IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA PREVENZIONE DELL ABUSO ALL INFANZIA E NELLA PROMOZIONE DEL BENESSERE

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1 IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA PREVENZIONE DELL ABUSO ALL INFANZIA E NELLA PROMOZIONE DEL BENESSERE Prof. Ernesto Caffo Professore Ordinario di Neuropsichiatria infantile UniversitàdegliStudidi Modena e Reggio Emilia Presidentedi S.O.S Il Telefono Azzurro Modena, 14 dicembre 2010

2 COSA SAPPIAMO DEGLI ABUSI SESSUALI è un fenomeno che coinvolge soprattutto le famigliee comunque figure ben conosciutedal bambino è denunciato solo in minima parte le conseguenze sullo sviluppo a breve e a lungo termineper le vittime possono essere molto gravi non è limitato a determinati contesti culturali e socio-economici, ma si distribuisce trasversalmente è commesso in una percentuale significativa di casi anche daminorenni e da donne alcuni fattori di rischio sono di tipo contestuale

3 NUOVE TIPOLOGIE DI ABUSO Il percorso storico dell abuso all infanzia ha acquisito ulteriore complessità nell ultimo decennio, anche a causa dei cambiamenti che hanno investito le società occidentali. Sono emersi con forza i fenomeni degli youngsex offender, della pedopornografiae della pedofilia on line, gli abusi a danno di bambini stranieri e nomadi.

4 LE CONSEGUENZE DEGLI ABUSI Ciò che distingue i bambini esposti ad un abuso non è la presenza di una sindrome del bambino abusato : questi bambini e adolescenti, infatti, sono caratterizzati da una vulnerabilità diffusa per un ampia gamma di disturbi mentali e difficoltà di adattamento [Myers etal, 2002]. Le conseguenze di un abuso o di un maltrattamento assumono forme sempre diverse in relazione all etàdel bambino e alle sue caratteristiche di personalità, alle caratteristiche dell abusante, alla durata e alla gravità dell abuso, al contesto familiare, sociale, culturale [Caffo etal, 2006].

5 Conseguenze psicopatologiche 2 Il maltrattamento aumenta il rischio di disturbi mentali, sia internalizzanti (ansia e depressione) sia esternalizzanti(aggressività, acting out) (Lansfordetal, 2002; Manlyet al, 2001; Fergusson et al 2008): - depressione -PTSD - suicidio e comportamenti autolesionistici -abuso di sostanze -psicosi precoci e disturbi di personalità (attualmente oggetto di studi)

6 EFFETTI DELL ABUSO IN ETÀ ADULTA sintomi depressivi (Bagleyetal, 1994; Bushnelletal, 1992; Fergussone coll, 1996; Silverman et al 1996) disturbi d ansia (Fergusson e coll, 1996; Mullen e coll, 1992; Scott, 1992) comportamenti antisociali (Fergussone coll, 1996; Mullene coll, 1992; Scott, 1992) disturbi da uso di sostanze (Fergussone coll, 1996; Mullene coll, 1992; Scott, 1992) disturbi alimentari (Romansetal, 2001; Wonderlichetal, 1997; Miller e McCluskey, 1993) suicidi e comportamenti autolesionistici (Molnar, 2001; Bagleye coll, 1994; Beautrais, 1994; Fergussone coll, 1996; Mullene coll, 1993; Peterse range, 1995; PTSD (Rowan e coll, 1994; Silverman e coll, 1996) disturbi del comportamento sessuale (Fergussonetal, 1997; Kinzle coll, 1995; Mullenetal, 1994)

7 QUANDO AVVIENE L ABUSO? Secondo la psicopatologia dello sviluppo, un azione di abuso tende a verificarsi quando gli elementi di rischio superano i fattori protettivi

8 FATTORI DI RISCHIO -1 Fattori di rischio: caratteristica di natura personale, familiare o ambientale che quando è presente, aumenta significativamente la probabilità che un abuso si verifichi

9 FATTORI DI RISCHIO -2

10 FATTORI PROTETTIVI Individuali (buon patrimonio intellettivo e capacità relazionali, positiva autostima, etc.) Familiari (stabilità emotiva e capacità di supporto; buone relazioni nella coppia genitoriale; buone capacità di comunicazione; coesione) Sociali (buone relazioni con altri adulti e coetanei, presenza di buoni servizi di ascolto e sostegno, etc.)

