Cremona ATTI DEL CONVEGNO

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1 Ente Regionale per i servizi all agricoltura e alle foreste Associazione Provinciale Allevatori sezione suinicoltori Cremona ATTI DEL CONVEGNO RIDUCIAMO I COSTI AUMENTANDO NATALITÀ E SVEZZATI CREMONA, 30 ottobre 2004

2 ELENCO PUBBLICAZIONI (aggiornamento settembre 2005) E.R.S.A.F SUINICOLTURA: ATTI DI CONVEGNI Produzione e contrattazione: nuovi orizzonti nei servizi ai mercati suinicoli 1990 Suini da lettiera: una vera alternativa? 1992 Direttive CEE: nuovi vincoli per la suinicoltura o fattori di successo? 1993 La fecondazione artificiale del suino Il costo di produzione del suino: conoscere Suino ma quanto costi? 1996 La riproduzione della scrofa La riproduzione del suinetto L ingrasso del suino Patologie globali del suino Strategie per contenere gli scarti 2001 Alimentazione liquida dei suini COMPARTO SUINICOLO (disponibile sul sito internet di ERSAF Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2000 Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2001 Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2002 Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2003 Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2004 Il mercato dei suini: produzioni e consumi 2005 COMPARTO CARNI BOVINE, OVICAPRINE E AVICUNICOLE (disponibile sul sito internet di ERSAF Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunuicole 2003 Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunuicole 2004 Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunuicole 2005 PRODOTTI AGROALIMENTARI Atlante dei prodotti tipici e tradizionali (Libro) Carni e salumi della Lombardia (Opuscolo) Carta dei prodotti tipici della Lombardia (Opuscolo) Frutta, Ortaggi e Oli della Lombardia (Opuscolo) Latte e Formaggi della Lombardia (Opuscolo) Luoghi e sapori di Lombardia (Libro) Parchi e sapori di Lombardia (Libro) Prodotti lombardi a DOP e IGP (Libro) Sapori di stagione -Ricette di Lombardia (Opuscolo) ARBORICOLTURA E FORESTE Aspetti della gestione fitosanitaria degli ecosistemi forestali della Lombardia (Libro) Castagne e castagneti delle terre lariane (Opuscolo) Forestazione urbana della Lombardia (Libro) Foreste di Lombardia (Opuscolo) Gli insetti parassiti del pioppo (Opuscolo) Gli interventi di riqualificazione ambientale lungo le sponde del fiume Mella in Comune di Brescia (Libro) Gli uccelli del Parco del Mella (Libro) Guida per scelta delle piante forestali in vivaio (Opuscolo) I boschi del lago (Libro) I tipi forestali della Lombardia Chiave dicotomica (Libretto) I tipi forestali della Lombardia Inquadramento ecologico per la gestione dei boschi lombardi (Libro) I tipi forestali della Lombardia Manuale di formazione (Libro) Il mio bosco (Opuscolo) Il parco del Mella Un idea da coltivare La bassa via del Garda (Opuscolo) La castanicoltura in Lombardia (Libro) La ricerca dei popolamenti da seme di latifoglie nella regione Lombardia (Libro) Lo stato delle foreste lombarde (Libro) Manuale sulla valutazione degli assortimenti legnosi ritraibili dalle specie legnose pregiate (Libro) 2

3 Pioppicoltura: Produzioni di qualità nel rispetto dell ambiente (Libro) Studi e ricerche a tutela della biodiversità delle specie forestali in Lombardia (Libro) PEDOLOGIA E AGROMETEOROLOGIA Anno Agrometeo 2001 (Libro + cd rom) Carta dei suoli della Lombardia - 1: (Opuscolo + Carta) Carta d orientamento podologico per l arboricoltura da legno della pianura lombarda (Opuscolo + Carta) Climi e suoli lombardi (Libro + cd rom) D.A.F.M.E. - Dati AgroFeno Meteo Eventi (cd rom) Due secoli di osservazioni meteorologiche a Mantova: Aspetti scientifici e storici (Libro) I dati del progetto DUSAF (Destinazione d Uso dei Suoli Agricolo-Forestali) (cd) I quaderni della ricerca n 35 anno (Libro) I quaderni della ricerca n 45 anno (Libro) I suoli (Libro) L uso degli elicotteri nella difesa fitosanitaria della vite in Oltrepo Pavese (Libro) Suoli e Paesaggi della pianura lombarda Libro + cd rom) Un servizio meteorologico per la Lombardia(Libro) ALTRE PUBBLICAZIONI Atti del Convegno regionale sulla gestione della pesca in Lombardia alla luce della recente normativa (Libro) Gli Storioni in Lombardia (Libro) Fecondazione artificiale dei suini (Libro) 3

4 E.R.S.A.F. Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste Associazione Provinciale Allevatori sezione suinicoltori Cremona ATTI DEL CONVEGNO RIDUCIAMO I COSTI AUMENTANDO NATALITÀ E SVEZZATI Sabato 30 ottobre 2004 a cura di: Paolo Vittorio Beccaro - Ernesto Faravelli Cosmino G. Basile 4

5 INDICE Pag. Presentazione 6 Apertura dei lavori: PAOLO VITTORIO BECCARO 7 F. MAPELLI 10 Relazioni: CASIMIRO TAROCCO 12 COME RIEMPIRE REGOLARMENTE LE SALE PARTO S. FIONI 28 COME AUMENTARE LA FERTILITÀ DELLA SCROFA F. BERTACCHINI 43 COME SVEZZARE PIÙ SUINETTI Conclisioni: P. BACCOLO 72 Interventi: 73 5

