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2 INDICE 1 INTRODUZIONE METODOLOGIA DI LAVORO INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELL AREA E CARTOGRAFIA DI RIFERIMENTO GEOLOGIA INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE GEOLOGIA DEL DISTRETTO VULCANICO DEI COLLI ALBANI Il Litosoma Vulcano Laziale Il Litosoma Tuscolano-Artemisio Il Litosoma Faete Il Litosoma via dei Laghi GEOLOGIA DELL AREA DI INTERVENTO CARATTERISTICHE LITOSTRATIGRAFICHE DELLE FORMAZIONI GEOLOGICHE Depositi antropici (h) Depositi alluvionali in evoluzione (SFTbb) Depositi alluvionali (SFTba) Depositi lacustri (SFTe2) Formazione del Tavolato (TAL) Unità di Albalonga (UAL) Unità di Villa Doria (SDV) Peperino di Albano (MNN) Peperino di Albano - Litofacies sabbioso-conglomeratica (MNNa) Unità di Corona del Lago (KRL) Unità di Pavona (PVN) Unità di coste dei laghi (DSN) Unità di Valle Marciana (MAK) Unità di Prata Porci (PRK) Unità di Pantano Secco (PSK) Unità di Riserva della Macchia (RDM) Unità di Tenuta di Campo Selva (TSV) Formazione di Vitinia (VTN) Formazione di Madonna degli Angeli - Litofacies lavica (FKBa) Formazione di Madonna degli Angeli - Litofacies piroclastica (FKBb) Formazione Aurelia (AEL) Unità di Castel Porziano (CLZ) Formazione di Villa Senni - Pozzolanelle (VSN2) Formazione di Villa Senni - Litofacies Occhio di Pesce (VSN2a) Formazione di Villa Senni - Breccia di Colle Fumone (VSN2b) Formazione di Villa Senni - Tufo Lionato (VSN1) Formazione di Fontana Centogocce (Litofacies piroclastica) (SLVb) Coni di scorie (41) Pozzolane nere (PNR) Lave di Fosso Tre Rami (RMN) Formazione di Fosso del Torrino (FTR) Formazione di Fosso del Torrino - Conglomerato Giallo (FTR1) Pozzolane rosse (RED) Lave di Vallerano (LLL) Formazione di Valle Giulia (VGU) Unità di Tor de Cenci (TDC) Formazione di S. Cecilia (CIL) Formazione di Ponte Galeria - Membro della Pisana - Litofacies argilloso-sabbiosa (PGL3b) Formazione di Ponte Galeria Membro della Pisana - Litofacies conglomeratico-sabbiosa (PGL3a) Formazione di Ponte Galeria - Argille a Helicella (PGL2) Formazione di Ponte Galeria - Conglomerati di Casale dell Infernaccio (PGL1) GLOSSARIO DELLA TERMINOLOGIA GEOLOGICA DEI DEPOSITI VULCANICI ASSETTO STRATIGRAFICO-STRUTTURALE IDROGEOLOGIA...21 Pagina 1 di 49

3 5.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO DEL VULCANO LAZIALE PRINCIPALI CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL AREA COMPLESSI IDROGEOLOGICI ANDAMENTO DELLA SUPERFICIE PIEZOMETRICA NELL AREA DI INTERVENTO AREE DI PROTEZIONE DELLE SORGENTI GEOMORFOLOGIA INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO GENERALE CARATTERISTICHE DEI MORFOTIPI PRESENTI Le Forme vulcaniche Forme, processi e depositi gravitativi di versante Forme, processi e depositi per acque correnti superficiali Forme, processi e depositi antropici GEOTECNICA PRINCIPALI CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DAI DATI DI LETTERATURA Terreni alluvionali recenti Terreni vulcanici Terreni sedimentari prevulcanici: Formazione di Ponte Galeria (PGL) UNITÀ LITOTECNICHE SEZIONI LITOTECNICHE SONDAGGI SISMICITÀ DELL AREA CLASSIFICAZIONE SISMICA DELL AREA CRITICITÀ GEOLOGICHE CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFIA GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA GEOLOGIA APPLICATA, GEOTECNICA Pagina 2 di 49

4 1 INTRODUZIONE La presente relazione geologica è stata redatta, su incarico dell ANAS S.p.A., per il servizio di assistenza al gruppo di progettazione ANAS per la caratterizzazione geologica ed idrogeologica delle ipotesi di tracciato sviluppate nell ambito dello Studio di fattibilità e progetto preliminare di un sistema di trasporto multimodale integrato per il miglioramento dell accessibilità all Aeroporto di. Nello studio geologico sono riportate le seguenti considerazioni: 1. MODELLO GEOLOGICO Inquadramento geologico generale dell area con particolare riferimento al distretto vulcanico dei Colli Albani caratteristiche geologiche dell area in esame caratteristiche litostratigrafiche dei terreni affioranti assetto geometrico-strutturale delle formazioni assetto idrogeologico dell area assetto geomorfologico 2. SISMICITÀ DEL SITO 3. MODELLO GEOTECNICO caratteristiche geotecniche dai dati di letteratura Unità litotecniche Sezioni litotecniche 4. PERICOLOSITÀ GEOLOGICA DEL TERRITORIO Analisi delle principali criticità geologiche in relazione all opera di progetto A corredo della presente relazione sono allegate i seguenti elaborati grafici: ELABORATO 1 Carta geologica scala 1: (4 Tavole) ELABORATO 2 Carta litotecnica scala 1: (15 Tavole) ELABORATO 3 Carta dei complessi idrogeologici scala 1: (15 Tavole) ELABORATO 4 Carta geomorfologica scala 1: (15 Tavole) ELABORATO 5 Sezioni litotecniche scala 1:10.000/1:1.000 (2 Tavole) Pagina 3 di 49

