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2 SUMMARIUM FASCICULI (An CXXIV SEPTEMBRIS DECEMBRIS 2005 FASC. III) EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano (Assisi, 4-7 settembre 2005) Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica Commento al Salmo Motu proprio Litterae Apostolicae Motu proprio datae de Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum novae normae decernuntur Lettera Apostolica Motu proprio contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi Comunicato dell Ordine dei Frati Minori Lettera del Ministro generale a Sua Santità Benedetto XVI Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio Decreto della CIVCSVA EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75 di fondazione Omelia in occasione della solennità delle Stigmate Inizio della Peregrinatio del Crocifisso di San Damiano Lettera del Definitorio generale per la Solennità di san Francesco Carta con ocasión del inicio de las celebraciones del VIII Centenario de la fundación de la Orden Intervento al Sinodo dei Vescovi sull Eucaristia Veglia di preghiera per l inizio ufficiale delle celebrazioni dell VIII Centenario della fondazione dell Ordine Eucaristia di apertura del cammino di preparazione all VIII centenario della fondazione dell Ordine Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro e Definitorio generale Intervento del Ministro generale alla VII Assemblea dell UFME Incontro del Ministro e del Definitorio generale con le Conferenze OFM slaviche Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião da erecção da Custódia Carta con ocasión de la solemnidad del Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM 1. In cammino verso il Capitolo generale straordinario Indizione del Capitolo generale straordinario Itinerario per la contemplazione orante del Crocifisso di San Damiano Preghiere per il Capitolo Straordinario E SECRETARIA GENERALI 1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis BMV in Britannia Magna Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacan in Mexico Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia Electio extra Capitulum Prov. Ss. Redemptoris in Croatia Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci Assisiensis in Polonia Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli Apostoli in Melita Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii in México Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis in Argentina Capitulum Intermedium Prov. Americae Centralis et Panama Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem Gaudiorum in Brasilia Copertina: 2 a Priorità: Comunione Fraterna. (Bronzo di Alfiero Nena - Sorrento) Directio Commentarii «ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM» CURIA GENERALIS O.F.M. Via S. Maria Mediatrie, ROMA (Italia) Fax / acta@ofm.org DISTRIBUTIO GRATUITA DISTRIBUZIONE GRATUITA FUORI COMMERCIO

3 ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA IUSSU ET AUCTORITATE Fr. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM IN LUCEM AEDITA Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15). Peculiari prorsus laude dignum putavimus, dilecte Fili, consilium quo horum Actorum collectio atque editio suscepta est. (Ex Epist. LEONIS PP. XIII ad Min. Gen.) ROMA CURIA GENERALIS ORDINIS

4 Arti Grafiche Antica Porziuncola Cannara (Perugia) 2006

5 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano (Assisi, 4-7 settembre 2005) Dal 4 al 7 settembre si è tenuto ad Assisi il IX Simposio Intercristiano, organizzato dall Istituto di Spiritualità della Pontificia Università «Antonianum» e dal Dipartimento di Teologia dell Università «Aristotile» di Tessalonica. Il tema del Simposio di quest anno, «L Eucaristia nella tradizione orientale ed occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è stato introdotto dall Arcivescovo cattolico di Corfù, S.E. Mons. Yannis Spiteris, ed illustrato da sei studiosi ortodossi ed altrettanti cattolici. Per il Pontificio Consiglio per la Promozione dell Unità dei Cristiani ha preso parte al Simposio Mons. Eleuterio F. Fortino, Sotto- Segretario del Dicastero. Nella Sessione di apertura è stato letto il Messaggio inviato da Sua Santità Benedetto XVI. Al venerato Fratello Walter Cardinale Kasper Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell Unità dei Cristiani Ho appreso con gioia che ad Assisi, oasi e richiamo di pace, si tiene il IX Simposio promosso dall Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica dell Università Aristotile di Tessalonica, città alla cui prima comunità cristiana San Paolo ha inviato due lettere. Tale iniziativa costituisce una felice occasione per uno scambio fraterno, nel quale fare oggetto di riflessione e di approfondimento temi importanti del patrimonio di fede comune, analizzando le implicazioni che esso comporta nella vita cristiana. La ricerca della piena unità visibile tra tutti i disce- poli di Cristo viene avvertita come particolarmente urgente nel nostro tempo e si sente per questo il bisogno di una più profonda spiritualità e di un accresciuto amore reciproco. Il tema che quest anno viene affrontato, «L Eucaristia nella tradizione orientale e occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è molto significativo per la vita dei cristiani e per la ricomposizione della comunione piena fra tutti i discepoli di Cristo. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato «con quanto amore i cristiani orientali compiono le sacre azioni liturgiche, soprattutto la celebrazione eucaristica, fonte della vita della Chiesa e pegno della gloria futura» (UR 15), ed ha ricordato che, in forza della successione apostolica, del sacerdozio e dell Eucaristia essi «restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli» (Ibid.). Il dialogo e il confronto nella verità e nella carità, che sarà sviluppato durante il Simposio, farà certamente emergere la fede comune insieme a quegli aspetti teologici e liturgici peculiari dell Oriente e dell Occidente che sono complementari e dinamici per l edificazione del Popolo di Dio e che costituiscono una ricchezza per la Chiesa. L assenza della piena comunione non permette purtroppo la concelebrazione che, per gli uni e per gli altri, è il segno di quella piena unità alla quale tutti siamo chiamati. Sarà in ogni caso un appello ad intensificare la preghiera, lo studio e il dialogo al fine di risolvere le divergenze che tutt ora permangono. Realizzare la piena comunione dei cristiani deve essere un obiettivo per tutti coloro che professano la fede nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, «sia i fedeli che i pastori e ognuno secondo le proprie capacità, tanto nella vita quotidiana quanto negli studi teologici e storici» (UR 8). Il Simposio, che si pone sulla scia di

