Vice Presidente Confagricoltura
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- Bartolommeo Pinto
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1 TRASCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Ezio Veggia Vice Presidente Confagricoltura EZIO VEGGIA: Buongiorno a tutti. Voglio ringraziare gli organizzatori per aver dato anche al rappresentante dell agricoltura la possibilità di intervenire a questo importante convegno. Noi come Confagricoltura non abbiamo la pretesa di avere le idee così chiare da poter elaborare da soli un modello per lo sviluppo futuro che sia in grado di dare all umanità cibo, energia e tutto quanto è necessario, anche se ci sembra utile ricordare che, prima dello sviluppo che c è stato dopo la scoperta del fossile, tutto quanto veniva fornito comunque dal settore primario. Però abbiamo dei punti chiari che possono essere sviluppati e che sicuramente, dal nostro punto di vista, possono apportare anche una vena di ottimismo per il futuro. Se parliamo di sostenibilità e ci riferiamo a questi ultimi cinquant anni, molto velocemente possiamo ricordare che negli anni Sessanta, soprattutto nel dopoguerra, la sostenibilità era 1
2 sostanzialmente economica. Tutto ciò che stava in piedi economicamente andava bene, non si facevano tante elucubrazioni : se un progetto, un lavoro, stava in piedi economicamente era un buon affare, altrimenti non lo si realizzava. Col tempo ci siamo accorti che questo modo di ragionare non era più sostenibile ed è nato un concetto un po più elaborato di sostenibilità, che teneva conto dei tre aspetti, non solo quello economico ma anche quello sociale ed ambientale. Successivamente ci siamo accorti che ciò che è sostenibile non è così semplice da definire. Proprio prima è stato ricordato ad esemepio che un nuovo aspetto della sostenibilità è anche quello della sostenibilità istituzionale. Dall Europa ci arrivano indicazioni che bisogna tenere conto anche dell aspetto smart ed inclusive, cioè la sostenibilità non può essere disgiunta dallo sviluppo tecnologico e, nello stesso tempo, non ci si può dimenticare di inserire tutti quanti nel processo di sviluppo. Per quanto riguarda l agricoltura viene spontaneo riferirsi al tema che oggi è molto di moda, quello di EXPO 2015: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Noi preferiamo andare oltre a questa concezione e parlare anche di nutrire il suolo. Perché per nutrire il pianeta bisogna prima di tutto nutrire il suolo. Perché sia il cibo, che eventualmente l energia, le fibre e tutto quello che si può trarre dal settore primario, si possono profurre solo se il suolo è fertile. In questi ultimi anni abbiamo visto, soprattutto nella zona europea, un cambiamento di mentalità per quanto riguarda la dieta. Nel mondo che vine comunenmente definito occidentale, in particolare in Europa, molto di meno negli Stati Uniti, ci stiamo indirizzando sempre di più verso una dieta vegetale, sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista della richiesta del consumatore : si sta abbandonando sempre di più la dieta legata alla carne, alle proteine dovute alla carne. Che questo sia un 2
3 bene o un male, non sta a me giudicarlo. Sicuramente una certa riduzione, anche dal punto di vista sanitario, non è male. Noi però dal punto di vista agricolo stiamo notando una trasformazione. Voglio farvi un esempio molto semplice. In Sicilia c era sempre stata una zootecnia abbastanza importante, ora è ridotta all area di Ragusa. Cosa succede : nei terreni dove si produceva da sempre grano, di ottima qualità, grano duro, si sta verificando una riduzione preoccupante della sostanza organica nel terreno. Da una percentuale ottimale del 4% o anche del 5%, in alcune aree siamo arrivati all 1%. E questo perché un tempo, anche se non c erano le politiche della PAC a sostenerlo, si praticava naturalmente la rotazione; e la rotazione la si faceva con la Sulla