Processo di Agenda 21 Locale SangroAventUNO Rapporto sullo Stato dell Ambiente del Comprensorio del Sangro-Aventino

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1 3. Suolo I dati si riferiscono sia al PTSA che all intero bacino del. I temi sono due: Qualità del suolo e Rifiuti. Tema N Tipo Indicatore Unità di misura dato originale Fonte Anno Situazione Area PTSA 1 P Siti inquinati: siti industriali dismessi; siti industriali attivi; discariche dismesse; abbandoni di rifiuti; siti con presenza di PCB; siti con presenza di amianto n SIRA-Regione Abruzzo P Estensione discariche non più in esercizio, autorizzate, non autorizzate km 2 RSA Chieti; Primo rapporto sui rifiuti solidi urbani l'aquila P Cave - estensione aree estrattive km 2 RSA Regione Abruzzo Qualità del suolo 4 R Pericolosità da frana km 2 di Bacino della Regione Piano Stralcio Abruzzo 2 RSA Regione 5 R Superficie a rischio frana km Abruzzo 6 R Classificazione sismica dei comuni n. Direzione OO.PP. e Protezione Civile Dicembre S Indice di boscosità % ISTAT Censimento Agricoltura P Superficie percorsa da incendi km 2 Forestale dello Corpo Stato P Superficie percorsa da incendi su superficie boschiva % Corpo Forestale dello Stato Rifiuti 10 P Produzione rifiuti solidi urbani kg/ab anno Camera di Commercio L Aquila 2002 Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 55

2 11 P Produzione rifiuti speciali kg/ab anno Camera di Commercio L Aquila P Produzione rifiuti speciali pericolosi kg/ab anno Camera di Commercio L Aquila S Impianti smaltimento rifiuti n. RSA CMNS su dati ARTA- APAT S Quantità rifiuti smaltita in discarica m 3 /anno RSA CMNS su dati ARTA- APAT S Quantità rifiuti smaltita per incenerimento t/anno RSA CMNS su dati ARTA- APAT S Impianti incenerimento n. ANPA S Enti gestori rifiuti n. Annuario Imprese Gestori Rifiuti - CCIA R % Rifiuti recuperati raccolta differenziata % Camera di Commercio L Aquila R Sistemi di raccolta differenziata n Comuni Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 56

3 3.1 Qualità del suolo L importanza del suolo come risorsa vitale da proteggere, in larga misura non rinnovabile, è stata continuamente riproposta con sempre maggiore evidenza sia a livello internazionale che nazionale. Il suolo infatti, assicura una serie di funzioni chiave, a livello ambientale, sociale ed economico, indispensabili. Agricoltura e silvicoltura dipendono dal suolo per l apporto di acqua e nutrienti e per l innesto delle radici. Il suolo svolge inoltre un ruolo centrale per la protezione dell acqua e lo scambio di gas con l atmosfera, grazie a funzioni di magazzinaggio, filtraggio tampone e trasformazione. E anche un habitat e un pool genico, un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale ed una fonte di materie prime. La comprensione dell importanza ambientale dei molteplici aspetti presenti nella problematica della qualità del suolo riveste un ruolo essenziale nella più generale valutazione dei meccanismi e individuazione di strategie per minimizzare le pressioni antropiche sulla qualità degli ecosistemi. Per raggiungere questo scopo sarebbe necessario approfondire due aspetti intimamente connessi e consequenziali: il primo è quello della comprensione di quali siano i più significativi processi che possono meglio rappresentare i molteplici aspetti della qualità del suolo in diverse situazioni ambientali; il secondo è quello degli interventi mirati una volta che sia chiaro come sia possibile scegliere ed utilizzare gli strumenti più adatti e le tecniche più adeguate per opporsi ad eventuali processi degradativi in atto nel suolo ripristinandone o migliorandone la qualità Siti inquinati L inquinamento dei suoli di aree urbane, industriali o dimesse si verifica in conseguenza dello smaltimento, soprattutto in zone limitrofe agli insediamenti industriali, di reflui scarsamente o affatto depurati e al deposito di materiali di scarto conteneti prodotti chimici. La gran parte dei siti contaminati noti o censiti risultano infatti essere ex discariche o comunque ree destinate nel passato allo stoccaggio improprio di materie prime e di rifiuti da cicli produttivi, revalentemente speciali e pericolosi, smaltiti in modo incontrollato prima della definizione del quadro normativo di riferimento. A questa tipologia si aggiungono le sedi di attività industriali attuali o dismesse che, a seguito di scorrette modalità di gestione e/o eventi non controllati (ad esempio sversamenti accidentali di sostanze pericolose), hanno provocato la contaminazione di terreni ed acque sotterranee, i siti con presenza di PCB e i siti con presenza di amianto. Con il D.Lgs. n. 152/06 le Regioni sono tenute a predisporre un Piano Regionale di bonifica delle aree inquinate che individui i siti da bonificare e le caratteristiche degli inquinamenti presenti, stabilisca le priorità di intervento, le modalità di bonifica e risanamento ambientale nonché quelle di smaltimento dei materiali da asportare, ed infine stimi gli oneri finanziari. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 57

