Calabria nei centri di Amendolea (fraz. di Condofùri), Bova, Roghùdi e Gallicianò (fraz di Condofùri). Vi sono, poi, i centri costieri (Reggio Calabria, Mèlito Porto Salvo e Bova Marina) nei quali, per motivi diversi, negli ultimi anni si è trasferita gran parte della popolazione grecanica calabrese. Si rileva, altresì, che a Condofùri, Chorìo di Roccaforte e Roccaforte del Greco la lingua non è più utilizzata. La minoranza è individuata con i termini di greco-calabra e greco-salentina ed utilizza, ancora oggi, la lingua greca. Questa lingua è chiamata grico in Puglia, forse dall'osco griko piuttosto che dal latino graecus, e greco in Calabria. Il periodo di insediamento in Italia può considerarsi compreso tra la formazione della Magna Grecia (VIII - VI secolo a.c.) e la dominazione bizantina (VIII - XI secolo d.c.). Su tale periodo sono state elaborate diverse ipotesi, tutte fondate sullo studio della lingua greca. La prima, sostenuta dal Rohlfs, afferma che quell'idioma, contenendo parole, suoni e forme sintattiche così arcaiche da non essere state riscontrate neppure nei dialetti della Grecia, rappresenta la Cultura e immagini dei gruppi linguistici di antico insediamento presenti in Italia

4 118 continuazione dell'antica Magna Grecia. Il Morosi ritiene, invece, che le colonie risalgano al Medio Evo e che la migrazione possa essere avvenuta in epoca bizantina. C'è, infine, l'ipotesi del filologo Comparetti, avvalorata anche da alcuni studiosi greci, come Karanastasis, che affermava come molto probabile la sovrapposizione di colonie greche più recente su altre già presenti sul territorio. Di certo il declino delle comunità elleniche della Magna Grecia nell'italia meridionale provocò la quasi totale estinzione del greco, sostituito dal latino; la lingua greca, probabilmente, continuò ad essere utilizzata dai pastori e dai contadini che vivevano isolati. La successiva diffusione del cristianesimo, sotto la sovranità di Bisanzio, contribuì a far rifiorire le comunità grecofone, che ebbero la loro massima vitalità nell'viii secolo con la presenza di numerosi monasteri. In Calabria, la Chiesa continuò ad utilizzare il rito bizantino fino al 1572, anno in cui ufficialmente si passò al rito latino. Nella grecìa salentina il rito greco scomparve ufficialmente nella prima metà del 1600, anche se, per altri due secoli, nelle stesse chiese si celebrò nei due riti. La lingua, nel tempo e a causa della notevole distanza dalla madrepatria, si è logorata, ha perso quasi interamente i nomi astratti, ha assottigliato il numero degli aggettivi e degli stessi nomi concreti, ha apportato elisioni e scambi di lettere, ha accolto in sé numerosi prestiti da altre lingue e, in particolare, dai dialetti italofoni, dando loro desinenza greca e, per così dire, grecizzandoli, mantenendo, però, vivi alcuni suoni, forme e vocaboli che in Grecia sono andati persi nel corso dei secoli. Pur tuttavia, nella grecìa salentina sono state realizzate diverse iniziative di carattere culturale che, nel contesto delle attività a sostegno della lingua Ministero Interno Ufficio Centrale zone di confine e minoranze etniche - Ufficio minoranze linguistiche

5 119 greca, con i contributi della Comunità Europea, hanno interessato l'ambito scolastico (corsi di lingua, produzione di libri, video, etc.). Cultura e immagini dei gruppi linguistici di antico insediamento presenti in Italia