che è una pianta miglioratrice, azotofissatrice, che riportava la sostanza organica al terreno. Ora la Sulla non la si coltiva più perché non c è richiesta di mercato. La Sulla era un foraggio che serviva per alimentare le mandrie, per alimentare la zootecnia. Quindi cosa sta succedendo: è iniziato un processo di desertificazione. Perché non dobbiamo immaginare che desertificazione voglia dire: il deserto che avanza. Desertificazione vuol dire che il terreno sta gradualmente perdendo la sua capacità produttiva. Ora dobbiamo ritornare il più possibile ad una visione equilibrata, ad un economia circolare. Possiamo dire che in questi ultimi anni abbiamo avuto, nuovi sviluppi tecnologici, grazie alle energie rinnovabili che, per quanto riguarda il settore prettamente agricolo, si sono sviluppate nell ambito della produzione di biogas e biometano. Oggi il biometano non è ancora una realtà, ma in realtà il biogas contiene già il 50% di biometano e con questo si produce energia elettrica. In futuro sicuramente l energia elettrica non sarà l obiettivo principale da ottenere con il biogas-biometano. L obiettivo prncipale dovrà essere l energia chimica sotto forma di CH4. Non va sottovalutato che la produzione di energia rinnovabile da biogas-biometano porta con se 3
4 l enorme vantaggio, con la digestione anaerobica, di permettere un equilibrio di ritorno al suolo di sostanze organiche fertilizzanti. Adesso non voglio entrare troppo nel tecnico, però la produzione di biogas la si fa oggi soprattutto con sottoprodotti aziendali, con reflui aziendali, con sottoprodotti dell agroindustria e solo in minima parte con il mais, come viene spesso illustrato in alcune trasmissioni televisive che sono un po troppo di parte. Perché gli stessi produttori si sono nel tempo specializzati per utilizzare prodotti di basso costo per la oroduzione del biogas. Ecco, noi parlando di settore agricolo stiamo puntando ad un economia circolare. Stiamo puntando, in collaborazione anche con Fiat, a raggiungere il concetto dell energy independent farm. Cioè un azienda agricola che arrivi ad essere completamente indipendente dal punto di vista energetico, sia per quanto riguarda il biocarburante da utilizzare nei trattori a metano, ma sia soprattutto per quanto riguarda la concimazione, non più di origine fossile ma di origine organica, completamente indipendente dal fossile. E questo sarebbe un grande passo avanti perché utilizziamo semplicemente un dono straordinario della natura, cioè la foglia. La foglia, con la fotosintesi clorofilliana è un pannello fotovoltaico naturale. Ma va anche oltre il pannello fotovoltaico. Sappiamo i limiti del fotovoltaico: un elettrone in grande abbondanza solo quando c è sole e quando c è vento. Noi invece riusciamo a fare energia chimica, energia chimica sotto forma, come dicevo prima, di CH4. Che poi può essere utilizzato in mille modi, può essere utilizzato direttamente come biocarburante oppure può essere immesso in rete per fare calore o per essere utilizzato con elevata efficienza nelle centrali termoelettriche. 4
5 Qual è l obiezione che ci viene sempre messa davanti: ma voi dovete fare food!!. Lo sappiamo benissimo. Il principale obiettivo, quasi una vocazione, dell agricoltore, è quello essenzialmente di produrre cibo per la popolazione. E su questo punto siamo perfettamente d accordo. Però, come dicevo prima, dobbiamo avere i terreni fertili. E siamo in grado di produrre cibo anche facendo altro. Ad esempio, proprio un mese fa, siamo riusciti a livello europeo ad apportare una modifica al Dossier sull ILUC. L ILUC è un concetto piuttosto complesso. Si è stabilito che se noi destiniamo, nei Paesi avanzati, una parte di terreno non al cibo ma ai biocarburanti o all energia, in un altra parte del pianeta più povera ci sarà qualcuno che dovrà disboscare un ettaro di foresta per produrre questo cibo che viene a mancare. Allora sono state