6 PRESENTAZIONE L'allargamento del mercato europeo e la sua mondializzazione comporta, per tutte le nostre attività, la necessità di riorganizzare le singole fasi produttive al fine di reggere al contraccolpo delle produzioni di paesi che godono di costo meno elevati. In questa situazione diventa difficile immaginare un mercato favorevole che registra un aumento dei prezzi, in quanto la concorrenza che si viene ad instaurare porta, al contrario, ad una loro riduzione. È necessario quindi analizzare in modo dettagliato le singole fasi produttive al fine di evidenziare eventuali errori che dovranno essere eliminati o corretti così da ottenere produzioni più elevate e conseguentemente una riduzione dei costi fissi. Scopo dell incontro odierno è quello di individuare, all interno delle varie voci di costo, le eventuali economie attuabili tramite una più attenta gestione della produzione. In un allevamento i momenti più significativi sono legati alla fecondazione, al parto e allo svezzamento. La riduzione dei costi può essere ottenuta aumentando il numero di suinetti che l'allevamento può produrre nell'anno. Ciò è possibile solo se le scrofe partoriscono regolarmente almeno 2 parti all'anno e svezzano complessivamente almeno 21 suinetti. A tal fine è necessario analizzare l'andamento delle gestazioni, dei parti e dello svezzamento. Allo scopo, ad una corretta messa a punto della operatività manuale deve essere aggiunta un attenta sorveglianza epidemiologica. In assenza di ciò si moltiplicheranno gli effetti negativi che portano inevitabilmente ad una riduzione della produzione e quindi ad un aumento dei costi. Francesco Mapelli Presidente E.R.S.A.F. Milano Paolo Vittorio Beccaro Presidente Onorario Sez. Suinicoltori A.P.A. Cremona 6

7 PAOLO VITTORIO BECCARO Presidente Onorario Sezione Suinicoltori dell Associazione Provinciale Allevatori di Cremona A tutti Voi, auguro, anche a nome del consiglio della sezione suinicoltori dell APA di Cremona il benvenuto alla 10 a edizione di ITALPIG. In questi anni ITALPIG, con la mostra nazionale scrofette (quest anno è la sesta edizione), e con la mostra interprovinciale verri (quest anno e la quinta edizione), si è consolidata divenendo ormai un punto di riferimento per gli allevatori di suini. Queste manifestazioni hanno sicuramente stimolato l impegno al miglioramento genetico dei selezionatori della nostra provincia. Il miglioramento raggiunto ci permette oggi di gareggiare senza timori con gli allevatori di altre province riconosciute come riferimento per la selezione italiana. ITALPIG 2004 presenta in fiera circa 90 suini di razza pura. Quest anno vi sono 11 allevatori che partecipano alla mostra provinciale scrofette e alla mostra interprovinciale verri. La manifestazione odierna è il 20 convegno promosso dalla sezione suinicoltori. Negli anni, è diventata una tradizione e che ci ha permesso di affrontare molti argomenti, da quelli economici a quelli tecnici, analizzandoli per i vari momenti dell allevamento del suino. La nostra finalità è sempre stata quella di dare ai partecipanti delle notizie tecniche che gli permettesse di migliorare la natalità, la crescita giornaliera, l indici di conversione. In questo è stato attivamente partecipe per impegno e contributo sia formativo che informativo l Ente Regionale per i servizi all Agricoltura e alle foreste, L ERSAF. Per questo porgo il mio sentito ringraziamento, anche a nome della sezione, al Presidente dell ERSAF, il Dr. Francesco Mapelli che è con noi e a cui spetta la Presidenza del Convegno. Quest anno anno partecipato alla realizzazione anche: - Il settore Agricoltura Caccia e Pesca della Provincia di Cremona con la presenza del suo Assessore, il Dr. G. Toscani a cui do il benvenuto tra noi. e - il servizio assistenza tecnica agli allevamenti dell Associazione Regionale Allevatori Lombardi ARAL che ringrazio per il contributo che ci permetterà di avere dal Dr. Fioni. Ringraziamo inoltre, per aver accettato il nostro invito: il Dr. Paolo Baccolo Direttore Generale all Agricoltura della Regione Lombardia. Il dottor Baccolo è venuto in questi ultimi anni ai nostri incontri, ci ha sempre portato le ultime notizie e lo abbiamo sempre visto sensibile ai nostri problemi e di ciò Lo ringraziamo. Il Dr. Riccardo Crotti Presidente dell Associazione Provinciale Allevatori di Cremona. É un allevatore, da sempre sensibile e disponibile alle problematiche dei suinicoltori, ci è sempre stato particolarmente vicino nel promuovere le nostre realizzazioni. Per questo ritengo giusta la sede per porgerle un grazie a nome di tutta la sezione e degli allevatori cremonesi e affidargli il compito di moderatore del convegno. Desidero inoltre ringraziare per la sua presenza il Presidente dell A.N.A.S. Dott. Emilio Sbarra. L incontro di oggi è squisitamente tecnico 7

8 Negli anni passati si è visto come i buoni risultati d allevamento possono essere vanificati dalle malattie che possono agire in modo diverso negli allevamenti manifestandosi in forma subdola o eclatante, agendo su base infettiva, dismetabolica o manageriale. Si era quindi parlato delle patologie globali del suino. Il miglioramento delle produzioni però non è solo legato alle patologie, ma in molti casi è legato ad un complesso di fattori dipendenti dall ambiente e dal management con cui può anche interagire. La capacità produttiva degli allevamenti, evidenziato soprattutto dal numero dei suinetti prodotti e venduti, non ha importanza solo per i numeri che si possono raggiungere, ma è finalizzata soprattutto alla riduzione dei costi. Oggi per essere competitivi si deve essere in grado di far produrre e svezzare non meno di 21 suinetti all anno per scrofa. Per poter ottenere questo risultato è necessario una corretta messa a punto della operatività manuale nella fase di fecondazione- gestazione, parto-svezzamento. A tal fine abbiamo organizzato questo convegno RIDUCIAMO I COSTI AUMENTANDO NATALITÀ E SVEZZATI É sicuramente un tema che da sempre ha interessato gli allevatori e stimolato ricercatori, studiosi e tecnici e da chi, oltre alla ricerca, ha approfondito le conoscenze pratiche dei moderni allevamenti. Per questo abbiamo invitato: Il Prof. Casimiro Tarocco: Tutti conosciamo il Suo operato e conosciamo il Suo impegno per la suinicoltura. Mi è gradito ricordare un proficuo lavoro effettuato in collaborazione negli anni e successivi proprio nello studio e evidenziazione dell infertilità estiva. Un problema che forse, ancora oggi è fonte di studio.. So che in questi anni si è dedicato in modo nel sensibilizzare il rapporto uomo animale e ambiente animale, per questo gli abbiamo affidato il tema: COME RIEMPIRE CON REGOLARITÀ LE SALE PARTO Sicuramente ci porterà delle notizie utili da recepire per poi trasferirle nelle nostre attività quotidiane. Il Dr. S. Fioni: in questa occasione è tra noi per la prima volta. É un medico veterinario che ha operato come tecnico del servizio assistenza tecnica agli allevamenti dell ARAL e come tecnico dell APA di Cremona. In queste vesti molti di Voi avranno avuto la possibilità di conoscerlo ed è proprio per la sua esperienza e capacità che abbiamo avuto il piacere di invitarlo. Ci parlerà: COME AUMENTARE LA FERTILITÀ presentandoci dei dati originali emergenti dai controlli effettuati nelle aziende. Il Dr. Francesco Bertacchini: è tra noi per la prima volta. Laureato in Scienze delle Produzioni animali è un libero professionista che lavora nel settore suinicolo e ha prodotto un libro (Manuale di allevamento suino). Gli abbiamo affidato un tema che richiede notevole esperienza pratica: COME SVEZZARE DI PIÙ Argomento complesso se pensiamo alla variabilità delle stalle parto e agli interventi manuali necessari in questo settore. 8