11 LA PREVENZIONE La presa in carico in ogni fase dello sviluppo e la precoce evidenziazione delle difficoltà sono molto più utili ed efficaci per il bambino, la famiglia e la società di quanto lo possa essere il tentativo di rimediare ad una situazione negativa che si protrae da troppo tempo (D.J. Cohen, 1996)

12 Prevenzione: l insieme dei metodi o attività che possono ridurre o contenere problemi specifici, proteggere lo stato di benessere dell individuo, o promuovere un certo tipo di comportamento (Bloom, 1996). PREVENZIONE PRIMARIA TERZIARIA SECONDARIA

13 Prevenzione primaria: interventi rivolti ad un ampia fascia della popolazione indipendentemente da oggettive condizioni di rischio, ossia interventi di tipo educativo, diretti a migliorare le competenze parentali, le risorse sociali e le abilità individuali, per far fronte a situazioni di svantaggio o individuare condizioni di disagio. Prevenzione secondaria: mira al riconoscimento precoce dell abuso e interviene nelle condizioni di rischio specifico allo scopo di prevenire o contrastarne gli effetti. Si rivolge ad una popolazione più circoscritta. Prevenzione terziaria: riguarda casi di abuso conclamato. Attraverso interventi di carattere terapeutico si propone di prevenire che gli episodi di abuso abbiano seguito e che insorgano disturbi.

14 Il RUOLO DELL INSEGNANTE: LE 4 FASI DELL ABUSO Alla luce delle premesse fin qui fatte, l insegnante e la scuola ricoprono un importante ruolo: Nella prevenzione primaria dell abuso (ad es, promuovendo lo sviluppo di fattori protettivi nel bambino, nella famiglia e nella scuola) Nella prevenzione secondaria ovvero nella raccolta precoce dei segnali di disagiodi un bambino (fattori di rischio) Nel momento della rivelazione dell abuso (come figura di riferimento cui un bambino può raccontare un abuso) e della segnalazione Nella prevenzione terziaria, ovvero dopo che l abuso si è verificato (sostenendo e promuovendo un positivo percorso scolastico ed altri fattori protettivi rispetto agli esiti dell abuso)

15 PRIMA DELL ABUSO: LA PREVENZIONE PRIMARIA

16 EFFICACIA DEI PROGRAMMI DI PREVENZIONE NELLE SCUOLE I programmi scolastici educativihanno dimostrato di essere efficaci nel migliorare le conoscenze e i comportamenti protettivi nei bambini in situazioni di abuso (Douanee Carr, 2002).

17 INTERVENTI DI PREVENZIONE DELL ABUSO : CONCETTI CHIAVE Il senso di appartenenza del proprio corpo. Saper discriminare il contatto corporeo piacevole, non piacevole, ambiguo. Apprendere a Dire di No. Fuggire: apprendere l abilità di fuggire dal potenziale abusante. Segretezza: il bambino dovrebbe imparare a comunicare il fatto. Intuire: il bambino deve imparare ad aver fiducia dei propri sentimenti e delle proprie sensazioni. Il sistema supportivo: i bambini dovrebbero identificare a qualiadulti possono chiedere aiuto nel caso dovessero averne bisogno. Il senso di colpa: il bambino non deve colpevolizzarsi se è stato vittima di abuso.

