La conservazione del patrimonio e la ricerca d archivio. Il caso del Monumento all Italia di Rocco Larussa*
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- Romeo Giorgi
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1 M. Teresa Sorrenti La conservazione del patrimonio e la ricerca d archivio. Il caso del Monumento all Italia di Rocco Larussa* Nelle indimenticabili pagine dedicate alla storia religiosa e civile della città di Reggio mons. Antonio De Lorenzo 1, accurato studioso e fine archeologo, inserisce un paragrafetto dall emblematico titolo I sette nomi della Piazza Vittorio Emanuele 2 nel quale ripercorre brevemente le vicende storiche che comportarono il mutare della denominazione della piazza che oggi, intitolata all Italia (F. 1), rappresenta, nel tessuto urbano cittadino, un luogo elitario per l eleganza dei prospetti architettonici degli edifici pubblici che su di essa si affacciano. Ricorda il De Lorenzo che, dopo la parentesi francese durante la quale la piazza ebbe nome dal Re Gioacchino - restaurata l antica dinastia, la piazza fu ribattezzata col nome di Piazza dei Gigli. E poi che venivano a compiersi le aspirazioni cittadine con la inaugurazione della provincia di Reggio, per sentimento di riconoscenza fu elevata nella piazza la statua marmorea di Ferdinando I, lavoro bellissimo del Tenerani. L alto piedistallo che portava il simulacro, era chiuso con ringhiera di ferro poggiante sopra i sedili di un recinto poligonale di pietra [ ] Venne finalmente il 21 agosto Quel giorno fu abbattuta e vandalicamente distrutta la statua; e la piazza, già della Cattolica, di Re Gioacchino, dei Gigli, prese il quarto nome di Vittorio Emanuele. Il popolino però, che non bada troppo ai titoli lapidari [ ] oggi lo chiama all Italia dalla statua del Larussa 3 che sorge nel mezzo L illustre storico fornisce, quindi, preziose informazioni, purtroppo però non sempre precise, come la ricerca archivistica ha consentito di rilevare. Il presente contributo è stato presentato nell ambito del Convegno Patrimonio Culturale e Fonti archivistiche. Esperienze a confronto, tenutosi a Reggio Calabria il 25 maggio 2012 ed organizzato dalla Soprintendenza Archivistica della Calabria e l Assessorato alla Cultura della Amministrazione provinciale di Reggio Calabria 1 Mons. De Lorenzo ( ), figura insigne di storico ed archeologo, resse la diocesi di Mileto e concluse la sua operosa esistenza a Roma dove venne insignito del titolo di arcivescovo di Seleucia e Consulente della Congregazione delle Indulgenze e delle Sacre Reliquie. Per approfondimenti sull opera e la figura di quest insigne studioso cfr. D. COPPOLA, Antonio Maria De Lorenzo e l ambiente culturale reggino attraverso i documenti dell Archivio di Stato di Reggio Calabria, <Rivista Storica Calabrese> N.S. XVII (1996), nn.1-2, pp ; D. MINUTO, Annotazioni sul lavoro storico di Antonio Maria De Lorenzo, <Rivista Storica Calabrese >N.S. XVIII (1997) nn. 1-2 ; Ibidem, V.F.LUZZI, Antonio Maria De Lorenzo, storico di Calabria e vescovo di Mileto( ), pp ; F. MARTORANO, Antonio De Lorenzo ( ): gli studi di topografia antica e medioevale,< Rivista Storica Calabrese> N.S. XIX (1998) nn. 1-2, pp A. DE LORENZO, Un terzo manipolo di monografie e memorie reggine e calabresi, Siena, tip. S. Bernardino, 1899; r.a. a cura di A. DENISI, Reggio Calabria, 2000, ed. Laruffa, p Rocco Larussa ( ), figura di ardente patriota oltre che di apprezzato scultore, compì la sua formazione presso l Accademia Albertina di Torino. Fu direttore della Scuola d Arte di Reggio e ricevette molte commissioni dal Municipio e dalla borghesia reggina. Per una aggiornata bibliografia su questo artista cfr. G. MUSOLINO., Il censimento del Gran Camposanto di Messina e la produzione funeraria tra Ottocento e Novecento, in G. MOLONIA P. AZZOLINA (a cura di), Un libro aperto sulla città. Il Gran Camposanto di Messina, La Grafica Editoriale, Messina 2000, pp : Nel Camposanto di Reggio si ammira tutt oggi il bassorilievo che orna la tomba del figlioletto dello scultore, Duilio, morto ad appena tre anni. Tra gli altri monumenti realizzati dallo scultore per la città di Reggio, si ricordano il monumento a Giuseppe Garibaldi, che veniva inaugurato nel 1864 nel piazzale antistante la stazione centrale, ed i busti del conte di Cavour (1864) e di Demetrio Salazar (1883), il primo.., il secondo nei locali del Museo Archeologico. Più tardo invece(1895), ma sostanzialmente ancorato agli schemi della ritrattistica romantica è il monumento a Federico, patriota e politico di primo piano nella storia del Risorgimento calabrese. Per approfondimenti su questi ultimi cfr. M. T. SORRENTI, Il patrimonio degli Enti Pubblici tra committenza ed acquisizioni, in S. VALTIERI (a cura di),la Grande Ricostruzione..