9 Dalle esposizioni dei relatori, riteniamo che Voi possiate raccogliere quelle informazioni tecnico pratiche necessarie per cercare di risolvere eventuali problemi o cercare di capire quali sono i punti della vostra gestione che meritano di essere approfonditi. Nel chiudere questa mia presentazione mi sento di ricordare che i sistemi produttivi moderni richiedono interventi rapidi, precisi e possibilmente risolutivi per cui è necessario che ogni allevamento adotti un protocollo tecnico-operativo che permetta di raccogliere il maggior numero di informazioni al fine di permettere un anamnesi corretta agli eventuali problemi. Forse a qualcuno queste raccolte di dati possono sembrare una gran perdita di tempo e non determinanti, ma per la mia esperienza di zootecnico pratico, Vi posso garantire che solo una corretta raccolta di informazioni possono permettere la messa a punto di protocolli operativi che portano al raggiungimento di elevate produzioni e quindi ad una riduzione dei costi produttivi che, oggi, sempre più diventano indispensabili. Vi ringrazio per aver scelto di venirci ad ascoltare. Buon lavoro. 9

10 FRANCESCO MAPELLI Presidente Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste della Lombardia Voglio essere breve per lasciare più spazio ai relatori che quest anno sono tre e non due come il solito e tutti sappiamo che con l allungarsi dei tempi si corre il rischio di perdere attenzione e concentrazione. Volevo comunque fare una breve analisi sulle sfide che, a medio termine, il settore agrozootecnico in generale e di conseguenza quello suinicolo si troverà ad affrontare e a cosa dovremo puntare perchè le nostre produzioni possano continuare a mantenersi nel mercato. La PAC e la globalizzazione La prima pressione deriva dalla nuova impostazione della UE in materia di politica agricola all interno della comunità stessa che tende sempre più a diminuire gli importi destinati a qualsiasi misura di sostegno alle produzioni, siano questi premi o meccanismi di sostegno al mercato. La stessa tendenza è seguita per i rapporti commerciali con i paesi terzi che prevedono contingenti di importazione sempre più elevati, a fronte di una progressiva diminuzione dell importo delle restituzioni all esportazione e dei prelievi all importazione. In particolare per il settore suinicolo negli ultimi quattro anni il ricorso alle restituzioni per alleggerire il mercato interno è stato utilizzato per quote, sia in valore sia in volume, decisamente al di sotto del tetto previsto dagli accordi internazionali. Tutto ciò in un quadro mondiale che vede affacciarsi prepotentemente sul mercato nuovi paesi produttori. Di fatto le quote di esportazione europee sono diminuite, anche in ragione della parità EURO/Dollaro particolarmente penalizzante e della messa in atto di quote all importazione da parte della Russia, mentre l importazione dai paesi terzi è sensibilmente aumentata. Nel solo 2003 il tasso di importazione da paesi extracomunitari (in gran parte dal Brasile ma anche da Canada e USA) è cresciuto del 22%. Il dato tradotto in tonnellate ha un peso relativo in termini di volume ma è comunque un indicazione dell aggressività con cui i tre paesi citati ed in particolar modo il Brasile cercano la penetrazione nel mercato europeo. I PECO e la Cina Sempre sul fronte della concorrenza un altra sfida da vincere, anche se non nell immediato futuro, è rappresentata dall evoluzione cui andranno incontro i dieci paesi che hanno aderito in maggio all Unione Europea e la Cina. É pensabile che per ancora qualche anno la produzione dei PECO verrà assorbita dall aumento del consumo interno e comunque tutto il settore, che al momento è strutturalmente inadeguato, sarà rallentato da profonde ristrutturazioni. Anche la Cina consuma quello che produce e il consumo pro capite è ancora molto basso, ma, considerato che questo paese produce il 50% dei suini mondiali e ha un tasso annuo di crescita di oltre il 3% si intuisce che prima o poi si affaccerà sul mercato internazionale. Tutti i paesi citati godono di costi di produzione più bassi dei nostri. Canada e Usa possono contare su un più basso costo per l energia, l alimentazione e il benessere animale, Brasile, Cina e Peco in aggiunta possono contare anche su un minor costo della manodopera. Dal canto nostro siamo avvantaggiati dal cappello protettivo rappresentato dalle DOP e dalle IGP ma per il futuro, almeno per una parte delle nostre produzioni questo tipo di protezione potrebbe risultare insufficiente. 10

11 La riduzione dei costi è quindi la strategia che deve essere perseguita con tenacia per affrontare il futuro in modo competitivo. L ERSAF ha seguito questa strada in più di un convegno tecnico vi ricordiamo quello sul contenimento degli scartini e prima ancora sulla fecondazione artificiale. A proposito di quest ultima, proprio quest anno abbiamo pubblicato un manuale pratico sulla corretta esecuzione della F.A. che illustra tutta una serie di accorgimenti finalizzati ad aumentarne il margine di successo. Da parte nostra è stato messo un impegno notevole nel costruirlo e non abbiamo purtroppo le risorse per renderlo disponibile gratuitamente. Anche l argomento che verrà trattato oggi rappresenta uno dei tasselli principali nella strategia di riduzione dei costi. La produzione può essere aumentata aumentando la fertilità e ottenendo un numero di suinetti maggiore da ogni singolo riproduttore e aumentando il numero di quelli che supereranno lo svezzamento. NOTA a parte Prima di cedere la parola ai relatori, volevo fare un ultima comunicazione. Per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, in seguito al trasferimento di sede del nostro Ente, il servizio di segreteria telefonica e di fax su richiesta relativo ai mercati suinicoli è stato interrotto. Ci scusiamo per questo disguido, ma abbiamo incontrato una serie di ostacoli imprevisti e stiamo lavorando per ripristinarlo speriamo presto. Il servizio ha comunque continuato ad essere disponibile nel nostro sito INTERNET e, per gli utenti che non sono ancora dotati di questo mezzo, i nostri uffici, se contattati, hanno provveduto a diffondere l informazione. 11