18 LE QUATTRO R Riconoscere(e distinguere) possibili situazioni di pericolo da situazioni innocue. Resistereal potenziale abuso tramite strategie verbali e comportamentali. Riferire l abuso a figure di riferimento sicure. Rassicurareil/la bambino/a ragazzo/a su eventuali colpe rispetto all abuso.

19 I PROGRAMMI DI PREVENZIONE ALL ABUSO SONO EFFICACI? Coloro che partecipano ad un programma di prevenzione mostrano un aumento del livello di conoscenza in merito alla tematica dell abuso sessuale. Coloro che partecipano ad un programma di prevenzione sono maggiormente in grado di riferire un eventuale esperienza d abuso. I programmi di prevenzione all abuso risultano efficaci anche per quanto riguarda l aumento del livello di assertività. I bambini che partecipano mostrano un miglioramento nel senso di controllo e l utilizzo di strategie come il problem solving o l evitamento di fronte ad una potenziale situazione di pericolo. L età è una variabile significativa: gli adolescenti sembrano essere maggiormente in grado di rivelare un esperienza d abuso.

20 I programmi di prevenzione all abuso possono avere effetti negativi? Secondo alcuni: I programmi di prevenzione produrrebbero un aumento del livello di paura di rimanere vittima di abuso da parte dei bambini. invierebbero messaggi negativi sulla sessualità. Indurrebbero i bambini a vedere delle forme di abuso anche in situazioni del tutto normali ed affettuose.

21 IN REALTA La maggior parte delle ricerche evidenziano come questi programmi di prevenzione, contrariamente a quanto si pensi, non abbiano avuto effetti negativi sui bambini: non hanno creato ansie e paure, né comportamenti sessualizzati; al contrario hanno aumentato il senso di auto- efficacia. Questi interventi di prevenzione primaria, inoltre, hanno avuto una ricaduta positiva nel facilitare la rivelazione di eventuali abusi subiti.

22 Il riconoscimento dell abuso: dal silenzio agli squilli

23 DEFINIZIONE DI MALTRATTAMENTO (IV Seminario Criminologico del Consiglio d Europa Strasburgo, 1978) Il maltrattamento si concretizza negli atti e nelle carenze che turbano gravemente i bambini e le bambine, attentano alla loro integrità corporea, al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di un terzo.

24 CLASSIFICAZIONE DEGLI ABUSI ALL INFANZIA Abuso fisico Abuso sessuale (Extrafamiliare;Intrafamiliare; perifamiliare) Abuso psicologico Patologia delle cure (incuria; discuria; ipercura) Sfruttamento (lavoro minorile e prostituzione minorile) (WHO, 2003)

25 ABUSO FISICO Si parla di abuso fisico quando i genitori o le persone che si prendono cura del bambino gli causano danni fisici, non accidentali o causati da patologie organiche.

26 ABUSO FISICO: CAMPANELLI D ALLARME Lesioni (soprattutto se con localizzazioni atipiche) Ecchimosi Contusioni (che riproducano a stampo la morfologia del corpo contundente che le ha provocate: mano, corda, cinghia ) Morsi Ustioni (da sigaretta) Fratture ripetute

27 FARE ATTENZIONE A: Frequenza dei segni fisici: quante volte il bambino si presenta a scuola con tali segni e da quanto tempo li si osserva? Quantità di segni fisici (+ lesioni) Gravità dei segni fisici Emozioni durante l eventuale racconto (il bambino appare imbarazzato o ansioso? Racconti contraddittori o incongrui?) Come raccontano i genitori (contraddizioni, imbarazzo, aggressività?)