5 2 METODOLOGIA DI LAVORO È stato creato sul database GIS, già preimpostato dall ANAS, la banca dati delle informazioni geologiche necessarie al presente studio. Dunque, dal modello TIN fornito dall ANAS, ricavato dagli elementi DWG della CTR in sacala al 5.000, è stato estratto il DEM, con risoluzione a 2 m, di tutta l area di studio. Il DEM inserito nel database di ArcGis è stato sovrapposto alle altre informazioni di carattere topografico e geologico. Per quest ultimo tipo di informazioni sono stati eseguiti questi passaggi: 1. scansione e georeferenziazione della seguente cartografia: Carta geologica d Italia alla scala 1: Foglio 374 Roma (SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE, 2008); Carta geologica d Italia alla scala 1: Foglio 387 Albano Laziale (SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE, 2010); Carta geologica del Comune di Roma scala 1: (APAT DIPARTIMENTO DIFESA DEL SUOLO - SERVIZIO GEOLOGICO D ITALIA, 2008); Carta geologica del Complesso vulcanico dei Colli Albani (1:50.000) (DE RITA et alii, 1988) Carta geologica del Comune di Roma (VENTRIGLIA, 2002); Carta geologica d Italia alla scala 1: Foglio 150 Roma (SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE, 1967); Carta idrogeologica (1: ) Carta 2 (CAPELLI et alii, 2005); Carta idrogeologica Regione vulcanica dei Colli Albani Foglio Nord (VENTRIGLIA, 1990); 2. vettorializzazione dei due fogli CARG al e integrazione delle aree non coperte con le altre cartografie sopra menzionate; 3. vettorializzazione delle isopieze e quotatura (polilinee 3D) delle stesse in m s.l.m.; 4. confronto tra la superficie topografica (DEM) e la superficie piezometrica con relative correzioni; 5. inserimento dei dati (Shapefiles) dell Autorità di Bacino del Fiume Tevere per il rischio frane ed esondazione; 6. analisi del DEM e della topografia con sovrapposizione di foto aeree per l analisi geomorfologica ad integrazione e/o modifica dei dati esistenti; 7. creazione della legenda geologica sulla base delle distinzioni litostratigrafiche della cartografia al ; 8. accorpamento delle formazioni geologiche in Unità litotecniche e Complessi Idrogeologici e creazione delle relative cartografie; 9. georeferenziazione dei sondaggi dai dati del VENTRIGLIA (2002) in un intorno significativo delle sezioni litotecniche; 10. creazione, su diretta indicazione dell ANAS, delle sezioni litotecniche dei tratti più significativi e complessi delle varie ipotesi progettuali. Pagina 4 di 49

6 3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELL AREA E CARTOGRAFIA DI RIFERIMENTO L area in esame risulta ubicata in prevalenza all interno del territorio comunale di Roma. Gli altri Comuni presenti nell area sono, a partire da SW verso NE: Marino, Ciampino, Grottaferrata, Frascati, Monte Porzio Catone, Montecompatri, Colonna, San Cesario, Zagarolo e Gallicano nel Lazio. Dunque l area si estende al di fuori del GRA nel settore sudorientale della Capitale, dalla A91 Roma Fiumicino alla A24 Roma L Aquila. Le coordinate geografiche del sito (WGS84) (considerando gli estremi SW e NW sono: Latitudine Longitudine (SW): Latitudine Longitudine (NW): Nella Carta Tecnica Regionale del Lazio l area in esame ricade nelle seguenti sezioni ed elementi: Sezioni , , , , , , , , , , , , , , , , e (CTR scala 1:10.000); Elementi , (374081, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , e , (CTR scala 1:5.000). Nella Carta dell IGM (scala 1:25.000) l area risulta ubicata: Tavolette 149 II NE, 149 II NO, 150 I NO, 150 I SO, 150 III NE, 150 III SE, 150 III SO, 150 III NO e 150 IV SE. 4 GEOLOGIA 4.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE L area della campagna romana è compresa tra la catena appenninica ed il Mar Tirreno. La catena appenninica è un unità strutturale complessa formatasi prevalentemente tra il Miocene superiore ed il Pliocene inferiore mediante una serie di sovrascorrimenti a vergenza media nord-orientale. Successivamente alle fasi compressive orogenetiche il settore interno della catena ha subìto un progressivo processo di estensione verso ovest con la formazione del bacino di retro-arco tirrenico. La successione carbonatica meso-cenozoica costituisce il basamento dei depositi plio-quaternari di riempimento di tale bacino e si colloca con una superficie di tetto a diverse profondità (da poche centinaia di metri in corrispondenza del GRA Via Colombo fino a oltre 1300 m in corrispondenza del Circo Massimo. Dunque da un punto di vista geologico i terreni che costituiscono il substrato urbano della città di Roma fanno parte di una successione litostratigrafica plio-quaternaria caratterizzate da Pagina 5 di 49

7 articolate alternanze di argille, sabbie e ghiaie depostesi in un ambiente in evoluzione da marino a continentale e da una successione di depositi vulcanici sedimentatisi a partire dal Pleistocene medio. Sopra le rocce carbonatiche meso-cenozoiche i più antichi sedimenti della successione plio-quaternaria sono costituiti da potenti spessori di argille marnose, con intercalazioni limoso-sabbiose grigio-azzurre che costituiscono la Formazione di Monte Vaticano (MVA). Della successione di sedimenti pliocenici di mare aperto che costituiscono i depositi più antichi in affioramento nell area romana non è esposta la base. Essa è tuttavia nota da alcuni sondaggi profondi perforati nell area, e risulta sovrapposta al flysch di tipo liguride. In particolare nel sondaggio Circo Massimo è posta a circa m s.l.m., nei sondaggi Roma 1 e Roma 2, siti ad ovest di Roma, la base è posta tra m e m s.l.m., mentre nel sondaggio Falcognana l, a sud, la base è posta a circa -300 m s.l.m. La forte articolazione del substrato su cui poggia la successione suggerisce una forte azione della tettonica durante la sedimentazione. In discordanza sopra tali depositi giacciono le argille e le sabbie di ambiente circalitorale della Formazione di Monte Mario (MTM) che segna il passaggio tra il Pliocene ed il Pleistocene nell area romana. Al tetto di questi sedimenti, in trasgressione, affiorano i depositi prevalentemente ghiaioso-sabbiosi dell Unità di Monte Ciocci formatisi in un ambiente costiero di transizione tra facies deltizie e di retrospiaggia. Nella parte alta del Pleistocene inferiore, una ingressione marina produsse la deposizione di sedimenti argillosi inquadrati dagli Autori nella Formazione di Monte delle Piche (MDP). Il lento e progressivo sollevamento del margine tirrenico, connesso al sollevamento dell Appennino, produsse un netto cambiamento della paleogeografia dell area che appariva costituita da blandi rilievi collinari interrotti da ampie zone paludose e piccoli laghi e percorsa dal reticolo idrografico del Paleotevere. Così sopra i sedimenti marini argillosi si instaura, nella parte bassa del Pleistocene medio, una sedimentazione continentale legata ad un grosso corso d acqua proveniente da nord-ovest, denominato Paleotevere. Ad un primo ciclo sedimentario caratterizzato da argille, limi-sabbiosi e ghiaie fluviali, ancora in facies di transizione, seguono un alternanza di argille, limi, sabbie e ghiaie di ambiente fluvio-lacustre oggi riuniti dagli Autori nella Unità di Ponte Galeria (PGL). A partire dal Pleistocene medio si sviluppò un attività vulcanica alcalino-potassica di tipo prevalentemente esplosivo che, con momenti di particolare intensità, si protrasse per tutto il corso del Pleistocene superiore; l area romana fu interessata, in particolare, dai prodotti del Distretto vulcanico dei Sabatini, localizzato a nord-ovest e da quelli del Distretto vulcanico dei Colli Albani, situato a sudest. L attività del Vulcano Laziale si è articolata in varie fasi eruttive distinte caratterizzate tutte dalla messa in posto di colate piroclastiche, di piroclastiti e lave (per i dettagli si rimanda al paragrafo successivo). L attività del Distretto vulcanico dei Monti Sabatini, a differenza di quella dei Colli Albani, è caratterizzata da un gran numero di centri vulcanici indipendenti ed è, per questo motivo, Pagina 6 di 49

