FARE COMUNITA' EDUCANTE:LA SFIDA DA VINCERE ABSTRACT

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1 FARE COMUNITA' EDUCANTE:LA SFIDA DA VINCERE ABSTRACT Dalla Conferenza di Napoli del settembre 2011 ad oggi, Crescere al Sud ha voluto rappresentare un luogo d incontro tra realtà diverse, nazionali e locali, che hanno deciso di mettere in comune le proprie esperienze, buone pratiche e competenze per dar vita a un alleanza permanente in grado di avanzare proposte per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti delle regioni del Mezzogiorno. Crescere al Sud trova la propria identità nel fatto che, in un'epoca di disgregazione e competizione, un insieme di enti e soggetti anche molto differenti tra loro abbiano deciso volontariamente e in modo convinto di lavorare insieme e di investire energie e risorse, con la finalità di mettere al centro dell attenzione i diritti dell infanzia e dell adolescenza, intesi come bene comune, dalla cui cura e promozione dipende il benessere di tutte e tutti noi. Il contesto Il contesto che caratterizza la condizione dei minori al Sud è segnato da forme di disagio e difficoltà a più dimensioni. Il dato della povertà economica, aggravato dalla crisi e dalla quasi totale assenza di servizi di cura e tutela dell'infanzia, è solo l'elemento più evidente e preoccupante. L aumento delle violenze intra-familiari, delle forme di sfruttamento precoce nel mercato del lavoro, dell abbandono e della dispersione scolastica, dei fenomeni di bullismo e di violenza nelle relazioni tra pari, sono solo alcuni dei segnali che indicano il deciso peggioramento delle condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti che crescono al Sud. Le principali vittime di tale contesto di disagio economico, sociale e culturale sono le donne. L esperienza diretta ci testimonia che le giovani donne, sicuramente tra i soggetti più fragili nei contesti di povertà e inattività, sono sempre più spesso portate ad individuare il matrimonio precoce come possibile e forse unica opportunità per imboccare percorsi di emancipazione dal nucleo familiare. Da questo punto di vista sono significativi i dati che segnalano una forte differenza in percentuale tra Nord e Sud dei nati da madri minori dei 20 anni (nel 2008 a Milano corrispondevano allo 0,97% sul totale dei nati, a Napoli al 3,38%): si tratta di "madri bambine", e più in generale di genitori, che non sono preparati alle fatiche e alle responsabilità di tale ruolo e che per questo risultano spesso assenti o fragili nei processi educativi e di accompagnamento alla crescita. Un contesto che viene ulteriormente aggravato dal radicamento delle organizzazioni criminali che sempre di più coinvolgono anche i minori. Nel Sud, ancora più che al Nord, vi è un evidente legame tra criminalità organizzata e criminalità minorile, un vero e proprio vivaio dal quale la mafia può attingere anche per reati gravi o per missioni pericolose.

2 Tuttavia, il problema di un modello di prevenzione nelle aree a forte densità criminale non può essere circoscritto ai casi dei giovani affiliati al sistema mafioso. Al radicamento delle organizzazioni mafiose in campo economico e sociale, si accompagna una mafiosità diffusa che dunque incide fortemente anche su quei giovani che non sono incardinati in una famiglia mafiosa. L invisibilità dei bambini e delle bambine Tutto questo avviene in un contesto politico e amministrativo che non dimostra l attenzione e la volontà necessarie per la ricerca di interventi tesi a sostenere e accompagnare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e che ha messo i bambini ai margini rendendoli invisibili ed esposti al disagio. Un recupero di centralità politica e attenzione che appare ancora più importante nel Mezzogiorno dove continuano a incidere in modo pesante una serie di condizioni ed elementi che inaspriscono e aumentano le difficoltà pur presenti in altre parti del nostro Paese tra cui: le strutturali debolezze che caratterizzano il sistema di welfare locale, aggravate dai tagli alla spesa sociale e da una concezione meramente assistenzialistica in materia di intervento sociale; la mancanza di opportunità adeguate e di inserimento nel mercato del lavoro e la contemporanea presenza di ampi settori di lavoro sommerso e irregolare; la progressiva chiusura dei servizi di protezione e di tutela dei bambini mal-trattati con gravi conseguenze per la cura dei bambini e delle loro problematiche famiglie; l assenza di politiche culturali e di aggregazione rivolte ai bambini, ai giovani e agli adolescenti; la mancanza di una programmazione in grado di garantire continuità agli interventi di sostegno alla genitorialità in situazioni di fragilità; Una moderna visione del welfare In quanto Crescere al Sud sentiamo forte l'esigenza di sottolineare come, a fronte di una situazione così grave e delicata, occorra un ribaltamento generale degli approcci della politica in materia di welfare: - le politiche di welfare non possono più essere pensate e proposte come azioni e interventi che riguardano i soli deboli perché inevitabilmente tale impostazione porta con se il rischio che esse siano pensate come politiche deboli. - il welfare non può essere considerato un lusso da concedersi solo in tempi di vacche grasse ma al contrario una priorità indispensabile soprattutto nei momenti di crisi e nei contesti a maggior rischio di degrado e marginalità; - il welfare, e in particolare gli interventi sui minori, dall infanzia all adolescenza, non può essere considerato una spesa a perdere, ma un investimento importante che paga non solo in termini di restituzione e tutela di diritti, ma anche in un ottica di razionalizzazione e risparmio della spesa pubblica capace di generare sviluppo e benessere futuro. Per questo Crescere al Sud si propone come alleanza che individua tra le sue priorità l'apertura di un dialogo e di un confronto positivo con la politica e con i diversi livelli di governo, sia nazionale che locale.