28 PATOLOGIA DELLE CURE La patologia delle cure si riferisce all inadeguatezza o all insufficienza di cure rispetto ai bisogni fisici, psicologici, medici ed educativi propri della fase evolutiva del bambino, da parte di coloro che ne sono i legali responsabili. Si distinguono: Incuria cure insufficienti Discuria cure distorte Ipercura cure eccessive

29 INCURIA Si definisce incuria il fornire cure fisiche, emotive ed affettive insufficienti rispetto all età e ai bisogni evolutivi del bambino

30 INDICATORI DI INCURIA Vaccinazioni obbligatorie non eseguite; carie dentali, disturbi visivi o uditivi non trattati; disturbi organici e patologie croniche non adeguatamente considerati e trattati; vestiti inadeguati all età, al sesso, alle stagioni in assenza di motivi oggettivi; scarsa igiene; distorsione delle abitudini alimentari o ipernutrizione; sviluppo psicomotorio ritardato.

31 LA DISCURIA Può essere definita come il fornire cure distorte e inadeguate rispetto all età del bambino attraverso: Richieste di acquisizioni precoci e prestazioni superiori per età/possibilità Anacronismo delle cure: accudimento tipico di fasi di sviluppo precedenti a quella effettiva Iperprotettivitàcon attenzioni e preoccupazioni eccessive che limitano il bambino nell apertura al mondo

32 L IPERCURA Cura eccessiva per lo stato fisico del bambino caratterizzata da una inadeguata e dannosa medicalizzazione. Si rintracciano tre fondamentali forme di ipercura: Medical Shopping, ChemicalAbuse, sindrome di Munchausenper procura.

33 CAMPANELLI D ALLARME Eccessiva ansia legata allo stato di salute fisica Assunzione impropria di medicine Frequente descrizione di sintomi fisici/malattie da parte del bambino e dei genitori Conoscenza precoce e inappropriata all età di parti del corpo e pratiche mediche Eventuali disturbi della percezione del corpo

34 ABUSO PSICOLOGICO Definizione American Professional Society on the Abuseof Children, 1995 L abuso psicologico implica una ripetuta modalità di comportamento del genitore o un episodio estremo, che comunica al bambino di essere sbagliato, senza valore, non amato, non voluto, o che il suo valore è legato unicamente alla soddisfazione di bisogni altrui"

35 5 TIPOLOGIE DI ABUSO PSICOLOGICO rifiutare (verbale e non verbale) terrorizzare (minacciare di danneggiare il bambino o di mettere in pericolo ciò che ama) sfruttare/corrompere (incoraggiarlo comportamenti inadeguati) negare risposte emozionali (ignorare il suo bisogno di interagire, non esprimere affetto nei suoi confronti, non mostrare emozioni nell'interazione con lui) isolare (negargli l'opportunità di interagire/comunicare con coetanei ed adulti) trascurarlo nei suoi bisogni mentali, sanitari, educativi

36 NE SONO UN ESEMPIO: Adulti che umiliano il bambino, che lo trattano male, che sono disinteressati a cosa gli accade; che non si presentano a discutere di eventuali difficoltà con gli insegnanti

37 ABUSO SESSUALE Viene considerato abuso sessuale qualsiasi attività sessuale tra un adulto ed un bambino, che per ragioni di immaturità psico- affettiva e per condizioni di dipendenza dagli adulti, non è ritenuto in grado di poter compiere scelte consapevoli o di avere adeguata consapevolezza del significato e del valore delle attività sessuali in cui viene coinvolto. Le attività sessuali includono sia rapporti sessuali veri e propri, sia forme di contatto erotico, sia atti che non prevedono un contatto diretto, come l esporre intenzionalmente il bambino alla vista di un atto sessuale (legge 66/96)

38 SEGNALI FISICI graffi, segni di morsi o altre lesioni ai seni, alle natiche, al basso ventre o alle cosce; biancheria intima strappata, macchiata, insanguinata, prove che i vestiti siano stati tolti e poi rimessi (es. magliette al rovescio); difficoltà nella deambulazione o nella posizione seduta; prurito, infiammazione, perdite o emorragie (attenzione, vi potrebbero essere altre cause organiche);

39 I SEGNALI DEL DISAGIO Aldilà dei segnali che possano indicare la presenza di un particolare tipo di abuso (ad esempio, lividi, graffi o fratture ripetute), nella maggior parte dei casi un insegnante si trova di fronte a segnali più generali, aspecifici,che indicano che il bambino sta vivendo una situazione di disagio e attraversando un momento difficile.

