Dall aprile 2003 al dicembre 2004, a causa del terremoto che ha colpito duramente

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2 Bianchi, Rossi, Turchini, le tre confraternite di Gavi di Maurizio Monero SPECIALE PIEMONTE Per quasi due anni le tre antiche confraternite della Diocesi di Genova sono ritornate a ricoprire un ruolo centrale nella vita religiosa e sociale della cittadina in provincia di Alessandria. Dall aprile 2003 al dicembre 2004, a causa del terremoto che ha colpito duramente la chiesa romanica di San Giacomo Maggiore, gli oratori dei Bianchi, Turchini e Rossi hanno permesso che proseguisse, con il proprio personale e i propri mezzi, l attività della parrocchia chiusa per restauri, dando alla comunità della Val Lemme, all ombra del grande Forte, una sede di culto, ascolto e incontro per tutta la settimana. Un impegnativa azione in linea con i loro quattro scopi fondamentali: il culto, la carità, la penitenza, la catechesi ed evangelizzazione; la missione peculiare è la promozione del culto pubblico. Le confraternite sono uno tra i modi più antichi, forse il primo, di associazionismo religioso. La forma nella quale si sono sviluppate e giunte fino a oggi affonda le sue radici nel Medioevo, come risposta al bisogno di pace, misericordia e assistenza di quell epoca, turbata da tensioni. Intorno al 1400 gruppi di cristiani chiamati i flagellanti (per penitenza si fustigavano con strisce di pelle indossando un saio o una cappa bianca), provenienti dalla Provenza, si soffermarono nei vari centri: uno di questi giunse a Gavi, dove trovò alloggio in un vecchio edificio, all interno del quale poi sorse l ospedale. Così nel 1399 nacque la congregazione dei Bianchi, intitolata ai Santissimi Giacomo e Filippo. L oratorio dei Bianchi, dunque, è il più antico. I capitoli della sua confraternita, composti nel 1723 e confermati nel 1736, ne affermano l origine lontanissima. Nel 1725 la congregazione si unì all arciconfraternita di Morte et oratione di Roma. Da quel momento i confratelli cominciarono ad alternare la cappa bianca con quella nera, quest ultima usata per l accompagnamento dei defunti, dando così inizio alla suggestiva tradizione delle donne vestite di nero che seguono velate la processione eucaristica dell ottava del Corpus Domini. I compiti dei Bianchi erano la sepoltura dei defunti meno abbienti e dei prigionieri del Forte, la gestione dell ospedale, che dava ospitalità ai più disagiati, e del Monte del grano. Il nosocomio fu costruito nell area attigua all oratorio e in parte anche sopra, assorbendo nell istituzione dei Santissimi Giacomo e Filippo anche i beni di un preesistente ospedale dedicato a San Cristoforo. Fino alla costituzione delle Unità Sanitarie Locali del 1980, infatti, nell amministrazione della struttura vi è sempre stato un rappresentante della confraternita. Negli ultimi anni la costruzione è stata ristrutturata e ampliata in un accogliente casa protetta per una cinquantina di degenti. Altra opera importante dei Bianchi era il Monte del grano che, in quegli anni di carestia e povertà, si occupava di anticipare le sementi ai contadini più poveri. A fronte Gavi, Oratorio dei Bianchi, crocefisso del XVIII sec. Foto d epoca. 17