12 CASIMIRO TAROCCO già Professore all Università di Bologna COME RIEMPIRE REGOLARMENTE LE SALE PARTO Se si osserva un tabulato dei parti settimanali di ogni azienda suinicola si vede come il numero di scrofe che hanno partorito, ad eccezione di qualche azienda, sia caratterizzato da un numero difforme di eventi, a volte meno del numero di gabbie presenti in quella settimana e raramente in numero pari o superiore alla disponibilità. Un esempio può essere quello riportato nella tabella 1 Settimana Numero femmine coperte Numero femmine che hanno Numero di suinetti svezzati partorito Media 12 coperture/settimana 83% portata al parto 10 scrofe svezzate/settimana Se si osserva con attenzione questa tabella il numero di coperture medio settimanale è corretto rispetto all obiettivo (12 coperture ogni settimana), che con una portata al parto dell 83% assicurano di riempire una sala parto di 10 gabbie. Il problema di questo allevamento è quello di non avere tutte le settimane 12 femmine da coprire perché in 16 settimane questo obiettivo è stato raggiunto solamente 3 volte mentre per tutte le rimanenti si è coperto di più o di meno rispetto al target. Questo ha avuto una palese influenza sul numero di svezzati perché la disponibilità di posti in svezzamento è dimensionata per 100 svezzati alla settimana. Per una regolare gestione occorrerebbe che il numero di svezzati fosse costante perché si potrebbe adottare con successo il tutto pieno- tutto vuoto con un riempimento e svuotamento regolari dei vari settori aziendali che si accompagnano a razionalizzazione del lavoro e diminuiti costi di produzione. Variabilità nel numero di svezzati per settimana La causa maggiore di difficoltà a fare il tutto pieno - tutto vuoto è data dal diverso numero di suinetti svezzati per settimana Questo può essere dovuto a 12

13 a) differente numero di scrofe che partoriscono ogni settimana b) differente numero di suinetti prodotti per scrofa per settimana (ad uguale percentuale di mortalità) c) a differente percentuale di mortalità per settimana d) a tutti questi fattori riuniti assieme (a + b + c). Ecco due esempi di variabilità settimanale di coperture in due allevamenti suinicoli (grafico 1 e 2). Grafici n 1 Grafico n 2 La causa principale resta la a) cioè il differente numero di scrofe che partoriscono per settimana. 13

14 Allora il problema fondamentale resta quello di avere settimanalmente od ogni tot settimane quel determinato numero di nati che si otterrà soltanto se il numero di scrofe partorienti sarà identico o comunque assai vicino al numero di gabbie parto disponibili ad ogni banda. L esperienza dimostra che non è facile rispondere a questa necessità per cui è una situazione comune quella di vedere ogni una o più settimane un numero variabile di riproduttori che entrano in sala parto. Questo sta ad indicare che vi è una variabilità che sarà tanto maggiore quanto più sarà casuale il numero di femmine che presentano l estro in quella settimana di copertura. La variabilità è una costante di ogni fenomeno biologico ma è possibile ridurla entro termini accettabili se si procede ad una rigida programmazione della disponibilità di femmine su cui contare ad ogni intervallo di svezzamento ( 7 giorni o multipli di 7). Il numero di scrofe che partoriscono ogni settimana dovrebbe essere uguale al numero di gabbie parto disponibili 115 giorni dalla copertura concepimento (16,5 settimane dopo) oppure più precisamente dopo 16 settimane perché la mezza settimana finale (pari a 4 5 giorni) è riservato all ingresso anticipato in sala parto per il pre-parto. Se il numero di gabbie parto per sala è costante allora il numero di scrofe che dovrebbero partorire ogni settimana sarà equivalente. Sale parto a numero difforme di gabbie per settimana Se il numero di gabbie parto per sala non fosse identico ma difforme, allora occorrerebbe programmare i parti e quindi le coperture in maniera che il numero di parti corrisponda al numero di gabbie disponibili 115 giorni dopo. Il numero difforme di gabbie parto per sala porta a due inconvenienti: a) è più difficile gestire settimanalmente il numero di coperture b) varia la produzione di svezzati per settimana Una programmazione di coperture in rapporto al numero disponibile di gabbie parto 16 settimane dopo ha il vantaggio di permettere il tutto pieno tutto vuoto e lo svantaggio di produrre un numero diverso di svezzati per settimana Se si programma il numero di coperture per avere un numero di svezzati equivalente nelle varie settimane si ha il vantaggio di avere un flusso costante di suinetti ma non è possibile effettuare il tutto pieno tutto vuoto in maniera razionale. Allora il numero differente di gabbie parto per le diverse sale obbliga l allevatore a programmare molto bene un numero di coperture variabile di volta in volta, ciò che rende difficile il tutto pienotutto vuoto ma che soprattutto scardina la regolarità di consegna di un numero costante di svezzati, lattoni, magroni e grassi. Come si vede tutto il ciclo viene fortemente influenzato da un numero irregolare di parti settimanali. La necessità di avere un numero costante di soggetti alla vendita è dimostrata dal fatto che le spese di trasporto incidono maggiormente laddove il gruppo di animali è poco numeroso, tant è che negli USA chi non produce un numero settimanale sufficiente di lattoni non trova il camion che venga a caricarli perché le compagnie che ritirano gli animali fanno girare gli automezzi solamente se è possibile riempirli con partite uniformi per peso (ed età). 14