8 schematicamente suddivisibile considerando l attività dei singoli centri principali, anche se questi hanno agito molto spesso contemporaneamente. Tali centri sono: il Centro di Morlupo, il Centro di Sacrofano, il Centro di Baccano e il Centro di Bracciano. Nell area romana i sedimenti vulcanici dei due distretti convergono ed interagiscono; in particolare i depositi del Distretto Sabatino sono localizzati nel settore nord-occidentale sia in destra che in sinistra orografica del Fiume Tevere. La sedimentazione di queste grandi quantità di prodotti vulcanici, preceduta e accompagnata da una notevole attività tettonica, determina uno sconvolgimento del precedente assetto morfologico dell area, nonché del suo reticolo idrografico, causando il progressivo spostamento dei corsi d acqua principali (Paleotevere e Paleoaniene) nelle posizioni attuali e originando ampi plateau debolmente degradanti dai coni principali verso i settori periferici. Già durante la costruzione dell edificio vulcanico, ma soprattutto in seguito, il sollevamento dell area determinò il modellamento dei versanti da parte delle acque meteoriche con la formazione di un reticolo idrografico centripeto. Le depressioni crateriche furono colmate di sedimenti alluvionali e lacustri, mentre nelle rare zone di basso morfologico si formarono modesti depositi fluvio-lacustri. In corrispondenza dell ultima fase del periodo glaciale würmiano ci fu una pronunciata regressione marina (il livello del mare scese fino ad oltre metri rispetto all attuale) producendo il conseguente abbassamento del livello di base del Fiume Tevere che incise prima il substrato vulcanico pleistocenico ed i depositi alluvionali antichi, e successivamente il substrato pliocenico. Assieme al corso del Tevere anche tutto il reticolo idrografico, da quest ultimo controllato, subì un notevole approfondimento. Il fiume in questo periodo risultava incassato in una valle a fondo piatto fortemente controllata dalla tettonica e nella quale si depositarono, a colmare la valle, sedimenti alluvionali dapprima ghiaiosi e successivamente argilloso-limoso-sabbiosi. 4.2 GEOLOGIA DEL DISTRETTO VULCANICO DEI COLLI ALBANI Il Distretto Vulcanico dei Colli Albani, che si estende a sud di Roma (circa 20 km), è il più meridionale di una catena di vulcani quaternari a chimismo alcalino-potassico che si sviluppano lungo la costa tirrenica del Lazio. L evoluzione del vulcanismo è strettamente correlata con la tettonica estensionale che, a seguito dell evoluzione del bacino tirrenico, ha interessato il margine occidentale della catena appenninica durante il Pleistocene. Il vulcanismo inizia, nell area laziale, intorno al Pliocene medio-superiore (circa 2 milioni di anni fa, nelle aree di Tolfa-Manziana e dell arcipelago pontino), ma il suo acme si ha tra e anni fa, quando lungo la costa sono attivi contemporaneamente i distretti vulcanici di Latera-Bolsena, di Vico, dei Sabatini e dei Colli Albani. Pagina 7 di 49

9 Il Distretto Vulcanico dei Colli Albani è stato a lungo considerato un apparato centrale tipo stratovulcano ad attività mista effusiva ed esplosiva. Recentemente è stato posto in luce come la sua attività sia stata prevalentemente condizionata e guidata da lineamenti tettonici regionali ad andamento NW-SE, NE-SW e N-S. Secondo la nuova classificazione stratigrafica (definita nei rilevamenti dell intero areale vulcanico nella cartografia al ; Foglio 374 Roma, 387 Albano, 388 Velletri e 375 Tivoli ) i depositi vulcanici seguono lo schema ad unità litosomatiche ovvero riferite a specifici edifici, con centro o centri di emissione, definite da una precisa posizione stratigrafica e morfologica ben relazionabile col tipo di attività e tipologia chimico-fisica dei prodotti emessi. All interno dei Litosomi le successioni stratigrafiche sono suddivise in sintemi, ovvero in unità strutturali fondamentali caratterizzate da limiti inconformi (erosivi trasgressivi). Il Vulcano dei Colli Albani è un apparato centrale complesso, quiescente, caratterizzato nel corso della sua evoluzione da importanti cambiamenti nello stile e nei tassi eruttivi. L attività vulcanica nell area dei Colli Albani inizia circa anni fa e si protrae fino all Olocene come attività freatica associata al maar di Albano. Le composizioni chimiche dei prodotti sono sempre relative alla serie ultrapotassica HKS. La successione vulcanica dei Colli Albani è stata suddivisa in 4 litosomi: 1. Vulcano Laziale (ca ka) 2. Tuscolano Artemisio (ca ka) 3. Faete (ca? < 260 ka) 4. Via dei Laghi (> 260 ka - quiesciente) Il Litosoma Vulcano Laziale Il litosoma Vulcano Laziale racchiude tutte le unità ignimbritche principali eruttate dal vulcano a cui si intercalano le diverse colate laviche e i prodotti da ricaduta e di rimaneggiamento. Dal punto di vista morfologico questo litosoma corrisponde alla geometria tabulare ed aggradante determinata dalla messa in posto delle ignimbriti a basso rapporto d aspetto low aspect ratio ignimbrites che formano un plateau continuo con pendenze molto basse (2-5 ) distribuito a 360 intorno all area calderica centrale che ne rappresenta la zona di provenienza. I depositi ignimbritici sono suddivisi in due distinte successioni, per caratteristiche di facies e genetiche. Le prime ignimbriti hanno infatti uno spiccato carattere freatomagmatico rappresentato da granulometrie cineritiche fini, presenza di lapilli accrezionari e sviluppo significativo di facies stratificate intercalate alle facies massive, a testimonianza di flussi relativamente diluiti. Questa prima successione, comprendente l Unità di Trigoria, l Unità di Tor de Cenci, l Unità del Palatino e l unità di Casale del Cavaliere è stata chiamata Successione dei Tufi Pisolitici e corrisponde ai Tufi antichi, Tufi grigi e granulari e Tufi pisolitici (Auctt.). Le caratteristiche del freatomagmatismo testimoniano un interazione con grandi volumi di acque Pagina 8 di 49