6 296 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III analoghe e fruttuose iniziative ecumeniche, pone in luce l impegno, la ricerca e lo studio comuni tesi a chiarire differenze e a superare incomprensioni. In questa linea, gli Istituti di insegnamento teologico possono svolgere un ruolo fondamentale per la formazione delle nuove generazioni e per offrire una rinnovata testimonianza cristiana nel mondo di oggi. Nell invocare sui partecipanti la benedizione del Signore, affinché il Simposio sia fecondo di apporti dottrinali, culturali e spirituali, a tutti invio con le parole dell Apostolo il mio augurio cordiale: «La grazia di Nostro Signore Gesù Cristo sia con voi» (1 Tess 5, 28). Da Castel Gandolfo, 1 settembre 2005 BENEDICTUS PP XVI [L Osservatore Romano, 5-6 settembre 2005, p. 5] 2. Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica Venerato Fratello Mons. Franc Rodé Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica In occasione della Plenaria di codesta Congregazione ben volentieri rivolgo a tutti coloro che vi prendono parte il mio saluto cordiale. Saluto in particolare Lei, il Segretario e quanti lavorano nel Dicastero che Ella presiede. Unisco ai miei saluti l espressione della mia gratitudine e della mia gioia: la gratitudine, perché con me voi condividete l attenzione e il servizio alle persone consacrate; la gioia, perché attraverso di voi so di rivolgermi al mondo delle donne e degli uomini consacrati che seguono Cristo sulla via dei consigli evangelici e del rispettivo particolare carisma suggerito dallo Spirito. La storia della Chiesa è segnata dagli interventi dello Spirito Santo, che non l ha soltanto arricchita con i doni della sapienza, della profezia, della santità, ma l ha dotata di forme sempre nuove di vita evangelica attraverso l opera di fondatori e di fondatrici che hanno trasmesso ad una famiglia di figli e figlie spirituali il loro carisma. Grazie a ciò, oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità, monaci, religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di educazione alla fede e di accompagnamento spirituale. Soprattutto, però, essi continuano la grande opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio. Molti di loro si dedicano interamente alla catechesi, all educazione, all insegnamento, alla promozione della cultura, al ministero della comunicazione. Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri, agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c è ambito umano ed ecclesiale dove essi non siano presenti in modo spesso silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti (cfr At 10, 38). La Chiesa è riconoscente per la testimonianza di fedeltà e di santità data da tanti membri degli Istituti di vita consacrata, per l incessante preghiera di lode e di intercessione che si innalza dalle loro comunità, per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio. Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi, così come negli altri settori della vita della Chiesa. «Il grande tesoro del dono di Dio - avete ricordato a conclusione della precedente Plenaria - è custodito in fragili vasi di creta (cfr 2Cor 4, 7) e il mistero del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro vita» (CIVCSVA, Istruzione Ripartire da Cristo n. 11). Piuttosto che enumerare le difficoltà che incontra oggi la vita consacrata, vorrei piuttosto confermare a tutti i consacrati e consacrate la vicinanza, la sollecitudine, l amore della Chiesa intera. La vita consacrata, all inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che può affrontare soltanto in comunione con tutto il Popolo di Dio, con i suoi Pastori e con il popolo dei fedeli. In questo contesto

7 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 297 si inserisce l attenzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nella vostra Plenaria che affronta tre tematiche ben precise. La prima riguarda l esercizio dell autorità. Si tratta di un servizio necessario e prezioso, per assicurare una vita autenticamente fraterna, alla ricerca della volontà di Dio. In realtà è lo stesso Signore risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome (cfr Perfectae caritatis, 15), che addita il cammino da percorrere. Soltanto se il Superiore da parte sua vive nell obbedienza a Cristo ed in sincera osservanza della regola, i membri della comunità possono chiaramente vedere che la loro obbedienza al Superiore non solo non è contraria alla libertà dei figli di Dio, ma la fa maturare nella conformità con Cristo obbediente al Padre (cfr ibid., 14). L altro tema scelto per la Plenaria riguarda i criteri per il discernimento e l approvazione di nuove forme di vita consacrata. «Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato - ricorda la Costituzione dogmatica Lumen gentium, parlando dei carismi in generale - appartiene a coloro che detengono l autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (n. 12). È quanto cercate di fare anche voi in questi giorni, non dimenticando che il vostro lavoro prezioso e delicato deve svolgersi in un contesto di gratitudine a Dio, il quale anche oggi continua ad arricchire di sempre nuovi carismi la sua Chiesa con la creatività e la generosità del suo Spirito. Il terzo tema da voi affrontato riguarda la vita monastica. Partendo da situazioni contingenti, che pure richiedono concreti interventi saggi ed incisivi, il vostro sguardo intende spaziare sul vasto orizzonte di questa realtà, che tanto significato ha avuto e conserva nella storia della Chiesa. Voi cercate le vie opportune per rilanciare nel nuovo millennio l esperienza monastica, di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché riconosce in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l anima, con tutto il cuore (cfr Mt 22,37). Infine, mi è grato rilevare che la Plenaria si colloca nella cornice della solenne celebrazione, che il Dicastero ha promosso nel 40 anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Auspico che le fondamentali indicazioni offerte allora dai Padri conciliari per il cammino della vita consacrata continuino ad essere anche oggi fonte di ispirazione per quanti impegnano la loro esistenza al servizio del Regno di Dio. Mi riferisco innanzitutto a quella che il Decreto Perfectae caritatis qualifica come vitae religiosae ultima norma, norma suprema della vita religiosa, e cioè la sequela di Cristo. Un autentica ripresa della vita religiosa non si può avere se non cercando di condurre una esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all unico Amore, ma trovando in Cristo e nella sua parola l essenza più profonda di ogni carisma del Fondatore o della Fondatrice. Un altra indicazione di fondo che il Concilio ha dato è quella del generoso e creativo dono di sé ai fratelli, senza mai cedere alla tentazione del ripiegamento su se stessi, senza mai adagiarsi sul già fatto, senza mai indulgere al pessimismo e alla stanchezza. Il fuoco dell amore, che lo Spirito infonde nei cuori, spinge a interrogarsi costantemente sui bisogni dell umanità e su come rispondervi, sapendo bene che solo chi riconosce e vive il primato di Dio può realmente rispondere ai veri bisogni dell uomo, immagine di Dio. Ancora un indicazione vorrei raccogliere tra le molte significative consegnate dai Padri conciliari nel Decreto Perfectae caritatis: è l impegno che la persona consacrata deve porre nel coltivare una sincera vita di comunione (cfr n. 15), non soltanto all interno delle singole fraternità, ma con tutta la Chiesa, perché i carismi vanno custoditi, approfonditi e costantemente sviluppati «in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (Mutuae relationes, n. 11). Ecco i pensieri che mi preme affidare alla vostra riflessione sulle tematiche affrontate dai lavori della Plenaria. Io vi accompagno con la preghiera e, mentre su di voi e

