PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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1 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE ai sensi dell art. 19 del regolamento (Ce) 1260 del 21 giugno 1999 Zone obiettivo 2

2 INDICE PARTE 1 LINEAMENTI GENERALI...6 INTRODUZIONE...7 CAPITOLO 2 ANALISI DELLA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DELLE AREE COMPRESE NEL NUOVO OBIETTIVO PREMESSA METODOLOGICA ANALISI DELLA SITUAZIONE CARATTERISTICHE DELLA POPOLAZIONE Densità della popolazione Distribuzione altimetrica della popolazione Distribuzione per classi di ampiezza demografica della popolazione Andamento della popolazione Struttura della popolazione Saldo naturale e Saldo migratorio Indicatori demografici Cause dello spopolamento CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA ECONOMICA Il settore primario I settori secondario E terziario Occupazione La situazione ambientale La situazione in termini di pari opportunità IL TRENTINO E IL CONTESTO INTERNAZIONALE ANALISI DELLE DISPARITÀ E DEI PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA...53 CAPITOLO 3 I RISULTATI DEL PRECEDENTE PERIODO DI PROGRAMMAZIONE STRUTTURA E MEZZI DEI PRINCIPALI INTERVENTI DEL PERIODO DI PROGRAMMAZIONE STATO DI AVANZAMENTO FINANZIARIO DEL DOCUP ( ) STATO DI AVANZAMENTO FISICO DEL DOCUP ( ) LO STATO DI ATTUAZIONE DEL DOCUP ANALISI DELLE PERTINENZE DI OBIETTIVI E PRIORITÀ DI INTERVENTO VALUTAZIONE SINTETICA DELL EFFICACIA DELLA STRATEGIA ADOTTATA E DELLE LINEE PROGRAMMATICHE REALIZZATE ANALISI CRITICA DEGLI ASPETTI ATTUATIVI E PROCEDURALI E DELLE PRINCIPALI DIFFICOLTÀ INCONTRATE VALUTAZIONE DI SINTESI DEI RISULTATI OTTENUTI

3 3.9 IL DOCUP E L AMBIENTE COLLEGAMENTO TRA VECCHIA E NUOVA PROGRAMMAZIONE...74 PARTE 2 L ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA...75 CAPITOLO 1 ALCUNE INDICAZIONI PER UNO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE SOSTENIBILITÀ IDEE GUIDA GENERALI IDEE GUIDA SPECIFICHE COERENZA CON IL PIANO NAZIONALE PER L IMPIEGO DESCRITTO NEL QUADRO DI RIFERIMENTO OBIETTIVO LA SOCIETÀ DELL INFORMAZIONE...82 CAPITOLO 2 LA STRATEGIA E GLI ASSI PRIORITARI L OBIETTIVO GLOBALE CRITERI GENERALI DI SELEZIONE DEI PROGETTI GLI OBIETTIVI SPECIFICI ED OPERATIVI PER ASSE E MISURE...92 ASSE 1: INTERVENTI A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO DEI SISTEMI ECONOMICI, SOCIALI E PRODUTTIVI LOCALI...92 Misura 1.1.Interventi per l insediamento, riconversione e riqualificazione delle piccole e medie imprese Misura 1.2.Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano Misura 1.3.Interventi per la promozione, il sostegno, lo sviluppo e qualificazione delle attività artigianali e commerciali e per la valorizzazione dei prodotti locali; sviluppo delle comunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale Msura 1.4.Promozione e sostegno per la realizzazione e la qualificazione di servizi di assistenza e per il miglioramento della qualità della vita ASSE 1 VALUTAZIONE EX-ANTE DELL IMPATTO ATTESO DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE ASSE 2:VALORIZZAZIONE E SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO E DELLE RISORSE NATURALI E INTERVENTI PER IL MIGLIORAMENTO ED IL MANTENIMENTO DELLA QUALITÀ DELL AMBIENTE Misura 2.1.Interventi per il recupero e la valorizzazione ambientale di aree di interesse naturalistico, aree degradate od a rischio di degrado ed interventi per la tutela, l incremento e la fruizione naturalistica del patrimonio faunistico provinciale Misura 2.2.Interventi per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e per la riduzione delle emissioni che contribuiscono alla alterazione del clima Misura 2.3 Interventi per la realizzazione ed il potenziamento di presidi per il monitoraggio e per la riduzione degli inquinanti nei corpi idrici superficiali e dell atmosfera; iniziative per lo smaltimento controllato e differenziato di inerti e per il riutilizzo di altro materiale risultante da processi di lavorazione di prodotti locali

4 B ASSE 2 VALUTAZIONE EX-ANTE DELL IMPATTO ATTESO DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE ASSE 3:SVILUPPO DEL POTENZIALE ENDOGENO E DELLE RISORSE UMANE MISURA 3.1:INTERVENTI DI QUALIFICAZIONE, RIQUALIFICAZIONE E FORMATIVI DELLE RISORSE UMANE QUALI AZIONI INTEGRATIVE DELLE MISURE PREVISTE NEI PRECEDENTI ASSI 1 E 2 DA FINANZIARSI ATTRAVERSO IL PROGRAMMA OPERATIVO OBIETTIVO 3 PER LA PROVINCIA DI TRENTO ASSE MISURA ASSISTENZA TECNICA SPESE DI GESTIONE, ESECUZIONE, MONITORAGGIO, CONTROLLO E ALTRE SPESE NELL AMBITO DELL ASSISTENZA TECNICA IL PIANO FINANZIARIO ADDIZIONALITÀ VERIFICA DELL ADDIZIONALITÀ GLI STRUMENTI DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI REGIMI DI AIUTO CAPITOLO 3 IL COORDINAMENTO DELLE AZIONI DI PROGRAMMAZIONE IL SOSTEGNO TRANSITORIO (PHASING OUT) IN RAPPORTO AL PERIODO DI PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE IL PIANO DI SVILUPPO RURALE E IL DOCUP Il coordinamento tra il Docup e il Piano di Sviluppo Rurale IL PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA LEADER+ E IL DOCUP IL COORDINAMENTO TRA IL LEADER+ E IL DOCUP LA STRATEGIA PER LO SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE E L ADEGUAMENTO E AMMODERNAMENTO DEI SISTEMI DI ISTRUZIONE, FORMAZIONE E OCCUPAZIONE FSE OB COORDINAMENTO TRA DOCUP E P.O. OBIETTIVO RAPPORTI CON I PATTI TERRITORIALI COERENZA INTERNA DELLE MISURE PROPOSTE E LORO RAPPORTO CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE PROVINCIALE ANALISI DELLA COERENZA DELLE MISURE PROPOSTE SIA FRA LORO CHE RISPETTO AGLI OBIETTIVI COORDINAMENTO INTERNO ALL AMMINISTRAZIONE CAPITOLO 4 CONDIZIONI DI ATTUAZIONE DEL DOCUP AUTORITÀ DI GESTIONE E DI COORDINAMENTO COINVOLGIMENTO DEI PARTNER SOCIO ECONOMICI E ISTITUZIONALI Orientamenti generali Autorità ambientali ORGANIZZAZIONE E TRASPARENZA DEI FLUSSI FINANZIARI Autorità di pagamento Sistemi di gestione delle risorse finanziarie ed esecuzione finanziaria degli interventi Modalità di attivazione dei flussi MECCANISMI DI ATTUAZIONE: GESTIONE, SORVEGLIANZA, MONITORAGGIO, VALUTAZIONE E CONTROLLO TRASPARENZA, COMUNICAZIONE