2 Si legge infatti, nella copia del contratto stilato il giorno 20 agosto del 1819 in presenza del notaio Don Antonio Lo Faro 4, che innanzi a lui erano comparsi Don Felice Genovese, con mandato di Procura dei deputati della Comune di Reggio, e Don Angelo Solari Scultore de Regi Studi della Corte di Napoli; le parti convenivano circa la realizzazione della statua in marmo di Sua Maestà Ferdinando I dell altezza di circa palmi 8 napoletani da eseguirsi in marmo statuario di Carrara. Il Solari si obbligava ad eseguire un modelletto in creta, della stessa altezza che avrebbe avuto l opera in marmo, e poi farne il calco in gesso e trarne due gettiti parimenti in gesso di cui uno sarebbe rimasto all artista per la successiva esecuzione in marmo, l altro da donarsi, invece, alla città di Reggio, fintanto che non fosse stata terminata l opera in marmo. Tempo per l esecuzione un anno e tre mesi e costo ducati 1300 di moneta effettiva di Argento. Solo alcuni anni più tardi nel maggio del 1828 si sarebbe proceduto all appalto del piedistallo in marmo sul quale collocarsi la statua di Sua Maestà Ferdinando I di dolce rimembranza ; l appalto andava al marmoraro messinese Antonio Amato di Giovanni colla garenzia solidale del Capomastro Giovanni Pangallo di Reggio per la somma di 1449 ducati, ivi compresi i 52,48 ducati per le iscrizioni e qualunque spesa imprevista; il basamento sarebbe stato consegnato il 31 agosto del La documentazione archivistica relativa all appalto del basamento contiene la perizia di spesa nella quale vengono indicate le caratteristiche del marmo da utilizzarsi, pietra marmoraria color grigio di Taormina di Sicilia e bianco di Carrara, numero dei gradini e loro lunghezza, descrizione degli elementi decorativi quali quattro ghirlande, ossiano festoni di fiori nelle quattro facciate del fregio sotto la crornice della cimasa [ ] quattro teste a basso rilievo nella corrispondenza di detto fergio [ ] esprimenti la.. Giustizia, la Clemenza, la Gloria [ ] quattro Trofei legati in una ghirlanda di fiori [ ] quattro cornucopie versanti monete d oro che verranno situati nei quattro angoli del finimento a piè della statua. Il disegno allegato alla perizia restituisce fedelmente quanto descritto nel contratto.(foto 2) Intorno al gruppo scultoreo con il suo piedistallo era, inoltre, prevista la realizzazione di uno steccato in ferro che servir deve per custodia ; Francesco Fargione e Domenicano Cartisano se ne aggiudicavano l appalto, mentre a Giovanni Carrozza spettava di situare intorno alla statua otto fanali per essere accesi in tutte le feste Civili. In data 31 agosto 1828 i Deputati incaricati di verificare l esecuzione dell opera secondo le regole dell arte e le prescrizioni in perizia, osservavano non poche discordanze in relazione ai materiali utilizzati e, nello specifico, che taluni marmi specialmente i più principali, che sono situati nei fondi delle facciate, sono pezzi levati di altre opere antiche ; essi evidenziavano anche irregolarità nella connessione delle facce eseguite e chiedevano, quindi, che nel pagare il lavoro si applicassero le sanzioni previste nel contratto corrispondendo, anziché i1449 ducati pattuiti, ducati 1397,51. Del sopralluogo veniva redatto verbale ed inviato all Intendente. Le note vicende politiche che travolsero la monarchia borbonica e coinvolsero la città di Reggio ed il suo territorio videro una partecipazione convinta di molti patrioti reggini ai moti insurrezionali esplosi nella città sin dal settembre 1848; moti repressi nel sangue si conclusero in Calabria con l arrivo del generale Garibaldi e la presa di Reggio il 21 agosto 1860.(foto 3) Come ricorda il De Lorenzo, fu in quella circostanza che la statua del Re Ferdinando I venne abbattuta dai reggini i quali, qualche anno più tardi, decidevano di commemorare l insurrezione del 2 settembre 1847 con il fare erigere nella nuova piazza Vittorio Emanuele una statua all Italia unita. 4 Archivio di Stato di Reggio Calabria (ASRC), Costruzione statua in marmo di Sua Maestà Ferdinando I ( ), inv. 37, B. 41, f ivi,