10 superficiali tali da far ipotizzare che durante le fasi iniziali del vulcanismo albano, fosse presente un grande lago, nella zona attualmente occupata dalla caldera. L esaurimento di questo lago causato dalla progressiva edificazione del Vulcano Laziale avrebbe poi determinato le caratteristiche pozzolanacee delle tre unità ignimbritiche superiori (Pozzolane Rosse, Pozzolane nere e Formazione di Villa Senni; nell insieme chiamate Complesso dei Tufi inferiori Auct.). La superficie di base del litosoma è raramente esposta e solo nelle zone distali. Di fatto coincide con la base dei primi prodotti vulcanici sul substrato sedimentario e risulta variamente articolata (è stata ricostruita essenzialmente da dati di sondaggio). La superficie di tetto del litosoma corrisponde invece con la superficie topografica a debole pendenza che caratterizza in tutta l area il plateau ignimbritico Il Litosoma Tuscolano-Artemisio Il litosoma Tuscolano-Artemisio è costituito da un bastione continuo alto fino a qualche centinaio di metri formato da una serie di coni di scorie, scorie saldate e lave coalescenti, emessi da fratture concentriche alla caldera, che formano due sezioni ben distinte per direzione: la sezione del Tuscolano segue una direttrice NO-SE, che va dal Monte Tuscolo fino a Monte Castellaccio dove il sistema cambia direzione e piega bruscamente a SO formando la sezione dell Artemisio. Centri monogenici peri-calderici sono anche presenti nei settori settentrionale ed occidentale del vulcano e danno luogo, insieme ai prodotti da caduta di un attività subpliniana del contemporaneo apparato centrale delle Faete, ai depositi della Formazione Madonna degli Angeli. Questo litosoma poggia al di sopra di una superficie articolata che degrada verso l esterno del vulcano dove è caratterizzata da un paleosuolo sviluppato al tetto della formazione di Villa Senni, mentre si presenta con forti pendenze verso l interno della caldera. Queste relazioni fanno comprendere come nella costruzione del litosoma Tuscolano Artemisio il versante interno della caldera abbia subito un importante processo di arretramento prima di essere suturato dai coni finali che costituiscono il bastione Tuscolano. Dopo l ultimo collasso della caldera a seguito dell eruzione relativa alla formazione di Villa Senni l attività vulcanica si riduce drasticamente di volume, indicando un cambiamento significativo nel sistema di alimentazione. Questo processo, accompagnato allo svuotamento della camera magmatica, può aver portato alla risalita di magmi essenzialmente degassati, i quali hanno dato origine alle eruzioni effusive o blandamente esplosive da cui origina la struttura del Tuscolano- Artemisio Il Litosoma Faete Il litosoma Faete esprime il rilievo topografico costituito dall edificio intracalderico delle Faete. Si tratta di uno stratocono regolare principale, che si eleva a partire dai circa 600 m s.l.m. del piano della caldera fino a 1000 m s.l.m., con versanti inclinati fino a 45, lungo cui sono presenti alcuni coni di scorie avventizi di dimensioni minori. I prodotti eruttati sono essenzialmente scorie e lave relative ad attività Pagina 9 di 49

11 di fontana di lava, stromboliana e subpliniana. La successione stratigrafica riconosciuta presenta significative discordanze angolari, paleo suoli e depositi vulcanoclastici relativi a periodi di quiescenza che indicano come questo edificio si sia costruito attraverso fasi eruttive distinte. Il grande recinto sommitale, denominato Campi di Annibale, è relativo probabilmente ad una fase di collasso vulcanotettonico, ovvero ad eruzioni fortemente esplosive. L attività di questo edificio si chiude con la formazione di coni di scorie. Appartengono a questo litosoma i depositi della Formazione di Rocca di Papa Il Litosoma via dei Laghi Il litosoma Via dei Laghi racchiude i prodotti dell attività eccentrica essenzialmente freatomagmatica che ha caratterizzato la parte finale dell attività vulcanica dei Colli Albani dopo la fine dell edificazione dello stratovulcano delle Faete. Si tratta in realtà di un litosoma composito, costituito da tanti litosomi indipendenti quanti sono i maar ed i coni di scorie che intersecano la struttura del vulcano, localizzati tutti lungo i versanti occidentale e settentrionale. Essi sono sia monogenici, ossia relativi ad un unica eruzione, che poligenici, ovvero costituiti dalla coalescenza di più crateri, ad indicare che la zona sorgente di queste eruzioni è ancora relativa alla presenza di una camera magmatica che consente la persistenza dell alimentazione nel tempo. Sono monogenici i crateri di Valle Marciana, Ariccia, Pantano Secco e Prata Porci mentre sono poligenici quelli di Albano, Laghetto e Nemi. Fanno probabilmente parte di questo litosoma anche alcuni coni di tufo e di scorie come Monte Savelli-Cordaro e Monte Giove. Dal punto di vista morfologico il litosoma è dunque costituito da una serie di rilievi coalescenti relativi ai prodotti dei maar, caratterizzati da pendenze comprese tra 2 e 10, interrotti bruscamente dalle ripide scarpate interne dei crateri da cui derivano. I prodotti di questo litosoma si appoggiano indifferentemente sui prodotti dei tre litosomi inferiori. E probabile che il carattere prettamente freatomagmatico delle eruzioni di questo periodo sia da attribuire essenzialmente alla ulteriore forte riduzione di volumi magmatici coinvolti, favorendo il raggiungimento del rapporto ideale di 1:3 acquamagma per l innesco di eruzioni freatomagmatiche. 4.3 GEOLOGIA DELL AREA DI INTERVENTO L assetto geologico dell area in esame è caratterizzato dall affioramento dei primi sedimenti continentali pleistocenici di natura ghiaioso-sabbioso-argillosi che costituiscono il basamento dei terreni vulcanici del Distretto vulcanico dei Colli Albani, caratterizzati da un punto di vista litologico da pozzolane, brecce vulcaniche, tufi e lave. All interno delle incisioni vallive con spessori variabili, la successione stratigrafica è completata dall affioramento dei depositi alluvionali ed eluvio-colluviali di copertura al substrato vulcanico. La porzione superiore delle formazioni geologiche naturali, vista l elevata antropizzazione dell area, è localmente celata da materiale di riporto. Pagina 10 di 49