5 4.4.3 SORVEGLIANZA IL COMITATO DI SORVEGLIANZA Sistema di monitoraggio Raccolta e flussi di dati Validazione e controllo di qualità Valutazione Controllo Esiti dei controlli RISPETTO DELLE POLITICHE COMUNITARIE RISERVA DI EFFICACIA E DI EFFICIENZA CAPITOLO 5 VALUTAZIONE EX-ANTE INTRODUZIONE SITUAZIONE SOCIO ECONOMICA AMBIENTE PARI OPPORTUNITÀ APPENDICE N. 1 METODOLOGIA PER I INDIVIDUAZIONE DEI COMUNI DELL OBIETTIVO APPENDICE N. 2 LA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI: IL CONFRONTO CON LA PRECEDENTE FASE DI PROGRAMMAZIONE APPENDICE N. 3 INDICATORI APPENDICE N. 4 STRALCIO DEL D.M. 3 APRILE APPENDICE N. 5 TABELLE PRINCIPALI

6 PARTE 1 Lineamenti generali 6

7 Introduzione Il presente documento si propone di evidenziare le linee di intervento che la Provincia Autonoma di Trento intende attuare all interno dell obiettivo 2 come definito dall Unione Europea. Com è noto le decisioni comunitarie di riforma dei fondi strutturali (regolamento (Ce) n 1260 del 21 giugno 1999) 1 hanno portato ad una revisione complessiva sia degli obiettivi prioritari sia delle aree interessate all intervento dei fondi stessi. Più in specifico vi è una riduzione da quattro a due degli obiettivi regionali zonizzati, per cui, nel nuovo obiettivo 2 rientrano, fra le altre, aree con problemi socio-economici analoghi a quelli già presi in considerazione dall ex obiettivo 5b, che in precedenza interessava la Provincia autonoma di Trento. Le finalità e le opportunità offerte dal nuovo obiettivo 2 sono fin troppo note perché sia necessario in questa sede parafrasarne i contenuti. Analogamente il quadro socio-economico e quello ambientale paesaggistico della provincia di Trento sono altrettanto noti anche in conseguenza del fatto che sono ormai numerosi gli studi ed i documenti programmatici che riguardano tale realtà. Per tale motivo si è preferito non trattare all interno del documento la realtà provinciale in quanto tale, ma, per contro, approfondire gli aspetti che si ritengono più interessanti ai fini del presente documento in relazione alle caratteristiche delle aree che rientrano nel nuovo obiettivo 2. Ciò con un unica eccezione relativa ad alcune considerazioni sui possibili punti di forza e di debolezza dell economia provinciale in relazione ai mutamenti complessivi in atto nel quadro di riferimento europeo e mondiale. Nella articolazione del documento si è seguito, in linea di massima, l ordine di esposizione segnalato attraverso la check-list fornita dagli Uffici della Commissione europea. In tale contesto si è descritta, in una prima parte, la situazione socioeconomica, seguita dall analisi dei risultati della precedente programmazione. Fulcro della seconda parte, a seguito della descrizione dell individuazione delle aree obiettivo 2 e di alcune considerazioni per uno sviluppo locale sostenibile, è la descrizione degli assi prioritari, con relativo piano finanziario. Per quanto riguarda la valutazione ex-ante, si è optato, vista la dimensione del programma, di inserirla quale capitolo del documento e non come estratto a parte. 1 Il regolamento (CE) 1260 del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui fondi strutturali è pubblicato sulla G.U.C.E. L. 161 del 26 giugno

8 CAPITOLO 1 Individuazione delle aree obiettivo 2 per la Provincia Autonoma di Trento L Unione europea ha operato la definizione principale delle aree rientranti nel nuovo obiettivo 2 a livello di provincia (livello NUTS III) a differenza di come si era operato nell obiettivo 5b in cui si erano individuate direttamente le aree interessate a livello di comune (NUTS V). La popolazione del Trentino per il nuovo obiettivo 2 è stata quindi quantificata in base alla metodologia stabilita dal regolamento (Ce) 1260/1999. Nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome è stato raggiunto un accordo in base al quale alla Provincia di Trento è stata assegnata, per l obiettivo 2, una popolazione complessiva di unità, relativamente ai dati riferiti all anno La Provincia Autonoma di Trento ha definito per il proprio territorio le zone beneficiarie basandosi su idonei indicatori che hanno permesso di individuare l effettivo svantaggio di tali aree prescelte rispetto al resto del territorio provinciale. Al fine di operare tale scelta nella maniera più corretta possibile la stessa è stata condotta in due fasi successive. Nella prima fase sono stati identificati una serie di comuni amministrativi, utilizzando la metodologia descritta in appendice 1 e riportati nella sotto tabella. Successivamente si è proceduto a verificare la rispondenza delle caratteristiche socio economiche di tali comuni con quanto previsto dal regolamento comunitario. Comuni identificati: 1 Amblar 2 Bedollo 3 Bersone 4 Bezzecca 5 Bieno 6 Bleggio Superiore 7 Bondone 8 Bresimo 9 Brione 10 Canal San Bovo 11 Capriana 12 Castel Condino 13 Castelfondo 14 Castello Tesino 15 Cavareno 16 Cinte Tesino 17 Cimego 18 Condino 19 Concei 20 Daone 21 Faver 22 Don 23 Fondo 24 Fierozzo 25 Grauno 26 Frassilongo 8

