Giulia GTA: Auto & Moto Storiche

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1 Giulia GTA: 34

2 quattro ruote storiche alleggerita e grintosa di Francesco Patti

3 C ompia un passo avanti chi non ha mai sognato di possederla o, quanto meno, di guidarla. Bene, come prevedibile: nessuno si muove. D altronde avrebbe forse potuto essere diverso per un auto che ha fatto voltar la testa tanto a facoltosi giovanotti emuli di James Dean quanto a dirigenti in doppiopetto scuro? Siamo a metà degli anni Sessanta, nel periodo della dolce vita e di una favorevole congiuntura economica. Da circa un decennio gli italiani si sono affacciati alla motorizzazione di massa scendendo dalla Lambretta e accomodandosi all interno della Fiat «600» e i tempi sono presto divenuti maturi per un ulteriore salto in avanti, verso uno schema d automobile che rappresenta i concetti di comodità e prestazioni frattanto maturati negli automobilisti. La «Giulia» è il modello di riferimento della produzione Alfa Romeo. L auto disegnata dal vento (riprendendo le parole del suo slogan pubblicitario) gode di un florido successo commerciale e la buona fama è rafforzata anche dall apprezzato impiego presso le forze dell ordine. La sua meccanica e le valide doti telaistiche sono il giusto preludio alla creazione di una coupé capace di proseguire nel solco tracciato dall indimenticabile «Giulietta Sprint». Con una carrozzeria interamente ridisegnata e priva di parti esterne comuni alla berlina, nel 1964 nasce la «Giulia Sprint GT». La linea, piacevole ed armonica, è un equilibrio di eleganza e sportività scaturito dall atelier di Nuccio Bertone ad opera di un giovane molto promettente, tale Giorgietto Giugiaro cui l affermazione del design automobilistico made in Italy molto dovrà negli anni a seguire! La nuova coupé sfoggia un frontale dall aspetto deciso, con due fari di grande diametro tra i quali è posto lo scudetto Alfa che si allunga fin oltre il bordo inferiore della calandra. I fianchi della vettura evidenziano una sagoma a diedro e nella zona posteriore il padiglione si raccorda sinuosamente alla coda. Le portiere sono prive di montanti. Elemento particolare della «Giulia GT» è il cofano motore leggermente sollevato in prossimità delle cerniere d apertura, a formare un gradino. Sarà questa una precisa 36

4 quattro ruote storiche caratteristica che connoterà le prime due serie della vettura, individuate fra gli appassionati proprio con il soprannome di scalino. I tergicristalli, come per la «Giulia» berlina, hanno movimento speculare. L interno della «Giulia Sprint GT» non viene meno alla tipica ambientazione Alfa. I sedili anteriori sono comodi e ben profilati, in grado di conferire un buon controllo dell auto nella guida veloce. I pedali di freno e frizione sono incernierati al pavimento. Completa la strumentazione, che oltre a tachimetro, contagiri, indicatore livello benzina e termometro acqua permette di avere informazioni anche in merito a pressione e temperatura dell olio motore. Il motore della «Giulia Sprint» è il medesimo della «Giulia» a quattro porte, ovvero il celebre bialbero di 1,6 litri inclinato di 4 gradi. Grazie all alimentazione singola tramite due carburatori doppio corpo Weber «40 DCOE», la potenza massima erogata passa da 106 a 122 CV SAE. Il comportamento su strada conferma le qualità del blasone Alfa: prestazioni e guidabilità della «Giulia GT» si pongono come pietra di paragone delle coupé del segmento dell epoca. Anche l impianto frenante viene lodato per la sua efficacia, nonostante lo sforzo determinato dall assenza del servofreno. 37

5 anteriori e la vettura si poteva avere nelle sole colorazioni Rosso Alfa e Biancospino. Tutto qui? Bastavano solo questi particolari per ricavare una «GTA» da una «Giulia GT»? Nient affatto: c era ben altro, anche se non tutto facilmente visibile. La carrozzeria, innanzitutto, così fedele alle linee della consorella era costruita in lega d alluminio, proprio per perseguire quanto più efficacemente l obiettivo del contenimento del peso. Anche i cerchi ruota erano in lega leggera, precisamente in elektron, materiale ad alto contenuto di magnesio. Niente sentata al Salone di Ginevra del problemi di ruggine quindi per 1965 e specificatamente conce- la «GTA», al contrario di quanto pita per l impiego agonistico nel avveniva sulle versioni più Campionato Turismo. vendute, facilmente attaccabili La lettera A inserita nella si- dalla corrosione come parecchi gla di denominazione rivelava modelli di fabbricazione 38 Nel corso della sua evoluzione la «Giulia» con corpo vettura come la vettura fosse stata globalmente e abbondantemente nazionale di quel periodo. La cura dimagrante non coupé conoscerà un ampio Alleggerita. risparmiava neppure dettagli ventaglio di motorizzazioni e Un primo esame visivo metteva dell interno vettura come le tre affinamenti che ne decreteranno in luce limitate differenze fra la razze del volante Hellebore, la distinzione in ben quattro «GTA» e la comune «Giulia Sprint alleggerite con fori di diametro serie fino al 1973, ultimo anno di commercializzazione GT». I cerchi ruota avevano un maggior numero di fori ed erano Le «GTA» rac- della sportiva milanese. Tra le varianti vale la pena ricordare la «GT 1300 Junior» prodotta in ciascuna serie ed espressamente rivolta ad un pubblico giovane, e la «GTC», rara, bella e poco conosciuta versione cabriolet. Al vertice per caratterizzazione sportiva si collocò la «GTA», pre- privi di borchie, sopra il paraurti si apriva una doppia presa d aria e la calandra dal profilo perimetrale lucido era a fitte maglie. La maniglia alle portiere era a pulsante e non incassata. In più un quadrifoglio verde su fondo triangolare bianco era posto dietro i passaruota colsero successi nelle competizioni di ogni angolo del mondo, dai circuiti europei alle gare negli Stati Uniti e fino ad Australia e Messico.