4 In particolare il SIRA (Sistema Informativo Regionale dell'ambiente), parte integrante dell A.R.T.A. (Agenzia Regionale per la Tutela dell Ambiente), ha svolto un censimento di tutti i siti inquinati nella Regione Abruzzo al La maggior parte di siti caratterizzati sono rappresentati da punti vendita carburanti e vecchi campi pozzi dell'agip. Tab. 3.1 Numero di siti inquinati nell area (SIRA - Regione Abruzzo, 2004). Comuni Siti industriali dismessi Discariche dismesse Abbandoni di rifiuti Siti industriali attivi Siti con presenza di PCB Siti con amianto Totale PTSA Bacino Sangro- Aventino Provincia Chieti Regione Abruzzo Estensione delle discariche (autorizzate, non autorizzate, non più in esercizio) La contaminazione del suolo/sottosuolo in Provincia di Chieti è legato principalmente alla presenza, su scala comunale, di discariche per rifiuti urbani non più attive, nonché alla presenza di inquinamento diffuso. Quest ultimo è legato alla presenza sul territorio di piccole discariche abusive e di rifiuti abbandonati. È inoltre presente un potenziale inquinamento derivante da tante piccole discariche autorizzate ex art. 12 del D.P.R. 915/82 ed ex art. 13 del D.L.gs. 22/97 (abrogato con D.Lgs. 152/06) ormai non più attive e spesso ubicate in aree in frana, il che comporta condizioni precarie di stabilità. Un esempio è rappresentato dalla discarica comunale di Pennadomo, autorizzata ex art. 12 del D.P.R. 915/82, non più in esercizio dal momento in cui si è attivata la discarica consortile di Cerratina nel comune di Lanciano. La discarica, di modeste dimensioni, risulta localizzata sul bordo della grossa frana del tipo a colata, che dall'abitato di Montebello sul Sangro scorre verso il Lago di Bomba. Il dissesto, di vaste dimensioni, ha coinvolto i rifiuti ammassati nella discarica trascinandoli a valle verso il lago, con notevoli danni potenziali all'ecosistema lacuale. Molte delle discariche comunali non più in esercizio si trovano in condizioni precarie di stabilità perché realizzate su pendii in frana. Alcune di queste discariche risultano altresì carenti di elementi di confinamento sia del percolato sia del biogas. Altri fattori di pressione, quali elementi di contaminazione o potenziale inquinamento dei suoli nonché delle acque sotterranee, sono rappresentati da vecchi punti vendita di carburanti che stoccano gli idrocarburi in serbatoi interrati non dotati di sistemi di sicurezza, siti industriali dimessi, attività a rischio di incidente rilevante (D.P.R. 175/88 - Legge 137/97). Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 58

5 Tab. 3.2 Estensione e volumi delle discariche autorizzate, non autorizzate e non più in esercizio in area PTSA (RSA Provincia di Chieti, 2001). Tipo di discarica Estensione (km 2 ) Volumi (m 3 ) Numero Discariche PTSA Numero Discariche Provincia Chieti Numero Discariche Regione Abruzzo Aree ad inquinamento diffuso (art. 14 D.Lgs. 22/97) 0, Discariche autorizzate 0, Discariche non autorizzate 0, Discariche non più in esercizio aut. ai sensi dell'art. 12 del D.P.R. 915/82 e art. 13 del D.Lgs. 22/97. R.U. ex art.12 o 13 0, Cave estensione aree estrattive L attività di cava nel territorio del PTSA è uno dei settori più critici per la qualità del suolo; infatti sono stati prelevati ingenti quantitativi di inerti soprattutto lungo gli alvei dei fiumi e in generale nelle valli alluvionali, provocando un preoccupante consumo di suolo, aumento della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi, ricettacoli di rifiuti e fenomeni di dissesto delle sponde. Tipico esempio di cave mai ripristinate sono le enormi voragini che si incontrano lungo la valle del fiume Sangro. Già nel 1988 un censimento promosso dal Ministero dell'agricoltura e delle Foreste e dal Corpo Forestale dello Stato indicava circa 640 (390 ha) cave abbandonate nel territorio regionale molte delle quali in Provincia di Chieti, tra queste la grossa cava di Lettopalena. I dati riportati in Tab. 3.3 si riferiscono alle cave attualmente autorizzate nel territorio della Provincia di Chieti (2001). Non è stato possibile reperire i dati relativi ai comuni in provincia di L Aquila. Tab. 3.3 Cave: estensione e volumi (RSA Provincia di Chieti, 2001). Area in cava Superficie cava/superficie area patto Volumi di materiali estratti/estraibili Area (km 2 ) (%) (m 3 ) PTSA 1,20 0, Pericolosità da frana La Pericolosità è la probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area (Rapporto UNESCO di Varnes & IAEG, 1984). La valutazione della pericolosità prevede una previsione spaziale, che si.ottiene analizzando la carta delle frane, per individuare la localizzazione passata e presente di queste, e una previsione temporale; se si hanno dati sui tempi di ritorno (T) questa si basa sulla formula: H = 1 - (1 - P)N = 1 - (1-1/T)N Dove H = pericolosità (probabilità di un evento franoso in un periodo di N anni); P = probabilità di un evento franoso. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 59