9 27 29 Grumes Lardaro Grigno Ivano-Fracena 31 Malosco 32 Luserna 33 Pieve di Bono 34 Palu' del Fersina 35 Praso 36 Pieve Tesino 37 Rabbi 38 Prezzo 39 Ruffrè 40 Ronchi Valsugana 41 Sagron Mis 42 Rumo 43 Sant'Orsola Terme 44 Samone 45 Segonzano 46 Sarnonico 47 Smarano 48 Sfruz 49 Spera 50 Sover 51 Strigno 52 Storo 53 Terragnolo 54 Telve di Sopra 55 Torcegno 56 Tiarno di Sotto 57 Valda 58 Trambileno 59 Vallarsa 60 Valfloriana 61 Vignola-Falesina 62 Zuclo Si ricorda che scopo del nuovo obiettivo 2 è favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali. (articolo 1 regolamento (Ce) 1260/1999, recante disposizioni generali sui fondi strutturali) 2 Inoltre per l articolo 4 del sopracitato regolamento generale dei fondi strutturali le regioni in cui si applica l obiettivo 2 sono quelle aventi problemi strutturali la cui riconversione economica e sociale deve essere favorita.. e la cui popolazione o superficie sono sufficientemente significative. Più precisamente vengono considerate aree rurali in declino quelle che accanto ad un elevato grado di ruralità presentano indicatori socio economici sfavorevoli. In dettaglio per misurare la ruralità vengono definiti dal regolamento (Ce) 1260/1999 i seguenti criteri: 1.1. una densità di popolazione inferiore a 100 abitanti per chilometro quadrato; 1.2. un incidenza percentuale dell occupazione agricola sull occupazione totale uguale o superiore al doppio della media comunitaria in uno degli anni di riferimento a partire dal Relativamente al declino socio economico, per le aree rurali, vengono individuati, sempre dal regolamento, i seguenti indicatori: 2.1 un tasso medio di disoccupazione negli ultimi tre anni superiore alla media comunitaria; oppure in alternativa; 2.2 un declino in termini di popolazione a partire dal Il regolamento (Ce) 1260/1999 del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui fondi strutturali è pubblicato sulla G.U.C.E. L. 161 del 26 giugno

10 I quattro criteri possono essere usati congiuntamente, tuttavia, perché una zona rientri nell obiettivo 2 (a livello di classificazione NUTS III e quindi di provincia) è necessario che sia contemporaneamente soddisfatto almeno un criterio del primo gruppo ed un criterio del secondo gruppo. Non rispondendo la Provincia di Trento nel suo complesso contemporaneamente ad un criterio del primo e del secondo gruppo, si è proceduto alla scelta delle zone avvalendosi della facoltà, data sempre all artico 4 del regolamento 1260/1999, ai commi 9b e 9c. La definizione della suddivisione tra le due tipologie è avvenuta in base agli indirizzi dati dalla Commissione europea attraverso il Ministero dell Economia e delle Finanze, che svolge il ruolo di Amministrazione di riferimento per l Italia sull obiettivo 2. La stessa suddivisione è funzionale alla catalogazione delle zone stesse e non alla tipologia specifica di interventi da attuarsi, essendo questi ultimi potenzialmente tutti quelli compresi nel presente Documento unico di programmazione. In particolare l applicazione dei suddetti commi 9b e 9c ha comportato una analisi a livello comunale di dati statistici specifici per ogni tipologia: a. per il comma 9b del regolamento, che prevede la definizione di zone rurali aventi problemi socioeconomici conseguenti all invecchiamento o alla diminuzione della popolazione attiva del settore agricolo, si è proceduto al confronto dei dati degli occupati in agricoltura nell anno 1986 ed i dati censuari 1991 arrivando a individuare i comuni riportati nella seguente tabella: N. COMUNI ABITANTI Bezzecca Bieno Bleggio Superiore Capriana Castel Condino Concei Daone Ivano Fracena Lardaro Pieve di Bono Prezzo Ruffrè Samone Sant Orsola Terme Segonzano Spera Srigno

11 18 Storo Valda 213 TOTALE b. per il comma 9c del regolamento che prevede la definizione di zone che, a motivo di caratteristiche importanti e verificabili, hanno o corrono il rischio di avere gravi problemi strutturali oppure un elevato tasso di disoccupazione causato da una ristrutturazione in corso, o prevista, di una o più attività determinanti nel settore agricolo, industriale o dei servizi, si sono analizzati i dati concernenti la diminuzione della popolazione tra il periodo 1991 ed il 1996, arrivando a individuare i comuni, riportati nella seguente tabella: N. COMUNI ABITANTI Amblar Bedollo Bersone Bondone Bresimo Brione Canal San Bovo Castelfondo Castello Tesino Cavarano (parte) Cimego Cinte tesino Condino Don Faver Fierozzo Fondo Frassilongo Grauno Grigno (parte) Grumes Luserna Malosco Palù del Fersina Pieve Tesino Praso Rabbi Ronchi Valsugana Rumo Cavareno solo le seguenti sezioni censuarie: da 3 a 7 4 Grigno solo le seguenti sezioni censuarie: da 6 a 10, da 15 a 20, 28, da 31 a 38, 43 11

12 30 Sagron Mis Sarnonico Sfruz Smarano Sover Telve di Sopra Terragnaolo Tirno di Sotto Torcegno Trambileno Valfloriana Vallarsa Vignola-Falesina Zuclo 372 TOTALE Si è pertanto arrivati ad una verifica della compatibilità dei comuni, come definiti attraverso la metodologia descritta nell appendice 1, con le normative comunitarie e con la decisione di assegnazione di popolazione alla provincia di Trento. Il quadro così delineato è stato sottoposto alla Commissione europea, attraverso lo Stato italiano ed ha ottenuto l approvazione con la decisione comunitaria n. C (2000) 2327 del 27 luglio