12 4.4 CARATTERISTICHE LITOSTRATIGRAFICHE DELLE FORMAZIONI GEOLOGICHE Per quanto riguarda la litostratigrafia dei terreni affioranti nell area in esame, con riferimento alle carte geologiche dell Elaborato 1 a partire dai terreni più recenti, gli Autori distinguono diversi litotipi, le cui caratteristiche sono qui di seguito riportate secondo la recente nomenclatura della cartografia ufficiale del Servizio Geologico alla scala 1: La legenda è stata integrata anche con le altre cartografie meno recenti che coprono l area in esame (DE RITA et alii, 1988; SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE, 1967; VENTRIGLIA, 2002). Le sigle tra parentesi si riferiscono alle legende delle cartografie sopra menzionate Depositi antropici (h) Terreni eterogenei da granulari a coesivi utilizzati per colmate, terrapieni e rilevati stradali e ferroviari. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Continentale. Età: Olocene. Spessore: fino a 30 m Depositi alluvionali in evoluzione (SFTbb) Argille, limi e sabbie in alternanza ricchi di sostanza organica presenti all interno degli argini del Fiume Tevere. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Continentale. Età: Olocene. Spessore: fino a 10 m Depositi alluvionali (SFTba) Depositi siltoso-sabbiosi e siltoso-argillosi delle piane alluvionali. Nella piana alluvionale del Tevere e dell Aniene l unità è prevalentemente costituita da depositi fini siltoso-argillosi alternati a livelli sabbiosi e a livelli di torbe a diversa profondità. Alla base sono frequenti livelli ghiaiosi e sabbiosi che possono ospitare una falda in pressione. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Continentale. Età: Olocene. Spessore: fino a 60 m Depositi lacustri (SFTe2) Depositi di riempmento dei laghi craterici. Sono costituiti da depositi siltoso-sabbiosi con elementi vulcanici alternati a livelli argillosi. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Continentale. Età: Olocene - Pleistocene superiore. Spessore: N.D Formazione del Tavolato (TAL) Successione di depositi da massivi a mal stratificati, di natura sabbioso-ghiaiosa ad elementi vulcanici variamente classati da debris flow e da flusso iperconcentrato. I depositi si possono relazionare alla rimobilizzazione di materiale vulcanoclastico contemporaneo e successivo alle ultime eruzioni freatomagmatiche del maar di Albano con meccanismi di deposizione da lahar. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Olocene - Pleistocene superiore. Spessore: Fino a 15 m. Pagina 11 di 49

13 4.4.6 Unità di Albalonga (UAL) Deposito piroclastico da massivo e caotico a mal stratificato in bancate, grigio-giallastro, a matrice cineritica prevalente, con cristalli di pirosseno, leucite e biotite ed abbondanti lapilli e blocchi lavici, carbonatici e olocristallini, litode per zeolitizzazione. Nella parte basale sono presenti abbondanti scorie nere. Alla base è presente un caratteristico livello ben classato di pomici gialle scarsamente porfiriche da caduta. ( Peperino di Albano Auctt. p.p.); l Unità è riferibile all ultima eruzione nota del maar di Albano con meccanismi di deposizione prevalente da colata piroclastica. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: Fino a 10 m Unità di Villa Doria (SDV) Deposrto piroclastico di colore grigio, costituito da livelli cineritici a stratificazione incrociata ricchi di lapilli accrezionali, con cristalli di biotite, pirosseno, leucite e con rari xenoliti lavici, carbonatici decarbonatati, olocristallini. Alla base può essere presente un livello di massimo 1 m di spessore, massivo, matrice sostenuto, con litici lavici, carbonatici e olocristallini, litoide per zeolitizzazione. L Unità si può relazionare ad un eruzione freatomagmatica del maar di Albano con meccanismi di deposizione prevalente da base surge. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: totale massimo di 6 m Peperino di Albano (MNN) Deposito piroclastico litoide per zeolitizzazione, di colore grigio, a granulometria prevalentemente cineritica con cristalli di leucite, pirosseno e biotite ed abbondanti xenolti lavici, sedimentari (carbonatici e terrigeni) termometamorfici, metasomatizzati e intrusivi, da massivo e caotico (facies lapis gabinus Auctt.), dove confinato in paleovalli, a stratificato; alla base ed intercalati si possono trovare livelli di brecce grossolane con bombe balistiche fino a 1 m di diametro ed impronte da impatto. L Unità è relativa all eruzione freatomagmatica di maggior volume del maar di Abano con meccanismi di deposizione da colata piroclastica, da base surge e da caduta ( Peperino di Albano Auctt.). Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 35 m Peperino di Albano - Litofacies sabbioso-conglomeratica (MNNa) Depositi vulcanoclastici da massivi a mal stratificati, conglomeratico-sabbiosi da debris flow e da flusso iperconcentrato, relativi alla rimobilizzazione sin-eruttiva dei depositi primari del Peperino di Albano. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo 6,5 m Unità di Corona del Lago (KRL) Deposito piroclastico costituito da alternanze di livelli cineritici e lapillosi a stratificazione sia incrociata che pianoparallela, con frequenti scorie grigie porfiriche a leucite, pirosseno e biotite, con abbondanti lapilli accrezionari ed armored lapilli. L Unità è fortemente zeolitizzata alla base e di colore grigio scuro. Pagina 12 di 49

14 Livelli di breccia ricca di litici lavici sono intercalati nel settore NO del maar di Albano. L Unità è riferibile ad una eruzione freatomagmatica del maar di Albano con meccanismi di deposizione da base surge e da ricaduta. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 40 m Unità di Pavona (PVN) Deposito piroclastico composto da alternanze di livelli cineritici e lapillosi, a stratificazione incrociata e pianoparallela, con abbondanti blocchi lavici. Intercalato è presente un livello di breccia grossolana con xenoliti lavici, sedimentari, metamorfici, metasomatizzati ed intrusivi, con bombe balistiche fino a 1 m di diametro ed impronte da impatto. L unità è riferibile ad un eruzione freatomagmatica del maar di Laghetto con meccanismi di deposizione da base surge e da ricaduta. Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 25 m Unità di coste dei laghi (DSN) Deposito piroclastico composto da alternanze di livelli cineritici e lapillosi a stratificazione incrociata a basso angolo e pianoparallela, molto zeolitizzati e litoidi nella facies prossimale; nei livelli cineritici sono presenti lapilli accrezionari ( Peperino Auctt. p.p.; II Unità idromagmatica di Albano ). Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di m Unità di Valle Marciana (MAK) Deposito piroclastico composto da livelli cineritici e lapillosi a stratificazione incrociata e piano parallela con frequenti bombe balistiche, con xenoliti lavici, sedimentari e intrusivi. Nelle zone prossimali è molto litoide per zeolitizzazione. Nelle zone distali sono presenti depositi sabbioso-conglomeratici ad elementi vulcanici, da massivi a stratificati, da classati a mal classati in facies fluviale e da flusso iperconcentrato. L Unità è riferibile all eruzione freatomagmatica del maar di Valle Marciana con meccanismi di deposizione da ricaduta, da base surge e da laahar ( Tufo di Vale Marciana Auctt.). Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 30 m Unità di Prata Porci (PRK) Deposito piroclastico composto da livelli cineritici e lapillosi a stratificazione incrociata e pianoparallela con frequenti bombe balistiche, con xenoliti lavici, sedimentari e intrusivi. Nelle zone prossimali è molto litoide per zeolitizzazione. Presenta due facies distinte, una inferiore prevalentemente massiva (PRKa) ed una superiore con stratificazione a dune (PRKb). L unità è riferibile all eruzione freatomagmatica del maar di Prata Porci con meccanismi di deposizione da ricaduta, da base surge e da lahar ( Tufo di Prata Porci Auctt. Unità idromagmatica di Prata Porci DE RITA et alii, 1988). Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 15 m. Pagina 13 di 49

