Risk FTM. Risk Management Consulting

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Risk FTM. Risk Management Consulting"

Transcript

1 Risk FTM Risk Management Consulting

2 WORKING PAPER SDA BOCCONI LA MISURAZIONE DELL ESPOSIZIONE AI RISCHI DI PREZZO NELLE IMPRESE NON FINANZIARIE Di Gianfranco Forte, Jacopo Mattei e Edmondo Tudini

3 LA MISURAZIONE DELL ESPOSIZIONE AI RISCHI DI PREZZO NELLE IMPRESE NON FINANZIARIE Gianfranco Forte- Jacopo Mattei - Edmondo Tudini Indice Indice La gestione dei rischi finanziari nell ambito delle imprese non finanziarie Le misure di rischio più idonee nell ambito del CFRM: la stima del CFaR La ricostruzione della distribuzione di probabilità dei fattori di rischio e il problema della correlazione La stima dei parametri in un contesto di simulazioni di medio-lungo periodo La correlazione fra i fattori di rischio La rilevanza degli effetti competitivi L applicazione di un modello bottom-up: la rilevanza dell accuratezza delle simulazioni e della dimensione competitiva del rischio...18 Introduzione Questo working paper è dedicato alla misurazione dell esposizione ai rischi finanziari nelle imprese industriali e commerciali 1. Lo scritto si compone di 5 paragrafi. Nel primo di essi si definisce il contenuto dell attività di Corporate Financial Risk Management (CFRM) e, facendo riferimento alla letteratura prevalente sul tema, se ne chiarisce l utilità. Nel secondo paragrafo ci si concentra sul problema della misurazione. Più precisamente, dopo aver introdotto il concetto di Cash Flow at Risk (CFaR), sono analizzati criticamente i principali approcci elaborati in letteratura per ricostruire la distribuzione di probabilità del cash flow aziendale e quindi calcolare il CFaR. Per ciascuno degli approcci considerati vengono evidenziati pregi, difetti e limiti di applicabilità. Nel terzo paragrafo l attenzione è rivolta ad analizzare le diverse soluzioni adottabili per migliorare l accuratezza delle simulazioni dei fattori di rischio alla base del modello di misurazione. Nel quarto paragrafo si affronta il tema della rilevanza della dimensione competitiva dei rischi finanziari. Infine, nell ultimo si fornisce un esemplificazione concreta delle soluzioni proposte. 1. La gestione dei rischi finanziari nell ambito delle imprese non finanziarie Con l espressione Corporate Financial Risk Management (CFRM) si fa riferimento alla gestione dei rischi finanziari di prezzo tasso di interesse, tasso di cambio, prezzi delle materie prime (commodities) - da parte delle imprese industriali e commerciali. 1 L espressione imprese industriali è da intendersi in senso ampio come sinonimo di imprese non finanziarie. 1

4 Le imprese possono ottenere vari tipi di benefici dall utilizzo di coperture destinate a sterilizzare e/o mitigare gli effetti della variabilità dei summenzionati fattori sui propri risultati economico-finanziari e/o sulla propria situazione patrimoniale. In particolare, è possibile affermare che il CFRM consente di creare valore ogni qual volta il costo di mantenere all interno dell azienda il rischio è superiore al prezzo richiesto dal mercato per sopportare quel rischio. La letteratura ha individuato diverse situazioni nelle quali ciò è vero. Innanzitutto nelle imprese a proprietà chiusa, quando buona parte della ricchezza dell imprenditore è investita in azienda e quindi la diversificazione dei rischi attraverso un opportuna asset allocation non è praticabile (De Marzo e Duffie,1991; Nance, Smith e Smithson, 1993; Hentshel e Kotari, 2001). In secondo luogo o quando l impresa è molto indebitata, caso in cui la gestione dei rischi finanziari consente di ridurre sia la probabilità che i costi di fallimento (Stulz, 1996, Leland, 1998), oppure, per lo stesso motivo, quando produce utili molto sottili (Muff, Diacon, Woods, 2008). Rilevanti possono essere anche i costi di agenzia che, in presenza di significativi rischi finanziari, si manifestano o come costi di rinuncia ad opportunità di investimento altrimenti profittevoli (Froot, Sharfstein, Stein, 1993) o come incentivo alla sostituzione di asset poco rischiosi con asset più rischiosi (Doherty, 2000). Effetto diretto dei costi di agenzia, così, può essere (Froot, Sharfstein, Stein, 1993) uno spiazzamento degli investimenti; in tal senso, una stabilizzazione del cash flow aziendale può mitigare il rischio di dover rinunciare ad opportunità di crescita vantaggiose (ancora Muff, Diacon, Woods, 2008). Anche il tipo di remunerazione del management può essere una variabile importante nella scelta delle modalità di gestione (o non gestione) dei rischi finanziari; Tufano (1996), mostra che l hedging è più esteso dove i managers hanno azioni della società, mentre è minore dove essi sono pagati anche con opzioni call (c.d. stock-options ) sulle azioni stesse. Infine, il ricorso a politiche di hedging può essere molto utile quando la variabilità del reddito, modificando il carico fiscale medio, si traduce in un costo esplicito diretto dei rischi finanziari (Smith e Stulz 1985); ciò accade soprattutto in presenza di tax-shield temporanei, come ad esempio la possibilità di sfruttare la deducibilità di perdite pregresse dal reddito imponibile entro un certo lasso di tempo. Tabella 1: Operatività in strumenti derivati nei confronti di istituzioni non finanziarie (valori nozionali in miliardi di dollari) Sottostante Jun.04 Dec.04 Jun.05 Dec.05 Jun.06 Dec.06 Jun.07 Dec.07 Jun.08 Tasso di cambio Tasso d'interesse Commodities* Azioni TOTAL Fonte: Banca dei Regolamenti Internazionali. (*) Il dato è al netto dell operatività di istituzioni finanziarie. Da un punto di vista empirico, è perfettamente comprensibile, dunque, un sempre maggiore ricorso da parte degli operatori non finanziari a strumenti derivati, come evidenziato dalla Tabella 1. Peraltro, l acquisto di una copertura è solo uno dei diversi elementi che costituiscono l attività di gestione dei rischi finanziari. Operativamente, infatti, il CFRM è un vero e proprio processo scomponibile in quattro fasi distinte e sequenziali da realizzare secondo una logica iterativa (Figura 1). Tali fasi possono essere così identificate: 1. Mappatura dei rischi finanziari rilevanti e analisi/revisione dei processi aziendali dai quali tali rischi scaturiscono. Ovviamente ogni impresa è esposta ad una molteplicità di 2

5 rischi finanziari, ma solo alcuni di essi sono determinanti e quindi da misurare e gestire. La loro individuazione deve accompagnarsi all analisi dei processi ai quali tali rischi si correlano direttamente, quindi la gestione della tesoreria valutaria per il rischio di cambio, la gestione del ciclo degli acquisti per il rischio di prezzo relativo a commodities e la gestione dell attività di funding per il rischio di tasso di interesse. La comprensione del funzionamento di tali processi è essenziale per poter impostare in modo corretto le fasi successive del processo. 2. Misurazione dell esposizione aziendale ai diversi rischi finanziari rilevanti. Si tratta della fase centrale e sicuramente più complessa e delicata dell intero processo, infatti, sono richieste numerose scelte, quali ad esempio: la definizione della misura di rischio da utilizzare (potenzialmente ci sono diverse soluzioni), l orizzonte temporale di riferimento, la struttura del modello sulla base del quale impostare la previsione ecc. Nel concreto si tratta di implementare all interno dell azienda una procedura che consenta di monitorare nel continuo l esposizione dell impresa ai diversi rischi individuati, secondo un approccio coerente e metodologicamente solido. 3. Definizione della soglia accettabile di rischio e conseguente individuazione degli obiettivi di copertura. Una volta misurata l esposizione dell impresa ai diversi rischi è necessario definire la soglia accettabile di rischio e quindi l obiettivo da perseguire con gli eventuali interventi di copertura. La scelta della soglia accettabile di rischio dipende da numerosi fattori intrinsecamente legati alle caratteristiche aziendali e ai motivi di valore del CFRM. A titolo esemplificativo la Figura 1 evidenzia alcuni degli elementi da considerare: il rischio operativo che contraddistingue il business, il livello di indebitamento, le opportunità di crescita, il piano degli investimenti, la governance e la struttura proprietaria dell impresa. In questa sede è sufficiente sottolineare che l opzione migliore ai fini della massimizzazione del valore non è necessariamente la riduzione massima dell esposizione ai rischi finanziari. Figura 1: Il processo finanziario del CFRM Processo iterativo 1 mappatura dei rischi finanziari rilevanti 2 misurazione dell esposizione ai vari rischi 3 scelta della soglia accettabile di rischio 4 interventi per la gestione dei vari rischi Tasso Prezzo VaR CaR Bs. Risk Leverage Growth Operativi Finanziari Tattici Strategici Govern. 4. Impostazione della strategia di gestione dei rischi e conseguente scelta degli strumenti di copertura più idonei. Quest ultimo passo del processo di CFRM consiste nel definire le strategie di copertura rispetto ai rischi finanziari individuati. Limitando l analisi ai 3

6 soli interventi di copertura di breve periodo (detti anche tattici) 2, si tratta di scegliere lo strumento più idoneo sia in termini di tipologia contrattuale (opzioni, swap, contratti a termine ecc.) sia in termini di ammontare, sia in termini di costo. 2. Le misure di rischio più idonee nell ambito del CFRM: la stima del CFaR La fase centrale del processo di CFRM è quella della misurazione dell esposizione; da essa, infatti, derivano tutte le scelte successive. In tal senso, innanzitutto è necessario definire una misura di rischio idonea. Il Value at Risk (VaR) è la misura di rischio sicuramente più utilizzata in ambito finanziario. Con essa ci si riferisce al concetto di massima perdita potenziale rispetto ad uno scenario atteso, dati un certo orizzonte temporale e un predefinito livello di confidenza 3. Analiticamente, il VaR ad un anno riferito al prezzo di un generico asset x e calcolato con un intervallo di confidenza del 99% può essere definito come: Var % [ E( x x99% ] [ E ( x) x > VAR ] 1% =, tale che 99 ) Prob 99 % = dove: x = valore di mercato di un asset (es. prezzo di un titolo) E(x) = valore atteso della variabile aleatoria x 99% =valore della variabile aleatoria tale che [ x > x 99 ] = 99% Prob % Si tratta una misura di rischio che presenta numerosi vantaggi; prima di tutto può essere utilizzata per misurare l esposizione a diverse tipologie di rischio (rischio di prezzo, rischio d interesse, rischio di credito ecc.), inoltre dal suo calcolo discendono numerose implicazioni gestionali, soprattutto per quanto concerne la definizione della struttura del passivo attraverso la quale finanziare le attività aziendali (allocazione del capitale). 2 Gli interventi strategici di copertura hanno una natura operativa e non finanziaria. Per esempio, nel caso del rischio di cambio un impresa esportatrice potrebbe decidere di delocalizzare la produzione in modo da avere sia ricavi che costi in valuta, riducendo così la propria esposizione al rischio. Gli interventi strategici non fanno parte del processo di CFRM. 3 Livello di confidenza va inteso nel suo significato statistico, ovvero come probabilità associata ad un certo evento (o valore); la stima del VaR, infatti, richiede la ricostruzione della distribuzione di probabilità dei valori considerati. 4