6 Altrimenti si ricorre all analisi di quei fattori naturali per i quali si dispone di misure sistematiche nel tempo e che sono correlabili con l innesco di movimenti franosi. Le cause più comuni di frana sono: le precipitazioni, l attività antropica, l erosione e le scosse sismiche. P = Pprec + P antrop + P eross + Psisma Mappando le pericolosità ottenute con sistemi cartografici (GIS) si ottengono le "carte del pericolo", carte tematiche che forniscono indicazioni sulla geometria e sul meccanismo dei fenomeni franosi. Si divide il territorio in diverse classi di pericolosità: P3: Aree a pericolosità da frana molto elevata; P2: Aree a pericolosità da frana elevata; P1: Aree a pericolosità da frana moderata. Tab. 3.4 Pericolosità da frana (Piano Stralcio di Bacino della Regione Abruzzo, 2004). Area Superficie P1 Superficie P2 Superficie P3 (km 2 ) (km 2 ) (km 2 ) Totale PTSA 45,66 224,94 63,5 334,1 Bacino 74,96 279,06 69,72 423,74 % sulla superficie del PTSA 4,24 15,77 3,94 Provincia Chieti 94,6 389,1 121,1 604,8 Regione Abruzzo 439,1 885,9 284,3 1609, Superficie a rischio frana In Italia la Legge n. 183 del 18/05/8983 e i suoi provvedimenti attuativi, hanno individuato una serie di strumenti che permettono di attuare un efficace politica di prevenzione dai danni di carattere idrogeologico. Il territorio è stato suddiviso in bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale, sulla base di considerazioni di carattere ambientale, per ciascuno dei quali è stata individuata un autorità responsabile della gestione incaricata di elaborare uno strumento di piano molto complesso, il Piano di Bacino, che affianca alla conoscenza puntuale del territorio e dei suoi squilibri una sistematica pianificazione e programmazione degli interventi. La Regione Abruzzo con Delibere di Consiglio n. 140/15 e 140/16 del 1999 recepisce la Delibera di Giunta Regionale n. 2368/C del 1999 riguardante il Piano straordinario per la rimozione delle situazioni di rischio idrogeologico elevato nell'ambito dei bacini idrografici di rilievo regionale e del bacino idrografico interregionale del Fiume Sangro. Il Piano individua le aree interessate dai fenomeni di dissesto in relazione a frane e inondazioni. Nelle aree a rischio di frana e idraulico elevato (R3) e molto elevato (R4) è vietata qualunque attività di trasformazione dello stato dei luoghi e di modificazione dell'assetto morfologico, idraulico, infrastrutturale, urbanistico ed edilizio. Nell area del Patto si ha la situazione riassunta nelle Tabelle 3.5, 3.6, 3.6 e 3.7. In particolare, per quanto riguarda l estensione delle aree a rischio frana (Tab. 3.5), stati considerati i seguenti valori degli elementi a rischio (riportati in ordine di priorità): Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 60

7 Agglomerati urbani e/o nuclei di edificazione diffusa; Infrastrutture di rilievo (strade statali, autostrade, elettrodotti ecc.); Aree con insediamenti produttivi, ferrovie ecc; Infrastrutture di rilievo locale (strade comunali e provinciali); Aree di servizi pubblici e privati; Aree sottoposte a vincoli; Aree agricolo-forestali. Tab. 3.5 Corpi idrici superficiali a rischio idraulico ed inquinamento periodo 1999/2000 (Stato Irrigazione Abruzzo INEA - Regione Abruzzo, 2000). Comune Corpo idrico Tipo di rischio Causa Evento Note Lanciano Feltrino Inquinamento Depuratore Svers.olii Lanciano Feltrino Idraulico Piogge intense Straripamento Argini ineff./nti San Vito Feltrino Idraulico Piogge intense Straripamento Argini ineff./nti Sangro Idraulico Piogge intense Straripamento Argini ineff./nti Aventino Idraulico Piogge intense Straripamento Argini ineff./nti Tab. 3.6 Rischio idrogeologico periodo ( Stato irrigazione Abruzzo INEA - Regione Abruzzo, 2000). Comune Corpo idrico Tipo di rischio Causa Evento Note Fossacesia Idrologico Straripamento Piogge intense Rocca San Giovanni Idrogeologico Straripamento Piogge intense Smottamento Torino di Sangro Idrogeologico Straripamento Piogge intense Smottamento Santa Maria Imbaro Idrogeologico Straripamento Piogge intense Smottamento Mozzagrogna Idrogeologico Straripamento Piogge intense Smottamento Lanciano Colle Erminio Idrogeologico Erosione Frana Tab. 3.7 Forme di dissesto del suolo (Elaborazione CO.T.IR su dati della Carta Geomorfologica della Regione Abruzzo). Tipo di dissesto Aree calanchive Aree periodicamente allagate Coni alluvionali Aree interessate da deformazioni gravitative Aree interessate da frane Comuni interessati Gessopalena, Casoli, Colledimacine, Lama dei Peligni, Taranta Peligna, Palombaro, s.eusanio del Sangro, Archi, Atessa, Tornareccio Fossacesia, Paglieta, Mozzagrogna, Santa Maria Imbaro Fossacesia, Mozzagrogna, Paglieta, Atessa, Montelapiano, Lama dei Peligni Aree interessate/totale aree a dissesto (%) 10,9 1,3 4,4 Tutti i comuni 28,0 Tutti i comuni, in particolare: Atessa, Tornareccio 55,4 Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 61