15 Unità di Pantano Secco (PSK) Deposito piroclastico composto da livelli cineritici e lapillosi a stratificazione incrociata e pianoparallela con frequenti bombe balistiche, con xenoliti lavici, sedimentari e intrusivi. Nelle zone prossimali è molto litoide per zeolitizzazione. Alla base è presente una breccia di esplosione L unità è riferibile all eruzione freatomagmatica del maar di Pantano Secco con meccanismi di deposizione da ricaduta, da base surge e da lahar ( Tufo di Pantano Secco Auctt. Unità idromagmatica di Pantano Secco DE RITA et alii, 1988). Sintema: Fiume Tevere (SFT). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene superiore. Spessore: massimo di 10 m Unità di Riserva della Macchia (RDM) Sabbie, sabbie limose decarbonatate e ghiaie; limi e limi diatomitici; argille fittamente laminate con resti vegetali e di molluschi. I depositi sono fortemente pedogenizzati e terrazzati a quote comprese tra +15 e +25 m s.l.m. Ambiente di deposizione: costiero. Sintema: Fiume Aniene (ANE). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene superiore. Spessore: 10 m Unità di Tenuta di Campo Selva (TSV) Sabbie medio-grossolane, prive di matrice, quarzose, con granuli di selce, miche, pirosseni e ossidi, decarbonatate. Localmente sono presenti livelli di ghiaie con dimensioni massime pari a circa 2-3 cm costituite prevalentemente da clasti di selce. Risultano intensamente pedogenizzate. L unità affiora in una ampia fascia parallela alla costa e presenta una morfologia terrazzata ben evidente tra Torvaianica e Pomezia Ovest, con superfici di tetto a quote variabili fra 30 m e 40 m s.l.m. Sintema: Campo Selva (PVS). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: complessivo di oltre 10 m Formazione di Vitinia (VTN) Sabbie fluviali ad elementi vulcanici, ghiaie calcaree e silicee a matrice sabbiosa ad elementi vulcanici, limi con abbondanti resti di vertebrati e concrezioni travertinose. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 20 m Formazione di Madonna degli Angeli - Litofacies lavica (FKBa) Lave grigio scure tefritico-k-foiditiche da microcristalline a porfiriche, da compatte a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite anche centimetrici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 30 m Formazione di Madonna degli Angeli - Litofacies piroclastica (FKBb) Depositi classati di scorie in bancate e ceneri, da ricaduta e rimaneggiati, più o meno pedogenizzati, associati sia a coni di scorie ed apparati eccentrici sia all edificio centrale delle Faete. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 20 m. Pagina 14 di 49

16 Formazione Aurelia (AEL) Ghiaie e sabbie poligeniche di ambiente fluvio-lacustre, ad elementi vulcanici a laminazione incrociata; limi argillosi avana grigiastri con molluschi salmastri. Al di sopra in alternanza, con spessori variabili, si rinvengono livelli cineritici biancastri, fini, da debolmente a mediamente coesivi, talvolta concrezionati, con frustoli vegetali e ricchi in molluschi dolcicoli e terrestri, a testimonianza di un ambiente di sedimentazione di tipo lacustre e abbondanti resti di vertebrati. Molto frequente è la presenza di limi diatomeiferi e calcarei, con spessori massimi di circa m e di travertini, con spessori massimi di circa 5 m. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 40 m Unità di Castel Porziano (CLZ) Sabbie quarzose, ghiaie, argille e limi sabbiosi. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: m Formazione di Villa Senni - Pozzolanelle (VSN2) Deposito piroclastico massivo, di colore da viola a nero, a matrice cineritico grossolana-lapillosa, povero in fini e ricco di cristalli di leucite, biotite e clinopirosseno, contenente grosse scorie nere, generalmente incoerente. Lapilli e blocchi di litici lavici e olocristallini possono raggiungere il 30% del deposito. Spesso sono presenti gas-pipes. Composizione da tefri-fonolitica a fono-tefritica; ( Tufo di Villa Senni e Pozzolanelle Auctt. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: massimo di 30 m Formazione di Villa Senni - Litofacies Occhio di Pesce (VSN2a) La facies prossimale e superiore delle Pozzolanelle è caratterizzata da percentuali maggiori del 30% in volume di cristalli di leucite fino a 2 cm di diametro ( Tufo a occhio di pesce Auctt.). Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: N.D Formazione di Villa Senni - Breccia di Colle Fumone (VSN2b) Breccia, molto grossolana, priva della frazione cineritica, con blocchi lavici ed olocristallini >40% del deposito e scorie spatter, interpretabile come breccia co-ignimbritica. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: N.D Formazione di Villa Senni - Tufo Lionato (VSN1) Deposito piroclastico massivo, litoide, a matrice cineritico-lapillosa con abbondanti pomici gialle, scorie grigie, litici lavici e olocristallini a gradazione inversa, di colore da giallo a rosso a marrone in gradazione verticale. Localmente, nella parte alta del deposito, sono presenti spatter, gas-pipes, laminazioni e impronte di tronchi si rinvengono nelle zone distali e nelle paleovalli; composizione da K-foiditica a tefri-fonolitica. Sintema: Quartaccio (QTA). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 25 m. Pagina 15 di 49