13 CAPITOLO 2 Analisi della situazione socio-economica delle aree comprese nel nuovo obiettivo Premessa metodologica 2.2 Analisi della situazione La presente analisi è stata realizzata con i dati disponibili al settembre 1999, messi a disposizione dal Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento, che a livello locale, come stabilito da apposita norma di attuazione, rappresenta l Istat. Nella descrizione attuata in questo capitolo ci si è limitati a 61 comuni e non ai 62 assegnati vista la bassa incidenza del Comune di Cavareno presente solo in parte con un popolazione di 3 abitanti. Si è invece considerato come intero il comune di Grigno, non potendo disporre di dati articolati sub-comunali, per le varie analisi. I 61 comuni con abitanti al che sono ricompresi nel nuovo obiettivo 2 rappresentano più del 27% del numero complessivo di comuni della provincia ma pesano solo per il 9,6% in termini di popolazione. Questi semplici numeri ci indicano come nell area considerata rientrino comunità di dimensioni più ridotte di quelle già piccole che caratterizzano in media il Trentino. Se a tale circostanza si aggiunge il fatto, visivamente rappresentato dalla cartina in appendice, che i comuni interessati si situano alla periferia del territorio provinciale o comunque in aree di non facile accesso si comprende perché i punti di forza caratterizzanti la provincia vi si ritrovino attenuati. Mentre acquistano maggior peso gli elementi di debolezza. In questo quadro saranno di seguito esaminate alcune caratteristiche fondamentali del quadro socio-economico. Più in specifico dopo un analisi della situazione e della prevedibile evoluzione demografica si passerà ad esporre alcune considerazioni sui diversi settori economici. Nel far questo, in alcuni casi i 61 comuni dell obiettivo 2 sono stati raggruppati in 6 aree. Ad evitare equivoci va subito rivelato che tale aggregazione che risponde prevalentemente a criteri di contiguità geografica non sottende un giudizio di omogeneità interno. In effetti quest ultima e per molti dei parametri che possono essere presi in considerazione non esiste affatto o è quanto mai labile. 13

14 L aggregazione proposta lungi quindi dal volere prefigurare omogeneità di interventi nelle diverse zone vuole semplicemente essere uno strumento maneggevole per porre in luce alcune delle diversità esistenti all interno dell area interessata all obiettivo Caratteristiche della Popolazione Densità della popolazione 5 I comuni compresi nell obiettivo 2 occupano all incirca il 27% della superficie provinciale e rappresentano circa il 10% della popolazione trentina con evidenza immediata della minor densità. Infatti, se a livello provinciale la densità si attesta attorno ai 76 abitanti per chilometro quadrato, mediamente nell area interessata ci si ferma a 27 con un intervallo di variabilità tra le zone pari a circa 21 punti. Se l intervallo viene calcolato per i singoli comuni esso diventa molto più ampio, ed è pari a circa 158 punti, passando dalla densità di 3,7 abitanti per chilometro quadrato del comune di Daone a quella di 161,3 di Spera. La tabella di seguito mostra in ordine di densità le zone dell obiettivo 2: Zone Descrizione Superficie (kmq.) Densità (ab./kmq.) Popolazione Vallarsa e Luserna 176,33 20, Alta Valle di Non 323,96 22, Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi 476,57 24, Valli Giudicarie 460,21 30, Bedollo e Valle dei Mocheni 106,18 32, Valle di Cembra 121,60 41, Obiettivo ,85 27, Provincia 6206,88 75, Se si considera, come parametro di analisi per descrivere l area dell obiettivo 2, la densità media provinciale si osserva che ben 57 comuni su 61 complessivi, pari a circa il 93%, registrano una densità inferiore a quella media provinciale. Non solo numericamente ma anche come popolazione in quei 57 comuni sopra evidenziati viene registrata una quota di popolazione pari a circa il 93%. La restante popolazione (circa il 7%) è residente in quattro comuni che occupano un 2% di superficie territoriale. 5 La densità viene calcolata come rapporto tra residenti e superfic ie in chilometri quadrati; la media provinciale si attesta su 75,7 abitanti per chilometro quadrato. 14

15 2.3.2 Distribuzione altimetrica Della popolazione Il territorio della provincia di Trento secondo la classificazione ISTAT delle zone altimetriche è considerato interamente montano, evidenziando circa il 58% della superficie comunale 6 nella fascia altimetrica ricompresa fra i 500 ed i 1000 metri. Anche nell area obiettivo 2 la maggioranza della superficie territoriale, pari a circa il 73%, è in questo intervallo altimetrico. A livello di superficie, la distribuzione provinciale e quella dell area obiettivo 2, seppur con percentuali diverse, è simile mentre la popolazione si concentra al di sotto dei 500 metri (oltre il 60% della popolazione residente) per l intera provincia e tra 500 e 1000 metri per l area obiettivo 2 (circa 68%). Per quest ultima aggregazione nell intervallo altimetrico considerato è presente oltre il 75% dei comuni. Altitudine Obiettivo 2 Provincia Superficie % Popolazione % Superficie % Popolazione % (kmq.) (kmq.) Maggiore di 1000 metri 292,83 17, ,4 1181,95 19, ,8 Tra 1000 e 500 metri 1222,79 73, ,7 3616,10 58, ,2 Minore di 500 metri 149,23 9, ,9 1408,83 22, ,0 Totale 1644, , Distribuzione per classi Di ampiezza demografica Della popolazione Come è noto i comuni della provincia di Trento mostrano un ampia variabilità dimensionale, avendo il minimo nel comune di Massimeno (103 abitanti) e il massimo nel comune di Trento ( abitanti). Analizzando i 223 comuni della Provincia per classi di ampiezza demografica si può osservare come la maggior parte di essi si concentri al di sotto dei abitanti e solo 12 comuni, che raggruppano circa il 50% della popolazione dell intera provincia, si trovano al di sopra della soglia appena individuata. I comuni rientranti nell obiettivo 2 sono tutti al di sotto dei abitanti evidenziando una concentrazione, pari a circa il 43% della popolazione interessata, nella classe da a abitanti. La tabella di seguito descrive la distribuzione per classe di ampiezza demografica dei comuni dell area obiettivo 2: Obiettivo 2 Fino a 500 Da 501 a 1000 Da 1001 a 2500 Da 2501 a 5000 Totale Numero comuni Popolazione % 19,9 27,4 42,9 9, La superficie comunale e l altitudine sono state rilevate al 13 censimento generale della popolazione 20 ottobre e quest ultima è riferita alla sede del Municipio (altitudine del centro abitato). 15