8 Tab. 3.8 Estensione delle aree a rischio frana (Km 2 ) (Piano stralcio di bacino Regione Abruzzo, 2004). Aree R1 R2 R3 R4 Superficie Totale PTSA 328,12 3,689 1,631 0,77 334,14 Bacino Sangro- Aventino 417,09 4,859 1,814 0, ,56 Provincia di Chieti 590,78 8,03 3,52 1,51 603,84 Regione Abruzzo 1575,63 22,44 7,78 3, , Classificazione sismica dei comuni Con il termine rischio sismico si indica la probabilità di occorrenza ed il relativo grado di severità, in un determinato intervallo di tempo, dell insieme dei possibili effetti producibili da un terremoto. In seguito al terremoto di Reggio Calabria e Messina, nel 1908, il più distruttivo in assoluto, che causò vittime, nacque l esigenza di elaborare una classificazione sismica del territorio nazionale, e di definire speciali prescrizioni per le costruzioni in zona sismica. Nel corso degli anni successivi vennero così istituiti degli elenchi di comuni nei quali l attività costruttiva doveva essere regolata da norme precise. Un comune veniva dichiarato sismico solo se, nella sua storia più o meno recente, si era già verificato un terremoto nel suo territorio. Nel corso degli anni furono effettuati numerosi aggiornamenti della classificazione in base ai terremoti che progressivamente si verificavano sul territorio nazionale. Con Ordinanza PCM n del 2003 sono state riclassificate le zone sismiche distinguendo tre zone, denominate 1, 2 e 3 (3 categoria, a basso grado di sismicità; 2 categoria, a medio grado di sismicità; 1 categoria, ad alto grado di sismicità) che richiedono norme antisismiche progressivamente stringenti per la realizzazione di nuove costruzioni e la ristrutturazione di manufatti preesistenti. Secondo tale nuova classificazione il territorio provinciale risulta in pratica interamente sismico. In particolare la zona interna montana risulta in zona 1 (ex 1 categoria), la zona 2 coincide con quella pedemontane, mentre la fascia costiera è in zona 3. Tab. 3.9 Classificazione sismica dell area (i valori sono le mediane ricavate dai singoli valori per comune ottenuti dalla Direzione OO.PP e dalla Protezione Civile). Comuni Categoria secondo la classificazione precedente (Decreti fino al 1984) Categoria secondo la proposta del GdL del 1998 Zona secondo la riclassificazione del territorio (2003) PTSA Bacino Provincia Chieti 2 Regione Abruzzo 2 Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 62

9 Fig. 3.1 Versanti con superficie disomogenea, soggetti a frana per scorrimento rotazionale (area Torrente Feltrino) Indice di boscosità Un quadro puntuale delle caratteristiche fisico-ambientali del territorio abruzzese proviene dall analisi della carta della copertura del suolo secondo la classificazione Corine. Da questa si intuisce che le foreste rappresentano una risorsa di fondamentale importanza per il territorio e per l uomo che lo abita e che, con le sue attività, ne determina la formazione. L area del bacino è ricoperta da boschi per il 18,5% della superficie totale; essa scende a circa l 11% se si esclude l alto Sangro (Tab. 3.10). Tab Indice di boscosità (Censimento dell Agricoltura - ISTAT, 2000). Area Superficie coperta da boschi (Ha) Indice di Boscosità (%) PTSA ,55 Bacino ,48 Provincia di Chieti ,55 Regione Abruzzo ,88 I comuni con la percentuale di superficie boscata maggiore sono quelli ricadenti nelle zone interne appartenenti alle Comunità Montane Alto e Medio Sangro: Gamberale (66%), Opi (56%) e Pescasseroli (58%) Superficie percorsa da incendi e superficie boschiva percorsa da incendi Un altro fattore significativo di pressione sul suolo sono gli incendi. L incendio, spesso di natura dolosa, distrugge tutto ciò che incontra e cancella in poco tempo superfici boschive anche molto estese, lasciando il suolo scoperto e facilmente erodibile dal vento e dalle piogge. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 63

10 Nel 2003 hanno interessato 32 ha del territorio del Patto. Il corpo forestale dello Stato ha fornito i dati relativi agli incendi ed alla superficie percorsa da questi nell anno Tab Incendi boschivi (Coordinamento Regionale Corpo Forestale dello Stato, 2003). Area Incendi (N.) Superficie boscata percorsa dal fuoco (%) Superficie non boscata (Ha) Superficie Totale (Ha) Danno ( ) PTSA 10 9,15 20,42 24, ,72 Bacino Sangro- Aventino 12 9,65 27,42 31, ,72 Regione Abruzzo 31 0,1 177 Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 64

11 3.1.9 Potenziali risposte per il tema Qualità del suolo Tipologia 1) Recupero siti inquinati 2) Sistemazione e consolidamento versanti Descrizione Classificazione delle aree per tipologie di rifiuti presenti. Separazione e rimozione dei rifiuti. Smaltimento dei rifiuti sulla base di procedure standardizzate regolate dal D. Lgs 22/97 e recupero degli inerti. Censimenti dei siti potenzialmente contaminati ed indagini per l accertamento della contaminazione dei siti. Interventi di bonifica dei siti contaminati (messa in sicurezza d emergenza e messa in sicurezza permanente). Interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica come complemento agli interventi di bonifica, che consentono di recuperare il sito all effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d uso conforme agli strumenti urbanistici in vigore. Interventi di rinverdimento per la protezione antierosiva dei versanti in erosione per consentire l'aumento del tempo di corrivazione delle acque e la diminuzione del trasporto solido a valle. Interventi sul corso d'acqua tesi a diminuirne l'energia cinetica tramite la riduzione della pendenza (briglie in legno e pietrame eventualmente combinate con elementi vivi quali le talee di salice o rampe in pietrame per la risalita dei pesci). Realizzazione di casse d'espansione, per laminare i volumi di piena riducendone i picchi, ottenendo aree da sistemare secondo principi naturalistici che aumentano la biodiversità. Realizzazione di aree inondabili in corrispondenza dell alveo, ampliando le sezioni idrauliche con la creazione di un alveo di magra con portata idraulica ed uno di piena allagato periodicamente. Interventi nei tratti di maggior pendenza per la realizzazione di tratti a raschi con massi sul fondo alternati con pozze, per incrementare la variabilità morfologica e quindi la biodiversità. Realizzazione, ove possibile, di aree umide in corrispondenza delle immissioni dei canali di drenaggio o dei fossi affluenti. Interventi antierosivi e di consolidamento sull'asta fluviale concepiti anche invertendo la tendenza alla riduzione delle aree di pertinenza del corso d'acqua. Interventi tesi ad eliminare i tratti rettificati dell'alveo, a favorire la meandrificazione del corso d acqua nei tratti compatibili, con conseguente asimmetria della sezione idraulica per riproporre la morfologia naturale e aumentare le capacità depurative del corso d acqua. Eliminazione dei tratti cementificati per spezzare l isolamento tra l acqua ed il substrato. Realizzazione soprattutto nelle aree ad agricoltura intensiva, di fasce tampone di circa 10 m a lato delle rive. Realizzazione di boschetti e cespuglieti, per una riqualificazione naturalistica e paesaggistica del corso d'acqua, con contemporaneo effetto di ricostruzione di elementi della rete ecologica. Recupero di cave Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 65