6 120 Cenni storici Dall'VIII al V secolo a.c. i greci fondarono basi commerciali e città litoranee in Sicilia, Calabria e nel resto dell'italia meridionale. I segni di questa colonizzazione sono ancora oggi visibili nei siti archeologici di centri come Taranto, Sibari, Crotone, Locri, Reggio e Siracusa, sul versante ionico, e Poseidonia (l attuale Paestum) e Cuma su quello tirrenico, che prosperarono grazie all agricoltura ed al commercio. A partire dal Vl secolo a.c. l'insieme di queste città, divenute ben presto indipendenti, fu indicato come Magna Graecia. Con tale termine all'inizio si designarono i primi insediamenti dell Italia meridionale posti sullo Ionio; successivamente, si passò ad indicare più genericamente la vasta area litoranea dell'italia meridionale. In tale realtà il Salento probabilmente non fece mai parte della Magna Grecia, ma fu colonizzato in epoche successive. Quel territorio, infatti, era occupato dai Messapi (gente tra i due mari, l'adriatico e lo Ionio), popolazione proveniente dall'illiria, che adottò l'alfabeto greco ma con lessico e grammatica differenti, quindi non comprensibili. L'unità linguistica fu realizzata alla fine del IV secolo a.c., e deve la sua straordinaria diffusione all importanza commerciale e culturale che assunsero le diverse colonie. Conquistata definitivamente dai romani tra il 212 e il 203 a.c., la Magna Grecia non fu latinizzata del tutto, nonostante l'influenza culturale e linguistica esercitata dai vincitori. La lingua greca, infatti, come attesta Strabone, era ancora utilizzata nei centri urbani di Napoli, Reggio e Taranto 10. Il Salento restò messapico fino al III secolo a.c. e la Magna Grecia si sviluppava a partire da 10 Strabone, Geographia, VI-1.2, I secolo d.c. Ministero Interno Ufficio Centrale zone di confine e minoranze etniche - Ufficio minoranze linguistiche

7 121 Taranto: la guerra contro Roma segnò la loro decadenza perché, alleati di Pirro e Taranto, furono sconfitti dai romani che occuparono il Salento. La crisi e la conseguente fine dell'impero Romano d'occidente (476 d.c.) segnarono, anche per l'italia meridionale, un periodo d'agitazioni politiche e sociali che furono rese ancora più drammatiche dalla guerra tra i Goti ed i Bizantini, cominciata nel 536 con lo sbarco del generale Belisario a Reggio. La conquista del Brutium (Brètia o Bretanìa per i Bizantini) segnò il passaggio dell'odierna Calabria all'autorità di Costantinopoli, protrattasi, poi, sino al Nell antichità con l appellativo di Calabria si denominava la penisola Salentina, mentre l attuale Calabria era indicata come Brutium. Fino alla prima metà del VII secolo la Brètia e la Basilicata costituirono un Eparchia, direttamente dipendente dall'esarcato di Ravenna. Tra il 680 ed il 687 Romualdo I, duca longobardo di Benevento, attaccando i possedimenti Bizantini, invase la Basilicata, riducendo l'eparchìa alla sola Brètia. Nel 754 i Bizantini, che in seguito all invasione dei Longobardi avevano dovuto rinunciare al dominio sulla Puglia, trasferirono il nome Calabria al Brutium, costituendovi un ducato. Dalla Metropolìa di Santa Severina, in Calabria, dipendevano anche i Bizantini del Salento. Un ruolo importantissimo nella seconda ellenizzazione dell'italia meridionale fu svolto dai monaci melchiti, copti e, soprattutto, basiliani che, dopo essere stati costretti ad abbandonare i territori dell'impero di Bisanzio, soprattutto orientali, vi trovarono rifugio e sicurezza, popolando monti e valli con eremitaggi, monasteri e ascetari. Cultura e immagini dei gruppi linguistici di antico insediamento presenti in Italia

