BRANDELLI DI UNA ANTICA FAVOLA

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Natalia Masini
8 anni fa
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1 BRANDELLI DI UNA ANTICA FAVOLA di Michele Langella

2 Credo che la mia sia stata una delle ultime generazioni che ha avuto l opportunità di ascoltare le favole raccontate dalla nonna, quelle che noi chiamavamo i cunti, i fattarielli. Rivedo me bambino di cinque o sei anni nella stanza in penombra, seduto su uno sgabello, uno scannetiello, assieme a mio zio Armando, allora ragazzino, accanto al braciere di ottone alloggiato su una pedana esagonale di legno. Quasi ipnotizzato dalla brace che occhieggia tra la cenere, sono intento ad ascoltare la voce di mia nonna Carmela che nel frattempo sferruzza con l uncinetto o rammenda calzini. Anche zia Nina lavorando la lana ascolta attenta anche se è l ennesima volta che sente lo stesso racconto e il silenzio, per niente scalfito dalla voce della nonna, è invece graffiato qua e là dal rumore delle pentole proveniente dalla cucina dove mia madre Margherita sta preparando la cena e questo fa sobbalzare mio fratello Nello, poco più che neonato, che se la dorme tranquillo cullato dalla voce della nonna che, solo in alcuni passi del racconto assume toni più concitati. Michele Langella. Brandelli di una antica favola 2

3 La trama della favola non la ricordo più e ne rammento solo alcuni brani ma so per certo che quando dopo qualche decennio sui banchi del De Bottis mi imbattei in Ulisse, Enea e Dante ed appresi delle loro mitiche peripezie, ebbi la netta sensazione che alcuni elementi, alcuni sprazzi delle vicende raccontate da Omero, Virgilio e dall Alighieri li avevo già sentiti dalla bocca di mia nonna. Di un racconto in particolare, quello di Berulandra e Manfrellino, ricordo più o meno questo: Berulandra è una giovane maga, figlia e nipote di maghe e sua nonna per giunta è anche cannibale perché di tanto in tanto si apparta per affilarsi i denti per meglio masticare le carni dei malcapitati sui quali spera di mettere le grinfie. Sia detto per inciso che in tutta la favola non ricordo che la megera riesca ad azzannare qualcuno. La madre maga è un po meno truce della vecchiaccia ma è altrettanto cattiva in quanto, volendosi liberare di Manfrellino, il buon giovane del quale sua figlia Berulandra si è innamorata, gli impone tutta una serie di prove, alcune delle quali sarebbero fatali se non fosse per l aiuto fornitogli di volta in volta dalla sua bella. Ricordo del portone della casa della nonna strega che sbatte in eterno e che è guardato da un cane famelico. Michele Langella. Brandelli di una antica favola 3

Di un racconto in particolare, quello di Berulandra e Manfrellino, ricordo più o meno questo: Berulandra è una giovane maga, figlia e nipote di maghe e sua nonna per giunta è anche cannibale perché

4 Manfrellino, grazie ai suggerimenti di Berulandra, riesce a neutralizzare sia il portone che la ferocissima bestia puntellando il primo con un mazzacano e gettando al secondo una pagnotta e così, quando la vecchia ordina al portone di scamazzare il giovane e al cane di sbranarlo, l uno risponde che in tanti anni mai nessuno ha pensato di mettere fine alla sua pena e l altro che non farà del male a chi lo ha sfamato. Ricordo anche di un fiume in piena che dovrebbe travolgere Manfrellino ma non rammento il suggerimento che Berulandra gli dà per fargli superare l ostacolo mortale. Le tinte fosche del racconto sono tuttavia attenuate qua e là da elementi buffi come quello di una candela affatata che si riaccende appena il giovane la spegne con un soffio o come le imposte di una finestra che si riaprono alternativamente quando il ragazzo tenta di chiuderle. Ci sono anche calze e stivali che si infilano magicamente ai piedi di Manfrellino quando questi tenta di sfilarseli. Il tono che la smaliziata Berulandra usa nei confronti di Manfrellino quando gli dà i suggerimenti necessari a superare le prove è leggermente canzonatorio e il povero ragazzo ci fa un po la figura del tonto. Manfrellino riesce a superare anche una prova del cuoco ante litteram preparando ben 100 piatti in una sola ora. Michele Langella. Brandelli di una antica favola 4

male a chi lo ha sfamato. Ricordo anche di un fiume in piena che dovrebbe travolgere Manfrellino ma non rammento il suggerimento che Berulandra gli dà per fargli superare l ostacolo mortale.

5 Ritengo che l origine della favola sia molto antica e che risalga, quanto meno, al medioevo: il nome Manfrellino è di certo la corruzione di Manfredi e questo può riportare il racconto al periodo in cui i Normanni diventarono signori anche del sud Italia e Berulandra è sicuramente un nome germanico, longobardo o goto. Normanni, Longobardi e Goti si sono combattuti a lungo per il possesso delle nostre terre del sud ma ci sono stati anche brevi momenti in cui hanno convissuto più o meno pacificamente e se i potenti, sempre smaniosi di potere, pensavano a sopraffarsi, il popolo ha certamente saputo e dovuto trovare la via per coesistere. A distanza di tanti anni, l atmosfera magica creata dal racconto, oggi nella mia mente si confonde, anzi, è tutt uno con quella della stanza e il braciere, la culla di mio fratello, la stessa mia nonna che diventano elementi di una favola tingendosi degli stessi colori di quella raccontata. Spero che tra le persone che hanno avuto la pazienza di leggere queste mie righe ci sia qualcuno che ricordi la favola meglio di quanto la rammento io e che sia in grado di fornirne la versione completa: gliene sarei molto grato. P.S.: a proposito di nomi ostrogoti il secondo nome di mia nonna Carmela era Zugarda. Stephen's Cathedral, Vienna Michele Langella Michele Langella. Brandelli di una antica favola 5

Normanni, Longobardi e Goti si sono combattuti a lungo per il possesso delle nostre terre del sud ma ci sono stati anche brevi momenti in cui hanno convissuto più o meno pacificamente e se i potenti,

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