6 quattro ruote storiche La linea, piacevole ed armonica, è un equilibrio di eleganza e sportività scaturito dall atelier di Nuccio Bertone ad opera di un giovane molto promettente, tale Giorgietto Giugiaro cui l affermazione del design automobilistico made in Italy molto dovrà negli anni a seguire! crescente dalla corona verso il mozzo. Tutti questi accorgimenti contribuirono ad abbassare la massa della vettura di ben 205 chilogrammi. Il motore della «GTA» vantava poi peculiarità di spicco, prima fra tutte l adozione di una testata a due candele per cilindro, precorritrice della celebre soluzione Alfa nota con il nome di Twin Spark. L angolo tra le valvole venne ridotto di 10 e il diametro delle stesse fu maggiorato di 5,5 mm sia all aspirazione sia allo scarico (rispettivamente da 35 a 40,5 mm e da 31 a 36,5). Inoltre l alimentazione si avvaleva di due carburatori doppio corpo Weber «45 DCOE». La cilindrata rimase fissa a 1570 cm3, ma la potenza passò da 122 a 133 CV. Il coperchio testa e la coppa dell olio erano in lega. Per conferire un assetto ribassato alla vettura il diametro dei cerchi ruota fu ridotto da 15 a 14. È facile capire come tutte queste modifiche abbiano ulteriormente esaltato le prestazioni e il già valido comportamento dinamico della «Giulia GT». Due anni più tardi, nel 1968, la «GTA» ebbe una sorella minore con motore di 1300 cm3 denominata «GTA 1300 Junior». La filosofia progettuale riprendeva i concetti ispiratori della «1600» ed era perciò votata all impiego pistaiolo. «Giulia Sprint GT»: da essa si originò la «Giulia GTA».

7 40 La piccola «GTA» disponeva quindi di corpo vettura in lega leggera e motore potenziato. All esterno si riconosceva per la vistosa elaborazione grafica con un grande biscione visconteo sul cofano e una banda orizzontale che correva lungo la fiancata della vettura a seguito del quadrifoglio riportato dietro i parafanghi. Le tinte disponibili per la carrozzeria erano il rosso (con stilemi bianchi) e il bianco (con stilemi verdi o, in qualche caso, rossi). Anche il motore della «GTA 1300» vantava la soluzione della doppia accensione, ma la cilindrata di 1290 cm3, uguale alla «GT 1300 Junior», non doveva trarre in inganno: le misure di alesaggio e corsa erano specifiche, distinte dalla versione d origine, e classificavano il motore nel novero dei cosiddetti superquadri. All alimentazione provvedeva la stessa coppia di carburatori che equipaggiava la «GTA» di 1,6 litri. L interno differiva solo per la plancia in finto legno anziché nel materiale sintetico grigioazzurro della prima «GTA». La «Giulia» coupé Alleggerita, come detto, fu espressamente concepita per l utilizzo agonistico. Nel Campionato Turismo correvano auto derivate da modelli di ampia diffusione e le affermazioni sportive facevano da traino per la vendita delle vetture di serie. L Alfa Romeo veniva dall esperienza della «Giulia TI Super» (versione corsaiola della «Giulia» berlina) e il patrimonio conoscitivo acquisito era pronto per essere riversato sulla «GTA». Per l impiego in gara, l Alfa si avvalse del supporto dell Autodelta, la cui fama era robustamente legata alle eccellenti elaborazioni sulle auto del Portello. Le «Giulia GTA» preparate dall Autodelta avevano un rapporto di compressione innalzato a 10,5:1 grazie a pistoni di forma differente, assi a camme dal profilo più appuntito, condotti di ammissione e scarico lucidati, valvole più grandi, bielle alleggerite, impianto di scarico più aperto. Tutto questo elevava la potenza massima del bialbero a ben 170 CV. Inoltre l eliminazione di tutti quegli elementi inutili in gara (come i paraurti e il sedile del passeggero) e una diffusa foratura d alleggerimento praticata un po ovunque (persino ai bracci delle sospensioni e agli ingranaggi del cambio) abbassarono il peso dell auto di altri 40 kg rispetto al modello di serie. Le modifiche praticate sulla «GTA 1600» furono trasferite alla «GTA 1300 Junior» per le corse, il cui motore disponeva di una potenza prossima a