12 3.2 Rifiuti Negli ultimi decenni le problematiche connesse alla produzione e alla gestione dei rifiuti hanno assunto proporzioni sempre maggiori, in relazione all incremento della popolazione, dell estensione delle aree urbane e al miglioramento delle condizioni socio-economiche. La produzione di rifiuti, al pari delle altre risorse necessarie per lo sviluppo, è usualmente associata alla crescita economica: più cresce il benessere economico della collettività, più questa produce materiali di scarto. La politica perseguita a livello comunitario e nazionale per la riduzione di questo problema punta sulla prevenzione e sul riciclaggio, relegando lo smaltimento a fase residuale. La discarica (smaltimento), quindi, si configura come l anello finale della catena di gestione integrata dei rifiuti che prevede: La riduzione della produzione di rifiuti; La raccolta differenziata dei materiali utili e/o pericolosi; Il riciclaggio dei materiali recuperati; La termodistruzione con recupero energetico; Lo smaltimento in discarica; L'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi in Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.), coincidenti con le province. La politica ambientale si pone quindi come obiettivo prioritario la riduzione della quantità, della pericolosità dei rifiuti prodotti e del flusso di quelli avviati allo smaltimento. A tal fine, prevede e disciplina specifiche azioni per intervenire alla fonte nel processo produttivo e per agevolare ed incentivare, nell'ordine, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti prodotti (principio della prevenzione, riciclaggio e recupero). La norma di riferimento per la gestione dei rifiuti è il testo unico per l ambiente D.Lgs. 152/2006, che regolamenta la loro classificazione e le modalità di smaltimento e di trasporto. I rifiuti vengono classificati secondo l origine in rifiuti urbani e speciali e, secondo le caratteristiche, in pericolosi e non pericolosi. La stessa normativa impone di procedere alla classificazione, quantificazione ed indicazione della localizzazione dei rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato, al fine di procedere ad eventuali interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale da effettuarsi ai sensi del D.M. n. 471/99 (abrogato con D.Lgs 152/06) Produzione rifiuti solidi urbani Nel 2005 la produzione totale di rifiuti urbani nel è stata pari a kg/giorno. In Fig. 3.2 è riportata la produzione di rifiuti procapite giornaliera (kg/ab. giorno) per comune; la media per l intera area è pari a 1,15 kg/ab. giorno. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 66

13 Produzione rifiuti urbani procapite (2005) 2,75 2,5 2,25 2 Kg/abitante/giorno 1,75 1,5 1,25 1 0,75 0,5 0,25 0 Altino Archi Atessa Bomba Borrello Casoli Castel Frentano Civitaluparella Civitella Messer Raimondo Colledimacine Colledimezzo Fallo Fara San Martino Fossacesia Frisa Gamberale Gessopalena Lama dei Peligni Lanciano Lettopalena Montebello sul Sangro Monteferrante Montelapiano Montenerodomo Mozzagrogna Paglieta Palena Palombaro Pennadomo Perano Pietraferrazzana Pizzoferrato Quadri Rocca San Giovanni Roccascalegna Roio del Sangro Rosello Santa Maria Imbaro Sant'Eusanio del Sangro San Vito Chietino Taranta Peligna Torino di Sangro Tornareccio Torricella Peligna Treglio Villa Santa Maria Fig. 3.2 Produzione di rifiuti urbani procapite nel al 2005 (Provincia di Chieti, 2005). Il totale dei rifiuti prodotti nel (Tab. 3.12) è pari a 488,37 kg/ab. anno, circa il 7% in meno rispetto al dato provinciale e regionale. Le frazioni organiche e non biodegradabili procapite medie prodotte nell intero comprensorio sono invece del tutto paragonabili a quelle prodotte dalla Provincia di Chieti. I Comuni a più alta densità abitativa hanno ovviamente una produzione di rifiuti solidi urbani maggiore. I valori di produzione di rifiuti urbani procapite più elevati si riscontrano, tuttavia, nei comuni montani ad alto flusso turistico, in quanto la popolazione residente è modesta rispetto alla popolazione fluttuante. Tab Rifiuti urbani prodotti nel comprensorio rispetto alla Provincia di Chieti ed alla Regione Abruzzo (Provincia di Chieti, 2005; RSA Abruzzo, 2005). Tipo di rifiuto prodotto Patto Territoriale (2005) Quantità (kg/abitante anno) Provincia di Chieti (2005) Regione Abruzzo (2004) Media rifiuti organici prodotti 56,23 51,62 - Media rifiuti non biodegradabili prodotti 35 33,54 - Totale rifiuti urbani prodotti 488,37 523,86 525,67 Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 67