15 Numero programmato di coperture Allora la domanda che viene spontanea è la seguente: è possibile impostare il problema ci come avere un numero di coperture settimanali che abbia il minimo di variabilità? La risposta è affermativa facendo alcune considerazioni preliminari Una scrofa ha un ciclo che dura 140 giorni se la lattazione dura tre settimane o 147 se l allattamento della prole si protrae per 4 settimane. Con una durata dell intervallo svezzamento calore di 5 giorni nel primo caso il ciclo dura 20 settimane e 21 nel secondo. Se lo svezzamento di un gruppo di scrofe avviene ogni 7 giorni, la mandria può essere divisa in 20 (o 21) gruppi, vale a dire che c è la necessità ogni settimana di avere in calore il 5 % circa dell intera mandria. Ne deriva che ogni settimana avremo un ciclo che dura 20 settimane (o 21) e le femmine del primo ciclo lo riprenderanno 21 (o 22) settimane più tardi, ciclo che sarà di 16,5 settimane per la gestazione, di 3 (o 4) settimane per il parto-lattazione e di 0,5 settimane per l intervallo tra lo svezzamento e la ricomparsa dell estro. Portata al parto e numero di femmine da coprire settimanalmente Per avere un numero costante di svezzati occorre disporre di un numero costante di scrofe in parto per settimana, il quale dovrebbe essere equivalente al numero di gabbie parto disponibili ogni settimana Allora il problema è legato alla portata al parto alle cui modifiche è scarsamente sensibile il numero di scrofe da coprire se questo è ridotto mentre diventa molto più suscettibile quanto più aumenta il numero di femmine che formano il gruppo da coprire quella settimana. Facciamo un esempio concreto. Un gruppo di 12 femmine avrà lo stesso numero di soggetti in parto (10) con una portata al parto variabile dall 82 all 88 %, mentre se il gruppo di animali da coprire dovesse riempire una sala parto da 30 gabbie per analoghe percentuali di portata al parto si dovrebbero coprire soggetti nel primo caso e 34 nel secondo. Innanzi tutto occorre definire quanti soggetti debbono essere coperti in questo allevamento che abbiamo assunto come dimostrativo, allevamento di 250 scrofe che svezza una volta alla settimana e che è dotato di 5 sale parto da 10 gabbie ciascuna (tabella 2). Tabella 2 Numero settimanale di femmine da coprire per riempire una sala parto da 10 gabbie % di portata al parto Numero femmine da coprire Nel caso specifico si è visto che la % media di portata al parto è dell 83 per cui occorre coprire ogni settimana un gruppo di femmine pari a 12. Se si svezza una volta alla settimana significa che in un anno ci saranno 52 svezzamenti e quindi 52 blocchi di coperture settimanali. 15

16 Femmine da coprire Da dove ricavare queste 12 femmine da coprire settimanalmente? Le coperture settimanali comprendono tre categorie di femmine: le scrofe svezzate, le scrofette e le femmine (scrofe e scrofette) di ritorno. A queste si potrebbe aggiungere una quarta categoria rappresentate dalle ritardatarie, vale a dire da soggetti che erano attesi in calore da tempo, ma la presenza dell anestro, magari protrattesi per settimane, non permette di prevedere il momento in cui verranno in calore. Ebbene l improvvisa presenza dell estro aggiunge al gruppo di copertura un soggetto inaspettato che lo rafforzerà di un elemento in più per quella settimana. La presenza delle ritardatarie è così sporadica che esse non verranno considerate come elementi fissi nella costituzione del gruppo di copertura. Scrofe svezzate Il numero di scrofe svezzate ogni settimana è quasi sempre identico al numero di scrofe che hanno partorito, salvo qualcuna che è stata eliminata in sala parto, fatto questo che deve essere considerato del tutto occasionale. Il numero di quelle che restano per la successiva settimana di copertura dipende dalla riforma che normalmente viene fatta allo svezzamento. Rientra nella normalità la prassi di riformare le scrofe per età, per un determinato numero di parto, per sterilità (ritorni in numero eccessivo), per ridotta produttività, per una mammella considerata poco produttiva, per zoppicatura e per altri motivi che obbligano ad eliminare l animale dall allevamento quali inconvenienti gravi come ad esempio il prolasso uterino. A questo punto, se si vuole giungere ad una programmazione del numero di parti settimanale, occorre riconsiderare la politica della riforma delle scrofe allo svezzamento, in quanto deve essere orientata in considerazione delle necessità aziendali di copertura piuttosto che sulle caratteristiche individuali. Se si è prefissato che il numero di coperture settimanale è pari a 12, occorre riformare quei soggetti per i quali non è possibile pensare che mostreranno il calore a breve termine come quelli molto magri o con capacità vitale ridotta quali i soggetti malati oltre ovviamente a quelli in condizione di sopravvivenza incerta. La riforma, insomma, deve essere limitata a quegli animali per cui è problematica la sopravvivenza o la ripresa con successo del ciclo riproduttivo. Tutti gli altri, comprese le femmine con più o meno accentuata zoppicatura, e indipendentemente dal livello precedente di produzione (pochi nati o ipogalassia o cattiva madre) vanno mantenuti. La riforma dovrebbe essere fatta da chi è responsabile delle coperture e non da chi è in sala parto. Se questo è il caso vi saranno nelle scrofe svezzate quelle che non presenteranno problemi riproduttivi e che comunque si suppone che verranno regolarmente in calore e che, una volta inseminate, concepiranno. 16

17 Per questi animali non vi è problema mentre questo insorge quando ci troveremo di fronte a soggetti (scrofe problema) con risultati scadenti, quali pochi nati in carriera, cattive madri per elevato numero di schiacciamenti o scarsa produzione lattifera ed infine anche la possibilità che la copertura di quel soggetto dia origine ad un ritorno. Scrofe svezzate problema La stimolazione con il verro fin dal giorno dello svezzamento o comunque dal giorno successivo si giustifica con la comparsa del calore e conseguente inseminazione in virtù del non lasciare una gabbia parto vuota. Se si verifica che una gabbia parto resta vuota significa non svezzare ( giorni dopo) cioè circa 20 settimane dopo la copertura 10 suinetti, in quanto vengono a mancare in quella settimana, considerando le 10 possibile svezzate, un decimo dei suinetti. Ciò significa che queste perdite vanno conteggiate come se fosse una mortalità di 10 suinetti per ogni gabbia vuota e quindi la percentuale di mortalità dipenderà dal numero di gabbie che sono rimaste vuote in quella settimana di parti. Si potrebbe obiettare che le perdite per una gabbia parto vuota sono relative perché non vi è stata spesa per l alimentazione, però le spese generali dirette ed indirette (verri, personale, corrente elettrica, igiene, ecc) sono rimaste integre ed incidono anche su quella gabbia. Tale gabbia resterà vuota fino allo svezzamento e quindi considerando i 3 giorni preparto, le tre quattro settimane di lattazione, il periodo di vuoto sanitario resterà inoperosa per 4 5 settimane. Non solo ma in caso di gabbia vuota in sala parto resta vuota una gabbietta in sala svezzamento,manca un box od una parte di questo alla messa a terra e per chi ha il ciclo chiuso manca un box al magronaggio e all ingrasso. Allora il compito primo sarà quello di non lasciare vuota nessuna gabbia parto per cui è meglio che partorisca una scrofa con una carriera di scarsa prolificità che sarebbe stata normalmente riformata alla svezzamento e che invece è stata coperta. Questa scrofa ha partorito 5 suinetti anziché 10? Intanto meglio cinque che zero eppoi questa ha a disposizione due file mammarie piene di latte per altri suinetti da adottare. Si è coperta una scrofa cattiva madre oppure che ha avuto nella carriera precedente poco latte? Bene, intanto questa ha partorito 10 suinetti che saranno distribuite alle altre scrofe. C è stata la scrofa con zoppicatura? Se si ha l avvertenza di metterla sulla terra e di coprirla in F.A. molto spesso guarisce e riprende normalmente la su funzione per cui è in grado di partorire potenzialmente 10 suinetti e di allattarli regolarmente. Concludendo, occorre a) attuare una politica di riforma molto restrittiva b)stimolare e coprire tutte le scrofe svezzate che abbiano la probabilità di venire in calore e di concepire c) pensare che una gabbia vuota in sala parto significa, se manca una unità nel numero programmato di coperture, avere un posto vuoto per 20 settimane 17