7 Figura 2 : Il Value at Risk (VaR) Densità di probabilità Pr=1% VAR99% x(99%) E(x) valore di mercato (x) Nell ambito del CFRM il VaR potrebbe essere una misura di rischio utile soprattutto in un ottica di medio/lungo periodo. In particolare, il VaR del valore dell attivo di un impresa potrebbe rappresentare un informazione molto utile per: - definire la struttura finanziaria dell impresa; - effettuare le scelte più corrette in tema di capital budgeting; - misurare correttamente le perfomances realizzate dalle diverse divisioni del gruppo. Purtroppo, però, nella maggior parte dei casi è praticamente impossibile ricostruire la distribuzione di probabilità del valore dell attivo di un impresa non finanziaria e quindi calcolarne il VaR; infatti, da un lato, mancano i dati sui prezzi 4 delle diverse componenti del capitale investito (impianti, macchinari, assets immateriali, magazzino ecc.), dall altro, non esistono modelli di valutazione sufficientemente affidabili che consentano di ricostruirne il valore partendo dai dati di mercato relativi ai diversi fattori di rischio 5. In altre parole il VaR non è una misura di rischio adottabile dalla generalità delle imprese non finanziarie 6. Partendo da tale constatazione, nell ambito del CFRM sono state elaborate diverse misure di rischio, che, pur mantenendo la stessa impostazione di fondo del VaR, se ne differenziano per quanto concerne la variabile obiettivo di cui viene ricostruita la distribuzione di probabilità: non già il valore di mercato dell attivo, quanto un flusso di risultato rilevante per l impresa (cash flows, earnings, EBITDA, EBIT ecc.). Queste misure di rischio, oltre che essere di più facile implementazione, rispetto al VaR presentano almeno due ulteriori pregi nell ottica del CFRM: - per le imprese il cui capitale investito è costituito soprattutto da assets strumentali, la dimensione flusso di risultato è più rilevante di quella valore sia per quanto concerne la probabilità di fallimento che per il problema dell underinvestment; 4 Questa condizione, invece, è soddisfatta quando le attività di riferimento sono quotate su un mercato con prezzi affidabili e rilevati con notevole frequenza, come, per esempio, nel caso di titoli quotati su un mercato regolamentato. 5 Questa condizione è soddisfatta nel caso di numerose attività finanziarie non quotate su un mercato attivo, ma di cui è comunque possibile stimare attendibilmente il valore (derivati OTC e crediti). 6 Il VaR può essere adottato come misura di rischio sulla quale basare il risk management soltanto da alcune particolari tipologie di imprese non finanziarie. In particolare, quelle che presentano un attivo costituito in massima parte da attività finanziarie (aziende commerciali operanti nella grande distribuzione), ovvero aziende attive nel trading di materie prime e energia. 5

8 - è più semplice ricollegare le strategie di copertura da perseguire con la misura di rischio adottata. Una misura di rischio molto utilizzata nell ambito del CFRM è, per esempio, il Cash Flow at Risk (CFaR), che può essere definito come la massima riduzione (shortfall) del cash flow aziendale rispetto allo scenario atteso in un dato orizzonte temporale e con un certo livello di confidenza 7. La stima del CFaR richiede ovviamente la stima della distribuzione di probabilità del cash flow aziendale, problema sicuramente complesso, ma comunque risolvibile. In particolare, in letteratura sono stati sviluppati almeno tre approcci per cercare di affrontare il problema della ricostruzione della distribuzione di probabilità dei flussi di risultato aziendale come cash flow: - approccio top down; - approccio empirico; - approccio bottom-up. Di seguito si procede alla sintetica descrizione di ciascuno di essi e all indicazione dei loro pregi e difetti nell ambito del CFRM. L approccio top-down è chiaramente descritto in Stein J. et al. (2001), nella sostanza esso prevede di ricostruire la distribuzione di probabilità del cash flow partendo dai dati storici relativi al cash flow di un panel di aziende comparabili 8. In particolare, la tecnica statistica utilizzata è quella dell auto-regressione semplice; attraverso tale procedura è possibile stimare delle distribuzioni di probabilità medie per ciascun gruppo di aziende comparabili individuato. E poi possibile utilizzare le distribuzioni medie così stimate come proxy della distribuzione di probabilità di tutte le aziende appartenenti al medesimo cluster. L approccio top down presenta sicuramente il vantaggio dell oggettività, ma risulta di scarsa utilità ai fini del CFRM. Esso, infatti, nulla dice circa le determinanti della volatilità del cash flow. In altre parole, questo approccio non consente di comprendere quale sia l esposizione dell impresa oggetto di analisi ai diversi fattori di rischio rilevanti e quindi di trarre delle indicazioni utili per impostare delle efficaci strategie di copertura. Inoltre, le distribuzioni di probabilità stimate sono solo medie e come tali potrebbero differire sostanzialmente da quelle relative alle singole aziende componenti ciascun cluster. L approccio empirico trae origine dal contributo in Andrén N. et al. (2005); esso consiste nell individuare un Exposure Model che consenta di quantificare le relazioni esistenti fra fattori di rischio rilevanti e cash flow aziendale e che possa essere poi utilizzato per simulare la distribuzione di probabilità condizionata 9 dello stesso cash flow. In particolare, l Exposure Model può essere stimato attraverso la tecnica della regressione lineare ponendo come variabile dipendente lo scostamento del cash flow aziendale rispetto al valore atteso verificatosi nel periodo t e come variabili indipendenti le variazioni rispetto ai valori attesi fatte registrare 7 Oltre al CFaR, un altra misura di rischio è l Earnings at Risk (EaR), che si caratterizza per il fatto che la variabile obiettivo non è un flusso di cassa, ma un flusso reddituale che può essere calcolato in diversi modi. I concetti esposti nel testo con riferimento al CFaR valgono anche per l EaR, qualunque sia la dimensione di reddito considerata. 8 Stein J. et al. usano come variabile obiettivo il rapporto EBITDA/assets e partendo dai dati relativi a tutte le imprese non finanziarie quotate sul NYSE individuano 81 cluster. Le principali variabili utilizzate per individuare i cluster sono: la capitalizzazione, il settore di appartenenza e la volatilità dei cash flows. 9 Il termine condizionata sta a significare che si tratta di una distribuzione di probabilità costruita considerando come variabili aleatorie i soli fattori di rischio finanziari individuati come rilevanti dall Exposure Model. 6

9 nello stesso periodo dai livelli dei fattori di rischio considerati rilevanti. Di seguito è riportato un esempio dell equazione di regressione. X DC t E t 1 DC DC DC FC FC DC/ FC DC/ FC [ Xt ] = β0 + β1 ( πt Et 1[ πt ]) + β2( πt Et 1[ πt ]) + β3( St Et 1[ St ]) DC DC FC FC DC DC + β4( it Et 1[ it ]) + β5( it Et 1[ it ]) + β6 ( Pt Et 1[ Pt ]) + εt dove: = flusso di cassa; = tasso d inflazione; S = tasso di cambio spot; i = tasso di interesse; P = prezzo di una commodity considerata rilevante per l attività dell azienda; DC = valuta domestica; FC = valuta estera. Una volta stimati i parametri di tale Exposure Model è possibile valutare l impatto dei fattori di rischio considerati tramite una simulazione Monte Carlo degli stessi, così da ricostruire la distribuzione di probabilità del cash flow aziendale. Si tratta di un approccio che sicuramente presenta numerosi pregi: - consente di apprezzare l impatto dei diversi fattori di rischio sul cash flow aziendale; - consente di tenere conto di eventuali dinamiche competitive all interno del settore in cui opera l azienda, difficili da cogliere e quantificare in modo intuitivo 10. I coefficienti β, infatti, in quanto stimati su dati storici reali, includeranno anche tali dinamiche; - considera le specificità di ogni singola azienda. A fronte di questi vantaggi, che rendono l approccio empirico molto attraente nell ambito del CFRM, esiste però un grave limite che spesso ne rende impraticabile l impiego: non è possibile disporre di un numero sufficiente di osservazioni per stimare in modo attendibile l Exposure Model. In tal senso è sufficiente fare un rapido calcolo: per stimare i coefficienti di un modello come quello presentato in precedenza sono necessarie, nella migliore delle ipotesi, almeno un centinaio di osservazioni. Ciò vuol dire che, pur ammettendo di disporre di dati mensili, bisognerebbe fare riferimento ad un periodo di osservazione di almeno 10 anni. Ipotizzare che in un tale lasso di tempo l azienda oggetto di analisi sia rimasta uguale a se stessa e che l esposizione ai diversi fattori di rischio non sia mutata, come di fatto richiede l approccio empirico, è quasi sempre irrealistico. Nel concreto, pertanto, l approccio empirico risulta di difficile applicazione. L approccio bottom-up è illustrato nelle pubblicazioni di RiskMetrics Group 11 che per primo lo ha sviluppato con il nome di CorporateMetrics. Nella sostanza l approccio bottom-up non è altro che una versione semplificata dell approccio empirico. In questo caso, infatti, l Exposure Model non è stimato su base statistica, ma viene ricostruito sulla base di relazioni teoriche tra fattori di rischio e voci di bilancio. Per il resto l approccio bottom-up è del tutto simile all approccio empirico. Il vantaggio dell approccio bottom-up, dunque, è quello di non richiedere una mole significativa di dati storici per essere implementato; d altro canto, però, 10 Per una descrizione delle dinamiche competitive in questione si rimanda al paragrafo Unità di consulenza all interno della banca d affari JP Morgan. 7