8 298 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III sulla vostra attività invoco l aiuto di Dio e la protezione della Vergine Santissima, quale pegno del mio affetto, a ciascuno invio la mia Benedizione. Da Castel Gandolfo, 27 settembre 2005, memoria di S. Vincenzo de Paoli. BENEDICTUS PP. XVI 3. Commento al Salmo 121 Udienza generale, Mercoledì, 12 ottobre 2005 SALUTO ALLA CITTÀ SANTA DI GERUSALEMME 1. È uno dei più belli e appassionati Cantici delle ascensioni quello che ora abbiamo ascoltato e gustato come preghiera. Si tratta del Salmo 121, una celebrazione viva e partecipe in Gerusalemme, la città santa verso la quale ascendono i pellegrini. Infatti, subito in apertura, si fondono insieme due momenti vissuti dal fedele: quello del giorno in cui accolse l invito ad «andare alla casa del Signore» (v. 1) e quello dell arrivo gioioso alle «porte» di Gerusalemme (cfr v. 2); ora i piedi calpestano finalmente quella terra santa e amata. Proprio allora le labbra si aprono a un canto festoso in onore di Sion, considerata nel suo profondo significato spirituale. 2. «Città salda e compatta» (v. 3), simbolo di sicurezza e di stabilità, Gerusalemme è il cuore dell unità delle dodici tribù di Israele, che convergono verso di essa come centro della loro fede e del loro culto. Là, infatti, esse ascendono «per lodare il nome del Signore» (v. 4), nel luogo che la «legge di Israele» (Dt 12,13-14; 16,16) ha stabilito quale unico santuario legittimo e perfetto. A Gerusalemme c è un altra realtà rilevante, anch essa segno della presenza di Dio in Israele: sono «i seggi della casa di Davide» (cfr Sal 121,5), governa, cioè, la dinastia davidica, espressione dell azione divina nella storia, che sarebbe approdata al Messia (2Sam 7,8-16). 3. I «seggi della casa di Davide» vengono chiamati nel contempo «seggi del giudizio» (cfr Sal 121,5), perché il re era anche il giudice supremo. Così Gerusalemme, capitale politica, era anche la sede giudiziaria più alta, ove si risolvevano in ultima istanza le controversie: in tal modo, uscendo da Sion, i pellegrini ebrei ritornavano nei loro villaggi più giusti e pacificati. Il Salmo ha tracciato, così, un ritratto ideale della città santa nella sua funzione religiosa e sociale, mostrando che la religione biblica non è astratta né intimistica, ma è fermento di giustizia e di solidarietà. Alla comunione con Dio segue necessariamente quella dei fratelli tra loro. 4. Giungiamo ora all invocazione finale (cfr vv. 6-9). Essa è tutta ritmata sulla parola ebraica shalom, «pace», tradizionalmente considerata alla base del nome stesso della città santa Jerushalajim, interpretata come «città della pace». Come è noto, shalom allude alla pace messianica, che raccoglie in sé gioia, prosperità, bene, abbondanza. Anzi, nell addio finale che il pellegrino rivolge al tempio, alla «casa del Signore nostro Dio», si aggiunge alla pace il «bene»: «Chiederò per te il bene» (v. 9). Si ha, così, in forma anticipata il saluto francescano: «Pace e bene!». Tutti abbiamo un po di anima francescana. È un auspicio di benedizione sui fedeli che amano la città santa, sulla sua realtà fisica di mura e palazzi nei quali pulsa la vita di un popolo, su tutti i fratelli e gli amici. In tal modo Gerusalemme diventerà un focolare di armonia e di pace. 5. Concludiamo la nostra meditazione sul Salmo 121 con uno spunto di riflessione suggerito dai Padri della Chiesa per i quali la Gerusalemme antica era segno di un altra Gerusalemme, anch essa, «costruita come città salda e compatta». Questa città - ricorda san Gregorio Magno nelle Omelie su Ezechiele - «ha già qui una sua grande costruzione nei costumi dei santi. In un edificio una pietra sostiene l altra, perché si mette una pietra sopra l altra, e chi sostiene un altro è a sua volta sostenuto da un altro. Così, proprio così, nella santa Chiesa ciascuno sostiene ed è sostenuto. I più vicini si sostengono a vicenda, e così per mezzo di essi si innalza l edificio della carità. Ecco perché Paolo ammonisce, dicendo: Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la

9 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 299 legge di Cristo (Gal 6,2). Sottolineando la forza di questa legge, dice: Pieno compimento della legge è l amore (Rm 13,10). Se io infatti non mi sforzo di accettare voi così come siete, e voi non vi impegnate ad accettare me così come sono, non può sorgere l edificio della carità tra noi, che pure siamo legati da amore reciproco e paziente». E, per completare l immagine, non si dimentichi che «c è un fondamento che sopporta l intero peso della costruzione, ed è il nostro Redentore, il quale da solo tollera nel loro insieme i costumi di noi tutti. Di lui l Apostolo dice: Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo (1Cor 3,11). Il fondamento porta le pietre e non è portato dalle pietre; cioè, il nostro Redentore porta il peso di tutte le nostre colpe, ma in lui non c è stata alcuna colpa da tollerare» (2,1,5: Opere di Gregorio Magno, III/2, Roma 1993, pp ). E così il grande Papa san Gregorio ci dice cosa significa il Salmo in concreto per la prassi della nostra vita. Ci dice che dobbiamo essere nella Chiesa di oggi una vera Gerusalemme, cioè un luogo di pace, portandoci l un l altro così come siamo; portandoci insieme nella gioiosa certezza che il Signore ci porta tutti. E così cresce la Chiesa come una vera Gerusalemme, un luogo di pace. Ma vogliamo anche pregare per la città di Gerusalemme che sia sempre più un luogo di incontro tra le religioni e i popoli; che sia realmente un luogo di pace. BENEDETTO XVI [L Osservatore Romano, 13 ottobre 2005, p. 4] 4. Motu proprio 1. Litterae Apostolicae Motu proprio datae de Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum novae normae decernuntur Totius orbis homines peculiarem in modum Sancti Francisci Basilicam in urbe Assisio respiciunt, ubi servantur et custodiuntur mortales exuviae Seraphici Sancti, nec- non Basilicam Sanctae Mariae Angelorum, quae insignem parvam Portiunculae ecclesiam concludit: prima Ordini Fratrum Minorum Conventualium demandatur, altera Ordini Fratrum Minorum committitur. Romani Pontifices, sua ex parte, singularia usque vincula et peculiarem sollicitudinem de Templis istis Maioribus Franciscalibus propter eorum praestantiam atque dignitatem demonstrarunt eaque suae iurisdictioni recte obnoxia voluerunt. Saeculorum decursu Fratres Minores Conventuales et Fratres Minores suam per sollicitam operam suasque testificationes Sancti Francisci spiritum et charisma vivum servarunt, eius evangelicum pacis, fraternitatis bonique nuntium ubique terrarum effundentes. Quo opera efficacius communiterque evolvantur, quae Assisii in Basilicis Sancti Francisci (una cum Sacro Coenobio) et Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) explicantur, et pastorale Dioecesis Assisiensis-Nucerinae-Tadinensis ministerium agendum, unaque simul cum pastorali actione, quae per propriam Conferentiam regionalem nationalemque Episcoporum absolvitur, Nobis est visum commodum praesentem iuris disciplinam commutare, quam Decessor Noster Paulus VI, recolendae memoriae, Motu proprio Inclita toto, die VIII mensis Augusti anno MCMLXIX de Basilica Sancti Francisci (una cum Sacro Coenobio) et per Deliberationem ex Audientia diei XII mensis Maii anno MCMLXVI, Basilicam Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) respicientem, statuit, normas ad hodiernas necessitates aptando. Idcirco quae sequuntur decrevimus: I. Basilicae Sancti Francisci coniunctoque Sacro Coenobio, atque etiam Basilicae Sanctae Mariae Angelorum, veluti Legatum Nostrum, S.R.E. Cardinalem destinamus, cuius, licet iurisdictione haud fruatur, per moralem auctoritatem munus erit arta communionis vincula inter sacra loca memoriae Assisiensis Pauperculi perpetuandi et Apostolicam hanc Sedem. Papalem ipse Benedictionem impertire in celebrationibus poterit, quibus ipse in sollemnioribus ritibus liturgicis praesidebit.