18 Numero di coperture superiore al fabbisogno Considerando che il gruppo di copertura settimanale comprende già gli eventuali soggetti di ritorno e le scrofette introdotte per colmare i possibili vuoti dovuti al non raggiungimento del numero programmato di coperture, è possibile che la stimolazione e l inseminazione delle scrofe svezzate oltre a quelle problema inducano un numero di coperture superiore rispetto a quello necessario. Allora possono essere riformate i soggetti eccedentari da scegliere tra quelli a rischio, cioè le scrofe problema. Quando? Ci sono due momenti ottimali per riformare le scrofe di riforma che non state ricoperte: a) riformare le scrofe alla fine della settimana di copertura, quando si evidenzia che il numero di femmine coperte con probabilità di concepimento supera di gran lunga il numero di coperture programmato (12 o per prudenza 13) b) riformare le scrofe dopo che è stata eseguita la diagnosi di gravidanza con ecografo, per cui ci si resi conto degli eventuali ritorni e si conosce con sicurezza quante sono le gravide Nel primo caso vi è già stato il riassorbimento del latte nelle mammelle e la scrofa può essere pronta per la vendita. Nel secondo caso vi sono stati dei costi addizionali dati da il mangime consumato il seme utilizzato per la F.A. il costo della diagnosi di gravidanza. Occorre considerare che il mangime consumato è servito per far aumentare di peso la scrofa e che la gravidanza migliora l indice di conversione per cui quanto è stato consumato in mangime è guadagnato in peso; la spesa del seme è servita per avere questa capacità di anabolismo che frena il catabolismo presente dopo lo svezzamento. Inoltre 28 giorni o più di alimentazione post-copertura sono sufficienti per far guarire l animale dalle lesioni che si è procurato in sala parto (ad esempio, ulcere delle spalle, ferite dipendenti dalle strutture, lesioni ai piedi, ecc) per cui guadagna la salute della scrofa. Si potrebbe concludere che le scrofe di riforma, qualora non si vogliano vendere nella prima settima post-svezzamento per assicurarsi il riassorbimento del latte, dovrebbero sempre essere coperte se si presume che vi sia il concepimento perché questo assicura una crescita superiore ed un indice di conversione più favorevoli rispetto alla scrofa riformata non gravida. Scheda per la registrazione del flusso delle femmine in copertura C è la necessità di conoscere settimana per settimana il numero di animali disponibili per la copertura. 18

19 È chiaro che ogni settimana questo numero si basa su quello delle scrofe svezzate che possono essere recuperate per una nuova copertura. Se le cose procedono nel migliore dei modi l intera svezzata può essere recuperata. Però anche in questo caso il numero di coperture è insufficiente dal momento che la portata al parto non è il 100 %. C è la necessità pertanto di integrare il numero obiettivo (nell esempio riportato 12) con altri soggetti, che non sempre sono rappresentati da animali di ritorno per cui bisogna fare affidamento sulle scrofette. Riepiloghiamo per comodità i principi base del ciclo riproduttivo (figura 1) Figura 1 Per una lattazione di 3 settimane il ciclo dura 20 settimane il che significa che se ogni settimana devo svezzare deve essere disponibile un nuovo gruppo di scrofe. Ciò significa che il 5% della mandria dovrà essere coperto ogni settimana. Allora il ciclo riproduttivo va seguito settimana per settimana fino alla ventesima perché durante questo ciclo si avranno all inizio le coperture, poi gli eventuali ritorni ed infine il periodo di parto e lattazione come sono indicati nella figura 2. Figura 2 Ebbene se seguiamo l iter di un gruppo di scrofe in una qualsiasi settimana vediamo come all inizio ci sia il numero di soggetti che sono disponibili, alla settima 1 c è il numero di quelli coperti che si riduce di una o più unità in rapporto ai ritorni della terza o quarta settima o degli aborti successivi per cui il numero dei soggetti gravidi lo si riscontra alla sedicesima settimana per il loro ingresso in sala parto dove rimarranno fino alla ventesima, epoca in cui le femmine saranno svezzate. Se si fa attenzione ai ritorni ed agli aborti si osserva che alla decima settimana,salvo 19