17 Formazione di Fontana Centogocce (Litofacies piroclastica) (SLVb) Successione costituita da alternanze di vulcanoclastiti cineritiche con modesto contenuto in scorie e litici di ridotte dimensioni (1 cm massimo), e con scarso contenuto in minerali (analcime, clinopirosseno, rara biotite), sovente alterate e pedogenizzate, intercalate ad orizzonti lapillososcoriacei da ricaduta in livelli discontinui. Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: massimo in affioramento 2,5 m Coni di scorie (41) Depositi piroclastici costituiti da scorie laviche ben saldate e litoidi di colore grigio-nerastro, porose che, in seguito a processi d alterazione, innescati dall attività delle fumarole, hanno assunto una particolare colorazione giallo bruna. Presentano una marcata clinostratificazione e sono intercalate da numerose colate laviche di natura leucititica ( Sperone Auct.). Costituiscono i rilievi su cui sorgono i paesi di Montecompatri, Colonna (DE RITA et alii, 1988). Sintema: (?). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: N.D Pozzolane nere (PNR) Unità piroclastica di colore nero, in facies massiva e caotica, localmente con gas-pipes, a matrice scoriaceo-cineritica, nella quale sono dispersi scorie, di dimensioni fino a 15 cm, litici lavici, olocristallini e sedimentari di dimensioni fino a 8 cm e cristalli di leucite, biotite e clinopirosseno. Al tetto è frequente una zona litoide per zeolitizzazione. La geometria del deposito è tabulare. Al tetto sono localmente presenti depositi vulcanoclastici massivi tipo debris flow derivanti dal rimaneggiamento dell unità. L unità è riferibile all eruzione ignimbritica di grande volume del litosoma Vulcano Laziale ( Pozzolane medie Auctt.). Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: massimo di 20 m Lave di Fosso Tre Rami (RMN) Lave compatte grigio scure, a frattura scheggiosa, da afiriche a microcristalline con cristalli di leucite e pirosseno. Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 10 m Formazione di Fosso del Torrino (FTR) Ghiaie, sabbie e limi poligenici in facies fluviale e fluvio-lacustre a riempimento di canali, con elementi vulcanici derivanti prevalentemente dall erosione delle Pozzolane Rosse, delle Pozzolane Nere e del Tufo Rosso a Scorie Nere Sabatino. Silt calcarei a luoghi fortemente cementati e argille in alternanze irregolari che passano lateralmente a depositi di travertini fitoclastici e livelli cementati ( Formazione di S. Cosimato Auctt. p.p. Unità di S. Paolo Auctt. p.p.). Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 37 m. Pagina 16 di 49

18 Formazione di Fosso del Torrino - Conglomerato Giallo (FTR1) Depositi vulcanoclastici sabbioso-ghiaiosi, da classati a mal classati, mal stratificati in banchi, costituiti da scorie arrotondate gialle e rosse, litici!avici eterometrici, e cristalli di clinopirosseno, biotite e leucite analcimizzata. Presenta al suo interno superfici di erosione e debole alterazione. L unità è confinata in un ampia depressione al tetto delle Pozzolane Rosse nel settore NO del vulcano. L unità rappresenta una successione da lahar con meccanismi da flusso iperconcentrato e debris flow, passanti lateralmente a depositi fluviali. Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 37 m Pozzolane rosse (RED) Unità piroclastica massiva e caotica, semicoerente, da rosso a viola vinaccia a grigio scuro, a matrice scoriacea povera della frazione cineritica, con scorie di dimensioni fino a 24 cm, litici lavici, sedimentari termometamorfosati e olocristallini di dimensioni fino a 20 cm e abbondanti cristalli di leucite, clinopirosseno e biotite. Composizione da tefritica a tefritico-fonolitica. Nella parte alta del deposito sono frequenti le strutture da degassamento (gas pipes). La geometria del deposito è tabulare. L unità è riferibile ad un eruzione ignimbritica di grande volume del litosoma Vulcano Laziale ( Pozzolane inferiori ; Pozzolane di S. Paolo Auctt.). Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 15 m in affioramento e 35 m da dati di sondaggio Lave di Vallerano (LLL) Lave grigie, a frattura da concoide a scheggiosa, da afiriche a debolmente porfiriche, con pasta vetrosa o microcristallina con rari cristalli di leucite e clinopirosseno. La composiziooe chimica è K-foiditica. Sintema: Torrino (TNO). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: massimo di 30 m Formazione di Valle Giulia (VGU) La formazione è costituita alla base da livelli di ghiaie minute poligeniche a stratificazione incrociata, passanti a sabbie e limi sabbiosi a concrezioni carbonatiche con stratificazione suborizzontale. Verso l alto sono presenti travertini fitoclastici in banchi ( tartaro ), inglobanti lenti di sabbie e ghiaie vulcanoclastiche (Valle Giulia - Colina Parioli). In zona Vigna Clara - Flaminia, sono presenti livelli ricchi in fluorite. Ambiente fluviale e fluvio-palustre. Sintema: Villa Glori (VGL). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 30 m Unità di Tor de Cenci (TDC) Deposito piroclastico, grigio-giallastro cineritico, da massivo e caotico a stratificato, con lapilli accrezionari fino a 3 cm in diametro, sia nella matrice che in livelli stratificati. Lo scheletro è composto da litici lavici e scorie di diametro inferiori a 3 cm e cristalli di leucite analcimizzata, e biotite. Frequenti impronte d albero. Alla base è presente un deposito di scorie da ricaduta. Il deposito è riferibile ad un eruzione freatomagmatica di grande volume con meccanismi di deposizione da colata piroclastica Pagina 17 di 49

19 del litosoma Vulcano Laziale ( Tufi Antichi e Tufi Pisolitici Auctt. p.p.). Sintema: Flaminia (LMN). Tipologia Unità: Vulcanica. Età: Pleistocene medio. Spessore: massimo di m Formazione di S. Cecilia (CIL) Alternanze ed interstratificazioni di conglomerati, sabbie e limi di ambiente fluviale ad elementi vulcanici (zona di Ponte Galeria). Alternanze di strati cineritici a lapilli accrezionari, pomici e ceneri avana con orizzonti pedogenizzati (zona Flaminia). Sintema: Flaminia (LMN). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio. Spessore: fino a 40 m Formazione di Ponte Galeria - Membro della Pisana - Litofacies argilloso-sabbiosa (PGL3b) Alternanze irregolari di argille e argille sabbiose grigie, limi quarzosi da grigi a avana, più sabbiosi verso il tetto che presentano laminazioni da piano-parallele ad incrociate. Ambiente da lagunare a litorale. ( Argille a Venerupis senescens ). Sintema: Magliana (MNL). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio - inferiore. Spessore: fino a 5m Formazione di Ponte Galeria Membro della Pisana - Litofacies conglomeraticosabbiosa (PGL3a) Ghiaie in matrice sabbioso-quarzosa giallastra, generalmente poco cementate, costituite da ciottoli eterometrici, arrotondati e appiattiti, calcarei (80%) e silicei della successione sabina meso-cenozoica, con dimensione massima di 12 cm. All interno sono presenti lenti sabbiose e argillose a laminazione incrociata. Verso l alto le ghiaie passano gradualmente a sabbie medio-grossolane con frequenti lenti ghiaiose. Possono essere presenti fossili di lamellibranchi e gasteropodi e fori di litodomi. Le strutture sedimentarie, ben evidenti, sono costituite da stratificazioni incrociate planari ed embriciatura dei clasti. Quote di base poste in media sui 25 m s.l.m. Sintema: Magliana (MNL). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene medio - inferiore. Spessore: medio di circa 15 m, massimo 35 m (Valle della Breccia) Formazione di Ponte Galeria - Argille a Helicella (PGL2) Argille grigie e grigio-azzurre fossilifere passanti verso l alto a limi sabbiosi. Ambiente da lagunare a litorale. La superficie di base è posta intorno ai 20 m s.l.m. ( Argille a Helicella Auctt.). Sintema: Magliana (MNL). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene inferiore. Spessore: 4-6 m Formazione di Ponte Galeria - Conglomerati di Casale dell Infernaccio (PGL1) Ghiaie in scarsa matrice sabbioso-quarzosa, costituite da ciottoli eterometrici, arrotondati ed appiattiti, calcarei (80%) e silicei, della serie sabina meso-cenozoica. Si osservano stratificazioni incrociate a basso angolo, progradanti verso sud-ovest, e numerose embriciature. Al tetto possono essere fortemente cementate. Ambiente fluviale. La superficie di letto è posta tra 10 e 15 m s.l.m. ( Conglomerati basali Auctt.). Sintema: Magliana (MNL). Tipologia Unità: Continentale. Età: Pleistocene inferiore. Spessore: medio compreso in genere tra i 5 ed i 10 m. Pagina 18 di 49