3 La comunità educante come risposta alla complessità La complessità sociale ed economica che caratterizza il Mezzogiorno produce una forte disparità tra le opportunità educative e le possibilità di crescita, dei bambini e degli adolescenti del Sud e i loro coetanei che nascono e crescono nel resto del Paese. Due sono le principali problematicità: la cronica mancanza di risorse e sostegni pubblici; la scarsa capacità di lavorare insieme, di attivare pratiche costanti e riconosciute di lavoro condiviso, magari anche mettendo in gioco professionalità elevate e competenze importanti ma troppo chiuse dentro il proprio specifico, facendo troppo spesso prevalere la competizione alla collaborazione. Per tali ragioni ogni intervento educativo che si intende attivare nel Mezzogiorno deve saper tenere in conto da un lato il dato della complessità, dall altro lato la necessità di costruire alleanze che oltre a condividere strumenti, modalità organizzative e pratiche di lavoro sappiano individuare comuni prospettive di senso e cambiamento. Alleanze accessibili e aperte che mirino a trasformare i contesti educativi territoriali in vere e proprie comunità educanti, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti territoriali del pubblico, del privato sociale e del privato che possono concorrere alla realizzazione degli obiettivi: le famiglie, la scuola, le istituzioni, le forze dell ordine, le fondazioni, le associazioni, le cooperative sociali, le organizzazioni del volontariato, le onlus, le parrocchie, le società sportive, i centri di ricerca e le università. Un sistema verticale e orizzontale di collaborazioni e senso condiviso che da subito deve essere capace di rivolgersi ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle loro famiglie, pensando a loro non solo come destinatari dei servizi ma come protagonisti e attori attivi delle iniziative programmate e attivate. La Comunità educante, quindi, come modello di intervento che a partire dall'obiettivo di restituire visibilità e centralità all'infanzia e all'adolescenza, restituisca anche dignità, protagonismi e diritti alle persone, rimettendole al centro dell'interesse pubblico, indipendentemente dal censo, dalle provenienze etniche, religiose e culturali, dagli orientamenti sessuali e dalla appartenenza di genere. Il ruolo della scuola, attore indispensabile ma non sufficiente È evidente che in un'ipotesi che ragiona su modelli integrati di intervento educativo un ruolo centrale deve averlo la scuola. Se tutta la scuola italiana è in una situazione di affanno e di difficoltà, quella meridionale lo è in una modalità più acuta e preoccupante. Si pensi solo, a titolo di esempio, alla differenza fra nord e sud nel rapporto fra scuola, formazione professionale e sistema produttivo; o alla sistematica diffusione del tempo prolungato nelle realtà a più alta occupazione femminile ed, invece, alla più limitata presenza di questo tipo di organizzazione del tempo scuola in moltissime aree meridionali o, ancora, alla diffusione del sistema degli asili nido pubblici e privati nelle varie regioni. Se questi dati vengono collegati all alto tasso di dispersione scolastica che caratterizza alcune regioni meridionali, considerando che il tempo scuola, e soprattutto il tempo scuola di qualità, è una delle variabili forti che determinano successo e fallimento, si comprende ancora meglio come sia opportuno parlare di una vera e propria questione meridionale della scuola.