14 3.2.2 Produzione rifiuti speciali e speciali pericolosi I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un elevata concentrazione di sostanze inquinanti. Per questo motivo occorre renderli innocui, cioè trattarli in modo da ridurne drasticamente la pericolosità. Nell area del bacino del la produzione di rifiuti speciali si attesta intorno a t (2002). Il 6,6% di questi sono rifiuti speciali pericolosi. Analizzando nel dettaglio le aliquote prodotte dai diversi comuni, si osserva come la produzione di rifiuti speciali è concentrata nelle aree dove sono presenti i maggiori insediamenti industriali (Atessa, Paglieta, Lanciano); un dato anomalo è stato riscontrato per il comune di Scontrone. Per quanti riguarda i rifiuti speciali pericolosi, la quantità prodotta nell area del bacino è di t, pari ad una produzione media annua pro capite di 47 Kg/ab. anno (2002). Anche in questo caso la produzione maggiore si rileva nei comuni maggiormente industrializzati. Tab Quantitativo di rifiuti speciali prodotti (C.C.I.A. L Aquila, 2002; RSA Regione Abruzzo, 2005). Area Non dichiarati (t) Non pericolosi (t) Pericolosi (t) Pericolosi (Kg/ab anno) Totali (t) Totali procapite (Kg/ab. anno) PTSA 0, , ,06 0, ,34 0,64 Bacino Sangro- Aventino 0, , ,53 0, ,13 0,72 Provincia Chieti , ,13 Regione Abruzzo , , Impianti di smaltimento rifiuti (prima categoria e seconda categoria) e quantità di urbani smaltita in discarica Per smaltimento si intende quello definitivo, quindi quanto destinato a trattamento (incenerimento/bio - chimico), quanto a deposito definitivo (discarica) e quanto destinato al recupero; i trattamenti effettuati nella Regione Abruzzo servono a trasformare il rifiuto e non a smaltirlo definitivamente. Gli impianti di smaltimento rifiuti (discariche) sono suddivisi a seconda che trattino rifiuti urbani (prima categoria) o speciali (seconda categoria). Tab Impianti smaltimento rifiuti solidi urbani (RSA Provincia di Chieti, 2001). Quantità di rifiuti smaltita Capacità residua Comune di ubicazione dell impianto (m 3 /anno) (m 3 ) Lanciano - Cerratina Castel di Sangro Monteferrante Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 68

15 I rifiuti speciali subiscono invece sorte diversa rispetto ai rifiuti solidi urbani: i principali centri di recupero e trasformazione dei rifiuti speciali non si trovano sul territorio considerato. Tab Impianti smaltimento rifiuti speciali (RSA Provincia di Chieti, 2001). Ente gestore Consorzio per l'area di sviluppo industriale del Sangro Tipo di discarica B Ubicazione impianto Paglieta - Atessa (impianto)lanciano (pretratt. percolato) Stato di attività Autorizzato ma non attivato Tab Smaltimento e recupero rifiuti industriali ed urbani per tipologia di smaltimento (C.C.I.A. l Aquila, 2002). Area Smaltimento (t/anno) Discarica Bio chim Incener. Pre trattamento (t/anno) Deposito preliminare (t/anno) PTSA Bacino Sangro- Aventino Quantità rifiuti smaltita per incenerimento ed impianti di incenerimento Nel territorio sono presenti solo due impianti di incenerimento (Tab. 3.17) per un totale di rifiuti trattati che oscilla tra le 224 e le 337 tonnellate. A questi impianti di smaltimento vanno aggiunte le aziende che si occupano di trattamento di rifiuti. Tab Impianti di incenerimento: tipologia e quantità rifiuti trattati (C.C.I.A. l Aquila, 2002). Ente Gestore Maio Guglielmo S.r.l. Consorzio Mario Negri Sud Ubicazione impianto Atessa Santa Maria Imbaro Stato di attività In esercizio In fase di chiusura Tipologia di rifiuti trattati (Rifiuti di ricerca medica e veterinaria CER ) Quantità rifiuti trattati (t) / / Enti gestori rifiuti Gli Enti gestori del servizio di raccolta dei rifiuti urbani nel comprensorio sono vari. Alcuni Comuni hanno un sistema di autogestione (Archi, Lanciano, Paglieta, Torino di Sangro) molti, invece, sono direttamente serviti dal Consorzio Comprensoriale dei Rifiuti attraverso vari centri di trasferimento; altri, infine, si affidano a ditte private. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 69

16 Tab Ditte/Enti gestori di raccolta dei rifiuti urbani e comuni serviti (Comuni, 2006). Tipo di Gestione Centri di trasferimento/nome Ditta Comuni? Mozzagrogna S. Maria Imbaro Fallo S.P. per Civitaluparella Borrello, Fallo, Gamberane, Montenerodomo Pizzoferrato, Quadri, Roio del Sangro, Rosello Civitella M. Raimondo, Colledimacine, Fara S. Consorzio Rifiuti Lama dei Peligni (Loc. Morrone) Martino, Lama dei Peligni, Lettopalena, Palena, Taranta Peligna Torricella Peligna (Loc. Colle Zingaro) Torricella Peligna, Gessopalena, Pennadomo Roccascalegna Bomba, Colledimezzo, Montebello sul Sangro Monteferrante (Loc. Strada rotabile) Monteferrante, Montelapiano, Pietraferrazzana, Tornareccio, Villa S. Maria CONSAC Atessa, Casoli, Fossacesia, Rocca S. Giovanni, San Vito Chietino, Treglio Ditte private SAPI Altino, Civittaluparella (differenziata) Tracanna Castel Frentano, Perano Pellegrini (Poggiofiorito) Frisa CTC (San Salvo) Sant Eusanio del Sangro Autogestione comunale - Archi, Lanciano, Paglieta, Torino di Sangro Percentuale rifiuti recuperati Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una costante crescita nella produzione di rifiuti, riconducibile all incremento del tenore di vita, dei consumi e degli imballaggi, mentre la durata dei beni si riduce. La raccolta differenziata rappresenta una fase strategica in un sistema efficiente di gestione integrata dei rifiuti, in quanto un suo corretto svolgimento si ripercuote positivamente su tutte le altre fasi. La raccolta differenziata è lo strumento essenziale per garantire un sistema di gestione funzionale al modello che ha come obiettivo arrivare a ridurre al minimo i rifiuti da smaltire ma non è, di per se stesso, il sistema di gestione. Anche spingendo la raccolta differenziata al limite al 100% dei rifiuti prodotti è infatti necessario prevedere attività impiantistiche di trattamento e di smaltimento a valle del sistema di raccolta. L art. 205 del nuovo testo unico Norme in materia ambientale D.Lgs. 152/2006 definisce che In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani e fissa le percentuali minime da raggiungere per i successivi sei anni dalla data d entrata in vigore del Decreto stesso (35% entro il 2006; 45% entro il 2008; 65% entro il 2012). Nel caso in cui, a livello di ambito territoriale ottimale, non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dall articolo, sarà applicata un addizionale del 20% al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell Autorità d Ambito, da ripartire tra quei comuni del territorio che non abbiano raggiunte le percentuali minime. La stessa norma prevede inoltre che, dal 2008, non sarà più possibile conferire in discarica rifiuti anche parzialmente biodegradabili (rifiuti organici), responsabili dei principali inconvenienti Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 70