3 SPECIALE PIEMONTE La struttura della chiesa, ampliata intorno al XV secolo, è a navata unica, la facciata è decorata con il simbolo dell arciconfraternita di Morte et oratione e con le raffigurazioni dei Protettori. L interno, in origine, era arricchito dalle scene della Passione; mentre si può ancora ammirare la movimentata interpretazione del Giudizio Universale che Giovan Battista Carlone dipinse nel 1645, ovvero l affresco gravemente lesionato dal sisma dell 11 aprile 2003 e ancora in attesa dei fondi regionali per il restauro sempre più urgente da parte della Sovrintendenza. I Bianchi oggi sono guidati dal priore Giuseppe Ponta. La seconda confraternita per anzianità è quella di cui i primi documenti, che risalgono alla seconda metà del Cinquecento, a vario titolo chiamano Compagnia dei disciplinati di Santa Maria dei Turchini. Lo scopo sociale era la gestione del Monte di Pietà, che concedeva prestiti senza praticare interesse alcuno a chi fosse in difficoltà finanziarie. Questa missione fu assolta dalla metà del Seicento fino al 1920 circa. Ancora oggi, all esterno dell oratorio, si può leggere la scritta Monte pio, ritornata alla luce dopo i recenti restauri, che era l insegna per rendere riconoscibile la sede del servizio sociale praticato dalla confraternita. Testimone di tutto ciò è la cassaforte in legno e doghe di ferro, dove venivano conservati i preziosi dati in pegno, ora collocata nella sala consiliare del Comune di Gavi. Lo scopo religioso della confraternita fu ed è la devozione alla Madonna. L oratorio ha come proprio abito una cappa di colore azzurro. Ecco perché è comunemente identificata come la confraternita dei Turchini, che attualmente è diretta dal priore Gianni Colombara. Per quanto riguarda, invece, la confraternita della Santissima Trinità, chiamata dei Rossi, le prime notizie sono datate all inizio del Seicento. I terziari di San Francesco fondarono una cappella e la dedicarono alla Santissima Trinità, sulla strada della frazione di Alice, quasi sulle rive del Lemme. È ritenuto da molti dell epoca che la confraternita dei Rossi fosse la più numerosa. Il 21 luglio 1609 i membri si aggregavano alla venerabile arciconfraternita della Santissima Trinità di Roma. Quasi contemporaneamente alla confraternita sorse il Monte del grano. Anche se questo Monte era anche della confraternita di Morte et oratione, non era in comune con essa, ma ne aveva uno proprio con sua amministrazione. Aveva anche un forno costruito nel 1670, con casa e cascina a uso negozio, molto grande. Lo gestirono i Rossi per molti anni, e nel 1680 lo diedero in affitto con l obbligo di vendere il pane e i generi alimentari a basso prezzo. La chiesa si pensa sia stata costruita tra il 1640 e il E a navata unica con loggiato interno a tre arcate a tutto sesto su due colonne centrali in pietra, così come la facciata è a capanna con un grande portale, costruito al- 18

4 A fronte Confraternita dei Bianchi. Cappa e tabarrino e, sotto, un momento dello stramuo. A fianco: dal 1725 i Bianchi si unirono all Arciconfraternita di Morte et Oratione e il nero fu usato per accompagnare i defunti. Suggestiva è la processione delle donne velate. Sotto: Il Giudizio Universale di G.B. Carlone impreziosisce l interno dell Oratorio dei Bianchi. I Turchini in una fotografia d epoca durante la processione dell Assunta. SPECIALE PIEMONTE 19

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6 l epoca per l uscita del gruppo ligneo della Santissima Trinità. L abbellimento della volta centrale sopra l altare maggiore, con dipinti e affreschi, fu eseguito dall artista di adozione gaviese Santo Bertelli, parente degli scultori e pittori Luigi e Francesco Montecucco, tra il 1922 e il 28; rappresenta i superiori della confraternita con cappa rossa e tabarro nero dorato, inginocchiati davanti a papa Paolo V, nell atto di chiedere l aggregazione all arciconfraternita della Santissima Trinità di Roma. L oratorio dei Rossi adesso è guidato dal priore Carlo Grosso. «Ai giorni nostri - spiega Renzo Zerbo dell oratorio dei Bianchi, consigliere gaviese del Priorato delle Confraternite liguri insieme a Giovanni De Benedetti - le attività ordinarie delle confraternite di Gavi durante l anno sono la visita processionale ai sepolcri della parrocchia di San Giacomo Maggiore e del convento di Valle la sera del Giovedì Santo. Le partecipazioni alla processione parrocchiale del Venerdì Santo, e quelle parrocchiali del Corpus Domini, Santo Rosario, alle feste religiose di altre confraternite e parrocchie». In ottobre per una settimana, in ciascun oratorio, si recita l Ottaviano dei defunti con il canto dell Ufficio, la Santa messa e le Santissime quarantore. «Poi ogni confraternita - conclude Renzo Zerbo - fa visita al suo monte di preghiera: i Bianchi in località Campoghero, i Turchini al santuario Nostra Signora della Guardia e i Rossi in località Piona, con il canto dell Ufficio della Santa Croce e la benedizione delle campagne. Alla domenica mattina, infine, si celebra la Santa Messa a turno mensile fra i tre oratori». A fronte dall alto in basso e da sinistra a destra: i Turchini con il Cristo processionale. La confraternita dei Rossi : cappa e tabarrino, la cassa della Trinità e i Cristi processionali. In basso e alla pagina seguente: suggestive inquadrature scattate durante le processioni. SPECIALE PIEMONTE 21