4 Non si tratta però solo di quello che c è dentro le scuole, ma anche di ciò con cui i ragazzi si confrontano fuori. Un fuori che spesso è caratterizzato da contesti di degrado, dalla presenza di modelli culturali in negativo, centrati sull'apparire, sulla competizione sfrenata, sulla furbizia come strumento primo nelle relazioni con l'altro e con la cosa pubblica. Ed è in tale ottica che buone pratiche di lavoro con i bambini e i ragazzi devono guardare dentro alla scuola, ma al contempo devono saper proporsi al suo esterno: percorsi di accompagnamento della crescita, calibrati sul quotidiano, costanti nel tempo, capillarmente distribuiti nei territori, integrando luoghi e attività educative. Per Crescere al Sud, allora, la promozione di cittadinanza va realizzata: - incentivando la presenza nei territori di personale altamente professionalizzato sui temi dell inclusione, della promozione del protagonismo dei ragazzi, del sostegno educativo e sociale e dei percorsi di accompagnamento e riconnessione di tutte le risorse disponibili. Personale di istituzioni pubbliche (scuola, servizio sociale) o che svolgono una funzione di interesse pubblico (centri socio/educativi, aree sportive, laboratori artistici, percorsi di orientamento e professionalizzanti); - garantendo la presenza attiva e capillare di adulti strategici", con mandato di ascolto, protezione, tutela dei diritti e sostegno per le famiglie; - facendo dei territori un ambiente educativo sicuro, moltiplicando in modo diversificato le occasioni di apprendimento e rendendo accessibili le strutture pubbliche alle attività di crescita dei giovani; - promuovendo contesti protetti e diffusi in cui far convergere testimonianze positive di stili di vita e relazioni; - contrastando l approccio competitivo e conflittuale di cui oggi la comunità degli adulti è testimone; - combattendo l analfabetismo di ritorno e l assenza di nuova formazione con una politica attiva, partecipata ed integrata di formazione continua che coinvolga enti di formazione, enti locali, culturali ed artistici, ASL, cooperative sociali, associazioni e comunità locali. Gli impegni e le proposte di Crescere al Sud Crescere al Sud nei prossimi mesi intende impegnarsi per perseguire alcune finalità generali: - la promozione di una cultura e un approccio sui temi che riguardano i diritti e la vita dei bambini e della bambine, degli adolescenti, dei ragazzi e delle ragazze del Mezzogiorno, che restituisca ai minori centralità nella ridefinizione delle nostre città e territori e nella azioni dei governi e delle amministrazioni locali. - l'avvio di un lavoro costante di ricerca e inchiesta sulla condizioni dell'infanzia e dei minori del Mezzogiorno tesa ad individuare e mettere in rete tutte le buone pratiche e tutti gli attori che possono contribuire a rilanciare e implementare azioni che incidano favorevolmente sulla vita dei minori nel Sud Italia.

5 Allo stesso tempo, però, riteniamo che i governi a tutti i livelli debbano agire per creare le migliori condizioni e in questo senso proponiamo alcuni interventi: 1. in considerazione dei vincoli di bilancio e delle sempre minori risorse disponibili chiediamo al Governo di prevedere, nella negoziazione a livello europeo sulla programmazione dei nuovi fondi europei del periodo , un'azione più definita e specificatamente dedicata alle politiche a favore dell'infanzia e dei minori, in grado di sostenere interventi diretti a favore dei bambini e delle bambine del Mezzogiorno; 2. chiediamo di adottare posizioni di disciplina dei bilanci pubblici in modo da svincolare risorse sugli investimenti a maggiore moltiplicatore economico ed a più lunga durata: quelli sulle persone e in particolare sull'infanzia. Chiediamo quindi di introdurre una golden rule, in relazione alle spese dedicate all infanzia e alle famiglie con minori. Gli interventi di cura e promozione della capacità relazionali e cognitive dei bambini sono, infatti, preminentemente da considerare come spese in conto capitale, perché capaci di creare un valore aggiunto nei futuri adulti. 3. Convinti che gli asili nido rappresentino speciali servizi sociali di interesse pubblico per la coesistenza della loro funzione formativa e sociale con quella diretta al sostegno delle famiglie, e che sebbene non obbligatorio, l'asilo nido sia in diretta connessione funzionale con la scuola dell'infanzia e la successiva scuola dell'obbligo, chiediamo che anche l'asilo nido rientri a pieno titolo nel più complesso sistema dell'istruzione scolastica e che costituisca quindi per tutti un diritto soggettivo. A questo proposito proponiamo che gli asili nido - soprattutto nelle aree dove più deboli e carenti sono i servizi sociali, possano essere pensati e organizzati come un vero e proprio hub di servizi all'infanzia, luoghi di snodo tra istituzioni educative, famiglie, associazioni, servizi sociali. 4. Convinti della necessità di favorire la trasformazione dei contesti educativi territoriali in comunità educanti proponiamo la promozione e l investimento in forme integrate di intervento, definibili come presidi ad alta densità educativa mirati a: - offrire l opportunità di spazi di incontro ed aggregazione, ad es. attraverso la riqualificazione di aree verdi degradate, nelle periferie delle città e dei piccoli comuni, favorendo i processi di socializzazione tra le diverse fasce d età e lo sviluppo del senso di appartenenza alla comunità in cui si vive; - offrire, attraverso gruppi educativi, percorsi di crescita di autonomia e di consapevolezza della propria identità, corporeità e libertà; - offrire modelli positivi di utilizzo del tempo libero, stimolando le potenzialità creative e creando nuove opportunità; - accompagnare ed affiancare in modo individualizzato alcuni ragazzi più fragili e le loro famiglie interagendo con tutte le altre risorse in rete presenti sul territorio; - offrire alle famiglie uno spazio per il confronto e lo scambio sulla crescita dei ragazzi, implementando le relazioni tra le famiglie e le agenzie educative formali ed informali esistenti sul territorio. 5. Per facilitare la creazione di aree ad alta densità educativa chiediamo al Governo di impegnarsi per garantire le risorse destinate all'aumento del tempo scuola e dello "spazio extra scuola" per servizi dedicati all osservazione, all ascolto, alla tutela e interventi differenziati per bambini, adolescenti e famiglie.

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