10 questo approccio necessita di identificare le relazioni teoriche esistenti fra fattori di rischio e voci di bilancio. Nel concreto ciò richiede di prendere in esplicita considerazione nel processo di budgeting i citati fattori di rischio, esplicitando i link tra gli stessi e le variabili di bilancio. L approccio bottom-up ha dei grandi pregi che lo rendono molto appetibile nell ambito del CFRM: come già segnalato non richiede serie storiche di dati aziendali, è di semplice implementazione e consente di tenere conto delle specificità di ogni singola azienda. Peraltro, nella sua versione proposta da RiskMetrics Group esso soffre di un grosso limite: le relazioni tra fattori di rischio e variabili di bilancio sono ricostruite secondo una logica puramente traslativa 12. Tale modo di procedere non consente di tenere conto della dimensione competitiva dei fattori di rischio considerati. Per esempio, se il dollaro si apprezza rispetto all euro non è detto che i prezzi in dollari dei beni esportati dalle aziende europee sul mercato statunitense rimangano invariati, ma se si adotta la logica traslativa, come suggerito da CorporateMetrics, è questa l ipotesi che si fa. Questo problema può essere superato attraverso una modellizzazione più precisa delle relazioni tra livelli dei fattori di rischio e variabili di bilancio. In tal senso, il paragrafo 4 propone una soluzione per tener conto della dimensione competitiva nel caso del rischio di cambio, anche se molte delle considerazioni in esso svolte sono estendibili anche al caso dei rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi delle materie prime. 3. La ricostruzione della distribuzione di probabilità dei fattori di rischio e il problema della correlazione. L analisi del rischio in ambito finanziario ha ricevuto nell ultimo decennio un attenzione notevole che ha contribuito allo sviluppo di tecniche e prassi ormai consolidate. Con specifico riferimento al CFRM, ci si pone il problema di valutare con adeguato grado di precisione, l impatto che le oscillazioni di prezzo di variabili finanziarie hanno sulle principali poste di bilancio di un azienda non finanziaria. Occorre ricordare che il bilancio rappresenta un filtro, per cui le variabili obiettivo saranno legate in modo non lineare con i fattori di rischio. Inoltre i modelli di valutazione impiegati nell analisi prevedono di norma un orizzonte di previsione annuale, suddiviso in sotto periodi (ad esempio trimestri); da ciò la necessità di legare le oscillazioni dei fattori di rischio ai diversi sottoperiodi, secondo percorsi coerenti e univoci (path dependent). Infine, è spesso necessario considerare simultaneamente l impatto sulla stessa variabile obiettivo di più fattori di rischio (es: due valute), tenendo in debita considerazione le correlazioni tra gli stessi. L approccio di simulazione Monte Carlo consente di risolvere tutti questi aspetti garantendo una relativa semplicità e flessibilità di implementazione, così da candidarsi quale procedura più idonea all analisi del rischio nel contesto del CFRM. La simulazione si sostanzia nella produzione di un numero sufficientemente elevato di possibili combinazioni dei fattori di rischio, cui corrisponderanno i relativi output sulla base delle equazioni del modello. La replica di questo procedimento fornisce una serie di valori indipendenti delle variabili obiettivo, da analizzare con tecniche statistiche per stimarne i 12 Ipotizzando cioè che quando varia il livello del fattore di rischio preso in considerazione tutto il resto non muta esso non determini degli effetti competitivi e quindi una variazione delle grandezze sulle quali il fattore di rischio agisce. 8

11 parametri descrittivi, riprodurne istogrammi di frequenza, calcolare misure di rischio con la tecnica del percentile ecc.. Le equazioni che consentono di simulare percorsi coerenti di prezzi prendono spunto dal fatto che le serie storiche finanziarie, (valute, prezzi azionari, prezzi di commodities ecc..), seppure molto diverse fra loro, manifestano caratteristiche comuni. L ipotesi che si adotta (essendo una buona approssimazione della realtà) è che i rendimenti, cioè le variazioni percentuali del prezzo nell intervallo temporale considerato, siano indipendenti dal passato e distribuite secondo una normale 13. Si tratta del noto moto geometrico browniano, coerente peraltro con il modello di pricing di Black e Scholes per le opzioni. Considerando un orizzonte temporale discreto (es. 1 giorno, 7 giorni, 1 mese ) l equazione di base è la seguente: 1 2 ln S ( t + t) ln S ( t) = ˆ µ σ t + 2 { σ t ε Volatility rate Rendimenti con distribuzione normale Drift rate o deriva dove il primo membro indica la variazione discreta del logaritmo del prezzo dell attività S, t è la variazione del tempo t espressa in tempo discreto, mentre ε rappresenta estrazioni da una distribuzione normale standardizzata. Due parametri risultano fondamentali per la simulazione: il drift del processo rappresentato da µ, e σ che individua la volatilità dei prezzi della serie considerata. È evidente che avendo fissato un orizzonte temporale complessivo e gli step t, indicanti le date alle quali il prezzo viene valorizzato, il grado di dettaglio temporale nel simulare i percorsi aumenta al ridursi dell ampiezza di t. In definitiva il metodo di simulazione MC è uno strumento molto potente per il supporto alle decisioni in condizioni definite di rischio ossia nelle quali ai dati di partenza e ai possibili eventi rilevanti sia possibile assegnare rappresentazioni probabilistiche. Lo scopo della simulazione è quello di estendere l applicabilità e la potenza rappresentativa dei metodi tradizionali di valutazione, consentendo di ottenere un analisi di scenario estremamente dettagliata. Di seguito si approfondiscono due questioni rilevanti, inerenti l una la stima dei parametri, l altra la correlazione fra i fattori di rischio. 3.1 La stima dei parametri in un contesto di simulazioni di medio-lungo periodo La determinazione dei parametri da utilizzare nella simulazione merita un attenzione particolare. In molte applicazioni le simulazioni hanno un orizzonte temporale di breve o brevissimo periodo 14, per cui il termine di drift che rappresenta il trend delle serie simulate viene ipotizzato nullo senza che ciò rappresenti un approssimazione troppo forte. In questo contesto quest ipotesi non è così ovvia e scontata in quanto le simulazioni di solito si riferiscono a orizzonti temporali più lunghi. Le alternative possibili sono tre: 13 L ipotesi è quella di distribuzione lognormale dei prezzi, da cui discende quella di normalità dei rendimenti. 14 Per esempio nel caso del calcolo del rischio di mercato nei portafogli bancari attraverso la metodologia del VaR. 9

12 - ipotizzare che le serie seguano un moto browniano geometrico caratterizzato da un drift nullo e una volatilità stimata storicamente; indichiamo questo approccio come random walk con drift nullo (RWZ); - utilizzare parametri desunti dai prezzi di mercato di contratti forward, futures e opzioni come proxy dell evoluzione futura degli asset da simulare; indichiamo questo approccio come random walk forward (RWF); - utilizzare modelli econometrici, appartenenti alla famiglia dei modelli autoregressivi in forma multivariata quali VARM (Vector Autoregressive Model) o VECM (Vector Error Correction Model) che sfruttano anche il concetto della cointegrazione fra le variabili. Senza pretesa di esaustività si descrivono le caratteristiche delle tre alternative, indicandone pregi e difetti in termini di applicabilità. Il primo approccio è quello più semplice e richiede un minor numero di parametri da stimare visto che si assume un trend delle serie nullo. L unico parametro rilevante è la volatilità e le correlazioni in un contesto multivariato. L idea di utilizzare dati storici sulla base dei quali stimare parametri validi come previsione per il futuro si scontra inevitabilmente con la stabilità storica degli stessi e con il problema della significatività di dati passati rispetto al presente. Il σ impiegato nelle simulazioni è inteso come deviazione standard annualizzata. Va da se che utilizzando un campione storico di stima coerente, basato su osservazioni annuali, ci si scontra con la reperibilità di serie sufficientemente profonde che potrebbero non essere disponibili. Una soluzione approssimata di questo problema si basa sulla così detta regola della radice quadrata del tempo. Ipotizzando rendimenti distribuiti in maniera normale e indipendente, si dimostra che la deviazione standard su un orizzonte annuale è ricavabile da quella mensile, moltiplicando quest ultima per la radice quadrata di dodici. Se si parte da un σ settimanale invece avremmo: σ = 52. A σ S Il problema della non stabilità dei parametri di volatilità e correlazione, stimati storicamente, viene superato utilizzando medie mobili, medie mobili esponenziali, e modelli econometrici quali i GARCH 15. Il secondo approccio mantiene valide le stesse equazioni del primo modello, ma utilizza parametri estratti dal mercato per simulare il moto browniano. In particolare il drift delle simulazioni non sarà nullo, bensì legato al premio/sconto, implicito nei contratti forward e future quotati dal mercato sull attività considerata, mentre la volatilità sarà quella implicita nei prezzi delle opzioni at the money aventi l attività come sottostante 16. Questo modo di procedere si associa all ipotesi per cui i prezzi di mercato incorporano stime di parametri (livello futuro del sottostante per i prezzi future e forward, e volatilità nel caso delle opzioni) valide per il futuro, e che queste siano la migliore approssimazione oggettiva di trend e volatilità future. In realtà però non è del tutto corretto assumere che questi prezzi si possano intendere come una previsione vera e propria. Il prezzo di mercato di futures e opzioni è quello al quale gli operatori sono disposti a eseguire operazioni di copertura o speculazione. Questo significa che in un 15 Per approfondimenti sul tema si veda Resti A., Sironi A. (2007). 16 Per approfondimenti si rimanda ai documenti di RiskMetrics Group intitolati CorporateMetrix e LongRun. 10

13 determinato istante i prezzi saranno influenzati dalla liquidità e anche dal profilo di preferenze per il rischio degli operatori, senza peraltro che questo effetto si possa eliminare o depurare. Se da un lato questa tecnica di stima dei parametri ha l indubbio vantaggio di essere oggettiva, si scontra però con il problema di individuare strumenti derivati liquidi per le corrette scadenze, sia con l influenza dell atteggiamento del mercato rispetto al rischio 17. L ultimo approccio riguarda i modelli econometrici strutturali, che impiegando variabili macroeconomiche, cercano di cogliere le relazioni fondamentali fra le stesse e gli equilibri di lungo periodo, garantendo previsioni future che rispettino gli equilibri di lungo periodo ma anche gli scostamenti aleatori e temporanei rispetto ad essi. In questo contesto la scelta più parsimoniosa ricade nell utilizzo di modelli parametrici, basati su serie storiche, con un grado di flessibilità più o meno elevato a seconda della forma funzionale prescelta. I modelli VARM (Vector Autoregressive Model), rappresentano la versione multivariata dei modelli autoregressivi ARMA, che spiegano i movimenti di una variabile sulla base dell informazione passata della stessa e di una componente aleatoria. Nella versione multivariata si assume che ci sia interdipendenza fra le variabili, poiché ognuna sarà spiegata sia dai propri valori passati sia da quelli assunti dalle altre variabili del sistema. Una versione alternativa di questa classe di modelli sono i VECM, basati sul concetto di cointegrazione che includono un termine di aggiustamento detto di error correction, che spinge il sistema verso equilibri strutturali di lungo periodo. Gli equilibri imposti nel modello si legano alle relazioni fondamentali di teoria economica quali la parità dei poteri d acquisto che legherà due valute, o il legame di cointegrazione fra tassi spot e forward che implica un premio dei prezzi forward stazionario 18. Questa seconda classe di modelli introduce rispetto ai modelli VARM ulteriori vincoli alla stima dei parametri. I modelli econometrici necessitano di serie storiche per la stima dei parametri, ma risultano complessi da impostare in fase di specificazione della corretta forma funzionale. La scelta di una forma funzionale specifica non è ovvia, dipende dalle variabili coinvolte (commodities, valute ecc..), e dovrà tener conto dei risultati di stima ma soprattutto delle capacità previsive di modelli alternativi. Non c è una risposta univoca alla questione se esiste un approccio in assoluto migliore rispetto agli altri, capace di fornire previsioni di lungo periodo (con orizzonti superiori ai tre mesi) sistematicamente più accurate. Diversi studi empirici 19 conducono a risultati contrastanti nel confortare la superiorità dei prezzi di mercato (forward, future, e volatilità implicite), rispetto a un approccio storico e semplificato come quello RWZ. È evidente, peraltro, che le diverse tecniche implicano anche livelli di complessità crescente da tenere presente nell implementazione di un modello di CFRM in un impresa non finanziaria. In tal senso l approccio RWZ è indubbiamente la scelta meno onerosa, probabilmente più idonea nel caso di aziende di dimensioni ridotte (PMI), mentre l approccio econometrico, vista la sua complessità, rappresenta l altro estremo. Per quanto concerne l approccio RWF, esso risulta più oneroso di quello RWZ, poiché richiede la raccolta di numerosi dati di mercato di non immediata reperibilità in un impresa non finanziaria, specie se di non grandi dimensioni. 17 Il prezzo degli strumenti derivati rispetta necessariamente relazioni di non arbitraggio, e ingloba una probabilità implicita attribuita ai flussi di cassa futuri definita risk neutral. Il termine può essere fuorviate, infatti non vuol dire che la valutazione del contratto è neutrale al rischio, nel senso che prescinde dalle preferenze per il rischio, bensì che la valutazione tiene conto non solo delle aspettative del mercato sui futuri andamenti del sottostante, ma anche del risk appetite degli operatori in un certo momento. 18 Le singole variabili si ipotizzano ancora distribuite normalmente in termini di rendimenti e lognormalmente in livelli. 11