messe delle regole ferree su quello che si può utilizzare per produrre biofuel. Cioè non il mais, non delle materie direttamente destinate al food, ma sottoprodotti, come si diceva, reflui. E siamo riusciti a far passare un concetto per cui una coltura intercalare inserita tra due colture food, faccio un esempio molto classico: grano, che si raccoglie a giugno, poi lo risemino a ottobre, novembre, e poi faccio di nuovo grano. Benissimo, se io però nello spazio intermedio, tra le due classiche colture food, riesco a coltivare un altra pianta che posso dedicare ad altri indirizzi, questo può essere utilizzato col biofuel. Stiamo lavorando con gli israeliani per mettere a dimora dei cicli di mais molto corti che possono essere irrigati con un irrigazione a goccia utilizzando quello che è ad esempio un sottoprodotto della produzione di biogas che, con un utilizzo minimo di acqua, riesce a dare delle ottime produzioni. Nello stesso tempo, questa coltura intercalare vuol dire una ulteriore vegetazione che assorbirà altra CO2 dall atmosfera. Questo per dire che la tecnologia ci offre tantissime opportunità. Bisogna 5
6 naturalmente muoversi in un ottica di sostenibilità. Chiaramente non è che dobbiamo sprecare più risorse di quelle che andiamo a rigenerare come energie rinnovabili. Vorrei ricordare che dobbiamo anche valutare il ritorno dal punto di vista di creazione di nuovi posti di lavoro. L Italia è, grazie all epoca di Mattei, la seconda produttrice al mondo di tutto ciò che è componentistica per quanto riguarda il settore gas, metano in prima posizione. Quindi abbiamo una grande conoscenza in questo campo. Fiat ha puntato parecchio sul metano come energia rinnovabile dal punto di vista della locomozione, mentre invece in Europa, che è molto influenzata dai francesi e dai tedeschi, si è puntato quasi tutto sull elettrico. Ora, mentre in città l elettrico ha uno sviluppo futuro certo, per quanto riguarda i camion, per quanto riguarda i trattori, per quanto riguarda le navi, per quanto riguarda i consumi importanti di energia, non è che possa avere altrettante possibilità di sviluppo. Grazie al sostegno di Fiat si è organizzato, non più di un mese fa a Bruxelles, un convegno dove sono stati invitati i decisori politici per quanto riguarda la mobilità sostenibile rinnovabile, per far capire che non esiste solo l elettrico ma esistono anche alternative. In quest occasione è venuto fuori che in un possibile sviluppo futuro di utilizzo di biometano, addirittura il biometano potrebbe diventare carbon-negative rispetto all elettrico che, sappiamo, non ha emissioni ma non può certo risucchiare CO2 dall atmosfera. Perché carbon-negative? Non voglio tediarvi e sarò sintetico: perché il biogas che viene riprodotto dalla fermentazione anaerobica è composto al 50% di CH4 e per un 48% di CO2. Oggi noi non abbiamo le tecnologie sostenibili economicamente per trattenere questa CO2, però ci stanno lavorando in molti. La Volkswagen ad esempio ha fatto un impianto dove c è una pala eolica, dove quando si produce energia elettrica in 6
7 sovrabbondanza viene prodotto idrogeno che poi, successivamente, con questo CO2 produce metano di sintesi. Chiudiamo questa parte un po tecnica, però questo per dire che ci sono enormi possibilità. Quello che noi possiamo fare come agricoltori, se la politica ci dà l opportunità di lavorare, è quello di impostare un ciclo di sequestro del carbonio con ritorno al suolo. Un po il contrario di quello che è stato fatto col grande utilizzo delle fonti fossili, dove si son presi atomi di carbonio, di idrocarburi, dal sottosuolo: si toglie l energia, quello che rimane va in atmosfera. Noi possiamo invece riportare, con la concimazione organica al terreno, una percentuale di sostanza organica dall 1% al 5%, e quindi c è un sequestro di carbonio che viene ristoccato nel suolo con un miglioramento dal punto di vista ambientale, soprattutto con