17 ambientali prodotti dalle discariche: odori (biogas) e inquinamento delle falde e del sottosuolo (infiltrazioni di percolato). In Fig. 3.3 è rappresentata la variazione percentuale della raccolta differenziata tra il 2002 e il Si è avuta, in particolare, una forte riduzione di raccolta differenziata per Mozzagrogna del 70%; del 42% per Atessa e Fallo e del 15% per Gessopalena. In Fig. 3.4 è riportata la percentuale di raccolta differenziata per il 2005 rispetto all obiettivo fissato dal D.M. 152/06 per il La percentuale media per il comprensorio è del 14,8%, ben lontana anche dalle soglie minime previste dal precedente Decreto Ronchi. La Provincia di Chieti ha raggiunto nel 2004 il 17,8 % di RD, mentre la Regione il 14,9 % nello stesso anno (RSA Abruzzo 2005). Solo pochi comuni hanno raggiunto e, in alcuni casi, superato l obiettivo: Castel Frentano (44%), Fara San Martino (49%), Fossacesia (36%), Rocca San Giovanni (38%) e San Vito Chietino (39%). La situazione è invece negativa per i comuni di Montebello sul Sangro (0%), Torino di Sangro (3%), Pennadomo (3%), Altino (6%), Archi (5%) ed Atessa (5%). Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 71

18 Variazione % di raccolta differenziata Altino Archi Atessa Bomba Borrello Casoli Castel Frentano Civitaluparella Civitella Messer Raimondo Colledimacine Colledimezzo Fallo Fara San Martino Fossacesia Frisa Gamberale Gessopalena Lama dei Peligni Lanciano Lettopalena Montebello sul Sangro Monteferrante Montelapiano Montenerodomo Mozzagrogna Paglieta Palena Palombaro Pennadomo Perano Pietraferrazzana Pizzoferrato Quadri Rocca San Giovanni Roccascalegna Roio del Sangro Rosello Santa Maria Imbaro Sant'Eusanio del Sangro San Vito Chietino Taranta Peligna Torino di Sangro Tornareccio Torricella Peligna Treglio Villa Santa Maria % Fig. 3.3 Variazione percentuale di raccolta differenziata nei comuni del dal 2002 al Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 72

19 % Raccolta differenziata 2005 Percentuale raccolta differenziata % 60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Soglie minime raccolta differenziata previste dal D.lgs. 152/2006 Altino Archi Atessa Bomba Borrello Casoli Castel Frentano Civitaluparella Civitella Messer Raimondo Colledimacine Colledimezzo Fallo Fara San Martino Fossacesia Frisa Gamberale Gessopalena Lama dei Peligni Lanciano Lettopalena Montebello sul Sangro Monteferrante Montelapiano Montenerodomo Mozzagrogna Paglieta Palena Palombaro Pennadomo Perano Pietraferrazzana Pizzoferrato Quadri Rocca San Giovanni Roccascalegna Roio del Sangro Rosello Santa Maria Imbaro Sant'Eusanio del Sangro San Vito Chietino Taranta Peligna Torino di Sangro Tornareccio Torricella Peligna Treglio Villa Santa Maria Fig. 3.4 Percentuale di raccolta differenziata nei comuni del al 2005 e soglie minime previste dal D.Lgs. 152/2006 per il 2006, il 2008 e il (Provincia di Chieti, 2005) Sistemi di raccolta differenziata Sono stati raccolti i dati relativi ai sistemi di gestione dei rifiuti di tutti i comuni appartenenti all area di studio e quelli relativi all ubicazione dei centri di raccolta dislocati sul territorio. E stato realizzato un SIT riguardante la struttura del sistema attuale di gestione di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Il SIT si compone della cartografia riportante la localizzazione dei Punti Raccolta Rifiuti di tutti i comuni del PTSA, con informazioni relative alla capienza, al materiale ed alla tipologia dei cassonetti (rifiuti solidi urbani, tipologia di raccolta differenziata). Il SIT nasce dall esigenza di ottimizzare la gestione ed il controllo dello smaltimento dei rifiuti e della raccolta differenziata, sia attraverso l ottimizzazione della dislocazione delle campane di raccolta, che attraverso lo studio dei percorsi di raccolta, per la predisposizione di interventi mirati da effettuare sul territorio. Il SIT darà in particolare la possibilità di effettuare dei calcoli di ottimizzazione della distribuzione delle campane per la raccolta differenziata, che permetteranno di ottenere come valore finale il miglior rapporto numero/densità di popolazione. Il SIT sarà il mezzo attraverso il quale le singole unità amministrative possono conoscere ed accedere ai dati disponibili sul territorio e condividerne così la conoscenza. I vantaggi ottenibili vanno da un migliore utilizzo delle risorse interne delle amministrazioni minimizzando i costi, alla possibilità di misurare in modo oggettivo la qualità del servizio offerto. Come si denota dalle percentuali di raccolta differenziata del territorio (Fig. 3.4), tutti i Comuni attuano la raccolta differenziata; tuttavia, la maggior parte dei comuni si limita ad avere un numero limitato di Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 73