16 2.3.4 Andamento della Popolazione La consistenza della popolazione è un fenomeno che è utile osservare per periodi lunghi per capire come si evolve nel tempo e come modifica la sua distribuzione in un territorio. La breve analisi, qui condotta, considera un arco temporale che parte dal 1951 e si ferma al 1998, soffermandosi a descrivere delle fotografie decennali su su su su su su 1951 Obiettivo 2-2,3-11,6-7,3-5,0 1,3-23,0 Provincia 4,4 3,8 3,5 1,6 4,5 19,0 I comuni rientranti nell area obiettivo 2 perdono popolazione in ogni fotografia decennale rilevata, con distanza marcata rispetto all andamento verificatosi per l intera provincia di Trento. Solo nell ultimo periodo evidenziato si registra una inversione di segno e un incremento di popolazione anche se molto contenuto e inferiore di ben tre volte rispetto a quello provinciale. La variazione di numerosità nella popolazione complessiva nell intero periodo considerato mostra una situazione di sofferenza e di perdita significativa di abitanti rispetto alla realtà provinciale. Infatti, mentre la provincia acquista, per effetto della componente naturale (nascite e morti) ma sicuramente in modo più determinante per la componente migratoria (immigrazione ed emigrazione), residenti per un totale di quasi unità, pari ad un incremento del 19%, l area considerata perde in modo ancor più massiccio popolazione con un decremento per il medesimo periodo pari in termini percentuali a 23 punti ed in termini assoluti a oltre persone. La modesta crescita che è stata conteggiata nell anno 1998 può essere un primo segnale, ancor da verificare nella sua solidità, degli sforzi effettuati in questi anni dalle politiche adottate per frenare lo spopolamento delle zone di montagna. Di altrettanto rilievo rispetto a quanto appena descritto è l incidenza percentuale dei comuni facenti parte dell area obiettivo 2 sul complesso della provincia. Nello stesso arco temporale della tabella precedente i comuni sotto osservazione hanno ridotto la loro incidenza sulla provincia di oltre 5 punti percentuali passando dal 14,8 dell anno 1951 al 9,9 dell anno Dei 62 comuni considerati nell intervallo temporale compreso tra il censimento dell anno 1951 e l anno , 25 sono risultati in costante diminuzione di popolazione (14 comuni già dal censimento del 1951); per questi il 7 I momenti osservati coincidono con i censimenti generali della popolazione, solo per l anno 1998 la data di riferimento è fine anno (31 dicembre). 8 Vedi nota 6. 16

17 fenomeno sembra essere ormai un processo consolidato di lungo periodo e le azioni da porre in essere risultano estremamente complesse e di difficile successo. Per 8 comuni, che mostrano analogo comportamento ma di minor durata, si evidenziano andamenti diversificati fra loro e con possibilità, in alcuni casi, seppur ancor non ben sostenibile, di recupero in termini assoluti della propria popolazione. Per 12 comuni si osserva nell anno 1998 una debole inversione nell andamento demografico registrando un aumento della propria comunità. Non è possibile dire se per questi ultimi vi sia una inversione dell andamento della propria popolazione o se sia solo un evidenza statistica. Solo il futuro potrà confermare o meno quanto rilevato nell anno I restanti comuni in maniera più o meno consolidata rilevano un andamento positivo della propria popolazione contribuendo in modo sostanziale all incremento positivo minimo registrato complessivamente nell anno 1998 per il gruppo dei comuni ricompresi nell obiettivo Struttura della popolazione La struttura della popolazione ad una certa data è la risultante di un complesso di fenomeni naturali, come le nascite e le morti, e di fenomeni sociali di mobilità della popolazione, identificabili nei flussi migratori. La popolazione trentina si caratterizza per un costante ma contenuto aumento nella sua numerosità dal 1951, ma proprio perché le due componenti che provocano variazioni, quella naturale e quella migratoria, si evolvono in modo diverso, la struttura della stessa si modifica nel corso degli anni. Infatti in Trentino aumenta sempre più l età media e di conseguenza aumentano sempre più gli anziani a scapito dei giovani. L età media cresce sia per la maggior sopravvivenza dovuta al miglioramento progressivo delle condizioni di vita delle persone anziane sia per la diminuzione della natalità. Nell ultimo trentennio la struttura demografica per età e sesso della popolazione trentina ha subito profonde modificazioni, passando dalla classica forma a piramide all attuale forma detta a punta di lancia 9. La popolazione trentina aumenta ma contemporaneamente trasforma la sua struttura diventando sempre più vecchia. Ciò deriva da una natalità negli ultimi trent anni in diminuzione, da un immigrazione di persone adulte e da un allungamento della vita media delle persone. La natalità infatti, anche se negli anni 9 Nella rappresentazione classica della struttura demografica (a sessi contrapposti, con l asse delle età al centro in verticale e le scale di frequenza divergenti dal centro) il profilo assume la forma di una piramide se vi sono tanti giovani e pochi anziani e la forma di una punta di lancia se invece ci sono pochi giovani e numerosi anziani, con un rigonfiamento in corrispondenza delle età centrali. 17

18 90 ha registrato una sostanziale stabilità; è su livelli molto contenuti e sotto il livello che consente il ricambio generazionale 10. Nelle modificazioni che si sono appena evidenziate c è da sottolineare, inoltre, la femminilizzazione della popolazione 11 che nonostante la sistematica prevalenza di nascite maschili, deriva dalla minor durata di vita degli uomini e dalla maggior immigrazione delle donne rispetto alla loro emigrazione. Le caratteristiche indagate per la popolazione trentina nel suo complesso si riscontrano anche nei comuni ricompresi nell area obiettivo 2 e con effetti ancora più marcati in senso peggiorativo comportando come risultato una popolazione decrescente e più vecchia. Le previsioni in merito alla popolazione trentina, comunque, mostrano la stessa in crescita almeno per il prossimo trentennio superando quota abitanti. Incremento che va imputato completamente all immigrazione. Diversa sarà invece la struttura di tale popolazione perché i giovani vengono stimati in quantità simile a quelli attuali ma ci saranno meno trentenni e quarantenni e molti più cinquantenni e sessantenni. L età normale o modale non sarà quindi più trent anni ma sarà arrivata addirittura a 60 anni. La tendenza debole, ed ancora da verificare nella sua positività, di aumento della popolazione nell area obiettivo 2 registrata nell anno 1998 si consoliderà solo se tali comuni riusciranno attraverso opportunità di lavoro a contrastare l emigrazione e godranno di una capacità di attrazione pari, o meglio maggiore, a quella della provincia perché solo così si potrà contribuire a consolidare il trend positivo. All interno dell immigrazione, che acquista sempre maggior significatività, negli anni recenti si registra il fenomeno dell immigrazione straniera che inizia ad assumere rilievo all interno del contesto locale sia come elemento strutturale e irreversibile sia per il suo impatto sociale. Gli stranieri residenti al 31 dicembre 1998 hanno superato quota con un incidenza percentuale pari circa al 2% 12 della popolazione complessiva, provenienti principalmente, in ordine di importanza, dai paesi dell Europa non comunitaria, del Maghreb e dell Unione europea. 10 Considerando l influenza della mortalità bisogna che ciascuna coppia generi mediamente circa 2,2 figli perché l ammontare della popolazione sia pari a quello della generazione attuale. Attualmente in Trentino il numero medio di figli si attesta tra 1,2 e 1,3 figli per coppia, di conseguenza la popolazione è destinata a ridurre il suo ammontare (movimento migratorio a parte). 11 La percentuale complessiva dei maschi nella popolazione è scesa dal 49,1% del 1961 all attuale 48,7%. 12 In Trentino l incidenza raggiunta dalla componente immigrati è pari al 2,2%, dato molto prossimo alla media nazionale, dove il peso degli stranieri residenti regolarmente risulta del 2%. 18