14 Peraltro, questo maggiore sforzo in alcuni casi è necessario; in momenti di forti tensioni sui mercati, infatti, l utilizzo di dati storici può portare ad una pericolosa sottovalutazione rischio. 3.2 La correlazione fra i fattori di rischio Nella costruzione di un modello di simulazione un aspetto rilevante da tenere in considerazione è la correlazione fra le variabili aleatorie in input. Assumere per comodità che tutte le variabili siano tra loro indipendenti è un ipotesi il più delle volte irrealistica. Le considerazioni esposte di seguito si riferiscono al caso in cui si adotti come approccio per la stima dei parametri e poi per la simulazione uno dei due metodi da noi definiti RWZ o RWF 20. Nel caso invece di modelli econometrici, non è necessario passare da un contesto univariato a uno multivariato, infatti i modelli VARM e VECM sono modelli multivariati e includono le correlazioni fra variabili già al momento della stima dei parametri. Di conseguenza la simulazione successiva non necessiterebbe di aggiustamenti per la correlazione. Tornando agli approcci RWZ o RWF, sappiamo che ogni fattore di rischio viene simulato sulla base di estrazioni normali indipendenti. Volendo tener conto della correlazione, sarà ancora corretto simularne i livelli di prezzo sulla base di un moto browniano geometrico, ma si dovranno estrarre numeri casuali normali tra loro non indipendenti, che rispettino la struttura di correlazione effettiva fra le variabili. La soluzione di questo problema, passa dall estrazione di variabili casuali normali multivariate non correlate fra di loro, sfruttando la proprietà di trasformazione lineare di cui godono, per imporre la struttura di correlazione appropriata. In un contesto multivariato la distribuzione normale standardizzata Z (con media nulla e varianza unitaria) può essere rappresentata nel modo seguente: K Z N(0, I) avremo µ = e Var Cov = I = M 0 M 1 M K 1. Dove la media nulla µ è un vettore nullo, e la varianza è una matrice identità di Varianze- Covarianze, con varianze unitarie lungo la diagonale e covarianze nulle altrove. Tutte le normali sono indipendenti poiché nella matrice Var-Cov, tutti i termini fuori dalla diagonale indicanti le covarianze sono nulli. A questa normale multivariata Z è possibile imporre una trasformazione lineare attraverso un vettore µ non nullo e una matrice A per cui: T se Z N(0, I) e X = µ + A Z allora X N( µ, AA ) dove AA T = Σ Attraverso la trasformazione, il risultato è che la nuova normale multivariata X avrà una matrice di Var-Cov = Σ, data dal prodotto della matrice A, utilizzata nella trasformazione,. 20 In effetti in questo caso le equazioni per la simulazione delle serie sono identiche, cambiano solo i parametri, per cui il problema che si pone è il passaggio da un contesto monovariato a uno multivariato. 12

15 moltiplicata per se stessa trasposta. La nuova distribuzione normale multivariata sarà dunque rappresentata da: µ 1 σ1 σ 2,1 K σ n,1 2 2 µ T 2 σ1,2 σ 2 X N( µ, Σ = AA ) avremo µ = e Var Cov = Σ = M M O M 2 2 µ n σ1, n K σ n Disponendo della matrice Σ di Var-Cov stimata sulla base dei dati storici, e di numeri casuali normali standard indipendenti fra di loro, sarà necessario individuare un opportuna matrice A che moltiplicata per se stessa trasposta restituisca la matrice Σ. Tra i diversi approcci per calcolare A, si può utilizzare la cosiddetta scomposizione di Cholesky. La matrice A sarà un opportuna matrice triangolare inferiore calcolata a partire dalla matrice Σ. Per esempio nel caso bivariato data la matrice Σ obiettivo: 2 σ1 σ1σ 2ρ Σ = 2 σ 2σ 1ρ σ 2. La matrice A ottenuta attraverso la decomposizione di Cholesky sarà: T A σ da cui AA σ σ σ ρ = = Σ = 2 2 ρσ 2 1 ρ σ σ 2 2σ 1ρ σ 2. Applicando allora alla matrice di estrazioni normali standardizzate non correlate la trasformazione sulla base della matrice A di Cholesky si ottiene: T se Z N(0, I) e X = 0 + A Z allora X N (0, AA = ) cioè una distribuzione normale multivariata con medie tutte nulle ma con la struttura di correlazione imposta dalla matrice Σ di partenza. Questa procedura, introducendo la correlazione effettiva fra i fattori di rischio, ci consente di rappresentare la realtà in maniera più fedele, e di apprezzare il beneficio di diversificazione dovuto all esposizione a più fattori di rischio scarsamente correlati e comunque mai correlati in maniera perfetta. 4. La rilevanza degli effetti competitivi Nel determinare l esposizione di un impresa ad un dato fattore di rischio possono risultare importanti gli effetti dovuti alle caratteristiche dei mercati di riferimento. Per comprendere al meglio l argomento in questione ci pare qui opportuno riferire la discussione al caso più intuitivo, ovvero quello del tasso di cambio; tuttavia le varie argomentazioni potrebbero essere generalizzate e riferite agli altri casi di rischio di prezzo. 13

16 Nel caso del tasso di cambio il rilievo competitivo dell esposizione può essere riferito a due diversi profili: 1. in prima battuta la posizione di mercato dell impresa (e quindi i suoi risultati) dipende molto spesso dall impatto del fattore di rischio (tasso di cambio); ad esempio, si pensi ad un impresa che vende all estero, dove la posizione di mercato si può rafforzare (indebolire) in ragione di un apprezzamento (deprezzamento) della valuta estera, oppure al caso di un impresa che ha costi denominati in una valuta estera la cui posizione sul mercato interno può risentire positivamente (negativamente) di un apprezzamento (deprezzamento) della valuta domestica; 2. in secondo luogo l esposizione stessa a questo specifico fattore di rischio deriva dall assetto competitivo del mercato dove opera l impresa; infatti il primo possibile intervento gestionale per mitigare o annullare gli effetti del tasso di cambio è quello di aggiustare i prezzi di vendita in funzione dell andamento della valuta estera, cosa che però è fattibile solo in contesti di concorrenza molto blanda o di sensibile potere di mercato 21 dell impresa. I due aspetti, di fatto, risultano strettamente correlati, per via della comune dipendenza da fattori inerenti l ambiente esterno all impresa. Entrambi hanno effetti assai rilevanti in termini di esposizione al rischio di tasso di cambio: - nel primo caso un andamento avverso o favorevole del prezzo della valuta estera può essere amplificato o, viceversa, controbilanciato dalla corrispondente variazione del volume di ricavi; - nel secondo un impresa potrebbe o meno avere la possibilità di adottare strategie di copertura naturale degli shock sul mercato dei cambi per mezzo del loro trasferimento sui prezzi di vendita. Tuttavia, mentre il primo aspetto, dal punto di vista gestionale, riguarda l impostazione di strategie di medio lungo periodo, il secondo investe soprattutto gli orizzonti temporali per i quali tipicamente si progettano interventi di gestione tattica 22 tramite strumenti di tipo finanziario. Diverse sono anche le implicazioni in termini di misura dell esposizione; il primo implica di considerare l elasticità della domanda dei prodotti dell impresa rispetto al prezzo, il secondo di approssimare, date le condizioni esterne, in che misura i prezzi medi di vendita sul mercato incorporano la volatilità dei tassi di cambio e quindi la possibilità per l impresa di ribaltare le variazioni dei tassi di cambio sui prezzi di vendita senza perdere quote di mercato. In questa sede ci concentreremo esclusivamente sul secondo aspetto, sia in quanto rilevante anche in un ottica di gestione finanziaria, sia perché una sua stima può contribuire, fornendo indicazioni rilevanti sulle caratteristiche del mercato, a quella della correlazione tra andamento del tasso di cambio e volume di vendite (o, detto altrimenti, di quell elasticità al prezzo delle quantità vendute che abbiamo detto alla base del primo tipo di effetti). Per inquadrare meglio il problema ci possiamo riferire ad una generica impresa esposta al rischio di tasso di cambio, ovvero che sostenga costi denominati in una valuta diversa da quella nella quale consegue i ricavi. A fronte di una variazione del tasso di cambio l impresa 21 Un altro fattore che può inficiare la manovra sulla leva del prezzo per compensare le variazioni del cambio è la rigidità temporale dei prezzi, o meglio il fatto che spesso le imprese determinano i prezzi di vendita per mezzo di listini, non aggiustabili nel continuo. 22 Si intendono qui come tali tutti gli interventi gestionali volti non tanto a modificare la posizione dell impresa nei confronti di un fattore di rischio, quanto quelli congegnati per governarne gli effetti economici. 14

17 sperimenterà un diverso peso relativo dei costi rispetto ai ricavi, una volta espressi in una valuta omogenea. Ad esempio, se i costi sono in valuta estera ed i ricavi in valuta domestica, un apprezzamento della valuta estera farà sì che i costi, una volta convertiti in valuta domestica, incrementino per il solo effetto del tasso di cambio. Quanto esposto si può generalizzare affermando che le variazioni del tasso di cambio hanno un effetto sulle condizioni di equilibrio gestionale di un impresa. Dal punto di vista teorico il più semplice intervento gestionale a disposizione dell impresa a fronte dello squilibrio generato dalle variazioni del tasso di cambio è quello di ribaltare sui prezzi di vendita lo shock subito; nell esempio precedente, ciò equivarrebbe ad aumentarli in misura corrispondente e proporzionale alla variazione del cambio. Nei termini della Figura 3, un impresa che sperimenta un incremento dei costi unitari da c 1 a c 2 in funzione di una variazione del tasso di cambio da s 1 a s 2, potrebbe idealmente recuperare i maggiori costi con un aumento del prezzo di vendita da p 1 a p 2. Figura 3: La copertura naturale La possibilità di utilizzare questa leva della copertura naturale, dipende però in maniera cruciale sia dal tipo di mercato (livello di concorrenza, elasticità al prezzo della domanda) sia dal comportamento dei concorrenti. In particolare: 1. se la concorrenza è elevata (produttori molto frammentati rispetto alla dimensione del mercato) le imprese sono price-taker e non riescono a variare i prezzi; 2. se la concorrenza è blanda e l elasticità della domanda al prezzo bassa, si presentano invece due casi: a. con i concorrenti diffusamente coperti dal rischio in questione, la maggior parte delle imprese non ha bisogno di intervenire sui prezzi e, così, chi volesse adottare la copertura naturale perderebbe quote di mercato e incorrerebbe in un altro tipo di perdita; b. con la maggior parte dei concorrenti invece non coperta, le singole imprese possono scaricare gli shock di tasso di cambio sui prezzi di vendita, dato che 15