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8 L oratorio dei Turchini durante la settimana della Novena. SPECIALE PIEMONTE IL PATRIMONIO ARTISTICO La particolarità dei Bianchi, Turchini e Rossi di Gavi sono i cosiddetti cristi, crocefissi riccamente decorati, e le casse con sculture lignee. Suggestive le loro processioni, con i membri delle confraternite avvolti nei loro antichi paramenti (cappe e tabarri), i cristi mantenuti in equilibrio da un solo uomo a passi di danza, le decorazioni tintinnanti, le soste e i cambi dei portatori, spettacolari vista la mole dei crocefissi. Ma i tre oratori della Diocesi di Genova sono veri e propri scrigni d arte completi, custodendo all interno anche quadri, statue, organi. Dentro la chiesa dei Bianchi dei Santissimi Giacomo e Filippo tra i quadri spicca la Madonna della Salute, rappresentata tra San Gottardo e San Rocco, eseguita nel 1608 da Bernardo Montessoro di Serravalle Scrivia, e restaurata di recente dalla giovane Francesca Regoli. Questa pala si trovava in origine nella cappella di San Gottardo, oggi distrutta, che sorgeva all esterno delle mura presso la porta detta di Novi. Oltre a cappe e tabarri, varie sculture completano l arredo sacro della confraternita e rappresentano Santa Limbania, San Rocco e la Madonna dell Immacolata che, con il crocefisso di scuola genovese del II Seicento, furono salvati dalle razzie di Napoleone Bonaparte. Nel corso degli eventi bellici della storia sono stati ospitati nella chiesa soldati di più eserciti, e durante l ultimo conflitto mondiale, per conto del Comune di Genova, sono stati salvati, nascondendoli, suppellettili di valore artistico, mobili. Fa parte integrante dell oratorio il pregevole organo liturgico per la cui fabbricazione la comunità di allora scelse il migliore artigiano. Si tratta di un Serassi di Carlo Serassi, costato allora franchi piemontesi. Anche la chiesa dei Turchini conserva al proprio interno un bell apparato liturgico e processionale. Nei pressi della balaustra dell altare maggiore è collocata la statua della Madonna Assunta, opera dello scultore locale Bartolomeo Carrea, che la scolpì nel Nelle nicchie laterali del coro in noce del XVIII secolo sono esposte: a destra la statua lignea seicentesca di Santa Lucia, e a sinistra quella in marmo della Madonna delle Grazie del 1618, che si tramanda essere di provenienza spagnola; i due altari ai lati di quello maggiore hanno come pale due tele raffiguranti queste Patrone. Lungo le pareti della navata sono fissati, ad apposite staffe, i grandi crocefissi processionali. I puntali argentei con cui è adornata la croce di quello nero, in particolare, sono la copia esatta di quelli del Cristo della confraternita genovese di San Giacomo delle fucine. Significativo anche il gonfalone, alla cui sommità svetta una settecentesca croce argentea di ottima fattura. Prima di concludere la visita è consigliato dare uno sguardo al complesso della cantoria con l organo a canne, opera di Giovanni Battista Lingiardi. Va ricordata la tenacia con cui i Turchini hanno sempre difeso le loro cose: già dai tempi di Napoleone, che confiscò gli argenti sacri Torretta, questi confratelli riuscirono a riscattare i loro averi, pagando anche somme ingenti. L ultima tappa è per scoprire il tesoro della chiesa dei Rossi, dove si possono ammirare due crocefissi di notevole fattura del 1780 circa, la nicchia per la statua della Santissima Trinità e gli altari dedicati a Sant Agostino e Nostra Signora di Misericordia. L attuale organo è stato costruito attorno al 1800 dall artigiano Bianchi della cittadina di Novi. Sono anche importanti due magnifici pastorali in argento che rappresentano Sant Agostino e il gruppo della Santissima Trinità. Tra i dipinti di rilievo il Martirio di San Sebastiano, opera di scuola spagnola del primo Seicento, e la Continenza di Scipione, del pittore genovese Giovanni Raffaele Badaracco. M. N. 23