19 2.3.6 Saldo naturale e Saldo migratorio Come si è già potuto osservare la dinamica della popolazione di un territorio è il risultato degli andamenti della componente naturale e di quella migratoria. Tasso di natalità Tasso di mortalità Saldo naturale Tasso di attrazione Tasso di repulsione Saldo migratorio Obiettivo 2 9,6 12,5-2,9 22,0 18,1 3,9 Provincia 10,3 9,7 0,6 25,5 19,8 5,7 I dati riportati nella tabella sono calcolati considerando gli ultimi tre anni ( ) e rapportando il valore assoluto a abitanti. Analizzando le due componenti (naturale e migratoria) che concorrono alla dinamica della popolazione si può osservare che ben 45 comuni dell area obiettivo 2 hanno saldo naturale negativo e di questi 11 mostrano anche il saldo migratorio negativo. Come noto il saldo naturale, calcolato come differenza fra nati e morti, misura quanto concorre la popolazione residente in un determinato comune allo sviluppo della popolazione; il saldo migratorio, calcolato come differenza fra gli iscritti e i cancellati nell anagrafe di un comune, quantifica invece il contributo di popolazioni di altri comuni o stati allo sviluppo della popolazione di un comune. Nell area analizzata ci sono 4 comuni che si trovano in una situazione molto critica e più precisamente con il tasso di natalità e il tasso di attrazione inferiori alla media provinciale e contemporaneamente con il tasso di mortalità e il tasso di repulsione sempre superiore alla media provinciale. Nella tabella sono riportati i comuni appena considerati. Tasso di natalità Tasso di mortalità Saldo naturale Tasso di attrazione Tasso di repulsione Saldo migratorio Cimego 7,3 10,6-3,3 24,4 20,4 4,1 Pieve Tesino 8,1 16,6-8,5 19,6 22,1-2,6 Spera 10,0 11,3-1,3 23,8 21,3 2,5 Vallarsa 6,0 13,9-7,9 24,0 26,9-2,9 Se invece di far riferimento alle medie provinciali si prendono a riferimento le medie dell area obiettivo 2 nella medesima situazione appena descritta si trova il solo comune di Pieve Tesino. A livello trentino l andamento del saldo naturale e del saldo migratorio evidenziano comportamenti contrastanti. Mentre il saldo naturale diventa negativo dalla fine degli anni 70, salvo registrare dei valori positivi negli anni 90 ma che non segnano un inversione di tendenza ma solo l effetto del passaggio attraverso l età più fertile delle donne nate nei primi anni 60 13, il saldo migratorio diventa positivo dall inizio degli anni Il periodo ormai conosciuto come baby-boom. 19

20 E interessante notare come anche le classi giovani nello stesso periodo contribuivano alla formazione del saldo migratorio negativo, facendo perdere al Trentino migliaia di giovani di entrambi i sessi. Attualmente questa fuga sembra essere arginata mentre tra trent anni le previsioni demografiche sembrano indicare un importazione di migliaia di giovani di entrambi i sessi per compensare la scarsità di giovani indigeni. A questi, probabilmente, si deve la relativa tenuta della natalità che altrimenti potrebbe scendere a livelli più bassi di quelli attuali (10 nati annui per 1000 abitanti). Il tasso di attrazione e quello di repulsione ora raggiunto pari a circa 25 iscritti e 20 cancellati per 1000 abitanti sembra possa ragionevolmente essere ritenuto quasi stabile, con la tendenza ad un leggero aumento. Nell area obiettivo 2 i medesimi tassi registrano rispettivamente valori pari a 22 iscritti e 18 cancellati per abitanti. In presenza di scarsa natalità, e perciò di un saldo naturale negativo, e di un saldo migratorio decisamente positivo, è evidente che la popolazione della provincia di Trento tende ad essere sempre meno indigena e sempre più allogena, specialmente per quanto riguarda le classi più giovani. I comuni dell area obiettivo 2, come si è già notato, mostrano una dinamica poco vivace con prevalenza di comuni con saldo naturale negativo o nullo pari a oltre il 70% della popolazione considerata; la maggior parte di essi (45 comuni pari a circa il 73% della popolazione considerata) mostra ancora una capacità di attrazione maggiore di quella di repulsione e ben 38 comuni registrano un saldo migratorio superiore a quello registrato come media provinciale. Saldo naturale Saldo migratorio Numero Popolazione % comuni Positivo Positivo ,4 Positivo Nullo 0 0 0,0 Positivo Negativo ,6 Nullo Positivo ,2 Nullo Nullo ,5 Nullo Negativo 0 0 0,0 Negativo Positivo ,3 Negativo Nullo ,7 Negativo Negativo ,3 Totale La maggior parte delle iscrizioni anagrafiche, e di conseguenza anche delle cancellazioni, è un fenomeno interno al Trentino. Infatti, circa il 56% delle iscrizioni anagrafiche riguarda movimenti interni alla provincia, poco meno di un terzo dei nuovi iscritti proviene da altre provincie dell Italia e la restante quota da paesi stranieri. 20