20 cassonetti per la raccolta di vetro e/o carta, plastica, il che giustifica le esigue percentuali di raccolta differenziata raggiunte. Solo alcuni comuni, quelli che raggiungono percentuali di raccolta maggiori, hanno invece un sistema di raccolta dell organico (Tab. 3.19). Tab Comuni del che attuano la raccolta dell organico (in azzurro i Comuni con % di raccolta differenziata >35%). Comuni Raccolta differenziata 2005 % Atessa 4,60 Casoli 25,70 Castel Frentano 42,80 Fara San Martino Fossacesia 35,40 Lanciano 11,50 Tipologia di raccolta differenziata Raccolta secco/umido attiva solo nel centro storico, parzialmente domiciliare e integrata Stradale/ Aggiuntivo/integrato Raccolta secco/umido, domiciliare attiva nel centro urbano; stradale e integrato Organico Totale raccolto 2005 Organico procapite 2005 Scarti soggetti a compostaggio domestico Kg Kg/ab Kg ,60 Stradale- aggiuntivo/integrato Raccolta secco/umido; porta a porta; stradale aggiuntivo e integrato Raccolta secco/umido introdotta in porzione minima del territorio comunale; stradale- agguntivo/integrato Montenerodomo 24,60 Stradale/aggiuntivo Paglieta 10,30 Stradale/aggiuntivo Perano 17,60 Stradale/aggiuntivo Rocca San Giovanni San Vito Chietino 38,20 38,90 Raccolta secco/umido attiva su 1/3 del territorio; porta a porta; stradale, integrato; aggiuntivo Raccolta secco/umido; domiciliare, stradale, integrato, aggiuntivo Treglio 13,60 Domiciliare, stradale Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 74

21 3.2.8 Potenziali risposte per il tema Rifiuti Tipologia 1) Riduzione della produzione totale di rifiuti e della percentuale di rifiuti conferita in discarica. 2) Razionalizzazione e riduzione dei costi di gestione. 3) Promozione e sviluppo di un sistema di raccolta differenziata integrato con i normali circuiti di raccolta e recupero delle risorse da essa derivanti (riutilizzo e valorizzazione dei rifiuti) Descrizione Sensibilizzazione della popolazione alla diminuzione della produzione di rifiuti. Orientamento delle scelte dei consumatori a favore di prodotti e processi che generino meno rifiuti. Incremento della ricerca e dell innovazione dei processi produttivi per la riduzione della quantità e qualità dei rifiuti. Campagne di informazione da parte della Pubblica Amministrazione per una corretta gestione a livello industriale e domestico dei rifiuti. Incentivazione e sostegno alle imprese per processi produttivi che riducano quantità e qualità dei rifiuti. Adeguamento degli impianti per selezione e trattamento esistenti sul territorio. Avvio di metodi di smaltimento dei rifiuti eco-compatibili; Controllo delle imprese autorizzate allo smaltimento dei rifiuti. Aumento della percentuale di rifiuti inceneriti con recupero energetico. Organizzazione di tavole rotonde per la discussione e il confronto tra i portatori di interesse relativamente alla corretta gestione dei rifiuti urbani ed industriali. Analisi delle differenze tasse e costi di conferimento tra comuni limitrofi. Razionalizzazione delle tasse e dei costi di conferimento sulla base di quanto emerso dai punti precedenti. Analisi delle tasse e dei costi di conferimento per le imprese. Responsabilizzazione dei produttori attraverso l internalizzazione dei costi ambientali. Interventi di fiscalità per ridurre i rifiuti conferiti in discarica. Realizzazione di servizi adeguati alle esigenze delle diverse categorie di produttori di rifiuti (es. famiglie, ristoranti, altri servizi ecc.). Realizzazione di un sistema di raccolta plurimateriale da aggregazioni di differenti materiali (raccolte multimateriale o raccolte combinate) o dalla frazione organica putrescibile. Realizzazione di una strategia della differenziazione secco/umido attraverso l attivazione in forma estesa di raccolte differenziate delle frazioni comportabili. Privilegiare raccolte domiciliari affiancate a raccolte stradali. Azioni di sensibilizzazione/educazione dei cittadini e nelle scuole alla raccolta differenziata e al corretto conferimento dei rifiuti. Razionalizzazione della posizione dei cassonetti. Attivazione di sanzioni per l abbandono o il conferimento non corretto dei rifiuti. Identificazione e creazione di incentivi per i comuni che raggiungono quote elevate di raccolta differenziata. Favorire l utilizzazione di prodotti maggiormente riciclabili e riutilizzabili attraverso una politica integrata di prodotto. Sostenere il mercato dei materiali riciclati. Analisi delle possibilità di recupero risorse dai rifiuti raccolti (ad es. attraverso una cogenerazione in edifici pubblici, recupero costi ecc.). Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 75

22 4) Valorizzazione energetica del rifiuto residuo Analisi delle caratteristiche delle discariche esistenti. Verifica di fattibilità dei nuovi impianti di smaltimento e valutazione degli impatti. Costruzione di impianti di captazione del biogas per lo sfruttamento ai fini della produzione di energia elettrica. Consorzio Mario Negri Sud Centro di Scienze Ambientali 76

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