20 4.5 GLOSSARIO DELLA TERMINOLOGIA GEOLOGICA DEI DEPOSITI VULCANICI Vista la non sempre facile e chiara terminologia utilizzata per descrivere le caratteristiche geologiche delle formazioni vulcaniche, si è ritenuto utile riportare qui di seguito alcune definizioni ( Bomba: frammento piroclastico con dimensioni superiori a 64 mm di materiale juvenile emesso allo stato fluido o semifluido che solidifica durante il tragitto in aria o appena ricaduto a terra. Si riconoscono diverse tipologie di bombe principalmente in funzione della tipologia di raffreddamento. Breccia piroclastica o breccia vulcanica: deposito piroclastico consolidato costituito per oltre il 75% da blocchi e bombe (clasti con dimensioni superiori a 64 mm). : Caldera: ampia depressione di origine vulcanica, a contorno subcircolare o ellittico, di diametro generalmente superiore al km. È caratterizzata da pareti subverticali e risulta dal collasso di una parte più o meno cospicua del tetto di una camera magmatica superficiale che si è svuotata in seguito ad una grossa eruzione. Cenere: frammenti piroclastici di dimensioni minori di 2mm. Si distinguono in cenere grossolana (2 mm 64 µm) e cenere fine (<64 µm). Quando consolidati formano il tufo o tufo cineritico. Cono di scorie: edificio monogenetico formato per effetto di lancio balistico e accumulo di scorie vulcaniche emesse da attività moderatamente esplosiva nel corso di eruzioni di magmi basici ed intermedi. Un cono di scorie si forma per l accumulo di frammenti di lava che, emessi allo stato fluido, cadono al suolo già solidificati. La morfologia in pianta può essere da perfettamente circolare a fortemente ellittica principalmente in funzione della morfologia del condotto alimentatore. L inclinazione dei fianchi può arrivare a Cono di scorie saldato: variante del cono di scorie nel quale le scorie cadono al suolo ancora parzialmente fluide e raffreddandosi si saldano fra loro. L inclinazione dei fianchi può arrivare a 40. Deposito freatomagmatico: deposito piroclastico generato da esplosioni dovute all interazione tra magma e acqua superficiale o di falda. Il deposito è costituito sia da juvenili, sia da litici. Sinonimo di deposito idromagmatico. Deposito di lahar: con il termine lahar si definisce un flusso di detrito e il relativo deposito che si origina sui fianchi di un vulcano per imbibizione d acqua di un materiale vulcanoclastico poco coerente. I depositi di lahar presentano una variazione laterale di facies cha va da quella tipica dei depositi da debris flow a quella dei flussi iperconcentrati. I lahar si possono originare sia in seguito a eruzioni, per esempio a causa del calore che scioglie la neve, sia indipendentemente da queste, per esempio a causa di forti piogge. Il deposito di lahar è caratterizzato da una distribuzione fortemente controllata dalla topografia, classazione scarsa ed eterogeneità della composizione dei clasti. Nelle zone intermedie e distali il deposito tende a divenire più fine, stratificato e con un maggiore grado di selezione. Talvolta è indicato come deposito da colata di fango. Deposito di surge: deposito piroclastico di flusso dovuto alla messa in posto di una corrente gravitativa a bassa concentrazione di particelle solide, altamente espansa e turbolenta. Il flusso è composto da particelle solide sempre subordinate a gas e acqua o vapore. Il sostegno delle particelle solide è garantito dalla elevata turbolenza che caratterizza questi flussi. In base all analisi dei depositi, vengono distinti tre tipi di correnti piroclastiche a bassa densità: Base surge, ash-cloud surge e ground surge. I base surge si originano da eruzioni freatomagmatiche; il termine ground surge viene riferito a prodotti di surge che si trovano alla base di un deposito di flusso piroclastico; l ash-cloud surge consiste in una corrente che si forma per la segregazione di ceneri nella parte superiore di un flusso piroclastico. I depositi dovuti a surge subiscono un controllo topografico limitato essendo in grado di superare, grazie all elevata turbolenza, anche zone abbastanza rilevate. Questi depositi, sempre a granulometria fine, si suddividono in tre facies in funzione della distanza dal cratere: nella zona prossimale sono presenti una fitta stratificazione parallela o incrociata e strutture a dune o antidune; in quella intermedia gli strati sono discontinui e massivi; infine nella zona distale il deposito è a stratificazione parallela con gradazione inversa. Queste variazioni di facies testimoniano il variare del meccanismo di trasporto con la diminuzione della densità del flusso dalla zona prossimale verso quella distale. Fenocristalli: vedi struttura porfirica. Incluso: frammento estraneo di roccia che può essere rinvenuto nelle colate laviche. La natura di questi frammenti può essere diversa, tipicamente si tratta di pezzi di basamento strappati nel condotto dal magma in risalita, di frammenti derivati dalla differenziazione che avviene nella camera magmatica e di porzioni di peridotiti mantelli che. Juvenile: si definiscono con questo termine i componenti di un deposito piroclastico che sono parte del magma ancora fluido al momento dell eruzione. Juvenile si contrappone a litico, termine che indica i clasti che fanno parte di rocce già esistenti prima dell eruzione. Lapilli: frammenti piroclastici di dimensioni comprese tra 2 mm e 64 mm. Possono essere di natura juvenile o litica. Quando consolidati formano il tufo a lapilli (lapillistone). Lapilli accrezionali: frammenti piroclastici con dimensione dei Pagina 19 di 49

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