40 Segnali aspecifici riferibili a molteplici situazioni Abuso e maltrattamento Divorzio o elevata conflittualità familiare Abuso di sostanze Violenza domestica Altri eventi traumatici

41 TRA GLI ALTRI SONO SEGNALI DI ALLARME Significativo ed improvviso peggioramento nell andamento scolastico; frequenti assenze da scuola Improvvisi cambiamenti nel comportamento e nelle abitudini; umore negativo duraturo, isolamento, stanchezza cronica, mancanza di interesse; scarsa autostima e continua svalutazione di sé; iperattività e aggressività inusuale; pensieri, sentimenti, comportamenti inusuali (improvvisi scoppi d ira o instabilità emotiva); continue lamentele fisiche (mal di testa, mal di pancia, etc.); conoscenze sessuali, interessi sessuali e comportamenti sessualiinadeguati all età; particolari difficoltà relazionali (con adulti e/o coetanei); abuso di alcool o droghe; pensieri di morte; autolesionismo o comportamenti distruttivi; minacce di comportamenti dannosi per sé o per altri; fughe o minacce di fuga; violazione di regole e dei diritti degli altri.

42 All interno dell ambito scolastico è possibile parlare sempre e solodi situazioni di sospetto abuso : Il rilevamento di uno o più segnali non necessariamentedefinisce la situazione come di abuso Tutti i segnali rilevati devono essere inseriti in un quadro globale di valutazione medico-psico-sociale che non può essere svolta all interno della scuola

43 SEGNALI D ABUSO E CAUTELA INTERPRETATIVA La lettura di ogni singolo indicatore va contestualizzatae connessa al quadro complessivo degli elementi emersi (Caffo, Camerini, Florit, 2002). Gli indicatori vanno utilizzati in modo : Non esclusivo Non rigido (i segnali vanno valutati in base alla fase evolutiva, alla durata, persistenza e immutabilità). Integrato con una osservazione generale del bambino e della famiglia e la valutazione di altri professionisti

44 Quando il bambino racconta

45 ... IN CASO DI SOSPETTO ABUSO: L ASCOLTO Cosa Fare Condividere lo stato emotivo e comunicare al bambino la comprensione per la difficile situazione Usare domande aperte che permettano al bambino di raccontare in modo libero, senza condizionarlo e evitando di condizionare le indagini successive Comunicargli fiducia ed interesse ad aiutarlo Confrontarsi con i colleghi, il dirigente scolastico e gli altri professionisti per attivare l intervento Valutare l opportunità di parlare con i genitori, quando non si interferisca con le indagini Cosa non fare Domande suggestive o inquisitorie Manifestare spavento, disgusto, ansia eccessiva per quanto ascoltato Esprimere commenti o giudizi negativi su chi ha compiuto/permesso il maltrattamento Prendere iniziative affrettate senza avere esaminato la situazione ed essersi consultato con colleghi, con il dirigente e gli altri professionisti

46 TRE RACCOMANDAZIONI Non indurre nei bambini una sorta di sfiducia generalizzata nel mondo degli adulti Non affrettarsi ad interpretare come abuso qualsiasi segnale comportamentale possa allertarvi Chiedere aiuto ad altri esperti per una attenta valutazione

47 Dopo la segnalazione

48 IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA CURA -1 La scuola non può e non deve appiattire il proprio ruolo su quello di segnalatore : il suo ruolo è molto più ampio ed importante, anche nel prevenire eventuali conseguenze negative che un abuso può produrre.