un forte miglioramento dal punto di vista della fertilità del terreno in modo da poter svolgere questa nostra funzione principale che è quella di produrre food, di produrre qui in Italia materie prime di ottima qualità per tutto ciò che è il made in Italy del nostro agroalimentare. Quindi tutto sommato noi agricoltori siamo ottimisti. Noi di Confagricoltura in particolare non appoggiamo, non abbracciamo quella visione che invece viene portata avanti da altri, della decrescita felice. Noi pensiamo invece che ci debba essere un intensificazione sostenibile. I nostri terreni in questi ultimi anni sono stati in parte abbandonati. Voglio ricordare che solo dieci anni fa l Europa dava dei contributi a noi agricoltori perché tenessimo delle terre a riposo, cioè perché non coltivassimo quei terreni. Oggi questo è superato. Oggi dobbiamo coltivare con intelligenza i terreni svolgendo anche una funzione importantissima che è quella della manutenzione del territorio, è quella di cercare di 7
8 prevenire il dissesto idrogeologico: sappiamo benissimo che se il territorio viene mantenuto costantemente secondo le regole dei nostri padri, non succedono grossi disastri; se invece viene abbandonato a se stesso, dopo alcuni anni può capitare di tutto con dei costi poi gravosissimi per poter ripristinare tutto quanto. Quindi dal punto di vista del compito che abbiamo di produrre cibo per l umanità, crediamo di poter vincere questa sfida. Occore però produrre cibo sicuro, cibo a prezzo accessibile per tutti. Questo è un altro aspetto molto importante che non va sottovalutato. Pensare infatti di poter fare piccolissime aziende che producono solo eccellenze e che in questo modo si possa risolvere il problema del food per tutta la popolazione, non è sostenibile. Questo sicuramente è una gran bella cosa per mantenere delle tipicità che noi abbiamo, che vanno valorizzate e mantenute. Ma non è questa la soluzione per risolvere il problema del cibo per i 9 miliardi di persone che popoleranno la terra nel La FAO in uno studio ha previsto che il passare da 7 a 9 miliardi comporterà un aumento del 60% di produzione di food al mondo. Non è tanto. Con le tecnologie che abbiamo oggi e con quelle che avremo nell immediato domani, anche con un utilizzo più intelligente dell acqua, senza sprechi, riteniamo che non ci sia nessun problema a produrre questo 60% in più. Abbiamo visto cosa possiamo fare con nuove tecnologie in questi ultimi anni e, a questo proposito, voglio approfondire ancora un concetto: gli incentivi sulle energie rinnovabili nel settore fotovoltaico ed eolico sono state destinate solo in minima parte al settore agricolo. è stato uno sviluppo in mano ad altri e non ha portato beneficio né in termini di posti di lavoro stabili, né in altre situazioni. Lì la politica ha un po toppato, avrebbe potuto utilizzare molto meglio quelle risorse, però sbagliando si impara. Per quanto riguarda il biogas 8
9 invece le cose sono andate molto diversamente. Solo nei pochi casi in cui gli impianti sono stati atti puramente speculativi, realizzati da chi non era agricoltore e che quindi ha determinato profonde turbative nel territorio, solo in questi casi sono nate proteste e contestazioni. Quando invece l impianto è stato inserito in una realtà esistente, parlo di un azienda cerealicola o zootecnica, si è rilevato grosso vantaggio perché ha portato benefici di vario tipo all azienda ed ha permesso alle stalle e alle attività produttive tradizionali di continuare ad essere competitive. Riteniamo che nell utilizzo integrato di tutte queste possibilità, grazie alle nuove tecnologie che possono arrivare in un futuro, noi riusciremo a fare delle aziende agricole completamente indipendenti dal fossile che potranno produrre di più a prezzi assolutamente competitivi. La nostra sfida è grande ma noi crediamo di poterla superare. Grazie. 9
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