21 2.3.7 Indicatori demografici Le prime presenze straniere in Trentino si hanno già agli inizi degli anni 80 ma è solo negli anni 90 che la consistenza degli immigrati stranieri diventa visibile raggiungendo nel 1998 una quota pari a circa il 13% delle iscrizioni anagrafiche 14. Questa quota di cittadini provenienti dall estero che si iscrivono nei comuni trentini appare abbastanza stabile ed oscilla tra l 11% e il 15%. Come è noto la popolazione può essere descritta sinteticamente attraverso indicatori: i più significativi, calcolati con riferimento all anno 1998, sono riportati nella tabella di seguito: Zone Descrizione Indice di vecchiaia Indice di ricambio Indice di struttura Indice di carico sociale Indice di carico sociale giovani Indice di carico sociale anziani 1 Alta Valle di Non 139,9 113,7 94,1 55,8 23,3 32,5 2 Bedollo e Valle dei Mocheni 135,9 104,8 90,3 58,6 24,8 33,8 3 Valli Giudicarie 122,6 103,8 87,3 50,3 22,6 27,7 4 Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi 161,6 121,2 88,8 57,6 22,0 35,6 5 Valle di Cembra 138,4 120,1 80,9 56,3 23,6 32,7 6 Vallarsa e Luserna 199,0 166,2 99,2 49,8 16,7 33,2 Obiettivo 2 142,8 115,8 89,1 54,3 22,3 31,9 Provincia 121,3 113,8 89,7 48,1 21,7 26,3 1. indice di vecchiaia = ((pop 65-w)/(pop 0-14))*100 L indice di vecchiaia risulta dal rapporto, in percentuale, tra la popolazione con 65 anni e oltre e quella tra 0 e 14 anni. E un indicatore che permette di apprezzare l incidenza della popolazione convenzionalmente definibile come anziana su quella giovanile. I valori superiori a 100 denotano uno squilibrio nel senso di un maggior peso degli appartenenti alla cosiddetta terza età. In Trentino l indice è superiore a 100 già dal 1991 e nell anno 1998 ha raggiunto la quota di 121,3 ed è triplicato dal 1962 quando si attestava sul 42%. Tra trent anni le previsioni demografiche confermano quanto evidenziato finora dall analisi. Il continuo ma inarrestabile invecchiamento della popolazione farà sì che tale indice probabilmente raggiungerà la soglia del 200%, il che equivale a dire due anziani per ciascun giovane. 14 Gli iscritti sono pari a circa persone e sono provenienti sia dai paesi dell Unione europea sia da altri paesi stranieri. 21

22 L area individuata per l obiettivo 2 si trova attualmente in una situazione peggiore della media provinciale mostrando un indice di vecchiaia pari a circa 143%. Utilizzando come parametro di riferimento l indice provinciale si può osservare come 43 comuni per un totale di oltre abitanti pari in termini percentuali a circa il 67% mostrano valori superiori al parametro di riferimento; se invece per tale riferimento viene considerato l indice complessivo dell area obiettivo 2 solo 26 comuni per una popolazione pari a circa il 42% è sopra la soglia di riferimento. 2. indice di ricambio della popolazione attiva (o di sostituzione) = ((pop 60-64/(pop 10-14))*100 L indice di ricambio è calcolato come rapporto fra coloro che stanno per uscire dalla popolazione attiva (classe di età anni) e coloro che stanno per entrarvi (classe di età 10-14) e permette di misurare seppur in linea teorica la difficoltà o la facilità dei giovani di trovare lavoro. Valori dell indice molto vicini a 100 rappresentano una situazione di equilibrio, valori inferiori indicano qualche difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro dei giovani se non in presenza di un economia in crescita o bisognosa di nuova occupazione mentre valori superiori dovrebbero consentire un più agevole collocamento di coloro che alimenteranno la popolazione attiva. Quanto appena evidenziato è l interpretazione corretta ma teorica dell indice di sostituzione perché nella realtà bisogna che gli ingressi si combinino con le uscite oppure che i posti di lavoro lasciati liberi non vengano soppressi. In Trentino come nel sottoinsieme dei comuni dell obiettivo 2 tale indice è superiore a 100 e sembra confermare una facilità per i giovani di inserirsi nel mondo del lavoro anche in presenza di una imperfetta sostituibilità dei lavori. 3. indice di struttura = ((pop 40-64)/(pop 15-39))*100 L indice di struttura è calcolato come rapporto tra la popolazione compresa tra i 40 anni e i 64 anni e quella compresa tra i 15 anni e i 39 anni, che in futuro sarà destinata a sostituirla. 22

23 La popolazione trentina si colloca tra le popolazioni stazionarie o crescenti 15 e mostra tra l altro come la popolazione in età lavorativa sia relativamente giovane, ciò in conseguenza sia della presenza nella classe anni dei vertici di natalità assoluta nei primi anni sessanta sia dall assenza, nella classe anni, dei non nati o dei morti nel quinquennio della seconda guerra mondiale. La realtà provinciale e quella considerata come area obiettivo 2 in tal caso mostrano valori più o meno simili ed inferiori al indice di carico sociale (o di dipendenza) = ((pop pop 65-w)/(pop 15-64)) *100 L indice di carico sociale esprime, in termini percentuali, la parte della popolazione che in linea del tutto teorica dipende, perché giovanissima o anziana e quindi senza autonomia di sostentamento, da coloro che sono in età lavorativa. L indice di conseguenza incorpora in sé sia l organizzazione e le convenzioni sociali sia il grado di sviluppo di un paese. Nella realtà l insieme della persone che sono per i più disparati motivi privi di sostentamento sono in numero maggiore. Nella tabella, da ultimo riportata, tale indice viene suddiviso in due parti (indice di carico giovani e indice di carico anziani) per valutare quanto concorrono le due componenti alla formazione dell indice suddetto. Con il continuo invecchiamento della popolazione e la sostanziale stabilità invece della componente giovanile nell indicatore analizzato sia a livello provinciale sia per l area obiettivo 2, si rileva il maggior peso della quota degli anziani al numeratore dell indice. A conferma di quanto finora descritto, nei comuni dell area obiettivo 2 la componente anziana assume un incidenza maggiore che a livello provinciale e misurabile in circa 6 punti percentuali. Il carico sociale dei giovani, da mantenere direttamente e far crescere, non è analogo a quello degli anziani, in massima parte economicamente autosufficienti o quasi, e dipendenti dalle persone in età lavorativa indirettamente dal punto di vista economico, direttamente più che altro dal punto di vista assistenziale. Dagli indicatori analizzati si evidenzia nell area obiettivo 2 una popolazione complessiva che nel 1998 mostra una seppur lieve crescita ma che in prospettiva diventa stabile se non negativa nuovamente. La stessa aumenta, quasi esclusivamente grazie alla componente migratoria, con una progressiva e continua maggior rilevanza della componente anziana a fronte di una componente giovanile 15 La popolazione sarebbe risultata decrescente per valori dell indice superiori a