8 quattro ruote storiche quella dell unità di maggior cubatura, attestandosi sui 160 CV con alimentazione a carburatori e addirittura a 165 nella versione con impianto d iniezione prodotto dalla Spica. Le «GTA» così allestite raccolsero successi nelle competizioni di ogni angolo del mondo, dai circuiti europei alle gare negli Stati Uniti e fino ad Australia e Messico. Il glorioso debutto avviene alla 4 ore di Sebring del 1966, dove Jochen Rindt non ha rivali e taglia vittorioso il traguardo. Ma le affermazioni della «GTA» portarono anche le firme di Andrea De Adamich, Teodoro Zeccoli, Nanni Galli, Lucien Bianchi, Spartaco Dini (detto Paco) e numerosi ancora che condussero le «Giulia GTA» in svariate specialità sui circuiti di Monza, Zandvoort, Spa, Nurbürgring, Zolder e parecchi altri. La Alleggerita si laureò campionessa europea nel biennio con De Adamich, nel 1969 con Paco e nel 1972 il trionfo della «GTA Junior» fu totale, con nove vittorie su nove prove del Campionato Europeo! La carriera sportiva della «Giulia GTA» prosegue con versioni cui non ha corrisposto un analogo modello di serie e alle quali ci limiteremo ad accennare. Una decina di «GTA» elaborate venne dotata di motore di 1570 cm3 ma con diverse misure di alesaggio e corsa (86 x 67,5 mm). Queste unità montavano due compressori ad azionamento centrifugo che si attivavano per mezzo di turbine comandate dalla pompa dell olio. Successivamente si passò alle cilindrate di 1750 e 2000 cm3 con le «GTA-Am»(Alleggerita modificata) che avevano però propulsore aspirato. Oggi la «Giulia GTA», sia nella cilindrata 1600 sia nella più piccola «Junior» (entrambe prodotte in meno di 500 esemplari), occupa un posto di primo piano nelle mete ambite dai collezionisti Alfa. A questo proposito la sua quotazione non dà spazio ad incertezze (50 mila euro per una «1600», 40 mila per una «1300»). Molti esemplari sono stati impiegati in competizione e quindi hanno subito molteplici rimaneggiamenti rispetto alla configurazione di serie. Se è vero che questo rende particolarmente appetibili le vetture con un importante passato agonistico, è altrettanto vero che occorre esaminare questi esemplari con grande attenzione. Anche questo è sintomatico dell oggettiva rarità e del pregio di un «GTA» di serie. 41

9 Giulia GTA 1300 Junior Giulia GTA 1600 Motore: Numero cilindri: 4 Alesaggio x corsa: 78 x 67,5 mm Cilindrata: 1290 cm3 Potenza max: 110 CV SAE a 6000 giri/min Rapporto di compressione: 9 Distribuzione: doppio albero a camme in testa, comando a doppia catena Accensione: a batteria con distributore e bobina; 2 candele per cilindro Alimentazione: due carburatori doppio corpo Weber «45 DCOE» Lubrificazione: a pompa comandata da ingranaggi Raffreddamento: ad acqua con pompa centrifuga, radiatore e ventola Motore: Numero cilindri: 4 Alesaggio x corsa: 78 x 82 mm Cilindrata: 1570 cm3 Potenza max: 133 CV SAE a 6000 giri/min Rapporto di compressione: 9,7 Distribuzione: doppio albero a camme in testa, comando a doppia catena Accensione: a batteria con distributore e bobina; 2 candele per cilindro Alimentazione: due carburatori doppio corpo Weber «45 DCOE» Lubrificazione: a pompa comandata da ingranaggi Raffreddamento: ad acqua con pompa centrifuga, radiatore e ventola 42 TRASMISSIONE E FRENI: Frizione: monodico a secco Cambio: a 5 marce + retromarcia Sospensioni: anteriori ad ammortizzatori, molle elicoidali e quadrilateri trasversali; posteriori ad ammortizzatori, molle elicoidali, triangolo superiore e puntoni Pneumatici: 165 HR 14 Freni: a disco sulle 4 ruote con servofreno TRASMISSIONE E FRENI: Frizione: monodico a secco Cambio: a 5 marce + retromarcia Sospensioni: anteriori ad ammortizzatori, molle elicoidali e quadrilateri trasversali; posteriori ad ammortizzatori, molle elicoidali, triangolo superiore e puntoni Pneumatici: 165 HR 14 Freni: a disco sulle 4 ruote con servofreno DIMENSIONI E PESI: Lunghezza: 4080 mm Larghezza: 1580 mm Altezza: 1315 mm Passo: 2350 mm Peso: 760 kg DIMENSIONI E PESI: Lunghezza: 4080 mm Larghezza: 1580 mm Altezza: 1310 mm Passo: 2350 mm Peso: 745 kg PRESTAZIONI: Velocità max: 175 km/h PRESTAZIONI: Velocità max: oltre 185 km/h PREZZO DI LISTINO NEL 1968: lire PREZZO DI LISTINO NEL 1966: lire