10 300 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III II. Episcopus Assisiensis-Nucerinus-Tadinensis iurisdictione posthac fruetur, quae de ecclesiis religiosisque domibus iure statuitur, quod ad omnia pastoralia opera spectat, quae Fratres Minores Conventuales Basilicae Sancti Francisci itemque Fratres Minores Sanctae Mariae Angelorum praestant. III. De omnibus inceptis, quae quandam pastoralem implicationem secum ferunt, memoratorum Ordinum Fratres consensum poscere et obtinere debent Episcopi Assisiensis-Nucerini-Tadinensis. Is autem iudicium audiet Praesidis Conferentiae Episcoporum Umbriae, quod ad incepta Regionis Umbriae pertinet vel Praesidis Officii Conferentiae Italiae Episcoporum, quod ad ampliora coepta attinet. IV. De sacramentorum in memoratis Basilicis celebratione Codicis iuris canonici vigent normae et eae quae exstant in Dioecesi Assisiensi-Nucerina-Tadinensi. Sancti Francisci demum filios cohortamur, quibus hae Basilicae committuntur, ut normas servent has quae hoc motu proprio ostenduntur, in sincerae communionis spiritu cum Episcopo Assisiensi-Nucerino-Tadinensi, et per eum, cum Episcoporum Conferentia regionali nationalique. Haec auctoritate Nostra decernimus et statuimus, contrariis rebus minime quibuslibet obsistentibus. Datum Romae, apud S. Petrum, die IX mensis Novembris, in dedicatione Basilicae Lateranensis, anno Domini MMV, Pontificatus Nostri primo. BENEDICTUS PP. XVI 2. Lettera Apostolica Motu proprio contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi Da tutto il mondo si guarda con speciale considerazione alla Basilica di San Francesco in Assisi che conserva e custodisce le spoglie mortali del Serafico Santo e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, che racchiude in sé la insigne chiesetta della Porziuncola: la prima è affidata all Ordine dei Frati Minori Francescani Conventuali e la seconda all Ordine Francescano dei Frati Minori. Romani Pontefici, da parte loro, hanno sempre avuto singolari vincoli e speciale sollecitudine per questi due Templi Maggiori francescani propter eorum praestantiam atque dignitatem e li hanno voluti finora soggetti direttamente alla loro giurisdizione. Lungo i secoli i Frati Conventuali ed i Frati Minori con la loro sollecita opera e la loro testimonianza hanno tenuto vivo lo spirito ed il carisma di San Francesco, diffondendo nel mondo intero il suo messaggio evangelico di pace, di fraternità e di bene. Considerata l esigenza di realizzare una più efficace intesa tra le attività che si svolgono sia nella Basilica di San Francesco (con annesso Sacro Convento), sia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed unito Convento) e la pastorale della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e anche con la pastorale promossa a livello regionale e nazionale dalle rispettive Conferenze episcopali, ci è parso utile modificare l attuale disciplina giuridica, così come regolata dal nostro venerato Predecessore, Papa Paolo VI di f. m. mediante il M. p. Inclita toto, dell 8 agosto 1969, per quanto riguarda la Basilica di San Francesco (con annesso Sacro Convento), e mediante la Decisione ex Audientia, del 12 maggio 1966, per quanto attiene alla Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed unito Convento), aggiornandone le norme alle odierne necessità. Disponiamo e stabiliamo pertanto quanto segue: I. Alla Basilica di San Francesco e all annesso Sacro Convento, come anche alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, assegniamo come Nostro Legato un Cardinale di S.R.C., il quale, pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica. Egli potrà impartire la Benedizione Papale nelle celebrazioni che presiederà in occasione delle maggiori solennità liturgiche. II. Il Vescovo di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino d ora innanzi avrà la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose per quanto riguarda tutte le

11 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 301 attività pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai Frati Minori di Santa Maria degli Angeli. III. I Padri Francescani, Conventuali e Minori, per tutte le iniziative che hanno risvolti pastorali, dovranno pertanto chiedere ed ottenere il consenso del Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Questi, poi, sentirà il parere del Presidente della Conferenza Episcopale Umbra per le iniziative che hanno riflessi sulla Regione umbra o della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana per quelle a più ampio raggio. IV. Quanto alla celebrazione dei sacramenti nelle Basiliche suddette valgono le norme del Codice di diritto canonico e quelle vigenti nella Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Esorto quindi i Figli di San Francesco, cui sono affidate le due menzionate Basiliche, ad attenersi con generosa disponibilità alle norme esposte in questo Motu proprio in spirito di sincera comunione con il Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e, per suo tramite, con la Conferenza Episcopale regionale e con quella nazionale. Nonostante qualunque cosa in contrario. Dato a Roma, presso S. Pietro il 9 novembre 2005, anniversario della Dedicazione della Basilica Lateranense, primo anno del Nostro Pontificato. BENEDETTO XVI (L Osservatore Romano - 20 Novembre 2005) 3. Comunicato dell Ordine dei Frati Minori Roma, 23 novembre 2005 Quali Responsabili e Custodi del Santuario della Porziuncola e della Basilica di S. Maria degli Angeli in Assisi - affidata dalla Chiesa al nostro servizio e animazione pastorali - intendiamo comunicare ufficialmente la nostra posizione in merito al recente Motu proprio del Papa Benedetto XVI, relativo alla riorganizzazione giuridica e pastorale del suddetto Santuario. Come Frati minori abbiamo a cuore, prima di tutto, l annuncio del Vangelo all uomo di oggi e l accoglienza dei tanti pellegrini che frequentano la Basilica di S. Ma- ria degli Angeli. Siamo certi che la Chiesa, nella sua sapienza e con la sua opera, si propone di custodire e far conoscere la ricchezza del carisma di S. Francesco e di S. Chiara, testimoni autentici - ancora oggi - di una vita rinnovata nell amore, nella pace e nella riconciliazione tra tutti gli uomini. L esperienza degli anni recenti ci porta a testimoniare la buona e fruttuosa collaborazione esistente tra i Responsabili della Patriarcale Basilica di S. Maria degli Angeli e il Vescovo diocesano di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, Mons. Sergio Goretti. Pertanto, la nuova configurazione giuridica con le peculiari modalità di collaborazione, prescritta dal Motu proprio, tra il Santuario e i nostri Pastori, ci trova pienamente favorevoli e desiderosi di continuare tale collaborazione. Siamo fiduciosi che il provvedimento citato permetterà una ancor più proficua cooperazione pastorale e una efficace comunione ecclesiale, tra i frati operanti nel Santuario e la Chiesa, diocesana e universale. Desideriamo altresì ribadire la nostra filiale obbedienza e la nostra comunione con il Santo Padre e con il nuovo Vescovo diocesano da lui designato - Mons. Domenico Sorrentino - per il bene della stessa Chiesa e del popolo di Dio. FR. MASSIMO RESCHIGLIAN Ministro provinciale OFM dell Umbria FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO Ministro generale OFM 4. Lettera del Ministro generale a Sua Santità Benedetto XVI Roma, 25 novembre 2005 Beatissimo Padre, il 19 novembre u. s., mentre ero a Bruxelles per il conferimento del mandato missionario a diversi Frati del nostro Ordine, ho appreso che la Santità Vostra aveva emanato il Motu proprio De Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum, con il quale provvede alla riorganizzazione giuridica e pastorale delle due insigni Basiliche francescane di Assisi.