3 Nelle Delibere dell Amministrazione Municipale di Reggio Calabria del 10 novembre si conserva quanto deciso dal Consiglio in merito a lla proposta del Sig. Larussa Rocco del 26 settembre ultimo colla quale offre al Municipio di eseguire la scultura in marmo di una statua rappresentante l Italia per collocarsi sulla Piazza Vittorio Emanuele di questa città. Il Consiglio avendo diligentemente considerata l offerta del Signor Larussa, ed il parere dato dall Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e l attestato del professore di quella scuola dello scultore Sig. Vela coi quali si pronuncia unanime suffragio di lode al modello in creta per detta opera scultoria. [ ] delibera all unanimità dei voti accogliere l offerta del Signor Larussa incaricando la Giunta di stabilire le condizioni del contratto Ed in una successiva riunione del 23 ottobre dello stesso anno delibera una prima rata per l esecuzione dell opera di. 2000,00 Apprendiamo che il contratto veniva concluso tra il Larussa ed il Municipio il 26 novembre 1866, ma con delibera del 16 maggio 1868 il Consiglio accoglie per le circostanze da lui riferite la proposta dello scultore di modificare il contratto pel modo di valutarsi il merito della sua opera artistica, quanto per la nuova maniera da lui proposta per rimodernarsi il piedistallo esistente nella medesima Piazza [ ] il Sindaco procede alla nomina della Commissione in persone di Consiglieri Sigg. Vollaro Saverio, Gullì Saverio e Calarco Saverio [ ] il Consiglio all unanimità di voti l approva. Ad integrare i dati archivistici e darne più compiuta comprensione, interviene un opuscoletto contenente una memoria scritta da un non identificato AB*** che, nell intento di supplire ad un sepolcrale silenzio non degno di scusa seguito all inaugurazione del monumento all Italia il 12 settembre 1868, traccia un breve profilo del La Russa ricordandone anche l ardente patriottismo, e ripercorre la storia della genesi del monumento. Il modello in gesso della statua, compiuto nei primi mesi del 66, era stato sottoposto al giudizio dell Accademia di Torino il cui lusinghiero giudizio convinse il Municipio reggino ad affidare al maestro l esecuzione dell opera in marmo di Carrara, per la cui realizzazione riferisce l autore della memoria lo scultore impegnò fatica e denari ben oltre quanto il committente gli rifuse. Passa quindi a descrivere l imponente monumento e la fisionomia del volto della Signora che non esprime l alterigia, né la burbanza di chi si trascina legati al carro trionfale i re delle altre nazioni [ ] pel contrario Ella presenta una fisionomia maestosa e serena [ ] si scorge che l Artista possedeva nell attegiar quell aspetto la filosofia del bello 7 Abbiamo voluto riferire l entusiastico giudizio con il quale veniva accolta la pregevole scultura del Larussa nell ambiente culturale reggino perché esso ci fornisce significative indicazioni di ordine estetico e, in altre parole, individua quali fossero in città i linguaggi artistici ancora fortemente apprezzati a metà dell 800, attestati su formule oscillanti tra esperienze veriste ed un persistente gusto neoclassico. Il Larussa nel dar forma alla sua raffigurazione dell Italia unita dovette tener presente quanto il suo maestro all Accademia Albertina di Torino, Vincenzo Vela, aveva realizzato per il monumento che, dedicato ad una delle più prestigiose figure del Risorgimento italiano, Daniele Manin, di fatto iconograficamente raffigurava l Italia (F. 4, 5, 6, 7, 8), classicamente atteggiata, rappresentata mentre ostende con la mano destra la palma del martirio e con la sinistra tiene il medaglione entro cui è rilevata l effigie del Manin; il monumento era stato inaugurato il 22 marzo 1861 a Torino, ma il giudizio che un altro