49 IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA CURA -2 Numerose ricerche (Fuligni, Romito, 2002) hanno rivelato che tra i più importanti fattori protettivi dalla conseguenze negative di un abuso compare l essere creduti e sostenuti da adulti anche al di fuori della famiglia

50 IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA CURA -3 CONSEGUENZA DELL ABUSO Scarsa autostima Isolamento Sfiducia negli adulti Disinteresse e appiattimento emozionale LA SCUOLA PUO FAVORIRE: Esperienza scolastica positiva, successo scolastico Contatto con i compagni e amicizie Insegnanti empatici e accoglienti Attività scolastiche creative

51 IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA CURA -4 Qualora il bambino sia coinvolto in un percorso di sostegno e di supporto terapeutico è necessario che oltre ai genitori anche il contesto scolastico sia informato e coinvolto in questo processo La scuola può contribuire a rafforzare e promuovere il processo di ripresa del bambino

52 UN INTERVENTO DI RETE La tutela dell infanzia dagli abusi richiede un lavoro di rete.. Perché questo si realizzi è necessario abituarsi a: lavorare insieme, scambiare informazioni condividere obiettivi

53 Oltre alle competenze degli insegnanti sono necessarie buone collaborazioni all interno della scuola e tra scuola e comunità (ad esempio, medici, assistenti sociali ed esperti di salute mentale).

54 IL RUOLO DEL CONTESTO L azione della scuola e degli insegnanti si somma alle influenze che derivano dall ambiente fisico e sociale; Quest ultimo influenza i bambini, ma anche l ambiente scolastico e gli insegnanti.

55 All interno della scuola è necessaria l attivazione degli insegnanti,ma anche dei genitori e dei bambini

56 Il protocollo di Modena: il ruolo della scuola

57 I protocolli di Modena PROTOCOLLO D INTESA PER LE STRATEGIE DI INTERVENTO E PREVENZIONE SULL ABUSO E LA VIOLENZA ALL INFANZIA E ALL ADOLESCENZA

58 Il protocollo di Modena: il ruolo della scuola La Scuola, infatti, per la quotidianità dei contatti con i bambini, rappresenta un fondamentale contesto di osservazione e vigilanza poiché ha la possibilità di cogliere, con immediatezza, i segnali di sofferenza e di disagio che i bambini, spesso incapaci di mettere in parola l esperienza, manifestano con i loro comportamenti.

59 Una scuola informata -1 In particolare è necessario che la Scuola conosca, se pur in termini generali, i singoli progetti, gli obiettivi professionali cui si tende, gli interventi che si mettono in atto e quindi i dispositivi dei decreti della giustizia minorile relativi alla potestà genitoriale e alle eventuali prescrizioni alla famiglia, in quanto attribuiscono al Servizio una legittimazione esterna a gestire l interesse del minore ( v. art. 330 e seguenti C. C.). Non saranno date invece comunicazioni in ordine a provvedimenti di adozione e di affidamento preadottivo (v. art. 73 L. 184/83).

60 Una scuola informata -2 Nei casi di separazione conflittuale, ove il Servizio svolge un ruolo di mediazione tra la coppia genitoriale e di sostegno delle relazioni, l Assistente Sociale informerà circa la regolamentazione dei rapporti tra il minore e i suoi genitori, in modo particolare quando questi interessino direttamente la Scuola, dandone anche comunicazione scritta quando vi siano restrizioni per l uno o l altro genitore. E utile che tali notizie siano consegnate al dirigente scolastico, per l importante funzione di autorità, coordinamento e organizzazione che egli assolve

61 Una scuola informata -3 Si ritiene utile sollecitare un attenzione particolare per i minori collocati in affido familiare: la doppia appartenenza del minore rende necessario il coinvolgimento di entrambe le famiglie nel rapporto con l Istituzione scolastica. La differenziazione dei ruoli e delle comunicazioni e quindi le modalità degli scambi, dopo essere stati definiti in sede d équipe con le due famiglie, verranno comunicati alla Scuola, in modo tale da facilitare a tutti quanti la gestione di relazioni sicuramente complesse e spesso ambivalenti.