12 302 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III Rientrato in sede, sento il dovere, innanzi tutto, di esprimere alla Santità Vostra la profonda e filiale gratitudine dell intero Ordine dei Frati Minori e mia personale, per il nuovo segno di paterna attenzione e sollecitudine che la Santità Vostra offre ai Frati Minori custodi della insigne chiesetta della Porziuncola e testimoni, con la loro sollecita opera, dello spirito e del carisma di S. Francesco presso l insigne Santuario mariano. Rendendomi poi interprete dei sentimenti di caritativa e gioiosa obbedienza e disponibilità del nostro Ordine alla Sua apostolica sollecitudine, desidero confermarle che le nuove disposizioni contenute nel Motu proprio sono da noi tutti accolte con sincera adesione a quanto da Lei stabilito, e che intendiamo continuare, e nel possibile potenziare, anche per il futuro una proficua e leale collaborazione con la Chiesa, diocesana e universale, in uno spirito di efficace comunione con la Santità Vostra e il Pastore della Chiesa particolare di Assisi- Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Depongo intanto ai Suoi piedi il rinnovato impegno di testimoniare - ancora oggi - il messaggio di pace, di fraternità e di bene che ci hanno consegnato il Serafico Padre S. Francesco e S. Chiara, mentre Le chiedo con filiale confidenza di voler contare su noi tutti Frati Minori e di aiutarci con la Sua Apostolica Benedizione a restare, anche per il futuro, sempre sudditi e soggetti ai piedi della Chiesa nostra Madre, mentre mi professo con sentimenti di vivissima gioia Suo dev.mo ed obb.mo figlio FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro Generale 5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma Città del Vaticano, Aula Paolo VI, 10 dicembre 2005 Signor Cardinale, venerati Fratelli nell Episcopato e nel Presbiterato, cari fratelli e care sorelle! È una grande gioia per me incontrarvi quest oggi nel clima spirituale dell Avvento, mentre ci prepariamo al Santo Natale. Saluto con affetto ciascuno di voi, religiosi e religiose, membri di Istituti secolari e di nuove forme di vita consacrata, presenti nella Diocesi di Roma, dove svolgete un servizio quanto mai apprezzato, ben inserendovi nelle varie realtà sociali e pastorali. Un pensiero particolare rivolgo a quanti vivono nei monasteri di vita contemplativa e che sono a noi spiritualmente uniti, come pure alle persone di vita consacrata provenienti dall Africa, dall America Latina e dell Asia che studiano a Roma o qui trascorrono un tratto della loro esistenza, partecipando essi pure attivamente alla missione della Chiesa che è nella Città. Un saluto fraterno rivolgo al Cardinale Camillo Ruini, che ringrazio per le parole rivoltemi a nome di tutti. Da sempre i consacrati e le consacrate costituiscono nella Chiesa di Roma una preziosa presenza, anche perché offrono una peculiare testimonianza dell unità e dell universalità del Popolo di Dio. Vi ringrazio per il lavoro che svolgete nella vigna del Signore, per l impegno che ponete nell affrontare le sfide che l odierna cultura pone all evangelizzazione in una metropoli ormai cosmopolita com è la nostra. Il complesso contesto sociale e culturale della nostra Città nel quale vi trovate ad agire domanda da parte vostra, oltre una costante attenzione alle problematiche locali, una coraggiosa fedeltà al carisma che vi contraddistingue. Sin dalle origini, in effetti, la vita consacrata si è caratterizzata per la sua sete di Dio: quaerere Deum. Vostro primo e supremo anelito sia, pertanto, testimoniare che Dio va ascoltato e amato con tutto il cuore, con tutta l anima, con tutte le forze, prima di ogni altra persona e cosa. Non abbiate paura di presentarvi, anche visibilmente, come persone consacrate, e cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: «Niente sia anteposto all amore di Cristo».

13 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 303 Certo, tante sono le sfide e le difficoltà che voi oggi incontrate, impegnati come siete su vari fronti. Nelle vostre residenze e nelle opere apostoliche voi siete ben inseriti nei programmi della Diocesi collaborando nei vari rami dell azione pastorale, grazie anche al collegamento che svolgono gli organismi di rappresentanza della vita consacrata come la Conferenza Italiana Superiori Maggiori e l Unione delle Superiore Maggiori d Italia, il Gruppo Istituti Secolari e l Ordo Virginum. Proseguite su questo cammino rinsaldando la vostra fedeltà agli impegni assunti, al carisma di ogni vostro Istituto e agli orientamenti della Chiesa locale. Tale fedeltà, lo sapete, è possibile quando ci si mantiene fermi nelle piccole, ma insostituibili fedeltà quotidiane: anzitutto fedeltà alla preghiera e all ascolto della Parola di Dio; fedeltà al servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo, secondo il proprio carisma; fedeltà all insegnamento della Chiesa, a partire da quello sulla vita consacrata; fedeltà ai sacramenti della Riconciliazione e dell Eucaristia, che ci sostengono nelle situazioni difficili della vita. Parte costitutiva della vostra missione è poi la vita comunitaria. Impegnandovi a realizzare comunità fraterne, voi mostrate che grazie al Vangelo anche i rapporti umani possono cambiare, che l amore non è un utopia, ma anzi il segreto per costruire un mondo più fraterno. Il Libro degli Atti degli Apostoli, dopo la descrizione della fraternità realizzata nella comunità dei cristiani, rileva, quasi come logica conseguenza, che «la Parola si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli» (At 6,7). La diffusione della Parola è la benedizione che il Padrone della messe dà alla comunità che prende sul serio l impegno di far crescere la carità nella fraternità. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza, ha bisogno di una vita consacrata che affronti con coraggio e creatività le sfide del tempo presente. Di fronte all avanzata dell edonismo, a voi è richiesta la coraggiosa testimonianza della castità, come espressione di un cuore che conosce la bellezza e il prezzo dell amore di Dio. Di fronte alla sete di denaro, la vostra vita sobria e pronta al servizio dei più bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza vera che non perisce. Di fronte all individualismo e al relativismo, che inducono le persone ad essere unica norma a se stesse, la vostra vita fraterna, capace di lasciarsi coordinare e quindi capace di obbedienza, conferma che voi ponete in Dio la vostra realizzazione. Come non auspicare che la cultura dei consigli evangelici, che è la cultura delle Beatitudini, possa crescere nella Chiesa, per sostenere la vita e la testimonianza del popolo cristiano? Il Decreto conciliare Perfectae caritatis, di cui commemoriamo quest anno il quarantesimo anniversario di promulgazione, afferma che le persone consacrate «davanti a tutti i fedeli sono un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo Sposo» (n. 12). La persona consacrata vive nel tempo, ma il suo cuore è proiettato oltre il tempo e all uomo contemporaneo spesso assorbito dalle cose del mondo testimonia che il suo vero destino è Dio stesso. Grazie, cari fratelli e sorelle, per il servizio che rendete al Vangelo, per il vostro amore ai poveri e ai sofferenti, per il vostro sforzo nel campo dell educazione e della cultura, per l incessante preghiera che si innalza dai monasteri, per la multiforme attività che voi svolgete. La Vergine Santa, modello di vita consacrata, vi accompagni e vi sostenga perché possiate essere per tutti segno profetico del regno dei cieli. Io vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi benedico. BENEDETTO XVI [ Copyright Libreria Editrice Vaticana] 6. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2006 NELLA VERITÀ, LA PACE 1. Con il tradizionale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, all inizio del nuovo anno, desidero far giungere un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le