20 qualche eccezione, si conosce il numero definitivo che scrofe gravide che partoriranno. Si ha così un idea corretta del numero di femmine svezzate che potrebbero essere utilizzate per quel gruppo di copertura. Alla decima settimana di ogni gruppo diventa così evidente il numero di femmine, che in questo caso saranno scrofette, che dovranno integrare il gruppo di svezzamento 10 settimane più tardi. Scrofette Il fabbisogno in scrofette può essere fisso per gruppo oppure in numero variabile. Il primo caso si ha quando si ha una rimonta fissa per gruppo, ad esempio del 20 %. Ciò significa che nel nostro caso ogni settimana si aggiungeranno al gruppo delle 10 svezzate 2 scrofette. Ciò sarebbe valido se si riformasse due soggetti dei 12 coperti che potrebbero essere 2 scrofe da riformare durante la gestazione o che sono ritornate o con aborto in maniera da arrivare alò parto con 10 animali validi. E questa un ipotesi che non sempre si avvera perché il numero delle riformate o comunque non disponibili per essere ricoperte allo svezzamento non è sempre uguale potendo essere superiore o inferiore al 20 % del gruppo. Allora bisogna puntare su un numero variabile che dipenderà dalla situazione che si crea gruppo per gruppo. Prima di fare un esempio occorre dire che se la necessità di scrofette si evidenzia alla decima settimana ci sono altre dieci settimane prima che queste siano pronte per cui c è un lasso di tempo di 70 giorni. Ammesso che si ritirino scrofette di kg il tempo necessario per l isolamento e la stimolazione permetterà in questi 70 giorni di avere due calori per cui esse saranno al momento della copertura sessualmente mature e quindi pronte per essere coperte. La consegna delle scrofette dovrebbe avvenire ogni due settimane se si ritira a questo peso, ma per comodità potrebbe essere rimandata ogni 6 settimane avendo l accortezza di ritirare soggetti a pesi differenti (da 60 a 90 kg) in maniera da avere sempre pronte ogni settimana il numero di scrofette necessario per completare il gruppo di copertura Ecco l esempio rapportato alla situazione in cui il numero di soggetti per la copertura è inferiore a quello programmato (figura 3). 20

21 Fig. 3 Schema di fabbisogno di scrofette in una settimana di copertura Naturalmente la sicurezza del numero programmato di coperture è data dall avere a disposizione un numero superiore di soggetti rispetto al fabbisogno al fine di superare gli eventuali inconvenienti quali l anestro degli animali, la riforma anticipata, l avvento di situazioni che possono modificare il tasso di parto (es. caldo improvviso). Se si acquistano soggetti a 65 kg di peso l ordine di acquisto si farà dopo aver visto i ritorni alla 3 a e 4 a settimana di quel ciclo. Se si procede in questo modo ci saranno 17 settimane di adattamento e crescita, in quanto i 120 giorni di attesa si sommeranno ai dell età degli animali facendo sì che la copertura avvenga attorno all ottavo mese di vita. E invalso l uso, veramente encomiabile, di acquistare le scrofette a giorni di vita, aventi un peso medio di circa 7 kg. Tali animali vengono ordinati attorno alla 10 settimana del ciclo e saranno disponibili per la copertura alla fine del ciclo successivo, cioè quando saranno trascorse 30 settimane. Infatti 210 giorni di adattamento e stimolazione più 30 giorni d età all arrivo in azienda fanno sì che le coperture avvengano a 240 giorni circa, ad animale sufficientemente sviluppato La figura 4 consente di avere un quadro esplicativo degli eventi per l intera durata di un ciclo riproduttivo della mandria. Fig. 4- Schema di organizzazione dell intero ciclo riproduttivo in un allevamento con una mandria di 250 scrofe Femmine di ritorno È questa la terza categoria di femmine (scrofe e scrofette) che fa parte del gruppo di copertura. Occorrerebbe tenere al minimo il numero di animali che hanno interrotto il ciclo riproduttivo per ritorno, aborto, psedogravidanza, anestro prolungato perché la fertilità di questi se il management è buono - è a rischio Questo spiega il perché la quota di femmine di ritorno dovrebbe essere inferiore al 10 % del numero programmato di coperture per gruppo. 21

22 Infatti la presenza di scrofe scrofette con ritorni fa abbassare mediamente il tasso di portata al parto del gruppo. Quante scrofe coprire La risposta è certamente il numero programmato per quell azienda con quella percentuale di fertilità. Poiché quest ultima non è costante vi sarà un aggiornamento continuo sia in rapporto alla fertilità delle scrofe che delle scrofette in merito alla stagione. La percentuale di portata al parto per quel periodo dell anno precedente, meglio la media degli ultimi tre anni sempre per il mese di copertura, è un ottima guida al numero di soggetti da portare in copertura. Comunque vi possono essere casi il cui il numero di scrofe che partoriscono è superiore rispetto a quello programmato. Questo può succedere involontariamente come ad esempio perché la portata al parto è stata superiore a quella attesa oppure volontariamente quando si pensa che una scrofa gravida darà pochi nati (come si evidenziava dai parti precedenti) ed invece ne ha fatto molti o ci si attendeva che abortisse, situazioni in cui si è mantenuto un numero di gravide superiore a quello prestabilito. In questi casi il numero di partorienti è superiore a quello delle gabbie parto. Il problema si risolve svezzando dopo il colostro la scrofa che è nervosa o schiaccerà, o quella che ha poco latte in modo che la gabbia vuota serva per quella che partorirà di li a poco (uno o più giorni se non addirittura ad ore). L importante è avere il numero programmato di svezzati e non 10 suinetti per scrofa perché l allevamento è stato costruito per dare un numero il più possibile costante di suinetti per settimana. Negli Stati Uniti i trasportatori si rifiutano di caricare un numero di lattoni che non riempie il camion per cui il numero prodotto per settimana diventa prioritario rispetto a tutto. Numero di gabbie parto difforme per sala Può succedere che il numero di gabbie parto sia differente nelle varie sale e quindi non sia possibile almeno teoricamente avere un numero di parti identico ogni settimana. 22

23 Supponiamo che un azienda abbia 7 sale, 3 con 15, 3 con 10 ed una con 25 gabbie parto In questo caso si presentano due soluzioni, la prima quando il numero di gabbie parto è facilmente riconducibile ad un numero fisso, la seconda quando invece occorre un minimo di ristrutturazione degli ambienti per arrivare ad avere un numero fisso di gabbie parto ogni settimana. Ecco la soluzione Come avere un numero identico di parti ogni settimana?