62 Una scuola informata -4 E il caso qui di ricordare anche la particolarità dei casi la cui tutela è attribuita all Amministrazione locale. In queste situazioni il Servizio Socialericopre funzioni genitoriali, assumendo nei confronti del minore responsabilità che vanno oltre i confini della dimensione professionale. Ciò comporta una diversa organizzazione della relazione tra Scuola e Servizi, ove l Assistente Sociale, che esercita le funzioni di tutela, diviene l interlocutore privilegiato dell insegnante e del dirigente scolastico, essendo sospesa o decaduta la potestà genitoriale.

63 Una scuola informata -5 Nel caso in cui vi siano minori che sono già seguiti dal Servizio Sociale e/o dal Tribunale per i Minorenni, il Servizio Sociale si impegna ad informarne la scuola (nella persona del Dirigente scolastico) o altre organizzazioni ( i responsabili o rappresentanti legali) per le parti di competenza o nello specifico interesse del minore. Ciò, fermo restando che operatori pubblici o incaricati di pubblico servizio sono tenuti alla riservatezza rispetto a tali informazioni. Verrà altresì comunicato il nome dell operatore del Servizio Sociale che ha in carico la situazione. In questo modo, sarà più agevole la comunicazione tra gli operatori, più facile il monitoraggio del caso da parte del Servizio Sociale e si darà alla scuola e alle altre organizzazioni la possibilità di contattare il Servizio al bisogno, se vi fossero informazioni a loro parere rilevanti da riferire

64 Rapporti scuola-servizi Gli incontri che avranno cadenza periodica e regolare tra operatori scolastici e operatori sociali saranno anche la sede elettiva per le segnalazioni di situazioni nuove, sconosciute al Servizio. In quel contesto potranno essere richieste consulenzerispetto al possibile significato di comportamenti del minore e/o della sua famiglia e rispetto agli atteggiamenti più appropriati nel contesto scolastico

65 Scuola -famiglia-servizio Qualora emergano elementi tali da rendere necessario l intervento diretto del Servizio, perché si è di fronte a una condizione di sofferenzadel minore, la Scuola, nella persona del Direttore Didattico, curerà l invio della famiglia al Servizio. Tale invio, per essere efficace, deve essere concordato, oltre che con la famiglia,con l Assistente Sociale, prevedendo le necessarie informazioni di ritorno. La famiglia verrà quindi invitata a prendere contatto personalmente con l operatore che le verrà indicato e sarà informata che, in caso contrario, la Scuola provvederà a una segnalazione scritta

66 Il servizio come luogo di confronto In ragione dell interesse prioritario del minore e dell insostituibile ruolo di prevenzione del disagio che la Scuola esercita, è infatti possibile uno scambio di notizie sui minori, che ancora ha il carattere del confronto professionale e quindi della richiesta di consulenza, senza la preventiva informazione al genitore che è invece utile quando ai Servizi si richieda un intervento

67 Scuola -famiglia -2 Si esclude l informazione e il coinvolgimento delle famiglie solo quando si sia di fronte a situazioni di sospetto abuso sessuale intrafamiliare, di maltrattamento o, comunque in cui si ha un forte motivo di credere che il coinvolgimento della famiglia si traduca in un aumento del ricatto e della violenza in famiglia sul bambino

68 Scuola e obbligo di segnalazione Sono tenuti a segnalare le situazioni di disagio minorile tutti gli operatori sanitari che operano nel campo dell infanzia, e anche tutti gli operatori che operano nella scuola sia pubblica che privata.