affermato scultore del tempo, Gaspare Galeazzi, pronuncia sull opera e sul suo autore non è senza dubbio lusinghiero. Il Galeazzi, pur nel lodare la corretta conduzione dell opera cosa che spregiativamente dice è merito di diligente scalpellino - osserva Oh quanto mi rallegrerei se il Vela si fosse educato ed ispirato allo studio degli artisti Greci, sì nella severità di stile, di composizione, e del giusto impianto che nell acconciamento delle parti accessorie, per 6 ASCRC, (Archivio Storico Comune di Reggio Calabria), Delibere dell Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, Sessione ordinaria di autunno dell anno 1866, B.9, f. 2 7 Rocco La Russa e l Italia statua ch ei lavorò per Reggio di Calabria. Memoria scritta dall AB***, Reggio Calabria, Tipografia Lipari e Basile, 1869
4 mezzo delle quali si otterrebbe il maggiore effetto del tutto - insieme. [ ] l intelligente contemplando la statua è quasi obbligato ad esclamare «peccato che sia stato negletto un sì bel concetto». [ ] Quelli che sono istruiti alla di lui (Vela) scuola, peggioreranno questa nobile arte ad eccezione forse di qualche privilegiato ingegno, che si persuaderà doversi applicare a più solidi studi 8 Si è voluto riferire il giudizio forse non del tutto asettico del Galeazzi per tentare una contestualizzazione storico culturale dell ambiente artistico che si era venuto maturando nelle riconosciute capitali dell arte in Italia nel corso del primo 800, oscillante tra una protratta fortuna della poetica classicista e le affermazioni puriste degli anni 40, epoca in cui il Vela era venuto a contatto a Roma, luogo privilegiato dell istruzione artistica, con uno dei riconosciuti protagonisti della scultura europea del tempo, Pietro Tenerani 9, professore di scultura all Accademia di San Luca, dal quale avrebbe derivato quel guardare tanto ai modelli antichi, quanto ai classici moderni 10, degni, cioè, di essere considerati opere canoniche da imitarsi. Accanto allo scultore ticinese, erano a Roma, allievi del Tenerani, molti maestri meridionali e tra questi il messinese Giuseppe Prinzi 11 che nel 1858, eseguiva, su commissione del Senato cittadino, la statua raffigurante Messina riconoscente al sovrano per la concessione del Portofranco (F. 9), originariamente collocata entro una nicchia, tra due lapidi commemorative dei patrioti del 1847, e Saro Zagari 12 che nella Verità scoperta dal Tempo, svolge come è stato già osservato 13 - una derivazione da un fortunato modello teneriano, quello della Flora (foto 10), oggi alla Gipsoteca di Palazzo Braschi. Prototipo molto fortunato, replicato anche dal calabrese Larussa per un notabile reggino, il cav. Domenico Genoese Zerbi (foto 11), e certo indicativo di un condiviso apprezzamento verso una poetica ed un linguaggio che cui si impronta tanta parte della produzione scultorea meridionale ben oltre la metà del secolo. Vicende di un monumento La documentazione archivistica consultata, unitamente ad una lettura dei periodici, ci informa che la Giunta Municipale reggina in data 14 gennaio 1920 deliberava, in considerazione dell avvenuta sistemazione della Piazza Vittorio Emanuele, lo spostamento della statua dell Italia che veniva a 8 G. GALEAZZI, L Italia (statua di Vela), Torino 1861, Tip. Naz. Di G. Biancardi 9 Sulla figura e la prolifica produzione di Pietro Tenerani cfr, S. GRANDESSO, Pietro Tenrani ( ), Milano, Silvana ed S. GRANDESSO, cit, p L. PALADINO, G. Prinzi, Messina riconoscente alla sovrana per la concessione del Portofranco, in L. PALADINO (a cura di ) La scultura a Messina nell Ottocento, Catalogo mostra (Messina Museo Regionale 21 agosto 31 ottobre 1997) p BARBERA G., Due statue ottocentesche per Messina: Ferdinando II di Pietro Tenerani e Messina riconoscente pel benefizio del Portofranco, in MOLONIA G:( a cura di) Il Quartiere ottavo di Messina Centro storico Diana e Clarenza, Messina 1994, pp