24 Secondo esempio E se avessimo invece 5 sale parto con 8, 9, 12, 6 e 12 gabbie parto ciascuna? Ecco la soluzione La soluzione potrebbe essere la seguente: nuova In rapporto all entità numerica della mandria in questo secondo caso la soluzione più corretta sembra quella di procedere a coperture che diano 12 parti settimanali. Pertanto si procederà ad una piccola ristrutturazione che vedrà scorporate due gabbie dalla sala parto di 8 e l aggiunta di 1 nuova gabbia. Alla fine il risultato potrebbe essere il seguente : riduzione delle sale parto da 5 a 4, di cui due di 12 posti ciascuna (tra l altro già presenti), una formata da 6 più altre sei gabbie, ed infine una di 9 più due e più una (nuova). 24

25 Quanto esposto può sembrare macchinoso. Non è tale, occorre una maggiore attenzione al dettaglio e tutto diventa poi routine. Chiaramente occorre maggior impegno rispetto alla visione fatalistica che vede gruppi di copertura formati esclusivamente dal caso, cioè dal numero di animali che casualmente si trovano in calore quella settimana. A mio avviso una programmazione delle coperture resta non solo un passo per una buona rendita aziendale ma il principio da cui partire per avere una gestione razionale ed economicamente redditizia dell allevamento. È possibile tutto questo? Un esempio di un azienda che ha sale parto da 20 gabbie è riportato nella seguente scheda dove si vede, dopo le prime settimane per l aggiustamento del tiro, un gruppo scrofe che oscilla attorno al numero settimanale programmato Sintesi Prof. Tarocco Certamente il problema fondamentale di un allevamento suinicolo da riproduzione è quello di avere il maggior numero di nati possibile, suinetti che dovrebbero essere sani, a rapida crescita ed in numero elevato allo svezzamento. 25

26 Per una regolare gestione occorrerebbe che il loro numero fosse costante perché si potrebbe adottare con successo il tutto pieno- tutto vuoto con un riempimento e svuotamento regolari dei vari settori aziendali che si accompagnano a razionalizzazione del lavoro e diminuiti costi di produzione. Allora il problema fondamentale resta quello di avere settimanalmente od ogni tot settimane quel determinato numero di nati che si otterrà soltanto se il numero di scrofe partorienti sarà identico o comunque assai vicino al numero di gabbie parto disponibili ad ogni banda. L esperienza dimostra che non è facile rispondere a questa necessità per cui è una situazione comune quella di vedere ogni una o più settimane un numero variabile di riproduttori che entrano in sala parto. Questo sta ad indicare che vi è una variabilità che sarà tanto maggiore quanto più sarà casuale il numero di femmine che presentano l estro in quella settimana di copertura. Le coperture settimanali comprendono tre categorie di femmine:le scrofe che sono state svezzate pochi giorni prima, gli animali con ritorni in estro e le scrofette. Le cause di variabilità sono essenzialmente legate all insufficiente disponibilità o all eccesso di soggetti di una, di due e di tutte tre le categorie in maniera da non raggiungere o superare quel numero programmato di coperture che con una determinata portata al parto permetterebbe di occupare tutte le gabbie presenti quella settimana. La necessità di avere un numero costante di soggetti alla vendita è dimostrata dal fatto che le spese di trasporto incidono maggiormente laddove il gruppo di animali è poco numeroso, tant è che chi non produce un numero settimanale sufficiente di lattoni non trova il camion che venga a caricarli perché le compagnie che ritirano gli animali fanno girare gli automezzi solamente se è possibile riempirli con partite uniformi per peso (ed età). La domanda che viene spontanea è la seguente: è possibile impostare il problema ci come avere un numero di coperture settimanali che abbia il minimo di variabilità? La risposta è affermativa (facendo alcune considerazioni preliminari). Naturalmente la sicurezza del numero programmato di coperture è data dall avere a disposizione un numero superiore di soggetti rispetto al fabbisogno al fine di superare gli eventuali inconvenienti quali l anestro degli animali, la riforma anticipata, l avvento di situazioni che possono modificare il tasso di parto (es. caldo improvviso). Se manca una scrofa al parto è come se vi fossero stati 10 suinetti morti con ripercussioni pesanti su tutta la filiera perché è rimasta inutilizzata una gabbia che ha un costo di ammortamento elevato, è rimasta vuota una gabbietta in sala svezzamento, un box di messa a terra, con spazi vuoti al magronaggio e all ingrasso. A mio avviso una programmazione delle coperture resta non solo un passo per una buona rendita aziendale ma il principio da cui partire per avere una gestione razionale ed economicamente redditizia dell allevamento. 26

27 STEFANO FIONI Veterinario APA Cremona, specialista suini ARAL COME AUMENTARE LA FERTILITÀ DELLA SCROFA II successo di un allevamento di suini da riproduzione dipende dalla efficienza dei riproduttori allevati. Nel corso dell allevamento la gestione delle scrofe soprattutto durante la fase riproduttiva e di parto è soggetta ad alcuni punti critici che vanno sempre considerati con particolare attenzione, essi vanno dalla qualità e quantità di alimento somministrato alle scrofe, alla diffusione e prevalenza delle malattie infettive all interno dell allevamento, al microclima ambientale in cui sono stabulate le scrofe, sia nella sala parto che nel reparto di gestazione, dal controllo dei calori e degli eventuali ritorni per arrivare fino alla diagnosi di gravidanza. ed al parto. Sono tutte attività finalizzate ad ottenere le migliori prestazioni riproduttive e a ridurre i giorni non produttivi, considerando però che i maiali in natura hanno dei periodi di anaestro,fisiologico, con completa assenza di calori, l uomo nel corso degli anni ha posto dei filtri che condizionano e aumentano la produttività. Un management dell allevamento non accurato infatti può portare a danni dovuti a turbe all'apparato riproduttore, collegati a disordini e alterazioni del ciclo estrale che portano nel tempo a danni economici rilevanti. Soprattutto durante la fase riproduttiva se non impostata con un management corretto vi sono degli eventi che non permettono il proseguo della gravidanza e che,quindi sono causa di un aumento dei giorni improduttivi per la scrofa. I giorni persi dalle scrofe si devono considerare come un peso economico per l'allevatore in quanto concorrono ad aumentare i costi d'allevamento della riproduttrice che non verranno mai ripagati dalla produzione. Uno dei fattori che influisce negativamente sulla produttività aziendale, al di la dei possibili aspetti sanitari ad essi legati, è il basso livello di fecondità dovuto a ritorni in calore in ciclo o a ritorni in estro fuori ciclo che quando sono numerosi indicano portano al fenomeno dell'ipofecondità,che viene misurata come numero di parti avvenuti rispetto al numero delle coperture effettuate. A questo punto è bene considerare cosa può essere accettato nella normale condizione di un allevamento da riproduzione, per ciò che riguarda le problematiche riproduttive. Ho sviluppato una tabella che può ragionevolmente essere considerata Obiettivo % Soglia di intervento % Ritorni in estro irregolari 2 5 Aborti 1 Maggiore di 1 Scoli Vaginali 1 Maggiore di 1 Vuote al parto 1 Maggiore 2 Riformate non pianificate 1 Maggiore 2 Mortalità scrofe 1 Maggiore 2 Ritorni in estro regolari

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