18 tutte 23 le altre tendono a farlo per recuperare la perdita (o consolidare il guadagno). Nei casi sub 1) e 2a) i prezzi tendono ad essere insensibili rispetto a variazioni del tasso di cambio; nell ultimo, al contrario, essi le riflettono più o meno fedelmente. Ne discende che il livello di esposizione al rischio di tasso di cambio varia (anche) in funzione delle caratteristiche dell ambiente esterno all impresa e di ciò che fanno i concorrenti. Si può affermare che per una data impresa l esposizione è tanto economicamente più rilevante quanto meno potere di mercato essa ha (cioè quanto maggiore è il livello di concorrenza nell industria di appartenenza) e quanto la copertura dal rischio è più diffusa nel mercato di riferimento, a parità di struttura concorrenziale. Di converso l esposizione diviene economicamente meno rilevante, sino ad essere al limite trascurabile, se l impresa ha un rilevante potere di mercato e/o se le strategie di copertura non sono diffusamente implementate dai concorrenti. Infatti si può intuitivamente capire che, se la maggior parte dei concorrenti non è coperta, i prezzi nel mercato tendono a variare con il variare del tasso di cambio in ragione del diffuso intento da parte degli attori dello stesso di scaricare tali variazioni sui prezzi di vendita; così ciascuna singola impresa (se non coperta per mezzo di strumenti finanziari) trova più facile scaricare sui prezzi lo shock di tasso di cambio senza dover subire un indebolimento relativo della sua posizione di mercato (cioè senza dover affrontare una contrazione dei volumi di vendita). Nel caso opposto di diffusione delle coperture i prezzi di mercato tenderanno ad essere meno sensibili all andamento dei cambi, cosicché la singola impresa non riesce a scaricare gli shock subiti senza perdere quote di mercato e, in definitiva, patire allo stesso modo una perdita economica. Risulta chiaro, in definitiva, che per una corretta misurazione dell esposizione si devono tener ben presenti anche la struttura e le caratteristiche dell ambiente esterno. Una strada percorribile, dal punto di vista operativo, può essere quella di introdurre nel modello di misurazione una relazione che tenga esplicitamente in conto questo tipo di effetti. Un modo di procedere, che pare fattibile e coerente, potrebbe essere quello di studiare nel mercato di riferimento la sensibilità dei prezzi alle variazioni del tasso di cambio, tramite un coefficiente (β) che possa poi servire per simulare la capacità delle imprese di adottare la copertura naturale ; i suoi estremi, idealmente, sono: - zero, a significare che i prezzi non si adeguano agli shock sul mercato delle valute e che o l industria è molto concorrenziale o le coperture vi sono molto diffuse, - uno, a rappresentare il caso opposto in cui i prezzi riproducono fedelmente le variazioni del tasso di cambio e perciò o l industria è molto concentrata o le le coperture sono molto poco utilizzate dalle imprese che vi operano. L equazione di regressione suggerita assume la seguente forma 24 : dove: p = prezzo del prodotto p = β * s + ε 23 In questo caso si può anche intuire che le imprese che si coprono possono conseguire risultati perversi, dato che una variazione favorevole del tasso di cambio potrebbe permettere alle altre imprese di abbassare i prezzi di vendita e, così, far perdere quote di mercato all impresa coperta, che sosterrebbe una conseguente perdita. 24 Ovviamente nella concreta implementazione della regressione potranno essere inserite anche delle variabili di controllo, in modo da catturare il reale effetto del fattore di rischio sulla variabile obiettivo. 16

19 s = tassi di cambio ε = disturbo aleatorio Il Risk Manager di un impresa dovrebbe, a tal fine, raccogliere sia i dati relativi ai prezzi dell industria di riferimento sia i valori del tasso di cambio rilevante. Le osservazioni, per produrre risultati statisticamente affidabili, dovrebbero essere almeno 50-60, ovvero 4-5 anni con dati mensili. In caso di più linee di prodotto, ovviamente, si dovrebbe fare riferimento a molteplici prezzi e poi procedere esattamente nello stesso modo 25 ; per i prezzi, ove l industria fosse molto concentrata, o i principali concorrenti chiaramente individuabili, si potrebbe pensare di utilizzare per l analisi i prezzi praticati da ciascuno di essi, piuttosto che un indice aggregato. Evidentemente tale tipo di analisi può essere dispendioso e richiede competenze tecniche che non è scontato siano presenti in azienda (specialmente nel caso di PMI). In via alternativa, perciò, si potrebbe pensare ad una soluzione pragmatica, improntata però, alla stessa logica di fondo. Ad esempio il coefficiente β, da interpretarsi come vero e proprio indice competitivo, potrebbe essere individuato euristicamente dal Risk Manager sulla base dell esperienza accumulata in azienda e delle caratteristiche del mercato di riferimento. Successivamente si può utilizzare la stima ottenuta come un fattore di correzione competitiva da applicare al modello di misurazione dell esposizione; ad esempio ciò può avvenire per mezzo dell introduzione in tale modello di un equazione di determinazione dei prezzi di vendita che permetta di stimarli per il generico periodo t in funzione della variazione relativa del tasso di cambio, per mezzo proprio del β stimato: s P = + t Pt 1 1 β * dove: = s t st 1 st 1 s. Questo modo di procedere, assolutamente intuitivo e basato sul buon senso, è in realtà ben supportato anche dall emergente evidenza empirica internazionale. Ad esempio un recente contributo (A.Nain,) ha tenuto in esplicita considerazione la rilevanza competitiva dell esposizione, dimostrando, con riferimento a dati di imprese statunitensi nel triennio , quattro importanti fatti: 1. i prezzi rispondono effettivamente agli shock di tasso di cambio e lo fanno di più nelle industrie dove la copertura è scarsamente diffusa (dette industrie un-hedged); 2. le imprese che non si coprono hanno esposizione più alta se operano in industrie in cui la copertura è più diffusa; viceversa le imprese che si coprono hanno esposizione effettivamente più bassa se appartengono alle stesse industrie (dette hedged); 3. le imprese non coperte in industrie hedged, poi, scontano come conseguenza della maggiore esposizione una valutazione inferiore del proprio capitale economico; 4. l incentivo ad adottare strategie di copertura è più alto per le imprese che operano nelle industrie hedged. Risultati che sono in linea con gli effetti prodotti dall approccio sin qui proposto sul processo di CFRM interno ad un azienda. 25 Da un punto di vista tecnico, ciò si può risolvere o nella stima di diverse equazioni di regressione, quante sono le linee di prodotto, o nella costruzione di un analisi di tipo panel. 17

20 5. L applicazione di un modello bottom-up: la rilevanza dell accuratezza delle simulazioni e della dimensione competitiva del rischio Il nostro obiettivo è fornire un esemplificazione dell applicazione di un modello di misurazione di tipo bottom-up. In particolare, si vuole evidenziare quanto possano essere importanti la dimensione competitiva e le scelte effettuate per le simulazioni dei fattori di rischio nel determinare i risultati del modello. A tal fine procederemo a misurare l esposizione al rischio di cambio in un caso esemplificativo utilizzando sia il modello di simulazione che abbiamo indicato come RWZ sia quello RWF e ipotizzando vari livelli di rilevanza della dimensione competitiva del rischio. Si consideri una generica impresa mono prodotto BETA S.p.a. - che esporta negli Stati Uniti e in Giappone. Nella tabella seguente sono riportati i dati di budget commerciale relativi all esercizio 2009 elaborati dal management di BETA 26. Vogliamo stimare in che misura potrebbe variare l utile 2009 della società in ragione delle variazioni dei tassi di cambio. Tabella 2: Budget commerciale BETA Value drivers Italia Stati Uniti Giappone Totale N pezzi venduti Prezzo in valuta ,5 $ Y Ricavi in Euro Al fine di semplificare l esposizione ed evitare inutili sofisticazioni effettuiamo le seguenti ipotesi 27 : - i costi di BETA sono tutti in Euro ed in sede di budget sono stati stimati essere pari a Euro ; - i crediti commerciali in valuta estera al 1 gennaio 2009 si stimano essere pari a 0; - BETA non concede dilazioni di pagamento; - non sono presenti in bilancio altre attività/passività denominate in valuta estera; - BETA deposita su di un conto infruttifero tutti i ricavi derivanti dalle vendite in valuta estera e procede alla loro conversione l ultimo giorno lavorativo di ciascun mese (12 date di conversione); - si prescinde dall imposizione fiscale. Ipotizziamo, inoltre, che ogni mese BETA, senza perdere/guadagnare quote di mercato, possa correggere i prezzi di vendita in valuta estera in virtù dell osservazione di quelli che sono stati gli shock di tasso registrati nel mese precedente. Più precisamente il prezzo di vendita in valuta estera in un generico mese t sarà calcolato utilizzando la formula presentata nel paragrafo 4 e sotto riportata: Per quanto riguarda le quantità vendute in ogni sotto periodo t considerato, ipotizziamo che esse siano uguali e costanti in ciascun mese. 26 I tassi di cambio utilizzati per la conversione quelli di chiusura del giorno 10 novembre Si tratta evidentemente di ipotesi irrealistiche che tendono a sottostimare le complicanze derivanti dalla gestione del rischio di cambio in ambito aziendale, ma che comunque consentono di concentrare l attenzione sugli aspetti di nostro interesse. 18

IL RISCHIO D IMPRESA ED IL RISCHIO FINANZIARIO. LA RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO ED IL COSTO DEL CAPITALE.