14 304 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III donne del mondo, particolarmente a coloro che soffrono a causa della violenza e dei conflitti armati. È un augurio carico di speranza per un mondo più sereno, dove cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere le strade della giustizia e della pace. 2. Vorrei subito rendere un sincero tributo di gratitudine ai miei Predecessori, i grandi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, illuminati operatori di pace. Animati dallo spirito delle Beatitudini, essi hanno saputo leggere nei numerosi eventi storici, che hanno segnato i loro rispettivi Pontificati, il provvidenziale intervento di Dio, mai dimentico delle sorti del genere umano. A più riprese, quali infaticabili messaggeri del Vangelo, essi hanno invitato ogni persona a ripartire da Dio per poter promuovere una pacifica convivenza in tutte le regioni della terra. Nella scia di questo nobilissimo insegnamento si colloca il mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: con esso desidero ancora una volta confermare la ferma volontà della Santa Sede di continuare a servire la causa della pace. Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell elezione alla Cattedra di Pietro, sta ad indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al Santo Patrono d Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell intero Continente, sia al Papa Benedetto XV, che condannò la Prima Guerra Mondiale come «inutile strage»1 e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace. 3. Il tema di riflessione di quest anno «Nella verità, la pace» esprime la convinzione che, dove e quando l uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace. La Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II, chiusosi 40 anni or sono, afferma che l umanità non riuscirà a «costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno con animo rinnovato alla verità della pace»2. Ma quali significati intende richiamare l espressione «verità della pace»? Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben presente che la pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa come «il frutto dell ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore», un ordine «che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta»3. Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall amore di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde «ad un anelito e ad una speranza che vivono in noi indistruttibili»4. 4. Delineata in questo modo, la pace si configura come dono celeste e grazia divina, che richiede, a tutti i livelli, l esercizio della responsabilità più grande, quella di conformare nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell amore la storia umana all ordine divino. Quando viene a mancare l adesione all ordine trascendente delle cose, come pure il rispetto di quella «grammatica» del dialogo che è la legge morale universale, scritta nel cuore dell uomo5, quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si può sperare nella realizzazione del bene della pace? Vengono infatti meno quegli elementi essenziali che danno forma alla verità di tale bene. Sant Agostino ha descritto la pace come «tranquillitas ordinis»6, la tranquillità dell ordine, vale a dire quella situazione che permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verità dell uomo. 5. E allora, chi e che cosa può impedire la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura mette in evidenza nel suo primo Libro, la Genesi, la menzogna, pronunciata all inizio della storia dall essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall evangelista Giovanni come «padre della menzogna» (Gv 8,44). La menzogna è pure uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell ultimo capitolo del suo ultimo Libro, l Apocalisse, per segnalare l esclusione dalla Gerusalemme celeste dei menzogneri: «Fuori... chiunque ama e pratica la menzogna!» (22,15). Alla menzogna è legato il

15 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 305 dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. Basti pensare a quanto è successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici hanno mistificato in modo programmato la verità ed hanno condotto allo sfruttamento ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne, sterminando addirittura intere famiglie e comunità. Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta. 6. La pace è anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di là delle specifiche identità culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perché non si insinui nessuna forma di falsità ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un unica e medesima famiglia. L esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattative e fedeli alla parola data. In particolare, il discepolo di Cristo, che si sente insidiato dal male e per questo bisognoso dell intervento liberante del Maestro divino, a Lui si rivolge con fiducia ben sapendo che «Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca» (1Pt 2,22; cfr Is 53,9). Gesù infatti si è definito la Verità in persona e, parlando in visione al veggente dell Apocalisse, ha dichiarato totale avversione per «chiunque ama e pratica la menzogna» (22,15). È Lui a svelare la piena verità dell uomo e della storia. Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità, perché solo Lui è totalmente sincero e fedele. Gesù è la verità che ci dà la pace. 7. La verità della pace deve valere e far valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra. I Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, sottolineano che non diventa «tutto lecito tra le parti in conflitto quando la guerra è ormai disgraziatamente scoppiata»7. La Comunità Internazionale si è dotata di un diritto internazionale umanitario per limitare al massimo, soprattutto per le popolazioni civili, le conseguenze devastanti della guerra. In molteplici circostanze e in diverse modalità, la Santa Sede ha espresso il suo sostegno a tale diritto umanitario, incoraggiandone il rispetto e la pronta attuazione, convinta che esiste, anche nella guerra, la verità della pace. Il diritto internazionale umanitario è da annoverare tra le espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace. Proprio per questo il rispetto di tale diritto si impone come un dovere per tutti i popoli. Ne va apprezzato il valore ed occorre garantirne la corretta applicazione, aggiornandolo con norme puntuali, capaci di fronteggiare i mutevoli scenari degli odierni conflitti armati, nonché l utilizzo di sempre nuovi e più sofisticati armamenti. 8. Il mio grato pensiero va alle Organizzazioni Internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano per l applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui dimenticare i tanti soldati impegnati

16 306 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del Concilio Vaticano II: «Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell esercito, si considerino anch essi ministri della sicurezza e della libertà dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch essi veramente a stabilire la pace»8. Su tale esigente fronte si colloca l azione pastorale degli Ordinariati militari della Chiesa Cattolica: tanto agli Ordinari militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verità della pace. 9. Al giorno d oggi, la verità della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce ed i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza. I miei Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II sono intervenuti più volte per denunciare la tremenda responsabilità dei terroristi e per condannare l insensatezza dei loro disegni di morte. Tali disegni, infatti, risultano ispirati da un nichilismo tragico e sconvolgente, che il Papa Giovanni Paolo II descriveva con queste parole: «Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa prospettiva, può essere odiato e distrutto»9. Non solo il nichilismo, ma anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, può ispirare e alimentare propositi e gesti terroristici. Intuendo fin dall inizio il dirompente pericolo che il fondamentalismo fanatico rappresenta, Giovanni Paolo II lo stigmatizzò duramente, mettendo in guardia dalla pretesa di imporre con la violenza, anziché di proporre alla libera accettazione degli altri la propria convinzione circa la verità. Scriveva: «Pretendere di imporre ad altri con la violenza quella che si ritiene essere la verità, significa violare la dignità dell essere umano e, in definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli è immagine» A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l uomo e per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l esistenza e la provvidente presenza nella storia; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria immagine. Nell analizzare le cause del fenomeno contemporaneo del terrorismo è auspicabile che, oltre alle ragioni di carattere politico e sociale, si tengano presenti anche le più profonde motivazioni culturali, religiose ed ideologiche. 11. Dinanzi ai rischi che l umanità vive in questa nostra epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l annuncio e la testimonianza del «Vangelo della pace», proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace. Dio è Amore che salva, Padre amorevole che desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra loro come fratelli, responsabilmente protesi a mettere i differenti talenti a servizio del bene comune della famiglia umana. Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace. La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. Ciò deve spronare i credenti in Cristo a farsi testimoni convincenti del Dio che è inseparabilmente verità e amore, mettendosi al servizio della pace, in un ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con tutti gli uomini di buona volontà.