69 Pregiudizio o reato? Spesso per l operatore scolastico o sanitario è difficile stabilire il confine tra pregiudizio e reato. Altre volte, le situazioni che si presentano sono più sfumate e di non semplice interpretazione, e gli operatori coinvolti non capiscono bene se si tratta di semplice pregiudizio legato ad una situazione familiare problematica o se ricorrano anche gli estremi di reato (spesso del resto le due situazioni sfumano l una nell altra)

70 Il ruolo della scuola nella prevenzione Favorire l elaborazione di progetti comuni per attività di informazione, nella scuola e negli altri contesti educativi, rivolti anche alle famiglie ed ai minori e finalizzati allo sviluppo di capacità relazionali a scopo autoprotettivo

71 TELEFONO AZZURRO E LA SCUOLA: IL PROTOCOLLO DI INTESA CON IL MINISTERO PER L ISTRUZIONE Il 7 ottobre 2010 il MIUR e Telefono Azzurro hanno sottoscritto un Protocollo d Intesa in cui Telefono Azzurro si impegna a: Collaborare con gli organismi del sistema educativo e formativo per studiare e ricercare metodologie e buone pratiche per ridurre e prevenirei fenomeni della dispersione scolastica, del bullismo, del disagio giovanile, delle difficoltà nell apprendimento, e dei rischi legati all utilizzo delle nuove tecnologie Promuovere l educazionealla convivenza civile, sociale e solidale, e l educazione alla legalità Favorire l integrazionescolastica di stranieri e nomadi Sperimentare forme di consulenza e sostegno psicopedagogico alle famiglie, al personale operante nelle scuole e agli studenti Predisporre percorsi formativi per il personale scolastico Promuovere azioni di sensibilizzazione nelle comunità locali

72 ATTIVITÀ NELLE SCUOLE Telefono Azzurro èstato accreditato quale Ente formatore dal Ministero dell Istruzione con decreto MIUR del 2 agosto In tal senso, realizzain tutta Italia corsidi formazionee laboratorieducativisui temi: prevenzionedell abuso, i rischidiinternet, bullismo e cyberbullismo. In sintesi, nell a.s. 2009/2010 sono stati raggiunti: 7450bambini e ragazzi 5480 genitori 1020 insegnanti 44personale Ata

73 ATTIVITA NELLE SCUOLE - 2 LABORATORI DI PREVENZIONE PRIMARIA NELLE SCUOLE sui temi: educazione all affettività, bullismo, rischi connessi all utilizzo di internet LA FORMAZIONE Corsi interregionali per insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado sui seguenti temi: - Abuso - Bullismo - Disagio dei minori stranieri - Rischi relativi all utilizzo di Internet

74 LA RISPOSTA DI TELEFONO AZZURRO AI BAMBINI Linee di di ascolto e L ascolto e la la formazione come come strumento di di prevenzione dell abuso sessuale e hotlineper la la segnalazione dei dei contenuti dannosi/illegali Intervento in in emergenza nei nei casi casi di di abuso abuso sessuale in in collaborazione con con i i servizi servizi e le le istituzioni del del territorio Per offrire un servizio sempre più vicino ai giovani, che utilizzano le nuove tecnologie, Telefono Azzurro ha recentemente attivato anche un servizio di consulenza on lineraggiungibile attraverso i siti

75 Il SITO

76 MATERIALI DIVULGATIVI PER GENITORI, INSEGNANTI E RAGAZZI

77 LA BIBLIOTECA DI TELEFONO AZZURRO Telefono Azzurro in collaborazione con ART realizza una collana dedicata a genitori ed educatori per aiutarli ad affrontare le problematiche che possono sorgere nel corso della vita dei ragazzi. Con il progetto La biblioteca di Telefono Azzurro intende creare manuali dedicati a tematiche specifiche, frutto dell esperienza maturatain oltre 20 anni, quali il bullismo, la sicurezza in Internet, i Social network, la separazione e il divorzio dei genitori..

78 Grazie dell attenzione Per ulteriori informazioni:

Settore Formazione Corso di informazione/formazione per gli insegnanti delle Scuole Medie Inferiori sull utilizzo di Lezioni di fiducia

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