IL RISCHIO D IMPRESA ED IL RISCHIO FINANZIARIO. LA RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO ED IL COSTO DEL CAPITALE. IL RISCHIO D IMPRESA ED IL RISCHIO FINANZIARIO. LA RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO ED IL COSTO DEL CAPITALE. Lezione 5 Castellanza, 17 Ottobre 2007 2 Summary Il costo del capitale La relazione rischio/rendimento

Dettagli

Indice di rischio globale

Indice di rischio globale Indice di rischio globale Di Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato Introduzione Con tale studio abbiamo cercato di creare un indice generale capace di valutare il rischio economico-finanziario

Dettagli

Capitolo Terzo Valore attuale e costo opportunità del capitale

Capitolo Terzo Valore attuale e costo opportunità del capitale Capitolo Terzo Valore attuale e costo opportunità del capitale 1. IL VALORE ATTUALE La logica di investimento aziendale è assolutamente identica a quella adottata per gli strumenti finanziari. Per poter

Dettagli

Mercati finanziari e valore degli investimenti

Mercati finanziari e valore degli investimenti 7 Mercati finanziari e valore degli investimenti Problemi teorici. Nei mercati finanziari vengono vendute e acquistate attività. Attraverso tali mercati i cambiamenti nella politica del governo e le altre

Dettagli

FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO

FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO Fonti interne: autofinanziamento Fonti esterne: capitale proprio e capitale di debito Capitale proprio: deriva dai conferimenti dei soci dell azienda e prende il nome, in contabilità,

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

Lezione 3: Introduzione all analisi e valutazione delle azioni. Analisi degli Investimenti 2014/15 Lorenzo Salieri

Lezione 3: Introduzione all analisi e valutazione delle azioni. Analisi degli Investimenti 2014/15 Lorenzo Salieri Lezione 3: Introduzione all analisi e valutazione delle azioni Analisi degli Investimenti 2014/15 Lorenzo Salieri Valutazione degli investimenti in azioni Intuitivamente si crea valore quando un azienda

Dettagli

RISCHIO E CAPITAL BUDGETING

RISCHIO E CAPITAL BUDGETING RISCHIO E CAPITAL BUDGETING Costo opportunità del capitale Molte aziende, una volta stimato il loro costo opportunità del capitale, lo utilizzano per scontare i flussi di cassa attesi dei nuovi progetti

Dettagli

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:

Dettagli

Le obbligazioni: misure di rendimento Tassi d interesse, elementi di valutazione e rischio delle attività finanziarie

Le obbligazioni: misure di rendimento Tassi d interesse, elementi di valutazione e rischio delle attività finanziarie Le obbligazioni: misure di rendimento Tassi d interesse, elementi di valutazione e rischio delle attività finanziarie Economia degli Intermediari Finanziari 29 aprile 2009 A.A. 2008-2009 Agenda 1. Il calcolo

Dettagli

Principali indici di bilancio

Principali indici di bilancio Principali indici di bilancio Descrizione Il processo di valutazione del merito creditizio tiene conto di una serie di indici economici e patrimoniali. L analisi deve sempre essere effettuata su un arco

Dettagli

IAS 39: STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

IAS 39: STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI : STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI La contabilizzazione dei derivati di negoziazione (speculativi) e di copertura. Esempi e scritture contabili relative all «interest rate swap» (Irs). di Alessio Iannucci

Dettagli

Aumenti reali del capitale sociale

Aumenti reali del capitale sociale Aumenti reali del capitale sociale Gli aumenti del capitale sociale possono essere: virtuali con gli aumenti virtuali non aumentano i mezzi a disposizione della azienda e il suo patrimonio netto, che si

Dettagli

ROI, WACC e EVA: strumenti di pianificazione economico finanziaria Di : Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato

ROI, WACC e EVA: strumenti di pianificazione economico finanziaria Di : Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato Articolo pubblicato sul n 22 / 2004 di Amministrazione e Finanza edito da Ipsoa. ROI, WACC e EVA: strumenti di pianificazione economico finanziaria Di : Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato Premessa

Dettagli

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte MD 9. La macroeconomia delle economie aperte In questo modulo, costituito da due Unità, ci occuperemo di analizzare il funzionamento delle economie aperte, ossia degli scambi a livello internazionale.

Dettagli

VALUTARE GLI EQUILIBRI DELL IMPRESA

VALUTARE GLI EQUILIBRI DELL IMPRESA VALUTARE GLI EQUILIBRI DELL IMPRESA Quattro valori fondamentali per valutare una impresa sono: 1. Il Capitale Operativo Investito, che è dato dal Capitale Fisso (Costi pluriennali a lenta rotazione) +

Dettagli

Finanza Aziendale. Lezione 13. Introduzione al costo del capitale

Finanza Aziendale. Lezione 13. Introduzione al costo del capitale Finanza Aziendale Lezione 13 Introduzione al costo del capitale Scopo della lezione Applicare la teoria del CAPM alle scelte di finanza d azienda 2 Il rischio sistematico E originato dalle variabili macroeconomiche

Dettagli

LA VALUTAZIONE DI PORTAFOGLIO. Giuseppe G. Santorsola 1

LA VALUTAZIONE DI PORTAFOGLIO. Giuseppe G. Santorsola 1 LA VALUTAZIONE DI PORTAFOGLIO Giuseppe G. Santorsola 1 Rendimento e rischio Rendimento e rischio di un singolo titolo Rendimento e rischio di un portafoglio Rendimento ex post Media aritmetica dei rendimenti

Dettagli

Note integrative di Moneta e Finanza Internazionale. c Carmine Trecroci 2004

Note integrative di Moneta e Finanza Internazionale. c Carmine Trecroci 2004 Note integrative di Moneta e Finanza Internazionale c Carmine Trecroci 2004 1 Tassi di cambio a pronti e a termine transazioni con consegna o regolamento immediati tasso di cambio a pronti (SR, spot exchange

Dettagli

I contributi pubblici nello IAS 20

I contributi pubblici nello IAS 20 I contributi pubblici nello IAS 20 di Paolo Moretti Il principio contabile internazionale IAS 20 fornisce le indicazioni in merito alle modalità di contabilizzazione ed informativa dei contributi pubblici,

Dettagli

L ANALISI PER INDICI

L ANALISI PER INDICI Obiettivo dell analisi per indici è la valutazione delle scelte dell imprenditore attraverso la misurazione degli effetti economici, finanziari e patrimoniale prodotti dalle stesse. La corretta misurazione

Dettagli

Macro Volatility. Marco Cora. settembre 2012

Macro Volatility. Marco Cora. settembre 2012 Macro Volatility Marco Cora settembre 2012 PERDITE E GUADAGNI Le crisi sono eventi con bassa probabilità e alto impatto - La loro relativa infrequenza non deve però portare a concludere che possano essere

Dettagli

Pianificazione economico-finanziaria Prof. Ettore Cinque. Modelli e tecniche di simulazione economico-finanziaria

Pianificazione economico-finanziaria Prof. Ettore Cinque. Modelli e tecniche di simulazione economico-finanziaria Modelli e tecniche di simulazione economico-finanziaria Bilanci preventivi e piani finanziari perché utilizzarli? Simulazione di scenari e valutazione impatto variabili di business Analisi compatibilità

Dettagli

Analisi dei margini: componenti e rischi

Analisi dei margini: componenti e rischi Finanza Aziendale Analisi e valutazioni per le decisioni aziendali Analisi dei margini: componenti e rischi Capitolo 7 Indice degli argomenti 1. Principali componenti del reddito operativo 2. Tipici fattori

Dettagli

TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DELLE ALTRE FORME DI FINANZIAMENTO. Docente: Prof. Massimo Mariani

TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DELLE ALTRE FORME DI FINANZIAMENTO. Docente: Prof. Massimo Mariani TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DELLE ALTRE FORME DI FINANZIAMENTO Docente: Prof. Massimo Mariani 1 SOMMARIO Il costo del capitale stima del costo del capitale stima del costo del capitale di aziende operanti

Dettagli

VALORE DELLE MERCI SEQUESTRATE

VALORE DELLE MERCI SEQUESTRATE La contraffazione in cifre: NUOVA METODOLOGIA PER LA STIMA DEL VALORE DELLE MERCI SEQUESTRATE Roma, Giugno 2013 Giugno 2013-1 Il valore economico dei sequestri In questo Focus si approfondiscono alcune

Dettagli

ANALISI DELLA STRUTTURA FINANZIARIA a cura Giuseppe Polli SECONDA PARTE clicca QUI per accedere direttamente alla prima parte dell'intervento...

ANALISI DELLA STRUTTURA FINANZIARIA a cura Giuseppe Polli SECONDA PARTE clicca QUI per accedere direttamente alla prima parte dell'intervento... ANALISI DELLA STRUTTURA FINANZIARIA a cura Giuseppe Polli SECONDA PARTE clicca QUI per accedere direttamente alla prima parte dell'intervento... 4 GLI INDICI DI LIQUIDITA L analisi procede con la costruzione

Dettagli

Macroeconomia, Esercitazione 2. 1 Esercizi. 1.1 Moneta/1. 1.2 Moneta/2. 1.3 Moneta/3. A cura di Giuseppe Gori (giuseppe.gori@unibo.

Macroeconomia, Esercitazione 2. 1 Esercizi. 1.1 Moneta/1. 1.2 Moneta/2. 1.3 Moneta/3. A cura di Giuseppe Gori (giuseppe.gori@unibo. acroeconomia, Esercitazione 2. A cura di Giuseppe Gori (giuseppe.gori@unibo.it) 1 Esercizi. 1.1 oneta/1 Sapendo che il PIL reale nel 2008 è pari a 50.000 euro e nel 2009 a 60.000 euro, che dal 2008 al

Dettagli

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Silvana Stefani Piazza dell Ateneo Nuovo 1-20126 MILANO U6-368 silvana.stefani@unimib.it 1 Unità 9 Contenuti della lezione Operazioni finanziarie, criterio

Dettagli

Il sistema monetario

Il sistema monetario Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti

Dettagli

CAPITOLO 10 I SINDACATI

CAPITOLO 10 I SINDACATI CAPITOLO 10 I SINDACATI 10-1. Fate l ipotesi che la curva di domanda di lavoro di una impresa sia data da: 20 0,01 E, dove è il salario orario e E il livello di occupazione. Ipotizzate inoltre che la funzione

Dettagli

IL VALORE FINANZIARIO DEL TEMPO. Docente: Prof. Massimo Mariani

IL VALORE FINANZIARIO DEL TEMPO. Docente: Prof. Massimo Mariani IL VALORE FINANZIARIO DEL TEMPO Docente: Prof. Massimo Mariani 1 SOMMARIO Il concetto di tempo Il valore finanziario del tempo Le determinanti del tasso di interesse La formula di Fisher I flussi di cassa

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli

Il Capital asset pricing model è un modello di equilibrio dei mercati, individua una relazione tra rischio e rendimento, si fonda sulle seguenti

Il Capital asset pricing model è un modello di equilibrio dei mercati, individua una relazione tra rischio e rendimento, si fonda sulle seguenti Il Capital asset pricing model è un modello di equilibrio dei mercati, individua una relazione tra rischio e rendimento, si fonda sulle seguenti ipotesi: Gli investitori sono avversi al rischio; Gli investitori

Dettagli

Arca Strategia Globale: i nuovi fondi a rischio controllato

Arca Strategia Globale: i nuovi fondi a rischio controllato Arca Strategia Globale: i nuovi fondi a rischio controllato Risponde: Federico Mosca, Responsabile Absolute Return I tre Fondi Nella nostra gamma prodotti, i fondi che adottano la metodologia di investimento

Dettagli

Corso di Economia degli Intermediari Finanziari

Corso di Economia degli Intermediari Finanziari Corso di Economia degli Intermediari Finanziari Alcuni strumenti finanziari particolari Alcuni strumenti proposti nel panorama internazionale Gli strumenti ai quali faremo riferimento sono: i financial

Dettagli

Monitoraggio sulla conversione dei prezzi al consumo dalla Lira all Euro

Monitoraggio sulla conversione dei prezzi al consumo dalla Lira all Euro ISTAT 17 gennaio 2002 Monitoraggio sulla conversione dei prezzi al consumo dalla Lira all Euro Nell ambito dell iniziativa di monitoraggio, avviata dall Istat per analizzare le modalità di conversione

Dettagli

Analisi dei finanziamenti

Analisi dei finanziamenti Finanza Aziendale Analisi e valutazioni per le decisioni aziendali Analisi dei finanziamenti Capitolo 9 Indice degli argomenti 1. Analisi dei finanziamenti: l approccio dinamico 2. Analisi dei finanziamenti:

Dettagli

Valutazione degli investimenti aziendali

Valutazione degli investimenti aziendali Finanza Aziendale Analisi e valutazioni per le decisioni aziendali Valutazione degli investimenti aziendali Capitolo 18 Indice degli argomenti 1. Definizione e classificazione degli investimenti 2. I profili

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione 2. Leggi finanziarie di capitalizzazione Si chiama legge finanziaria di capitalizzazione una funzione atta a definire il montante M(t accumulato al tempo generico t da un capitale C: M(t = F(C, t C t M

Dettagli

Moneta e Tasso di cambio

Moneta e Tasso di cambio Moneta e Tasso di cambio Come si forma il tasso di cambio? Determinanti del tasso di cambio nel breve periodo Determinanti del tasso di cambio nel lungo periodo Che cos è la moneta? Il controllo dell offerta

Dettagli

LEZIONE 4. Il Capital Asset Pricing Model. Professor Tullio Fumagalli Corso di Finanza Aziendale Università degli Studi di Bergamo.