8 122 La nuova immigrazione si attuò nel Vll secolo, dalla Cappadocia, dalla Siria e dall'egitto: consistenti gruppi di monaci, per sottrarsi all'islamizzazione, trovarono riparo nell'italia meridionale, dove, fra le remote ed intricate asperità morfologiche, poterono occultarsi per vivere in raccoglimento ascetico, rafforzando il fenomeno degli insediamenti in grotte creatosi a seguito dello sfaldamento dell'impero Romano d'occidente. Nel corso dell'viii secolo vi fu un'ulteriore affluenza di monaci, ancora più numerosa, provenienti oltre che dall'oriente, dalla stessa penisola ellenica. Ed un'altra ondata migratoria si ebbe nel secolo X, dopo la riconquista della Sicilia da parte degli Arabi. In Calabria il potere bizantino superò di poco la seconda metà dell'xl secolo, perché due grandi avvenimenti ne causarono la fine: lo Scisma d'oriente e l'invasione dei Normanni nell'italia meridionale. Lo scisma ebbe origine dall affermazione che Papa Leone IX ( ) fece al Concilio riformatore di Reims, nel luglio del 1054, secondo cui il pontefice romano era il solo primate apostolico della Chiesa universale. La tesi del primato di Roma trovò un oppositore nel patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario, il quale, invece, pretese l'autonomia da Roma e la piena giurisdizione su tutta la Chiesa d Oriente. Qualche anno dopo, Niccolò II, papa dal 1059 al 1061, approfittando delle prime conquiste dei Normanni in Puglia e in Calabria, al Sinodo di Melfi del 23 agosto 1059, concesse l'investitura di duca di Calabria e di Puglia a Roberto d Altavilla, detto il Guiscardo, con l'impegno di riportare sotto la potestà di Roma tutte le diocesi e i monasteri dei territori conquistati e di ripristinare il rito latino. Ministero Interno Ufficio Centrale zone di confine e minoranze etniche - Ufficio minoranze linguistiche

9 123 In breve tempo i Normanni restaurarono l'ubbidienza dei vescovi all'autorità papale, mentre, resisi conto dell'impossibilità di cancellare rapidamente consuetudini e tradizioni di un popolo completamente grecizzato, procedettero al ripristino del rito latino in modo graduale. Molto più difficile si rivelò il mantenimento dell'impegno preso con il papa in campo monastico, in quanto i monasteri, a differenza delle diocesi, erano ramificati e radicati nel territorio, con grande influenza sulla popolazione che in esso vi gravitava. Favorirono, quindi, con donazioni ed elargizioni, la fondazione di monasteri latini, benedettini e cistercensi, fiduciosi che a lungo andare questi avrebbero potuto assorbire la popolazione greca; ma operarono anche su quelli greci, che vennero riorganizzati e raggruppati in confederazioni, dette Archimandrie, non senza aver prima scoraggiato la vita eremitica. La popolazione, soprattutto nella Calabria centro-meridionale, era in maggioranza greca, tanto che Federico II di Svevia, nel 1231, dovette far tradurre in greco le sue Costituzioni di Melfi in quanto la popolazione calabrese non comprendeva il latino. Nel Salento, l'abbazia di S. Nicola di Casole era centro di irradiamento della cultura greca: distante solo tre chilometri da Otranto e da alcuni secoli assurta a rango di Metropolìa, con rapporti diretti con Costantinopoli, da essa dipendevano tantissimi scriptoria salentini, dove si miniavano i codici greci oggi diffusi nelle biblioteche di mezza Europa. Venuti meno i contatti religiosi e gli scambi culturali con la terra d'origine, si tracciò un solco sempre più profondo tra Oriente ed Occidente, tra cattolicesimo ed ortodossia. Cultura e immagini dei gruppi linguistici di antico insediamento presenti in Italia

10 124 Nel periodo angioino-aragonese e durante la dominazione spagnola, la supremazia della lingua greca cessò, sostituita dalla diffusione di quella romanza. Nella grecìa salentina la caduta di Otranto, occupata dai Turchi nel 1480, e la controriforma scaturita dal concilio di Trento, furono gli elementi che contribuirono a dare il colpo di grazia ad una grecità affievolita per l'interruzione dei rapporti con Costantinopoli. Il grande patrimonio di lingua e culturale cominciò ad essere trasmesso oralmente ed il lessico sopravvisse solo nei termini legati alle esigenze della civiltà contadina. Ministero Interno Ufficio Centrale zone di confine e minoranze etniche - Ufficio minoranze linguistiche

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