5 trovarsi in posizione eccentrica rispetto ad essa; la perizia di spesa era di ed il lavoro sarebbe stato eseguito a cura della ditta f.lli Pellegrino 14. Fu nel corso dell esecuzione dei lavori che comportavano, si legge, lo spostamento del manufatto su un altro basamento, che si vide precipitare la bella opera ed infrangersi. Si videro staccati i più importanti pezzi, la testa e il braccio che porgeva la corona ( F.12,13) 15. Tanto si legge nell articolo apparso su Cronaca di Calabria e nel quale Alfonso Frangipane, oltre a dare notizia dei danni accorsi all opera, ricorda come il Larussa, cui l opera era stata commissionata avesse scelto di dar vita trattandosi di un libero soggetto e non essendoci, quindi, alcuna indicazione iconografica da parte dell Amministrazione committente - una raffigurazione che prescindesse dal diventare apoteosi personale di un condottiero, ma divenisse piuttosto figurazione solenne della Patria libera. Le parole del Frangipane confermano quanto i documenti avevano già fatto rilevare in merito all impegno anche economico dell artista che assunse a suo carico spese come il trasporto del marmo dalle cave carraresi, normalmente a carico del committente. Ricorda, infine, lo studioso che l opera era stata inizialmente destinata ad ornare una nicchia del palazzo della Prefettura ma, successivamente, in considerazione delle dimensioni acquisite lo scultore era andato ben oltre i due metri commissionategli si ritenne più opportuno collocarla nella più importante piazza cittadina. I danni occorsi al monumento, che proprio in occasione del suo trasferimento venne collocato sull alto basamento gradonato ove trovasi tutt oggi, sono stati rilevati nel corso del recente restauro 16 che ha consentito di apprezzare, anche sotto il profilo tecnico oltre che estetico, la straordinaria abilità dello scultore reggino; l intervento conservativo ha, inoltre, portato ad un insperato ma alquanto significativo recupero. Di fatti, dovendosi provvedere al riallettamento e consolidamento delle sezioni lapidee poste a mò di piedistallo della statua, si osservava come due delle quattro sezioni recassero al loro interno un iscrizione che, seppure lacunosa, è stato possibile identificare ( F. 14, 15) con quella riportata dal De Lorenzo 17 ed incisa sul basamento del distrutto monumento 18 a Re Ferdinando I. Difficile dire, allo stato attuale delle ricerche, se la presenza di questi interessanti brani lapidei sia da ritenersi casuale, o, meglio, sia da considerarsi quale precisa scelta della committenza intesa ad onorare il martirio di quanti nel settembre del 1847 venivano fucilati, colpevoli di avere cospirato contro il sovrano e dato origine a quella rivolta che ben presto avrebbe portato alla caduta dell odiata tirannide. A noi sembra che non sia troppo lontana dal reale l ipotesi di una scelta mirata, quella di riutilizzare una lapide, non si sa bene come scampata all abbattimento del monumento da parte dei reggini esultanti per l ingresso di Garibaldi, e, si badi bene, utilizzarla quale scannello di quella scultura con la quale la collettività intendeva rendere omaggio al sacrificio di quei concittadini il cui sacrificio aveva contribuito a creare l Italia Unita. 14 ASRC, Prefettura, Spostamento della statua dell Italia, inv. 25, B. 239, f A. Frangipane, La statua dell Italia caduta a Reggio, in Cronaca di Calabria, A. XXVI, n. 27,p Sull intervento conservativo, diretto dal Soprintendente BSAE della Calabria, dr. Fabio de Chirico ed attuato di recente in occasione delle celebrazioni per il 150 anniversario dell Unità d Italia con finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Unità Tecnica di Missione, cfr. M. T. SORRENTI, P. PASTORELLO,.in 17 A. DE LORENZO, Un terzo cit, p. 18 L. LOPA, La statua di Ferdinando I di Borbone a Reggio Calabria, < Calabria Sconosciuta> a. XVIII (1995), n. 41 e F. ARILLOTTA,
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