LEZIONE 4. Il Capital Asset Pricing Model. Professor Tullio Fumagalli Corso di Finanza Aziendale Università degli Studi di Bergamo. LEZIONE 4 Il Capital Asset Pricing Model 1 Generalità 1 Generalità (1) Il Capital Asset Pricing Model è un modello di equilibrio dei mercati che consente di individuare una precisa relazione tra rendimento

Dettagli

La teoria dell offerta

La teoria dell offerta La teoria dell offerta Tecnologia e costi di produzione In questa lezione approfondiamo l analisi del comportamento delle imprese e quindi delle determinanti dell offerta. In particolare: è possibile individuare

Dettagli

La gestione aziendale, il reddito e il patrimonio

La gestione aziendale, il reddito e il patrimonio 1 di 6 La gestione aziendale, il reddito e il patrimonio Come possono essere classificate le operazioni di gestione? La gestione aziendale è l insieme coordinato di operazioni attraverso le quali l impresa

Dettagli

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e transazioni internazionali La domanda di attività denominate in valuta estera L equilibrio nel mercato valutario Tassi

Dettagli

Capitolo VI. MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE DELL ECONOMICITA

Capitolo VI. MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE DELL ECONOMICITA Capitolo VI. MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE DELL ECONOMICITA 1 CONOSCERE PER DECIDERE I soggetti coinvolti nella vita dell azienda hanno il diritto e il dovere di conoscere le condizioni del suo svolgimento,

Dettagli

IL FONDO OGGI E DOMANI

IL FONDO OGGI E DOMANI IL FONDO OGGI E DOMANI Lo schema di gestione che ha caratterizzato il Fondo fin dalla sua origine nel 1986 prevede un unico impiego delle risorse su una linea assicurativa gestita con contabilità a costi

Dettagli

Giampaolo Ferradini Autore Il Sole 24 ORE L uso dei derivati nella gestione del Portafoglio. Milano, 12 aprile 2008

Giampaolo Ferradini Autore Il Sole 24 ORE L uso dei derivati nella gestione del Portafoglio. Milano, 12 aprile 2008 Giampaolo Ferradini Autore Il Sole 24 ORE L uso dei derivati nella gestione del Portafoglio Milano, 12 aprile 2008 Sono contratti finanziari in cui si definisce un accordo di remunerazione. La remunerazione

Dettagli

L analisi di bilancio con particolare riferimento all area finanziaria (2' parte)

L analisi di bilancio con particolare riferimento all area finanziaria (2' parte) Pagina 1 di 5 STAMPA L'ARTICOLO SALVA L'ARTICOLO L analisi di bilancio con particolare riferimento all area finanziaria (2' parte) l analisi di bilancio: strutturale, per indici, per flussi (a cura Dott.

Dettagli

Il mercato di monopolio

Il mercato di monopolio Il monopolio Il mercato di monopolio Il monopolio è una struttura di mercato caratterizzata da 1. Un unico venditore di un prodotto non sostituibile. Non ci sono altre imprese che possano competere con

Dettagli

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso

Dettagli

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da Data una funzione reale f di variabile reale x, definita su un sottoinsieme proprio D f di R (con questo voglio dire che il dominio di f è un sottoinsieme di R che non coincide con tutto R), ci si chiede

Dettagli

Oscillazione dei mercati valutari e percezione del cambio in fase di budgeting

Oscillazione dei mercati valutari e percezione del cambio in fase di budgeting Oscillazione dei mercati valutari e percezione del cambio in fase di budgeting di Giuseppe Zillo (*) e Elisabetta Cecchetto (**) La definizione del cambio obiettivo nell azienda industriale non è solo

Dettagli

1. Definizione di budget e collocazione nel processo di programmazione e controllo

1. Definizione di budget e collocazione nel processo di programmazione e controllo 21 Capitolo II Il budget 1. Definizione di budget e collocazione nel processo di programmazione e controllo Il budget - e' un programma delle operazioni di gestione da compiere in un anno, finalizzato

Dettagli

Relazioni statistiche: regressione e correlazione

Relazioni statistiche: regressione e correlazione Relazioni statistiche: regressione e correlazione È detto studio della connessione lo studio si occupa della ricerca di relazioni fra due variabili statistiche o fra una mutabile e una variabile statistica

Dettagli

Tecniche di stima del costo e delle altre forme di finanziamento

Tecniche di stima del costo e delle altre forme di finanziamento Finanza Aziendale Analisi e valutazioni per le decisioni aziendali Tecniche di stima del costo e delle altre forme di finanziamento Capitolo 17 Indice degli argomenti 1. Rischio operativo e finanziario

Dettagli

Parimenti una gestione delle scorte in maniera non oculata può portare a serie ripercussioni sul rendimento sia dei mezzi propri che di terzi.

Parimenti una gestione delle scorte in maniera non oculata può portare a serie ripercussioni sul rendimento sia dei mezzi propri che di terzi. Metodo per la stima del ROE e del ROI in un azienda operante nel settore tessile abbigliamento in funzione delle propria struttura di incasso e pagamento e della gestione delle rimanenze di magazzino.

Dettagli

Leasing secondo lo IAS 17

Leasing secondo lo IAS 17 Leasing secondo lo IAS 17 Leasing: Ias 17 Lo Ias 17 prevede modalità diverse di rappresentazione contabile a seconda si tratti di leasing finanziario o di leasing operativo. Il leasing è un contratto per

Dettagli

Aspettative, consumo e investimento

Aspettative, consumo e investimento Aspettative, consumo e investimento In questa lezione: Studiamo come le aspettative di reddito e ricchezza futuro determinano le decisioni di consumo e investimento degli individui. Studiamo cosa determina

Dettagli

Risparmio, investimenti e sistema finanziario

Risparmio, investimenti e sistema finanziario Risparmio, investimenti e sistema finanziario Una relazione fondamentale per la crescita economica è quella tra risparmio e investimenti. In un economia di mercato occorre individuare meccanismi capaci

Dettagli

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BERGAMO FACOLTA DI INGEGNERIA CORSO DI INGEGNERIA GESTIONALE. I quozienti di bilancio

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BERGAMO FACOLTA DI INGEGNERIA CORSO DI INGEGNERIA GESTIONALE. I quozienti di bilancio I quozienti di bilancio I quozienti di bilancio servono a valutare l andamento della redditività e dell economicità dell attività aziendale. I quozienti si possono comparare nel tempo e gli indici utili

Dettagli

Nella prima parte del corso l attenzione è venuta appuntandosi sui problemi inerenti la valutazione di investimenti aziendali e di strumenti

Nella prima parte del corso l attenzione è venuta appuntandosi sui problemi inerenti la valutazione di investimenti aziendali e di strumenti Nella prima parte del corso l attenzione è venuta appuntandosi sui problemi inerenti la valutazione di investimenti aziendali e di strumenti finanziari in un contesto di flussi finanziari certi, tuttavia

Dettagli

Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici. Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Corso di Macroeconomia 2014

Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici. Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Corso di Macroeconomia 2014 Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici Università degli Studi di Bari Aldo Moro Corso di Macroeconomia 2014 1. Assumete che = 10% e = 1. Usando la definizione di inflazione attesa

Dettagli

IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ

IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ IV.1 SENSITIVITÀ ALLA CRESCITA ECONOMICA La sensitività della finanza pubblica italiana alla crescita economica è valutata simulando il comportamento dell indebitamento netto

Dettagli

ANALISI PER FLUSSI. Dott. Fabio CIGNA

ANALISI PER FLUSSI. Dott. Fabio CIGNA ANALISI PER FLUSSI Dott. Fabio CIGNA IL CONCETTO DI EQUILIBRIO GENERALE E DI ANALISI FINANZIARIA 2 ANALISI PER FLUSSI IL CONCETTO DI EQUILIBRIO GENERALE E DI ANALISI FINANZIARIA L azienda deve operare

Dettagli

Strumenti finanziari Ias n.32 e Ias n.39

Strumenti finanziari Ias n.32 e Ias n.39 Strumenti finanziari Ias n.32 e Ias n.39 Corso di Principi Contabili e Informativa Finanziaria Prof.ssa Sabrina Pucci Facoltà di Economia Università degli Studi Roma Tre a.a. 2004-2005 prof.ssa Sabrina

Dettagli

Massimizzazione del profitto

Massimizzazione del profitto Massimizzazione del profitto Diversi tipi di impresa Obiettivo dell impresa: massimo profitto Profitto Economico e Profitto Contabile Costo Economico (Costo Opportunità) Profitto Normale e Extra-Profitto

Dettagli

23 Giugno 2003 Teoria Matematica del Portafoglio Finanziario e Modelli Matematici per i Mercati Finanziari ESERCIZIO 1

23 Giugno 2003 Teoria Matematica del Portafoglio Finanziario e Modelli Matematici per i Mercati Finanziari ESERCIZIO 1 23 Giugno 2003 Teoria Matematica del Portafoglio Finanziario e Modelli Matematici per i Mercati Finanziari In uno schema uniperiodale e in un contesto di analisi media-varianza, si consideri un mercato

Dettagli

Le Scelte Finanziarie. S. Corsaro Matematica Finanziaria a.a. 2007/08

Le Scelte Finanziarie. S. Corsaro Matematica Finanziaria a.a. 2007/08 Le Scelte Finanziarie 1 Tasso Interno di Rendimento Consideriamo un operazione finanziaria (t 0 =0): 0 x 0 t 1 t 2 t m...... x 1 x 2 x m Posto: x = x0, x1,, xm { } si definisce tasso interno di rendimento