17 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS Guardando all attuale contesto mondiale, possiamo registrare con piacere alcuni promettenti segnali nel cammino della costruzione della pace. Penso, ad esempio, al calo numerico dei conflitti armati. Si tratta di passi certamente ancora assai timidi sul sentiero della pace, ma già in grado di prospettare un futuro di maggiore serenità, in particolare per le popolazioni martoriate della Palestina, la Terra di Gesù, e per gli abitanti di talune regioni dell Africa e dell Asia, che da anni attendono il positivo concludersi degli avviati percorsi di pacificazione e di riconciliazione. Sono segnali consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati attraverso una concorde ed infaticabile azione, soprattutto da parte della Comunità Internazionale e dei suoi Organi, preposti a prevenire i conflitti e a dare soluzione pacifica a quelli in atto. 13. Tutto ciò non deve indurre però ad un ingenuo ottimismo. Non si può infatti dimenticare che, purtroppo, proseguono ancora sanguinosi conflitti fratricidi e guerre devastanti che seminano in vaste zone della terra lacrime e morte. Ci sono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, può nuovamente divampare causando distruzioni di imprevedibile vastità. Le autorità che, invece di porre in atto quanto è in loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilità verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilità: mettono a repentaglio, in regioni particolarmente a rischio, i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati, contribuendo a rendere così più insicuro e nebuloso il futuro dell umanità. Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad innumerevoli persone di buona volontà, si può affermare che tale prospettiva, oltre che essere funesta, è del tutto fallace. In una guerra nucleare non vi sarebbero, infatti, dei vincitori, ma solo delle vittime. La verità della pace richiede che tutti sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele, invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme, orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare. Le risorse in tal modo risparmiate potranno essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e, in primo luogo, dei più poveri. 14. A questo proposito, non si possono non registrare con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo. Quale avvenire di pace sarà mai possibile, se si continua a investire nella produzione di armi e nella ricerca applicata a svilupparne di nuove? L auspicio che sale dal profondo del cuore è che la Comunità Internazionale sappia ritrovare il coraggio e la saggezza di rilanciare in maniera convinta e congiunta il disarmo, dando concreta applicazione al diritto alla pace, che è di ogni uomo e di ogni popolo. Impegnandosi a salvaguardare il bene della pace, i vari Organismi della Comunità Internazionale potranno ritrovare quell autorevolezza che è indispensabile per rendere credibili ed incisive le loro iniziative. 15. I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante promesse, l attuazione concreta del diritto allo sviluppo. Un tale diritto è stato solennemente riaffermato anche nella recente Assemblea Generale dell Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha celebrato quest anno il 60o anniversario della sua fondazione. La Chiesa cattolica, nel confermare la propria fiducia in questa Organizzazione internazionale, ne auspica un rinnovamento istituzionale ed operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze dell epoca odierna, segnata dal vasto fenomeno della globalizzazione. L Organizzazione delle Nazioni Unite deve divenire uno strumento sempre più efficiente nel promuovere nel mondo i valori della giustizia, della solidarietà e della pace. Da parte sua la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal suo Fondatore, non si stanca di proclamare dappertutto il «Vangelo della pace». Animata com è dalla

18 308 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III salda consapevolezza di rendere un indispensabile servizio a quanti si dedicano a promuovere la pace, essa ricorda a tutti che, per essere autentica e duratura, la pace deve essere costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell uomo. Solo questa verità può sensibilizzare gli animi alla giustizia, aprirli all amore e alla solidarietà, incoraggiare tutti ad operare per un umanità realmente libera e solidale. Sì, solo sulla verità di Dio e dell uomo poggiano le fondamenta di un autentica pace. 16. A conclusione di questo messaggio, vorrei ora rivolgermi particolarmente ai credenti in Cristo, per rinnovare loro l invito a farsi attenti e disponibili discepoli del Signore. Ascoltando il Vangelo, cari fratelli e sorelle, impariamo a fondare la pace sulla verità di un esistenza quotidiana ispirata al comandamento dell amore. È necessario che ogni comunità si impegni in un intensa e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la consapevolezza dell urgenza di scoprire sempre più a fondo la verità della pace. Chiedo al tempo stesso che si intensifichi la preghiera, perché la pace è anzitutto dono di Dio da implorare incessantemente. Grazie all aiuto divino, risulterà di certo più convincente e illuminante l annuncio e la testimonianza della verità della pace. Volgiamo con fiducia e filiale abbandono lo sguardo verso Maria, la Madre del Principe della Pace. All inizio di questo nuovo anno Le chiediamo di aiutare l intero Popolo di Dio ad essere in ogni situazione operatore di pace, lasciandosi illuminare dalla Verità che rende liberi (cfr Gv 8,32). Per sua intercessione possa l umanità crescere nell apprezzamento di questo fondamentale bene ed impegnarsi a consolidarne la presenza nel mondo, per consegnare un avvenire più sereno e più sicuro alle generazioni che verranno. Dal Vaticano, 8 Dicembre BENEDICTUS PP.XVI 1 Appello ai Capi dei popoli belligeranti (1o agosto 1917): AAS 9 (1917) N Ibid Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2004, 9. 5 Cfr Giovanni Paolo II, Discorso alla 50 a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (5 ottobre 1995), 3. 6 De civitate Dei, XIX, N Ibid. 9 Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace Ibid. [ Copyright Libreria Editrice Vaticana] 7. Decreto della CIVCSVA Congregatio pro Institutis Vitae consacratae et Societatibus Vitae apostolicae Prot. n /2005 Il Ministro Generale dell Ordine dei Frati Francescani Minori ha chiesto la facoltà di potere incardinare dei religiosi nelle nuove fondazioni di Russia-Kazakistan e Thailandia, da lui direttamente dipendenti, in deroga al prescritto degli artt. 168 e 169,1 delle Costituzioni Generali. Considerate le particolari circostanze e le ragioni addotte a fondamento della suddetta petizione, questa Congregazione per la Vita consacrata e le Società di Vita apostolica concede quanto richiesto, confidando che sia comunque garantita un accurata formazione religiosa, spirituale e teologica delle nuove vocazioni. Nonostante qualsiasi cosa in contrario. Dato dal Vaticano, il 13 maggio PIERGIORGIO SILVANO NESTI