24 2.3.8 Cause dello spopolamento più o meno costante e con ancora relativa facilità nell inserimento nel mercato del lavoro. Le medesime valutazioni possono essere effettuate per la popolazione trentina nel suo complesso anche se quest ultima evidenzia una maggior dinamicità nel suo evolversi riuscendo ad attenuare gli effetti negativi derivanti da un inarrestabile invecchiamento della popolazione. Lo spopolamento deriva dalla progressiva concentrazione della popolazione provinciale nei centri a maggiore densità abitativa, ed in particolare in quelli superiori ai abitanti, dove oggi risiedono oltre tre trentini su cinque (nel 1951 in essi si trovava poco più della metà della popolazione). Sono soprattutto le realtà comunali di alta montagna a perdere residenti, a favore dei centri situati più a valle, e specie di quelli collocati sull asta del fiume Adige e nella Busa gardesana. Lo spopolamento delle zone di montagna è il risultato del processo di industrializzazione del territorio e della perdita di centralità dell agricoltura, il passaggio da una società contadina ad una società industriale. Fenomeno peraltro simile a quello che si è verificato a livello italiano e probabilmente seppur in maniera meno evidente anche a livello europeo. In realtà molto piccole e di montagna come quella trentina il passaggio da una realtà contadina ad una industriale è maggiormente marcato perché ciò è andato a coincidere con lo spopolamento della montagna e a determinare una struttura demografica di queste collettività sbilanciata a favore degli anziani. L industrializzazione del Trentino ha comportato posti di lavoro lungo le direttrici di traffico, e principalmente lungo l asta dell Adige. I posti di lavoro sono stati l elemento prioritario nello spostamento dei lavoratori e delle famiglie e parallelamente ciò ha modificato anche l offerta di servizi, soprattutto pubblici. Nelle comunità di fondovalle si hanno lavoro e servizi, nelle comunità di montagna si ha solo un agricoltura sempre meno remunerativa e onerosa. Pertanto tra le cause dello spopolamento sono anche da far ricadere la sempre più progressiva mancanza di servizi di base, il diradamento dei punti commerciali e una progressiva carenza di sistemi di vitalità sociale, curati in particolar modo nel Trentino dalle associazioni di volontariato. Nell ultimo decennio le politiche sia provinciale sia europea di sostegno agli squilibri territoriali hanno permesso un rallentamento di questo fenomeno e la presenza di segnali seppur timidi di vitalità della montagna. Sono state realizzate ad esempio politiche locali finalizzate a mantenere la popolazione nei comuni (esempio premi per la natalità e/o nuove residenze) o provinciali che sostengono 24

25 la montagna considerata anche elemento di rilievo per la salvaguardia dell ambiente e dell ecosistema montano. Si veda principalmente in tal senso la legge provinciale della montagna e quella del commercio. Altri tipi di intervento a favore della natalità e interventi di cura sono stati realizzati dalla Regione Autonoma Trentino Alto Adige che in detto campo ha una competenza integrativa secondo lo Statuto di Autonomia. 2.4 Caratteristiche della Struttura economica L economia provinciale appare assai diversificata. A livello settoriale rispetto ai valori medi riscontrabili a livello nazionale vi è una più elevata presenza del terziario ed una minor incidenza del settore secondario. Il tessuto produttivo della provincia si basa su numerose piccole se non piccolissime imprese, molte delle quali a carattere artigianale e con una significativa prevalenza per il settore dei servizi che si rafforza sempre più. Infatti, il settore dei servizi acquisisce sempre maggior importanza fra gli occupati della provincia (nel 1998 il 66% del totale) anche se il valore aggiunto per occupato ha, ancora, una maggior redditività nel settore industriale (104 milioni di lire il valore aggiunto dell industria e 98 milioni di lire quello dei servizi). Agricoltura Industria Servizi Totale Occupati Valore aggiunto per occupato 75,12 104,34 97,72 98,29 I dati riportati si riferiscono alle previsioni della contabilità provinciale relative all anno 1998 e sono espressi rispettivamente in migliaia per gli occupati e in milioni di lire per il valore aggiunto per occupato. 25

26 2.4.1 Il settore primario Il settore primario (agricoltura e silvicoltura) in Trentino impiega una quota relativamente ridotta di occupati, gli stessi costituendo un po meno del 6% del totale e registrando una sostanziale stabilità seppur con una tendenza negativa. Valutando il settore attraverso l evoluzione nel tempo della produzione lorda vendibile 16 si osserva come lo stesso abbia mantenuto, pur in presenza di annate più o meno redditizie, una buona capacità di connessione con il mercato e con le richieste da esso pervenute. L agricoltura trentina si caratterizza per i vincoli tipici di un agricoltura di montagna: costi di produzione elevati, competizione per l uso della risorsa terra, frammentazione aziendale. Le principali componenti della produzione lorda vendibile si sostanziano nella frutticoltura, nella viticoltura e nella zootecnia oltre alla prima trasformazione 17. Frutticoltura Viticoltura Colture Zootecnia Prima Silvicoltura Totale erbacee Trasformazione 28,5 17,3 2,1 19,4 25,4 7,3 100 I dati riportati si riferiscono alla composizione percentuale della produzione lorda vendibile dell agricoltura e della silvicoltura relativa all anno 1996 L agricoltura e la silvicoltura, in un territorio quale quello della provincia di Trento, assumono anche un ruolo aggiuntivo rispetto a quello più squisitamente economico. Infatti, con l ausilio del settore primario si mantiene coltivato il territorio, sostenendo indirettamente il comparto turistico, e si frena lo spopolamento della montagna. 16 La produzione lorda vendibile rappresenta la quantificazione monetaria dei beni prodotti dalle imprese del settore agro-forestale e destinati al mercato. 17 La prima trasformazione quantifica il valore aggiunto generato dalle fasi successive alla produzione agricola. 26

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