Dettagli

REGOLAZIONE (E TASSAZIONE OTTIMALE) DI UN MONOPOLIO CON PIÙ LINEE DI PRODUZIONE

REGOLAZIONE (E TASSAZIONE OTTIMALE) DI UN MONOPOLIO CON PIÙ LINEE DI PRODUZIONE REGOLAZIONE (E TASSAZIONE OTTIMALE) DI UN MONOPOLIO CON PIÙ LINEE DI PRODUZIONE Nella Sezione 16.5 abbiamo visto come un regolatore che voglia fissare il prezzo del monopolista in modo da minimizzare la

Dettagli

Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms. adacher@dia.uniroma3.it

Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms. adacher@dia.uniroma3.it Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms adacher@dia.uniroma3.it Introduzione Sistemi e Modelli Lo studio e l analisi di sistemi tramite una rappresentazione astratta o una sua formalizzazione

Dettagli

Rischi in Finanza. Rischi finanziari. Rischi puri. Rischi sistematici. Rischi non sistematici

Rischi in Finanza. Rischi finanziari. Rischi puri. Rischi sistematici. Rischi non sistematici Rischi in Finanza Rischi puri Rischi finanziari Rischi sistematici Rischi non sistematici Rischi non sistematici I rischi non sistematici sono rischi specifici Tipologie di rischi specifico più frequenti:

Dettagli

LA LETTURA DEL BILANCIO ANALISI E INDICI DI BILANCIO

LA LETTURA DEL BILANCIO ANALISI E INDICI DI BILANCIO LA LETTURA DEL BILANCIO ANALISI E INDICI DI BILANCIO Prof R Bauer Strumenti di analisi e lettura del bilancio: L analisi di bilancio può essere condotta con : A) la riclassificazione degli schemi di bilancio;

Dettagli

MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti. Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza

MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti. Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza 1 Dotazioni iniziali Il consumatore dispone ora non di un dato reddito monetario ma di un ammontare

Dettagli

RISULTATI DELLA RILEVAZIONE SULLE COMMISSIONI APPLICATE DALLE BANCHE SU AFFIDAMENTI E SCOPERTI DI CONTO

RISULTATI DELLA RILEVAZIONE SULLE COMMISSIONI APPLICATE DALLE BANCHE SU AFFIDAMENTI E SCOPERTI DI CONTO RISULTATI DELLA RILEVAZIONE SULLE COMMISSIONI APPLICATE DALLE BANCHE SU AFFIDAMENTI E SCOPERTI DI CONTO 1. Premessa La legge n. 2 del 28 gennaio 2009 ha vietato la commissione di massimo scoperto (CMS)

Dettagli

Misure finanziarie del rendimento: il Van

Misure finanziarie del rendimento: il Van Misure finanziarie del rendimento: il Van 6.XI.2013 Il valore attuale netto Il valore attuale netto di un progetto si calcola per mezzo di un modello finanziario basato su stime circa i ricavi i costi

Dettagli

AND NON CAP WEIGHTED PORTFOLIO

AND NON CAP WEIGHTED PORTFOLIO SOCIALLY RESPONSIBLE INVESTMENT AND NON CAP WEIGHTED PORTFOLIO Forum per la Finanza Sostenibile Milano 30 giugno 2009 Giulio Casuccio Head of Quantitatives Strategies and Research Principi ed obiettivi:

Dettagli

L analisi per flussi ed il rendiconto finanziario

L analisi per flussi ed il rendiconto finanziario L analisi per flussi ed il rendiconto finanziario L analisi di bilancio si compone di due strumenti complementari per la valutazione delle condizioni di economicità delle aziende: gli indici ed il rendiconto

Dettagli

CRITERI DI VALUTAZIONE DI UN ALBERGO

CRITERI DI VALUTAZIONE DI UN ALBERGO CRITERI DI VALUTAZIONE DI UN ALBERGO PERCHE UN AZIENDA ALBERGHIERA VA IN CRISI? 1) PER LA DESTINAZIONE 2) PER MOTIVI GESTIONALI 3) PER MOTIVI ECONOMICO- FINANZIARI OVVIAMENTE LA SECONDA E LA TERZA MOTIVAZIONE

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

BASILEA 2. Allegato Tecnico. Fonte: circolari dedicate alla Fondazione Luca Pacioli

BASILEA 2. Allegato Tecnico. Fonte: circolari dedicate alla Fondazione Luca Pacioli BASILEA 2 Correlazione tra Indice di Ponderazione, Impieghi e Risultati Economici nell Operatività Bancaria - Dimostrazione empirica dei riflessi sul rapporto banca/impresa Allegato Tecnico Fonte: circolari

Dettagli

Introduzione. fornisce un rendiconto dell attività economica di una impresa relativa all ultimo anno solare;

Introduzione. fornisce un rendiconto dell attività economica di una impresa relativa all ultimo anno solare; Appunti di Economia Documenti costituenti il bilancio d esercizio di una impresa Introduzione... 1 Stato patrimoniale... 2 Debiti e crediti... 3 Equazione contabile fondamentale dello stato patrimoniale...

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

DERIVATI REGOLAMENTATI OPZIONI E FUTURES ORARIO DI NEGOZIAZIONE : 9,00 17,40

DERIVATI REGOLAMENTATI OPZIONI E FUTURES ORARIO DI NEGOZIAZIONE : 9,00 17,40 DERIVATI REGOLAMENTATI OPZIONI E FUTURES ORARIO DI NEGOZIAZIONE : 9,00 17,40 LE OPZIONI - Definizione Le opzioni sono contratti finanziari che danno al compratore il diritto, ma non il dovere, di comprare,

Dettagli

TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DEL CAPITALE AZIONARIO. Docente: Prof. Massimo Mariani

TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DEL CAPITALE AZIONARIO. Docente: Prof. Massimo Mariani TECNICHE DI STIMA DEL COSTO DEL CAPITALE AZIONARIO Docente: Prof. Massimo Mariani 1 SOMMARIO Il costo del capitale: la logica di fondo Le finalità del calcolo del costo del capitale Il costo del capitale

Dettagli

Capitolo 3. Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio. preparato da Thomas Bishop (adattamento italiano di Elisa Borghi)

Capitolo 3. Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio. preparato da Thomas Bishop (adattamento italiano di Elisa Borghi) Capitolo 3 Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio preparato da Thomas Bishop (adattamento italiano di Elisa Borghi) Anteprima Principi di base sui tassi di cambio Tassi di cambio

Dettagli

Misure finanziarie del rendimento: il Van

Misure finanziarie del rendimento: il Van Misure finanziarie del rendimento: il Van 12.XI.2014 Il valore attuale netto Il valore attuale netto di un progetto si calcola l per mezzo di un modello finanziario basato su stime circa i ricavi i costi

Dettagli

19.4. La riserva di elasticità

19.4. La riserva di elasticità INTRODUZIONE ALLA FINANZA 1.OBIETTIVI AZIENDALI E COMPITI DELLA FINANZA, di M. Dallocchio e A. Salvi 1.1. Creazione di valore come idea-guida 1.2. Creazione di valori per l impresa o per gli azionisti?

Dettagli

NUOVA RELAZIONE SULLA GESTIONE. Dott. Fabio CIGNA

NUOVA RELAZIONE SULLA GESTIONE. Dott. Fabio CIGNA NUOVA RELAZIONE SULLA GESTIONE INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO Dott. Fabio CIGNA Gli indicatori di risultato finanziari: Stato Patrimoniale e Conto Economico riclassificati Analisi degli indicatori

Dettagli

Dato il Mercato, è possibile individuare il valore e la duration del portafoglio:

Dato il Mercato, è possibile individuare il valore e la duration del portafoglio: TEORIA DELL IMMUNIZZAZIONE FINANZIARIA Con il termine immunizzazione finanziaria si intende una metodologia matematica finalizzata a neutralizzare gli effetti della variazione del tasso di valutazione

Dettagli

BANCA ALETTI & C. S.p.A.

BANCA ALETTI & C. S.p.A. BANCA ALETTI & C. S.p.A. in qualità di Emittente e responsabile del collocamento del Programma di offerta al pubblico e/o quotazione dei certificates BORSA PROTETTA e BORSA PROTETTA con CAP e BORSA PROTETTA

Dettagli

Allegato alla Delib.G.R. n. 39/11 del 5.8.2015 PREMESSA

Allegato alla Delib.G.R. n. 39/11 del 5.8.2015 PREMESSA Allegato alla Delib.G.R. n. 39/11 del 5.8.2015 PREMESSA La deliberazione della Giunta regionale n. 39/17 del 10.10.2014 fornisce indirizzi in materia di programmazione, gestione e controllo delle società

Dettagli

Fonti di finanziamento: l effetto positivo della leva finanziaria

Fonti di finanziamento: l effetto positivo della leva finanziaria Il caso Fonti di finanziamento: l effetto positivo della leva finanziaria di Silvia Tommaso - Università della Calabria Nella scelta delle fonti di finanziamento, necessarie alla copertura del fabbisogno

Dettagli

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche Osservatorio24 def 27-02-2008 12:49 Pagina 7 Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO 2.1 La produzione industriale e i prezzi alla produzione Nel 2007 la produzione industriale

Dettagli

Bongini,Di Battista, Nieri, Patarnello, Il sistema finanziario, Il Mulino 2004 Capitolo 2. I contratti finanziari. Capitolo 2 I CONTRATTI FINANZIARI

Bongini,Di Battista, Nieri, Patarnello, Il sistema finanziario, Il Mulino 2004 Capitolo 2. I contratti finanziari. Capitolo 2 I CONTRATTI FINANZIARI Capitolo 2 I CONTRATTI FINANZIARI 1 Indice Definizione di contratto finanziario Contratti finanziari bilaterali e multilaterali Contratto di debito Contratto di partecipazione Contratto assicurativo Contratto

Dettagli

Lezione 18 1. Introduzione

Lezione 18 1. Introduzione Lezione 18 1 Introduzione In questa lezione vediamo come si misura il PIL, l indicatore principale del livello di attività economica. La definizione ed i metodi di misura servono a comprendere a quali

Dettagli

al budget di cassa mensile

al budget di cassa mensile un esempio molto semplice : dal bilancio previsionale al budget di cassa mensile Lo stato patrimoniale dell anno x : ATTIVO PASSIVO Cassa 5.000 Fornitori Clienti 300.000 Banche Scorte 100.000 Capitale

Dettagli

INDICI DI BILANCIO. Lo stato patrimoniale, riclassificato, assume la forma che schematizziamo di seguito:

INDICI DI BILANCIO. Lo stato patrimoniale, riclassificato, assume la forma che schematizziamo di seguito: INDICI DI BILANCIO L analisi per indici del bilancio consiste nel calcolare, partendo dai dati dello Stato patrimoniale e del Conto economico, opportunamente revisionati e riclassificati, indici (quozienti,

Dettagli

Temi speciali di bilancio

Temi speciali di bilancio Università degli Studi di Parma Temi speciali di bilancio Il rendiconto finanziario L analisi per flussi -Nuovi elementi per la valutazione dell assetto economico globale -Migliore interpretazione indici

Dettagli