19 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75 di fondazione Assisi, 11 settembre 2005 IN CAMMINO... «IN MEZZO AL MONDO CON I FRATELLI» Saluto Sono veramente contento di essere con voi, care Sorelle della Piccola Famiglia Francescana (PFF), per esprimervi la vicinanza, comunione e ammirazione di tutto l Ordine dei Frati Minori e mia personale. Vicinanza e comunione, poiché siamo parte della stessa Famiglia. Con modalità diverse, infatti, viviamo nella Chiesa, in mezzo al mondo con i fratelli, lo stesso carisma francescano e continuamente rinnoviamo quel forte legame che la stessa vostra Fondatrice riconosce quando scrive: «Il Padre celeste ha affidato la nostra chiamata in mezzo al mondo ai nostri Padri; alla loro opera sacerdotale animata dallo Spirito Santo. Lodiamo e ringraziamo il Padre celeste perché dà ad essi vigilante e sollecita cura per il compimento in noi della sua divina volontà»1. Ritrovandoci oggi insieme vogliamo riaffermare il nostro essere una famiglia che ha il fulcro della propria spiritualità in ciò che l Altissimo rivelò a Francesco e Chiara2, ma desideriamo anche rinnovare l impegno di una fraterna e rispettosa collaborazione3, continuando a camminare insieme in reciproca stima e rispetto, come fecero Fr. Ireneo Mazzotti e Vincenza Stroppa. Ammirazione, perché nel silenzio, in mezzo al mondo (piena secolarità), a volte in circostanze molto difficili, vivendo nella cella dell anima una intima unione con Dio4, cercate di incarnare il Vangelo nel cuore di questo mondo affamato di Vangelo, come fecero Francesco e Chiara, Fr. Ireneo e Vincenza. Grazie, Sorelle della PFF, per la vostra testimonianza, per quanto fate in seno alla Famiglia francescana e, in suo nome, nella Chiesa e nel mondo. Grazie anche a voi, carissimi Fratelli Assistenti, perché continuate la vigilante e sollecita cura di queste Sorelle. Come fece Fr. Ireneo, abbiate un grande amore per San Francesco e un grande desidero di aiutare le Sorelle della PFF a vivere la spiritualità francescana. Come Fr. Ireneo, amate profondamente l Istituto, abbiate il forte desiderio di conoscere la finalità e natura della PFF, approfondite il significato della secolarità, della consacrazione e della missione, proprie delle Sorelle della PFF. Tornare all essenziale In questo clima di famiglia vorrei condividere con voi alcune riflessioni che mi stanno a cuore e credo siano importanti per voi, come per noi, per meglio rispondere alla nostra vocazione e missione oggi, tornando all essenziale, e al programma di vita che ci ha proposto Giovanni Paolo II all inizio di questo terzo millennio: guardare il passato con gratitudine, preparare il futuro con speranza, vivendo il presente con passione5. Viviamo un momento storico caratterizzato, tra l altro, da mutamenti veloci, anzi, vertiginosi, che ci portano a parlare di cambiamento epocale. In questo contesto come si situa la vita consacrata e quella degli Istituti come il vostro, che vogliono vivere la loro consacrazione nel mondo e vivere nel mondo in base ad essa? Molti utilizzano tre parole per fare una diagnosi della situazione. I pessimisti dicono che ci troviamo in una situazione di caos, usando questo termine come sinonimo di confusione e di disorientamento; altri parlano di notte oscura, nel senso di un periodo fatto di incertezze e di buio; altri ancora di una situazione di tramonto, dove non c è

20 310 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 FASC. III posto per uno stile di vita simile al vostro. Gli ottimisti utilizzano invece le stesse parole ma con significato opposto. Essi affermano che il caos è il segno di nuovo inizio; la notte oscura è la condizione perché nasca qualcosa di nuovo; il tramonto è la fase che lascia il posto all aurora. Non so chi avrà ragione, ma mi trovo d accordo con quanto diceva Papa Giovanni Paolo II, quando affermava che viviamo un momento «delicato e faticoso»6, che deve essere caratterizzato da un rinnovato impulso. La situazione che stiamo attraversando esige da noi, infatti, di non addomesticare le parole profetiche del Vangelo per adattarle ad un comodo stile di vita ma di accogliere lo Spirito e di sentire l intima urgenza evangelica del nascere di nuovo (cf Gv 3, 3) a livello personale ed istituzionale. Nel vostro caso questo nascere di nuovo comporta, tra le altre esigenze, quella di vivere una piena consacrazione a Dio (attraverso i voti) nel mondo (piena secolarità), non solo vivendola in mezzo alle normali attività laicali, ma quasi derivandola da esse. Partendo dalle vostre fonti vorrei vedere insieme a voi le conseguenze e le sfide di tutto ciò. Voi sentite l urgenza di andare, «senza riserve, senza indugi»7, incontro al mondo per «abbracciarlo tutto nella vostra carità»8 ed «essere nel mondo la bontà di Gesù, la pazienza di Gesù, il piegarsi dolce di Gesù»9. Voi volete, come voleva Vincenza, «aprire le menti, educare le intelligenze, dare le conoscenze, il sapere e tutto per concorrere alla conquista, al possesso della verità», coscienti che «formare l uomo è il più alto lavoro umano ed il dono più grande»10, ma anche che ciò implica, prima di tutto, una adeguata formazione che vi porti ad «assimilare progressivamente gli stessi sentimenti di Cristo verso il Padre»11, «assimilare i suoi sentimenti e la sua forma di vita»12, guardando al Padre, il formatore che attraverso lo Spirito infonde in noi i sentimenti del Figlio, unica forma ; che sia integrale e prenda in considerazione la persona nella sua totalità perché sviluppi armonicamente le proprie doti fisiche, psichiche, morali e intellettuali; le varie dimensioni della persona umana; che duri quanto la vita stessa13; che sia carismatica e approfondisca la conoscenza di Francesco e di Chiara, di Fr. Ireneo e di Vincenza, e che, sotto l azione dello Spirito Santo, dia la possibilità alle Sorelle di assumere e interiorizzare tutti i valori propri della PFF. Per questo è necessario siano radicati i valori umani, spirituali e carismatici che permettano a ciascuna di voi di vivere in una «fedeltà creativa»14; culturale, cioè «al passo con i tempi e in dialogo con le ricerche di senso dell uomo d oggi»15. esperienziale (attenta alla vita) e pratica, così da trasformare in opere ciò che si impara. Voi siete chiamate a camminare «nella celeste grazia della consacrazione», «per le vie del mondo», con i vostri fratelli, «nello studio, nel lavoro, nelle responsabilità della vita umana»16, «in mezzo a tutto e lontano da tutto»17, e a «vivere con il Signore per portalo fuori, nel mondo, perché l uomo lo cerchi, lo trovi»18. Questa alta missione comporta, come diceva Vincenza, di sentire l urgenza «di crescere, di conoscere, di amare Gesù, urgenza di unione con lui»19; comporta di ripartire da Cristo. Tutto ciò vuol dire: essere memoria vivente della forma di vita di Gesù (testimonianza di vita) attraverso la consacrazione, mediante i tre consigli evangelici assunti con i voti20, e fare di ciò la prima forma di apostolato e di evangelizzazione: «Qual è la meta del tuo agire? Che cosa desideri, che cosa vuoi si domanda Vincenza, se non di rivelare nelle tue azioni, nel tuo operare, il Signore e il suo amore?»21; alimentare una particolare comunione d amore con Lui, identificarsi con Lui, farlo diventare il centro della vita e della missione: «Non dimenticate mai che la nostra vocazione, la vocazione della PFF nel mondo dice la Stroppa, è il nostro vivere con il Signore nell intimo del nostro cuore»22;

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